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IN QUESTO NUMERO
1 - Da Mosca: le mosse di Putin - Di: Giulietto Chiesa (pag. 1 ) 2 - Flexsecurity? Una favola danese Di: Carla Signorile ( pag. 2) 3 - Lavoro: un progetto per un milione di giovani Di: Debora Billi (pag. 2 ) 4 - Come si fabbrica l'opinione pubblica - Di: Pierre Bourdieu (pag. 3/4) 5 - Il Dollaro e gli Stati Uniti dAmerica sullorlo del baratro Di: Greg Hunter (pag. 4/5/6 ) 6 - Le competenze del Presidente Napolitano Di: Anna Lami (pag. 6) 7 - Uno sciopero molto speciale Di:Loris Campetti (pag. 6/7) 8 - I tre moschettieri della Crescita Di: Piergiuseppe Mulas (pag. 7/8)
Sono venuto qui per vedere non come si vota e quale sar il risultato di queste elezioni. Sono cose che qui sanno tutti. Vincer Vladimir Putin. Con ogni probabilit vincer al primo turno. Il che significa che qualche ritocco delle cifre sar avvenuto, da qualche parte, nella quale nessuno potr ficcare il naso. Del resto stato il presidente uscente (che sar il primo ministro, di nuovo. E anche questo lo sappiamo gi in anticipo), Dmitrij Medvedev, ad aver rivelato, qualche giorno fa, in una riunione al chiuso con un gruppo di esponenti politici esclusi dalle elezioni della Duma dello scorso dicembre, che le elezioni democratiche del primo presidente democratico della Russia, Boris Eltsin, nel 1996, furono truccate. Adesso abbiamo la conferma (io ne scrissi allora, unico tra tutti i corrispondenti esteri, perch allora tutti tifavano per Eltsin) che quelle elezioni le aveva vinte, al primo turno, Ghennadij Ziuganov, capo del partito comunista russo. La cosa pi importante, per, cosa succeder dopo. Quale che sia lesito del voto, ormai evidente che una opposizione c, ed rilevante. Secondo: si tratta di una opposizione molto mista, che va dallestrema destra allestrema sinistra, anzi sopra e sotto, perch le nostre categorie di destra e sinistra qui valgono poco o niente, e che quindi non in condizione di proporre un programma. Per essere pi espliciti: non c un programma di questa opposizione. C un misto di richieste, tra loro inconciliabili, che spaziano dal nazionalismo russo fino al filo americanismo pi sguaiato. Terzo. Putin ha gi fatto capire che non vuole andare allo scontro. Luned 5 ci sar la prima manifestazione post elettorale contro il presidente eletto per la terza volta. Putin ha ordinato che le si conceda Piazza Pushkin, nel pieno centro di Mosca, a un chilometro dal Cremlino. La citt sara paralizzata. Ma scommetto che non succeder niente. Nel senso che non ci saranno scontri e la polizia che sar presente massicciamente, ma a qualche distanza non muover un dito. Questo quello che mi auguro, ma anche quello che prevedo. Infine: Vladimir Putin, ho limpressione, cambier parecchie cose nei prossimi mesi. Il sistema oligarchico che lo circonda e da cui proviene, gli sta ormai stretto. Cos come sta stretto a tutto il paese, inclusi molti che scenderanno in piazza. Qualche colpo lo dar in quella direzione. Laltra cosa che far sar di far capire allOccidente che la Russia non disposta a far cadere Assad di Siria, e non gradisce affatto leventualit di un attacco contro lIran. Lo ribadir in modo esplicito. Dunque si apre una fase nuova per la Russia, interna ed esterna. Sar utile mettere a posto gli orologi.
MOSCA -
Da
proposito delluomo cabilo, o del mondo intellettuale, avevo utilizzato questa formula: leccellenza, nella maggior parte delle societ, larte di giocare con la regola del gioco, facendo di questo gioco con la regola del gioco un omaggio supremo al gioco. Il trasgressore controllato la vera antitesi delleretico. Il gruppo dominante coopta i suoi membri su indizi minimi di comportamento, che sono larte di rispettare la regola del gioco fin nelle trasgressioni regolate della regola del gioco: la buona creanza, il contegno. la celebre frase di Chamfort: Il grande vicario pu sorridere a una battuta contro la religione, il vescovo pu riderne apertamente, il cardinale metterci del suo [1]. Pi si sale nella gerarchia delle eccellenze, pi si pu giocare con la regola del gioco, ma ex officio, a partire da una posizione che sia tale da eliminare ogni dubbio. Lhumour anticlericale di un cardinale squisitamente clericale. Lopinione pubblica sempre una specie di realt doppia. quella cosa che non si pu non invocare quando si vuole legiferare in campi non organizzati. Quando si dice C un vuoto giuridico (espressione straordinaria), a proposito delleutanasia o dei bimbi-provetta, si convocano delle persone, che si metteranno a lavorare con tutta la loro autorit. Dominique Memmi [2] descrive un comitato di etica [sulla procreazione artificiale], la sua composizione con gente disparata psicologi, sociologi, donne, femministe, arcivescovi, rabbini, scienziati, ecc. che hanno il compito di trasformare una somma di idioletti [3] etici in un discorso universale che colmer un vuoto giuridico, cio dar una soluzione ufficiale a un problema difficile che turba la societ legalizzare le madri portatrici, ad esempio. Se si lavora in questo genere di situazione, si deve invocare unopinione pubblica. In questo contesto, si capisce molto bene la funzione affidata ai sondaggi. Dire i sondaggi sono con noi, come dire Dio con noi in un altro contesto. Ma la storia dei sondaggi seccante, perch a volte lopinione illuminata contro la pena di morte, mentre i sondaggi sono piuttosto a favore. Che fare? Si fa una commissione. La commissione costituisce unopinione pubblica illuminata che tradurr lopinione illuminata in opinione legittima in nome dellopinione pubblica che magari dice il contrario o non pensa proprio niente (come succede su molti argomenti). Una delle propriet dei sondaggi consiste nel porre alla gente problemi che non si pone, nel suggerire risposte a problemi che non si posta, quindi nellimporre risposte. Non questione di cercare vie traverse nella costituzione dei campioni, il fatto di imporre a tutti problemi che sono sentiti
dallopinione illuminata e, per questa via, di proporre risposte generali a problemi sentiti solo da alcuni, quindi di dare risposte illuminate in quanto le si generate con la domanda: si dato vita a problemi che per la gente non esistevano, mentre la domanda era quale fosse il loro problema. Vi tradurr un testo di Alexander Mackinnon del 1828, tratto da un libro di Peel su Herbert Spencer [4]. Mackinnon definisce lopinione pubblica, ne d la definizione che sarebbe ufficiale se non fosse inconfessabile in una societ democratica. Quando si parla di opinione pubblica, si gioca sempre un doppio gioco tra la definizione confessabile (lopinione di tutti) e lopinione autorizzata ed efficiente che ottenuta come sottoinsieme ristretto dellopinione pubblica democraticamente definita: lopinione, a proposito di un qualsivoglia argomento di cui si parli, espressa dalle persone pi informate, pi intelligenti e pi morali della comunit. Essa viene gradualmente diffusa e adottata da tutte le persone dotate di una certa istruzione e di un sentire adeguato a uno Stato civilizzato. La verit dei dominanti diventa quella di tutti. Mettere in scena lautorit che autorizza a parlare. Negli anni 1880, si diceva apertamente allAssemblea nazionale ci che la sociologia ha dovuto riscoprire, e cio che il sistema scolastico doveva espellere i figli delle classi pi sfavorite. Allinizio si poneva la questione, che poi si del tutto risolta in quanto il sistema scolastico si messo a fare, senza esplicita richiesta, ci che ci si aspettava da lui. Quindi, nessun bisogno di parlarne. Linteresse del ritorno sulla genesi molto importante perch, nella fase iniziale, si rintracciano dibattiti in cui vengono espresse a chiare lettere cose che, in seguito, possono sembrare provocazioni dei sociologi. Il riproduttore dellautorit sa produrre nel senso etimologico del termine: producere significa portare alla luce , teatralizzandolo, qualcosa che non esiste (nel senso di sensibile, di visibile), e nel nome del quale parla. Deve produrre ci in nome di cui ha il diritto di produrre. Non pu non teatralizzare, non dare forma, non fare miracoli. Il miracolo pi comune, per un creatore verbale, il miracolo verbale, il successo retorico; deve produrre la messinscena di ci che autorizza il suo dire, in altre parole dellautorit in nome della quale autorizzato a parlare. Ritrovo la definizione della prosopopea che cercavo prima: Figura retorica attraverso la quale si fa parlare e agire una persona che viene evocata, un assente, un morto, un animale, una cosa personificata. E nel
dizionario, che sempre uno strumento formidabile, si trova questa frase di Baudelaire a proposito della poesia: Maneggiare sapientemente una lingua, vuol dire praticare una specie di stregoneria evocatrice. I chierici, quelli che manipolano una lingua sapiente come i giuristi e i poeti, devono mettere in scena il referente immaginario in nome del quale parlano e che parlando producono nelle forme; devono fare esistere quello che esprimono e ci in nome di cui si esprimono. Devono insieme produrre un discorso e produrre la fiducia nelluniversalit del loro discorso attraverso la produzione sensibile (nel senso di evocazione degli spiriti, dei fantasmi lo Stato un fantasma) di questa cosa che sar garante di ci che fanno: la nazione, i lavoratori, il popolo, il segreto di Stato, la sicurezza nazionale, la domanda sociale, ecc. Percy Schramm ha mostrato come le cerimonie di consacrazione fossero il transfert, nellordine politico, delle cerimonie religiose [5]. Se il cerimoniale religioso pu trasferirsi cos facilmente nelle cerimonie politiche, attraverso le cerimonie della consacrazione, perch si tratta, nei due casi, di far credere che c un fondamento al discorso, il quale appare autofondante, legittimo, universale solo in quanto c la teatralizzazione nel senso di evocazione magica, di stregoneria del gruppo unito e consenziente al discorso che lo unisce. Da cui il cerimoniale giuridico. Lo storico inglese E. P. Thompson ha insistito sul ruolo della teatralizzazione giuridica nel XVIII secolo inglese le parrucche, ecc. , che non si pu comprendere completamente se non si vede che non si tratta di un semplice apparato, nel senso di Pascal, che verrebbe ad aggiungersi: parte costitutiva dellatto giuridico [6]. Parlare forense in giacca e cravatta rischioso: si rischia di perdere lo sfarzo del discorso. Si parla sempre di riformare il linguaggio giuridico senza mai farlo, perch lultimo indumento: i re nudi non sono pi carismatici. Ufficialit, o malafede collettiva. Una delle dimensioni molto importanti della teatralizzazione la teatralizzazione dellinteresse per linteresse generale; la teatralizzazione della convinzione dellinteresse per luniversale, del disinteresse delluomo politico teatralizzazione della fede del prete, della convinzione delluomo politico, della sua fiducia in ci che fa. Se la teatralizzazione della convinzione fa parte delle condizioni tacite dellesercizio della professione di chierico se un professore di filosofia deve aver laria di credere alla filosofia , perch lomaggio fondamentale del personaggio ufficiale allautorit
ci che bisogna concedere allautorit per essere unautorit: bisogna concedere il disinteresse, la fiducia nellautorit, per essere un vero personaggio ufficiale. Il disinteresse non una virt secondaria: la virt politica di tutti i mandatari. Le scappatelle dei preti, gli scandali politici sono il crollo di questa specie di fede politica nella quale tutti sono in malafede, la fede essendo una sorta di malafede collettiva, in senso sartriano: un gioco nel quale tutti mentono a se stessi e agli altri sapendo che anche quelli mentono a se stessi. questa lautorit NOTE [1] Nicolas de Chamfort, Maximes et penses, Parigi, 1795. [2] Dominique Memmi, Savants et matres penser. La fabrication dune morale de la procration artificielle, Actes de la recherche en sciences sociales, n 76-77, Parigi, 1989, p. 82103. [3] Dal greco idios, particolare: discorso particolare. [4] John David Yeadon Peel, Herbert Spencer. The Evolution of a Sociologist, Heinemann, Londra, 1971. William Alexander Mackinnon (1789-1870) ebbe una lunga carriera come membro del Parlamento britannico. [5] Percy Ernst Schramm, Der Knig von Frankreich. Das Wesen der Monarchie von 9 zum 16. Jahrhundert. Ein Kapital aus der Geschichte des abendlndischen Staates (due volumi), H. Bhlaus Nachfolger, Weimar, 1939. [6] Edward Palmer Thompson, Patrician society, plebeian culture, Journal of Social History, vol. 7, n 4, Berkeley (California),1974, p. 382-405. (Traduzione di G. P.)
A Financial Crisis in 2012 is Inevitable! Heres Why ( inevitabile una crisi finanziaria nel 2012! Ecco qui il perch) Government Is Dead Man Walking-The Fiscal Situation Is Much Worse Than Most People Realize (Il governo un uomo morto che cammina La situazione finanziaria peggiore di quello che la gente pu immaginare) The Financial Crisis Of 2008 Was Just A Warm Up Act For The Economic Horror Show That Is Coming (La crisi finanziaria del 2008 stata solo unazione di riscaldamento per lo spettacolo dellorrore economico che sta per cominciare) Tutti questi articoli sono stati scritti nellultima settimana o gi di l, e tutti danno corpo a valide analisi. Ce ne sono stati molti di pi, che per ho escluso per ragioni di brevit. Tenete ben presente, questi documenti trattano solo di argomenti e dei fondamentali delleconomia. La guerra in Medio Oriente non menzionata in nessun articolo. Se andiamo a considerare le ostilit che coinvolgono la Siria, lIran, Israele, la Cina, la Russia e gli Stati Uniti, si inorridisce al solo pensiero! La guerra porterebbe al collasso, al caos, e al disastro finanziario in tempo molto breve. Oh, sicuro, per buona misura mettiamo nella mistura anche la crisi del debito europeo! Lesperto finanziario e operatore di borsa a Wall Street James Rickards pensa che lo scenario pi probabile che andr a presentarsi sar il caos che deriver dal crollo del dollaro USA. In unintervista di questa settimana, Rickards ha dichiarato: Siamo ancora in tempo per tirarci indietro dal baratro, ma questo richiede specifiche prese di posizioni politiche: smembrare le grandi banche, mettere al bando i derivati, alzare i tassi di interesse per rendere gli Stati Uniti un magnete per i capitali, tagliare la spesa pubblica, eliminare i guadagni in conto capitale (dovuti alla differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto di uno strumento finanziario, ad esempio azioni) e le tasse sui redditi da impresa, appiattire le imposte personali sui redditi, e ridurre la regolamentazione a carico delle imprese sulla creazione di posti di lavoro. Tuttavia, sembra remota la probabilit che queste politiche vengano messe in atto - cos lo scenario del collasso del dollaro deve essere preso in considerazione. Rickards pensa che le cose andranno cos male che il governo degli Stati Uniti ricorrer a poteri straordinari in una fase di emergenza economica. Che cosa vuol dire tutto questo? Rickards continua: Pochi Statunitensi sono al corrente e sono consapevoli dellInternational Emergency Economic Powers Act (IEEPA) ... una serie di norme che assegna poteri dittatoriali al
presidente degli Stati Uniti, di congelare i conti correnti, il sequestro dei beni, di nazionalizzare le banche, e adottare altre misure radicali per combattere il collasso economico, in nome della sicurezza nazionale. Alla luce di questi poteri, si potrebbe considerare una serie di azioni, tra cui il sequestro di 6.000 tonnellate di oro straniero conservate presso la Federal Reserve Bank di New York che, se combinate con il tesoro gi depositato a Washington di 8.000 tonnellate, permetterebbe agli Stati Uniti di diventare una superpotenza aurea in grado di dettare la forma del sistema monetario internazionale per il futuro, come hanno fatto a Bretton Woods nel 1944. Il crollo finanziario gi in corso, non importa che il sistema delle comunicazioni metta in giro buone novelle. I prezzi degli immobili continuano a scendere, nonostante che il tasso dei mutui trentennali sia pari o inferiore al 4%. Per altri milioni di case sar precluso il riscatto nei prossimi anni. Il tasso di disoccupazione reale e di sottoccupazione arriva al 22,5%, e ci sono poche speranze di trasformare le cose in fretta , con il sistema industriale manifatturiero statunitense smantellato e trasferito alla Cina. Una cifra record di 46 milioni di persone utilizza buoni pasto. Almeno il 90% di tutte le ipoteche sono supplite dal governo. La Federal Reserve sta mantenendo un tasso di interesse allo 0% fino al 2014, e sta dando inizio ad un nuovo ciclo di stampaggio di moneta. (QE) (1) Sulla scia della crisi del 2008, la Federal Reserve ha immesso 16,100 trilioni di dollari per salvare banche e aziende in tutto il mondo. Non sono stati soldi sufficienti perch, oggi, ci troviamo ad affrontare un altro disastro finanziario ancora pi grande. Le vendite di veicoli sono state sostenute con un nuovo ciclo di finanziamenti subprime. (2) Il debito degli Stati Uniti rispetto al PIL pari al 100% o superiore, e un altro aumento del tetto massimo del debito sar probabilmente inevitabile prima delle elezioni di novembre. permesso alle banche utilizzare le frodi contabili del governo, che le fanno sembrare solventi. La maggior parte degli Stati usamericani non sono solo completamente al verde, ma affondano in debiti enormi. I banchieri che hanno creato questi pasticci per trilioni di dollari di imbrogli non vengono perseguiti per paura di accelerare il collasso in moto. I prezzi dei carburanti e alimentari sono in aumento, e linflazione sta correndo all11% (se venisse calcolata secondo le valutazioni del governo nel 1980). Mentre..
il dollaro deprezzato, linflazione lo inchioder. Questi sono solo alcuni segnali di una tragedia in atto. Il problema pi grande che gli Stati Uniti hanno il loro schiacciante debito che non potranno mai ripagare. Sono stati stampati tanti dollari per darli in prestito a sostegno delle banche e delleconomia. Non si pu combattere una crisi del debito con infiniti salvataggi e creazione di moneta. come combattere il fuoco con la benzina. Un cambiamento monumentale sta arrivando e, per la maggior parte degli Usamericani, sar doloroso, soprattutto per gli impreparati! N.d.T.: (1) QE, Quantitative Easing, vale a dire un alleggerimento quantitativo, che indica una delle modalit con cui avviene la creazione di moneta da parte della Banca Centrale, e la sua iniezione nel sistema finanziario ed economico con operazioni di mercato aperto. Nel caso di QE, la Federal Reserve acquista, per una predeterminata e annunciata quantit di denaro, attivit finanziarie dalle banche (azioni o titoli anche tossici), con effetti positivi sulla struttura di bilancio di queste ultime. La Banca Centrale pu ricorrere al quantitative easing per il salvataggio di un istituto di credito, per eliminare dal mercato e dai bilanci delle banche i titoli tossici con elevati gradi di rischio o con bassa remunerazione, per fornire liquidit al sistema, quando le banche non si prestano denaro e le famiglie e imprese subiscono una stretta creditizia. Fornire liquidit alle banche, non significa fornirla al sistema economico (imprese, famiglie, ecc...) in quanto le banche potrebbero non utilizzare la liquidit, ma depositarla presso la Banca centrale stessa, e avere un tasso di interesse molto poco remunerativo, ma privo di rischi. (2) Nel contesto finanziario degli Stati Uniti, questi prestiti subprime vengono concessi a soggetti che non possono accedere ai tassi di interesse di mercato, in quanto hanno avuto problemi pregressi nella loro storia di debitori. Questi prestiti sono rischiosi sia per i creditori sia per i debitori, vista la pericolosa combinazione di alti tassi di interesse, cattiva storia creditizia del debitore e situazioni finanziarie poco chiare, o difficilmente documentabili, associate a coloro che hanno accesso a questo tipo di credito. Una qualsiasi attivit subprime (finanziamento, mutuo, carta di credito, ecc.) si qualifica prevalentemente per lo stato della parte debitrice. Un mutuo subprime , per definizione, un mutuo concesso ad un soggetto che non poteva avere accesso ad un tasso pi favorevole nel mercato del credito. I debitori subprime hanno vissuto
storie creditizie fatte di inadempienze, pignoramenti, fallimenti e ritardi di pagamento. Poich i debitori subprime vengono considerati ad alto rischio di insolvenza, i prestiti subprime hanno tipicamente condizioni meno favorevoli delle altre tipologie di credito. Queste condizioni includono tassi di interesse, parcelle e premi pi elevati. Traduzione di Curzio Bettio per www.tlaxcala-int.org.
Provate
si dice preoccupato per la presenza nel corteo dei valsusini. In casa Bersani partita una sindrome da anni Settanta, o forse il Tav un'alibi per chiamarsi fuori. Il Pd, noto, non partecipa alle manifestazioni indette dagli altri. La Fiom evidentemente rappresenta gli altri. Ma chi sono i loro? In quanti arriveranno a Roma un mistero. Certo che metalmeccanici e amici della Fiom non conquisteranno la piazza romana viaggiando su treni speciali perch la stagione in cui le ferrovie erano un servizio collettivo a garanzia anche dei diritti democratici finita: i costi dei treni sono inarrivabili, e tra le persone da ringraziare per il cambiamento di finalit del trasporto pubblico c' Moretti, l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato che nella sua prima vita dirigeva la Cgil trasporti. La chiamano eterogenesi dei fini. Dunque, a Roma i meccanici arriveranno con centinaia di pullman, sono gi 600 quelli prenotati senza contare i mezzi organizzati dalle associazioni e dai partiti che hanno aderito. In piazza San Giovanni ci saranno tutti i lavoratori, disoccupati, pensionati, studenti a cui si sta presentando il conto della crisi. Persone che pensano che il problema non sia come rendere pi facili i licenziamenti ma gli ingressi al lavoro e sanno bene che pi tardi i vecchi andranno in pensione, pi tardi i giovani prenderanno il loro posto.
Recentemente
sono comparsi diversi articoli sulla stampa cosiddetta mainstream, anche a firma di autorevoli opinionisti, che hanno preso di mira la decrescita e i suoi sostenitori. La decrescita secondo loro non sarebbe altro che una sorta di moda da ambiente radical-chic, appoggiata da persone che ben al riparo dai contraccolpi della recessione benedicono l'astinenza altrui come soluzione dei problemi economico-ambientali. Prima di procedere ad una critica di questa visione assai angusta e approssimativa, doveroso fare una premessa: i critici della decrescita hanno buon gioco a portare avanti la loro operazione perch anche tra gli adepti della decrescita la confusione spesso e volentieri regna sovrana. Millenaristi, Savonarola della porta accanto, Verdi appassiti, calvinisti vari e da buon ultimo anche qualche personaggio dello showbiz, si sono scoperti convinti assertori della decrescita senza sapere bene cosa fosse. Molti di coloro che in un modo o nell'altro possono essere collocati in una di queste allegre (si fa per dire) combriccole tendono ad elogiare la recessione perch pensano che porter con s dei costumi pi morigerati. Questa tendenza stata efficacemente e brillantemente zimbellata da Alberto Bagnai, oltre che criticata apertamente anche dallo stesso Latouche. Chiarite quali sono le responsabilit di alcuni degli stessi decrescisti occupiamoci degli articoli in questione. Ci occuperemo dei pezzi di Stefano Feltri, Antonio Pascale e Filippo Zuliani. Se ogni critica alle inesattezze dei decrescisti male informati sacrosanta e anzi doverosa, appare per grave che i tre moschettieri della crescita cadano nello stesso errore di coloro che vogliono criticare. E precisamente anche loro dimostrano di non conoscere l'oggetto del dibattito. Quindi parafrasando il Giovanni Lindo Ferretti dei tempi dei CCCP, che si divertiva a ricordare come I soviet pi l'elettricit non fanno il comunismo, anche noi molto pi modestamente vorremo segnalare che l'orto pi la bicicletta non fanno la decrescita. Le obiezioni che vengono mosse rientrano infatti all'interno dei pi triti luoghi comuni sulla decrescita, ignorando completamente il fatto che dietro lo slogan decrescita si situa un composito e ricco mondo di economisti, sociologi, antropologi e fisici rinomati uniti dalla critica all'ideologia della crescita. Vediamo di analizzare alcune delle inesattezze, quando non si tratti di vere e proprie cantonate. Alcune sono comuni ai tre autori, e possono essere cos riassunte: 1) I decrescisti ci vogliono ridurre a vivere come nel Burkina Faso. In realt ci ritroveremo a vivere come nel Burkina Faso se seguiamo le ricette della crescita, visto che le risorse ancora disponibili verrebbero sprecate nella produzione di merci di dubbia utilit, anzich essere destinate alle opere necessarie alla transizione alla societ post idrocarburi. Come insegna la storia, molte delle societ del passato sono tracollate proprio al momento del loro massimo splendore perch non riuscivano pi a gestire la complessit alla quale avevano dato vita. Si legga
l'interessante analisi di Ugo Bardi sulla caduta dell'impero romano. Nessuno dei tre nega che il problema delle risorse potrebbe presto diventare pressante (bont loro), ma davanti a questa ipotesi le soluzioni che essi propugnano sono inesistenti o di una pochezza intellettuale tale da lasciare sbigottiti. Zuliani in particolare scrive che nonostante decenni di stime, modelli e predizioni non sappiamo esattamente quante risorse *sfruttabili* ci siano sul pianeta [...] Certo, pu essere che lavanzamento tecnologico abbia un limite. E pu anche essere che di petrolio ne resti davvero poco poco, e che il mondo non abbia pronto un rimpiazzo adeguato quando arriver il momento. Pu essere che accadano tante cose, anche tremende, capaci di far collassare il mondo come lo conosciamo guerre, asteroidi, carestie nessuna delle quali impossibile. Semplicemente non sappiamo cosa ci attender domani e di conseguenza non sappiamo come comportarci oggi. Alla fine, la decrescita si configura come una filosofia dominata dalla paura dellignoto, in cui dovremmo razionare tutto, da oggi e per sempre, altrimenti domani cosa ne sar di noi. Proprio questo motivo mi convince che la decrescita rimarr comunque un movimento marginale e di nicchia per conservatori benestanti: perch pone al suo centro la paura dellesaurimento delle risorse, in opposizione al sogno di un domani migliore delleconomia produttivista. Intendiamoci, questo non vuol dire che potremo necessariamente sempre mantenere o aumentare il livello di produzione e consumo attuali. Coi limiti fisici della materia non si scherza. Zuliani, che a quanto pare un fisico, dovrebbe ben sapere che non solo una possibilit che l'avanzamento tecnologico abbia un limite, ma una certezza. Proprio in quanto fisico dovrebbe conoscere le leggi della termodinamica, che ci dicono che impossibile convertire tutto il calore in lavoro meccanico, e che perci per quanto si migliori l'efficienza delle macchine termodinamiche (sulla quali si basa l'economia produttivista) essa andr prima o poi incontro ad un limite assoluto. A meno che Zuliani non abbia inventato il moto perpetuo e si tenga tutta per s questa preziosa scoperta. Inoltre se esatto dire che non sappiamo con certezza quante risorse ci restano da sfruttare, sappiamo per con sicurezza che l'ammontare una quantit finita. Ma secondo Zuliani dato che non conosciamo con precisione il minuto e l'ora in cui questo avverr tanto vale fregarsene. Chi vuol esser lieto, sia, del doman non v' certezza insomma. Se Zuliani fosse stato chiamato ad interpretare il sogno delle sette vacche grasse e delle sette vacche magre non osiamo immaginare quali direttive di policy avrebbe suggerito. Fortunatamente il faraone aveva altri consiglieri. 2) Una riduzione dei consumi implica una riduzione del reddito e quindi un aumento di disoccupazione e povert. Questa una convinzione talmente radicata da essere la pi difficile da sradicare. Ed in un certo senso anche vera, se si pensa che la riduzione dei consumi avvenga sotto l'ipotesi rebus sic stantibus. Ma ancora una volta tocca ripetersi e dire che decrescita non la recessione. La decrescita un cambio di paradigma sociale e un piano di modifica radicale del modo di
produrre, distribuire e consumare. I debunker della decrescita non sono per neanche in grado di ripetere queste trite e logore argomentazioni senza incorrere in veri e propri strafalcioni. Sempre Zuliani riesce a sostenere che il benessere si misuri attraverso il Pil. Peccato che a nessun economista sia mai venuto in mente di affermare una cosa del genere. Il Pil misura il livello di attivit economica che passa attraverso lo scambio monetario, e al massimo si pu dire che gli economisti considerino implicitamente che l'aumento del Pil sia correlato positivamente a quello del benessere, il che comunque una cosa completamente diversa dal sostenere che il Pil sia una misura diretta. Peccato che da una decina d'anni in qua sia sempre crescente il numero degli economisti che ha notato come in realt questa correlazione non sia positiva, ma nulla. Il cosiddetto paradosso di Easterlin testimonia proprio questo: aumento del Pil e del benessere sono correlati solo per livelli molto bassi del reddito, e questo non certo il caso dei paesi industrialmente avanzati. Pascale scomoda addirittura Keynes per farci sapere che il reddito dipende dagli investimenti e dai consumi. Come se i decrescisti abbiano mai negato questa banalit, e non invece puntato l'indice contro la composizione e la qualit di questi consumi e investimenti. Pascale ignora tutto il dibattito sul problema della natura posizionale e difensiva dei consumi, che investe in pieno le nostre societ opulente, e perci non sa che un aumento dei consumi non indica necessariamente un miglioramento delle condizioni di vita, anzi. Come ripetuto costantemente, notorio che anche un aumento della vendita di medicinali un incremento dei consumi, ma difficilmente pu essere considerato un sintomo di un accresciuto benessere. Non neanche vero che una riduzione del Pil implichi per forza una diminuzione delle merci scambiate. Facciamo un esempio al riguardo. Se noi analizziamo attentamente le parti di costo di molti prodotti che acquistiamo ci rendiamo immediatamente conto come una parte consistente serve per coprire i costi delle spese in pubblicit. Supponiamo, per la semplicit di calcolo, che la pubblicit rappresenti il 50% del costo di un telefono cellulare. Se la pubblicit fosse proibita il telefono verrebbe a costare la met, senza che la qualit del prodotto sia minimamente inficiata, dato che essa ovviamente non aggiunge nulla al valore dell'oggetto. Mi si ribatter, che cos facendo coloro che lavorano nel settore pubblicitario finirebbero disoccupati. Il che vero, ma, supponendo che essi rappresentino il 50% della forza lavoro, potrebbero essere riassorbiti nel settore produttivo, con i turni di lavoro ridotti alla met per tutti, cos come gli stipendi. Si badi che il potere di acquisto reale non cambiato, perch ora servono la met di orelavoro per comprare lo stesso cellulare. Ovviamente si tratta di una semplificazione, ma la questione sollevata rimane inevasa da parte dei sostenitori della crescita: perch gli aumenti di produttivit non sono destinati ad accrescere il tempo libero anzich la produzione? La vera opposizione a una riforma di questo tipo deriva dal fatto che senza pubblicit la spinta verso il consumo si ridurrebbe in maniera anche maggiore, e quindi le grandi corporation vedrebbero ridotti i loro profitti. Sinceramente ci sembra una richiesta coerentemente liberale, e non certo da Stato etico, richiedere di smettere di pagare persone perch ci dicano cosa comprare. Non so se questo punto di vista sia quello di un esagitato estremista, ma era sostanzialmente quello di un grande filosofo, che non mi risulta fosse un sovversivo bolscevico, come Bertrand Russell: Supponiamo che, in un dato momento, un certo numero di persone sono occupate nella manifattura degli spilli. Loro producono tutti gli spilli che sono necessari nel mondo, lavorando, per ipotesi, otto ore al giorno. Qualcuno inventa un macchinario grazie al quale lo stesso numero di persone in grado di produrre il doppio degli spilli: gli spilli sono gi cos economici che difficilmente ne verranno venduti in numero maggiore se il prezzo viene abbassato. In un mondo in cui prevale il buon senso chiunque sia impegnato nella manifattura
degli spilli prenderebbe a lavorare quattro ore invece di otto, e ogni altra cosa procederebbe come prima. Ma nel mondo attuale questo sarebbe considerato demoralizzante. Gli uomini continuerebbero a lavorare otto ore, ci sarebbe una sovrapproduzione di spilli, alcuni imprenditori dichiarerebbero fallimento, e la met delle persone precedentemente impiegate nella fabbricazione degli spilli finirebbe disoccupata. C', alla fine di tutto, la stessa quantit di tempo libero che si poteva ottenere con l'altro piano, ma met degli uomini sono completamente oziosi, mentre l'altra met continua a lavorare troppo. In questo modo sicuro che l'inevitabile maggiore quantit di tempo libero sar cagione di miseria per tutti anzich essere ununiversale risorsa di felicit. Si pu immaginare qualcosa di pi stupido? Gi, si pu immaginare qualcosa di pi stupido? 3) I decrescisti vogliono decidere per tutti cosa si pu consumare e cosa no. Questo un vero e proprio leit motiv in tutti e tre gli autori, ripetuto in maniera praticamente identica. Insomma i decrescisti vorrebbero costituire una sorta di comitato di salute pubblica che decida la lista della spesa per tutti quanti. Secondo Feltri le idee di Latouche presuppongono addirittura la costituzione di uno Stato totalitario per controllare i comportamenti di consumo. Lo vorremmo tranquillizzare riguardo l'ipotesi da lui paventata che la polizia segreta gli entri in casa per impedirgli di fare la doccia tutti i giorni: l'Australia ha provveduto ad operare dei razionamenti nell'uso dell'acqua senza trasformarsi nella versione moderna del III Reich. Secondo la teoria dominante, ma anche per l'opinione pubblica corrente, la sovranit del consumatore non pu essere messa in alcun modo in discussione, solo gli individui possono decidere cosa comprare e cosa no. Almeno Feltri a differenza di Pascale e Zuliani si rende conto che in realt anche ora lo Stato interviene per influenzare le scelte degli individui. Infatti scoraggia i consumi socialmente indesiderabili come le sigarette e l'alcool attraverso precise scelte fiscali, mentre altri sono resi addirittura illegali, come gli stupefacenti, alla faccia della sovranit della scelta. E in effetti non c' nessun bisogno di mettere in piedi nessuno Stato totalitario o comitato di salute pubblica, basta utilizzare i normali strumenti di politica economica in maniera peraltro confacente alle prescrizioni teoriche. Per esempio occorre internalizzare nel costo dei prodotti per quanto possibile le esternalit negative, che invece ora sono scaricate sulle spalle di tutta la societ e non sul consumatore finale. Ad esempio i danni dell'inquinamento sono sopportati dalla collettivit nel suo insieme, e non solo da chi inquina. Se il costo dell'inquinamento fosse internalizzato facile supporre che la benzina costerebbe tre o quattro volte di pi di quello che gi costa, e le somme riscosse utilizzate per rimediare ai disastri ambientali e ai danni alla salute. Ovviamente ci porterebbe alla fine immediata del commercio globale su larga scala come oggi lo conosciamo. da ricordare ai tre moschettieri, che accusano noi di non conoscere le leggi dell'economia, che l'assenza di esternalit posta come condizione affinch esista un mercato perfettamente concorrenziale, come scoperto da un'economista tutt'altro che rivoluzionario, ma decisamente conservatore, come Pigou. Per cui nessuno vuole vietare niente, ma che le merci siano pagate senza che i costi nascosti siano scaricati sulla societ. Se in Lombardia desiderano bere l'acqua siciliana e viceversa basta che siano disposti a pagarla un prezzo giusto. Sicuramente l'opera di riflessione teorica intorno alla decrescita non pu dirsi compiuto, sono ancora molti i tasselli mancanti, ma questo non vuol dire che i limiti dell'ideologia della crescita non siano stati ormai individuati da pi parti in maniera significativa. Preferire una via sbagliata solo perch la si conosce bene non mai stato un bel modo di procedere, e lo potremmo dire ai nostri tre critici anche con una frase di un'economista che tutti loro sembrano tener in gran considerazione, John Maynard Keynes: La difficolt non sta nelle idee nuove, ma nell'evadere dalle idee vecchie, le quali, per coloro che sono stati educati come lo stata la maggioranza di noi, si ramificano in tutti gli angoli della mente.