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Direttore Luca Beltrami Gadola

Numero 32 Anno II
14 settembre 2010

edizione stampabile

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Editoriale LBG - PRIMARIE: LORECCHIO DEL CANDIDATO Primo piano Stefano Boeri - IN RICORDO DI RICCARDO SARFATTI Citt Giovanni Zanchi - MILANO FILM FESTIVAL: NON SOLO CINEMA Cultura Rita Bramante - LA MEDITAZIONE DI MICHELANGELO TRA PIETRA E PAROLA Societ Antonella Carenzi - LINSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE NELLE SCUOLE COMUNALI. UN DIBATTITO A PALAZZO MARINO OLTRE 100 ANNI FA Mobilit Enrico Landoni - GLI INVESTIMENTI E I CAMBIAMENTI NEL SETTORE DEI TRASPORTI Urbanistica Mario Sartori - PGT ED ELEZIONI 2011: DUE OCCASIONI DA NON PERDERE Dal Palazzo - Stefano Rossi - QUEI DEBUTTANTI A PALAZZO MARINO DallArcipelago Sara Bonanomi - I PARCHI DI LONDRA: E MILANO? Architettura Gianni Zenoni - IL PARCHEGGIO DI PIAZZA MEDA

Video ALCIDE MOLTENI, SINDACO DI SONDRIO: IL MIO MESTIERE Musica Wolfgang Amadeus Mozart Adagio e fuga in Do minore K 546 Staatsoper di Dresda

Il magazine offre come sempre le sue rubriche MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Guendalina Murroni

Editoriale PRIMARIE: LORECCHIO DEL CANDIDATO LBG


I candidati alle primarie nelle loro dichiarazioni corrono il rischio di dire spesso le stesse cose, anzi gi ne dicono, e con questo si disorienta lelettore delle primarie che finisce col rifugiarsi nel voto emotivo, quello che a Milano proprio non serve. Uno dei tormentoni classici ascolter la citt. Che cosa voglia esattamente dire non lho mai capito. Vuol dire mi metter in ascolto della citt per capire i suoi problemi o meglio i problemi della gente? Io credo che se qualcuno si candidi a diventare sindaco non una decisione che ha preso in uninconsueta improvvisa notte insonne ma la conclusione di un percorso che lha portato a dire: visto che i problemi di Milano, che penso di conoscere, marciscono da tempo insoluti: il mio impegno civile, magari sospinto da una legittima ambizione, mi fa decidere di scendere in campo. Ma pu anche essere altra cosa : devo ascoltare la citt con lobbiettivo di dire quello che la gente vuol sentirsi dire per catturarne la benevolenza e quindi il voto. Questo mi piace gi meno. E una tecnica sondaggi stico-berlusconiana che non porta lontano soprattutto chi non ha mediaartiglierie pesanti (economicamente) da schierare per provocare il corto circuito tra desideri (spesso poco decorosi) ,generazione di opinione, unto del Signore. C unulteriore declinazione dellascolto della citt: ascoltare nel senso di tener conto di quello che la gente pensa, delle attese, dei desideri dei propri concittadini per introitarli nei propri programmi ben sapendo che non tutti i desideri si possono accontentare e che la politica anche arte difficile di mediazione, soprattutto quando i desideri espressi siano assolutamente irrazionali e frutto soltanto degli istinti della parte animalesca delluomo che la ragione (per alcuni la fede) non ha saputo ancora domare nel difficile percorso verso la convivenza civile. Questo lascolto vero, quello che dovrebbe portare a farsi ascoltare e casomai reagire allonda di eco provocata dalle loro dichiarazioni. C, per finire, il peggior modo di ascoltare la citt, quello di fingere un ascolto che non c, trasformato in una sorta di pellegrinaggio tra la gente fingendo di prestare orecchio ma col solo scopo di illudere e di farsi vedere: un modo alla Moratti a spasso per la citt e per i mercati, ampiamente documentato (tagliando il dissenso rumorosamente manifestato) dal suo canale digitale terrestre che ci ricorda monarchi e alti prelati del passato nelle loro pompose udienze di raccolta di suppliche. Arcipelagomilano nei prossimi numeri ospiter ogni settimana un collage di video interviste di tre minuti ciascuna durante le quali i tre candidati alle primarie risponderanno alla domanda della settimana formulata dalla redazione. I lettori potranno commentare scrivendo alla nostra casella e-mail lettori@arcipelagomilano.org.

Primo piano IN RICORDO DI RICCARDO SARFATTI* Stefano Boeri


Vorrei brevemente parlare di Riccardo Sarfatti e del suo rapporto con la politica. Parlare soprattutto di tre aspetti di questo rapporto che mi stanno molto a cuore e che oggi ci dicono quanto sia difficile per tutti noi fare a meno di lui. Il primo aspetto riguarda la relazione tra professione e impegno politico. Tra vita civile e politica. Riccardo Sarfatti ha fatto politica da studente, a partire da quando allinizio degli anni 60, ben prima dellesplosione del movimento degli studenti - aveva lavorato per svecchiare la facolt di architettura di Milano. Introducendo temi allora impensabili, come lautogestione, la richiesta di valutazione sulla qualit dei corsi e arrivando fino a promuovere, nel 1963, una delle prime occupazioni di facolt. Ha fatto politica da docente, negli anni 70 e 80, sia a Milano che a Venezia, scegliendo di guardare in faccia, insieme ai suoi studenti la contemporaneit dei problemi sociali, anche se dalla prospettiva dellinsegnamento di materie storiche e storiografiche. Leggendo i suoi scritti di allora, il suo interesse per la questione urbana, la citt, le politiche urbane, sembra nascere proprio dalla convinzione che lattivit di insegnare non potesse prescindere dal trasmettere ai suoi studenti gli strumenti per decifrare un mondo che stava rapidamente cambiando. Ma Sarfatti ha fatto politica anche da imprenditore, interrogandosi sempre sul senso ultimo di unimpresa privata. Sul valore sociale di una piccola coraggiosa innovativa impresa, com stata ed Luceplan, che si costruita attorno ai valori dellinnovazione del prodotto e della diffusione pi larga possibile, cio pi democratica possibile, della qualit della luce. Riccardo Sarfatti stato un personaggio unico e particolare. Completamente avvolto e vibrante di politica, anche nei momenti in cui la politica attiva era sparita dalla sua vita quotidiana, pur essendo lui lontanissimo da unidea di politica come professione. Riccardo Sarfatti era piuttosto un protagonista della professione della politica nel senso di un costante interrogarsi sul valore e lutilit sociale di quello che facciamo nella nostra vita quotidiana, nelle nostre relazioni private e pubbliche, nelle nostre professioni e carriere. La professione della politica intesa come un costante sforzo per dare un senso alla nostra vita, senza che questo sforzo debba necessariamente sostituirsi, come professione tra le altre, al libero evolversi dei nostri interessi e talenti. Il secondo aspetto del rapporto di Riccardo Sarfatti con la politica riguarda lossessione per il nuovo, la ricerca dinnovazione. Ricordo che negli anni 70 studiavamo il libro che Sarfatti aveva scritto con Magnaghi, Stevan e Perelli sulla Citt fabbrica. Lintuizione alla base di quel testo, che abbiamo capito solo molti anni dopo, era che fosse necessario cambiare radicalmente prospettiva sui rapporti di produzione. Che il cuore dei rapporti sociali e dei conflitti di classe si stava spostando dal

chiuso delle fabbriche allo spazio urbano. Che stava nascendo una societ dove le rigide distinzioni di classe si stavano proiettando verso lesterno delle fabbriche e si stavano fluidificando (liquificando si direbbe oggi) per permeare la complessa geografia degli spazi urbani, delle case, dei quartieri, dei luoghi pubblici. Al netto delle inevitabili ingenuit e degli ideologismi, la citt fabbrica stato il testo inaugurale di unantropologia urbana che solo in questultimo decennio ha trovato piena legittimit nel dibattito politico. Ma ricordo soprattutto la costante ricerca dinnovazione che ha permeato tutta la vicenda di Luceplan, fondata negli anni 70 con Paolo Rizzatto e sviluppata insieme a Sandra Severi e Alberto Meda e affidata negli ultimi anni al figlio Alessandro. Come architetto e come direttore di riviste di design, Luceplan mi sempre apparsa come una voce fuori dal coro. Priva di quel frastuono mediatico e di quelle accelerazioni di mercato che sembrano inevitabili e necessarie per sopravvivere nella giungla delle piccole imprese del design italiano. Luceplan non chiamava, non urlava, non premeva. Bisognava e bisogna ancora oggi andarla a cercare, informarsi su quello che succedeva nei suoi laboratori, cercare di scovare i suoi nuovi prodotti. In modo sommesso, ostinato, Luceplan non ha infatti mai smesso di fare due principali cose: fare ricerca sui nuovi materiali e studiare le possibilit di realizzare prodotti (lampade e fonti luminose in genere) che potessero avere una diffusione a costi contenuti, pur senza perdere nulla della loro qualit estetica, della loro eleganza e bellezza. E questa timida ostinazione verso la ricerca e linnovazione, col tempo, diventata un segno distintivo, il tratto caratteristico di Luceplan e grazie allesempio di Luceplan, di altre aziende italiane famose nel mondo come creatrici di luce e come costanti inventrici di nuove idee.

Fare politica non vuol dire necessariamente innovare. Ma cercare linnovazione, scoprire nuovi materiali, talenti, idee, come Riccardo Sarfatti ha fatto nella sua vita, senzaltro il modo pi fertile e bello di fare politica. Il terzo aspetto, quello pi particolare e difficile da raccontare, soprattutto questa sera, riguarda il modo di fare politica attiva di Riccardo Sarfatti. Perch sappiamo che c stato un momento, o meglio ci sono stati diversi momenti della sua vita, in cui Sarfatti ha deciso di non accontentarsi di cercare lutilit sociale del suo lavoro, di non accontentarsi di cercare il nuovo nella sua professione. C stato un momento ad esempio 5 anni fa, quando Sarfatti ha accettato di candidarsi per la carica di presidente della Regione Lombardia, cogliendo un risultato straordinario pur senza avere alle spalle una consolidata visibilit personale in cui Riccardo Sarfatti ha capito che bisogna accettare la sfida di una politica attiva. Che non basta pi produrre idee e innovazione dal vivo delle proprie professioni private. Che necessario anche rischiare in prima persona e mettersi a disposizione della politica intesa come professione a tempo pieno. Grazie alla quale, e solo grazie alla quale, le idee e le innovazioni possono essere valorizzate, messe in rete, trasformate in pratiche e in coscienza diffusa. Dio sa quanto abbiamo oggi bisogno di scelte come questa. Ma anche in questo passaggio, Riccardo Sarfatti stato una figura distinta e riconoscibile. Non so bene come spiegarlo, ma il tratto specifico del fare politica di Sarfatti era a mio parere quello di una dolce ironia. Una dolcissima intelligente ironia che senza intaccare una sfrenata passione, gli permetteva di sopravvivere alle piccole ai tradimenti, alle frustrazioni di quella politica come professione che lui guardava con una scettica attenzione. Pensiamo spesso che i tratti necessari della buona politica debbano essere unorganizzazione razionale delle

risorse, una lucida visione delle forze in gioco, il necessario cinismo per capire quando bisogna forzare sullacceleratore della propria identit di partito o di schieramento e quando invece opportuno cercare compromessi con alleati e nemici. Non sono sicuro che sia davvero cos. La dolce ironia di Riccardo era un modo per distanziarsi e guardare meglio le cose. Per sorridere sulle meschinit. Per non perdere mai di vista la dimensione emotiva, intima, individuale di una politica che in fin dei conti fatta da uomini e donne che anche se ce la mettono tutta non possono nascondere questa dimensione privata; e anzi solo se la sanno valorizzare, trasformandola in valore pubblico da comunicare, riescono a trovare quella sintonia con la moltitudine dei cittadini che distingue un grande politico da un funzionario di partito. Negli ultimi giorni, con Riccardo, parlando delle prossime elezioni a Milano, avevamo discusso e scherzato sulla situazione del Partito Democratico, sulle diverse anime e le contraddizioni di un partito che a volte oggi sembra aver perso un orientamento chiaro e univoco. Ma avevo anche chiaramente avvertito il suo amore profondo per il progetto di un Partito Democratico in Italia, per una grande societ organizzata di donne e uomini che forse proprio in un momento di confusione, esprime al meglio la sua potenza di valori, di visioni del futuro, di idee. Una risorsa polifonica, straordinaria e preziosa. Cos come avevamo sorriso, mettendole a confronto con i complessi equilibri che oggi forse rallentano un grande partito, avevamo sorriso sulle complicate, caricaturali, quasi militari regole che a volte noi, la societ civile, cerchiamo di darci quando vogliamo sostituirci ai grandi partiti di massa. La dolce ironia di Riccardo stata in questi anni, anche in questi ultimi mesi, per tutti noi e se mi permettete anche per me, un potente antidoto per non perdere la bussola e per spinger-

ci a fare scelte un po folli e appassionate. Quelle scelte intuitive e disorganizzate, un po confuse e coraggiose,

magari tatticamente irragionevoli eppure visionarie, che costituiscono la linfa vitale della nostra idea di politica.

(* Commemorazione tenuta alla Festa Democratica, Milano 11 settembre 2010)

Citt MILANO FILM FESTIVAL: NON SOLO CINEMA Giovanni Zanchi


Ci sono momenti in cui Milano si apre al resto del mondo. Momenti in cui la citt dimentica ansie e paure e tira fuori la testa dalla sabbia per guardarsi attorno. Da quindici anni uno di questi momenti rappresentato dal Milano Film Festival, diventato un importante evento culturale. Grazie ai ragazzi di Esterni, lMFF rappresenta per Milano uneccezionale occasione di aggregazione e condivisione culturale. Nei quasi dieci giorni di festival i giovani, che compongono la stragrande maggioranza del pubblico, hanno la possibilit di vedere i film, incontrare i registi e partecipare a incontri, scambiando idee e progetti. A dirlo lassessore allo sport e tempo libero Alan Rizzi, dimostrando che leccezionalit del Milano Film Festival sta anche nellinusuale cooperazione tra istituzioni e organizzazione. Questevento, infatti, gode del contributo del Comune, della Regione e della Provincia, oltre che della sponsorizzazione di unenorme quantit di partner importanti che vanno da Fastweb a Myspace, a Internazionale e Corriere della Sera, al Teatro Dal Verme e allo Sziget Festival di Budapest. Anno dopo anno lMFF si guadagnato uno spazio significativo nel panorama internazionale. Il cuore della rassegna risiede nei due concorsi internazionali lungometraggi e cortometraggi con una giuria composta dallo studio di animazione Aardman, studio britannico vincitore di pi premi Oscar, che ha realizzato Galline in fuga e Gi per il tubo. Ledizione 2010 del Milano Film Festival ripropone la sezione Colpe di Stato, una raccolta di documentari provenienti da ogni parte del mondo, che denuncia i sistemi di potere e gli interessi che li governano. Il Milano Film Festival pu essere considerato, senza dubbio, un momento importante per la citt quanto la settimana del Design o la settimana della Moda. Con la grande differenza, rispetto alle altre due, che questa una dieci giorni che coinvolge tutti. Nessuno escluso. Il messaggio pi significativo che questo progetto lancia alla citt la sua totale apertura. Chiunque pu partecipare, non un festival per soli cinefili. Dopo le proiezioni, allinterno del Parco Sempione, ci sono musica e concerti, chi vuole pu bersi una birra in compagnia godendosi unatmosfera tranquilla e rilassata. Questesperienza dimostra che Milano pu essere una citt diversa. Pu essere una citt tollerante, ospitale e solare. Una citt che ha voglia di assorbire e fare proprio ci che altre culture possono insegnare, una citt che ha voglia di conoscere, di mostrare il proprio aspetto creativo. I giorni del Milano Film Festival vanno ben al di l della semplice rassegna cinematografica. Rappresentano una citt viva che non accetta di chiudersi in se stessa. Una citt giovane che ai giovani d fiducia. Da questesempio possibile ripartire per disegnare un futuro diverso, bisogna moltiplicare eventi culturali di questo tipo. Se anche con unamministrazione comunale discutibile come la giunta Moratti, che vorrebbe chiudere tutte le periferie e spegnere le luci della citt entro mezzanotte, possibile dare spazio a un evento che fa dellapertura a mondi diversi e dello scambio tra culture diverse la propria forza, segno che Milano non come le volgari politiche leghiste, di cui la nostra sindaca succube, vorrebbero rendere. Politiche alle quali bello rispondere con iniziative come lIm-migration Day, giunto alla terza edizione marted 14 settembre, una giornata che i ragazzi di Esterni dedicano alla lucida riflessione sul fenomeno dellimmigrazione.

Cultura LA MEDITAZIONE DI MICHELANGELO TRA PIETRA E PAROLA Rita Bramante


Matricola universitaria nel 1958, lultimo anno del Rettorato di Padre Agostino Gemelli in Universit Cattolica, allinizio di unepoca di giovani laureati per lo pi di prima generazione: Claudio Scarpati, allievo di Mario Apollonio e di Giuseppe Billanovich, arriva giovanissimo alla docenza universitaria e per decenni riesce ad affascinare platee di studenti con il suo stile sobrio e schivo, con la profondit e la finezza delle sue argomentazioni, con le traiettorie ermeneutiche innovative proposte nelle sue lezioni. Un impegno da maestro, oltre che da storico delle idee e intellettuale raffinato, che ha saputo interpretare

linsegnamento come compito di grande responsabilit e dialogare con gli allievi, comunicando la passione per lo studio paziente, la convinzione nella funzione educativa e civile dellesperienza letteraria, la tenacia nellesplorazione filologica dei testi e la soddisfazione di un sodalizio culturale su temi vivi e vitali della letteratura italiana da Dante ai poeti metafisici, in un contesto accademico fertile, vissuto quotidianamente come luogo di libero confronto. La cifra del suo percorso intellettuale stata e rimane linclinazione a collegare antico e moderno, a coniugare la tradizione classica con la nuova antropologia dellumanesimo e a riconoscere in questo binomio le radici della cultura europea. Lomaggio affettuoso degli allievi di ieri e di oggi ha accompagnato la conversazione di ringraziamento che il prof. Scarpati ha pronunciato in unaula gremita della Sua Universit su Le rime spirituali di Michelangelo, sullattivit poetica che non ha

una collocazione laterale nellopera del grande artista, ma che entra a pieno diritto nella nostra letteratura (*). Nei frammenti i temi dellamore, dellarte e della morte si intrecciano, in unappassionata ricerca in cui la meditazione sul tempo, la solitudine dellartista davanti ai personaggi del dramma sacro a cui d corpo, larditezza della forza indagatrice dellarte come esperienza totale esprimono unalta testimonianza di umanesimo cristiano. Negli ultimi anni i versi si fanno densi dinterrogativi sul futuro che si apre oltre il varco della morte, la poesia diventa tuttuno con la preghiera e dal 1545 la Piet diviene lunico soggetto che Michelangelo osa trattare nella sua scultura. E questa conversazione di Scarpati quasi un viatico allappuntamento del marzo prossimo al Castello sforzesco che avr per tema Sculture, disegni e rime attorno alla Piet Rondanini, il testamento di Miche-

langelo, opera a cui il Maestro lavor per molti anni e a cui si dedic fino alla morte, modificandone pi volte la composizione. Opera non finita, come altre del medesimo soggetto, che sembra Michelangelo volesse creare per la propria tomba e che carica dellespressione drammatica generata dalleffetto stesso dellincompiutezza e dallo schema inconsueto della Madre che in piedi sorregge il corpo morto del Figlio. Un omaggio di Milano al Genio del tardo Rinascimento e alla Piet Rondanini, recentemente restaurata o meglio fatta oggetto di unoperazione di manutenzione straordinaria e pulitura, che secondo un sondaggio ancora poco conosciuta ai milanesi e che rimane circondata da unaura di mistero. (*) Studi di letteratura italiana in onore di Claudio Scarpati, a cura di E. Bellini, M.T. Girardi, U. Motta, Vita e Pensiero, 2010 ; http://www.cattolicanews.it/3335.html

Societ LINSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE NELLE SCUOLE COMUNALI. UN DIBATTITO A PALAZZO MARINO OLTRE 100 ANNI FA Antonella Carenzi
Il problema della laicit della scuola potr dunque non avere oggi soluzione, o averla provvisoria e insoddisfacente per tutti, ma risorger domani pi vivo che mai, e diventer uno dei punti cardinali, su cui si agiteranno le future battaglie politiche. Con queste profetiche parole Rodolfo Mondolfo commentava su Critica Sociale il dibattito politico aperto dalla mozione presentata in Parlamento da Leonida Bissolati il 18 febbraio 1908. Lo scopo politico di tale mozione, era aprire una discussione sulla laicit, non tanto, o non solo, della scuola, quanto dello Stato. Al centro della discussione, in effetti, avrebbe dovuto esserci la questione legata allinsegnamento del catechismo nelle scuole elementari. Tale questione, che gi nel 1908 aveva una lunga e travagliata storia, era infatti giunta il 6 febbraio di quellanno a un apparente punto di approdo, ovvero il Regolamento generale sullistruzione elementare firmato da Luigi Rava, ministro dellIstruzione pubblica del governo di Giovanni Giolitti. Larticolo 3 di tale regolamento sanciva: I comuni provvederanno allistruzione religiosa di quegli alunni i cui genitori lo chiedano, nei giorni e nelle ore stabiliti dal Consiglio scolastico provinciale, per mezzo degli insegnanti delle classi, i quali siano reputati idonei a questufficio e lo accettino, o di altre persone la cui idoneit sia riconosciuta dallo stesso Consiglio scolastico. Quando per la maggioranza dei consiglieri assegnati al comune non creda di ordinare linsegnamento religioso, questo potr essere dato, a cura dei padri di famiglia che lhanno chiesto, da persona che abbia la patente di maestro elementare e sia approvata dal Consiglio provinciale scolastico. In questo caso saranno messi a disposizione, per tale insegnamento, i locali scolastici nei giorni e nelle ore che saranno stabiliti dal Consiglio provinciale scolastico. La mozione che Leonida Bissolati aveva presentato alla Camera partiva dunque da un passaggio parlamentare apparentemente poco rilevante, un articolo di un regolamento del ministero dellIstruzione pubblica, ma si proponeva di porre al centro del dibattito i rapporti tra Stato e Chiesa e i termini stessi della definizione di Stato laico . Ma cosa diceva la mozione Bissolati? Firmata dagli esponenti di spicco del socialismo e della sinistra parlamentare, da Bissolati, appunto, a Filippo Turati, passando per Enrico Ferri, Ettore Sacchi - radicale - Salvatore Barzilai e Federico Comandini

- repubblicani - la mozione del 18 febbraio recitava, con i termini e una chiarezza oggi inconsueti: La Camera invita il Governo ad assicurare il carattere laico della scuola elementare, vietando che in essa venga impartito, sotto qualsiasi forma, linsegnamento religioso. Perch i socialisti volessero fare dellinsegnamento della religione una questione politica, ce lo spiega lAquarone: Ora, potr innanzi tutto sembrare, a prima vista, che la posta in gioco non valesse tanto tumulto polemico sia dentro che fuori il Parlamento [...]. Linsegnamento religioso, ridotto comera ormai, e irrevocabilmente, alle sole scuole elementari e per di pi facoltativo per gli alunni, aveva perduto da tempo ogni valore dal punto di vista della formazione morale dei fanciulli. [...] Ma in realt, anche cos ridotto a una mera parvenza, linsegnamento religioso conservava pur sempre un significato per cos dire simbolico assai importante sia agli occhi della Chiesa che dello-pinione pubblica laica.1 Era il grande equivoco cui fece riferimento Filippo Turati nel suo intervento alla Camera, il legame tra religione e morale: [...] assurdo parlare della religione e della morale. Non esiste la religione e non esiste la morale: questa verit acquisita, che si trova persino nei manualetti per linfanzia. Esistono le religioni, esistono le morali, al plurale. [...] La religione cattolica rinforza certamente la sua morale, quella morale cio che giova, o sembra giovare, dispensandole da ogni sforzo, alla difesa delle classi dirigenti meno evolute, e che non vogliono evolvere. Il dibattito dalle aule parlamentari si trasfer ai consigli comunali direttamente coinvolti. Il caso di Milano in questo senso sicuramente uno dei pi significativi, visto il ruolo che ebbe, a partire dalla vittoria elettorale del 1899, lUnione dei partiti popolari formata da radicali, repubblicani e socialisti. Presentatisi uniti per la prima volta, i tre partiti vinsero le elezioni sconfiggendo una destra ormai segnata dalle vicen-

de del 98. Si elesse la giunta presieduta dal sindaco Mussi, radicale, appoggiata da repubblicani e socialisti. Lesperienza di governo per i socialisti, che entrarono con tre assessori Luigi Majno, Angelo Filippetti e Luigi Arienti -, inizi nel 1903, con la sostituzione del radicale Mussi con Giovanbattista Barinetti. Gi nel 1902, per, la giunta milanese aveva voluto prendere posizione sulla questione dellinsegnamento della religione. Rifacendosi alla Legge Coppino del 1877, infatti, la Giunta Mussi deliber di non avere alcun obbligo di provvedere allinsegnamento religioso nelle scuole elementari. La delibera venne annullata dal prefetto, e la Giunta ricorse al Consiglio di Stato. Il quale invit il Governo a fare chiarezza sullargomento, ammettendo che erano necessarie, e mancanti, unarmonizzazione tra leggi e regolamenti e una soluzione legislativa alla questione dellinsegnamento della religione25. La questione rimase in sospeso fino allelezione della nuova giunta questa volta conservatrice guidata a Ettore. Ponti, uscito vincitore dalle elezioni del 1905 La Giunta Ponti, aveva posto la reintroduzione dellinsegnamento religioso nelle scuole nel suo programma di governo. La dichiarazione per il bilancio preventivo del 1905 prevedeva: Con linizio del nuovo anno scolastico si provveder a ripristinare nelle scuole linsegnamento religioso. Le norme che saranno in proposito adottate, garantiranno nel modo pi assoluto la libert di coscienza di ognuno e varranno anche a sottrarre a ogni influenza estranea la libera volont dei genitori degli alunni.28 Nellottobre 1908, dopo che il Regolamento Rava era stato approvato e la mozione Bissolati respinta in Parlamento, la Giunta guidata da Ettore Ponti si apprestava dunque ad applicare in pieno tale regolamento. Non solo, ne venne deliberata unapplicazione estensiva, che introduceva linsegnamento del catechismo anche nelle classi superiori, la cosiddetta

quinta e sesta. I socialisti, decisero insieme ai radicali di aprire la questione. E fu Filippo Turati a tenere le fila della polemica con la Giunta Ponti. Con un evidente parallelismo con limpostazione della discussione parlamentare, il suo intento, oltre che di affrontare il problema della laicit della scuola, fu infatti soprattutto quello di spingere i liberali a dover scegliere tra difesa del laicismo e della libert di coscienza e lesigenza tutta politica di fedelt agli alleati cattolici, con il rischio di divenirne succubi. Il suo ordine del giorno, con cui si concluse la discussione del 30 ottobre in Consiglio comunale, poneva la questione in modo secco e inequivocabile, invitando i consiglieri a abolire linsegnamento religioso in tutte le scuole comunali di Milano. Turati intervenne nel dibattito con perfida ironia: Tutta la questione sta nel libro del catechismo. Leggete questo libercolo in qualunque punto e vedrete che cosa si fa imparare ai nostri bambini. Siate religiosi finch volete. Vi sono tanti modi di essere religiosi: dalla religione del selvaggio che adora un pezzo di legno, a quella elevata di Stoppani, c un evidente abisso. Aprite un capitolo qualunque di questo volumetto, e sentite che cosa sinsegna dopo aver fatto imparare il segno della Croce. Sinsegna che le tre persone sono una sola, sono distinte, ma confuse, sono quindi tre, ma una sola; una ha generato laltra, ma viceversa laltra esisteva contemporaneamente anche prima, perch essendo eterna, nessuna fu prima dellaltra, perch sono eguali, diverse, successive, confuse contemporanee. E questa cabala la trovate per duecento pagine di seguito. Io non voglio offendere il sentimento di nessuno. Supponiamo pure che questo sia vero. Ma dite: potete dare questo libro ai bambini? E manderete nella loro testa una quantit di cose, che non capiscono, che servono a nulla? del resto confessato dal catechismo che si tratta di misteri che non si comprendono, ma che Dio stesso ha rivelati.

Anche questo ordine del giorno, sostenuto nel dibattito da Luigi Majno, Cesare Sarfatti, Alessandro Schiavi cos come la mozione Bissolati, venne respinto. Ma ancora una volta, la sconfitta socialista lasci il segno

nella vita politica, questa volta cittadina, provocando le dimissioni di quegli assessori liberali che non accettarono la politica filo clericale del sindaco. Turati daltra parte non avevano nessuna intenzione di chiudere

la questione e intervenne sullargomento a pi riprese in Consiglio comunale anche negli anni successivi.

Mobilit GLI INVESTIMENTI E I CAMBIAMENTI NEL SETTORE DEI TRASPORTI Enrico Landoni
Il Piano dei Trasporti rappresent il vero compendio dei principali indirizzi urbanistici adottati dalla Giunta. In occasione della presentazione della Variante Generale al Piano Regolatore del 1976 era stata menzionata l'ipotesi della realizzazione di un Passante Ferroviario, destinato ad attenuare gli squilibri esistenti nell'ambito delle relazioni centro-periferia, sia all'interno della citt di Milano, sia nell'area comprensoriale e regionale. Questa infrastruttura inoltre avrebbe permesso di ovviare ai problemi afferenti al particolare assetto della cinta ferroviaria del capoluogo lombardo, che era una stazione di testa, utilizzabile necessariamente solo come capolinea. Con la presentazione del Piano dei Trasporti, adottato dal Consiglio Comunale il 29 marzo 1979, venne annunciato invece il grande progetto relativo alla costruzione della linea metropolitana tre, indicativa di una precisa svolta rispetto all'approccio fino ad allora utilizzato dall'Amministrazione in ambito urbanistico ed economico. Attraverso l'elaborazione del progetto del Passante Ferroviario la Giunta aveva ritenuto possibile conseguire il riequilibrio nei rapporti tra territorio metropolitano e periferia regionale. Mediante la realizzazione di una nuova linea della metropolitana, opera certamente non compatibile con i presupposti della Variante Generale, impostata sul contenimento di tutte quelle infrastrutture che avrebbero potuto accentuare la piramide dei valori immobiliari all'interno del capoluogo, l'Amministrazione cont piuttosto di raggiungere il razionale soddisfacimento di una domanda sostenuta concernente l'utenza del trasporto pubblico urbano (non pi dunque interurbano, comprensoriale e regionale) e il risparmio nella sua gestione. Le nuove infrastrutture furono concepite quindi non pi nei termini di una risposta alla generale domanda di mobilit o come strumento di riequilibrio territoriale, ma come elemento fondamentale e propulsivo di un nuovo modello di sviluppo incentrato fondamentalmente sulla citt di Milano.9 All'inizio la linea metropolitana tre trov di fatto nei partiti di maggioranza a Palazzo Marino gli unici suoi convinti sostenitori. Numerose e articolate furono le critiche e le obiezioni poste a questo progetto infrastrutturale di notevole impatto sulla citt. Alcune di queste apparvero strumentali, altre invece derivarono da precise e valide analisi di ordine economico e urbanistico. La Democrazia Cristiana milanese assunse una posizione estremamente critica nei riguardi dell'intero Piano dei Trasporti, nei confronti del quale infatti tanto a Palazzo Marino quanto in Regione espresse un voto negativo. Nell'ambito di una generale opposizione all'approccio seguito dalla Giunta Comunale nell'elaborazione di questo documento urbanistico, il progetto relativo alla realizzazione della nuova linea della metropolitana, secondo la direttrice RogoredoDuomo-Centrale, fu oggetto di specifiche e radicali obiezioni, da parte del partito di Zaccagnini. Per il partito di Via Nirone, il Piano dei Trasporti cos come illustrato e adottato il 29 marzo 1979 dal Consiglio Comunale, avrebbe creato un pericoloso incremento dei flussi di traffico nelle zone centrali della citt ed una loro eccessiva terziarizzazione. Il capogruppo democristiano a Palazzo Marino, Carlo Bianchi, espresse molte perplessit sul tracciato proposto per la realizzazione della nuova linea della metropolitana, sottolineando che i tratti di sottosuolo interessati direttamente dal percorso dei futuri convogli erano ricchi di reperti romani. Per questa ragione sugger una sorta di mappatura archeologica del sottosuolo milanese e avanz l'ipotesi di una significativa rettifica del percorso individuato per questa infrastruttura, al fine di evitare che i lavori, una volta giunti ad un discreto livello di avanzamento, potessero essere interrotti dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali. Carlo Bianchi, intervistato da Il Giorno, illustr i timori della DC milanese in merito alla possibilit di un incontrollabile sviluppo della attivit terziarie nelle zone centrali della citt, fenomeno, per il capogruppo democristiano, favorito direttamente dalle peculiarit del Piano dei Trasporti. Al riguardo l'esponente democristiano dichiar: "Certo, qualcuno dir che ci preoccupiamo delle vestigia romane per motivi elettoralistici. Il fatto che queste ricerche costano molto e si attende sempre un'occasione per avviarle: i lavori della MM3 potrebbero esserlo. Proprio perch vogliamo che la MM3 si faccia, chiediamo che il percorso venga modificato. I motivi, noto, non sono soltanto quelli archeologici. Il tracciato proposto dalla

Giunta non avrebbe altro effetto che congelare gli squilibri urbanistici attuali, rafforzando le zone di terziario e indebolendo ulteriormente gli insediamenti residenziali".10 Il PRI si dichiar totalmente contrario al progetto di realizzazione di una nuova linea della metropolitana, adducendo ragioni di carattere per lo pi finanziario. Secondo il partito di La Malfa, la realizzazione di una tale infrastruttura sarebbe stata troppo onerosa per l'Amministrazione, costretta ad accollarsi una spesa iniziale di 277 miliardi, che avrebbe raggiunto i 610 alla fine dell'opera, a causa degli oneri finanziari. [] CGIL e UIL invece formularono un parere complessivamente positivo sul tema della nuova linea della metropolitana a Milano, prendendo nettamente le distanze dal sindacato di Carniti, soprattutto a proposito degli oneri finanziari. I due sindacati, attraverso un comunicato congiunto, sottolinearono l'importanza per lo

sviluppo del capoluogo lombardo della realizzazione di questa nuova infrastruttura, il cui tracciato avrebbe rappresentato una nuova fondamentale linea di penetrazione all'interno della citt ed un elemento di indubbio arricchimento della rete di collegamenti, nell'ottica di un'effettiva integrazione del sistema regionale del trasporto pubblico. Ad avviso di CGIL e UIL non era possibile stabilire una gerarchia delle priorit tra linea metropolitana e Passante Ferroviario, poich le due infrastrutture erano state concepite in un'ottica di complementarit e reciproca relazione. La mancata realizzazione della MM3 inoltre, a loro avviso, non avrebbe costituito affatto un risparmio di denaro, poich non portando a termine l'investimento, la spesa di puro esercizio per il trasporto pubblico avrebbe raggiunto in un decennio la medesima cifra calcolata per la realizzazione della nuova linea della metropolitana. 13

Il Piano dei Trasporti and ad inserirsi anche all'interno di un'ampia piattaforma ecologica, che la Giunta aveva elaborato al fine di ottenere un sensibile risparmio energetico ed una significativa contrazione dell'emissione degli agenti responsabili dell'inquinamento atmosferico. La Giunta infatti aveva iniziato ad articolare precise proposte, che raggiunsero un aspetto definitivo solo nel 1981, anche in tema di metanizzazione e teleriscaldamento. []

9 Cfr. G. Campos Venuti, A. Boatti, A. P. Canevari, V. Erba, F. Oliva, "Un secolo di urbanistica a Milano", Clup, Milano, 1986, pp. 173-176. 10 Dichiarazioni di Carlo Bianchi riportate da A. Falletta in "MM3: la DC oppone la mappa archeologica", Il Giorno, 1 aprile 1979. 13 Cfr. "Al NO della CISL immediato SI di CGIL e UIL", Il Giorno, 3 marzo 1979.

Urbanistica PGT ED ELEZIONI 2011: DUE OCCASIONI DA NON PERDERE Mario Sartori
Il rientro dalle ferie dei milanesi, stato questanno accompagnato da uninusuale impazienza di riprendere il dibattito sui temi di interesse cittadino. Si guarda gi alle elezioni comunali 2011 ma anche alle nuove tappe del percorso del Piano di Governo del Territorio. Lo stesso annuncio di fine agosto della nuova candidatura a sindaco di Stefano Boeri nel campo del centro-sinistra un ulteriore segnale di questurgenza che, tuttavia, guarda a scadenze che il calendario politico-amministrativo proporr lanno prossimo: a febbraiomarzo (lapprovazione del PGT) e a maggio (le elezioni comunali). Questo significa innanzitutto che si vuole metter le mani avanti per il timore che lo scontro politico in atto a scala nazionale possa avere ricadute anche a Milano sovvertendo le agende, le priorit, le candidature e forse perfino le stesse scelte o le intese faticosamente maturate tra Enti (Regione, Provincia, Comune) e tra forze politiche ad esempio in materia urbanistica o in prospettiva Expo. Contemporaneamente c la consapevolezza che questi prossimi mesi saranno cruciali per porre le basi per le scelte che i cittadini, con il voto da un lato e il Consiglio comunale dallaltro con il dibattito finale sul PGT saranno chiamati a compiere nel 2011, naturalmente a condizione che le scadenze delle elezioni amministrative e del piano urbanistico possano essere rispettate. Alcuni motivi di urgenza sono di natura prettamente tecnico-amministrativa come la finestra temporale di ottobre per presentare le osservazioni al Piano adottato e altri di natura politica come limpegno del centrosinistra di dar a dar vita alle primarie in autunno. Comunque sia resta confermato il dato che Milano ha fretta e ha bisogno di aprire una stagione di vero e sistematico confronto e coinvolgimento della cittadinanza nella definizione di scelte che possono, nei prossimi 8 mesi, risultare davvero decisive per il futuro della citt, come gi diversi interventi su Arcipelago Milano hanno sottolineato. La partecipazione dei cittadini, la Comunit Europea lo riconferma costantemente e ce lo ricorda insistentemente, dovrebbe rappresentare una componente imprescindibile alla formazione e allattuazione delle decisioni. Si tratta per di una componente imprescindibile dalla quale nel nostro Paese e nella nostra citt sostanzialmente invece si prescinde in modo disinvolto anche quando le norme la imporrebbero (si veda cosa stata la

procedura consultiva della VAS sul PGT milanese) . La partecipazione nei fatti, - quando stata ed presa in considerazione stata ed intesa come una componente accessoria ed episodica, viene fraintesa come strumento di comunicazione e convincimento a posteriori su scelte gi fatte, le decisioni restano a totale appannaggio dellinterazione tra decisori, portatori di prerogative e interessi riconosciuti come rilevanti e tecnici. Una delle caratteristiche fondamentali di una Milano che voglia diventare una smart city, deve essere invece la capacit di promuovere innovazione e sostenibilit coniugandola con la partecipazione, non solo per dar luogo a una democrazia compiuta, ma anche per permettere di prender parte a processi decisionali in materia di risorse ambientali, di mobilit, di territorio che portino la comunit, i gruppi sociali e i singoli cittadini a farsi carico di politiche che altrimenti non comprendono o vedono come vessatorie (vedi Ecopass), velleitarie e comunque lontane dai propri interessi. Partecipazione vera, sistematica, propositiva ecco un tema che da subito dovrebbe entrare nei primi punti dei programmi elettorali, ma che deve essere gi messo in pratica da subito per dar voce sin dora alla citt perlomeno su tre temi chiave: il PGT, litinerario verso le elezioni, Expo, in ordine non dimportanza ma di scadenza temporale. Per dare continuit, sistematicit e un carattere propositivo alla partecipazione c bisogno senzaltro diniziative sul territorio ma c bisogno, soprattutto in una realt complessa come Milano, di eparticipation, dinterazione attraverso la rete.

Il confronto, le informazioni e i contributi di proposta delle forze politiche, dei soggetti organizzati e dei cittadini devono essere visibili, accessibili, confrontabili e soprattutto suscettibili di commento, adesione o controproposta con modalit e con tempi che permettano a tutti (o perlomeno ai molti) quello che ora alla portata degli sparuti frequentatori dei convegni e dei meeting cittadini sul PGT o su Expo, occasioni peraltro anche queste ultime pi di comunicazione che di confronto approfondito e di partecipazione autentica. Per queste ragioni Fondazione RCM Rete Civica di Milano - che da pi di dieci anni offre ai cittadini milanesi ambienti e spazi di partecipazione on line super-partes, ha deciso di mettere a disposizione, motu proprio, uno spazio specifico dove poter continuare, anche dopo ladozione da parte del Consiglio comunale, il confronto cittadino sui contenuti del PGT. Il nostro intendimento quello di valorizzare in particolare loccasione del periodo delle osservazioni in modo che ciascuno (organizzazione, associazione o cittadino che sia) possa rendere pubbliche in rete le osservazioni che intende proporre formalmente al comune e accendere su queste sue posizioni dibattito e condivisione di altri soggetti. Lambiente dedicato al PGT inserito nel sito dedicato alliniziativa manifesto per Milano (www.manifesto-permila-no.partecipami.it) dove sar anche possibile, attraverso un tool di consultazione certificata, mettere a confronto scelte alternative tra diverse opzioni di governo della citt, mettendo a confronto, ad esempio unopzione proposta dal Piano e una proposta alternativa oppure os-

servazioni di segno contrapposto (aumentare o diminuire la concentrazione delle volumetrie in un determinato comparto). Anche sul tema delle elezioni amministrative abbiamo messo a punto, replicando uniniziativa gi sperimentata nel 2006, un ambiente di partecipazione in rete (www.comu-nalimila-no2011.it) che gi ora presenta lesito di uninteressante consultazione, svolta da SWG, sulla figura del sindaco e nel quale vogliamo sperimentare un approccio nuovo alla scadenza elettorale. Oltre ad offrire spazi perch i cittadini stessi propongano candidature a sindaco e a dare visibilit alle posizioni e alle iniziative dei candidati, dei partiti e delle coalizioni, questo ambiente on line offrir, a partire da ottobre, unopportunit nuova rispetto al 2006. Questa volta vogliamo in qualche modo rovesciare le parti, dando la possibilit di puntare i riflettori sulle proposte che vengono dalla citt (dalle associazioni, dai comitati e dai cittadini) e che riguardano i problemi pi avvertiti e indurre i candidati al ruolo di sindaco o consigliere a prendere posizione di fronte alle istanze, alle problematiche e soprattutto alle proposte avanzate dalla citt. Potrebbe essere loccasione per rendere pi trasparenti le proposte politiche dei candidati e nello stesso tempo valorizzare il patrimonio diniziativa, di capacit di innovazione, di impegno sociale e culturale che la cittadinanza ha gi, in tante occasioni, mostrato di possedere ma che finora rappresenta un patrimonio disperso, spesso invisibile e che, soprattutto, non riuscito a proporsi come protagonista delle scelte di governo che la citt ha gi vissuto e di quelle che si appresta a compiere nei prossimi fatidici otto mesi.

Dal Palazzo QUEI DEBUTTANTI A PALAZZO MARINO* Stefano Rossi


E un pattuglione nutritissimo quello degli absolute beginners in Consiglio comunale. Dopo gli assestamenti dovuti ai rimpiazzi degli eletti gratificati in seguito anche di un posto in giunta, ora complessivamente se ne contano quaranta. Due terzi dellassemblea. Tutti esordienti per Palazzo Marino ma non tutti, naturalmente, sullo stesso piano, dal momento che c chi, come Berlusconi, ha fatto fra le altre cose il presidente del Consiglio, oppure il ministro o il parlamentare, e c chi limita la sua esperienza politica alla presenza in Con-

siglio di Zona. In questa pagina trovate una loro biografia, per forza di cose brevissima. Con lavvertenza che i giochi non sono finiti, dal momento che per i big si annunciano pi o meno pronte dimissioni. Cosa faranno i remigini del consiglio? Abbiamo provato a chiederlo ad alcuni di loro. COSA DICONO Un comune denominatore, la politica delle piccole cose. Guardiamo al concreto e riempiamo le buche. Livio Caputo: La prima cosa sar il discorso come capogruppo di Fi. Sono sensibile soprattutto a tre cose: alle privatizzazioni, che predicavo quando erano ancora una brutta parola; allimmigrazione, di cui mi sono gi occupato al Senato; a una grande campagna per la pulizia della citt e dei parchi, ridotti in maniera indegna. Giulio Gallera: Lavorer sui piccoli grandi problemi: buche, erba non tagliata nei giardini, scale mobili rotte nel metr. Poi sulla creazione di spazi musicali, culturali e sportivi per i giovani. Potenziamo le biblioteche rionali utilizzando le scuole chiuse per il calo demografico. Giuseppe Cusumano: Sicurezza, riqualificazione dello sviluppo urbano, servizi sociosanitari adeguati, una seria politica di immigrazione anche per favorire chi a titolo per inserirsi. E rendiamo i quartieri pi divertenti e vivibili. Giovanni Marra: Rilanciamo il decentramento, occupiamoci di buche e fogne, opere minori che danno il segnale del cambiamento. Antonella Maiolo: Le buche? In una sono caduta

anchio, nel 95, ed ho chiesto i danni al Comune. E poi, pensiamo al traffico e al resto del programma di Albertini. Giangaleazzo Visconti di Modrone. Musei, biblioteche, spazi espositivi sono inadeguati. Investire qui significa rendere la citt pi stimolante e creare lavoro rilanciando il turismo. Fiere, terziario, congressi e turismo daffari hanno in potenza un indotto triplo dellattuale. Difendiamo artigiani e commercianti. Stefano Di Martino: Mio padre stato dirigente comunale per 37 anni, cos conosco la macchina. Va migliorata lefficienza e restituita dignit ai dipendenti. I mezzi sono scarsi, linformatizzazione modesta. Rilanciamo il decentramento. Roberto Predolin: Vado in Consiglio prima di tutto per imparare. E necessario il rapporto con la gente, i quartieri. Primo problema, la sicurezza. Giovanni De Nicola: Porter le proposte dei comitati, non so con che risultati ma non potranno far finta di niente. Troviamo al Leoncavallo un immobile non a Greco e convinciamo a costituirsi legalmente in associazione. Sui locali notturni, rispetto a chi deve dormire. Ivan Cattaneo: Non far unopposizione preconcetta. Mi impegner per una caserma dei carabinieri da fare subito in una ex scuola media di via Bianca Milesi, a Baggio. Gabriella Fumagalli: Non so quanto potremo fare ma certo grossi problemi sono le scuole materne egli asili nido. In Zona 6 alle materne ci sono 606 richieste per 392 posti e agli asili peggio. Ainom Maricos:

Mi auguro ci sia un clima civile per poter lavorare, pur dallopposizione, per una citt vivibile. Sembra unovviet, speriamo sia cos. Emanuele Fiano: Vorrei portare la mia competenza di architetto. Sono il primo consigliere ebreo che ricopre una carica nella comunit. Vorrei un luogo pubblico di cultura ebraica che a Milano manca ma anche che la scuola ebraica si aprisse di pi: partiamo dai bambini per sradicare lignoranza. Ndr: Gabriele Albertini riscosse il 53,1% (primo turno 40,7%) dei consensi e Aldo Fumagalli il 46,9% (primo turno 27,4%) al ballottaggio dell11 maggio 1997 in cui vot il 65,8% dei milanesi. Fra gli altri eletti Franco Bassanini per il Pds, Egidio Sterpa per Fi, Piergianni Prosperini per An, i candidati sindaci Umberto Gay di Rifondazione comunista e Marco Formentini della Lega. Massimo De Carolis di Fi venne eletto Presidente del Consiglio Comunale. Altri subentri: per Fi Claudio Cicci ad Achille Serra, Andrea Mascaretti a Giovanni Terzi (che a sua volta subentrer ad Antonella Maiolo), per Rc Franco Calamida a Fausto Bertinotti, Enrico Fredrighini a Umberto Gay, per la Lega Matteo Salvini a Roberto Ronchi e infine per il Pds Giovanni Luzzi ad Aldo Fumagalli, Carlo Cerami a Michele Achilli, Franco Mirabelli ad Alex Iriondo. * La Repubblica, luned 2 giugno 1997

DallArcipelago I PARCHI DI LONDRA: E MILANO? Sara Bonanomi


Una delle problematiche pi scottanti a emergere tra le sfide planetarie del Terzo Millennio evidenziate dalle Nazioni Unite con la Dichiarazione omonima dellanno 2000 senza dubbio quella relativa alla tutela ambientale. Non vi dibattito che manchi di sottolineare i rischi e le conseguenze del surriscaldamento globale e delle tecniche di sfruttamento del suolo terrestre spesso impropriamente intensive. Del resto, termini come sostenibilit, biodiversit, conservazione e salvaguardia ambientale sono ormai entrate a far parte del linguaggio comune, in particolare se legate a iniziative e mega eventi che, come il caso della campagna mediatica dellExpo 2015, sfruttano questi grandi temi per attrarre consenso e dare maggior spessore ai progetti intrapresi a livello nazionale e internazionale. Se i timori degli ambientalisti in merito a unulteriore cementificazione di Milano hanno, ormai da parecchi mesi, risollevato lo spettro di citt grigia, c da chiedersi come si possano valorizzare ed estendere quegli angoli di verde ancora troppo rari e discontinui che og-

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gi vi compaiono, proprio in vista di un evento che promette una green rejuvenation per la stessa citt. Penso a realt come quella del Regno Unito dove il verde, fatto di parks, gardens, stagni e percorsi pedonali, sembra aver tradizionalmente conservato il suo ruolo allinterno della sfera di vivibilit urbana. Non mancano certo palazzi, uffici e grandi mall, ma la greenery certamente parte integrante della planimetria urbana e componente insostituibile del vivere quotidiano, a partire dalla capitale con i suoi Hyde Park, Regent's Park e St James's Park, tanto per cominciare. passata solo qualche settimana dal mio ultimo viaggio a Londra e, a ripensarci, invidio agli inglesi la possibilit di trascorrere il tempo libero in tranquilli parchi non troppo lontani da casa, invidio la possibilit data a un amante della corsa di fare jogging evitando lasfalto della strada e lo smog delle auto, o lopportunit data a uno studente di leggere un buon libro allombra di un gazebo pubblico. E il tutto in centro citt. Invidio la pulizia degli spazi di verde pubblico, dove i bambini possono correre e giocare senza paura di cadere e graffiarsi con i cocci di vetro di una bottiglia abbandonata a terra in frantumi, invidio quel misto di sicurezza, relax e svago che si conserva in quegli angoli metropolitani colorati da una variet di fiori e cespugli e animati dalla presenza di cigni, anatroccoli, passerotti cinguettanti e scoiattoli saltellanti. Se la valorizzazione della componente verde pratica consolidata e ormai

usuale per ogni landscape architect che si rispetti, non mancano altres in Inghilterra laghi, distese rurali, veri e propri siti naturali e orti botanici dedicati alla riproduzione e conservazione della biodiversit. Ne sono un ottimo esempio i Kew Gardens, in prossimit della cittadina di Richmond upon Thames, un complesso di giardini, orticelli coltivati e serre che insieme costituiscono un orto botanico interessante e ben curato della superficie di 120 ettari. Con quarantamila variet di piante e quattordicimila alberi importati da ogni parte del mondo, una delle pi varie collezioni floreali e serre che riproducono i diversi climi del pianeta, i Kew Gardens fanno parte del Patrimonio dellUmanit identificato dallUNESCO e rappresentano inoltre un polo di ricerca scientifico-naturalistico unico al mondo. Tra i pi illustri progetti di salvaguardia della biodiversit limportante partnership avviata con la Millennium Seed Bank per la realizzazione del pi grande piano di conservazione ex situ di specie vegetali in via di estinzione, iniziativa che il Regno Unito ha recentemente presentato al mondo nella cornice espositiva dellExpo 2010 di Shanghai. Ed eccomi personalmente in visita ai Kew Gardens. Con la sua struttura in vetro e metallo la grande serra tropicale dalla quale inizia il mio percorso di esplorazione richiama nel suo stile vittoriano il celebre Crystal Palace di Paxton. Lumidit che si respira entrando molto alta e laria resa pesante da un odore penetrante di foglie

e terriccio bagnato. Mi lascio incuriosire dalle etichette illustrative delle variet vegetali che incontro, ogni albero ordinatamente esposto e ne sono descritte le principali caratteristiche, la tassonomia delle diverse specie ricreata allinterno delle serre per ciascuna area climatica. Non manco di notare i cartelli illustrativi che accompagnano la mia visita, esempio dellefficienza con la quale gli inglesi raccontano e valorizzano i propri luoghi rendendoli siti per lapprendimento ad alto potenziale informativo ed educativo. Termino la mia visita cercando di immaginare lorto botanico planetario descritto nel Masterplan disegnato per lExpo 2015 e mi chiedo se Milano, ancora cos distratta dalle questioni relative alla governance dellevento e gi in ritardo rispetto allanalisi dei terreni per limportazione delle varie specie che il sito espositivo ospiter, non possa imparare dallesempio inglese. Forse il nostro un problema culturale, o semplicemente riguarda quella cattiva gestione didee e risorse che, nel caso del cammino di preparazione verso lExpo 2015, fa temere per la buona riuscita di un progetto che tanto promette ai cittadini e allambiente. Di certo i buoni spunti non mancano, ci che ci auguriamo che il giardino planetario della Milano del prossimo futuro nasca realmente da un progetto partecipato per diventare effettivamente luogo di esperienza formativa per tutti.

Architettura IL PARCHEGGIO DI PIAZZA MEDA Gianni Zenoni


Cosa succede a Milano? Si pu veramente parlare di Rinascimento Architettonico e Urbanistico della citt?Nelle relazioni introduttive di atti e strumenti urbanistici, a partire dalla delibera Comunale Ricostruire la grande Milano del 2000 per poi seguire nelle premesse del vigente e del futuro Regolamento Edilizio, nel ponderoso Documento di Piano del PGT, nelle intenzioni ondivaghe dellEXPO, nei programmi della nuova Commissione per il Paesaggio, ex Commissione Edilizia e dalla delibera riguardante la formazione di uninedita super commissione per la bellezza della citt (affidata allex assessore Zecchi), si comprende lintenzione di migliorare gli scenari urbani al fine di ottenere una citt pi bella.Ebbene, in questo nuovo clima da Guerra Santa che si affianca allormai stanco mito della Milano capitale della Moda e del Design ci si aspetterebbe vedere finalmente progetti degni di questi civili proponi menti, tendenti a un costante miglio

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ramento della scena urbana. E invece no, ci troviamo ancora di fronte allennesima avvilente interpretazione dei piccoli edifici che ospitano scale e ascensori dei parcheggi interrati, peggiorata in questo caso dalla posizione urbanistica in pieno Centro Storico. E cos in piazza Meda, tra dignitosi edifici, alcuni progettati negli anni 60 da Figini-Pollini, Caccia Dominoni e BBPR, appare uno scatolotto di vetro nero con vistose scritte bianche, contenente gli ingressi pedonali con scala e ascensore, che per materiali e qualit del Design non ha niente a che vedere con le architetture circostanti ma che si adatterebbe meglio a un Mall piuttosto che nella scena urbana raffinata di questa parte di Milano.

Questo piccolo edificio, che si pu definire opera minore, in realt lo solo per le dimensioni ma non per la sua ubicazione, in piena visibilit, che lo trasforma, (come daltronde i gazebo, le fontane, i monumenti e le uscite del Metr) in punto cospicuo per la scena urbana e dove il Design doveva essere attentamente controllato. Certo, si capisce che far emergere un volume, indispensabile alla funzione di parcheggio, dalla quota zero un problema. Non sempre capita nel punto pi desiderabile, sia per questioni strutturali e distributive che di normative dei VVF, ma il Design serve soprattutto a questo, a far s che comunque il piccolo edificio diventi punto cospicuo della piazza e tale da sembrare l da sempre. Oltretutto

il suo costo, rispetto a quella del parcheggio, comunque irrisorio, quanto grande invece il suo impatto, e dispiace veder risparmiare su un investimento non indifferente proprio nellaspetto pi delicato e visibile che il manufatto ha sulla scena urbana. Se vero che Milano la capitale della Moda e del Design e che attorno a piazza Meda si affacciano le vetrine di stilisti e ditte di arredo che il mondo ci invidia, offrire agli occhi dei visitatori questo squallido esempio di non Design non proprio nellinteresse della citt e sicuramente in eclatante contraddizione con i buoni propositi ostentati in strumenti e delibere dallAmministrazione Comunale.

Scrive E. Mambretti
Suggerisco a Pisapia di scegliere 5 punti chiari e molto concreti per il suo programma e combattere per quelli. Uno per i giovani due per i quarantenni due per gli anziani. Es.Mezzi pubblici gratis per gli anziani sopra i 70 anni. Es: ticket ingresso auto oltre la circonvallazione esterna con parcheggi relativi. Es: abolizione degli ausiliari della sosta etc. Non parlare di citt pi solidale pi vivibile o altre stupidaggini del genere. Pochissime cose molto concrete, chi non vota non legge neanche il giornale e Lui deve raggiungere quei voti e anche io che leggo sarei stufo di vaghe promesse. Se gradisce altre idee sono disponibile.

E. Mambretti

Scrive Pietro Cafiero


Ho letto quanto scritto da Giuseppe Vasta, e se da un lato sono lusingato di tanta attenzione, dallaltro mi infastidisce un po che da un mio pezzo si estrapolino solo delle parti. Il tema del mio articolo era le osservazioni al PGT, prendendo spunto da unintervista su Repubblica che Masseroli aveva rilasciato il 18 di agosto. Con un tono leggero e vagamente ironico che mi sembrava adeguato al rientro dalle vacanze e alla ripresa delle pubblicazioni di Arcipelago, ho provato a mettere a fuoco gli argomenti sul tappeto. Se lironia non si colta la colpa solo mia e me ne scuso. I tre argomenti citati e incriminati- sono solo dei passaggi rispetto alla vicenda delle osservazioni. Detto questo voglio per precisare alcune cose. 1. Sperare in unulteriore proroga da parte della Regione per lapprovazione del PGT mi sembra sbagliato e poco auspicabile. E lipotesi di un commissariamento mi sembra ancora pi nefasta. Invocare il rispetto di regole e scadenze solitamente un buon argomento anche per chi sta allopposizione. Altrimenti aveva ragione Berlusconi alle ultime amministrative quando se la prendeva con chi non aveva ammesso le sue liste perch presentate in ritardo. E poi scusate- ma vogliamo vivere sempre nel paese delle proroghe? Io no. 2. Le modifiche dellopposizione, rilevanti o no, sono comunque frutto di un lavoro fatto in aula cui va comunque riconosciuto un merito. E sono il punto di partenza per i necessari cambiamenti che lopposizione dovr fare se diventer maggioranza. 3. Lo statisticamente qualcosa di buono c era in risposta allaffermazione sbrigativa di Pisapia che definiva il PGT come tutto da buttare via. Mi mettevo sullo stesso suo piano, senza pretesa di entrare nel merito. Perch per entrare nel merito dei contenuti del PGT servirebbe una

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serie lunga e approfondita di articoli. E soprattutto per mia natura preferisco giudicare un piano nella sua veste definitiva, non in itinere, quando ancora mancano o non sono chiari tutti i suoi meccanismi attuativi. Pu essere che sia un mio limite, ma ri-

tengo pi prudente attendere prima di esprimermi in maniera cos perentoria come gi fanno alcuni. Infine penso che sarebbe pi costruttivo e vantaggioso (anche in termini elettorali) per lopposizione avere un PGT da cambiare anche radicalmente-

piuttosto che dover ripartire da zero, col rischio che Milano rimanga impantanata per anni in una vacatio di pianificazione inaccettabile.

P. Cafiero

Scrive Roberto Mariani


Dopo aver letto i nuovi interventi sul vostro sito e aver seguito sui quotidiani queste prime battute di campagna elettorale, mi permetto di rivolgermi a lei che immagino pi vicino all'architetto Boeri di altri. Anchio come lei sono rimasto un poco perplesso dalla genesi di questa candidatura, ma non nego di esserne davvero lieto, come molti miei conoscenti, Boeri ha davvero il profilo umano e culturale di un sindaco auspicabile a Milano, anche se ovviamente dobbiamo riconoscerne i limiti nell'esperienza amministrativa e politica. Avr bisogno di aiuto. Insieme ai miei auguri, e ovviamente il mio appoggio e contributo personale nel sostenerne la candidatura tra chi mi vicino, vorrei aggiungere un mio suggerimento, qualcosa che mi auspico di leggere e sentire da lui: un programma. Il poco che ho letto mi lascia entusiasta e allo stesso tempo perplesso. Voglio dire: speriamo di non ritrovarci con una serie di promesse allettanti, e parlo soprattutto del settore che pi mi sta a cuore, la cultura e tutti i suoi rami intrecciati, mostre, musei, politiche sociali, educazione, arredo urbano, verde fino alla moschea e allineamento con capitali internazionali, per poi ritrovare una persona degnissima a gestire un budget di denaro che a malapena riesce a coprire le spese degli impiegati comunali, incastrato in labirinti burocratici, soffocato da critiche, polemiche, dissenso del gruppo consigliare agguerrito, giochi di partito pi o meno oscuri, assessori magari competentissimi e ricchi di visione ma determinati a portare avanti anche le loro eventuali libere professioni, comunque impossibilitati nel dirigere uffici e direttori di settore dalle dubbie qualit anche morali, ma incollati al loro posto. Chiediamo quindi a chi dentro il palazzo e ne conosce i meccanismi di informare coerentemente Boeri di quello che c', di quello che non c' e di quello che gi in cantiere. Boeri ancora giovane, professionalmente facendo il sindaco ha solo da perdere, il suo impegno quindi encomiabile. Ma tutto quello di cui non abbiamo davvero bisogno in questa citt che pare un colabrodo un'altra serie di progetti senza futuro e senza fondamenta. Complimenti per il magnifico lavoro che portate avanti. R. Mariani

RUBRICHE
MUSICA
Questa rubrica curata da Paolo Viola rubriche@arcipelagomilano.org

Romeo e Giulietta
Dopo aver esordito alla Scala nel contesto di MI-TO con la Nona di Beethoven, e anticipando come sempre tutte le altre istituzioni musicali milanesi, lOrchestra Verdi ha inaugurato gioved scorso 8 settembre la sua stagione allAuditorium di largo Mahler con un concerto molto impegnativo, affidando a un trentenne emergente pianista russo quellAlexander Kobrin che nel 1999, giovanissimo, aveva sbaragliato tutti i concorrenti giungendo primo al Concorso Busoni di Bolzano - una delle partiture pi difficili, vorrei dire acrobatiche, della prima met del novecento: il terzo Concerto per pianoforte e orchestra di Sergej Prokofev. Nel 1921 Prokofev aveva gi pubblicato e presentato al pubblico delle sale europee e americane, in cui si esibiva volontario esule, i primi due concerti per pianoforte e orchestra quando si mise a lavorare a questo nuovo scintillante capolavoro; era anche lui trentenne, come il suo interprete dellaltra sera, quasi a dimostrare quel teorema che indica nel coetaneo dellautore linterprete potenzialmente pi idoneo ad affrontarne lopera. La lucidit e la precisione di Kobrin, insieme alla disinvoltura con cui ha gestito quellimpressionante vortice di note - a una velocit tanto straordinaria quanto appropriata e necessaria (soprattutto nel travolgente finale) - hanno entusiasmato a tal punto il pubblico che il giovane pianista, visibilmente distrutto dalla stanchezza, stato letteralmente obbligato a eseguire due bis, uno pi bello del-

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laltro; con un repentino cambio di atmosfera passato dal demoniaco allangelico, e ci ha offerto un sorprendente Warum? di Schumann e quel gioiellino che il preludio n. 7 in la maggiore di Chopin. E noto che in questi anni la Russia sforna regolarmente tanti ottimi giovani concertisti, che offrono anche il vantaggio - grazie alla loro et e alle condizioni di vita del paese - di non avere grandi pretese economiche, ma si tratta di ragazzi e ragazze che bench dotati di una tecnica molto avanzata, e che alle spalle hanno anche studi seri e approfonditi - spesso sono privi dintimi convincimenti e di sofferte passioni. Giovani, per dirla con Baricco e Scalfari, che trovano il senso delle cose pi sulla loro superficie che nella loro profondit. Brava dunque lquipe di Corbani che sa scegliere nel mazzo, individu-

are i migliori, e offrir loro occasioni preziose di suonare in Italia, e in particolare a Milano che rappresenta sempre uno dei pi ambiti palcoscenici del mondo. Intorno a Prokofev - e forse memori del famoso balletto da lui scritto in et matura, fra il 1935 e il 1938, nel pieno dei drammatici problemi con lo stalinismo imperante - la serata stata per il resto dominata dal tema di Romeo e Giulietta trattato in epoche assai diverse fra loro; introdotto dallouverture de I Capuleti e i Montecchi di Bellini, sviluppatosi nel secondo tempo con la scena damore del Romo et Juliette di Berlioz il concerto si concluso con louverture-fantasia Romeo e Giulietta di ?ajkovskij. E qui bisogna dire che la nostra amata direttrice dorchestra Xian Zhang, che ha accompagnato in modo esem-

plare il concerto di Profev e che si visibilmente prodigata per entrare nel mondo dei delicati affetti giovanili e della furibonda tempesta ormonale dei due giovani veronesi, ha mostrato qualche difficolt a liberarsi del suo DNA. Il contrasto fra Eros e Thanatos, e la loro tormentata composizione nellamore fra uomo e donna, deve avere valenze molto diverse in oriente e in occidente e la Zhang sembrava celebrare pi gli impeti del conflitto che la dolcezza dellincontro. Un modo tuttavia intrigante per ragionare sulle strette relazioni che la musica intesse con culture di popoli diversi e con il passare delle stagioni, sulla possibilit di trasferire sentimenti ed emozioni nel tempo e nello spazio, sulla complessit e le contraddizioni delle nostre pi profonde intimit.

TEATRO
Questa rubrica curata da Guendalina Murroni rubriche@arcipelagomilano.org

Settembre: Cinema & co.


Sempre in attesa delle aperture dei teatri ci dilettiamo a guardare cosa pu essere collocato nella sezione spettacolo in quel di Milano e settembre sicuramente un mese dedicato al cinema. Vince lui. Oltre al Milano Film Festival (10-19 settembre), presentato al Piccolo Teatro di Milano, i film del Festival di Venezia e di Locarno verranno presentati all'Anteo dal 15 al 22settembre (info: www.lombardiaspettacolo.com). Inoltre il Centre Culturel Franais, lo Spazio Oberdan e il Cinema Gnomo ospiteranno dal 30 settembre al 9 ottobre I've seen films International film festival, la frase Ho visto film ispirata alla famosissima scena del film Blade Runner, dove l'attore Rutger Hauer dice a noi umani che non possiamo immaginarci le cose che ha potuto vedere. Cos lancia la sfida ai filmaker e autori di cortometraggi per mostrarci cose mai viste prima, sicuramente uno spunto interessante e una scelta originale per una rassegna (info: www.icfilms.org). Per quanto riguarda il teatro, rimanendo nell'ambito delle rassegne e dei festival, la Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi presenta Olive, festival delle scuole di teatro del mediterraneo. Il festival si terr nella scuola fino a sabato 11 settembre. Le rassegne internazionali sono sempre un'occasione per artisti da diverse nazioni di condividere uno spazio comune, scambiare idee e metodi ed essere anche spiazzati da diversi modi di creare, ma anche per un pubblico pi vasto, pu essere un appuntamento stimolante per conoscere altre culture. (info: www.scuolecivichemilano.org) N teatro, n cinema ma Pink Floyd, invece cosa verr mostrato alla Fabbrica del Vapore dal 10 al 26 settembre. Video, poster, fotografia, grafica, video e artwork fanno parte dell'espozione che racconta la vita e la musica di uno dei gruppi pi famosi al mondo. Il tutto riassunto dal titolo della mostra Mind over Matter (info: www.arteutopia.it).

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ARTE
Questa rubrica a cura di Virginia Colombo

START MILANO. Ovvero un week end allinsegna dellarte contemporanea


Dopo la lunga pausa estiva Milano ritorna alla vita e alle molteplici attivit che la caratterizzano. Riapre in grande stile anche la stagione delle mostre e delle esposizioni, delle gallerie darte e degli eventi correlati. Dopo il successo delledizione di marzo, torna START MILANO, un week end dedicato allarte, agli artisti e al grande pubblico. Il prossimo fine settimana infatti le 37 gallerie aderenti al circuito START rimarranno aperte con orario straordinario, inaugurazioni ed eventi. Un week end imperdibile per gli appassionati darte ma anche per il nuovo pubblico che si avvicina allarte non solo attraverso le grandi mostre stagionali, ma anche attraverso una ricerca autonoma della propria dimensione, del proprio gusto, che crea a piccoli passi una familiarit con larte contemporanea, spesso ostica ma da scoprire fino in fondo. START nata nel 2006 da unidea di Pasquale Leccese, presidente della stessa e gi proprietario di Le case darte, galleria aperta nel 1985 e specializzatasi in fotografia contemporanea. E unassociazione no profit e lega insieme 37 gallerie milanesi tra le pi aperte, dinamiche e attive nel campo del contemporaneo. Due i week end dedicati allarte con aperture straordinarie. In primavera, in concomitanza con MIART, la fiera dellarte che si svolge nei padiglioni della Fiera vecchia, e un week end settembrino, per rilanciare lattivit artistica dopo la pausa estiva. E che Milano ci tenga davvero a far bella figura testimoniato anche dallaccordo tra START MILANO e BikeMI, il bike sharing dellATM, che ha studiato percorsi appositi e mette a disposizione guide che accompagneranno i ciclisti nel percorso culturale tra le gallerie. Un modo insolito ed ecologico per vivere al meglio queste giornate. Il servizio sar attivo sabato 18 e domenica 19, previa prenotazione. A START si lega anche un concorso in collaborazione con NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, per la creazione grafica dellomonima guida. Ormai alla 15 edizione, la guida uno strumento prezioso che contiene contatti, indirizzi e informazioni sulle mostre delle gallerie, degli spazi comunali e delle fondazioni operanti nellambito dellarte contemporanea a Milano. Questanno il concorso stato vinto da Simonluca Definis e Giulio Pastacaldi, studenti del Biennio Specialistico in Design della Comunicazione dellAccademia di Belle Arti. Una manifestazione che non coinvolge solo le gallerie associate, ma anche spazi pubblici, privati e fondazioni, quali: CAREOF DOCVA, LA FABBRICA DEL VAPORE, ISTITUTO SVIZZERO. FONDAZIONE MARCONI, KALEIDOSCOPE, TRIENNALE DI MILANO, TRIENNALE DESIGN MUSEUM, TRIENNALE BOVISA, FONDAZIONE STELLINE, VIAFARINI DOCVA, HANGAR BICOCCA, FONDAZIONE POMODORO. Un week unico, denso di eventi, per conoscere i nuovi artisti e cogliere in anteprima le nuove tendenze dellarte contemporanea. Di seguito lelenco delle 37 gallerie associate a START MILANO, che saranno aperte venerd 17 settembre fino alle ore 22; sabato 18 dalle ore 11 alle ore 21; domenica 19 dalle ore 11 alle ore 19. 1000 EVENTI ARTOPIA CA DI FRA CAMERA 16 CONTEMPORARY ART STUDIO DARTE CANNAVIELLO ANTONIO COLOMBO ARTE CONTEMPORANEA CORSOVENEZIAOTTO RAFFAELLA CORTESE RICCARDO CRESPI PAOLO CURTI ANNAMARIA GAMBUZZI & CO MONICA DE CARDENAS MASSIMO DE CARLO ALESSANDRO DE MARCH GALICA STUDIO GUENZANI IMPRONTE CONTEMPORARY ART KAUFMANN REPETTO LE CASE DARTE LORENZELLI ARTE FEDERICO LUGER GIO MARCONI MARCO ROSSI ARTECONTEMPORANEA GALLERIA MILANO FRANCESCA MININI GALLERIA NINA LUMER N.O. GALLERY NOWHERE GALLERY OTTO ZOO PROJECTB CONTEMPORARY ART LIA RUMMA NICOLETTA RUSCONI MIMMO SCOGNAMIGLIO ERMANNO TEDESCHI GALLERY THE FLAT - MASSIMO CARASI STUDIO GIANGALEAZZO VISCONTI ZERO ZONCA & ZONCA ARTE CONTEMPORANE

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Francesca Woodman
Volti nascosti e corpi nudi, spesso in posizioni innaturali. Muri sbiaditi, sporchi, angoli inquietanti. Stanze abbandonate, solo qualche oggetto a ricordare la loro funzione. Questo il mondo di Francesca Woodman, fotografa e performer dalla vita breve e intensa. Classe 1958, americana del Colorado, mor suicida a soli 22 anni. Una passione per la fotografia maturata gi dalla prima adolescenza, quando inizia a ritrarre se stessa come soggetto principale a 13 anni. 116 fotografie, per lo pi in bianco e nero, e 5 frammenti di video compongono la retrospettiva al Palazzo della Ragione. Si scopre cos, foto dopo foto, lossessione che la Woodman aveva per il corpo, il suo corpo, oggetto e soggetto dei suoi scatti. Un corpo che non mai fine a se stesso ma sembra volersi confondere con lambiente che lo circonda, in cui la Woodman sinfila in vecchie credenze di legno, si nasconde dietro tendaggi e porte e sembra volersi fondere con le rigide sedie presenti nella stanza. Un mondo freddo, immobile e inquietante, fatto di muri scrostati, stracci ammucchiati, pavimenti polverosi e specchi. Ci che colpisce maggiormente nelle opere della Woodman lassenza del volto, tagliato fuori dallinquadratura, non messo a fuoco, nascosto dai capelli, da un oggetto, da una torsione del corpo oppure nascosto perch il soggetto da le spalle allobiettivo. Unarte che sincentra fortemente sullIo e sulla propria intimit, mostrata sfacciatamente e provocatoriamente. Non un caso che la maturit di questo suo breve percorso sia avvenuta negli anni Settanta, anni in cui era concesso eccedere, sperimentare e dare scandalo. Vari i temi in cui la Woodman declina il suo corpo. Oltre agli interni domestici degne di nota sono anche gli scatti delle claustrofobiche scatole di vetro, in cui lartista imprigionata e sembra muta e incapace di ribellarsi, come uno degli oggetti che la circondano. Conclude il percorso la sezione dedicata alla natura, dove il corpo nudo immerso nelle campagne del New Hampshire, e il contatto con la terra sembra ridare vitalit e instaurare un senso pi profondo tra lIo messo a nudo e la Natura. La mostra presenta foto inedite e ricrea anche lallestimento originale che la Woodman cre per la serie Swan Song, realizzato a Providence nel 1978, 5 foto in formato grande, appese a diverse altezze, lontano dai classici standard espositivi, ricreato per la prima volta in Italia. Unoccasione per scoprire unartista che nonostante la giovane et aveva in s un mondo intricato e complesso, umanamente e artisticamente. Francesca Woodman. Palazzo della Ragione, piazza Mercanti. 16 luglio24 ottobre 2010 Orari: marted, mercoled, venerd, sabato, domenica 9.30-19.30. Luned 14.30-19.30. Gioved 9.30-22.30 Biglietti: 8,00 intero; 6,50 ridotto.

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YOUTUBE ALCIDE MOLTENI, SINDACO DI SONDRIO: IL MIO MESTIERE

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