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Direttore Luca Beltrami Gadola

Numero 35 Anno II
6 ottobre 2010

edizione stampabile

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Editoriale LBG - BERLUSCONI: ATTENTI AI SUOI SILENZI DallArcipelago Valentino Ballabio - FEDERALISMO NOSTRANO: ADDOLCIRE LA PILLOLA O RISPUTARLA? Economia Salvatore Bragantini - LA SCOMPARSA DELLA MILANO FINANZIARIA Architettura Jacopo Gardella - NUOVI EDIFICI,VECCHIA URBANISTICA Metropoli - Lodovico Meneghetti - SU MICHELE SACERDOTI CANDIDATO Cultura Giulio Rubinelli - CLAPIS. STORIA DI UN GIOVANE MILANESE Ambiente e Scienza Fiorello Cortiana - IL SEVESO NON COME IL NILO Mobilit Paolo Favole - PARCHEGGI INTERRATI: SI MA COME Citt Giovanni Zanchi - DIRTY DANCING IN VIA SILLA Dal Palazzo Giovanni Cominelli - SCELGO PISAPIA VIDEO Nei programmi dei candidati si parla di investimenti: dove prendere le risorse? rispondono Stefano Boeri Valerio Onida Giuliano Pisapia Michele Sacerdoti MUSICA Chet Baker Like someone in love Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO e CINEMA a cura di Guendalina Murroni

Editoriale BERLUSCONI: ATTENTI AI SUOI SILENZI LBG


Berlusconi ci indigna quando parla e ci preoccupa quando tace. Il suo discorso milanese di domenica al Castello Sforzesco non ha nemmeno sfiorato due temi che per Milano sono essenziali: ha taciuto sulla candidatura di Letizia Moratti e sul problema dellExpo. Dei due silenzi il primo, la candidatura di Letizia Moratti a sindaco, ha molte regioni e prima tra tutte quella che la Lega ancora marted sera a lInfedele con Lerner sulla 7 si pronunciata per bocca di Igor Iezzi, segretario provinciale della lega Nord di Milano, non so con quale consenso dellinteressato, dichiarando che il candidato sindaco a Milano Bossi e siccome per il governo la Lega lalleato indispensabile, coma da pi parti si detto, quello che la Lega vuole si fa: se non si esige proprio quello comunque una buona materia di scambio. Staremo a vedere ma dobbiamo sapere che i destini di Milano non sono nemmeno nelle mani dei milanesi di centro destra, ammesso che vogliano avere unopinione e non preferiscano schiacciarsi pigramente su quelle del capo ma sono nelle mani di chi, Roma ladrona o no, proprio a Roma decide anche per Milano alla faccia del federalismo e delle autonomie locali. Ma veniamo al secondo silenzio: Expo. Questargomento, vitale per Milano, non stato nemmeno sfiorato. Perch? Non credo che basti dire che Berlusconi pensi solo ad attaccare la magistratura nel disperato tentativo di rinviare processi che lo vedrebbero soccombere. Anche se la sua dote di conoscitore dellanimo delle folle in ribasso non gli venuta a mancare del tutto e probabilmente giunto alla conclusione che in questa vita, vissuta solo giorno per giorno, ai Milanesi dellExpo tra cinque anni non pu importarne meno: allora perch parlarne andando a sostenere interessi a lui lontani o addirittura a lui nemici. Se vero che per Assolombarda, lassociazione locale degli industriali, lExpo un obbiettivo irrinunciabile, le dichiarazioni della Mercegaglia ma anche quelle di Marchionne non gli hanno fatto piacere. Ma anche qui c lo zampino della Lega e soprattutto del ministro Tremonti che non ha mai visto di buon occhio questo grosso investimento dagli esiti incerti e soprattutto fortemente voluto da Formigoni e dalla Compagnie delle Opere con i suoi intrecci di potere. A tutto questo dobbiamo aggiungere le contraddizioni di Letizia Moratti. Ha strigliato i suoi assessori invitandoli a tralasciare le grandi opere ma in chiusura di mandato ha ordinato loro di dedicarsi a operazioni di effetto immediato e di rapida visibilit. Questo si chiama amministrare saggiamente una citt pensando al futuro ma anche ammettere che le grandi opere a Milano hanno vita grama, non rispettano i termini di consegna e condannano parti della citt a disagi infiniti e alla lenta agonia delle attivit commerciali coinvolte, insomma fanno fare cattiva figura a unamministrazione che non governa e che non sa gestire le proprie strutture burocratiche e che invece promette di tutto. Cosa vogliamo di pi? Siamo una remota e irrilevante provincia dellimpero? No, siamo solo una sorta contado dove ricchi vassalli e amministratori maneggioni si accapigliano mentre la gente, rassegnata, assiste alla propria decadenza.

DallArcipelago FEDERALISMO NOSTRANO: ADDOLCIRE LA PILLOLA O RISPUTARLA? Valentino Ballabio


Bisogna riconoscere che il federalismo in salsa padana si imposto come una delle idee portanti della perdurante egemonia della destra. Prodotto originale ed esclusivo della Lega, succedaneo della meno praticabile secessione del Nord, si via via accreditato trasversalmente nel discorso politico sino a penetrare nei programmi di partiti avversari, nelle invettive dintellettuali barbuti e persino nei messaggi di alte cariche dello Stato per quanto blandito mediante laggettivo solidale. A loro volta movimenti speculari a sostegno delle ragioni del Sud si muovono nella stessa logica di difesa a priori di veri o presunti interessi territoriali. Al fondo della pseudocultura leghista sta infatti lassunto, variamente colorito con espressioni folkloristiche e rituali, che ciascuno padrone in casa propria. Non a caso lo sbocco politico e legislativo di tale concetto il federalismo fiscale. Il punto di partenza dellimpostazione, o imposizione, leghista si situa infatti sul lato delle entrate del bilancio pubblico allargato mentre viene volutamente messo in ombra il lato delle uscite. La preoccupazione principale riguarda la difesa acritica della ricchezza l dove c e finch c, nel disperato tentativo, al fondo, di esorcizzare la possente tendenza livellatrice portata dalla globalizzazione. Nella dimensione nazionale il retro pensiero simile: sinora sprechi e sperperi hanno avvantaggiato il Sud e Roma ladrona: ora il dovuto risarcimento tocca a noi in quanto produttori virtuosi e infaticabili di una ricchezza per altro non pi affluente e sovrabbondante. Dunque imposte e tasse, quando non evase o eluse, devono restare in capo agli enti territoriali e ivi trattenute il pi possibile. Non importa se tali enti siano inutili (come le Province), polverizzati (come gran parte dei Comuni), burocratizzati e ministerializzati (come le Regioni), inesistenti (come le Citt Metropolitane) e che le competenze e le funzioni siano confuse, sovrapposte, rimpallate, disperse in una miriade di sotto-enti non elettivi, con leffetto di disseminare la spesa in mille rivoli a scapito di efficacia, efficienza e controllo. Il modello clientelare e assistenzialista di gestione della spesa pubblica, che storicamente ha dominato nelle regioni meridionali, non viene pertanto abolito quanto invece innestato in un contesto sociale e culturale caratterizzato dalla piccola impresa paternalistica e dalla ristretta comunit locale. I sempre pi frequenti episodi di familismo e favoritismo nelle istituzioni locali e regionali amministra-

te dalla Lega come pure la tenace difesa delle Province, allo stato pressoch inutili, depongono in questo senso. E possibile allora pensare unalternativa che non si limiti ad attutire il colpo con lossimoro del federalismo solidale bens risponda con una decisa contromossa? Proviamo ad azzardare il seguente ragionamento. Per aspirare alla giusta esigenza di autogoverno senza ricadere nel (piuttosto che nel federalismo) feudalesimo occorre richiamare intanto i diritti di cittadinanza: io sono cittadino del Comune, della Provincia, della Regione, dello Stato, dell'Europa, del Mondo. Ho diritto di voto per ciascuno di questi livelli (tranne l'ultimo) da ciascuno dei quali mi aspetto responsabilit precise e funzioni ben definite a fronte di un'adeguata tassazione. I confini hanno ancora una validit ma non sono barriere bens

contenitori nei quali misurare democraticamente il grado di soddisfazione dei cittadini (sarebbero semmai da ottimizzare, ad esempio riaccorpando le province spacchettate e i comuni piccoli e piccolissimi fondati quando i mezzi di comunicazione erano a trazione animale). Potrei dunque riconoscermi in una identit (altra parola-chiave della narrazione leghista) non isolata ma plurima, non chiusa ma aperta, capace di comprendere e confrontare le ragioni dellaltro sia vicino che lontano. Mi sentirei allora maturo per superare il piccolo patriottismo, regressivo sia verso lunit nazionale che lunicit mondiale, per sentirmi insieme uomo del borgo e cittadino del mondo capace di agire localmente e nel contempo pensare globalmente. Per coagulare una tale inversione di rotta bisognerebbe per, piuttosto che

indorare la pastiglia avvelenata, passare direttamente allantidoto. Avanzare una controproposta che, concentrando lattenzione sul versante della spesa, contempli la selezione dei relativi centri mediante semplificazione istituzionale, razionalizzazione burocratico-amministrativa, riduzione dei costi impropri della politica, riqualificazione delle assemblee elettive come organi di indirizzo e controllo. Dunque rifiutare unimprobabile mediazione, un federalismo si ma non troppo (anche i preti potranno sposarsi ma solo a una certa et, per dirla con Lucio Dalla) e riscoprire la soluzione che, come l'uovo di Colombo, si trova gi dentro il tanto vituperato Titolo V della Costituzione vigente, e precisamente nei principi di sussidiariet (verticale), adeguatezza e differenziazione di cui all'art. 118 comma primo.

Economia LA SCOMPARSA DELLA MILANO FINANZIARIA Salvatore Bragantini


Che ruolo gioca Milano nella finanza italiana ed europea? LItalia regredisce, come legna che lenta si consuma al fuoco; e Milano, che ne fu capitale morale, con lei. troppo faticoso continuare a essere il ponte che tiene il Paese legato allEuropa, pi comodo restare capoluogo economico di un Paese che arretra. Sempre primi in classifica s, ma giocando nelle serie inferiori; dalla B potremmo presto calare fra i semi-professionisti. Non punta pi, la citt, ad attrarre le migliori energie, accetta il dominio di un ceto ristretto- per numero e cultura- di anziani ricchi, che non vogliono intralci alla loro quieta vita, ma negano agli altri questa prospettiva; a chi la vita se la vuole costruire, ma non pu disturbare i gerontocrati bottegai che, tramite il sindaco, governano Milano. Un sindaco che demanda la decisione se chiudere Via Montenapoleone- ci che si sarebbe dovuto fare da decenni- al parere degli stilisti! La citt guarda assai meno di prima al mondo, e pende dal Nord pedemontano dove pesca voti e potere la Lega. Questa ormai detiene il pacchetto di controllo di quanto resta di uno Stato italiano che essa vuole dimidiare; ove la sua influenza sale, come la luna piena, a misura che tramonta il sole-patacca del berlusconismo. Lega che inoltre governa direttamente due delle tre grandi regioni del Nord, condizionando fortemente la terza. Milano ospit un tempo due delle tre banche di interesse nazionale (Bin): la Comit, e il Credito Italiano, che aveva a Genova solo la sede legale. Oggi la prima banca sparita dentro Intesa San Paolo (ISP), mentre la seconda si trasformata in Unicredit (UC), divenuta grande banca europea grazie alle fusioni prima con una serie di Casse di Risparmio del Nord, poi con la tedesca HVB e infine con Capitalia, la terza ex-Bin (sorella minore, malvista dalle due milanesi per i suoi legami politici col mondo romano). Milano ospita ancora Mediobanca, che dopo la morte di Cuccia alla ricerca di unidentit, ma rischia di soccombere- con larrivo a Trieste del power broker Geronzi- al dominio delle Generali, dove pure essa avrebbe una quota di sostanziale controllo. Qui cera una volta anche una serie di banche (dalla Cariplo in gi), ora inghiottite altrove. rimasta solo una banca milanese di qualche peso, la Popolare di Milano, un ircocervo ove imperano i sindacati, ma il presidente lo ha nominato Bossi; ipse dixit. Ponzellini, prodiano con Prodi, leghista con la Lega, in futuro si vedr. (Uno che critica Napolitano perch era da Obama il giorno dellassemblea di Confindustria; far questo, per lui, come dire alla moglie che non ceni con lei la sera del suo compleanno perch vai dallamante!). Dopo le aggregazioni, resta a Milano il centro finanziario del Paese, ma il peso delle sue banche diminuito, nonostante i due maggiori gruppi ab-

biano il centro qui. Ambedue, infatti, hanno molte anime. ISP ha una forte, e vocale, anima sabauda, eredit della fusione con il San Paolo. UC, oltre a quella italiana (dispersa su tutto il Nord fra Torino e Verona), ne ha anche una tedesca. Queste fusioni sono avvenute con il sostegno delle Fondazioni ex bancarie, che hanno accettato di scendere di quota per consentire le operazioni. Imbaldanzita dai risultati elettorali recenti, per, la Lega- il solo erede politico di Berlusconi, quando alfine ci sar uneredit (politica, sintende!) da ricevere- ora reclama il ritorno alle vecchie pratiche, che hanno dato pessima prova in quelli che ci parvero gli anni peggiori della partitocrazia.

Lo scontro che ha portato alle dimissioni di Alessandro Profumo ancora poco decifrabile, ma certo se a UC gli azionisti, per qualsiasi motivo, volevano cambiare la guida della banca e mandar via il numero uno, prima avrebbero dovuto individuare con calma un sostituto adeguato, e solo poi procedere: cos di fretta si licenzia solo chi sta scappando con la cassa! Il mestiere di manager comporta rischi del genere, peraltro di solito ben retribuiti, ma stata una pessima figura. Quali che siano le cause di questo comportamento, quando una banca, come UC, assume una dimensione europea, inesorabilmente va in rotta di collisione col localismo. La Lega ha attaccato pi volte Profumo, col-

pevole (per il sindaco di Verona, Tosi) di non fare gli interessi del Veneto! Sempre la Lega, tramite il presidente del Veneto, Zaia, reclama il diritto di piazzare i suoi uomini nelle banche, perch e meglio che ci andiamo noialtri piuttosto che gli altri. Se questo ci dice lopinione che ha Zaia dei suoi compagni di banca, lui e Tosi ci rendono la misura di un provincialismo che speravamo di esserci lasciati alle spalle, e che invece dalle spalle ci aggredisce, ricacciandoci indietro nella troppo lenta emancipazione dalle nostre storiche arretratezze. Milano in Italia resta forte; lItalia che lo sempre meno.

Architettura NUOVI EDIFICI IN VECCHIA URBANISTICA Jacopo Gardella


Nonostante leccellenza dei progettisti, il nuovo complesso urbano del Portello, sorto sul terreno una volta occupato dagli Stabilimenti Alfa Romeo, non merita particolari elogi: esso infatti ripete gli schemi urbanistici ormai diffusi e consueti, sia in Italia sia allestero: schemi che possono riassumersi in una tipologia sempre uguale, consistente in una distribuzione di grossi volumi entro zone non costruite, e tenute apparentemente a verde, ma in realt prevalentemente lastricate, per far posto a strade, a rampe, ad autorimesse sotterranee, e a parcheggi in superficie. Anche nel complesso urbano del Portello ci che colpisce lenormit dei volumi costruiti, non solo considerevolmente elevati in altezza, ma anche massicciamente estesi in lunghezza e larghezza. Ci che disorienta, inoltre, lapparente casualit della loro dislocazione sul terreno. Non si legge nessuna logica nellaccostamento dei vari corpi di fabbrica, n si capiscono le ragioni del loro diverso e continuamente variato orientamento. Esiste nella Relazione Tecnica del progetto lindicazione di un asse diagonale che collegher il polo commerciale tangente a Via Traiano con la grande piazza inclinata affacciata su Viale Scarampo, e che scavalcher il traffico veloce di Viale Serra, dal quale drasticamente dimezzato in due parti il complesso urbano del Portello. Lutilit dellasse diagonale, tuttavia, rimane alquanto problematica: con quale criterio sono stati scelti i due poli che ne costituiscono le estremit? Qual la sua reale funzione nellambito del complesso urbano? Rimane anche problematica la sua effettiva visibilit allinterno della zona edificata, giacch nessun elemento architettonico lo delimita e lo evidenzia in modo deciso. Lasse diagonale, infatti, segnato soltanto da una passerella pedonale che unisce le due met della zona edificata, poste rispettivamente a nord e a sud di Viale Serra, ma non sottolineato da nessun corpo di fabbrica allineato lungo i suoi lati, e da nessuna quinta edificata, che serva a individuarlo e farlo percepire anche da lontano. Non abbastanza visibile la presenza della sola passerella se si vuole segnalare unarteria destinata ad assumere importanza vitale nellinsieme urbano progettato. Lasse diagonale si conclude sotto un porticato di pianta quadrata, una loggia coperta, posta in mezzo alla grande piazza inclinata, affacciata su viale Scarampo. Troppo piccola la loggia per fungere da mercato coperto; troppo grande per essere usata come luogo di sosta e di riparo dal sole e dalla pioggia. Chi andr mai a mettersi sotto di essa esponendosi allo sguardo dei molti curiosi che lavorano negli uffici o nelle abitazioni circostanti? E allora a che serve questa loggia dispirazione fiorentina, del tutto estranea alla storia delledilizia milanese? La grande piazza inclinata, al cui centro si eleva la loggia, dovrebbe essere considerata il centro principale dellintero complesso urbano; ma in realt, pi che di una piazza ha laspetto di una immensa spianata, un invito per le auto ma un incubo per i pedoni, che si sentiranno smarriti nella sua opprimente vastit, senza limiti n confini ben definiti. Non basta il bel disegno della spianata, ispirato al pavimento in Piazza del Campidoglio a Roma, e non sufficiente a ridare dimensione umana allintero complesso. Cos come non basta linfittirsi del disegno, in prossimit della passerella, a indirizzare i

passanti e guidarli verso nord al di l di Viale Serra. Il disegno infatti si vede con chiarezza dallalto ma sfugge alla vista di chi si trova a livello della piazza; e perci, nonostante linclinazione di questultima, non pu fungere da indirizzo segnaletico efficace. I tre giganteschi edifici che prospettano sullo slargo di Viale Scarampo, non essendo allineati tra loro, ossia non essendo n paralleli n ortogonali gli uni con gli altri, difficilmente potranno essere percepiti come confine di uno spazio compiutamente circoscritto; sia perch non contribuiscono a delimitare un perimetro continuo e lineare, sia perch la loro reciproca distanza talmente dilatata da togliere quella sensazione di raccoglimento e di riparo che lo spazio di una piazza dovrebbe saper dare. Ciascuno dei tre edifici ha un profilo di copertura inclinato, che corre in pendenza da un estremo allaltro dei suoi due lunghi fianchi. Alla estremit pi alta della copertura sono nascosti gli ingombranti volumi tecnici: ma il grigliato che dovrebbe mascherarli non abbastanza fitto per nasconderli alla vista, e coprirne la sa-

goma. Ci conferisce allinvolucro esterno delledificio una fragilit da stagnola, una debolezza da carta argentata, un aspetto effimero e deformabile, che contrasta e mal si accorda con la sottostante massa dellintero corpo di fabbrica, marcato da pesanti fasce orizzontali. La linea diagonale inclinata della copertura dei tre edifici dovrebbe suggerire una convergenza verso un punto focale, cio verso il polo geometrica della composizione urbanistica. Poich linclinazione altimetrica delle coperture non accompagnata da una parallela inclinazione planimetrica dei tre corpi di fabbrica, tale supposta convergenza non esiste affatto, e tutta lenfasi attribuita ai profili inclinati si disperde nel nulla. Per fortuna vi un settore allinterno dellintervento al Portello che ne riscatta il mediocre impianto urbanistico: il giardino progettato da Charles Jencks. Un giardino moderno, elegante, raffinato. Una movimentata composizione di verde, ricca di visuali sempre diverse, attraversata da percorsi sempre vari, dotata di vegetazione sempre nuova. L dove risulta necessario introdurre varia-

zioni panoramiche, il terreno sinnalza in leggeri rilievi o si abbassa in piccoli avallamenti; l dove giusto mantenere ununiformit altimetrica, il terreno si estende in riposanti e raccolte pianure. Un giardino cos sapientemente progettato dovrebbe servire da modello agli architetti-paesaggisti della nostra citt. Il Comune di Milano, da un felice esempio di giardino come quello del Portello, dovrebbe prendere spunto per migliorare la politica del verde urbano, e realizzare parchi pubblici meno banali di quelli attuali. Non si facciano pi ridicole aiuole sparpagliate a caso, e spesso relegate nelle aree residue dincroci stradali; non pi giardinetti del disegno convenzionale e antiquato; tanto graditi alla mentalit incolta e provinciale dei nostri Amministratori, ma tanto lontani dalle aspettative di felicit e di fantasia coltivate degli abitanti di una citt moderna. Servir il felice esempio del Portello a migliorare il futuro verde di Milano?

Metropoli SU MICHELE SACERDOTI CANDIDATO Lodovico Meneghetti


Queste buffe primarie, scrive Marco Vitale nella lettera a Onida. Buffe perch inficiate dallindicazione esclusiva di un candidato da parte del partito forte, il Partito democratico. Non solo buffe, per, ma anche spiazzanti per lultimo candidato, Michele Sacerdoti: il meno sospettabile di aver dietro di s, se non un partito, quantomeno forze altamente organizzate. Ecco lOutsider, si detto. Bene augurante, lattributo, giacch secondo il dizionario delle parole straniere nella lingua italiana di Tullio de Mauro il termine designa chi in campo politico, professionale, ecc. riesce a imporsi pur partendo da posizioni di scarso potere. Pochi, nellambito della cultura urbana, possono vantare la competenza di Sacerdoti sulle cose milanesi. Quali altri sono riusciti a esprimere, come lui, una critica stringente sulle amministrazioni di Albertini e della Moratti? Sul disastro dovuto alla trasformazione radicale da una nostra citt funzionante e affabile in unaltra irriconoscibile, caotica, brutta e socialmente ingiusta? Michele, da sempre impegnato a denunciare le malefatte urbanistiche e sociali delle giunte che si sono susseguite, fornisce a tutti noi milanesi una base di conoscenza e di valutazione su cui si pu fondare una seria ipotesi di rovesciamento del recente passato e del presente in un avvenire schiarito. Milano, in tempi lontani ma per cos dire moderni, esibiva due classi fondamentali, la borghesia produttiva e la classe operaia. Dal confronto scontro fra di esse, entrambe rappresentative di interessi pi larghi e attente al bene intero della citt, derivavano le buone dotazioni tecniche e sociali e il razionale funzionamento (dei trasporti, delle case popolari, delle scuole, dei servizi). Oggi lazione degli amministratori di destra e dei loro alleati finanzieri, immobiliaristi, grandi e medi commerciati, padroni della moda ha prodotto la citt invivibile che siamo costretti a subire tutti i giorni. Sacerdoti ha saputo entrare anche negli anfratti pi oscuri delle operazioni, ai milanesi dannose, in cui questalleanza maestra. Ha disvelato la realt della gigantesca speculazione che sta dietro, anzi davanti alle grandi opere edilizie, la loro estraneit a una ragionevole pianificazione. sceso nei dettagli pi indecenti, dal punto di vista urbanistico, degli affari

come quelli di Fiera, Varesine, Garibaldi-Repubblica, contestandone dati alla mano le altissime densit fondiarie di fabbricazione, proponendone il superamento mediante dimostrazioni progettuali alternative. Si preoccupato di verificare a fondo landamento dellaffarismo immobiliare nella citt interna, nel suo cuore: in primis la doppia vergogna dei parcheggi sotterranei distruttivi di spazi pubblici storici e del falso riutilizzo dei sottotetti, diventati orribili so-

pralzi di palazzi dellOttocento e del Novecento. stato il primo, forse lunico, ad accorgersi di certi capziosi impieghi e modifiche dei regolamenti edilizi esaminando le pratiche dei progetti presso gli uffici comunali. Infine ha denunciato con chiare motivazioni gli errori e, bene dirlo, le follie delle previsioni dellassessore Masseroli: prima lassurda citt dei due milioni di abitanti e dei settanta milioni di metri cubi edilizi aggiunti-

vi, poi il Piano di governo del territorio che, secondo le medesime concezioni, sceglie il partito della cementificazione sottraendo alla comunit gli spazi liberi destinabili subito a ci che manca davvero a Milano rispetto alle altre grandi citt europee: parchi e attrezzature sociali non invasive. Insomma Michele Sacerdoti saprebbe bene, da sindaco, come salvare la citt e proiettarla in una nuova vita perseguendo di nuovo la funzionalit, laffabilit, la bellezza.

Cultura CLAPIS. STORIA DI UN GIOVANE MILANESE Giulio Rubinelli


Quando incontro Federico Clapis aprile, il giorno dopo il suo ventitreesimo compleanno. Succede il primo giorno sul set della puntata pilota per una sit-com da lui prodotta che lo vede anche come attore. Baster quel primo incontro per convincermi a iniziare un percorso lavorativo insieme a lui e il suo team. Sicuro di s, il sorriso impavido stampato in volto, mi ha dato limpressione di un uomo in carriera. Una di quelle persone che sanno sempre cosa fare, cosa dire, a loro agio nel mondo, insofferenti a ci che vedono e vivono. Gli stringo la mano e gli dico: Ciao Federico, finalmente!, ride della mia formalit e risponde dandomi una pacca sulla spalla: Alla grande! E subito, in quel preciso istante, si scioglie un muro, in quelle due semplici parole. Allora comincio a osservarlo meglio. Sotto quellampia fronte e le sopracciglia corrucciate, due occhi di ragazzo, sognanti, sensibili e attenti. Una risata sincera, dei movimenti impacciati e insicuri. Lo voglio conoscere meglio. Mi viene offerta lopportunit di lavorare insieme a lui come sceneggiatore per la sitcom. Accetto e ben presto mi ritrovo in casa sua, dove sempre si premurato di cucinare per me e di farmi sentire a mio agio. Ora quellappartamento la mia seconda residenza. Quando lavoriamo nulla ci distoglie da ci che stiamo facendo e le nostre discussioni continuano anche mentre si fa la doccia, urlando, mentre io sto seduto per terra fuori dalla porta a prendere appunti. Scopro che in un attimo mi da fiducia e diventa un torrente in piena, un laboratorio instancabile di progetti e idee talvolta brillanti. Bellissime intuizioni. Capisce la gente. E mi ricorda un po il Novecento di Baricco, che racconta dei profumi e dei colori di posti lontani senza essere mai sceso dalla nave sulla quale nato e cresciuto. Sa come parlare alle persone, ne intuisce le difficolt, gli stati danimo, la forza e le debolezze e cos scrivere sceneggiature per il loro intrattenimento diventa un gioco. E ben presto imparo la sua sensibilit per ci che bello. Per linnovazione verso ci che sano e incontaminato. Diventiamo amici grazie a quelle lunghe giornate trascorse insieme a scrivere e lentamente anche il suo passato mi si palesa di fronte in tutta la sua straordinariet. Parlarne difficile, non avendo a che fare una persona vanitosa, ma al contrario molto riservata. Tuttavia, con pazienza e dedizione, comincio a comporre un puzzle dettagliato di ci che fu. Scopro che verso la fine delle medie inizia a sentire uno slancio, una spinta verso qualcosa di nuovo, al di fuori dei canoni generalmente concepiti per la sua et. Si sente ingabbiato, non riesce a dar sfogo al suo bisogno di creativit. Per non disattendere le aspettative sceglie il liceo scientifico invece che un istituto professionale. Continua tuttavia a percepire quel desiderio di affiancare alle nozioni teoriche le sue nascenti abilit pratiche. Si guarda intorno. Osserva le vite dei suoi coetanei. Cosa fanno? Dove vanno? In discoteca? Ed ecco che il giovane Clapis si ritrova nelle pubbliche relazioni dei centri nevralgici dellintrattenimento giovanile milanese. E cos comincia il botto. A quindici anni detiene gi il monopolio milanese del sabato pomeriggio in discoteca con lappuntamento settimanale al Casablanca Caf dove la vena creativa sapientemente intrecciata con la capacit di coinvolgere migliaia di teenagers permette di dar vita per quattro anni a un fenomeno senza precedenti nel mondo degli eventi e del divertimento denominato dai giovani la Clapis revolution. Diventa licona della sua generazione, parla la loro lingua e il passo verso linnovazione diventa breve. Oggi, quando gli chiedo cosa lo avesse spinto verso quel mondo, mi risponde con la cadenza ironica: Non lho scelto io. I ragazzi andavano in discoteca. Se avessero letto libri sarei diventato un editore. E ride. Inizia cos il suo percorso giovanissimo nellambito dellintrattenimento.

Nascono marchi artistici come "Ipiragna e successivamente "Wonderland". Legato a ci, Clapis sviluppa anche la prima societ di promozione e vendita di abbigliamento per le principali firme del mondo della moda destinata ai giovani, dando vita in seguito alla "Jimmy Jump", la propria linea di abbigliamento che prende spunto dalle stravaganti gesta del personaggio spagnolo, noto in tutto il mondo per le invasioni di campo durante varie competizioni sportive internazionali, egli stesso socio del progetto. In seguito a questa prima esperienza strettamente di marketing, numerose aziende di svariati settori come abbigliamento, accessori, bevande, prodotti alimentari e gruppi musicali esordienti, si rivolgono a lui e alla sua capacit di condizionare il mercato per l'affidamento delle loro campagne pubblicitarie, dopo aver percepito la grande influenza che Clapis riscuoteva su un pubblico attento ed esigente come quello degli adolescenti milanesi. La stagione 2007/2008 segnata dal trionfo della serata "Upper Class Electro Elegant Night", ambientata allinterno del sabato sera dello storico Old Fashion, di cui assume la gestione e direzione artistica. E' in questo periodo che hanno luogo iniziative come l'Associazione "Ipiragna for people", legata alla lotta all'assunzione di sostanze stupefacenti tra i giovani, in stretta collaborazione con enti pubblici, istituzioni e associazioni no profit. [ndr. da Quando la comunicazione scorre nel sangue di Marco de Rossi] Quando sono venuto a conoscenza di questi fatti, ammetto di essermi spaventato. Non riuscivo a capacitarmi che quella persona fosse il Clapis che sbraitava dincomunicabilit tra i giovani e di lotta al consumo sfrenato dalla sua doccia. Capii che il suo era stato un modo come un altro di cavalcare londa, per dare sfogo alla sua necessit di esprimersi e divincolarsi dalle regole impostigli da una societ che non ha riguardo per i bi-

sogni effettivi dei giovani. Nel corso dell'ultima stagione da vita al primo servizio di spazi pubblicitari in movimento (Pubblibici.eu) basato sulla circolazione di veicoli pubblicitari ecologici allinterno di parchi, centri storici e aree pedonali delle principali citt italiane, nel totale rispetto dell'ambiente, delle persone e del decoro urbano. Ed mediante questa idea che Clapis riesce ad allargare i propri orizzonti in ambito promozionale rivolgendosi a un pubblico decisamente pi vasto e diversificato. Poco dopo si trasferisce in Francia per dedicarsi ai suoi investimenti e meditare sulla vita sino ad allora trascorsa a Milano. Al suo ritorno vende le quote della Cubescom s.r.l, societ detentrice del servizio Pubblibici, che nel frattempo ha riscosso un ampio successo nel campo delle affissioni pubblicitarie. Hanno presto inizio una serie di piccole esperienze con il mondo della televisione, contatti acquisiti tramite le pubbliche relazioni, allinterno delle quali Federico recita per un video musicale su MTV, partecipa a Talent1 e collabora a livello autorale e recitativo con il programma le Iene. E cos che scopre lAmerica. La sua America. Sillumina e comincia subito a lavorare a un nuovo progetto. Sortisce cos definitivamente dal business della notte rimanendo osservatore e consulente delloperato di Valentino Bonomi, socio e amico con il quale intraprender i progetti a venire. Allet di ventunanni prende quindi coscienza del personaggio che aveva creato attraverso gli anni per fare breccia nel settore del divertimento giovanile e decide di tramutarlo in un personaggio di puro intrattenimento, insomma- ci mette il marchio di fabbrica. Decide in pratica di investire le sue innate capacit recitative fino ad allora utilizzate a scopo lavorativo, in un progetto che le impieghi per la loro reale essenza e che gli permettano di liberarsi da quellimmagine, diventata per lui ormai fastidiosa, una volta per tutte. Ganasa, come si dice a Milano, con la parlata tipica del capo-

luogo lombardo e dalle gestualit esagerate, il personaggio Clapis ora necessita dellopportunit di venir testato su schermo. Al contempo ha quindi lopportunit di cimentarsi in una creativit autorale fino ad allora repressa. In breve partorisce un nuovo progetto: la creazione di una casa di produzione televisiva e cinematografica. Questa avrebbe dovuto essere in grado di realizzare prodotti comici come al tempo stesso drammatici seguendo permanentemente una ricerca e un successivo lancio di nuovi talenti tecnici e artistici. Dopo un anno di approfondimento e di studio della nuova materia nasce finalmente L.a.m.p. (Light And Motion Pictures). qui che ci siamo conosciuti. Allinterno della casa di produzione Clapis ricopre molteplici ruoli che vanno dal produttore allattore passando per la sceneggiatura e la direzione artistica. Il progetto acquista presto credibilit e sviluppa produzioni di vario genere, tendenti per sempre allambito comico, a ritmi serrati. Si crea unimportante intesa con canali di SKY e del Digitale Terrestre. Nellestate 2010 Clapis partorisce un importante progetto umanitario che lo vedr impegnato in Africa nel dicembre di questanno, con lobbiettivo preciso di contribuire a uno sviluppo economico dei villaggi del terzo mondo utilizzando le attuali tecnologie digitali di registrazione, come semplici fotocamere o telefoni cellulari, per realizzare produzioni video comiche che esaltino il profondo humour di queste popolazioni. Prodotti dintrattenimento televisivo i cui ricavati siano interamente destinati agli stessi interpreti africani. Anche attraverso il supporto tecnico dimportanti industrie tecnologiche, il progetto Terzo Show vuole far divenire lironia e la positivit di questa nazione patrimonio produttivo e visibile al mondo. E adesso? Quanto manca Fede al grande salto? Quanto manca a tutto? Fede ride sempre quando gli faccio queste domande. Non ha la forza di sbuffare delle mie perplessit. Mi da

fiducia e si limita a rispondermi: Pazienza Rubinelli, pazienza. Tempo qualche minuto ed io mi metto il cuore in pace. D'altronde la sua storia parla da s. Mi rilasso sul suo divano, riprendo in mano i miei appunti e ricominciamo a darci da fare. Sacrifichiamo molto tempo al lavoro. Non ci permettiamo il lusso di grandi divagazioni e svaghi. Forse qualche volta un film, una chiacchierata e qualche foto su Facebook. Perch io

gliela leggo negli occhi, la percepisco ogni vota che ci parlo quella sua ambizione, quella fiducia in se stesso e nel prossimo che dote innata e rara. E forse tutto pi vicino di quanto sembri. Intanto cerchiamo di ridare un tocco di arte, di bellezza a una comunicazione sempre pi banalmente commerciale. Cerchiamo di rendere le nostre creazioni uniche e innovative. Ma sempre grazie a quel-

lo slancio che Clapis insegna a tutti noi. Uno slancio giovane, a volte ingenuo, ma sempre vero e genuino. E forse Fede ha trovato una sua dimensione di tranquillit, ha imparato a stare al mondo e a non lasciarsi intimorire dalle prime difficolt, ricercare sempre in ognuno il meglio della propria personalit, perch come dice lui: La pozzanghera non che un mare pi timido.

Mobilit PARCHEGGI INTERRATI: SI MA COME Paolo Favole


In citt di notte stazionano oltre 300.000 mila auto che in termini di parcheggio vorrebbero dire 7.500.000 metri quadri pari a 1.000 stadi di San Siro. Il paesaggio urbano fatto solo di auto, che impediscono di godere della citt e falsano la dimensione delle strade, per non parlare del giorno quando pi o meno raddoppiano Lunico rimedio nella citt consolidata sono i parcheggi interrati. Sotto strade e piazze, perch nei cortili privati difficilissimo realizzarli per motivi a volte fisici a volte condominiali e non c legge che li imponga. Ogni nuovo parcheggio interrato per oggetto di polemiche per i soliti motivi: si tagliano gli alberi e il cantiere disturba. Motivazioni di poca prospettiva perch il problema non loggi ma il risultato finale. E se cento parcheggi interrati vogliono dire quaranta mila auto in meno in strada ben vengano. E questo laspetto positivo, quello in sottosuolo. Il problema diverso sono i tempi e i costi di realizzazione: i casi di via Ampre o Piazza XXV aprile, e non solo, sono esempi scandalosi. Quali penali sono previste per risarcire gli abitanti e i commercianti? Quali penali sono previste per risarcire dal disagio la citt? Si pu tollerare la chiusura del Teatro Smeraldo? Credo che su questo aspetto il Comune sia stato molto debole: le opere sono tutte in diritto di superficie: se non si rispettano i tempi, andrebbero confiscate e riassegnate. Procrastinare i tempi senza penali pu giocare a favore delloperatore per rivedere i prezzi. Un altro problema il soprassuolo: unenorme potenzialit per il ridisegno della citt e la microqualit urbana che andrebbe accoppiata a una pi complessiva civilizzazione dellarea intorno al parcheggio, proibendo la sosta e arredando gli spazi liberati con alberi, ciclabili, marciapiedi larghi: cento parcheggi vogliono dire cento piazze o giardini. Quello in Piazza Tommaseo tra i primi, magnifico, parcheggio invisibile, con larea pedonalizzata e il cedro salvato da unenorme vasca interrata. Quello in viale Majno ha permesso di pedonalizzare piazza Duse. In piazza Dateo si ricostruito un giardino in superficie, in via Romano si sistemato uno spazio abbandonato, quello in via Camerino-Osculati complementare alla trasformazione di Viale Affori a senso unico, con marciapiedi larghi, alberati e ciclabile, e poi quelli in piazza Gramsci, via Mascagni, viale Sabotino, via B. Marcello, tutti con esiti positivi in termini urbani. Come tutti quelli costruiti nelle aree residenziali del Gallaratese. Invece Piazza Borromeo una vergogna perch la copertura sopraelevata ha tagliato la vista di Santa Maria Podone e luscita del parcheggio di piazza Meda una fastidiosa intrusione proprio sullasse di via San Paolo: c da chiedersi se chi lha approvato ha visto il progetto. La realizzazione di Piazza Piemonte sar un disastro anche demolendo una parte della nuova uscita ma stata fatta mettere l per simmetria con il manufatto dellacquedotto, che per alto la met, perch il progetto la prevedeva altrove. Sarebbe bello conoscere il parere dei residenti anche dopo lintervento: come quelli di largo Quinto Alpini che si sono prima opposti con forza e ora si trovano una soluzione molto ben riuscita, ma nessuno pi si esprime. Che senso ha unopposizione che si ferma al primo impatto? Il problema quindi non sono gli alberi tagliati (magari pochi) ma il risultato. Mettendo quindi per primo lobbiettivo di togliere le auto dalle strade con un adeguato risultato in superficie e pretendendo un estremo rigore sullattuazione, sono (forse impopolarmente) favorevole a ogni nuovo parcheggio e naturalmente anche a quelli in piazza SantAmbrogio o sotto la Darsena, ma ci vuole ben poco, perch la situazione attuale senza parcheggio interrato e con le auto in strada in uno spazio non progettato non accettabile. Quale altra occasione simile?

Ambiente e scienza IL SEVESO NON COME IL NILO Fiorello Cortiana


Settimane per pulire le strade della zona Niguarda e per liberare le gallerie della linea gialla dallacqua, le Camere di Commercio di Milano e Monza hanno stimato700 mila euro di perdite per gli esercizi commerciali e pensiamo alla lievitazione dei costi per i lavori, le riparazioni, gli interventi, gli straordinari degli uomini impiegati, cosa successo? Niente di particolare, piovuto ed esondato il Seveso. S, perch gli ultimi sette dei 52 Km che lo portano dai confini con la svizzera al Naviglio Martesana, il Seveso attraversa Milano in una tombinatura coperta che lo immette nel canale Redfossi, tombinato anchesso. Il sistema coperto Seveso-Redefossi-Martesana ha capacit di convogliamento piuttosto rigide, da qui i problemi di carattere idraulico e i periodici allagamenti dellabitato anche a seguito di precipitazioni non eccezionali. E dal 1976 che si hanno dati precisi sulle sue esondazioni, dovute principalmente al convogliamento nel Seveso delle reti fognarie delle successive espansioni urbane dei comuni della cintura Nord di Milano. La quantit degli scarichi sommata alle precipitazioni meteoriche supera facilmente la soglia della portanza del fiume e la sua capacit di deflusso, un fiume ridotto nel tempo a canale scolmatore tombinato. Lattenzione dei cittadini si probabilmente concentrata su queste problematiche idrauliche e sulle polemiche dovute alle inadempienze amministrative riportate dai media. C invece un problema, non immediatamente evidente, che presenta costi sociali molto pi pesanti e riguarda linquinamento del territorio dovuto alla qualit delle acque esondate. I rilevamenti della Provincia di Milano mostrano come il bacino del Seveso vede peggiorare la qualit delle sue acque con il passaggio nella Brianza verso Milano. Il territorio industriale della provincia di Como ha la responsabilit per i preoccupanti valori dei metalli pesanti, rame, zinco, mercurio, cromo, nel milanese si aggiunge il cadmio, nonch un carico microbiologico di tre ordini di grandezza superiore ai limiti della balneazione. Nel corso dei decenni il Seveso ha cambiato la sua natura, impermeabilizzazioni e tombinature lhanno trasformato a tutti gli effetti in un collettore fognario che, esondazione dopo esondazione, distribuisce sul territorio unincredibile quantit dinquinanti tossici. Oltre alle conseguenze prodotte dalla combustione a cielo aperto da parte di smaltitori killer o dallo sversamento tal quale nelle acque (pensiamo al Lambro di pochi mesi fa), ci troviamo di fronte ad una regimazione delle acque da parte delle amministrazioni competenti che, a seguito delle ricorrenti esondazioni, che si aggiunge allo smaltimento illegale di rifiuti tossiconocivi lungo i cicli dellecosistema. Forse le diverse amministrazioni locali, oltre a preoccuparsi di allacciare le successive condotte fognarie al collettore chiamato Seveso, dovrebbero preoccuparsi, dei controlli sulla qualit delle acque reflue e sulla loro provenienza. Ma basta unautocertificazione per uscire dalle aziende a rischio, quali controlli fanno eseguire allARPA? Con quanto personale? Insieme a questo, invece di pensare a ingrandire i canali scolmatori per evitare il superamento della soglia di portanza del Seveso, dovrebbero pensare a ridare le sue pertinenze territoriali al fiume e rinaturalizzare il territorio. Pensate: il Ticino godendo di un parco pu permettersi di invadere ampie porzioni di territorio. Utopie degli ecologisti? No, lhanno fatto in Germania nel distretto della Ruhr, una delle pi importanti aree produttive d'Europa, con estrattiva e siderurgica, la quale, insieme alla crisi, ha lasciato dietro di s un grave inquinamento della terra e delle falde acquifere. L'Emscher e i corsi d'acqua, che in esso confluiscono si erano trasformati in un vero e proprio sistema fognario a cielo aperto. Ora in questa vasta area, lEmscher Park, in corso di radicale qualificazione, il programma prevede depurazione, decontaminazione, separazione di acque di scarico da acque piovane, un'attenzione particolare stata rivolta alla sistemazione naturalistica delle sponde per innescare processi di fitodepurazione, nonch al riuso delle strutture industriali con imprese sostenibili. Il coordinamento progettuale stato svolto dal 1991 al 1999 da IBA Emscher Park, societ di consulenza creata con lo scopo di realizzare una progettazione partecipata con i numerosi gruppi sociali e imprenditoriali presenti nellarea. Buona parte delle opere previste sono gi realizzate. Come amministrazione rosa-verde della regione Lombardia, nei primi anni 90 ci gemellammo con il Land Nord RenoWestfalia, che comprende la Ruhr, proprio per avviare lo stesso percorso di recupero nel bacino LambroSeveso-Olona, ma qui non ha fatto seguito nulla. Il Parco Paesaggistico dell'Emscher ricopre un'area di circa 320 Kmq, cuore dello sviluppo post-industriale del Nord Reno-Westfalia, che ha 18.000.000 di abitanti. Occorre notare che la Lombardia non arriva a 10 milioni e che le provincie di Milano e Monza-Brianza sommate non arrivano a quattro. Si pu fare dunque se si vuole.

Citt DIRTY DANCING IN VIA SILLA Giovanni Zanchi


Ci sono notti in cui Milano si riscopre citt di livello internazionale. successo sabato 25 settembre. In un luogo davvero impensabile: davanti al termovalorizzatore di via Silla, poco oltre il Bosco in citt. Grazie a un progetto dellAmsa, in collaborazione con il Comune e lAtm, nellambito degli eventi di Milano loves fashion andata in scena la Nightsessions@Sillout, una notte di divertimento multimediale, tutta da godere al ritmo della natura. Pi di 1500 persone hanno ballato fino a tarda notte sulle note di un Osmanto odoroso, arbusto sempreverde della famiglia delle Oleacee, originario della Cina e del Giappone. A suonare linsolito strumento stato Diego Stocco, nato a Rovigo nel 1976, produttore di colonne sonore per film e videogiochi ( tra i solisti della colonna sonora di Sherlock Holmes). Da tre anni residente a Los Angeles, Stocco , al momento, lunico artista al mondo a suonare gli alberi. Grazie a una dozzina di sensori e microfoni da lui costruiti, applicati a rami e foglie, e alluso di archetti e bacchette da batteria, Stocco trasforma le piante in strumenti musicali. Ad accompagnare le melodie ricavate dallOsmanto odoroso ci ha pensato Claudio Coccoluto, dj abituato a suonare nelle discoteche e nei club di tutto il mondo. La suggestione dellevento stata amplificata dai supporti video: immagini del National Geographic channel riadattate dal vivo dalla DDG Crew. stata una lunga e straordinaria serata allinsegna delloriginalit e dellinnovazione. A cominciare dal luogo, il Termovalorizzatore di via Silla, premiato nel 2003 dalla Triennale di Milano con la Medaglia d'Oro all'Architettura Italiana per la committenza privata, per continuare con la musica degli alberi, mischiata a quella di Claudio Coccoluto, fino alle immagini in esclusiva del National Geographic. Levento avrebbe avuto ancora maggior successo ma purtroppo se ne sono accorti in pochi, colpa del silenzio e della distrazione di gran parte del mondo dellinformazione. Una prova in pi di quanto Milano sia ormai disabituata ad aspettarsi regali di qualit. Ma accaduto, e questo non pu che fare piacere. Le persone che laltra sera hanno raggiunto via Silla non volevano pi andarsene: a tarda notte gli organizzatori sono stati costretti ad accompagnarle alluscita. Il rischio era di impedire ai camion della nettezza urbana, tenuti fermi per loccasione, la ripresa del servizio. Il concerto di Coccoluto e Stocco, unico nel suo genere, parla di una Milano ancora viva, in grado di dare spazio alla fantasia, allarte e a proposte artistiche innovative. Milano deve scoprire e sfruttare i tanti spazi inutilizzati che possono creare una concreta alternativa ai luoghi della movida che offrono solo birre e cocktail, spesso a prezzi esagerati. Liniziativa dellAmsa un esempio concreto di come sia possibile far vivere zone della citt apparentemente prive di attrazione. Basterebbe collegarle meglio con i mezzi pubblici per renderle facilmente raggiungibili. Un ingresso gratuito o a basso costo e una proposta diversa dal solito sono la ricetta giusta, la strada da seguire se si vuole riscoprire lanima della citt. Una citt che trova normale avere occasioni di divertimento, che rifiuta il coprifuoco della giunta Moratti, esteso praticamente a tutti i quartieri, perch lunica iniziativa a costo zero ideata dal centrodestra. Ma Milano non ci sta a farsi deprimere. A costo di andare a ballare tutta notte sotto un termovalorizzatore.

Dal Palazzo SCELGO PISAPIA Giovanni Cominelli


E sempre rischioso appendere le proprie speranze di cambiamento socio-culturale a una persona sola. In questi anni abbiamo tutti constatato il declino di chi si era presentato come il Demiurgo e che ora accompagna passivamente il declino del Paese. Giuliano Pisapia sarebbe il primo a rifiutare un tale investimento cieco e fideistico. Un sindaco pu solo fungere da enzima logico per il cambiamento che a Milano pare necessario, ma tocca a ciascuno essere quel cambiamento che vorrebbe vedere nella citt, per parafrasare un famoso appello di Ghandi: Siate voi il cambiamento che vorreste vedere nel mondo!. Quale cambiamento vorrei vedere a Milano? In primo luogo, qualcosa che dipende innanzitutto dai cittadini: la tensione al bene comune della citt. So bene che non colpa solo dei soli milanesi, se nella citt si respira un clima di odio, di inimicizia, di intolleranza, di insopportabilit, di nervi tesi. E tipico di tutto il Paese, che vive da anni una guerra civile sotterranea, ma violenta. Origina certamente dalle paure della societ civile, immersa in una trasformazione profonda, tumultuosa e inattesa; ma la politica che fa da megafono a queste tensioni, ci investe, le potenzia, vi costruisce il consenso. Chi ha unidea diversa del bene comune viene trasformato in

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nemico del popolo. Accadeva nei tanto deprecati regimi totalitari del Novecento, cui sono stati dedicati Libri neri. A quanto pare vi si aggiungono nuove pagine democratiche. Tocca ai cittadini non odiarsi, non recriminare di continuo, non battere il mea culpa sul petto del vicino. Ma compito della politica ricondurre il conflitto alle sue ragioni, alluso pubblico della ragione. Non credo che la politica debba o possa unire la societ, che inevitabilmente e da sempre attraversata da conflitti di interessi, di idee e di passioni. Essa deve per preservare le regole del gioco. Giuliano, per come lo conosco, ha questa caratteristica preziosa: la capacit di ragionare e di far ragionare. Non ha nessun senso dellimmagine, mi pare che non gliene importi nulla, nessun luccichio. Mi piace per questo. So bene che questa soltanto una caratteristica antropologica della persona, non dice ancora nulla delle intenzioni, dei programmi, degli impegni. Non vorrei apparire cinico o scettico, se so-

stengo che di programmi mirabolanti ne abbiamo sentiti annunciare cos tanti in questi anni che ci abbiamo fatto il callo. Si assomigliano tutti quanti. Non mi illumino dimmenso, quando li sento enunciare. Prima dei programmi, si tratta di comunicare un clima, un modo di guardare i cittadini, i loro conflitti, le loro paure. E la questione non solo di raccomandare il ritorno alle regole, il rispetto dei diritti altrui. Non basta questo kantismo di ritorno, che non riesce a diventare passione etica. E il praticare la ragione pubblica, ragionare e far ragionare il sentiero stretto da percorrere e da indicare. Solo su questa ragione, fatta di visioni, di diritti, s, ma anche di doveri, solo su una ragione cosiffatta possibile far ripartire una vita civile densa di passioni, ma costruttiva. Mi pare che Giuliano sia la persona giusta per questa cultura. A questo punto parliamo, s! dovremmo parlare di programmi. Tra i tanti, solo un accenno a un punto. In questi anni abbiamo assistito a una

separazione crescente tra politica del Sindaco e amministrazione comunale. La politica si dedicata allimmagine, mentre lAmministrazione comunale tiene in mano realmente il vivere quotidiano dei cittadini, attraverso i servizi che eroga e gestisce. E l che i cittadini sperimentano i disagi e qualche volta le angherie di unAmministrazione gigantesca, pesante, spesso inefficiente. Dallepoca di Tognoli s tentato varie volte di semplificare, con scarsi risultati: la famosa amministrazione asburgica in realt diventata sempre pi romana. Dietro sta lidea che lo statoComune deve gestire tutto e che i cittadini siano solo utenti. Mi aspetto un cambio di questa mentalit. Dove i cittadini organizzati possono fare da soli soprattutto nel settore delicato dei servizi alla persona l lAmministrazione deve vigilare, ma spingere a fare direttamente. E quella che si chiama sussidiariet orizzontale.

RUBRICHE
MUSICA
Questa rubrica curata da Paolo Viola rubriche@arcipelagomilano.org

Concerti e Maratone
Venerd 1 ottobre, teatro Dal Verme, concerto fuori abbonamento, anteprima della nuova stagione delle benemerite Serate Musicali che - bisogna dirlo - fanno salti mortali per assicurare ai loro abbonati, e non solo a loro, una gran quantit di musica, mediamente di grande livello, e che nulla hanno da invidiare alle altre istituzioni musicali milanesi, anche per il coraggio con il quale vengono spesso invitati artisti poco conosciuti e programmi inusuali; e quello di cui ora vogliamo parlare proprio uno di questi. Lorchestra la Mihail Jora di Bacau, una cittadina del nord della Romania, incastrata fra Moldavia, Ucraina e Ungheria, uno dei luoghi culturalmente pi aggrovigliati dEuropa, cinquantanni di vita - nota in Italia sia perch si presta con grande docilit ad accompagnare i finalisti di concorsi come quelli di Cant, Padova, Varallo, sia come protagonista di festival estivi come quello di Barletta e di Altamura guidata dal suo direttore stabile Ovidiu Balan alle cui spalle vi sono grandi insegnanti e una grande e meritoria fatica per aver tenuto bene o male in piedi unorchestra negli anni difficili del suo martoriato paese. Al pianoforte - uno Steinway molto afono, la cui voce si perdeva nella sala del grande teatro dalla pessima acustica - Emilio Aversano, un salernitano famoso per i suoi concertimaratona (sic) in cui si era gi cimentato a Milano nel 2002 (Societ dei Concerti) e nel 2008 (Serate Musicali). La prima volta furono due concerti per pianoforte e orchestra, la seconda quattro, venerd scorso cinque, uno dopo laltro dalle 20.30 a oltre mezzanotte! Lorchestra sempre quella, i programmi sempre gli stessi: dapprima furono Tchaikowsky (n. 1) e Rachmaninov (n. 2), poi si aggiunsero Mozart (K.488) e Listz (n. 2), laltra sera ci ha infilato anche Schumann (op. 54). Nel 2008 fu questo il commento di Benzing sul Corriere della Sera. mai visto

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nulla di simile ... l'exploit stato probabilmente un record, ma forse ha deluso chi si aspettava scene tipo Coppi sull'Izoard no, di fronte ad un pubblico quanto mai partecipe della sfida, il maestro salernitano ha domato i mostri in souplesse ... accanto al piano una teiera e qualche tavoletta di cioccolato bastano all'atleta-poeta per volare lungo le migliaia e migliaia di note, tra stili e universi lontani e anche oltre: Aversano ha la forza di interrompere la standing ovation con un Valzer di Chopin, soffio di polifonia, limpido ed esausto non fosse mezzanotte, con un altro quadratino di cioccolato, quasi quasi, cosa ne direste di un Concerto dellImperatore? Se si pensa alla durata di certe accademie viennesi, negli anni fra il sette e lottocento, con programmi mastodontici che duravano ore e ore, non ci sarebbe da meravigliarsi pi di tanto; ma allora si suonava quasi a prima vista, le orchestre erano sempre raccogliticce, solisti e direttori dorchestra non erano propriamente dei professionisti ma gli stessi autori che presentavano le loro nuove opere, e un pubblico curioso soprattutto

di conoscere nuove musiche. Dunque nulla a che vedere con i concerti doggi, con le nostre abitudini sofisticate, con la professionalit dei grandi musicisti contemporanei, con lesasperata ricerca di sempre ulteriori approfondimenti interpretativi (altrimenti che scopo avrebbe riascoltare innumerevoli volte le stesse musiche?). Il concerto dellaltra sera, dunque, fra tazze di the e cioccolatini furtivamente trangugiati fra un Andante e un Allegro con fuoco (ma non poteva ritirarsi in camerino qualche minuto, anzich esibire il bisogno di sostenere la fatica?), ha consumato spropositate energie, non solo quelle dei musici sul palcoscenico, ma anche quelle dellesausto e generoso pubblico che - animato dalla migliore volont di godere di tanti capolavori - si letteralmente perso; gi difficile nella stessa serata eseguire e ascoltare tanti autori diversi (e non finiremo mai di dire che i concerti antologici, quelli che vanno da Bach a Strawinskij senza la ricerca e la proposta di un nesso logico, sono una vera sciagura), figuriamoci poi se di questi autori sinanellano non composi-

zioni di breve durata e dimpegno contenuto, ma pezzi da novanta come le Sinfonie o - peggio - i Concerti per strumenti solisti e orchestra. Cos accaduto che la sala si sia poco a poco svuotata e che la noia abbia finito per vincere linteresse; anche perch - anche questo va detto il solista, pi che il direttore, ha contribuito non poco ad appesantire lascolto omogeneizzando i cinque concerti, dando di loro una versione esangue e senza slanci, una lettura talvolta approssimativa (Schumann), tempi spesso troppo lenti (come nel meraviglioso Andantino di Tchaikowsky, che non un Largo n un Adagio), fraseggi un po distratti e via di seguito, a dispetto dellottima tecnica che invece ha dimostrato di possedere. Forse il concerto-maratona non unidea vincente, bisognerebbe lasciarlo alla musica rock e ai suoi giovani fans; noi preferiamo concentrarci sul poco ma buono e sulla ricerca di una qualit senza la quale non vale darsi la pena di uscire di casa e di perdere sonno.

ARTE
Questa rubrica a cura di Virginia Colombo

AMACI. Ama larte contemporanea


Anche questanno torna lappuntamento con larte contemporanea. Una giornata, sabato 9 ottobre, per avvicinare esperti e profani al mondo, tutto in divenire, dellarte dei nostri giorni. Levento, alla sua sesta edizione, organizzato da AMACI, lAssociazione dei Musei dArte Contemporanea Italiani che riunisce 26 tra i musei pi importanti dItalia, quali la GAM di Torino, la GAMeC di Bergamo, la GNAM, il MACRO e il MAXXI di Roma, il MAGA di Gallarate, il MAMbo di Bologna, il Mart di Rovereto, il PAC di Milano e il PAN di Napoli. AMACI nasce nel 2003 come organizzazione no profit, con lo scopo di diffondere istituzionalmente la conoscenza dellarte moderna e contemporanea. Tre gli obiettivi fondamentali di AMACI: conoscersi, conoscere gli altri, farsi conoscere. Conoscersi, tra musei. Importante il contatto costante tra i musei aderenti. Uno scambio continuo dinformazioni e opinioni, un dibattito acceso e proficuo sulla direzione da prendere nella gestione e condivisione dei contenuti e dellarte da mostrare al pubblico. Problematiche, esperienze positive, tutto quello che pu essere utile e interessante per far progredire e migliorare musei e fruizione. Conoscere gli altri anche coinvolgere istituzioni pubbliche e private, fare progetti per una nuova didattica museale, collaborare con realt internazionali, programmare partnerships che aiutino la circuitazione dellarte. Farsi conoscere lobiettivo gi raggiunto. AMACI una solida realt riconosciuta e di rilievo, in Italia e allestero, punta di diamante nel panorama dellarte contemporanea. AMACI ha anche un mezzo di divulgazione, I Love Museum, rivista semestrale edita da Silvana Editoriale. Una vera guida che espone le attivit, i programmi e le idee dei musei aderenti. Sabato 9 per la Giornata del contemporaneo sono previste attivit, mostre, laboratori, eventi e conferenze in tutta Italia. Musei, gallerie e associazioni, visite guidate e workshop saranno gli ingredienti che aiu-

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teranno il visitatore ad accostarsi ad AMACI e allarte contemporanea. Il tutto gratuitamente e con aperture speciali di spazi non sempre visitabili. Ogni anno AMACI chiede a un artista di livello internazionale di creare unimmagine, un logo dellevento. Questanno sar Stefano Arienti, artista mantovano milanese dadozione, a proporre la sua idea. Arienti, che lavora principalmente sullanalisi e la riproduzione di immagini e materiali presi e ripresi dal mondo quotidiano, ma anche molto su libri e carta, ha creato Cristalli, una piccola Italia fatta di cristalli di vetro verdi. Immagine sospesa tra distruzione e ricostruzione. Omaggio al 150 anniversario dellUnit nazionale. Ma molto attuale. Molte le

cose da vedere e da fare in citt e provincia. Le iniziative, numerosissime, sono raccolte sul sito dellevento, www.amaci.org, in cui sono esposti i dettagli delle singole iniziative. Alcune segnalazioni a Milano e provincia: -CARDI BLACK BOX, corso di Porta Nuova 38, presenta Painting extravaganza e Francesca Anfossi, Petrified paper. -PAC-PADIGLIONE DARTE CONTEMPORANEA, via Palestro 14, Milano, presenta Franko B. I still love. -MUSEO KARTELL, Noviglio, via delle Industrie 3, apertura straordinaria con visite guidate.

-ALLEGRA RAVIZZA ART PROJECT, via Gorani 8, Milano, presenta Gruppo T/ Opere storiche. -COMUNE DI LISSONE, viale Padania 6, presenta Premio Lissone 1946-1967e Heike Arndt. Where is home? Visite guidate con lartista. Uniniziativa meritevole che anche questanno ha ottenuto il patrocinio della Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, lArchitettura e lArte Contemporanea del Ministero dei Beni e delle Attivit Culturali.

Giornata del contemporaneo, sabato 9 ottobre.

DAL SUPERSTAR A MILANO


Una folla da prima cinematografica ha invaso Palazzo Reale in questi giorni. Folla allinaugurazione, folla allapertura al pubblico della mostra. E non poteva essere diversamente trattandosi di una super star dellarte, Salvador Dal, a Milano dopo 50 anni dallultima rassegna. La mostra, aperta il 22 e intitolata Dal. Il sogno si avvicina uninteressante panoramica su un aspetto poco analizzato della sua opera, il rapporto con il paesaggio, quello della sua terra natia, la Catalogna, le scogliere dellAlto Ampurdn, il golfo di Cadaques. La mostra, divisa in stanze tematiche un viaggio alla scoperta di un Dal non solo surrealista eccentrico ma anche poeta mistico e religioso. A modo suo. Dal nasce a Figueres, vicino a Girona nel 1902. Figlio di un notaio, inizia a dipingere gi da ragazzino con una tecnica che si avvicina ai neo impressionisti. Studia allAccademia di Belle Arti di Madrid da dove per viene cacciato dopo pochi anni per il suo comportamento troppo sovversivo. Da quel momento inizia a formarsi il vero Dal-personaggio. Baffi a manubrio, abbigliamento stravagante, uscite e dichiarazioni ancor pi eccentriche. Si lega a Bretn e ai surrealisti. I suoi amici hanno contribuito alla storia dellarte e della cultura del Novecento:conosce Picasso, incontra Freud, lavora con Bunuel, Man Ray, collabora con Hitchcock, amico fraterno di Garcia Lorca, che, disse Dal, tent di farlo diventare il suo amante. Lincontro che cambi davvero la sua vita fu quello con Gala, sua futura moglie, musa, gemella, parte mancante di lui. Incontro galeotto, perch Gala era sposata col poeta surrealista e amico di Dal Paul Eluard. Questo fu solo il primo di una lunga serie di scandali. Personaggio fuori dal comune, stato un artista straordinario, completo. Pittore, scrittore, sceneggiatore e coregista di film, disegna abiti per famosi stilisti, fa scene e costumi per balletti teatrali, produce un suo profumo, disegna gioielli, mobili, fu vetrinista speciale in un grande magazzino di New York. Gir anche degli spot pubblicitari. La differenza tra me e i surrealisti che io sono surrealista disse. Questa dichiarazione, insieme a molte altre, gli valse il ben servito dal gruppo di Bretn. In mostra, i paesaggi aridi catalani sono usati come sfondo teatrale alla miriade delle immagini-feticcio preferite da Dal: telefoni giganti, orologi molli, grucce, formiche, giocatori di baseball, limmancabile Gala e le uova. Uova da cui era ossessionato, secondo la sua teoria del molle e del duro. E un uovo gigante infatti accoglie il visitatore in mostra, a contenitore della prima opera del percorso, una super surrealista Venere di Milo con cassetti. E pon pon di pelliccia. Nelle varie stanze prende forma un Dal meno conosciuto. Non solo il surrealista ossessionato dalla sessualit e dai fluidi corporei ma soprattutto il fine conoscitore delle tecniche pittoriche e della storia dellarte, sperimentatore delle nuove scoperte ottiche. Dal profeta del clima bellico, lui, pittore apolitico per scelta e anzi opportunista. Quando scoppia la guerra civile spagnola, nel 1939, Dal va in esilio volontario in America e in Italia, dove ha la possibilit di approfondire il Rinascimento italiano, per lui la massima espressione della perfezione. Tutte le sue opere sono disseminate di riferimenti culturali, anfore antiche, busti e statue greche, citazioni-parodie-omaggio a Velazquez, Michelangelo, Leonardo. Sconvolto dal lancio della bomba atomica, si innamora dellatomo, della fisica e i paesaggi diventano post atomici, le particelle atomiche compaiono nelle sue opere. Punto forte dellesposizione la ricostruzione del

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salotto surrealista da abitare (la prima versione a Figueres), la stanza col volto di Mae West, la diva americana degli anni Trenta. Dopo aver visto la sua foto su una copertina Dal crea un vero salotto, in cui il visitatore invitato a sedere sul Dalilips, divano a forma di rosse labbra carnose, vero oggetto di design prodotto in serie. Intorno un camino a forma di naso e boccoli biondi come tende, mentre un proiettore permette allo spettatore di vedersi in contemporanea sulla parete di fronte. Secondo esplicita volont di Dal. Lultima stanza mostra un Dal che non ti aspetti, cattolico ma agnostico

al tempo stesso, su sua ammissione. Un crocifisso sospeso, angeli in una terra apocalittica, il volto di Gala, ormai morente, a indicare la spiritualit di un uomo che anelava a toccare il cielo, a trovare una strada per comunicare con Dio. Conclude il percorso il cortometraggio animato e inedito Destino, con i disegni creati nello studio Disney nel 1946 e realizzato per la prima volta nel 2003. Un mondo surreale, popolato dalle sue fantasie e ossessioni. Una chicca per la prima volta in Italia. Le opere provengono soprattutto dal Teatro-museo di Dal a Figueres, monumento e trionfo del kitch che

progett e costru lui stesso e dove volle farsi seppellire, nel 1989. Non una retrospettiva n una mostra antologica. Unoccasione per conoscere meglio un artista troppo spesso banalizzato. Dal. Il sogno si avvicina. Dal 22 settembre al 30 gennaio 2011. Palazzo Reale. Orari: marted- domenica 9.30/19.30 luned 14.30/19.30 gioved e sabato 9.30/22.30 Biglietti. Intero: 9 . Ridotto 7,5 .

Francesca Woodman
Volti nascosti e corpi nudi, spesso in posizioni innaturali. Muri sbiaditi, sporchi, angoli inquietanti. Stanze abbandonate, solo qualche oggetto a ricordare la loro funzione. Questo il mondo di Francesca Woodman, fotografa e performer dalla vita breve e intensa. Classe 1958, americana del Colorado, mor suicida a soli 22 anni. Una passione per la fotografia maturata gi dalla prima adolescenza, quando inizia a ritrarre se stessa come soggetto principale a 13 anni. 116 fotografie, per lo pi in bianco e nero, e 5 frammenti di video compongono la retrospettiva al Palazzo della Ragione. Si scopre cos, foto dopo foto, lossessione che la Woodman aveva per il corpo, il suo corpo, oggetto e soggetto dei suoi scatti. Un corpo che non mai fine a se stesso ma sembra volersi confondere con lambiente che lo circonda, in cui la Woodman sinfila in vecchie credenze di legno, si nasconde dietro tendaggi e porte e sembra volersi fondere con le rigide sedie presenti nella stanza. Un mondo freddo, immobile e inquietante, fatto di muri scrostati, stracci ammucchiati, pavimenti polverosi e specchi. Ci che colpisce maggiormente nelle opere della Woodman lassenza del volto, tagliato fuori dallinquadratura, non messo a fuoco, nascosto dai capelli, da un oggetto, da una torsione del corpo oppure nascosto perch il soggetto da le spalle allobiettivo. Unarte che sincentra fortemente sullIo e sulla propria intimit, mostrata sfacciatamente e provocatoriamente. Non un caso che la maturit di questo suo breve percorso sia avvenuta negli anni Settanta, anni in cui era concesso eccedere, sperimentare e dare scandalo. Vari i temi in cui la Woodman declina il suo corpo. Oltre agli interni domestici degne di nota sono anche gli scatti delle claustrofobiche scatole di vetro, in cui lartista imprigionata e sembra muta e incapace di ribellarsi, come uno degli oggetti che la circondano. Conclude il percorso la sezione dedicata alla natura, dove il corpo nudo immerso nelle campagne del New Hampshire, e il contatto con la terra sembra ridare vitalit e instaurare un senso pi profondo tra lIo messo a nudo e la Natura. La mostra presenta foto inedite e ricrea anche lallestimento originale che la Woodman cre per la serie Swan Song, realizzato a Providence nel 1978, 5 foto in formato grande, appese a diverse altezze, lontano dai classici standard espositivi, ricreato per la prima volta in Italia. Unoccasione per scoprire unartista che nonostante la giovane et aveva in s un mondo intricato e complesso, umanamente e artisticamente. Francesca Woodman. Palazzo della Ragione, piazza Mercanti. 16 luglio24 ottobre 2010 Orari: marted, mercoled, venerd, sabato, domenica 9.30-19.30. Luned 14.30-19.30. Gioved 9.30-22.30 Biglietti: 8,00 intero; 6,50 ridotto.

BURRI E FONTANA A BRERA. UN INEDITO ACCOSTAMENTO TRA ARTE ANTICA E NOVECENTO


La cornice quella di uno dei pi autorevoli musei del mondo. Laura di sacralit si respira in ogni sala, i visitatori si muovono quasi con timore, sfilando accanto ad alcuni tra i pi grandi capolavori di tutti i tempi. Stiamo parlando della Pinacoteca di Brera, storica istituzione milanese, punto fermo per studiosi e appassionati darte. Questa volta per Brera ci ha stupiti. Non una mostra su Caravaggio o Crivelli, ospiti fissi delle

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collezioni, bens una mostraconfronto fra due mostri sacri dellarte contemporanea. Il fondatore dello Spazialismo Lucio Fontana e il maestro dellInformale Alberto Burri. In quasi tutte le sale della pinacoteca possibile ammirare un lavoro di uno dei due maestri a confronto con lesposizione permanente del museo. Un confronto che pu apparire straniante a prima vista, violento, duro, ma anche semplice e associativo. Non c mai una sola e univoca lettura, lo spettatore libero di lasciarsi andare dove limmaginazione lo conduca, di crearsi accostamenti, percorsi e immagini proprie. A volte il confronto richiama un dettaglio figurativo, altre volte il colore a richiamare unanalogia, altre ancora il disporsi geometrico di forme e figure. Possiamo cos trovare un

quadro di Fontana, con i caratteristici buchi che formano una croce su sfondo rosa accostato alla Croce di Tintoretto. Oppure i pitocchetti del Ceruti, vestiti di stracci, accanto a un sacco di Burri, fatto di juta strappata e bruciata. Lo stesso cerchio dorato compare sia nellAnnunciazione del Francia che in un Concetto Spaziale di Fontana. Sembrano fatti apposta luno per laltro. E ancora il famoso Ritrovamento del corpo di san Marco messo a confronto con una tela di Burri, sormontata da un arco nero, come quelli prospettici della galleria del Tintoretto. Non difficile trovare analogie tra le vedute di Canaletto, alla fine del percorso, e i graffi sulle tele di Fontana, quasi ad indicare le onde di un mare bianco e atemporale. Come quello di Venezia. Punto forte dellesposizione il riallestimento della pioneristica opera di

Fontana allestita nel 1951 per la IX Triennale di Milano, lArabesco fluorescente, 130 metri di tubi al neon sospesi, allora sul soffitto dello scalone donore della Triennale, oggi al soffitto della sala dedicata alla pittura del 1600. Le opere provengono dalle due maggiori collezioni dei due artisti, la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri di Citt di Castello, sua citt natale, e dalla Fondazione Lucio Fontana di Milano. Un percorso inedito per riscoprire le bellezze di Brera e confrontarsi con due grandi maestri del Novecento.

Burri e Fontana a Brera. 17 giugno-3 ottobre 2010 Pinacoteca di Brera, via Brera 28 Orari: 8.30-19.15. Chiuso il luned. Biglietti: intero 11 . Ridotto 8,50

TEATRO
Questa rubrica curata da Guendalina Murroni

MILANOLTRE
Inizia Milanoltre, il festival di teatro, danza e musica, all'Elfo Puccini e al Pim Off. Il festival ospita artisti internazionali e propone spettacoli, incontri e per questa edizione, workshop dedicati alle scuole di formazione. Oltre ad avere la possibilit di vedere grandi coreografi all'opera, come Stephen Petronio e Adriana Borrello, quest'anno Milanoltre si distingue per la presenza di giovani artisti italiani con Vetrina Italia, dal 14 al 17 ottobre con spettacoli di nuovi gruppi come Fattoria Vittadini, Teatrofficina Zerogrammi e Odem. Sicuramente positivo trovarsi davanti a quelli che vengono definiti giovani veri, come altrettanto negativo il fatto che per riuscire a organizzare la prossima edizione 2011, la venticinquesima, i problemi aumenteranno, ovvero trovare i fondi sar molto pi difficoltoso. Inutile dire che non riuscire ad avere in mano questa (appunto) vetrina, sarebbe un brutto colpo per Milano, perch si apre alle nuove tendenze e d la possibilit agli emergenti di dimostrare alti livelli di qualit, ricerca e creazione. Qual' la soluzione? Il problema solo quello del non avere abbastanza fondi pubblici? Dovrebbero essere privati? O un problema dello Stato quello di garantire diffusione della cultura e tutela della propria crescita artistica? Solo nella citt di New York, d'estate, si contano pi di venti festival teatrali (da quelli piccoli ad alcuni pi grandi). In effetti il paragone con la grande mela forse un po' azzardato, visto che la maggior parte dei locali del centro di Milano chiudono alle 20, ma perch non essere ambiziosi per una volta? E' forse un problema del teatro stesso? E' il teatro che non offre spettacoli abbastanza interessanti per un pubblico vasto? Troppo elitario? Troppo di nicchia? In effetti, spesso, sono le stesse facce a vedersi nelle varie sale, le stesse che sincontrano nelle scuole di formazione, le stesse che hanno il commento pronto per lo spettacolo che hanno appena visto di media loro non avrebbero fatto cos, oppure i due ragazzi nudi dell'inizio non vi ricordavano Pasolini?. Se non si capiscono le storie i paragoni a cosa servono? Se c' qualcuno che paragoni non ha voglia di farne, che scelte ha? Deve vedere solo i classici? Andare nei grandi teatri e basta? Scegliere di andarsi a vedere/scaricare un film? Il timore viene dato dal fatto che purtroppo a teatro si vedono tanti addetti ai lavori o vicini/partner/amici di addetti ai lavori. Al cinema, che anch'esso porta con s moltissimi nicchiosi, il pubblico normale si trova. Tutto questo per dire cosa? Qual la domanda chiave che si pone? Bisogna ampliare la scelta teatrale? Puntare molto di pi sui giovani? Molto di pi... Fare in modo che ci siano pi incontri come quello di Milanoltre per a

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far nascere pi interesse per b riuscire a interessare pi persone? Formulare una strategia trova-fondi ad hoc per il teatro italiano? Appuntamenti come questo festival fanno nascere questi quesiti, perch difficile accontentarsi. Avere pi scelta la soluzione migliore. Allora,

come si pu lavorare verso questa meta? In settimana: Teatro i in collaborazione con Olinda presenta: Questi amati orrori di Renato Gabrielli, con Massimiliano

Speziani, dal 7 al 24 ottobre. Un lui indefinito evoca frammenti di vita e ricordi, spesso sdoppiandosi, creando immagini con la sua mente e corpo davanti al pubblico.

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YOUTUBE NEI PROGRAMMI DEI CANDIDATI SI PARLA DI INVESTIMENTI: DOVE PRENDERE LE RISORSE?

http://www.youtube.com/user/arcipelagomilano?feature=mhum#g/u

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