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Numero 19 Anno II
18 maggio 2010
edizione stampabile
Editoriale - L.B.G. - ARREDO URBANO: TROPPI CERVELLI PER LOVVIO Citt Pierfrancesco Majorino - LE ELEZIONI DEL 2011, IL PD, IL CAMBIAMENTO RADICALE DallArcipelago Valentino Ballabio - PROVINCE NELLA MORSA: VIVERE O MORIRE Mobilit - Maurizio Mottini - UN RINASCIMENTO PER MILANO. DALLA STAGNAZIONE AL DECLINO? Lettera Giorgio Galli - IL REFERNDUM IMPROPRIO SU BERLUSCONI Economia Alessandra Tami - CA GRANDA: VALORIZZAZIONE PER CHI Metropoli Giorgio Uberti - EMERGENZA PARCO DELLE CAVE Dal Palazzo Giuseppe Ucciero - RENZO COME FARSI TROTA Cultura Giulio Rubinelli - ADA DI ELISABETTA SETNIKAR Primo piano Rita Bramante - BUON COMPLEANNO ITALIA! Speciale Shanghai 1- Sara Bonanomi - QUALE ITALIA ALLEXPO SHANGHAI 2010? Speciale Shanghai 2 Maria Cristina Paganoni - ALLA FIERA DELLEST: LITALIA SI RACCONTA A SHANGHAI 2010
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GEORG PHILIPP TELEMANN (1681 1767) Magnificat Ensemble Planeta (Classic Acappella Group)
Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Paolo Viola
(*) Stefani Zecchi (Professore ordinario di Estetica) Italo Rota (Architetto) Andreas Kipar (architetto paesaggista) Gianni Mezzanotte (storico dellarchitettura) - Gabriele Basilico (fotografo) Pierluigi Nicolin (professore ordinario di Composizione Architettonica) Roberto Peregalli (architetto) Arnaldo Pomodoro (scultore) Angiola Tremonti (artista, scultrice) Alessandro Balducci (professore ordinario di pianificazione territoriale) Marco Romano (professore ordinario di estetica) Flavio Caroli, (docente di Storia dell'arte moderna) Angela Vettese (docente di storia dellarte contemporanea) Giorgio Forattini (disegnatore satirico) Antonio Anzani (architetto) Andrea Boschetti (architetto Studio Metrogramma)
Anche Arcipelago le ospita e le ha ospitate. Non voglio aggiungermi ulteriormente al coro poich inequivocabile - e sminuire il tutto semplicemente ridicolo - un fatto: noi dobbiamo ri-generare il centrosinistra. Non aggiustarlo. Non bastano quindi piccole operazioni sulle facce o su qualche parola d'ordine. E magari Milano pu essere un buon banco di prova. La prima domanda da porsi, nella sua brutale semplicit, in un tempo di ricostruzione, pu essere che tipo di cambiamento dobbiamo offrire candidandoci a essere un'alternativa credibile e ambiziosa al centrodestra. Rispondo, per quella che la mia personalissima opinione, cos: serve un cambiamento radicale. Non basta, al futuro di questa citt, un aggiustamento di look. Prendiamo la gestione della cosa pubblica. L'amministrazione comunale, laddove servirebbero legalit, efficienza, meritocrazia, segnata dal caos che contraddistingue le societ partecipate, spesso protagoniste di episodi di malagestione e di pura occupazione del potere, da palesi irregolarit, da una scarsa efficienza complessiva della "macchina", dall'assenza sistematica di chiarezza (vedi alla voce: EXPO 2015), da scelte che hanno colpito eccellenze appartenenti alla storia della citt (basti pensare alle scuole civiche, un esempio piccolo piccolo ma che racconta bene quel che accaduto). O ancora pensiamo alla questione della qualit della tra-
sformazione urbana. In una metropoli che non concepisce il Piano di Governo del Territorio come l'opportunit attraverso la quale far vivere la limitazione del consumo di suolo con le politiche della riqualificazione, del riuso, nonch con il recupero del valore degli spazi "pubblici" e di "vita" come ci da cui si debba poter ripartire (e invece siamo al contrario: sono stati singoli interessi privati a muovere le trasformazioni disegnando allimpaz-zata le scelte). Oppure, giusto per riferirmi a un'altra questione ancora, dirigiamo il nostro sguardo verso il tema energetico. Quali sono le scelte di fondo? Perch a2a insiste sul nucleare e lamministrazione cittadina non muove le proprie attenzioni verso un piano, ad esempio, di dotazione degli edifici pubblici di impianti per il solare, il fotovoltaico ? Dove sono le scelte volte a sostenere il risparmio energetico, nello stesso PGT, ad esempio? Insomma, per farla breve, io la vedo cos: dobbiamo mettere assieme, in pochi mesi perch di tempo ne abbiamo poco, idee, energie e intelligenze. Scegliere un buon candidato, evitando di riciclarne qualcuno proveniente dal passato, attraverso le primarie. Realizzare unalleanza vasta che si consumi le suole nel rapporto con la citt. E farlo sapendo che i tanti tentativi generosi prodotti sin qui assolutamente non bastano. Non hanno segnato a sufficienza non dico limmaginario ma nemmeno la
consapevolezza dellopinione pubblica pi avvertita. Penso a questi quattro anni che abbiamo condotto in consiglio comunale facendo opposizione. Sono stati i consiglieri comunali i primi a denunciare il crack della ZINCAR, a porre pubblicamente il tema della necessit di unazione del Comune contro le mafie, a proporre soluzioni utili alla citt per rimediare ai guasti provenienti dalle operazioni in derivati, a imporre un confronto durissimo in consiglio comunale sul PGT, a proporre il principio ineludibile della difesa dellacqua pubblica, a dire (rivolgendosi anche al centrosinistra che governa) mai pi politici nei cda delle partecipate, a denunciare doppi incarichi e sprechi, a ottenere listituzione di un fondo (pur limitato) anticrisi. E tuttavia questo non bastato. Perch ora, certo senza buttare quanto si realizzato in consiglio spesso nella solitudine e nella totale assenza dellazione dei partiti fuori dal consiglio medesimo, si deve arrivare alla costruzione di un valido progetto per Milano che sia ben pi della sommatoria dei no. Esercizio utile se i partiti mostrano pi coraggio e velocit (credo che si stia andando troppo lentamente, lo dico da tempo) e la cosiddetta societ civile interessata offre il proprio contributo mettendosi realmente in gioco, cio schierandosi direttamente con la propria faccia.
e a vere o presunte identit indigene. In mezzo sopravvivono, in subordine a tutti gli altri livelli istituzionali e in sensibile odore dinutilit, organi politici, apparati ed enti collegati e partecipati di Province di cui non appare chiara la missione e definiti i compiti fondamentali. Perse infatti le principali pertinenze storiche (ospedali psichiatrici e personale non docente delle scuole medie superiori) si sono aggiunte competenze generiche e sovrapposte ad analoghe regionali (ambiente, agricoltura, trasporti) e statali (lavoro). Per riempire le caselle di giunte pletoriche si sono poi escogitate competenze fai da te tipo non solo linevitabile assessorato alla pace bens anche ai diritti degli animali e via dicendo. Il processo di legittimo superamento dei controlli centralistici e burocratici, avviato con la legge 142 del 1990, infatti degenerato nel suo opposto: una sorta di deregulation che ha esasperato il valore dellautonomia locale volgendola, pi che al federalismo, al feudalesimo. A ci si aggiunga che le competenze storiche residue si riducono e risultano facilmente sostituibili dagli interventi dei Comuni. Le strade provinciali infatti si accorciano man mano che gli abitati si espandono e si congiungono; la manutenzione delle scuole medie superiori potrebbe facilmente essere coperta dagli uffici comunali che gi si occupano di asili, elementari e medie inferiori. E il centro sinistra? Non che dallo scontro tra titani del centro destra rischia di uscirne ancora una volta
appiattito e frantumato? Proviamo allora a suggerire una via duscita: una terza via non intermedia, ma qualitativamente diversa dalle due precedenti. Si tratta di ragionare per una volta non in termini sconsolati e autodistruttivi sul Titolo V della vigente Costituzione. Il testo, come modificato nel 2001 infatti se nella parte immediatamente applicata (il rapporto Stato-regioni) ha creato non poca confusione e conflitti, nella parte non applicata (dalla regione in gi) offre la chiave per la soluzione del problema, riassumibile in estrema sintesi in due punti. Primo punto: chiarire chi deve fare che cosa. Posto che la Repubblica costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Citt metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato (art. 114) occorre definire con chiarezza la ripartizone delle competenze e delle responsabilit secondo il principio di sussidiariet verticale, evitando doppioni e sovrapposizioni, rimpalli e scaricabarile; partendo dal basso e risalendo mediante cessioni di sovranit, con un processo analogo a quello che ha portato a costituire lUnione Europea e la moneta unica. In questo contesto allente intermedio (Citt Metropolitana nellarea metropolitana, Provincia nelle restanti) vanno riservate tre precise aree di competenza: governo strategico del territorio, mobilit e infrastrutture, risorse ambientali. Al limite basta una Giunta di tre assessori! La Regione deve invece tornare alla funzione legislativa e di alta amministrazione. Tutte le altre attivit vanno riservate ai Comuni, singoli o associati. Nella
realt milanese il Comune capoluogo soppresso e suddiviso in singole municipalit. Secondo punto: definire gli ambiti territoriali pi adeguati a ospitare le funzioni di vasta area corrispondenti. Si tratta allora di recuperare i confini - necessariamente arbitrari, ma questo il compito della politica o, se vogliamo, della geopolitica di enti intermedi relativamente omogenei sotto il profilo territoriale (le sfere del mercato immobiliare e del mercato del lavoro offrono unottima approssimazione). Prendendo sul serio i principi di adeguatezza e differenziazione (art. 118) si vedr allora che pressoch tutte le provincie scorporate nellultimo ventennio non hanno senso e vanno riaccorpate. Vedi le ultime: una non ha il capoluogo perch ne ha 3 (Trani-BarlettaAndria), laltra non ha gli abitanti (Fermo), la terza non ha il territorio (i due capoluoghi distano 4 Km. quanto il viale Italia di Sesto S. Giovanni!). Dunque meglio meno ma meglio: ridurne il numero e attribuire funzionalit ed efficacia. Snellire, selezionare, sussidiare: le tre S di una semplicit che certamente, come diceva Bertolt Brecht, difficile a farsi. Ma quali sono le alternative proposte dai partiti, delle fondazioni, dagli stessi amministratori del variegato centro sinistra? Ben vengano alla luce di una discussione franca e aperta, purch non si riducano al vano inseguimento della deriva federalista o alla difesa acritica di uno status quo indifendibile.
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decisionali condivisi hanno determinato ritardi incredibili per il decollo di infrastrutture stradali di cui si parla da venti o trentanni: Brebemi, Pedemontana e TEM. Ma sul sistema del ferro regionale di FS e FNM le novit sono state pochissime e non rilevanti. Faticoso anche lo sviluppo della rete metropolitana come dimostra lansiogena vicenda dei finanziamenti alle infrastrutture MM per lExpo 2015. La rete del trasporto di superficie, largamente senza protezione progressivamente sempre pi inaffidabile. La crisi del sistema del trasporto dei pendolari non vede soluzioni a breve, mentre laccessibilit della nuova Fiera di Rho/Pero e soprattutto di Malpensa, ancora assai precaria. E quellaeroporto stenta a uscire dalla crisi connessa alla vicenda Alitalia, dolorosa per il nord e anche per i contribuenti. Milano non governata. Crisi di leadership del Sindaco e sfrangiamento della sua coalizione. La vicenda del PGT sta divenendo grottesca e pare che anche quella del bilancio 2010 sia male avviata (soprattutto per linaffidabilit della presenza in Consiglio della maggioranza). Il centro destra: lillusione immobiliare e la perdita di autonomia della citt. Il centrodestra milanese affida tutte le sue speranze a quella che potremmo definire lillusione immobiliare. La speranza cio che alcuni grossi progetti immobiliari, come City Life o quello di Garibaldi/Repubblica, possano risolvere il rilancio di Milano. Illusione appunto come purtroppo dimostra la vicenda Santa Giulia dove non si capisce se la responsabilit sia pi delloperatore immobiliare o delle banche finanziatrici. Unillusione culturalmente vecchia, arretrata e provinciale. Come lidea di fare un tunnel autostradale di 14 Km. sotto la citt! Delle innumerevoli riflessioni, della produzione culturale e anche i programmi elaborati in sede di Unione europea, a Milano non si avuta eco alcuna nel dibattito politico. Ma Milano ha anche perso la sua autonomia. Non c scelta seppur minima che non venga
rinviata alle decisioni di Palazzo Grazioli o di Arcore. Per riqualificare la citt occorre un rinascimento. La citt ha bisogno di una complessiva e generale riqualificazione che deve essere sostenibile, ambientalmente e socialmente. Deve attuare processi di riqualificazione e trasformazione senza aumentare la pressione sullambiente. Deve garantire il raggiungimento di obiettivi con la condivisione dei fini e dei mezzi. Deve assegnare al Comune un ruolo di leadership per sviluppare politiche di coesione, integrazione e collaborazione. Milano ha bisogno di rinascere, ha bisogno di un sussulto di rinnovamento culturale, di crescita della coesione sociale, di una revisione della base economica urbana per fronteggiare la recessione in atto, della rivalutazione del patrimonio naturale. Le risorse per il rinascimento. Le risorse umane anzitutto, che significa dare priorit al principio della creativit promuovendo nuove forme di ricerca, organizzare piattaforme tematiche di connessione tra il mondo della ricerca, delle Universit, della produzione, della commercializzazione, delle professioni. Se siamo entrati nella economia della conoscenza occorre usare il sapere per innovare. Organizzare spazi per la creativit: questo il primo compito del Comune, per sollecitare una vera e propria rivoluzione culturale della societ milanese. Non manca il patrimonio immobiliare pubblico per ospitare le sedi della creativit milanese. Basti pensare alle numerose sedi scolastiche chiuse per mancanza di bambini e ragazzi. Occorre quindi con la regia del Comune, sviluppare uniniziativa corale di tutte le istituzioni culturali ed economiche, per promuovere la creativit, cio il rinnovamento della classe dirigente della citt. Questa la prospettiva della nuova occupazione dei giovani e degli immigrati, oltre alla riconversione degli storici blue and white collars falcidiati dalla crisi. Le risorse naturali, inoltre. Occorre avere un quadro delle risorse naturali disponibili, conoscere il
metabolismo urbano di Milano: quanta acqua si consuma (e quanta se ne spreca), quanta energia si consuma e come si pu ridurne il consumo (efficienza energetica urbana) come si pu produrre energia da fonti rinnovabili, come ridurre le emissioni e i rifiuti, quanto verde va sviluppato nei processi di riqualificazione. Insomma conoscere limpronta della citt nel rapporto con le risorse naturali. Sapere come stanno le cose la condizione per cambiare i comportamenti dei cittadini e della classe dirigente. Le risorse fisiche. La riconversione urbana deve essere processo continuo che attivi i numerosi soggetti che sono di fatto coinvolti: la grande propriet immobiliare a cominciare da Comune e Aler, i condominii, le societ e gli operatori della grande distribuzione, le professioni e il sistema imprenditoriale. Lincremento dellefficienza energetica degli edifici e delle infrastrutture un fattore strategico della riconversione urbana, come pure la produzione di energia e di calore da fonti rinnovabili. Quanti pannelli fotovoltaici possibile collocare sopra i gradi super e iper mercati della citt? Non sarebbero investimenti a rapidissimo ammortamento? Anche le infrastrutture debbono essere integrate. Occorre realizzare la telemedicina e la teledidattica. Lintermodalit dei sistemi di trasporto delle persone e delle merci. Le risorse immateriali. Mentre le citt giapponesi e coreane puntano, gi da anni, sulliperconnettivit delle nuove reti a 100 Mb, qui siamo ancora alla faticosa diffusione dellimpiego delle linee di trasmissione via cavo. Eppure a Lisbona si era detto che bisogna puntare sulla e-society se si vuole rinnovare i saperi e i diritti di cittadinanza. Ad Helsinki e a Saragozza lo stanno facendo. Milano deve recuperare il tempo perduto. Lintera societ milanese e lombarda deve essere coinvolta a questo fine, ridimensionando tutta la spesa improduttiva a cominciare dai mille cda di societ fantomatiche che hanno il solo scopo di sottrarre potere
decisionale alle Istituzioni democratiche e creare sistemi di potere alternativi. Le risorse finanziarie. Lo sviluppo di un green new deal dedicato alla riconversione sostenibile della citt richiede lattivazione dingenti risorse ma che sono finalizzate a ridurre costi attuali non meno
rilevanti. Si tratta quindi di sviluppare strumenti finanziari innovativi, frutto della collaborazione tra pubblico e privato, e finalizzato allo sviluppo di nuovi saperi e nuove infrastrutture, alla riduzione dei consumi. A Milano non mancano le competenze ma occorre che siano mobilitate in
un rapporto con i matematici e statistici, che pure non mancano. Le risorse quindi non mancano. Bisogna stimolarle per il rinascimento di Milano. La sinistra deve avere grandi ambizioni se vuole tornare ad avere un ruolo di guida a Milano e in Lombardia.
no poco. In due anni di governo ha quasi dimezzato il suo elettorato (da undici milioni a sei, dove si vota-
to). Lanomalia la mancanza di alternativa (come nel vecchio bipartitismo imperfetto). Sul che fare, soprat-
tutto a Milano, lanno prossimo, spero di aver occasione per qualche ulteriore osservazione.
Parco costa quasi mezzo milione di euro in pi di prima e il servizio erogato non migliorato, serve una riflessione>>. Il destino del Parco assai incerto, Marcello Dassi ci confida: <<Non vogliamo che il parco si trasformi in un centro divertimenti o in un contenitore di eventi sporadici ma vogliamo che si torni a un progetto naturalistico e unitario, con, ad esempio, il recupero della Ongari Certutti per renderla finalmente fruibile e per abbattere il degrado circostante. Farne
insomma un polo naturalistico, ludico, didattico, anche attraverso la promozione di eventi per l'integrazione e la coesione sociale che in zona periferiche come la nostra sono pi che mai necessarie>>. Grioni conclude dicendo: <<Il Consiglio di Zona non neanche lultima ruota del carro, teoricamente non si discuter dei problemi del Parco in questa sede. Salvetat si detto disponibile a partecipare ad altri incontri, e altri consiglieri hanno chiesto che venga pi spesso. Quello che sappiamo
che a oggi il Parco delle Cave costa complessivamente 1milione e 124mila euro a cui dovranno essere sommati gli stipendi delle persone coinvolte contro i 726mila di spesa massima complessiva della precedente gestione e questo un problema per la salute economica della nostra citt>>. Nel frattempo il 2011 e il conseguente rinnovo dellammi-nistrazione Comunale si avvicinano. Sul Parco delle Cave la strada ancora lunga e la battaglia continua, ogni giorno.
cetta complice la debolezza paterna, sorride condiscendente come ogni bravo pap farebbe guardando al proprio figliolo un po sfortunato, e cos accettando, cos sorridendo, cos sprofondando in questa melassa dolciastra, realizza finalmente il sogno dei Padri della Patria: lItalia unita, teniamo tutti famiglia. Non c Sicilia, non c Lombardia, non c Lazio, non c Piemonte o Campania, c solo la famiglia, c solo una nazione unita indefettibilmente in questo abbraccio di amorosi
sensi, che unisce e discrimina non per virt ma per sangue, non per merito ma per amore. Non vi sono pi n greci, n longobardi, n normanni, n slavi, n sardi, n friulani, vince il sostrato storico nazionale, luniversalismo della famiglia, tessuto strettissimo e non derogabile della nostra italianit. La Padania non c pi, ma ora lo possiamo anche confessare: non cera mai stata, era solo un sogno che non ha fatto in tempo a diventare incubo.
Viva la cara, vecchia, mediocre, dolcissima Italia nostra, dei core di mamma, degli scarafoni, dei braui fioeu. Cos, dopo, qualche tempo dopo, assaggiando la frittata ormai irreparabile di unItalia riunita per sempre attorno al focolare domestico nazionale, sfuggir al povero Umberto incanutito lultima invettiva: Ah, Renzo, gran figlio di una trota, guarda cosa hai combinato, me lavevano detto in tanti che era meglio il Riccardo, quel figlio dellaltra trota.
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goistica, tesa allarricchimento personale, figlia di quel superfluo dilagante e incontenibile che regola le nostre vite. Rispetto, Memoria ed Es-
senzialit, parole armonicamente intrecciate tra loro in unopera che oggi non solo merita di essere letta, ma diventa addirittura necessaria. E ma-
gari pu trasformarsi in una visita troppo a lungo posticipata e che anche voi aspettavate il momento di fare.
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Speciale Shanghai 2 ALLA FIERA DELLEST: LITALIA SI RACCONTA A SHANGHAI 2010 Maria Cristina Paganoni
(Nostra corrispondenza) Le immagini dellesposizione universale cinese, inaugurata il primo maggio scorso, colonizzano ogni superficie libera della megalopoli di Shanghai, dalle insegne pubblicitarie alle vetrine di negozi, alberghi e ristoranti sino alle maniglie dei vagoni della modernissima rete metropolitana. Per accogliere i settanta milioni di visitatori previsti nei sei mesi di apertura, lamministrazione cittadina ha affrontato costi di riqualificazione urbana che hanno ampiamente superato quelli richiesti per le Olimpiadi di Pechino del 2008, sgombrando con piglio dirigista unenorme area a cavallo del fiume Huangpu e distendendo una parata di oltre duecento padiglioni di nazioni, municipalit e aziende su entrambe le sue rive. Di fronte a un dispiego di risorse cos impressionante, che pare stridere con il tema dellevento Better City, Better Life che dovrebbe affrontare la spinosa questione della qualit della vita su un pianeta dove oltre la met della popolazione abita nelle citt, il primo impatto con il sito espositivo dellExpo cinese visivamente sconcertante. Il comprensibile desiderio di tracciare un sintetico percorso interpretativo immediatamente frenato dalleterogeneit delle proposte che caratterizzano le cinque aree in cui levento suddiviso. Come in realt caratteristico di tutte le esposizioni universali sin dalla memorabile Great Exhibition londinese del 1851, anche lExpo 2010 racchiude varie anime e si presta a diverse modalit di fruizione. Ci vorranno pi giorni per orientarsi in questo vivace labirinto e riuscire a leggere alcuni dei possibili significati di un tale spazio plurale e multicentrico, andando oltre lo smaccato ed esultante branding di Shanghai e della Cina, protagonista indiscussa del Terzo Millennio. La ricerca comincia al Gate 8, lentrata dalla quale si accede allarea dedicata allEuropa, allAfrica e alle Americhe. Non c ressa, nonostante lanimato viavai che fluisce fra i tornelli dellingresso. Pochi stranieri fra i visitatori, che sono per lo pi cinesi. Oltre alle famiglie con i bambini che stringono fra le braccia il pupazzo Haibao color puffo, mascotte dellevento, si osservano moltissime persone anziane, allegre e curiose nonostante la stanchezza, donne che trotterellano sotto colorati ombrellini e vari disabili in sedia a rotelle, in compagnia di cordiali assistenti. La Cina di ogni estrazione, cultura ed et accorre a vedere come si racconta il resto del mondo a una manifestazione senza dubbio di portata globale, ma che in queste sue prime battute sembrerebbe rivolta soprattutto ai cittadini cinesi. Lintento promozionale e la dimensione dellintrattenimento rischiano peraltro di mortificare la seriet del tema dellecosostenibilit urbana. I padiglioni visitati appaiono perlopi come una serie di stand finalizzati al marketing delle rispettive nazioni, sfiorando spesso lovviet nel citare quanto non solo gi noto, ma forse gi superato, in un contesto che dovrebbe invece lanciare una serie di provocazioni per un futuro urbano che si presenta a dir poco problematico. Povera limmagine complessiva che si ricava dellAfrica, anche dello stesso Sudafrica, nonostante il crogiolo di culture e la sua spinta propulsiva. Ma neanche lEuropa sfugge alleffetto luna park. Davanti al padiglione britannico uninteressante realizzazione simile a un gigantesco soffione, la cui lanugine composta da sessantamila tubi acrilici che racchiudono semi provenienti dalla Millennium Seed Bank dei Kew Gardens che verranno donati a scolaresche cinesi alla fine dellExpo sfilano due attori, un uomo anziano e una donna dalla chioma ossigenata, con un cagnolino di legno al guinzaglio, giacca scura, guanti e bombetta lui, vestitino di seta, cappellino e guanti rossi lei, icone di un essere inglesi anacronistico, lontano anni luce dalla complessit multiculturale della Gran Bretagna di oggi, che tuttavia suscitano lentusiasmo dei visitatori che si accalcano per fotografarli, senza ironia. Anche il padiglione italiano emblematico di questo viaggio a tratti bizzarramente a ritroso nel tempo, che pare costruito per vendere a potenziali investitori e turisti un marchio nazionale rassicurante, in totale contrasto con lirrefrenabile vitalit dellodierna Cina e della stessa citt di Shanghai, collegata allaeroporto di Pudong da un trenino futuristico che supera in pochi minuti la velocit di 400 km/h. La vera novit della costruzione, progettata da Giampaolo Imbrighi, rappresentata soprattutto dallutilizzo del cemento trasparente di Italcementi, un nuovo materiale che lascia parzialmente filtrare la luce. Il visitatore, tuttavia, non riceve spiegazioni sui possibili utilizzi di questa innovazione o delle altre soluzioni adottate allinsegna dellecocompatibilit, ad es. il progetto illuminotecnico, per trovarsi invece catapultato in un mondo sottosopra. Significativo di questeffetto di straniamento il soffitto di uno degli ambienti del padiglione, da cui pende, sopra un maestoso ulivo, un campo di grano con papaveri. Sembra peraltro che labile scenografia abbia riscosso grande successo fra il pubblico, anche se permane la perplessit che una rappresentazione dellItalia pi sensibile, magari raccolta in modo partecipativo fra i cittadini comuni, si sarebbe rivelata pi adeguata per affrontare le contraddizioni del presente e del futuro, anche in vista dellExpo 2015.
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RUBRICHE
MUSICA
Questa rubrica curata da Paolo Viola rubriche@arcipelagomilano.org
Tromboni
Servire il lettore con sincerit e franchezza vuol dire talvolta saper mettere da parte prudenze e convenienze e trovare la sfrontatezza della verit. Anche se totalmente fuori dal coro. E la verit che di un certo trombonismo che imperversa nelle nostre sale da concerto non se ne pu proprio pi. Laltra sera era di turno Uto Ughi, di cui tutto si pu dire tranne che non sappia usare il violino come pochi al mondo, con una padronanza, una disinvoltura, una sicurezza straordinarie. Troppo. Troppo perch quando si troppo sicuri di s come latleta che perde concentrazione quando in superallenamento si pone meno attenzione a quel che si suona, lesecuzione si appiattisce, diventa meccanica, la musica tutta uguale, la professionalit vira verso il virtuosismo. E successo al Conservatorio dove la settimana scorsa Ughi si esibito (letteralmente) in concerto con il bravo pianista Alessandro Specchi; ma dire che ha suonato con un pianista una bugia, perch dalla prima allultima nota il violino ha primeggiato, facendosi accompagnare dal pianoforte (tenuto prudentemente semichiuso affinch non facesse ombra e non si mettesse in concorrenza .); sembrato persino fuori posto che sui programmi di sala i nomi dei due musicisti comparissero con la stessa evidenza! Il concerto inizia con una deliziosa Sonata giovanile di Hndel, un po di maniera, scritta per violino e basso continuo. Ma al Nostro interessa solo il suo violino, per cui va benissimo che il continuo anzich, poniamo, al clavicembalo e al violoncello sia affidato a un moderno pianoforte che ci azzecca ben poco. Dopo questo garbato incipit hndeliano, il pezzo forte della serata costituito dalla Sonata a Kreutzer di Beethoven; ora tutti sanno che il suo titolo completo Sonata n. 9 per pianoforte con violino obbligato a significare che anche il violino ha una sua parte, autonoma e decorosa; uno dei primi esempi di concertazione fra i due strumenti dialoganti fra loro alla pari, una pari dignit che neanche Mozart, nonostante labbia evocata e vagheggiata, ha mai raggiunto appieno. Ma siamo sempre l, al Nostro interessa solo esibire le sue capacit, delle intenzioni dellautore non sembra prendersi troppa cura: cos preferisce eseguire una diversa e scialba Sonata per violino con accompagnamento (in sordina) di pianoforte facendo perdere al pubblico unoccasione doro per riascoltare quel grande capolavoro con i pesi e gli equilibri preziosi della sua straordinaria scrittura. Nel secondo tempo tutto poi precipita, con due pezzi virtuosistici (solo per il violino, beninteso, perch il pianoforte si limita ad accompagnare): la Fantasia su temi del Faust di Gounod, di Wieniawski, e Tzigane di Ravel. Chiedo: vi sembra possibile che il Nostro, prima di iniziare, debba spiegare al pubblico che Goethe un grande poeta e romanziere tedesco e - in cinque lunghissimi minuti, ma in soli cinque minuti! - raccontare niente di meno che la storia di Faust e Margherita? E poi ancora e per lennesima volta - spiegare che, essendo un popolo nomade, gli zingari suonano il violino e non il pianoforte perch il primo, a differenza dellatro, uno strumento facilmente trasportabile? . suvvia .. sembrava di essere allasilo! Avere la padronanza del proprio strumento, saperlo usare magistralmente, condizione necessaria ma non sufficiente per essere un buon musicista, tanto meno un grande musicista. Servire la musica, e dunque prima di tutto il suo autore e il pubblico, far fare ogni volta un passo avanti alla lettura della pagina scritta, alla sua pi intima comprensione, allapprofondimento dei suoi pi reconditi contenuti . questa la missione del musicista, non quella di esibire capacit tecniche e mostrare la propria bravura. C qualcosa di offensivo in questo comportamento, che un pubblico attento non dovrebbe incoraggiare; purtroppo invece accorre e acclama, pago di avere ascoltato il grande violinista visto in televisione, di cui ha letto sui giornali i comunicati stampa diramati dal suo agente. Cos tutto diventa marketing, promotion, public relations, e chi pi ne ha pi ne metta. E la musica?
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