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Volume : 3 Numero: 75 Data: Maggio 2012 Sede: Gruppo Alternativa Liguria Di: Asta Paolo, Martini Claudio

Alternativa news
In collaborazione con: Megachip

IN QUESTO NUMERO
1 - Fine del Centro - Di: Giulietto Chiesa (pag. 1) 2 - ALTERNATIVA LAVORO! (pag. 2) CHIAMA AL

Fine del Centro - Di: Giulietto Chiesa - www.ilfattoquotidiano.it


Bisogna capire cosa sono i terremoti elettorali in Francia, Grecia, Germania, Italia. Anche
perch solo un inizio, e sbagliare giudizio sar pericoloso. Io credo che abbiano un epicentro comune: si chiama rottura del patto sociale europeo. Chi lha prodotta? Una rivoluzione, quella dei banchieri, cio il passaggio finale, formale, della politica nelle mani della finanza internazionale, di quelli che Luciano Gallino chiama i proprietari universali. I popoli europei, raggirati prima e adesso bastonati senza piet, cominciano a reagire. Per ora confusamente. Ma cominciano a capire. E cosa vedono? Vedono che i partiti tradizionali, tutti, destra e sinistra, cui avevano fatto riferimento negli ultimi cinquantanni, mancano allappello. Perch hanno tenuto bordone, hanno taciuto, sono complici. Per questo gli elettori li abbandonano (cominciano ad abbandonarli). Cosa cercano? Risposte semplici, salvifiche. Quelli di destra scivolano verso il nazionalismo, il razzismo, la xenofobia. Emozioni forti, plebee. Quelli di sinistra anelano a, per ora vaghe, piattaforme di buon governo, pi partecipazione, pi democrazia. Tutti capiscono che le decisioni passano sopra le loro teste. Vanno alle estreme. Pi si accentua la crisi, pi queste tendenze diventeranno acute, e di massa. E la fine del centro. In Italia Beppe Grillo. In Germania sono i Pirati, i Verdi, la Linke. In Grecia Syriza e Alba tragica. In Francia Marie Le Pen, e Mlenchon (vincono ancora Merkel e Hollande, perch in Germania e Francia la crisi ancora poco visibile e l i partiti tradizionali ancora non sono franati). Siamo solo allinizio. Poi cosa verr? Se loffensiva dei banchieri continua, che succeder? Loro, i banchieri, e i loro servi politici e giornalisti, dicono che poi verr la crescita. Ma la crescita impossibile senza investimenti. E investimenti non possiamo farne perch abbiamo permesso il pareggio di bilancio in Costituzione. Dunque ci restano due speranze: la prima attingere al mercato internazionale della finanza, indebitandoci ancora di pi. La seconda privatizzare: cio svendere tutte le propriet dello Stato. A chi? A coloro che verranno con il denaro inventato al computer. Cio ai nove banchieri che dominano il pianeta Occidente. Il fatto che, se siamo in questa situazione perch siamo entrati in una crisi strutturale che non ha uscita. Siamo al capolinea. I banchieri sono diventati rivoluzionari non per caso. La catena di SantAntonio si rotta e loro continuano a strattonarla. Adesso dopo averci ipnotizzati tutti con il consumismo si apprestano a costringerci al razionamento (che saranno loro a decidere come farlo). Come se ne esce? Non so, francamente. Ma so che la prima cosa da fare non pagare il debito usuraio che cimpongono (a tutti gli europei ormai). Secondo mettere fuori legge i derivati e mettere in galera quelli che interagiscono con gli offshore (vere organizzazioni criminali, come coloro che ci portano i soldi). Terzo, nazionalizzare subito le pi importanti banche. Keynes si pu usare, per qualche tempo, ma non baster a lungo, perch una crescita infinita in un sistema finito di risorse impossibile. Questo appunto il capolinea. Si scende. Comincia una transizione. Ma questa politica, questi partiti, questi maggiordomi, non sono in grado nemmeno di concepirla. Sono pagati per non farla. Allora bisogna mettere mano a un comitato di salvezza nazionale che unisca tutte le forze popolari e che imponga (in base alla Costituzione, fino a che non la aboliranno del tutto) una svolta radicale. Arriva il nazismo bianco(ce lo annuncia Tremonti, uno che i nazisti bianchi li conosce bene). Se siamo capaci, bene, se non siamo capaci, peggio per noi.

3 - Elezioni: il Movimento 5 Stelle e il miracolo italiano - Di: Debora Billi (pag. 2) 4 - Marine Le Pen e la destra xenofoba-populista francese - Di: Anna Lami (pag. 3) 5 - Val Susa, Italia: Pd e Pdl insieme, per conquistare Avigliana - Di: Libre (pag. 3/4) 6 - Primo Maggio. La classe operaia andata in pensione - Di: Gianni Biondillo (pag. 4/5) 7 - Ecco come reagiranno i partiti - Di: Fabrizio Tringali (pag. 5/6) 8 - qui la festa? - Di: Anna Lami (pag. 6/7) 9 - Loccupazione della Torre Galfa a Milano Di: Ivan Carozzi (pag. 7) 10 - Eurodammerung. Il crepuscolo dell'Euro - Di: Paul Krugman (pag. 7) 11 - La nuova frontiera agricola - Di: Mirel Bran (pag. 8)

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ALTERNATIVA CHIAMA AL LAVORO!


la solita disoccupazione, questa volta. unintera generazione di uomini e di donne che viene sacrificata in una guerra sociale spietata. Per milioni di persone lavventura della vita adulta passa ora soltanto attraverso brutti lavori o nessun lavoro. Non una questione contingente ma un divario crescente tra domanda e offerta di lavoro. Una societ fin qui ordinata dal lavoro, ora minacciata nelle sue fondamenta dalla nuova regola imposta dal potere: il precariato strutturale. Se nulla cambia, saranno compromessi i destini di intere generazioni. Sar annichilita la cittadinanza, non avr pi basi la sovranit che appartiene al popolo. I sovrani rimasti sono gli iniziatori e i complici di questa guerra sociale. Il loro progetto lasciar crescere un esercito di riserva di disoccupati che si aggiungono via via nelle mille piccole crisi settoriali e nei mille territori che collassano. A quel progetto interessa che si gonfi una massa nebulosa di sottoccupati o precari, che galleggia a malapena sul livello medio di sopravvivenza: cos pi comodo fare a pezzi il quadro che teneva insieme i diritti conquistati e anche i doveri. Non solo distruggono il futuro personale di milioni di cittadini, non solo impediscono il formarsi di milioni di famiglie, ma compromettono irresponsabilmente la cultura del lavoro italiana. Questi sono gli esiti finali di un progetto di politica economica globale, che in Italia sta realizzando il governo dei cosiddetti tecnici. Un progetto purtroppo chiaro e che scaglia il paese, senza freni, in un precipizio. Ma che dice anche come questa lite di banchieri non in grado di capire quali cambiamenti radicali sono gi avvenuti, che rendono le sue ricette ridicole e pericolose per la collettivit. Solo un cieco avventurismo pu ignorare che negli ultimi cinque decenni si verificato: a) un aumento costante e vertiginoso della produttivit; b) che siamo ormai arrivati alla saturazione consumistica che ci obbliga a lavorare in modo parossistico per produrre il superfluo; c) che sono emersi i limiti ambientali con i relativi segnali di collasso; d) che il mondo ormai pieno di qualche miliardo di nuovi produttori non pi rapinabili e ormai in grado di difendersi. Tornare indietro impossibile. Ci annunciano che i tempi sono cambiati e che nulla sar come prima. Ce ne siamo accorti da soli. Ma sono proprio loro che non vedono ci che gi accaduto. Per questo partoriscono lideuzza del mettere ordine nei conti pubblici, ignorando che ci produce disordine sociale che si rovescia su gran parte della popolazione. Lunica cosa che si produce crescente insicurezza che comincia a produrre rivolta. Annunciano crescita futura in cambio dei sacrifici, ma non ci sar nessuna crescita, n nel breve, n nel medio periodo. Invitiamo perci tutte le forze politiche, sociali, intellettuali che condividono questo giudizio a pensare insieme a qualcosaltro, a un modello provvisorio ma non improvvisato di organizzazione del lavoro. La conferenza internazionale sulla decrescita, a Venezia nel settembre 2012, sar una buona occasione per affermarlo. Intanto, la proposta di Luciano Gallino - presentata al convegno di Firenze dellALBA (il nuovo soggetto politico) e ivi approvata - da prendere in seria considerazione, prima di tutto come strumento di battaglia. Essa dice con chiarezza che la sfera pubblica deve operare come creatore di lavoro di ultima istanza, incidendo direttamente sulla sorte lavorativa del maggior numero di persone. Lo si pu fare con una congrua tassa di scopo con cui creare opportunit per i disoccupati e i sottoccupati precari che deve riguardare per tutte le fasce det e non solo quelle giovanili. Lorizzonte quello di un reddito di cittadinanza legato a percorsi di lavoro, diritti, doveri, accesso universalistico a beni sociali. Un

Non

fisco gi pi rispettoso della costituzione, con una tassazione pi progressiva, si aggiungerebbe a una pluralit di fondi in grado di finanziare una profonda riforma nella struttura del lavoro. Anzich un esercito di riserva di sottoccupati e disoccupati, si avrebbero le risorse umane per far funzionare tante realt economiche essenziali che sono trascurate da quando prevale il punto di vista della rendita finanziaria di breve periodo: la manutenzione delle scuole e degli ospedali, della stessa struttura produttiva, settori come la ricerca e la formazione, i settori abbandonati perch ritenuti infruttuosi, lagricoltura locale, le integrazioni di reddito o le detassazioni che possono dare sicurezze di lungo termine per lavori saltuari ma importanti per lequilibrio sociale. Non un paradosso: la fine dellossessione della crescita funzionale al debito consentirebbe di aprire molti cantieri che altrimenti non aprirebbero mai. Per la fine del precariato non occorre la promessa di far crescere il PIL per darlo ai redditieri, occorre una Repubblica fondata sul lavoro. Floridezza ed emancipazione sociale, non crescita. Chi ci fa la guerra non vuole che lavoriamo tutti, ma di pi (e non solo per pi anni, ma anche per pi ore). Due secoli indietro. Noi vogliamo andare in unaltra direzione: lavorare tutti, ma di meno, con tempi di vita valorizzati, risorse non solo monetarie, recupero di una dimensione sociale, un reddito che ci renda cittadini. Ci serve, urgentemente, un modello di transizione, che punti a ricucire il tessuto sociale. Poi dovremo dire che anche questo non sufficiente per rimettere in moto la macchina della crescita, che ormai inservibile. Al contrario dobbiamo mettere in discussione proprio la quantit del tempo di lavoro necessario. E avanzare un piano di riconversione industriale che metta in primo piano la riconversione ecologica. E pensare a una transizione oltre questo sistema. Ma vogliamo arrivarci vivi. Alternativa. Laboratorio politico culturale. Gruppo Lavoro.

Elezioni: il Movimento 5 Stelle e il miracolo italiano - Di: Debora Billi www.crisis.blogosfere.it Carini, eh, i rappresentanti di "Golden Dawn", il partito neonazi che ha preso un bell'8 per cento in Grecia? Neonazi. In Grecia. Teste rasate, facce incazzate e torve, muscoli in evidenza, e fregi che ricordano svastiche. Succede. Succede, quando un Paese sull'orlo del baratro e non sa a che santo votarsi. Ed l'opzione soft, perch quella hard un casino di piazza senza capo n coda che conduce dritto al golpe militare. Ai greci toccato gi il golpe finanziario e i cittadini non ce la fanno pi. Nella loro scheda elettorale, le solite facce prone ai diktat neoliberisti globali oppure i neonazi che vaneggiano di Patria, Onore, e morte ai banchieri. Si finisce allora col votarli, tanto peggio tanto meglio. A noi invece andata di lusso, almeno per queste amministrative. E' sbucata una valvola di sfogo che ha preso il posto che sarebbe stato inevitabilmente occupato da nazisti e pazzoidi assortiti: il Movimento 5 Stelle. Un miracolo italiano. Invece delle teste rasate tatuate, ingegneri e volontari delle ONG. Invece dei razzisti sciovinisti francesi, geologi e insegnanti. Invece dei picchiatori, laureati secchioni che sciorinano dati e cifre. Invece del morte allo zingaro e dalli al cinese, piste ciclabili e orti urbani. Abbiamo parlato male degli italiani per 15 anni, e poi guarda che ti combinano: unici in Europa a non farsi incantare dalle sirene dell'estremismo nero, si rimboccano le maniche tra cittadini e provano a fare qualcosa che abbia un futuro. Un esempio per tutta l'Unione. E se ancora ci vedete demagogia, populismo e antipolitica, fate uno sforzo di immaginazione: potevamo a quest'ora stare commentando Forza Nuova all'8%. Come ci saremmo sentiti, allora?

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Marine Le Pen e la destra xenofoba-populista francese


Di: Anna Lami - Megachip

Mettiamo le mani avanti: in Italia non c


attualmente nessuna Marine Le Pen allorizzonte, per fortuna, anche se non detto che le cose non possano cambiare in un prossimo futuro. Per ora la Lega Nord, che rischiava di raccogliere alcune quote significative di consenso popolare contro Monti, naviga in cattive acque e la Destra di Storace tutto fuorch un movimento con speranze di radicamento sociale e crescita elettorale significativa. In Francia tutta unaltra storia. Oltretutto da quando il Front National non subisce pi la concorrenza degli scissionisti di Bruno Mgret (2.3 % al primo turno delle presidenziali del 2002) si pu tranquillamente considerare lunico reale partito della destra xenofobo-populista francese. Mai sdoganato dagli ambienti conservatori e moderati, mai arruolato nemmeno per accordi tattici contingenti, quindi essenzialmente puro e non compromesso con nessun partito di potere, agli occhi dellelettorato pu, con una certa credibilit, presentarsi quale reale opposizione all embrouille Umps . Dal 2011 la sua leader pressoch incontrastata donna, figlia darte, quarantenne, mamma di tre figli, divorziata e femminista. Marine Le Pen la migliore creatura politica che lestrema destra europea possa proporre sul mercato elettorale di questi tempi. Con lei al timone, il Front National diventato il primo partito tra le fasce pi deboli della popolazione francese , ha conquistato una parte non trascurabile dellelettorato femminile e ha un successo notevole tra i giovani. Da quando Marine ha ereditato la leadership del Front, sono stati aboliti tutti i marchi distintivi dellestremismo parafascista: finita lepoca dei nostalgismi vandeani, definitivamente fuori gli skinheads dai cortei e dai ranghi dellorganizzazione, espulsi i quadri colti in fallo mentre si lasciavano andare a romantici saluti romani (Alexandre Gabriac, fotografato mentre salutava romanamente, stato radiato), significative aperture sul tema dei diritti civili per gli omosessuali. Con Marine si sono oltretutto fatte largo le donne e le istanze femminili, in barba alla tradizione machista dellestrema destra: le ragazze del Front National non si sentono angeli del focolare n rivendicano solo il diritto ad essere madri. Chiedono parit nel trattamento economico rispetto agli uomini ed arringano contro la sottomissione femminile dellIslam integralista. Le Pen ha chiara la linea.

di distinzione amico-nemico: loro resistono in difesa della nazione, contro il nemico rappresentato tanto dallUnione europea delle banche quanto dallimmigrazione e dallislamizzazione. Non a caso alla radio si rallegrata perch la tecnocrazia di Bruxelles teme il risultato del suo FN: il ritorno della nazione e della volont popolare, ha dichiarato. Dunque, abbastanza intelligente da saper alzare la bandiera del patriottismo francese (a differenza di quanto avviene Italia, oltralpe nessuno si vergogna della propria cittadinanza) coniugando modernit nellimmagine a radicalit nei messaggi e concentrando la campagna elettorale sui 3 temi centrali: rifiuto dellUnione Europea e dellEuro, critica alle storture delleconomia mondializzata, feroce attacco agli immigrati ed allinvasione musulmana. Il Fn mette il dito nella piaga dei principali problemi del tempo presente e nonostante le sue risposte siano populiste e sbagliate (ad esempio scaricando il malcontento sociale dei francesi, in particolare dei pi disagiati, contro il facile bersaglio dei migranti stranieri, alimenta la guerra tra poveri) convince tanti perch le altre forze politiche o sono corresponsabili dei problemi attuali (come lUMP di Sarkozy e il Parti Socialiste di Hollande) o sono incapaci di proporre alternative credibili. Basti pensare che Eva Joly candidata dei Verdi di Europe- cologie uneuropeista convinta (non a caso ha dimezzato i voti del suo schieramento precipitando al 2%), che Jean-Luc Melenchn, del Front de la Gauche, pur proponendo cose meritevoli come labolizione del fiscal compact, laumento dei salari minimi e luscita dalla Nato, rimasto sostanzialmente silente sulla questione dellEuro e del debito perch gi pensava allappoggio garantito al socialista Hollande nel ballottaggio, per non parlare dei candidati di Lutte Ouvrire e Nouveau Parti Anticapitaliste ridotti ai minimi storici in quanto persi nel loro trotskismo dantan. Invece il Front National pone in primo piano la tematica della sovranit nazionale, orrore degli orrori: ma non si capisce davvero, e soprattutto piuttosto impegnativo farlo capire, come si potrebbe difendere quel poco di democrazia che ci resta e magari riconquistare qualcosa di meglio senza fare i conti con un recupero della sovranit nazionale ormai espropriata dalla tecno-finanza europea. Semmai il problema come declinare il recupero della sovranit nazionale in chiave autenticamente democratica e progressiva senza inceppare in pulsioni fascistoidi e razziste. Ed anche come conciliarla con la costruzione di unEuropa a vocazione sociale e non pi ostaggio di pochi. Due sono le possibilit: o sorger una vera alternativa politica in grado di dare uno sbocco positivo alle istanze popolari oppure il pericolo che certe forze reazionarie intercettino il malcontento popolare e lo dirottino su binari deviati rischier di diventare una preoccupante realt.

Val Susa, Italia: Pd e Pdl insieme, per conquistare Avigliana


Di: Libre - www.libreidee.org

A prima vista, sembra una qualsiasi campagna elettorale locale, di rango comunale. Non lo , se vero che scomoda nientemeno che Nichi Vendola, accanto allaltro leader nazionale impegnato nella contesa, Beppe Grillo. Due pesi massimi, in difesa di una cittadina di nemmeno quindicimila abitanti? Ebbene s: perch il Comune in questione Avigliana, dinamico capoluogo produttivo della valle di Susa ribelle, a met strada fra Torino e le Alpi. Ventanni fa, quando lepopea No-Tav era alle primissime battute, ancora lontana dallattuale dimensione popolare, Avigliana pun il partito trasversale degli affari premiando una lista di outsider, dal nome inequivocabile: Piazza Pulita. Da allora, la dinastia della trasparenza ha sfornato sindaci-contro. Ultimo esponente Carla Mattioli, nel 2005 in prima linea sulle barricate della storica rivolta pacifica che costrinse il governo a sospendere il progetto Torino-Lione, rivelando allItalia la profetica resistenza della valle di Susa, avamposto della Grande Crisi. Periodici e inutili assalti elettorali hanno tentato di disarcionare gli eretici di Avigliana. Problema: centrodestra e centrosinistra marciavano in ordine sparso. Oggi, invece ed ecco la grande novit del fatidico 2012 Pd e Pdl scommettono insieme sulla caduta degli eredi dellantica Piazza Pulita. Sembrano normali elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale, ma non lo sono: perch in palio, insieme al premio simbolico della poltrona di sindaco, c lindipendenza politica della valle di Susa di fronte alla minaccia della Torino-Lione, il mostro che avanza tra reticolati e lacrimogeni, senza mai uno straccio di spiegazione. Mario Monti e Giorgio Napolitano si sono semplicemente rifiutati di rispondere allappello di 150 docenti e tecnici delluniversit italiana, evitando cos di entrare nel merito delle elementari questioni sollevate: costi, convenienza, utilit strategica, infiltrazioni mafiose, impatto ambientale, grandi pericoli per la salute. Domande imbarazzanti? E allora, per lestablishment, niente di meglio che togliere di mezzo chi le pone, conquistando anche Avigliana, per via elettorale: obiettivo,
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addomesticare il pi importante Comune della valle. Insieme alla Comunit Montana, presieduta da Sandro Plano ex sindaco di Susa iscritto al Pd, dissidente in quanto No-Tav e perennemente minacciato di espulsione dal partito il Comune di Avigliana resta il maggior caposaldo istituzionale valsusino. Lirriducibile avversione alla Torino-Lione disturba i manovratori torinesi, il cui sogno il commissariamento definitivo della valle e la sua normalizzazione, mediante loccupazione anche politica delle istituzioni-simbolo. Furono proprio i sindaci schierati in fascia tricolore, nel 2005, a indurre il governo a non abusare dei reparti antisommossa. Per contro, la successiva e parziale ritirata delle autorit locali di fronte alle ambigue prove di dialogo tentate, senza successo, dallOsservatorio di Mario Virano ha finito per consentire al mainstream di presentare a lungo la protesta No-Tav come una ordinaria questione di ordine pubblico, come se a monte non ci fosse lo scandalo della Torino-Lione. Il progetto pi pazzo dItalia resta un oggetto misterioso: una maxi-opera devastante, finanziariamente suicida e completamente inutile, mandata avanti a qualsiasi costo si teme solo per intascare il bottino dei finanziamenti europei, sufficienti peraltro ad aprire soltanto i primi cantieri, sulle aree conquistate il 27 giugno 2011 manu militari, con luso della forza, strappandole agli abitanti. Si scrive Avigliana, si legge Italia: se dietro le quinte, oltre le maschere della vita pubblica locale, si muovono gli uomini di Piero Fassino, di concerto con lo stato maggiore del Pdl piemontese, dallaltra parte della barricata resistono gli eredi di una singolare rivoluzione civica, antesignana degli attuali Comuni Virtuosi. Isolati, ma non troppo: con la lista Avigliana citt aperta, a dar manforte allennesimo candidato dalla faccia pulita, il popolarissimo insegnante Angelo Patrizio, si mobilitano direttamente Nichi Vendola e Beppe Grillo, a disegnare una nuova possibile frontiera, un argine di volenterosi per provare a salvare lItalia che affonda. Sul fronte opposto, quello dei cosiddetti poteri forti, laffabile Aristide Sada cavallo di razza e figlio di Gioachino, antico mentore di Piero Fassino e Sergio Chiamparino sfodera lo slogan Grande Avigliana, che fotocopia il claim Gran Torino della campagna fassiniana, promettendo nuove convergenze per prospettive condivise. Piaceranno, quelle nuove convergenze, ai cittadini di Avigliana che vedono trasformato il proprio Comune in una sorta di campo di battaglia, nella pluridecennale guerra fredda pro o contro la Torino-Lione? Un incubo, che non accenna a dileguarsi neppure in piena emergenza-debito, sconcertando economisti e intellettuali: don Ciotti chiede che la grande opera venga almeno discussa, Roberto Saviano sostiene che lo Stato non in grado di vigilare sulle infiltrazioni della ndrangheta nei cantieri, ma il governo dei banchieri tace su tutto. Di rigore si pu morire, e la malattia pi grave resta linaudita diserzione della politica, cos spesso ridotta a comitato daffari al riparo del commissario tecnico di turno. Riscrivere le regole? Primo: non calpestare i cittadini. E quello che chiede da ventanni la valle di Susa, divenuta Avigliana in testa un cruciale laboratorio politico. In fondo, lultima istituzione rimasta davvero al cittadino il Comune: archiviata la propaganda bugiarda e decrepita del marketing nazionale con destra e sinistra ormai unite, allombra di Mario Monti i valori che oggi tornano in campo evocano parole antiche, come legalit e trasparenza: la piena sovranit di istituzioni credibili, verso la riconquista popolare di un bene supremo, chiamato democrazia.

Primo Maggio. La classe operaia andata in pensione - Di: Gianni Biondillo - www.doppiozero.com
Alfonso abitava al sesto piano della torre a stella dove vivevo anchio da ragazzo, a Quarto Oggiaro. Era un operaio dellAlfa Romeo; si divertiva a raccontarmi di quando era partito da Napoli neppure ventenne e appena sceso alla stazione Centrale di Milano guardandosi attorno si disse, convinto: questa la mia citt. Trov quasi subito lavoro in fabbrica.Il suo caporeparto gli parlava in dialetto milanese e si incazzava se Alfonso (Rossi, un cognome che pare gi un luogo comune) faticava a comprenderlo. Per par condicio lui replicava in napoletano, finch, nel tempo, trovarono nellitaliano la lingua franca per comunicare e lavorare al meglio, tutti assieme. Allinizio non conosceva nessuno, ma fra colleghi di reparto, sezioni di partito, riunioni sindacali, nel volgere di poco tempo si sent gi completamente integrato. Qualche mese dopo la sua partenza, la madre dal paese, piangendo di nostalgia al telefono, gli implor di ritornare a casa. No - fu la sua risposta non torno. Qui mi chiamano signor Rossi, mi danno del lei e rispettano il mio lavoro. Era uscito dal suo mondo pre-moderno, familista, aveva preso coscienza, sapeva dappartenere ad una classe in s e per s. Erano gli anni Sessanta, gli anni in cui nacqui io, figlio di due immigrati meridionali, sottoproletari e semianalfabeti, che il massimo che potevano augurare al loro figlio era un lavoro come quello di Alfonso, aspirazione autentica di emancipazione sociale a portata di mano. Essere operai, quando ero bambino, era una nota di vanto, era sentirsi parte di una lite, nel cuore di una avanguardia che guardava verso il sol dellavvenire con fiducia e impegno. Ad Alfonso piaceva suonare la chitarra. Lo conobbi cos, studiando assieme a lui i primi rudimenti dello strumento, io ragazzino, lui uomo fatto. Tornava dal lavoro, smetteva la tuta, una doccia
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e poi si suonava assieme. E si parlava. Mi spieg che un proletario deve leggere sia Il Manifesto che il Corriere della Sera, ch quello che pensano i padroni dobbiamo sempre conoscerlo. Mi insegn la moralit del lavoro, Alfonso. Compresi davvero il significato del primo articolo della nostra Costituzione: una Repubblica fondata sul lavoro. Sulla dignit del lavoro, a voler precisare. I lavoratori erano investiti di doveri onerosi - nei confronti dellimpresa, della famiglia, della nazione - ma erano anche portatori di diritti, inalienabili, conquistati negli anni dai padri, dai fratelli. Cera un giorno per ricordarcelo: il giorno della festa dei lavoratori. Ricordo le feste del Primo Maggio della mia infanzia. Ricordo il silenzio delle strade vuote, le vetrine abbassate come a Natale, i mezzi pubblici che restavano nel chiuso dei depositi. Ricordo le manifestazioni in centro citt, affollate processioni sacre del laicismo proletario. Roba del secolo, del millennio scorso. Le fabbriche hanno chiuso, buona parte dei capannoni dismessi sono stati abbattuti, le aree liberate si sono trasformate in preziose occasioni per eccitare la famelica speculazione immobiliare, il mercato privato ha ridisegnato le citt indifferente ai temi sociali, senza una politica pubblica che abbia saputo governare la trasformazione. La classe operaia, dagli anni Ottanta in poi, non andata in paradiso. andata in pensione. Il Primo Maggio sembra ormai solo il giorno di un evento musicale da seguire alla televisione, senza capire esattamente cosa si celebri, in una societ polverizzata, indebolita, antisolidale. Oggi ironia della sorte - si festeggia il giorno dei lavoratori lavorando; in un circolo antropofago autolesionista s secolarizzata la sacralit del lavoro per oggettiva perdita della classe clericale, che teneva vivo il culto. Il proletariato, e la sua vitalit di soggetto sociale, desaparecido. Ci che resta, e accresce le fila sempre pi, un sottoproletariato straccione e sperduto, troppo simile a quello della mia infanzia, che si barcamena in un mondo del lavoro precarizzato e ferino, che non ha pi voglia di festeggiare,

perch non possiede nulla, perch fatto di schiavi senza diritti, nuda vita alla merc di negrieri finanziari, loro s davvero internazionalizzati. Il rosseggiare che si vede allorizzonte non il sol dellavvenire, il tramonto del sogno collettivo. Temo il buio a venire, temo il gelo.

Ecco come reagiranno i partiti


Di: Fabrizio Tringali lcune riflessioni sulla tornata elettorale e sulle possibili conseguenze..... 1) Non rappresentano pi nessuno Il primo dato da sottolineare commentando la tornata di elezioni amministrative che si appena conclusa, certamente quello dell'astensione. La cifra del non-voto, conteggiando anche le schede bianche e nulle, raggiunge quasi la met dell'elettorato. Evidentemente non pu trattarsi solo di qualunquismo e disinteresse. Al contrario, il non-voto rappresenta, in buona parte, una lucida, chiara e diffusa scelta politica. Un cittadino su due non esprime un voto valido perch vuole testimoniare di non riconoscere nessuno dei contendenti come proprio rappresentante. l'ennesimo segnale dell'agonia di questo modello stantio di rappresentanza politica, che riduce la sovranit popolare a mera periodica indicazione del gruppo di inamovibili rappresentanti delegati con pieni poteri a decidere tutto ci che impatta sulle nostre vite. Torneremo su questo argomento nei prossimi post di main-stream.it. 2) Il crollo degli attuali partiti Per avere una idea della reale capacit di rappresentanza degli attuali partiti bisognerebbe guardare al numero di voti che essi hanno conseguito calcolandone la percentuale sulla base del numero degli aventi diritto al voto, e non in riferimento ai soli voti validi. In questo modo si vedrebbe, per esempio, che a Genova i principali partiti ottengono questo magro risultato: PD 10,94% SEL 2,3% IDV 2,7% PDL 4,2% Lega 1,7% E nelle altre citt importanti i risultati non sono molto dissimili. Un esito del genere dovrebbe portare alla caduta del governo in men che non si dica, tuttavia noi ci troviamo sotto il commissariamento dell'Unione Europea, spalleggiata dal peggior Presidente della Repubblica della storia d'Italia (ebbene si, peggio di Cossiga), che per sordit senile non ha udito il boom del movimento 5 stelle. Quindi non facile prevedere le conseguenze sulla tenuta del governo. Vedremo. 3) Il ceto politico ha necessit di una alternanza apparente Quel che appare molto probabile che il ceto politico si render conto di aver bisogno di ripristinare l'alternanza apparente che ha contraddistinto il nostro sistema politico dal 1994 fino all'avvento del governo Monti. Le diverse coalizioni infatti devono apparire fra loro alternative, in modo da legittimare l'occupazione di diversi spazi politici, e motivare i propri elettorati. Una volta al governo, poi, ciascuno continua a fare le stesse cose dei predecessori perch ciascuno rappresenta parti diverse dello stesso ceto dominante. Con il governo Monti l'apparenza momentaneamente venuta meno, e tutti hanno potuto finalmente vedere ci che gli attuali partiti cercano di mascherare con la retorica, i simboli, e gli slogan, e cio che non esistono fra loro significative differenze di

proposta politica. Le coalizioni di centodestra, centrocentro e centrosinistra non avrebbero certo voluto mostrare queste affinit, ma il peggior Presidente della Repubblica della storia d'Italia (ebbene si, peggio di Cossiga) sapeva che l'esecutivo guidato da Silvio Berlusconi non avrebbe potuto facilmente realizzare quanto imposto dalla BCE, perch, come vediamo in questi giorni, le richieste implicano conseguenze talmente dure ed antipopolari che la coalizione a lui avversa avrebbe potuto facilmente far perno sul malcontento conseguente, e ottenere la caduta del governo (non pochi parlamentari si sarebbero fortemente impauriti di fronte al prevedibile calo di consenso). Il peggior Presidente della Repubblica della storia d'Italia (ebbene si, peggio di Cossiga) sapeva anche che, per ragioni speculari, neanche il centrosinistra avrebbe potuto concretizzare quelle richieste. Se lo avesse fatto, il centrodestra avrebbe avuto gioco facile nell'accusare gli avversari di tradimento verso i propri settori di riferimento. Insomma, le ricette della BCE sono talmente negative per la stragrande maggioranza dei cittadini, che nessuna coalizione politica avrebbe potuto, da sola, realizzarle. La coalizione all'opposizione avrebbe infatti potuto facilmente agire sul conseguente e inevitabile malcontento per erodere il consenso dell'avversario e impadronirsi del governo, fingendo di avere soluzioni alternative. E finendo per trovarsi nella stessa situazione dei predecessori. L'unica soluzione trovata dal peggior Presidente della Repubblica della storia d'Italia (ebbene si, peggio di Cossiga) stata quindi quella di sponsorizzare la nascita di un governo bi-partisan, che consente di non addossare le responsabilit delle decisioni su di una sola parte politica. Tuttavia, anche se il ceto politico non si assume le colpe della crisi e la responsabilit della realizzazione delle scelte suicide imposte dall'Unione Europea, il risultato, per i partiti, stato comunque drammatico. Senza il teatrino dell'alternanza apparente, il calo di consenso appare comunque inevitabile, poich il ceto politico appare oramai non solo inutile, ma chiaramente dannoso. Il suo volto parassitario, volgare, corrotto sotto gli occhi di tutti. 4) Accelerazione verso le riforme antidemocratiche Da parte del ceto politico c' da aspettarsi una reazione. E' probabile che essa si concretizzi in una accelerazione verso riforme che consentano di chiudere l'accesso al sistema politico alle forze popolari o comunque esterne alla casta. Riforma costituzionale, nuove leggi elettorali (nazionali, e forse anche locali), aumento della tensione sociale. Questo il cocktail che ci stanno preparando. Abbiamo gi in Costituzione la follia del pareggio di bilancio. Presto avremo anche il definitivo svuotamento del ruolo del Parlamento, e l'accentramento del potere nelle mani del capo del governo. E il cambio delle regole di accesso alla rappresentanza istituzionale. Il ceto politico ha bisogno di tutelarsi, e l'unico di modo per farlo restringere ulteriormente la democrazia, mantenendone la forma, ma cancellandone la sostanza. L'obiettivo una nuova architettura costituzionale che consenta di governare senza consenso, in modo tale da smettere le vesti del governo bi-partisan e ritornare all'alternanza apparente. La casta potr cos svolgere essa stessa, contemporaneamente, sia il ruolo di governo che quello di opposizione. 5) Il Movimento 5 Stelle, potenzialit e criticit

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Il Movimento 5 Stelle ha ottenuto un risultato strepitoso, e pu diventare l'asse portante dell'opposizione allo scempio in atto. Il M5S elegge il suo primo sindaco, va al ballottaggio a Parma, ottiene un consenso a due cifre a Genova (e si laurea terzo partito in citt). I problemi, per questo nuovo soggetto politico, iniziano adesso. Il Movimento nato intorno al blog di Beppe Grillo rischia di veder liquefare le proprie importanti potenzialit, sia per cause interne che per cause esterne. Fra le prime vi sono i rischi connessi alla scelta, giustissima, di presentarsi alle prossime elezioni politiche nazionali. Il movimento privo di una organizzazione, e le vere decisioni possono essere prese solo da Beppe Grillo, unico depositario del simbolo e gestore del principale canale di informazione. Ora che le potenzialit del M5S sono chiarissime anche dal punto di vista elettorale, il rischio di assistere ad una lotta fratricida per i posti in grado di garantire l'accesso al Parlamento, dato che nel Movimento non esistono meccanismi chiari, noti, trasparenti e partecipativi per assumere le decisioni interne, compresa la definizione delle candidature. Questo scenario vanificherebbe quanto di buono sin qui fatto dal Movimento, ed aprirebbe inevitabilmente la strada ad una velocissima degenerazione dello stesso, che resterebbe nelle mani dei pi arrivisti-carrieristi, perdendo immediatamente ogni capacit di opposizione alla casta. L'unico modo di evitare questa degenerazione quello di smettere di rifiutare di dotarsi di una struttura (peraltro una "struttura" esiste sempre, anche quando la si nega), ed iniziare subito a costruire una organizzazione radicalmente diversa da quella dei partiti attuali, basata sui principi della partecipazione, della democrazia diretta, della rotazione delle cariche, su modalit trasparenti, chiare e democratiche per l'assunzione delle decisioni. Purtroppo Grillo non sembra orientato in questa direzione, ed anzi addirittura espelle chi prova ad aprire una discussione in questo senso. Pessimo segnale. La speranza che il Movimento sappia emanciparsi dal proprio ispiratore-fondatore, non certo per rinnegarlo, cosa che sarebbe assurda (i meriti di Beppe Grillo sono innegabili), ma per dotarsi della capacit di decidere in modo aperto, trasparente e democratico indipendentemente da lui anche sul piano nazionale ed organizzativo. Per quanto riguarda i condizionamenti esterni, il Movimento rischia, dopo essere stato ignorato, di diventare la prima preoccupazione della casta. Vorranno sputtanarne i membri. Prima o poi tenteranno di offrir loro posti, onori, soldi e carriere. Se riusciranno a comprarseli potranno facilmente dire: visto? Tutti uguali, anche loro e azzerarne il potenziale offensivo. Anche per questo il M5S farebbe bene a dotarsi di strutture partecipative che sbarrino la strada agli arrivisti-carrieristi.

qui la festa? - Di: Anna Lami - Megachip


La festa di questo Primo Maggio completamente offensiva per
quelli che come noi da festeggiare non hanno proprio nulla. Il loro concertone, il loro mega palco allestito da unazienda che si presa 43 mila euro, ironia della sorte, per mancato rispetto di alcune norme di sicurezza sul lavoro (ma sarebbero irregolarit fisiologiche, secondo limpresa), cosa raccontano a noi studenti e lavoratori under 30, precari, disoccupati, di che cosa ci vogliono parlare? I loro fatti ci spiegano bene con quanta cura, con quanto amore e rispetto per le vecchie e giovani generazioni si occupano dei lavoratori. Le loro parole hanno il sapore amaro delle menzogne dette da chi confida nella propria perenne impunit, degli inganni definiti nei pranzi domenicali e firmati allinterno dei loro palazzi ministeriali. Mentono confidando che non verr mai il momento in cui saranno i loro figli a guadagnare 500 euro al mese lavorando in un supermercato part-time con la laurea in economia e commercio in tasca, mentono quando ci spiegano che comunque fanno tutto per noi, che fanno tutto perch le conseguenze di questa crisi devono pagarle tutti e non si pu pretendere di conservare quegli odiosi privilegi che un tempo si chiamavano diritti. Anzi se c la crisi e lo stato indebitato dicono sia anche colpa di quei diritti troppo generosamente concessi ai lavoratori delle generazioni che ci hanno preceduto. Visto dove si finisce quando i lavoratori sono troppo tutelati e pretendono di vivere al di sopra delle loro possibilit? ora di invertire la rotta, il tempo delle pretese finito. Forse era troppo pretenzioso anche Roberto di Maria, operaio di San Martino in Rio, caduto mentre sostituiva una lampada di emergenza. E chiss quante aspirazioni avr avuto anche Matteo Armellini, ucciso dal crollo del palco di Reggio Calabria che stava montando per il concerto di Laura Pausini. Francesco Pinna, 20 anni e 5 euro lora il prezzo della sua vita, cos come Matteo non una stella in cielo, ma solo un altro operaio morto. Gianni Alemanno, dopo aver litigato con i sindacati Cgil Cisl Uil sulla spartizione del costo del concertone ha ben pensato di dedicare ai lavoratori morti il suo personale omaggio occasionale. Le loro fidanzate saranno senzaltro rincuorate. Napolitano, il golpista che ha sempre la bocca piena di rigore ed austerit, luomo dei moniti severi, ha deposto una corona per le morti bianche, con la faccia tosta di chi trascorre la vecchiaia tra fasti lussi ed onori, perch il capo dello stato ed il capo di questo stato un po come il Padre Eterno. Di sicuro la sua vecchiaia ben differente rispetto a quella di Nunzia C., 78 anni, che si lanciata dal balcone della sua casa di Gela. Quello che conta abbandonare nostalgismi e sguardi al passato. Tanto questo giro non conquistate o concertate proprio nulla cari miei, siamo nel 2012 ed il tempo delle lotte dei lavoratori trascorso, oggi il tempo della lotta dei potenti nel caso non ve ne foste accorti. Non hanno nemmeno la decenza di starsene nelle loro belle case, non perdono loccasione per insultare e sbeffeggiare protetti da cordoni di sicurezza. Ma forse perch come sbuffa spesso Marchionne, sono lavoratori anche loro. E tra di loro si difendono e sindignano se qualcuno a sfilare alla testa dei lavoratori non li vuole vedere. Si portano reciproca solidariet (Bonanni a Fassino) ed accusano di squadrismo chi osa contestarli. Squadrismo diventato sinonimo della rabbia di chi non ha nulla, ed ovviamente mai si parla di squadrismo e violenza quando con la forza dei decreti legge, disegni legge, emendamenti costituzionali e revisioni costituzionali si mette in mora la democrazia e i valori fondanti della costituzione. Il fiscal compact, il pareggio di bilancio in costituzione, lo stupro

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dellart. 18, le privatizzazioni, il nuovo contratto farsa per chi inizia a lavorare ed i tagli feroci agli ultimi brandelli di stato sociale non sono violenza ma misure necessarie per salvarci dal default. Perch ne sono sicuri, i lavoratori si possono, anzi si devono prendere in giro perch non hanno mica studiato alla Bocconi o alla London School of Economics, quindi cosa volete mai che ne capiscano dell interesse del paese. Chiss come festeggiano il primo maggio il 9.7% di cittadini disoccupati. Probabilmente niente gita fuori porta, hanno tutti i giorni della settimana a disposizione, denaro permettendo. E chiss quanta allegria ci sar stata nel primo maggio di chi ha lavorato ventanni e rientra nella categoria esodati, n lavoratore n pensionato, signor nessuno insomma. Purtroppo per in molte citt italiane il Primo Maggio stato un giorno come un altro, e le poche iniziative di lotta radicale sono state naturalmente silenziate dai mezzi di informazione intenti a seguire i backstage dei musicisti che suonano a Roma. In questo primo maggio 2012 per il popolo lavoratore non c niente da festeggiare, da domani necessario lottare per riconquistarsi diritti sociali e un futuro degno.

Loccupazione

della

Torre Galfa a Milano


Di: Ivan Carozzi - www.ilpost.it

Sar la storia a dire se abbiamo fatto S una cazzata, cos stamani intorno alle 11.30, da un piccolo megafono bianco. Di seguito circa centocinquanta persone, tante facce nuove, tra cui molti bambini in compagnia dei genitori, sono entrate allinterno di un grattacielo di 32 piani, abbandonato da una quindicina danni, precedentemente sede della Banca Popolare di Milano e attualmente commissariato al gruppo di Salvatore Ligresti. Lo stabile unimponente architettura razionalista inaugurata nel 53, in buone condizioni e bonificata dallamianto nel 2008 si trova a Milano in via Galvani 40, angolo via Fara, proprio in mezzo tra il Pirellone e il nuovo palazzo della Regione Lombardia, molto vicino alla stazione centrale. Intorno i grattacieli quasi ultimati della zona Garibaldi. Lazione stata compiuta da un gruppo di studenti, lavoratori dellarte e della conoscenza, al termine di una consultazione pubblica avviata in citt nel mese scorso, e su wmacao.tumblr.com, ribattezzata col nome di Macao. Macao lacronimo scelto per il nuovo centro di arti visive che, nellintenzione degli occupanti, avr sede nel grattacielo. Il significato dellacronimo lasciato allinterpretazione e alla fantasia dei cittadini e di chi vorr collaborare alla gestione dello spazio. Liniziativa si colloca nel solco di quella del Teatro Valle e degli altri edifici occupati negli ultimi mesi in diversi capoluoghi italiani. Gli occupanti, durante la conferenza stampa, hanno fatto sapere che c una logica che non accettiamo nel vedere un edificio abbandonato nel mezzo di una zona circondata da altri, grandi edifici in costruzione. La storia di Milano, infatti, anche la storia di una continua espropriazione dellambiente e del suolo. Anche la cultura e larte, negli ultimi anni, sono state...

. oggetto di rapina e processi di e speculazione. Adesso vogliamo capire se ci sia la possibilit e il desiderio di mettere in moto qualcosa. Ci siamo inventati una sigla, Macao, simile a quella di altre istituzioni culturali come il Maxxxi di Roma e il Mambo di Bologna. Ma in questo caso abbiamo chiesto, nel corso di una consultazione pubblica, che cosa vorremmo farlo diventare, quali potrebbero essere le proposte da parte degli addetti ai lavori e dei cittadini, a partire proprio dallindividuazione dellacronimo. Antonio Caronia, docente dellAccademia di Belle Arti di Brera intervenuto in assemblea ha sottolineato il carattere di novit, nella produzione di linguaggi e immaginari, di creazione di relazioni umane, che queste iniziative stanno assumendo, anche rispetto alla tradizione dei centri sociali. Questo edificio una sorta di dirty cube ed questa la sfida rispetto al classico white cube museale, ha dichiarato Bert Theys, artista belga e animatore di Isola Art Center. Si tratta di prendere uno spazio abbandonato, un simbolo dei guasti della finanza che ci ha portato nel punto della crisi in cui tutti ci troviamo, non per appropriarcene, ma per restituirlo alla cittadinanza, ha poi dichiarato uno degli occupanti. Non si sa quanto durer, ma limportante la voglia di provarci. Stasera musica.

Eurodammerung. Il crepuscolo dell'Euro


Di: Paul Krugman www.krugman.blogs.nytimes.com [traduzione a cura di ComeDonChisciotte]

Qualcuno di noi ne ha parlato, ed ecco


come la pensiamo su come finir questo gioco: 1. Uscita della Grecia dall' Euro, molto probabilmente il mese prossimo. 2. Enormi ritiri di denaro dalle banche spagnole e italiane, perch i correntisti cercheranno di spostare i loro soldi in Germania. 3a - Forse, solo una possibilit, controlli de facto, con il divieto alle banche di trasferire i depositi fuori dal paese e limiti sui prelievi di contanti. 3b. In alternativa, o forse insieme, enorme richieste di credito alla BCE per evitare che le banche crollino. La Germania pu scegliere: Accettare il perdurare di enormi debiti pubblici di Italia e Spagna, oltre a una drastica revisione della strategia essenzialmente per dare alla Spagna, in particolare, una speranza di mantenere bassi i tassi di interessi per garantire il contenimento del suo debito e un obiettivo di inflazione della zona euro pi alto per fare in modo che i prezzi si riallineino. Fine dell'euro. E parliamo di mesi, non di anni, per vedere la fine di questo gioco. 13 maggio 2012 Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di ERNESTO CELESTINI.

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La nuova frontiera agricola


Di: Mirel Bran - presseurop.eu.

Attirati

dal basso prezzo dei terreni, migliaia di agricoltori dellEuropa occidentale stanno ripopolando le campagne romene, incrociando nuove tendenze e vecchie tradizioni. Nel 2009 Maxime Laurent, a 19 anni, uscito dallistituto agrario di Nermont Chteaudun (Eure-et-Loir) con il diploma di maturit in tasca. Un mese dopo caricava gli ultimi camion di attrezzi agricoli in partenza per la Romania, con destinazione Macesus de Sus, un paesino nel sudovest del paese. Il caso di Maxime Laurent non uneccezione: la Romania ha circa 15 milioni di ettari di terreni coltivabili e sta diventando il nuovo eldorado degli agricoltori europei. Migliaia di francesi, italiani, spagnoli, britannici, tedeschi, danesi fanno i bagagli e si affrettano verso questo paese entrato nellUnione europea nel 2007. Maxime, che dalla pi tenera et sognava di diventare agricoltore, non poteva immaginare niente di meglio. Qui a 19 anni mi sono ritrovato a capo di unazienda agricola di oltre 1.400 ettari. In Francia per riuscire a fare quello che qui in Romania ho fatto in tre anni ci sarebbero volute due o tre generazioni. A Macesus de Sus Maxime coltiva grano, orzo, girasoli e colza. E pensa in grande. Conta di poter beneficiare molto presto dei fondi che la Commissione europea riserva a chi aiuta la Romania a rimettersi in sesto. Il suo progetto dovrebbe permettergli di portare fino a settemila tonnellate le capacit di immagazzinamento e di irrigare 500 ettari di terreno in pi. Malgrado le difficolt non ha rimpianti. I primi mesi ero un po sopraffatto. Se fossi rimasto in Francia che cosa starei facendo oggi? Avrei terminato i miei studi e avrei trovato un posto di lavoro a 1.200 euro al mese. Con quelli ci paghi laffitto, mangi, ti vesti ma alla fine del mese in tasca non ti resta pi niente. Quella non vita. impossibile ormai attraversare la Romania senza imbattersi in questi coltivatori arrivati dallovest per reinventare lagricoltura del paese. Grazie alle loro competenze e ai loro investimenti, leconomia romena nel 2011 cresciuta dell11 per cento. E questo soltanto linizio. Non si vedono pi terreni incolti, in campagna non si avverte pi una sensazione di abbandono. I romeni oggi vendono le loro terre coltivabili per duemila euro lettaro in media, prezzo che non ha eguali in tutta lUe. I sussidi europei invece arrivano a 180 euro per ettaro, la met della cifra che si pu spuntare nellEuropa dellovest, ma a partire dal 2014 la nuova politica agricola comune (Pac) dovrebbe equilibrare i livelli dei sussidi in in Europa dell est e dellovest. Per acquistare terreni in Romania un agricoltore occidentale deve necessariamente aprire una societ nel paese, ma a partire dal 2014 chiunque risieder nellUe potr procedere allacquisto diretto dei terreni, e questo spiega perch gli agricoltori si stiano tanto affrettando a comperare, prima che la speculazione faccia decollare i prezzi. Chi ha pi fretta di altri sono gli svizzeri, che devono pagare svariate decine di migliaia di euro per un ettaro di suolo elvetico. Gli Hani, originari del cantone di Lucerna, si sono trasferiti a Firiteaz, piccolo villaggio situato nellovest del paese, da una decina danni con tutta la loro famiglia: padre, madre, due bambini, due nipoti. E hanno acquistato terreni per 800 ettari. In Europa occidentale non c pi posto per noi giovani, dice Christian Hani, 29 anni. Qui, invece possiamo costruire qualcosa anche dal niente. Credo che per noi giovani creare qualcosa di nuovo sia molto importante. Futuro bio NellEuropa dellovest il mercato dei prodotti biologici in pieno boom e gli Hani riescono a vendere tutti i loro prodotti: per coltivarli seguendo i principi dellagricoltura bio hanno fatto.

arrivare dalla Svizzera tutti i macchinari e le attrezzature necessarie. I cereali che adesso coltiviamo qui prima arrivavano dal Canada, dagli Stati Uniti e dalla Cina, spiega Lukas Kelterborn, un tedesco specializzato in marketing che collabora con la famiglia Hani e si occupa della vendita dei loro raccolti. normale cercare di produrre bio in Europa. In Romania le prospettive sono straordinarie: dobbiamo sempre tenere a mente che questo paese stato il granaio dEuropa tra le due guerre mondiali. E torner a esserlo. A Macesus de Sus anche Maxime crede nelle rosee prospettive del biologico. Con la sua compagna romena costruir una casa sulle sue terre. Gi ne possiede una in paese e un appartamento nella vicina citt di Craiova. In Romania conduco una vita pi facile, e scopro tradizioni che in Francia ormai sono scomparse. Non avevo mai macellato un maiale o una pecora in vita mia, mentre qui i romeni lo fanno sempre in campagna. In Francia nessuno ha pi rapporti con gli altri. Sono veramente molto felice di essere qui. Traduzione di Anna Bissanti.

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