Sei sulla pagina 1di 4

TECNICA

Lo stress nei flettenti, il “Seguire la corda”


“SEGUIRE LA CORDA” e le varie curvature nell’arco
di Vittorio Brizzi

Modellizzare un arco, da un punto di vista matematico predittivo, deformazione permanente in funzione della tensione sulla corda
non è cosa semplice. Ovviamente per comprendere in pieno il pro- e del diagramma allungo/carico. Le curve marcate con “0” si ri-
blema, occorrono strumenti e conoscenze matematiche. Ci si può feriscono ad un arco nuovo, senza alcuna deformazione che si
anche interrogare che senso abbia, quando si sa perfettamente che manifesta. Le curve marcate con +10 signiicano che l’angolo “A”
la componente imprevedibile più complessa nel sistema Arciere- (vedi ig.1) è aumentato, cioè l’arco da scarico ha assunto una
Arco e Freccia-Bersaglio è sempre l’elemento deformazione permanente di 10 gradi nel ventre.
umano. Di certo, scomporre in basi alle leggi Le curve marcate con -10 corrispondono ad un
della isica i vari problemi legati alla meccani-
y arco precaricato, cioè con un “set” rilesso iniziale
ca dell’arco è consolante. Fredde analisi “da z di 10 gradi. La struttura dei tre archi (a parte il set)
ingegneri” spiegano i concetti di base e la 3/ 4B A° 1 è analoga: stesse dimensioni (lunghezza, spesso-
sperimentazione come conferma della teoria re, larghezza) stesso carico all’allungo inale ma
diventa un grande aiuto per acquisire consa- considerevoli differenze nelle tensioni e nel dia-
pevolezza e sfatare “luoghi comuni” una vol- gramma di carico, come può essere ben notato
ta per tutte. In questo articolo continueremo il nei graici di ig.2 e ig.3. Nei graici di ig.4 e ig.5
1
B /4
nostro percorso “sulle spalle dei giganti”, che viene mostrato un test comparativo sperimentale
nel nostro mondo – senza dubbio – rispondono tra cinque archi diversi come “set” (-20, -10, 0,
al nome di Hickman, Klopsteg e Nagler. Questi +10, +20).
studi qui riassunti, anche se datati temporal-
mente (ed effettuati su archi di solo legno) sono Effetti della lunghezza totale
la base da cui partire e possono rappresentare dell’arco sugli stress statici
un ottimo aiuto per comprendere le basi tec-
niche del funzionamento dell’arco tradizionale Il graico di ig.6 mostra come varia il diagramma
dritto, il caso più semplice. In questo articolo di trazione in funzione della lunghezza dell’arco.
analizzeremo alcuni aspetti “statici”. Fig.1 Anche in questo caso, gli archi sono dello stes-
Effetti della deformazione permanente (set) e so carico all’allungo inale (27,5”), sono costituiti
della pre-rilessione del proilo dell’arco. Molti archi di legno assu- dallo stesso materiale e hanno la medesima geometria. L’unica
mono una curvatura permanente dopo il loro uso ripetuto. il feno- cosa che varia (ed è facilmente comprensibile) è il Brace Height:
meno è noto come il “seguire la corda”. Anche se solo incordato maggiore è la lunghezza dell’arco, maggiore sarà la distanza arco-
per qualche minuto, un arco di legno a cui viene smontata la corda corda.
mostra delle deformazioni, anche se generalmente esse sono tem- Ciò che balza immediatamente all’occhio è il lavoro di ogni arco,
poranee. Dopo pochi minuti l’arco ritorna al suo stato iniziale. A noi che cresce con la lunghezza, come pure la tensione della corda
interessano le deformazioni permanenti: riducono notevolmente le (ig.7). In sostanza signiica che l’arco più lungo sarà in grado di
prestazioni dell’arco. I graici di ig.2 e ig.3 mostrano gli effetti della scagliare frecce pesanti ad alta velocità, cosa che non accadrà

Fig.2 Fig.3
Tensione della corda sull'arco a riposo Diagrammi di trazione comparati
(arco che segue la corda, senza set, precaricato) (arco che segue la corda, senza set e precaricato)

 

  

 

  
  
   


   


   


  

  

 

 

 
                    

          

22 TIRO CON L‘ARCO TRADIZIONALE 5/2013


TECNICA

Fig.4 Fig.5
Diagrammi di trazione comparati Diagrammi comparati della tensione
tra archi con lo stesso carico ma con diversi set della corda su archi con diverso set

 

 




 


 

  


  
  

   

   


 

 
 


 




 

 
                

         

Fig.6 Fig.7
Diagrammi comparati della tensione Diagrammi di trazione comparativi
della corda su archi di diversa lunghezza archi di egual carico, lunghezza diversa

 






 
   


  


 

  

 











 
             

          

Fig.8 Fig.9
Stress delle ibre in funzione Diagrammi comparati della tensione
della lunghezza del lettente della corda su archi con diverso set

  


   

        


           




   


   

  












    





 

 

 

5/2013 TIRO CON L‘ARCO TRADIZIONALE 23


TECNICA

F F F F
F
p x

y
o

10a 10b 10c 10d 10e

con quello corto: le stesse velocità potranno essere ottenute con critici” da un punto di vista progettuale, come, ad esempio, il rap-
frecce più leggere. Sembra una considerazione banale, per via della porto tra la geometria e la sezione trasversale dei lettenti possano
minore EEP accumulata ma non lo è: con le stesse frecce leggere un contribuire a deinire il modo (o la forma) di curvatura.
arco lungo (mantenendo inalterati i parametri deiniti) non riuscirà a
scagliarle altrettanto velocemente. Su questo aspetto in un articolo Partiamo con la deinizione delle proprietà delle molle, e qui è ne-
futuro approfondiremo l’ambito della trattazione dinamica. cessaria un po’ di matematica elementare. Il lettente è – a tutti gli
effetti - una molla piatta e in funzione del suo proilo (e delle caratte-
Il graico di ig.8 mostra come inluisce la lunghezza dell’arco sullo ristiche isiche del materiale costituente), essa si deformerà in modo
stress nelle ibre. Per una data forza all’allungo, l’arco corto mostra diverso. Il caso più semplice è dato dalla barra a sezione rettango-
stress decisamente più alti. Il graico di ig.9 mostra quale spessore lare: bloccata ad un estremo, di sezione rettangolare, a cui all’altro
dei lettenti è necessario adottare per avere il medesimo stress su estremo viene applicata una forza. Il diagramma di ig.11 mostra
lunghezze d’arco diverse. Più lungo è l’arco, maggior spessore è diversi proili di lettente. Per una trattazione matematica, chi ne ha
richiesto. voglia può vedere il box.

Effetti dello spessore e larghezza In ig.10a sia l la lunghezza della barra (lunghezza libera di inles-
del proilo sulla curvatura dell’arco sione), w la larghezza, t lo spessore, F la forza a cui è sollecitata ad
un estremo. La barra è vincolata alla base da un supporto isso. Sia
Se tutti gli archi fossero costituiti da materiali omogenei come l’ac- P un punto a distanza x dal punto di applicazione della forza F e a
ciaio, sarebbe facile elaborare dei modelli predittivi teorici su forme, distanza y dall’asse della barra (o).
dimensioni e geometrie e sarebbe altrettanto facile progettare archi
con caratteristiche predeterminate attraverso elaborazioni teoriche. La ig.11a mostra la forma che assume un arco la cui struttura dei
lettenti derivi dal modello di barra a larghezza e spessore costante
Ma non è così. Il legno, anche se costituito dalla medesima specie, esaminato (Fig.10b). Nel disegno si nota un ispessimento centra-
ha la caratteristica di essere diverso tra albero e albero, e nello stes- le (corrispondente all’impugnatura) lungo circa 20 cm. Lo sviluppo
so tronco, da porzione a porzione considerata. Queste variazioni della curvatura è inluenzato da questa discontinuità, tanto che il
sono dovute alla struttura degli anelli d’accrescimento, dalla densi-
tà, dai nodi presenti, dall’andamento delle ibre, dall’umidità, e dalla
grandezza delle celle. Tutti questi fattori determinano non solo una
diversa elasticità e resilienza ma anche e soprattutto il modo con cui
l’arco si deformerà in modo permanente dopo l’uso ripetuto (set).

Ci vuole una grande esperienza di anni per formare quella capacità


che permette di prevedere l’ipotetico risultato da un tronco, ed è
assolutamente impossibile fornire delle indicazioni per la costru-
zione di un arco a prova d’errore, non infatti bastano le misure e i A B C
concetti, né il progetto dettagliato. In ogni caso forse vale la pena di
soffermarsi su quelli che universalmente sono considerati “elementi

ig.11

24 TIRO CON L‘ARCO TRADIZIONALE 5/2013


TECNICA

“SEGUIRE LA CORDA”

raggio di curvatura risulta minore in quest’area ma in ogni caso Un arco costruito con questo proilo si curverà come nella ig.11b,
(e accadrebbe anche se non ci fosse questo ispessimento) la strut- anche se la parte prossima alla zona dell’impugnatura si troverà co-
tura esaminata mostrerebbe un incremento nel raggio di curvatura. munque più stressata. La maggior parte degli archi risultano una
combinazione tra questa geometria e quella della barra evidenziata
La ig.11b mostra una curvatura omogenea, caratteristica di un dalla ig.10c. I lettenti diventano più spessi verso l’impugnatura, e
proilo di lettenti identiicato nella ig.10c (una barra che è priva di più stretti verso i puntali. Il miglior compromesso tra queste dimen-
larghezza all’estremità libera). La curvatura ad arco teso del proilo sioni determina la ripartizione omogenea degli stress ed il miglior
è costante ad ogni punto, cioè ogni punto della barra appartiene funzionamento dinamico.
ad un arco di circonferenza. Il fatto che la curvatura sia costante La ig.11c: Se consideriamo una barra di W (larghezza) costante ma
implica una ripartizione degli stress omogenea (differentemente dal a T (spessore) che tenda a 0 secondo una linea retta (ig.10d), avre-
modello precedentemente esaminato, in cui il raggio di curvatura mo un’ altra modellizzazione. Sia t la variabile che rappresenta il
aumenta a mano a mano che ci si allontana dal vincolo) e da un valore Tx/l. Se dovessimo trattare questo come nei casi precedenti,
punto di vista meccanico ciò rappresenta un dato positivo. troveremmo una delessione totale ininita. Se costruissimo un arco
con queste caratteristiche, i lettenti, nella loro porzione inale, cur-
In ogni punto, l’arco si piega con un raggio di curvatura costante, verebbero bruscamente all’indietro. la curvatura si manifesterebbe
ed è la curvatura a cui i costruttori d’arco tendono nei loro lavori. principalmente nella parte superiore e inferiore dell’arco, come nella
In teoria, la barra esaminata tenderebbe allo spessore “0” ma nella ig.11c.
realtà un arco a punte di zero larghezza non è realizzabile (dove si
inferirebbe la corda, nell’apice?). Approssimare a zero assottiglian- Una variante interessante: il proilo ig.10e è caratteristico di una ra-
do i lettenti, pur mantenendo uno spessore adeguato perché mec- strematura della barra non ottenuta secondo una linea dritta (come
canicamente si possa assicurare la corda un poco più sotto l’apice, in ig.10d) ma parabolica. Il signiicato di questa differenza è sostan-
permette comunque di ottenere una geometria di lessione simile. ziale: avremmo comunque un arco di circonferenza come in ig.11b.

Proilo dell’arco di ig.11a, proilo lettenti ig.10b ad ogni punto, cioè ogni punto della barra appartiene ad un arco di circonferenza.
La forza di compressione nel punto P sarà proporzionale alla misura di y. Il fatto che la curvatura sia costante implica una ripartizione degli stress omogenea
Sia fy uguale alla forza per unità di area in P. (differentemente dal modello precedentemente esaminato, in cui il raggio di curva-
(1) fywDy corrisponderà alla forza per un tratto di barra avente spessore Dy e larghezza tura aumenta a mano a mano che ci si allontana dal vincolo) e da un punto di vista
corrispondente a w. Nell’altra faccia della barra, simmetricamente a P rispetto a o meccanico ciò rappresenta un dato positivo. Continuando la trattazione matematica,
sarà presente una forza uguale, anche se in compressione. Conseguentemente, il la delessione all’estremità della barra per un incremento di lunghezza Dx è x/y volte
momento risultante su o sarà 2fy2wDy. la forza risultante quindi sarà: maggiore di quello al punto P ed è uguale a 12 FlxDx/ W t3Y. La delessione totale
(2) l’integrale da y = t/2 a y = o della funzione 2fy2wDy; integrando si ottiene: alla ine della barra è quindi uguale all’integrale della espressione precedente, da x=1
(3) ft3w/12, ma Fx corrisponde al momento provocato dalla forza agente, e inché vi a x=o; integrando si ottiene (9) 6F13/ W t3Y. Questo rappresenterebbe un incremento
è equilibrio tra forza agente e reagente: del 50% rispetto all’altra barra. La delessione di ogni altro punto lungo la barra che si
(4) ft3w/12 corrisponde Fx oppure f=12 Fx/t3w trova alla distanza D dal vincolo è come prima (x – l + D)/y volte rispetto a P in modo
Sia Y corrispondente al Modulo di Young, deinito come il rapporto tra la forza per tale che la delessione totale ad ogni punto p lungo la barra è uguale all’integrale da
unità di supericie e la delessione per unità di lunghezza; x=1 a x=1 – D dell’espressione 12 Fl (x – l + D)dx/ W t3Y.
Se consideriamo un incremento di lunghezza Dx e, ricordando che la forza per unità Integrando, otteniamo la (10) : 6FlD2/ W t3Y (ove la delessione sia misurata lungo la
di area in P è fy=12Fxy/wt3, traiettoria del punto in movimento).
allora Y corrisponde al rapporto tra 12Fxy/wt3 e la delessione in P per un incremento
di lunghezza Dx, oppure (5) la delessione in P corrisponde a 12 FxyDx/ t3wY; Proilo dell’arco di ig.11c, proilo lettenti ig.10d
Allora la delessione totale all’estremità della barra, dovuta al piegamento dell’intera Se consideriamo una barra di W (larghezza) costante, ma a T (spessore) che tenda
barra è data dall’equazione: a 0 secondo una linea retta, avremo un’ altra interessante modellizzazione. Sia t la
(6) L’integrale da x =1 a x =o di 12Fx2dx/wt3Y, che fornisce la seguente soluzione: variabile che rappresenta il valore Tx/l. Se dovessimo trattare questo come nei casi
4Fl3/wt3Y. precedenti, troveremmo una delessione totale ininita. Se costruissimo un arco con
Se volessimo conoscere la delessione totale in qualsiasi altro punto della barra, che queste caratteristiche, i lettenti, nella loro porzione inale, curverebbero bruscamente
sia a distanza D dal vincolo di base, possiamo moltiplicare l’equazione (5) per (x – l all’indietro. (la curvatura si manifesterebbe principalmente nella parte superiore e
+ D)/y al posto di x/y ed integrare da x=1 a x=1 – D inferiore dell’arco, come nella ig.11c). La delessione in ogni punto della barra, che
(7) oppure l’integrale di [12 Fx (x – l – D) dx]/ wt3Y , da x=1 a x=1 – D. Risolvendo si trova a distanza D dal vincolo, è data dall’equazione
l’integrale, otteniamo 12F (x3/2 – lx2/2 + Dx2/2)/ wt3Y nell’intervallo che va da x=1 12 Fl / W t3Y [log(1/l– D ) – D/l] ove, qualora D assuma il valore l, la lessione diventa
a x=1 – D. Sostituendo questi due limiti, otterremmo 12F (lD2/2 – D3/6) / wt3Y, che ininita.
permette di ottenere il grado di delessione, in ciascun punto posto a distanza D
dal vincolo nella barra. Il proilo dei lettenti ig.10e
Se la rastremazione della barra non avvenisse secondo una linea dritta ma parabolica,
Proilo dell’arco di ig11b, proilo lettenti ig10c e si considerasse un valore di t corrispondente a T(x/l)1/3 come illustrato in ig.10e,
Usando lo stesso metodo analitico, e applicandolo ad una barra che è priva di lar- troveremmo sostituendo nell’equazione (5) una delessione in P che è indipendente
ghezza all’estremità libera (ig.11c) a cui si applica la forza F, il sistema di equazioni da x. Il signiicato di questa differenza è sostanziale: avremmo comunque un arco di
varia. La delessione calcolata in ogni punto P per una lunghezza Dx corrisponde circonferenza come in ig11b. Attribuendo al valore di t = T(x/l)1/3 nell’equazione (6)
alla (5): 12 FxyDx/ t3wY; in questo speciico caso w è una variabile, che corrisponde noi avremmo, integrando, 6Fl3/WT3Y, che è la stessa espressione che ottenemmo
a Wx/l. Sostituendo questo valore alla formula, si ottiene: per la barra che si riduceva in larghezza. La totale delessione di ogni altro punto
(8) FlyDx/ W t3Y per la delessione del punto P; questa delessione non contiene il lungo la barra che si trovi a distanza D dal vincolo potrà essere calcolato attraverso
fattore x ed è costante ad ogni punto, che implica come la curvatura sia costante l’equazione 6Fl3/WT3Y, identica alla (10).

5/2013 TIRO CON L‘ARCO TRADIZIONALE 25

Potrebbero piacerti anche