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Volume : 4 Numero: 83 Data: Luglio 2012 Sede: Gruppo Alternativa Liguria Di: Asta Paolo

Alternativa news
In collaborazione con: Megachip

IN QUESTO NUMERO
1 - Gi i birilli della Spagna. Dopo di che ... - Di: Valerio Lo Monaco (pag. 1) 2 - Perch Monti ha fallito - Di: Piero Bevilacqua (pag. 2/3) 3 - Roubini: nel 2013 "tempesta globale perfetta" e banchieri avidi "impiccati nelle strade" - Di: Wall Street Italia (pag. 3) 4 - Scienza e democrazia: chi il beneficiario delle biotecnologie? Di: Margherita D'Amico (pag. 3/4) 5 - Come in Grecia. La criminalit economica governa - Di: Giorgio Cremaschi (pag. 4) 6 - Monti e Rajoy danno addio alla sovranit - Di: Enric Juliana (pag. 4/5) 7 - Il diritto al lavoro non esiste - Di: Massimo Fini (pag. 5) 8 - Perch l'Italia - Di: Massimo Mazzucco (pag. 6) 9 - Ormai il bailout della Spagna inevitabile - Di: Larry Elliot (pag. 6/7) 10 - Gli attentati: prove di guerra per la crisi mondiale - Di: Piotr (pag. 7)

Gi i birilli della Spagna. Dopo di che ...


Di: Valerio Lo Monaco

E dunque anche la Spagna si avvia risolutamente verso il fallimento. Chiariamoci: la


Spagna tecnicamente gi fallita per il semplice motivo che se non fosse occorsa la Banca Centrale Europea a comperare i suoi titoli di Stato, avrebbe di fatto "portato i libri in tribunale", per sua stessa ammissione, visto che si trova nell'impossibilit di pagare anche i minimi servizi pubblici. Ora, dire che si avvia verso il fallimento significa supporre - con ragionevole approssimazione - che il percorso sar grossomodo il medesimo della Grecia. Per ora si prevede un aiuto da 100 miliardi, diviso in tranche, sul quale gi piovuto il diktat della Germania: nessun aiuto se non in cambio di piani di risanamento. Tra un po', vedremo, si inizier a parlare di default selettivo, di haircut, e alla fine di possibile uscita dall'Euro. Stessa storia gi vista, e storia preannunciata almeno da chi, dal momento in cui scoppiata la crisi attuale, ha saputo, voluto, e continuato a osservare la realt con gli occhi aperti e la mente lucida. Dal punto di vista prettamente comunicativo, oltremodo semplice rilevare, anche solo guardando qualsiasi telegiornale o leggendo una qualunque delle cronache economiche riportare dai quotidiani di massa, come il tutto si stia ancora una volta spostando in modo fraudolento. I servizi giornalistici iniziano con la notizia della Spagna in crisi, sull'orlo del default, e quindi passano ai piani di salvataggio per le Banche spagnole. Il discorso, anche intuitivamente, non fila, come si vede: se a essere in crisi la Spagna, intesa come Stato che non riesce a pagare i propri debiti, e intesa come una situazione sociale al collasso, il passaggio logico secondo il quale debbano essere le Banche - che sono soggetti privati - a beneficiare del salvataggio con denaro pubblico ridicolo. criminoso, a dire il vero. Perch si lascia percepire all'opinione pubblica che l'eventuale salvataggio del Paese passi necessariamente da quello delle Banche, che hanno l'unico elemento di consonanza nel fatto di risiedere sul suolo iberico. Al di l degli aspetti comunicativi, ad ogni modo, la situazione si sta verificando per come era prevista, e gli altri paesi d'Europa non potranno che trarne effetti malefici, con ulteriori speculazioni sullo spread e i titoli di Stato. Come abbiamo scritto giorni addietro, agosto sar rovente. Suggeriamo un ulteriore bagno di realismo: sta fallendo la Spagna, dopo la Grecia. Non la Bulgaria, la Serbia o la Croazia, senza nulla togliere a questi paesi, ma la Spagna. Madrid e Barcellona, dopo Atene e Salonicco. C' ancora qualcuno in giro che la sente di scommettere sulla certezza che l'Italia, che Roma e Milano, non potranno seguire la stessa sorte?

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Perch Monti ha fallito


Di: Piero Bevilacqua - il manifesto possibile fare un breve e disincantato bilancio del governo Monti? La prima, avvilente constatazione, che in quasi 9 mesi di "riforme" e di "vertici decisivi" la montagna del debito pubblico italiano non stata neppure scalfita. Anzi si fatta ancora pi alta e imponente. Il debito ammontava a 1.897 miliardi di euro nel dicembre 2011, oggi arrivato a. 1.966.Dunque, la ragione fondamentale della nostra condizione di rischio, la causa causarum delle nostre difficolt presenti e future si ulteriormente aggravata. Lo spread si mantiene elevato e torna sui 500 punti. Il Pil - questo vecchio totem delle societ capitalistiche - nel frattempo diminuito e diminuir ancora. Scender di oltre il 2% nel 2012. Dicono gli esperti che si riprender nel 2013. Ma per quale felice congiunzione degli astri non dato sapere. Qui, infatti, la scienza economica si muta in astrologia, d gli oroscopi. L'elenco dei disastri non finito. La disoccupazione aumentata, quella giovanile in particolare. Per quella intellettuale in formazione il governo propone ora di aumentare le tasse universitarie, cos potr essere efficacemente ridotta... Una nuova tassa sulle famiglie italiane di cui occorrerebbe informare l'on. Casini, che ne uno zelante difensore. Nel frattempo le pi importanti riforme realizzate dal governo incominciano a mostrare effetti indesiderati che pesano e peseranno sull'avvenire del Paese. Prendiamo la riforma delle pensioni, sbandierata dai tecnici al governo come lo scalpo di un mostro finalmente abbattuto. Pur senza considerare qui il grande pasticcio dei cosiddetti esodati, che pure costituisce un dramma inedito per migliaia di famiglie, la riforma appare come un'autentica sciagura economica e sociale. L'allungamento dell'et pensionabile ha gi bloccato l'assunzione di migliaia di giovani nelle imprese. Vale a dire che essa impedir l'ingresso nelle attivit produttive e nei servizi di figure capaci di portare innovazione e creativit. Mentre riduce ulteriormente prospettive e speranze di lavoro alle nuove generazioni. Quale slancio pu venire da una societ se si chiede agli anziani di continuare a lavorare sino alla vecchiaia e ai giovani di aspettare, cio di invecchiare senza lavoro? Ma le imprese dovranno tenersi lavoratori logorati e demotivati sino a 65 anni e oltre. Chiediamo: questo un incentivo alla crescita della produttivit, fine supremo di tutte le scuole economiche? facile infatti immaginare - salvo ambiti limitati in cui l'anzianit significa maggiore esperienza tecnico-organizzativa - che questi lavoratori saranno pi facilmente vittime di infortuni, che contrarranno pi malattie , si assenteranno per stress, ecc. Dunque peseranno sul bilancio dello stato, probabilmente in maniera pi costosa che se fossero in pensione. Non meno fallimentare appare la riforma del lavoro della ministro Fornero. A parte la razionalizzazione di alcuni aspetti di una normativa ingarbugliata, essa ha peggiorato la condizione dei lavoratori occupati. Come hanno mostrato tante analisi pubblicate sul manifesto, questi sono oggi pi ricattabili da un padrone che pu licenziarli con maggiore facilit tramite un indennizzo monetario. Nel frattempo la giungla legislativa del lavoro precario non stata cancellata. I giovani, pochi, che entrano nel mondo del lavoro fanno ingresso nel regno dell'insicurezza, non diversamente da quanto accadeva in precedenza. Ma quanta nuova occupazione creer questa rivoluzione copernicana della supponente ministro? Perch le imprese straniere dovrebbero precipitarsi a investire nel nostro Paese, dove prevale una forza-lavoro anziana, le universit e i centri di ricerca sono privi di risorse, la pubblica amministrazione in gran parte inadeguata, illegalit e criminalit sono fenomeni

sistemici, dove spadroneggia un ceto politico fra i pi inetti e affaristici dell'Occidente? Questi ultimi due aspetti, ovviamente, non sono addebitabili al governo Monti, ma fanno parte ineliminabile del quadro nazionale di cui occorrerebbe tener conto. Ebbene, dove ci porter questo governo nei prossimi mesi? Economisti e media continuano il loro estenuato ritornello: faremo riforme strutturali, la formula magica che dovrebbe dischiudere la spelonca di Al Bab, deposito di immensi tesori. Quali riforme strutturali? Forse la nazionalizzazione delle banche, una tassazione stabile sulle transazioni finanziarie, il 3% del Pil destinato alla formazione e alla ricerca, la creazione di un sistema fiscale progressivo, una tassa stabile sui patrimoni, una grande legge urbanistica che protegga il nostro territorio e faccia vivere civilmente le nostre citt? Niente di tutto questo. Le riforme strutturali sono state gi fatte e sono quelle che abbiamo esaminato e ora la spending review, che avrebbe bisogno di tempi lunghi e di circostanziata conoscenza della macchina statale per non diventare un'altra operazione di tagli lineari. Quale di fatto . Deprimer ulteriormente la domanda aggregata, con quali effetti sul Pil ce lo comunicheranno nei mesi seguenti, invocando qualche altro vertice decisivo. Ma il repertorio pubblicitario in realt esaurito. Proveranno con la svendita dei beni pubblici, ma non avranno n il tempo n l'agio. Chi dice dunque, a questo punto, che il re nudo, che il governo Monti ha fallito? Il fallimento certo globale. Sono ormai cinque anni che le societ industriali navigano nella tempesta e gli uomini di governo, che hanno salvato le banche dalla rovina, protetto i potentati finanziari da tracolli su vasta scala, sono ancora col cappello in mano a chiedere comprensione ai grandi speculatori, definiti mercati. Cinque anni nei quali si potevano separare le banche di credito dalle banche d'affari, bandire i prodotti finanziari ad alto rischio, riformare le agenzie di rating, regolamentare i movimenti di capitale, chiudere i paradisi fiscali, applicare la Tobin tax, ecc. Eppure niente stato fatto. La finanza spadroneggia e il ceto politico ubbidisce, demolendo pezzo a pezzo, su suo ordine, le conquiste sociali del XX secolo. E chiama riforme strutturali questo cammino all'indietro verso il XIX secolo. In Italia non si fatta eccezione. Ma oggi occorre aggiornare il quadro. Non si tratta pi, per gli italiani, come alla fine dello scorso anno, di scegliere fra uno dei peggiori governi dell'Italia repubblicana e la strada di una cura severa e dolorosa, ma che alla fine ci porter fuori dalla catastrofe. Oggi non si da pi questa alternativa. Il governo Monti ha solo ritardato la discesa del paese nell'abisso per un comprensibile effetto psicologico. Oggi appare nella sua piena luce di governo ideologico, come lo chiama Asor Rosa: esso la malattia che vuol curare i sintomi, acuendo le cause che ne sono all'origine. E' l'ideologia che domina a Bruxelles. Lo abbiamo visto con la Grecia, lo stiamo osservando con la Spagna. Un medico che dovrebbe dare ossigeno al malato e continua a tagliare col bisturi. Prima il "risanamento" e poi la crescita un vecchio ritornello, che oggi appare tragicamente fallimentare. La presente crisi, com' noto ormai a molti, origina dalla sproporzione fra l'immensa ricchezza prodotta a livello mondiale e la ridotta capacit della domanda di attingerla. Troppe merci a fronte di redditi popolari stagnanti e in ritirata, sostenuti con il surrogato dell'indebitamento familiare. La politica di austerit, dunque, rende pi grave la crisi perch ne ripropone e alimenta le cause. Premi Nobel come Stiglitz e Krugman lo vanno ripetendo da mesi, anche sulla stampa italiana. Forse qualcuno dovrebbe rammentare ai dirigenti del partito democratico che in autunno le condizioni economiche generali del paese saranno peggiorate. E che agli occhi degli italiani il perdurante sostegno a Monti finir col rendere tale partito interamente corresponsabile

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di un fallimento di vasta portata. La sua prudenza e il suo tatticismo si trasformeranno in grave irresponsabilit. Perch la forza politica che dovrebbe costituire e aggregare l'alternativa, non solo di facce, ma anche di politiche economiche, apparir irrimediabilmente compromessa. Parte indistinguibile del mucchio castale che ha fatto arretrare le condizioni generali del Paese. Un vuoto drammatico che, temiamo, la sinistra radicale non riuscir a colmare e che indebolir il tentativo di una nuova "rotta d'Europa": vale a dire l'alleanza con le sinistre europee per cambiare strategia, a cui gruppi e singoli intellettuali vanno lavorando da tempo. Appare a tal proposito molto significativo che un giornalista come Eugenio Scalfari, uno dei pi convinti sostenitori del governo Monti nell'area liberal progressista, abbia preso le distanze con tanta eleganza, ma con tanta fermezza, nel suo editoriale su Repubblica del 15 luglio. Che abbia pi fortuna di Stiglitz e di Krugman ?

Roubini: nel 2013 "tempesta globale perfetta" e banchieri avidi "impiccati nelle strade"
Di: Wall Street Italia.

Nulla cambier. Servono sanzioni legali e


contromisure forti. Il rischio quello di un crollo sistemico, dallEuropa agli Stati Uniti, dalla Cina al Medio Oriente. Pericolo globale da apocalisse. NEW YORK - Banchieri avidi. Lo sono sempre stati. Nulla cambier a meno di sanzioni legali. Il problema spread continuer a intensificarsi. Necessaria una monetizzazione illimitata e non sterilizzata da parte della Banca centrale europea. Purtroppo impossibile. Ecco che il 2013 sar un altro anno difficile, con la possibilit che si abbatta una "tempesta perfetta globale": crollo dellEurozona, nuova recessione negli Stati Uniti, guerre in Medio Oriente, pesante crollo della crescita in Cina e nei grandi mercati emergenti. Questa la visione pessimista del noto professore di economia Nouriel Roubini. Dr. Doom tornato. "Nulla cambiato dalla crisi finanziaria. Gli incentivi per le banche sono per agire in modo truffaldino - fare cose che sono o illegali o immorali. L'unico modo per evitare questo rompere questo grande supermercato finanziaro. Non ci sono muraglie cinesi e massicci conflitti di interesse". I banchieri "I banchieri sono avidi - lo sono stati per 1000 anni". Sulle sanzioni "Dovrebbero esserci sanzioni penali. Nessuno andato in prigione sin dalla crisi finanziaria globale. Le banche fanno cose che sono illegali e nel migliore dei casi vengono schiaffeggiate con una multa. Se alcune persone finiscono in carcere, forse sar una lezione per qualcuno - o qualcuno verr impiccato per le strade". Banche troppo grandi per fallire "Ci sono pi conflitti di interesse oggi di quattro anni fa. Le banche erano gi troppo grandi per fallire, ora sono ancora pi grandi. Le cose vanno peggio - non migliorano". Sul Summit Ue "Il vertice stato un fallimento. I mercati si aspettavano molto di pi. O si ha una

qualche sorta di debito comune (per ridurre lo spread), o si ha una monetizzazione del debito da parte della BCE, o il bazooka dei fondi EFSF / ESM deve essere quadruplicato - altrimenti gli spread su Italia e Spagna salterebbero in aria giorno dopo giorno. In caso contrario si avr un'altra crisi pi grande non in sei mesi da oggi, ma nelle prossime due settimane". Sulla Bce che salva il mondo "Il solo ente capace di fermare questo la BCE, che ha bisogno di fare una vera e propria monetizzazione non sterilizzata in quantit illimitata, che politicamente scorretto da dire e costituzionalmente illegale da fare". Sul debito in comune "Non solo la Germania a dimostrarsi un paese forte, ma anche altri principali tra cui i Paesi Bassi, Austria e Finlandia. La Finlandia non vuole nemmeno accettare la mutualizzazione indiretta delle passivit (fondi EFSF / ESM)". Trascinarsi i problemi "Entro il 2013 la capacit dei politici di rimandare le soluzioni ai problemi diminuir, e nella zona euro il treno non deraglier pi a rilento, ma a grande velocit. Gli Stati Uniti sembrano vicini a una fase intermedia tra stallo della crescita e recessione economica. La Cina sembra prossima a quanto definito un atterraggio duro, mentre i grandi emergenti (BRIC: Brasile, Russia, India e Cina) registrano un forte calo della crescita. E infine c il pericolo di una possibile guerra tra Israele, Stati Uniti e Iran - che raddoppierebbe il prezzo del petrolio nel giro di una sola notte". Il 2013 sar peggio del 2008 "Peggio perch come nel 2008 ci sar una crisi economica e finanziaria, ma a differenza del 2008 si a corto di contromisure. Nel 2008 si potevano tagliare i tassi di interesse, fare QE1, QE2, varie misure di stimolo fiscale, e tanto altro. Oggi i QE stanno diventando sempre meno efficaci perch il problema di solvibilit, non di liquidit. I disavanzi di bilancio sono gi troppo grandi e non possibile salvare le banche, perch 1) c' una forte opposizione politica, e 2) i governi sono prossimi a essere insolventi - non possono salvarsi da soli, figuriamoci salvare le banche. Il problema che siamo a corto di conigli da tirare fuori dal cappello.

Scienza e democrazia: chi il beneficiario delle biotecnologie?


Di: Margherita D'Amico*

Da qualche decennio stiamo vivendo un paradosso. Assistiamo allevoluzione della scienza e delle tecniche e contemporaneamente all'involuzione della democrazia e del benessere sociale. Una nuova guerra, subdola e silenziosa, sta sconvolgendo quei principi universali, duramente conquistati, che hanno portato le popolazioni umane a essere sovrane del proprio paese e della propria vita. difficile ricondurre tutto ad un'unica causa. Credo siano state decisive, in questa guerra, la disinformazione, la cattiva informazione e la manipolazione della stessa attraverso le armi della persuasione di massa. Le armi per combattere la cattiva informazione andrebbero rinvenute nello sviluppo del senso critico necessario a comprendere cosa ci accade attorno, per dare un reale contributo al recupero della sovranit popolare. Dobbiamo quindi porci delle domande. Una delle ultime frontiere dellevoluzione scientifica sono le biotecnologie, a proposito delle quali gli interrogativi da porsi sono: Chi il beneficiario delle biotecnologie? Chi paga le conseguenze dei rischi di questi prodotti? Chi si arricchisce sfruttando, minacciando le risorse naturali (materia prima delle biotecnologie) come se fossero un bene privato? La risposta alle prime due domande lumanit nel suo complesso, cio linsieme di tutti gli esseri umani e la qualit della condizione umana. Vista in termini di sopravvivenza, la condizione umana notevolmente migliorata negli ultimi cento anni, soprattutto nei paesi economicamente sviluppati. In questi stessi paesi il concetto filosofico della condizione umana credo sia molto ben espresso da alcuni versi di Leopardi contenuti ne La quiete dopo la tempesta: Piacer figlio daffanno; Gioia vana ch frutto Del passato timore (). Uscir di pena diletto fra noi. Pene tu spargi a larga mano; il duolo spontaneo
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sorge: e di piacer, quel tanto Che per mostro e miracolo talvolta Nasce daffanno, gran guadagno. In questo senso la ricerca del piacere, che dovrebbe scaturire dallamor proprio, spesso si limita alla sua forma egoistica senza portare alcun beneficio allumanit. Ecco, forse, da dove deriva il pessimismo di fondo di questi versi riguardo la condizione umana. L dove prende il sopravvento la ricerca sola ed esclusiva del piacere effimero e solitario non pu esserci democrazia e condivisione. La condizione umana non pu per definizione prescindere dalla totalit degli esseri umani. Non di pertinenza solo di alcune popolazioni ma la condizione dellessere umano inserito nellunico contesto possibile: la Natura. Sappiamo che la storia delluomo, per quanto lunga possa apparire, solo un battito dali rispetto alla storia della natura, e non bisogna tralasciare il fatto che anche luomo un suo prodotto, probabilmente con una caratteristica in pi: la Consapevolezza della propria condizione. 9 luglio 2012 * Biologa, patologa vegetale.

Come in Grecia. La criminalit economica governa - Di: Giorgio Cremaschi


La truffa pi grande che stiamo subendo quella che ci vuol far
credere che le misure che il governo Monti ha preso, prende e prender, hanno lo scopo di evitare di finire come la Grecia. vero esattamente il contrario. Le misure sono come quelle che hanno portato la Grecia alla catastrofe economica e al disastro sociale. Magari vengono scaglionate nel tempo, in modo da evitare un impatto complessivo ed immediato che forse avrebbe costretto i sindacati pi tremebondi dEuropa Cgil, Cisl e Uil a lottare. Ma le misure sono le stesse. Prima il massacro sulle pensioni, aggravato dalla manifesta incompetenza del ministro Fornero, a cui Bersani, Berlusconi e Casini non han fatto mancare la fiducia, alla faccia degli esodati. Poi la controriforma del lavoro, che ha liberalizzato precariet e licenziamenti mentre la crisi economica avanza. Ed ora la manovra correttiva di tagli sociali, ipocritamente coperta dal solito trucco delluso dellinglese. Ma quale spending review del cavolo! Assisteremo sicuramente a qualche operazione di facciata, che verr esaltata dalla sempre pi insopportabile stampa di regime per coprire i tagli veri. Che come in Grecia saranno su tre fronti. Privatizzazioni con svendita del patrimonio pubblico. Licenziamenti dei dipendenti pubblici, che come ad Atene non bastano e non basteranno mai a far quadrare i conti, ma che scateneranno nuovi drammi occupazionali nel pubblico come nel privato. Tagli drammatici a tutti i servizi sociali e in particolare a quelli sui quali si pu fare cassa subito, i trasporti e la sanit. Sui trasporti utile ricordare che secondo lamministratore delegato delle ferrovie gi ora non ci sono pi i soldi per tutto ci che non sia alta velocit. Sulla sanit il rischio ancora peggiore, perch ci che viene messo in discussione il diritto alla salute. Proprio in Grecia lorganizzazione mondiale della sanit ha riscontrato una pericolosa regressione delle condizioni sanitarie per una popolazione sempre pi povera, soprattutto per fanciulli ed anziani. Con le misure in atto ed annunciate dal governo Monti succeder la stessa cosa da noi. Prevenzione, controlli, cure saranno sempre pi difficili da ottenere senza costi insopportabili per chi ha un basso reddito. E i poveri si ammaleranno di pi. Quelle che si stanno attuando sono misure di criminalit economica che colpiscono a fondo le nostre vite. Sono quelle imposte dalla logica dei Memorandum della Troika Fmi, Bce, Ue che il governo italiano ha accettato a Bruxelles, mentre lopinione pubblica credeva il contrario. Complice una stampa che quei giorni parlava solo di calcio e mescolava in piena malafede Monti e Balotelli. E cos andiamo verso la Grecia mentre ci spiegano che stiamo andando nella direzione opposta. la pi grande truffa politico mediatica del dopoguerra.

Monti e Rajoy danno addio alla sovranit - Di: Enric Juliana - www.lavanguardia.com
[traduzione a cura di www.presseurop.eu]

La settimana scorsa abbiamo utilizzato lo splendido episodio della battaglia di Waterloo contenuto ne La Certosa di Parma, secondo grande romanzo di Standhal, per descrivere una sensazione sempre pi diffusa nella vertiginosa spirale della crisi: ci sentiamo immersi in un caos terrificante e per quanto analizziamo le opinioni degli specialisti non riusciamo ad afferrare il senso di ci che accade davanti ai nostri occhi. Non abbiamo un canale di comunicazione diretto con lo stato maggiore e in fondo abbiamo il sospetto che nemmeno i vertici abbiano una visione chiara della situazione. Un caos digitalizzato, insomma. Siamo tutti Fabrizio del Dongo, il giovane italiano che partecipa alla battaglia di Waterloo senza sapere che sta andando a Waterloo. Questa settimana si annuncia invece pi luminosa. Le notizie arrivate venerd da Bruxelles hanno in parte diradato la nebbia che avvolgeva lEuropa dopo le drammatiche elezioni greche (che tra laltro abbiamo gi dimenticato, perch la memoria mediatica come quella dei rettili). Italia e Spagna si sono messe di traverso ai piani tedeschi e hanno forzato ladozione di tre misure chiave, che in linea di principio potrebbero alleviare il calvario della loro popolazione. I due paesi hanno stretto uninedita alleanza dellultimora per evitare una umiliazione dalle conseguenze gravissime per la loro politica interna. In sostanza hanno scoperto che insieme possono avere un peso in Europa. Un ulteriore declassamento del debito pubblico avrebbe spinto il governo di Mario Monti verso un amaro fallimento (c chi sostiene che il primo ministro italiano abbia addirittura minacciato di dimettersi durante il vertice di Bruxelles), rafforzando lo scenario di elezioni anticipate in autunno. Nonostante lelegante facciata messa in piedi da Monti e dai suoi ministri tecnici, in Italia il momento delicatissimo. Il sistema politico si sta disintegrando: il centrodestra deve reinventarsi dopo la debacle berlusconiana; il centrosinistra (Partito democratico) in testa nei sondaggi ma gli mancano coerenza e slancio; il comico Beppe Grillo, fondatore di un movimento antipolitico chiamato Cinque stelle, raggiunge il 20 per cento in alcuni sondaggi; Berlusconi molto interessato dal fenomeno Grillo ha tirato fuori dalla cantina la bandiera del ritorno alla lira; il Vaticano, infine, non attraversa uno dei suoi momenti migliori e non in grado di triangolare alleanze in mezzo a questa tormenta barocca dove lunica figura di riferimento quella del presidente della repubblica Giorgio Napolitano. I servizi segreti federali tedeschi, controllati direttamente dalla cancelleria, avranno sicuramente informato Angela Merkel dei rischi legati al caos politico italiano. Aggiungiamoci i calcoli sui costi reali di un eventuale scioglimento delleuro ed ecco che possiamo capire come mai venerd mattina a Bruxelles la cancelliera avesse

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. unespressione cos rabbuiata. Merkel ha tirato la corda, ma alla fine ha dovuto cedere quando si ritrovata davanti allabisso. Ci siamo allontanati dallorlo del precipizio ma il cratere si sta allargando e ci sta rincorrendo. Questa frase pronunciata da Mario Monti venti giorni fa, alla vigilia delle cruciali elezioni in Grecia, ci offre una chiave per interpretare ci che sta accadendo a Bruxelles. Cos che ha allargato il cratere? Di sicuro un impatto di rilievo lo hanno avuto i problemi legati alla capitalizzazione della banca spagnola Bankia. Il sospetto generalizzato e non ancora fugato che la situazione spagnola sia molto peggiore di quanto non abbiano ammesso i due governi che hanno guidato il paese negli ultimi sette mesi. Ne sono convinti in molti, soprattutto in determinati circuiti della City di Londra. A differenza dellItalia, per, la Spagna non ha problemi di instabilit parlamentare. Lattuale governo pu contare su una maggioranza assoluta di 186 seggi e su un mandato solido per i prossimi 4 anni che rappresenta il vantaggio principale di Mariano Rajoy. Il premier spagnolo non ha una posizione precaria come quella di Monti, ma un intervento formale di Ue e Fmi nelleconomia del paese potrebbe esercitare una fortissima erosione [politica] sul suo governo. A Bruxelles Monti si giocava la sopravvivenza, Rajoy invece le sue prospettive. Lalleanza tra i due, insomma, era lunica soluzione. Nelle 48 ore che hanno preceduto il vertice di Bruxelles, Monti e Rajoy si sono parlati per ben tre volte. Westfalia 2.0 Restano da definire i dettagli. Delle tre misure stabilite a Bruxelles, la pi tangibile riguarda lannullamento della priorit concessa ai creditori e la conseguente penalizzazione per chi ha investito nel debito pubblico spagnolo. Teoricamente stato tagliato il filo rosso che collegava il timer del prestito con la carica esplosiva dello spread. Diversamente dal primo, gli altri due provvedimenti richiederanno pi tempo prima di dare i loro frutti. La ricapitalizzazione del sistema bancario senza impatto sul debito pubblico dipende dalla rapidit con cui la Banca centrale europea assumer il ruolo di supervisore del sistema bancario dellUnione. Si tratta di un grande cambiamento: Francoforte controller in sostanza lintero sistema bancario europeo (Regno Unito escluso, naturalmente). Questa monumentale cessione di sovranit, come prevedibile, sta scatenando il terrore a Londra. Il terzo provvedimento, lacquisto di titoli di debito da parte dei fondi di salvataggio europei, sar regolata da alcuni memorandum. Non ci saranno uomini in nero a curiosare nei ministeri di Madrid e Roma, ma verranno comunque stabilite clausole di controllo, che la Germania e i suoi alleati utilizzeranno come risarcimento del colpo di scena di Bruxelles. A tal proposito bisogna tenere presente che tra un anno in Germania si terranno le elezioni politiche. Gli avvenimenti dellultima settimana rendono un po meno confusa la Waterloo di Standhal. Questa maggiore chiarezza ci riporta a un altro fatto storico precedente alla battaglia che sanc la fine di Napoleone, ma non meno significativo. Si tratta della Pace di Westfalia (1648), i cui trattati scardinarono lentamente il vecchio scenario imperiale europeo costruito attorno a Roma: il mosaico tedesco del Sacro romano impero, il Papa e il potente (ma indebitato) impero coloniale spagnolo. La Pace di Westfalia apr le porte alla nuova sovranit nazionale, incarnata dalla Francia del cardinale Mazarino, e segn la nascita dellEuropa degli stati nazione, rafforzata dalla Rivoluzione francese. Forse siamo tornati alla Pace di Westfalia senza renderci conto di essere in Westfalia. Le pale del mulino della sovranit nazionale hanno cominciato a girare al contrario e oggi per salvare leuro bisogna cedere competenze al centro imperiale. in atto una sorta di Westfalia 2.0, insomma, e gli spagnoli e gli italiani non potranno far altro che accettarlo. Linterrogativo principale a questo punto riguarda la Francia, quintessenza dello stato nazionale. Il fantasma del cardinale Mazarino presto far muovere i mobili nelle stanze dellEliseo. Senza dimenticare che la Pace di Westfalia avvi un processo che dur oltre trentanni.

Il diritto al lavoro non esiste


Di: Massimo Fini lsa Fornero ha perfettamente ragione: non esiste alcun diritto al lavoro. Questo tipo di diritti, come quello alla salute o alla felicit, appartengono alle astrazioni della Modernit che nulla hanno a che fare con la vita reale. Sono diritti impossibili perch nessuno, fossanche Domineddio, pu garantirli. Esiste, quando c, la salute, non un suo diritto. Esiste, in rari momenti della vita di un uomo, un rapido lampo, un attimo fuggente e sempre rimpianto, che chiamiamo felicit, non il suo diritto. Cos inutile sancire il diritto al lavoro se in una societ il lavoro non c. Ci che in una societ moderna possiamo pretendere unaltra cosa: lassicurazione, da parte della collettivit, di una vita dignitosa anche per chi il lavoro non ce lha e non lo pu trovare. Larticolo I della Costituzione afferma solennemente: LItalia una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Questo articolo espressione delle culture liberiste e marxiste che, assieme a quella cattolica (che peraltro del lavoro ha una concezione molto diversa) hanno contribuito a redigere la nostra Costituzione. Il lavoro diventa infatti un valore solo con la Rivoluzione industriale di cui queste culture, prettamente economiciste, sono figlie. Per Marx il lavoro lessenza del valore, per i liberisti esattamente quel fattore che, combinandosi col capitale, d il famoso plusvalore. In epoca preindustriale il lavoro non un valore. Tanto che nobile chi non lavora e artigiani e contadini lavorano per quanto gli basta. Il resto vita. Non che artigiani e contadini non amassero il proprio mestiere (che qualcosa di diverso dal lavoro tanto che c chi dubita che in epoca preindustriale esistesse il concetto stesso di lavoro come noi modernamente lo intendiamo R. Kurz, La fine della politica e lapoteosi del denaro), certamente lo amavano di pi di un ragazzo dei callcenter, di un impiegato, di un operaio che, a differenza del contadino e dellartigiano, fanno un lavoro spersonalizzato e parcellizzato, ma non erano disposti a sacrificargli pi di quanto necessario al fabbisogno essenziale. Perch il vero valore, per quel mondo, era il Tempo. Il Tempo presente, da vivere qui e ora e non con lansia della partita doppia del mercante che disegna ipotetiche strategie sul futuro. Questa disposizione psicologica verso il lavoro era determinata dal fatto che in epoca preindustriale, come ho gi avuto modo di scrivere, non esisteva la disoccupazione. Per la semplice ragione che ognuno, artigiano o contadino che fosse, viveva sul suo e del suo. E non doveva andare a pietire unoccupazione qualsiasi da quella bestia moderna chiamata imprenditore. LItalia una Repubblica democratica fondata sul lavoro. In realt, come ogni Paese industrializzato, fondata sulla schiavit. Perch siamo tutti, o quasi, come scriveva Nietzsche, degli schiavi salariati. A differenza dellartigiano e del contadino la nostra vita, la nostra stessa sopravvivenza, non dipende pi da noi, ma dalla volont e dagli interessi altrui. Il Primo Maggio noi celebriamo, senza rendercene nemmeno pi conto, la Festa della nostra schiavit. C da aggiungere che noi moderni abbiamo utilizzato nel peggiore dei modi le straordinarie tecnologie che pur proprio noi abbiamo creato. Oggi le macchine potrebbero lavorare per noi. Ma invece di utilizzarle per liberarci da questa schiavit, costringiamo gli uomini, sostituiti dalle macchine, a cercare altri lavori, pi infimi e disumani e sempre che li trovino. Ecco perch nasce il diritto al lavoro. Paradossale perch in realt un diritto alla schiavit.

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Perch l'Italia
Di: Massimo Mazzucco

D'accordo,

gli italiani sono dei menefreghisti. Gli italiani se ne fottono di quello che succede al loro paese, e guardano soltanto al vantaggio personale. Gli italiani si sentono tutti uniti quando gioca la nazionale, ma poi tornano subito al loro passatempo preferito, che quello di pisciare nel giardino del vicino. Gli italiani reagiscono come belve ferite se li tocchi nel portafoglio: prova a ritoccare le tariffe dei tassisti, e avrai di colpo intere citt bloccate dalle auto gialle, che protestano per questi ritocchi. Oppure prova a ritoccare le sovvenzioni agli agricoltori, e avrai di colpo le strade di mezza Italia bloccate dalle mucche e dai trattori. Ma non vedrai mai i tassisti che scioperano per difendere i diritti degli agricoltori, n gli agricoltori che scioperano per difendere quelli dei tassisti. In Italia la solidariet fra le varie categorie non esiste, esattamente come non esiste la solideriet fra gli individui. Ognuno per i cazzi suoi, e che Dio ce la mandi buona. Ma perch siamo cos diversi dagli altri? Perch gli spagnoli scioperano uniti contro le misure dell'austerity, perch gli inglesi protestano uniti quando la benzina troppo cara, perch i francesi scendono compatti in piazza contro l'innalzamento dell'et pensionabile, mentre noi restiamo serenamente a casa nostra, a meno che la cosa ci riguardi da vicino? La prima risposta che viene alla mente, che da noi il meccanismo del divide et impera abbia funzionato meglio che nelle altre nazioni. Ma siamo daccapo: perch da noi avrebbe funzionato meglio, e dagli altri invece molto meno? Propongo un ragionamento, senza pretendere ovviamente di avere la verit in tasca. La nostra nazione ha una storia molto particolare, che la differenzia da tutte le altre: stata infatti sia la culla del grande impero romano, ... ... sia la culla della Chiesa cattolica. Queste due entit, apparentemente molto diverse, hanno in realt una caratteristica fondamentale in comune: sono ambedue basate su un principio di autorit assoluta, che viene dall'alto, e funzionano secondo una rigida struttura gerarchica, nella quale i vertici prendono tutte le decisioni, e agli altri non resta che obbedire. L'imperatore dalla tribuna volgeva il pollice verso il basso, e il povero gladiatore veniva passato a fil di spada. Il prete invocava il nome di Dio dall'altare, e il povero selvaggio veniva mandato al rogo senza piet. Non a caso queste due istituzioni

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Impero e Chiesa - sono riuscite a forgiare un'alleanza storica, dal terzo secolo in poi, che ha portato la spada e la croce a diventare due volti della stessa medaglia. L'una mandava i crociati a conquistare le terre d'oriente, l'altra li assolveva in anticipo per tutti i massacri che avrebbero commesso. In realt, il concetto di autorit dall'alto talmente simile, fra le due istituzioni, che ad un certo punto nata la famosa questione temporale, ovvero se fosse l'imperatore a dover incoronare il papa, oppure il papa ad incoronare l'imperatore. Nel frattempo il popolo subiva, anno dopo anno, decennio dopo decennio, secolo dopo secolo, fino ad abituarsi in modo irreversibile a subire senza pi protestare. A tutto questo, naturalmente, dava una buona mano il cattolicesimo, che ti insegna ad accettare umilmente le pene terrene, promettendoti in cambio una ricompensa divina. Fiat voluntas Dei. Il risultato la tipica reazione dell'italiano di oggi, che di fronte ai problemi che lo affliggono scrolla le spalle e dice rassegnato: "Tanto, che cosa ci vuoi fare?" Solo a quel punto subentra il meccanismo del divide ed impera. Per bilanciare infatti lo schiacciamento collettivo, bisogna permettere all'individuo di rivalersi in qualche modo a livello personale. Altrimenti la rivolta esploderebbe, compatta e poderosa, e sarebbe inarrestabile. Permettendo invece al singolo di trarre piccoli vantaggi quotidiani, a spese di tutti gli altri, si riesce ad incanalare la sua frustrazione non pi contro le istituzioni, ma contro i propri simili. Nasce cos la tolleranza istituzionalizzata, che ti permette di non pagare l'Iva evitando di fare lo scontrino, che schiaccia un occhio quando dichiari 30.000 euro all'anno e giri con la Ferrari, che finge di non vedere quando costruisci un bagno abusivo dove prima c'era un terrazzino. Mentre tu ti senti "furbo" per aver "fottuto lo Stato", in realt hai fottuto i tuoi concittadini, perch i soldi che hai risparmiato individualmente ti verranno comunque tolti a livello collettivo: tu risparmi 100 euro di Iva non versata, ma poi ciascuno di noi paga 100 euro in pi, sotto forma di tassazione, quando va a fare benzina, compera le sigarette, oppure paga la bolletta del gas. nella sottile distinzione che esiste fra "stato" inteso come istituzioni, e "collettivit" inteso come insieme della popolazione, che si crea lo spazio per alimentare il divide et impera fra i singoli cittadini. Ed nell'illusione che il vantaggio personale non finisca comunque per ritorcersi contro di te a livello collettivo, che si riesce ad alimentare quel meccanismo in ciascuno di loro. Ma prima

. di mettere in funzione la guerra fratricida necessario aver convinto la popolazione, ai livelli pi profondi del nostro inconscio, che "tanto non c' niente da fare". Altrimenti, quando si presenta un problema quelli si uniscono, ed invece di scannarsi fra di loro vengono dritti contro di te, perch sanno che invece "qualcosa si pu fare". E a quel punto della tua autorit a divinis te ne fai ben poco: il re nudo, e non serve nemmeno pi che tu ti metta a scappare. Tanto i forconi, che siano terreni o divini, ti attendono in ogni caso.

Ormai il bailout della Spagna inevitabile - Di: Larry Elliot


[traduzione a cura di PressEurop]

Per fare politica in Europa tutto sta a


intervenire tempestivamente. Le maestose idee volte a salvare la valuta unica richiedono anni, non mesi, prima di dare risultati, mentre lincubo della rovina istantaneo. Di conseguenza, la mentalit del breve termine ha a che vedere soltanto con la sopravvivenza: si pensi alla squadra di football che schiera la difesa in modo tale da mantenere un risultato finale di zero a zero, o ai battitori il cui unico scopo occupare la linea bianca quando la loro squadra sta per subire una sconfitta agli inning proprio lultimo giorno del Test match. La settimana scorsa, almeno per un po, si palesata concretamente la prospettiva che lo sforzo dellEuropa di mettersi con le spalle al muro fosse andato a buon fine. Il summit di un mese fa ha avuto pi sostanza dei precedenti vertici inconcludenti, e lincontro dei mercati finanziari europei della settimana scorsa ha riflesso la convinzione che tutto sommato fosse stato fatto abbastanza per mantenere le cose tranquille fino a tutto il mese di agosto. Questo, per, fino al momento in cui la regione di Valencia non ha annunciato di avere assolutamente bisogno dellaiuto finanziario di Madrid, fornendo cos linnesco per una grande messa in liquidazione nei mercati che si protratta fino a luned. Il governo spagnolo ha reagito giurando per un momento che non esisteva neppure una remota possibilit di chiedere un intervento di soccorso che coinvolgesse il Fondo monetario internazionale, e poi imponendo la messa al bando della vendita allo scoperto delle azioni. I mercati sono rimasti poco impressionati da questa palese dimostrazione di inettitudine. Nel frattempo, la Grecia tornata ancora una volta sotto i riflettori mentre Atene aspettava per marted larrivo degli inviati della troika (Fmi, Banca centrale europea e Unione europea). La Grecia azzoppata

da una depressione in stile anni Trenta e come forse non stupisce pi di tanto sta incontrando notevoli difficolt ad adeguarsi al programma di austerity imposto nellambito del bailout che la riguarda. Pare che la troika sia pronta a minacciare di togliere il salvagente finanziario lanciato ad Atene a meno che il governo di coalizione non approvi tagli per altri due miliardi di euro. Da questi avvenimenti si dovrebbero dedurre tre cose. La prima che la Spagna si sta dirigendo inesorabilmente verso un bailout, che avverr quasi certamente molto presto. Immaginare che il promesso pacchetto di cento miliardi di euro a sostegno delle banche spagnole fosse sufficiente sempre stato soltanto un esercizio di fumo negli occhi e di specchietti per le allodole, e cos si dimostrato. La Spagna un paese con uneconomia al collasso, un mercato immobiliare in via di implosione, banche che alimentano perdite colossali e un rendimento dei bond decennali del 7,5 per cento. La questione, quindi, non sapere se ci sar un bailout, ma quanto sar grande. Con ogni probabilit, almeno 300 miliardi di euro. Le orme greche La seconda conclusione alla quale si perviene che la botola si sta spalancando sotto i piedi della Grecia. La pazienza della Germania nei confronti di Atene si esaurita e lFmi stato costretto luned a smentire di essere in procinto di tagliare gli aiuti finanziari. Il governo greco adesso dovr scegliere se acconsentire a un nuovo round di drastiche misure di austerity, che saranno controproducenti e allo stesso tempo tossiche dal punto di vista politico, se vuole essere in grado di pagare i propri conti restando dentro la zona euro, oppure se optare per la svalutazione e un default fuori dallunione monetaria. Per Angela Merkel unuscita volontaria della Grecia dalla zona euro sarebbe lideale. A collegare Grecia e Spagna c il fatto che lapproccio fallito che ha portato il pi piccolo dei due paesi al punto di non ritorno adesso sta per essere messo alla prova con un paese della zona euro molto pi grande e pi importante da un punto di vista strategico. La lezione appresa dal caso della Grecia assolutamente chiara: quando uneconomia in caduta libera, tagliare la spesa e aumentare le tasse porta a livelli di indebitamento di gran lunga maggiori, non inferiori. La Spagna sta ricalcando le orme della Grecia lungo questa china a spirale che inizia con una crescita debole e una disoccupazione in aumento e si conclude con ingenti bailout che fanno pi male che bene. Per capire come sar la Spagna nellagosto 2012 sufficiente guardare alla Grecia dellagosto 2011. Stessi problemi. Stesse risposte mancate. Stessa crisi. Solo di gran lunga peggiore. (24 luglio 2012) Traduzione di Anna Bissanti per PressEurop.eu.

Gli attentati: prove di guerra per la crisi mondiale


Di: Piotr

1. necessario affiancare l'attentato a Damasco - che ha provocato la morte del Ministro della Difesa e altri maggiorenti - con quello immediatamente seguente in Bulgaria, in cui sono stati uccisi sei turisti israeliani. E soprattutto occorre affiancare le dichiarazioni di Hillary Clinton che hanno preceduto l'escalation in Siria e quelle di Benjamin Netanyahu che hanno seguito l'attentato bulgaro. La guerrafondaia del Partito Democratico, che ci fa quasi rimpiangere il "falco" repubblicano Kissinger - cinico, amorale ma per lo meno legato a un'idea di Realpolitik -, aveva preannunciato "attacchi devastanti" in Siria. Dato che li organizza lei, sapeva benissimo di cosa stava parlando. Dal canto suo il premier israeliano ha immediatamente incolpato l'Iran dell'attentato in Bulgaria. Ovviamente anche lui deve sapere molte cose di questa strage dato che non ha aspettato nemmeno un giorno di indagini per dire come il mondo deve interpretare questo attentato. Invece l'interpretazione da dare molto diversa e abbastanza chiara: la Siria sembra ormai sufficientemente destabilizzata per riprendere il confronto con Teheran. Nell'ambito di quale strategia?
2. Il fronte su cui agisce l'imperialismo statunitense triplice: a) L'Europa che deve essere riportata senza discussioni e fronde nell'alveo finanziario, economico, politico e militare della Nato, passando attraverso una de-tedeschizzazione della UE. Un'operazione basata sugli attacchi speculativi ai Paesi pi deboli politicamente ed economicamente della compagine europea che hanno dato vita ad un club dove Obama dirige, preferibilmente fuori scena ma non sempre, e il cui gruppo di testa formato da Cameron, Hollande e Monti. b) Il Grande Medio Oriente, che deve essere inglobato in un impero formale, ovvero in una gerarchia di Stati a guida statunitense, col fine di controllare i flussi di combustibili fossili e i flussi finanziari che ruotano attorno ad essi, oltre che di installare dei fortini con cui circondare il centro del continente eurasiatico (grosso modo dai Balcani fino allo Xinjiang cinese, unarea in cui molto forte linfluenza della Turchia che cos riacquista un ruolo strategico nella Nato, appannato dopo la caduta del Muro di Berlino). c) Il fronte dei BRICS e in particolare il contenimento dei tre giganti Cina, Russia e India (quest'ultima abbastanza allineata allOccidente, ma pur sempre una enorme potenza per giunta atomica, da tenere sotto costante controllo). 3. Il duplice attentato in Siria e Bulgaria sembra dunque un forcing per spostare gli equilibri a sfavore dellasse russo-cinese e in particolar modo della Russia (la Siria ne alleata e la Bulgaria si affaccia sul suo Mar Nero). La fosca profezia dei militari russi, cio essere costretti ad assistere impotenti entro il 2013 ad una guerra atomica ai propri confini (Iran), potrebbe cos avverarsi. Sarebbe linizio del secondo atto della III Guerra Mondiale, iniziata l11 settembre del 2001. In Europa e in particolar modo in Italia, il movimento pacifista o langue o passato armi e bagagli ( il caso di dirlo) dalla parte degli aggressori. E cos continuer ad essere finch non si riusciranno a chiarire i collegamenti tra la crisi economico-finanziaria in corso e la parallela crisi militare. Sono questi connubi che fanno dellattuale crisi una crisi sistemica e non una semplice crisi ciclica. Se non lo si capisce si finir volenti o nolenti per essere alla merc della politica di questo o quel sovrano, dellimperatore o del vassallo riottoso, totalmente incapaci di produrre persino una semplice strategia di sopravvivenza e resistenza.

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