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A nostro giudizio, un criterio metodologico funzionale è quello adottato da Brunet (1984: 123-202).

Invece di
utilizzare espressioni come «termine» e «qualità», viene definito comparante l'elemento attivo che determina la
comparazione e comparato l'elemento passivo oggetto della comparazione, anche qualora si tratti d'un soggetto o
di un complemento d'oggetto diretto.
Possono quindi esserci frasi con un solo comparante e due comparati , che rientrerebbero in un cosiddetto
Schema A , e frasi con due comparanti e un solo comparato che rientrerebbero nello Schema B.
Ad esempio, nella frase «Pietro è più furbo DI Paolo», l'unico comparante è la furbizia ( Schema A), mentre nella
frase «il mare era più verde CHE azzurro» l'unico comparato è il mare
(Schema B).
Allo schema B appartengono anche quelle frasi in cui i sostantivi esprimono una quantità: «Mario ha più soldi
CHE soddisfazioni», dove Mario è visto prima in relazione ai soldi e poi alla soddisfazione.
Lo stesso discorso vale anche per «ho più sete CHE fame», che potrebbe esser perfettamente trasformata in «sono
più assetata CHE affamata».
Nella frase «è più facile dirlo CHE farlo», con i verbi all'infinito, l'unico
comparato sarebbe un personaggio indeterminato, dal momento che la frase
è impersonale, considerato prima in rapporto al dire e poi al fare.
Infine, la proposizione «l'uomo ama più tradire gli amici CHE i nemici», presenta un comparato unico, l'uomo , e
un secondo termine retto da un CHE nonostante si tratti di un sostantivo preceduto addirittura da un determinante.
Viceversa, nella frase «Anna è più giovane DI Paola», il soggetto del verbo non è più l'unico comparato: i
comparati sono due, Anna e Paola, in rapporto all'unico comparante che è espresso dall'aggettivo giovane.
Quindi, in questo caso è il DI a sostituire un'eventuale proposizione ellittica.
Riassumendo,
CHE
è sempre usato nello schema B, mentre lo è raramente nello schema A, dove invece prevale l'uso del DI.
Anche nel caso dei pronomi personali, malgrado la
Grande Grammatica di Consultazione ripeta in continuazione che davanti ai pronomi personali non preceduti da
preposizione non può essere usato CHE, possiamo trovare un comparato unico in relazione a due comparanti
anche con un pronome personale complemento d'oggetto diretto: «ottenere quel lavoro avrebbe aiutato più te
CHElui».
Un esempio più chiaro è dato dalle frasi:
1. «Paola ama lui più CHE te»;
2. «Paola ama lui più DI te».
Nella prima l'unico comparato è Paola vista in relazione ai due comparanti lui e te, mentre nella seconda i
comparati sono due Paola e te e quindi in questo caso si userebbe la preposizione DI.
Un ultimo esempio è il proverbio «meglio un asino vivo CHE un dottore morto», dove i comparati non sono due,
l'asino e il dottore, ma uno soltanto, cioè la persona che si trova posta di fronte all'alternativa.
In conclusione, crediamo che quest'ultimo metodo proposto sia l'unico veramente completo e adatto a risolvere la
«questione comparativi» e a dotare gli studenti di uno strumento comprensibile senza per questo impoverire la lin
gua italiana di una propria peculiarità

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