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In collaborazione con: Megachip
IN QUESTO NUMERO
1 Draghi e i vampiri Di: Pino Cabras [ pag. 1/2 ] 2 LArt.18 e la distrazione di massa Di: Lucia del Grosso [ pag. 2 ] 3 Troppo benestanti per ribellarci? Di: Debora Billi [ pag. 2 ] 4 Arriva il pannello solare che produce caldo, freddo ed energia elettrica, in piena autonomia, brevetto italiano Di: Informare per resistere [ pag. 3 ] 5 LArgentina in 10 anni, dal collasso al rinascimento. Come liberarsi del FMI e vivere felici Di: Gennaro Carotenuto [ pag. 4 ] 6 Asset naturali per ridurre il deficit ecologico Di: Gianfranco Bologna [ pag. 5] 7 Anche in Spagna arriva il diavolo Di: Debora Billi [ pag. 6 ] 8 Cina, Wukan: contadini, tweets e qualcosa di nuovo Di: Gabriele Battaglia [ pag. 6 ] 9 La seconda e la terza economia del pianeta vogliono usare le proprie monete nei loro scambi, bypassando il dollaro Di: Zero Hedge [ pag. 7 ] 10 Wi-Fi sui bus americani, quarta classe nelle ferrovie italiche Di: Debora Billi [ pag. 7 ] 11 I derivati OTC hanno rotto gli argini. Rischi di nuova crisi finanziaria Di: Mario Lettieri e Paolo Raimondi [ pag. 8 ] 12 Quando Al-Qaeda nostra alleata Di: Giulietto Chiesa [ pag. 8 ]
Solo
troppo comodo, troppo poco liberista. Ma che prevede che lo Stato copra tutte le acrobazie speculative terminali dei superfalliti. Poi successo che dallEurotower un fiume di liquidit si dovuto ugualmente riversare a comprare titoli di stato lungo la sponda sud dellEuro: le banche non si stanno scapicollando per acquistarli. Se il lupo non perde il vizio, punteranno ancora a qualche alchimia derivata per imbellettare i propri attivi, mostrarsi apparentemente pi solvibili, e chiedere ancora pi soldi, perch mezzo trilione di euro ancora poco per le loro voragini. Come a dire: i mercati non sono mercati. Siamo allo statalismo pi assistenziale e classista che si sia mai visto, riverniciato con unideologia liberista. Centinaia di milioni di individui e famiglie, milioni di storie, intere classi, interi insediamenti sociali costruiti nel corso di generazioni, dovrebbero essere sacrificati al pi costoso, inutile e disordinato programma assistenzialistico della storia, volto a salvare lattuale assetto della finanza. Le banche, il cui mestiere sarebbe assistere con prestiti e affidamenti chi investe sul futuro, non sganciano pi nulla e anzi sono foraggiate. Una mostruosit. Lobiezione che il denaro facile ha spinto gli Stati a indebitarsi troppo pu essere abbattuta da una contro-obiezione: e il denaro facile elargito alle banche non le spinge forse a debiti che sono perfino multipli di quelli degli Stati? E c di peggio. Gli Stati, ormai colonizzati dai banchieri, coprono esattamente quel superdebito con garanzie che nessuno giustificherebbe a cuor leggero, se non Letta Letta. Nel 2012 le scommesse impossibili appariranno nude: come calcola Aldo Giannuli, nellanno prossimo, fra titoli sovrani, obbligazioni di enti pubblici minori, corporate bond (debiti dimpresa), obbligazioni bancarie, scadono titoli per 11.000.000.000.000 (undicimila miliardi) di dollari. Faccio grazia degli spiccioli. Ve lho scritto con tutti i 12 zeri per farvi apprezzare la cifra in tutta la sua imponenza: si tratta di poco meno di un sesto del Pil mondiale e di circa l11% dellintero debito mondiale. Non saranno i giochetti degli ometti di Goldman Sachs che potranno salvarci dal debito. Prima ricollocheremo i loro comportamenti nellambito del penale, prima avremo speranza di risorgere.
Lart. massa
18
la
distrazione
di
contro i figli. Come se fosse un successone per quei figli che non hanno altro orizzonte se non quello di passare dalla padella della disoccupazione alla brace dei contratti tre mesi per tre mesi ritrovarsi pure il padre licenziato a casa, come avviene comunque di questi tempi: i tavoli di crisi si sprecano, come pure i lavoratori sbattuti fuori. Ma tutto pu servire per creare contrapposizioni false e non additare quellunica contrapposizione vera, quella di sempre, che causa della crisi in Italia, in Europa e nel Mondo: quella tra chi ha esageratamente troppo e chi ha troppo poco. E pi la forbice tra i due gruppi si allarga, pi si concentra la ricchezza in sempre meno mani e pi si agitano fantasmi di divisioni sociali che non hanno ragione di esistere, per non incominciare a sciogliere i veri nodi che stanno conducendo nel baratro leconomia: liniqua distribuzione della ricchezza e la mortificazione del lavoro. E sempre pi snervante fare laeroplanino con il cucchiaio con tutte queste distrazioni di massa. Ma prima o poi questo Paese crescer, si spera.
Arriva il pannello solare che produce caldo, freddo ed energia elettrica in piena autonomia, brevetto italiano
Da: informare per resistere
Lidea
a Francesco Negrisolo nata proprio con la classica illuminazione improvvisa, quella delleureka di Archimede. Ma da quando gli piovuta nella testa ha continuato a svilupparsi, mese dopo mese e anno dopo anno, fino a coinvolgere altre persone che hanno cominciato a crederci come lui, fino a diventare un progetto e poi un prototipo, a convincerlo a lasciare il proprio lavoro per dedicarsi quasi solo al suo sviluppo fondando una societ, fino a trovare il sostegno dei business angels, gli angeli degli imprenditori che hanno deciso di finanziare la sua impresa e rischiare con lui. E adesso lidea di Francesco Negrisolo sta per diventare un prodotto pronto per il mercato. Quello che ha inventato un nuovo sistema per sfruttare lenergia solare, un pannello capace di concentrare i raggi della nostra stella per arrivare a temperature molto pi alte di quelle dei normali pannelli per la produzione di acqua calda. Per senza i complicati sistemi di cui hanno bisogno gli impianti del solare termodinamico tradizionale, quelli con i grandi specchi parabolici che seguono la posizione del sole e riflettono tutti i raggi verso un unico punto dove c una cisterna da portare a oltre 300 C. Il calore assorbito dal pannello potr poi facilmente essere trasformato in acqua calda per il riscaldamento e per lavarsi, in freddo per gli impianti di condizionamento, in energia elettrica. Meglio ancora, avr un sistema di immagazzinamento che render ogni impianto completamente autonomo. Un palazzo, una villetta, una piccola impresa quando monteranno questo sistema non avranno, in teoria, nemmeno bisogno di allacciarsi alla rete elettrica e potranno davvero fare tutto da s. Quando Negrisolo ha cominciato a pensarci aveva da poco lasciato Pirelli Cavi, dove si occupava di progettare fibre e amplificatori ottici, forte di unesperienza fatta alla Stet sempre dedicandosi a cercare di realizzare il miglior hardware per la trasmissione di segnali. Il suo mestiere era diventata la progettazione di impianti di energia per grandi aziende come Eni ed Enel. Ed proprio dallunione di tutte queste esperienze, racconta, che nata lidea del nuovo sistema, capace di trasformare un pannello che assomiglia moltissimo a quelli tradizionali termici in un piccolo impianto di solare termodinamico. Invece di scaldare una miscela di acqua fino a 80-100C
infatti, la temperatura del liquido che circola nel pannello pu arrivare anche a 250 C. La luce viene in un certo senso raddrizzata, grazie a un sistema di specchi, ma non solo, ci sono tanti principi che lavorano insieme. Diciamo che il risultato un sistema capace di catturare la luce ovunque sia il sole senza bisogno di inseguirlo con sistemi meccanici che spostino il pannello, racconta. E il pannello, proprio quelli termici tradizionali, in grado di raccogliere anche lenergia diffusa, quella delle giornate nuvolose, e non solo la luce diretta. Accanto a lui siedono Maria Cristina Rosso, project manager della societ che hanno fondato insieme dopo essersi conosciuti lavorando in Pirelli, e Roberto Campagnola, il loro business angel. Anche Maria Cristina Rosso, ingegnere come Negrisolo, ha lasciato quello che stava facendo per credere in questa avventura perch mi piacciono le sfide, la tecnologia e il futuro. lei che ha scelto di chiamare la loro start up Ohikia, una parola greca che indica la casa, ma anche nel senso della propria famiglia e della propria stirpe: qualcosa che destinato a durare e ad essere solido, insomma. Campagnola arriva da quel gruppo di scout delle nuove idee imprenditoriali che si sono dati il nome di Italian Angels for Growth: 89 soci che abbracciano quasi tutta lItalia e che, quando trovano un progetto valido, decidono di aiutarlo a crescere investendo direttamente i propri soldi. In questo caso Campagnola proprio entrato a far parte della nuova societ. Ma cosa succede al calore raccolto dai nuovi pannelli, che pi correttamente vengono chiamati collettori solari? Qui c la seconda novit. Il calore viene immagazzinato in una batteria termica che ha le dimensioni di un grosso frigorifero. Le batterie di questo genere esistono gi, non le ha inventate Negrisolo. Lui per ha trovato una miscela molto semplice del liquido con cui funzionano che pu lavorare bene tra 100 e 200 C. Le batterie, come i pannelli, sono un sistema modulare: a seconda delle esigenze ciascuno pu scegliere quante installarne. Per una famiglia, una dovrebbe essere sufficiente: meno di 2 metri cubi di batteria possono accumulare energia termica pari a 75 kWh. Per luso domestico limiteremo anche la temperatura a 160 C. Ma la cosa pi importante che la nostra batteria si pu adattare facilmente a diverse temperature di utilizzo. Questo, spiega lingegnere, un po il cuore del sistema Ohikia. Perch da qui che parte il vero sfruttamento dellenergia assorbita. Il primo uso ovviamente quello del riscaldamento: non solo quello domestico, ma anche il riscaldamento che
pu servire a laboratori o piccole industrie come i birrifici o gli impianti di essicazione, per esempio. Oppure il calore pu essere trasferito a un chiller, ossia un apparecchio che trasforma il caldo in freddo, per rifornire impianti di condizionamento oppure frigoriferi grandi e piccoli, come quelli di un supermercato. Infine, il calore pu passare a un generatore di corrente elettrica. Ma non un generatore tradizionale, n una turbina che si romperebbe in fretta e avrebbe comunque unefficienza bassissima. Ohikia si rivolta a un partner specializzato nei sistemi di generazione per mettere a punto una versione particolare di un generatore che lavora con gas che si espandono a pressione costante.
LArgentina in 10 anni dal collasso al rinascimento. Come liberarsi del FMI e vivere felici
di Gennaro Carotenuto
Esattamente
dieci anni fa, tra il 19 e il 20 dicembre 2001, lArgentina esplodeva. Fernando de la Ra, ultimo presidente di una notte neoliberale durata 46 anni, appoggiato da una maggioranza nominalmente di centro-sinistra, sparava sulla folla (i morti furono una quarantina) ma era costretto a fuggire dalla mobilitazione di un paese intero. Le banche e il Fondo Monetario Internazionale gli avevano imposto di violare il patto con le classi medie sul quale si basa il sistema capitalista: i bancomat non restituivano pi i risparmi e allimpiegato Juan Prez, alla commerciante Mara Gmez, allavvocato Mario Rodrguez era impedito di usare i propri risparmi per pagare la bolletta della luce, la spesa al supermercato, il pieno di benzina. Il cosiddetto corralito, il blocco dei conti correnti bancari dei cittadini, era stato lultimo passo di una vera guerra economica contro lArgentina durata quasi cinquantanni. LFMI era stato il vero dominus del paese dal golpe contro Juan Domingo Pern nel 1955 fino a quel 19 dicembre 2001. Attraverso tre dittature militari, 30.000 desaparecidos e governi teoricamente democratici ma completamente sottomessi al Washington consensus, lArgentina era passata dallessere una delle prime dieci economie al mondo allavere province con il 71% di denutrizione infantile, dalla piena occupazione al 42% di disoccupazione reale, da uneconomia florida al debito pubblico pro-capite pi alto al mondo. Con la parit col dollaro, e con la popolazione addormentata dalla continua orgia di televisione spazzatura dellera Menem (19891999), il paese aveva dissipato uninvidiabile base manifatturiera e tecnologica. Nulla pi si produceva e si spacciava che oramai fosse conveniente importare tutto in un paese che aveva accolto, realizzato e poi infranto il sogno di generazioni di migranti e da dove figli e nipoti di questi fuggivano. In quei giorni, in quello che per decenni il FMI aveva considerato come il proprio allievo prediletto, salvo misconoscerlo allevidenza del fallimento, non fu solo il sottoproletariato del Gran Buenos Aires ridotto alla miseria pi nera a esplodere ma anche le classi medie urbane. Queste, che per decenni si erano fatte impaurire da timori rivoluzionari e dinstabilit, blandire da promesse di soldi facili e convincere che il sol dellavvenire fosse la privatizzazione totale dello Stato e della democrazia, si univano in un solo grido contro la casta politica e finanziaria responsabile del disastro: que se vayan todos, che vadano via tutti. Era un movimento forte quello argentino, antesignano di quelli attuali, e solo parzialmente rifluito perch soddisfatto in molte delle richieste pi importanti. I passi successivi al disastro furono decisi e in direzione ostinata e contraria rispetto a quelli intrapresi nei 46 anni anteriori. Quegli argentini che a milioni si erano sentiti liberi di scegliere scuole e sanit private adesso erano costretti a tornare al pubblico trovandolo in macerie. Al default, che penalizzava chi speculava anche in Italia - sulla miseria degli argentini, segu la fine dellirreale parit col dollaro. Le redini del paese furono prese dai superstiti di quella giovent peronista degli anni 70 che era stata sterminata dalla dittatura del 1976. Prima Nstor Kirchner e poi sua moglie Cristina Fernndez, appoggiati in maniera crescente dagli imponenti movimenti sociali, con una politica economica prudente ma marcatamente redistributiva, hanno fatto scendere gli indici di povert e indigenza a un quarto di quelli degli anni 90. Al dunque lArgentina ha
dimostrato che perfino unaltra economia di mercato possibile e dal 2003 in avanti il paese cresce con ritmi tra il 7 e il 10% lanno. La crescita economica stata favorita da una serie di fattori propri del nostro tempo, dallaumento dei prezzi dellexport agricolo allarrivo della Cina come partner economico. Soprattutto per i governi kirchneristi sono stati, con Brasile e Venezuela, i grandi motori dellintegrazione latinoamericana, una delle principali novit geopolitiche mondiali del decennio. Le date chiave di tale processo sono due: Nel 2005 a Mar del Plata, soprattutto la sinergia Kirchner-Lula stopp il progetto dellALCA di George Bush, il mercato unico continentale che voleva trasformare lintera America latina in una fabbrica a basso costo per le multinazionali statunitensi mettendo un continente intero a disposizione degli Stati Uniti per sostenere la competizione con la Cina. Nel 2006 lArgentina e il Brasile, con laiuto di Hugo Chvez, chiusero i loro conti col FMI: non abbiamo pi bisogno dei vostri consigli interessati dissero mettendo fine a mezzo secolo di sovranit limitata. Per anni i media mainstream mondiali hanno cercato di ridicolizzare il tentativo del popolo argentino di rialzare la testa, lintegrazione latinoamericana e la capacit del Sudamerica di affrancarsi dallo strapotere degli Stati Uniti e dellFMI. A dieci anni di distanza, tirando le somme, ci si pu levare qualche sassolino dalla scarpa su chi disinformasse su cosa. Ancora un anno fa, nel momento della morte di Nstor Kirchner i grandi media internazionali quelli autodesignati come i pi autorevoli al mondo - avevano di nuovo offeso la presidente, con un maschilismo vomitevole, descrivendola come una marionetta incapace di arrivare a fine mandato. Il popolo argentino la pensa diversamente e il 23 ottobre 2011 lha confermata alla presidenza al primo turno con il 54% dei voti. Cristina, e prima di lei Nstor, ad una politica economica che ha permesso allArgentina di riprendere in mano il proprio destino, affianca una politica sociale marcatamente progressista dai processi contro i violatori di diritti umani alle nozze omosessuali. Perfino nei media lArgentina oggi allavanguardia nel mondo nella battaglia contro i monopoli dellinformazione: non pi di un terzo pu essere lasciato al mercato, il resto deve avere finalit sociali e culturali perch non di solo mercato fatta la societ. A dieci anni dal crollo lArgentina sta vincendo la scommessa della sua rinascita. I paradigmi neoliberali sono sbaragliati e dallacqua alle poste alle aerolinee molti beni sono stati rinazionalizzati per il bene comune dopo essere stati privatizzati durante la notte neoliberale a beneficio di pochi corrotti. I soldi investiti in educazione sono passati dal 2 al 6.5% del PIL e la lista potrebbe continuare. Basta un dato per concludere: dei 200.000 argentini che nei primi mesi del 2002 sbarcarono in Italia (tutti o quasi con passaporto italiano) alla ricerca di un futuro, oltre il 90% sono tornati indietro: meglio, molto meglio, l.
L'ultimo
numero dell'interessante rivista online "Solutions. For a sustainable and desirable future" (vedasi il sito www.thesolutionsjournal.com ), voluta da un team di studiosi capeggiati dal noto Bob Costanza, uno dei fondatori dell'Ecological Economics, dedicato ai servizi degli ecosistemi e l'editoriale di Costanza si intitola "Changing the Way We View Humanity and the Rest of Nature". Questo titolo rappresenta un po' la sfida culturale che abbiamo tutti nell'affrontare e risolvere la gravissima situazione di deficit ecologico in cui ci troviamo e nella necessit di cambiare le impostazioni di base di un sistema economico basato sulla continua crescita materiale e quantitativa che ormai giunto veramente al capolinea. Solo cambiando il modo con cui vediamo l'umanit e il resto della natura possiamo realmente riuscire ad imparare a vivere nei limiti biofisici del nostro pianeta. L'obiettivo fondamentale della sostenibilit infatti, come abbiamo ripetutamente scritto nelle pagine di questa rubrica, riuscire ad armonizzare la relazione tra sistemi naturali e sistemi sociali e quindi le relazioni tra i metabolismi naturali e quelli sociali. La ricchezza della vita sulla Terra costituisce lo straordinario capitale naturale sul quale poggia la possibilit per i sistemi sociali di perseguire, anche in futuro, lo sviluppo, il benessere e i processi economici. In quest'ottica diventa sempre pi significativo il dibattito, l'indagine, l'approfondimento, le ricadute pratiche, analizzate su basi qualificate e serie e non sloganistiche, relative al valore ed all'utilizzo dei servizi ecosistemici, come base essenziale delle nostre economie. Un importante fulcro della tanto declamata Green Economy costituito proprio dal grande valore dei servizi che la natura, la struttura, le funzioni ed i processi degli ecosistemi, offrono alle nostre societ. Questo "tassello" costituir un importante elemento di contenuto per la Conferenza ONU sullo Sviluppo Sostenibile prevista per il giugno 2012 a Rio de Janeiro. Dal 15 al 16 dicembre si tenuta a New York, presso la sede ONU, il secondo meeting intersessionale per la preparazione di questa Conferenza (vedasi il sito dedicato www.uncsd2012.org) . In questa riunione si discusso molto del testo della Conferenza stessa che, una volta approvato da parte delle delegazioni governative di tutti i paesi del mondo, costituir un importante punto di riferimento per le politiche e le azioni che si dovranno intraprendere per avviare concretamente una nuova economia, la
Green Economy. Dal 16 al 18 gennaio 2012 infatti prevista, sempre presso la sede ONU a New York, la discussione iniziale sulla prima bozza di documento della conferenza che sar pronta per quell'occasione (il cosidetto Zero Draft ). Prima di quella data, il 12 gennaio, sar lanciato a New York il rapporto finale dell'High Level Panel on Global Sustainability, il Panel di alto livello voluto dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon (si tratta di un Panel del quale mi sono gi occupato nelle pagine di questa rubrica, istituito nel 2009 e copresieduto dal presidente della Finlandia, Tarja Halonen e dal presidente del Sud Africa, Jacob Zuma, vedasi il sito www.un.org/wcm/content/site/climatecha nge/pages/gsp). Il rapporto costituir un altro importante contributo al processo verso Rio+20 (come viene definita comunemente la conferenza di Rio del 2012 che avr luogo venti anni dopo il famoso Earth Summit del giugno 1992 tenutosi sempre a Rio de Janeiro) e contribuir significativamente al ruolo del sistema delle Nazioni Unite per l'impostazione e l'attuazione di concrete politiche di sostenibilit per a venire. Come ho gi scritto in queste pagine gli obiettivi di Rio+20 riguardano il rinnovato impegno politico in favore dello sviluppo sostenibile, la valutazione di ci che stato fatto, l'attuazione degli impegni gi presi e sinora non ottemperati e come affrontare le nuove sfide emergenti ma sar centrata soprattutto su due tematiche oggi centrali per il futuro di noi tutti: la concretizzazione di una "Green Economy" nell'ambito dello sviluppo sostenibile e della lotta alla povert e il quadro istituzionale della governance per dare attuazione significativa allo sviluppo sostenibile. Si tratta di due temi molto significativi, pi che mai nella complessa situazione globale in cui ci troviamo e non un caso quindi che la Conferenza possa stimolare attese particolarmente impegnative. La grave crisi finanziaria ed economica che attraversano le nostre societ dal 2008 anche se per cause diverse, palesa, in maniera sempre pi evidente, l'inadeguatezza di un modello socio-economico fortemente centrato su visioni di crescita economica continua e di eccessiva finanziarizzazione del sistema economico, e si incrocia pesantemente con gli effetti di un crescente e devastante deficit ecologico. In questo ambito diventa sempre pi significativa la questione legata al ruolo dei servizi ecosistemici rispetto alle nostre economie e il numero di "Solutions" dedicato a questa problematica fornisce una serie di importanti riflessioni. Come ricorda Bob Costanza l'idea che
l'ambiente naturale costituisca un asset piuttosto che un impedimento all'economia ed allo sviluppo contemporaneamente vecchia e nuova. Per gran parte della storia umana, prima della Rivoluzione Industriale, i benefici che l'umanit ricavava dalla natura erano riconosciuti e facevano parte anche di norme, regole e valori culturali. Parti di foreste, laghi o montagne erano spesso dichiarate "sacre" e off-limits per l'utilizzo e lo sfruttamento. Questi asset naturali "sacri" svolgevano anche un ruolo essenziale di supporto per la vita delle comunit locali. Tali visioni "culturali" sono completamente diverse dalle posizioni e dalla mentalit delle societ industriali che hanno purtroppo e forsennatamente utilizzato i sistemi naturali, le "sorgenti" (le "sources") ed i "serbatoi" (i "sinks") della natura, sfruttandoli, oltre i limiti delle loro capacit rigenerative e delle loro capacit ricettive ed hanno profondamente intaccato la vitalit degli ecosistemi di tutto il pianeta. Anche le visioni post industriali sono state spesso caratterizzate da una considerazione della natura, degli ecosistemi, della biodiversit solo come un bello "sfondo", cosa altra dei paesaggi industriali e urbani o, in ogni caso, infrastrutturali, come dei paesaggi da cartolina, scatenando spesso sterili dibattiti che hanno frapposto e tuttora frappongono la tutela ambientale e la conservazione della natura a quelli dello sviluppo economico. Costanza ritiene che un contributo molto importante che sta fornendo la sempre pi diffusa e riconosciuta importanza che i servizi ecosistemici hanno nei confronti delle nostre economie, del nostro benessere e dello sviluppo di tutte le societ umane sta proprio nel riconsiderare le relazioni tra sistemi naturali e sistemi sociali. Importanti rapporti internazionali, patrocinati dall'ONU, come il Millennium Ecosystem Assessment (www.meaweb.org) e il The Economics of Ecosystems and Biodiversity (www.teebweb.org) hanno svolto un ruolo molto significativo da questo punto di vista. Il concetto dei servizi ecosistemici sta ormai penetrando sempre di pi nei media e nel mondo delle imprese e contribuisce fortemente a far comprendere meglio il ruolo del capitale naturale nella nostra economia e i gravi danni derivanti dalla sua mancata considerazione. Centinaia di progetti e gruppi in tutto il mondo stanno lavorando per comprendere meglio, modellizzare, valutare e gestire i servizi ecosistemici e il capitale naturale (solo per esempio, cito The Ecosystems Services Partnership www.es-partnership.org o Ecosytsem Services and Poverty Alleviation www.nerc.ac.uk/research/programmes/espa) . Tutto questo lavoro dovr essere indirizzato nel processo verso Rio+20 e nella migliore valorizzazione del ruolo che il capitale naturale ha nei confronti del nostro benessere e del nostro sviluppo nell'immediato futuro.
La mia teoria del diavolo funziona anche in versione da esportazione. Guardate un po chi sono andati a scegliere gli spagnoli come
nuovo Ministro dellEconomia. Sicuramente qualcuno ricorder la mia teoria del diavolo, secondo cui non possibile che gli esseri umani concepiscano soluzioni ai problemi a tal punto idiote ed autolesioniste. Deve necessariamente averglielo detto il diavolo. Finora la teoria funzionava benissimo in campo ambientale, ma perch farci scappare lattualmente gettonatissimo settore economico? Lo dimostra quel che sta succedendo in Spagna. Il diavolo in trasferta arrivato in nella penisola iberica, ed ha suggerito in un orecchio al premier Rajoy il nome del nuovo Ministro dellEconomia. Nel solco della tradizione, o meglio dellultima moda in voga per tutta lEuropa, si tratta ovviamente di un banchiere. Ma sapete, tra i tanti banchieri su piazza, chi sono andati a scegliere gli spagnoli per essere sicuri di risanare la loro economia, emergere dalla crisi, rilanciare la crescita, avviare il Paese ad un futuro fulgido? Lex Presidente di Lehman Brothers. E poi dice che la teoria del diavolo una sciocchezza.
Cina, L'abbiamo
Wukan:
contadini,
tweets
Mao Zedong. L'uomo che voleva cancellare il "passato feudale" diede una bella verniciata leninista alla figura dell'intellettualefunzionario e nei discorsi di Yan'an del 1942 lo defin un lavoratore di tipo particolare, al servizio degli altri lavoratori, quindi dell'avanguardia che li guida e li rappresenta, quindi del Partito. Giornalisti compresi, si intende. Il principio stato riaffermato appena due mesi fa dal presidente Hu Jintao, nel suo discorso sullo "sviluppo culturale" in chiusura del comitato centrale. Per farla breve, il cinese "della strada" non sente in genere la nostra stessa urgenza morale di far sapere al giornalista la propria verit o il proprio parere. Ora ci sia perdonata questa generalizzazione: da noi, uno ti parla a meno che non corra qualche rischio e talvolta anche se lo corre. Lo fa perch sente un obbligo morale. In Cina, uno ti parla solo se ci intravede un qualche vantaggio (personale, familiare o collettivo). Il suo obbligo morale gli impone di considerare le conseguenze di ci che potrebbe dire, la verit non "bene" di per s. "Perch dovrei? Chi mi obbliga?" Cos, il piccolo imprenditore in crisi di Wenzhou si rifiuta di incontrare il reporter perch "questo potrebbe danneggiare il mio business". Ma il funzionario della stessa citt ti spiffera tutto sulla crisi in corso anche se "materiale sensibile": ha considerato i pro e i contro e sa che se vuole riforme pi liberali deve premere sul potere anche attraverso i media. Qualcosa del genere sta forse accadendo a Wukan, ma con maggiori potenzialit. Qui, dicono le cronache "twittate" dagli stessi giornalisti occidentali, i cittadini si sono chiesti per qualche giorno se, ai fini della lotta, quei tipi attaccati al computer fossero un guaio oppure un'opportunit. Ultimamente devono avere optato per quest'ultima scelta. Scrive @TomLasseter (uno dei giornalisti stranieri presenti a Wukan): "Ogni volta che cammino per strada, qualcuno mi offre cibo e mi chiede se ho bisogno di aiuto. Un abitante si offerto oggi di venire con noi a piedi fino al limite del villaggio, ci ha detto che era preoccupato perch i poliziotti in borghese avrebbero potuto fare un tentativo per acchiapparmi. Oltre all'ospitalit, ho colto in questi segni il timore che il governo possa ordinare l'assalto al villaggio qualora i giornalisti stranieri se ne vadano." Ora, reporter di tutto il mondo stanno convergendo su Wukan. Se la lotta di quella gente avr successo, se la notizia si diffonder, forse pi cinesi si renderanno conto dell'importanza di "far sapere".
La seconda e la terza economia del pianeta vogliono usare le proprie monete nei loro scambi, bypassando il dollaro
da Zero Hedge.
Per
tutti quelli che ancora pensano alla guerra di attriti tra il dollaro e leuro (perch al contrario di quello che alcuni hanno "scoperto" solo di recente, le guerre sulle monete ci sono da molto, molto tempo e continueranno a esserci, prima di mutarsi in guerra commerciali e reali) dove tutte e due le monete hanno il destino segnato e in chi vince si prende tutto, direi di dover prendere in considerazione per un istante i pi recenti aggiornamenti che vengono dai paesi che si affacciano sul Pacifico (dove incidentalmente lo Shanghai Composite ha ripreso la sua incessante corsa al ribasso con lovvia intenzione di chiudere il 2011 al minimo da 52 settimane) in cui troviamo che: a) il controllo egemonico del dollaro sul pianeta sta terminando;b) la relazione mercantilista a lungo sostenuta tra Cina e Stati Uniti potrebbe invertirsi, e nella sua prossima metamorfosi vedremo il Giappone comprare le obbligazioni cinesi (anche se probabilmente non troppo a lungo, vedi il post successivo). Come riportato da Bloomberg , "Giappone e Cina promuoveranno scambi diretti di yen e yuan senza usare il dollaro e incoraggeranno lo sviluppo di un mercato dei cambi, per tagliare i costi per le aziende, sono le parole del governo giapponese. Il Giappone effettuer acquisti di obbligazioni cinesi il prossimo anno, cos si pronunciato il governo giapponese in una dichiarazione successiva a un meeting tra il Primo Ministro Yoshihiko Noda e il Premier cinese Wen Jiabao tenuta ieri a Pechino. E prima che qualcuno asserisca che si tratta solo di ostentazioni di politica estera [] vista lenorme dimensione del volume degli scambi tra le due pi grandi economie asiatiche, questo accordo molto pi significativo di qualsiasi altro patto che la Cina ha firmato con altre nazioni, ha detto Ren Xianfang, un economista di IHS Global Insight Ltd. Per quanto riguarda la mossa mercantilista al rovescio della Cina una di quelle che potrebbe intontire chiunque crede che lo yuan sia ancora sottovalutato -, "il Ministro delle Finanze Jun Azumi ha affermato il 20 dicembre che gli acquisti di obbligazioni cinesi avranno un effetto positivo sul Giappone perch lo aiuter a rivelare pi informazioni sui mercati finanziari in Cina, la detentrice della maggior quantit di riserve monetarie al mondo." A riguardo, non stato proprio Albert.
Edwards che ieri si gongolava del fatto che, col passare del tempo, finisce sempre per avere ragione, in questo caso sulla prossima svalutazione dello yuan? Ancora qualcosa sul bypass diretto del FX, che potrebbe far dannare parecchio i trader sul dollaro, da Bloomberg: Incoraggiare gli scambi utilizzando direttamente yen e yuan ha lobbiettivo di ridurre i rischi valutari e i costi commerciali, ha affermato il governo giapponese. Al momento, circa il 60 per cento delle transazioni commerciali tra le due nazioni utilizza il dollaro, secondo il Ministero delle Finanze giapponese. La Cina il terzo partner commerciale del Giappone. Nel settembre del 2010 lex ministro delle Finanze Noda afferm che il Giappone avrebbe dovuto investire nel mercato cinese dato che la Cina acquista il debito giapponese. Il Giappone ha 1,3 trilioni di dollari in riserve di divise estere, il secondo quantitativo al mondo. Anche lAustria ha garantito di voler comprare bond cinesi, secondo un funzionario del governo giapponese. Le banche centrali dalla Thailandia alla Nigeria hanno intenzione di iniziare a comprare asset in yuan dato che il rallentamento globale della crescita ha posto un freno ai tassi di interesse negli Stati Uniti e in Europa. Investire nel debito cinese diventato pi semplice per le banche centrali dato che questanno le emissioni di obbligazioni denominate in yuan a Hong Kong si sono pi che triplicate, raggiungendo i 112 miliardi di yuan (18 miliardi di dollari) e gli istituti bancari hanno stabilite quote da investire onshore. Quindi, mentre gli Stati Uniti e lEuropa bisticciano su chi si dovr muovere per primo a salvare laltro, quelli che si pensa dovrebbe fare il bail-out hanno deciso di allontanarsi gradualmente da quel buco del debito senza fondo che diventato il mondo sviluppato. Tutto quello che dovr avvenire che Russia e India si uniscano a questa intesa e che Jim O'Neill alla fine abbia avuto ragione, anche se con un esito al 100% opposto di quello desiderato da Goldmanite, mentre la globalizzazione procedere sulla sua strada.. ma senza Stati Uniti ed Europa.
bus americani si dotano di Wi Fi gratuito, ed boom. Mentre in Italia tornano in auge i vagoni piombati per il popolino Certe volte basta unidea, e negli USA spesso hanno di questi exploit. Lultimo piccolo lampo di genio americano, riuscito nella fantastica impresa di aumentare del 32% nel 2011 gli utenti dei bus a lunga percorrenza, gli intercity bus. E bastato dotarli tutti di Wi Fi gratuito. Oltre, naturalmente a tariffe pi basse e competitive con treni e aerei, e offerte speciali con biglietti persino ad 1 dollaro. Se aggiungete allequazione laumento del prezzo della benzina, ottenete la miscela perfetta perch migliaia di americani si siano convinti a lasciare a casa lauto e a prendere il bus per viaggiare tra una citt e laltra. Inoltre, la possibilit di usare Internet ha reso il vecchio autobus molto pi cool di quanto non fosse percepito nel passato. Insomma, prendere il bus fa anche figo. (Nel frattempo in Italia le Ferrovie inaugurano la quarta classe sul Frecciarossa, coi vagoni piombati da cui i morti di fame non possono uscire. Ognuno ha la crisi che si merita.)
I derivati Otc hanno rotto gli argini. Rischi di nuova crisi finanziaria
Scritto per Ifanews da Mario Lettieri, sottosegretario dell'Economia nel governo Prodi e Paolo Raimondi, economista.
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La Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea nel suo ultimo rapporto trimestrale conferma limpazzimento della finanza globale. I derivati finanziari Over the counter (Otc), cio quelli negoziati fuori dai mercati regolamentati e tenuti fuori bilancio, nel primo semestre del 2011 sono aumentati in modo stratosferico. Alla fine di giugno il valore nozionale totale degli Otc ha raggiunto 708 trilioni di dollari con un aumento del 18% rispetto ai livelli calcolati a fine dicembre 2010! In sei mesi, quindi, le operazioni in derivati sono aumentate di 107 trilioni, cio di 107.000 miliardi di dollari! Sono stati superati tutti i record. Si ricordi che alla vigilia della grande crisi, a giugno 2008, il totale Otc aveva raggiunto la vetta di 673 trilioni di dollari. La straordinaria crescita di tali titoli avvenuta nonostante i tanti ottimistici impegni a riformare il sistema finanziario globale assunti dal mondo politico nei vari meeting internazionali dopo il crollo della Lehman Brothers. Ora, mentre il Fmi paventa una recessione nel mondo cosiddetto avanzato, la Bce la d per certa in Europa e lOcse parla di gravi rischi di una crescita negativa, le grandi banche internazionali, in primis quelle americane ed inglesi, ed il sistema bancario ombra da loro controllato, hanno dato una accelerata senza precedenti ai prodotti derivati. La finanza speculativa si allarga a dismisura e leconomia reale e produttiva si contrae! C il rischio di unaltra crisi molto pi devastante di quella che stiamo ancora vivendo. La Bri rivela che lesplosione dei contratti Otc determinata quasi totalmente dalla crescita dei derivati accesi sul rischio dei tassi di interesse. Da soli essi coprono 554 trilioni. In questo campo le operazioni sono aumentate del 19% in 6 mesi. Sono contratti fatti un po in tutte le principali monete. Un altro aspetto preoccupante che la maggior parte dei contratti suddetti ha una scadenza sempre pi breve. Quelli con scadenza oltre i 5 anni si sono ridotti del 6%, assestandosi intorno a 130 trilioni di dollari, mentre quelli con scadenza a meno di un anno sono aumentati del 30% raggiungendo i 247 trilioni di dollari. Ci sintomo di alta instabilit e di grande volatilit che, nel momento in cui gli Otc entrassero in fibrillazione, potrebbero provocare un devastante effetto valanga soprattutto sulle economie pi deboli. Potrebbero esserci effetti negativi anche sulle monete in cui i contratti sono stati sottoscritti. Certamente questa nuova ondata speculativa soddisfa gli operatori e gli speculatori della City e di Wall Street. Secondo lOffice of the Comptroller of the Currency (Occ), lagenzia che regola e controlla il sistema bancario americano, nel terzo trimestre del 2011 le banche Usa hanno infatti registrato dei profitti enormi: 13, 1 miliardi di dollari con un aumento del 78% rispetto al trimestre precedente. LOcc tra laltro dimostra che i derivati creati dalle banche americane sono poco meno di 250 trilioni di dollari, di cui l87% in prodotti strutturati sui tassi di interesse. Si ripropone la grande questione delle banche too big to fail, quelle troppo grandi per lasciarle fallire, che di fatto hanno determinato il sistema economico e finanziario e hanno ricattato il mondo politico. Nel frattempo esse hanno accelerato il loro processo di concentrazione e di controllo del potere finanziario. Infatti, se nel 2009 le cinque maggiori banche americane detenevano l80% di tutti i derivati emessi negli Usa, oggi 4 banche soltanto, la JP Morgan Chase, la City Group, la Bank of America e la Goldman Sachs, ne detengono il 94% del totale. Dai preoccupanti dati esposti emerge con forza la necessit per lItalia e per lEuropa non solo di adottare con celerit le decisioni di propria competenza, ma anche soprattutto di giocare un ruolo pi attivo in sede di G20 dove, purtroppo, finora non si mai deciso nulla di realmente efficace contro lo strapotere del sistema bancario finanziario speculativo.
PAGINA 8 Alternativa news n57