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PARTE SECONDA – SPECIFICAZIONE DELLE PRESCRIZIONI TECNICHE OPERE CIVILI E MARITTIME .................. 4
PROVENIENZA E QUALITA’ DEI MATERIALI E RELATIVE PRESCRIZIONI ......................................... 4
Provenienza e qualità dei materiali ............................................................................................... 4
Materiale da cava: possibili fonti di approvvigionamento ............................................................ 6
Prove sui materiali ......................................................................................................................... 6
Acqua ............................................................................................................................................. 6
Calce .............................................................................................................................................. 6
Pozzolane ....................................................................................................................................... 7
Leganti idraulici.............................................................................................................................. 7
Legnami ......................................................................................................................................... 8
Sabbia ............................................................................................................................................ 8
Ghiaia e pietrisco ........................................................................................................................... 8
Tout venant di cava ..................................................................................................................... 10
Massi naturali .............................................................................................................................. 10
Ghiaia a granulometria fine ......................................................................................................... 11
Pietrame di imbasamento ........................................................................................................... 12
Geotessile per posa in rilevato .................................................................................................... 12
Geotessile per posa subacquea ................................................................................................... 12
Bitumi, emulsioni bituminose, catrami, polveri asfaltiche, olii minerali ..................................... 12
MODALITA’ DI ESECUZIONE DELLE LAVORAZIONI ....................................................................... 13
Viabilità di cantiere ...................................................................................................................... 13
Dragaggi ....................................................................................................................................... 13
Scavi subacquei............................................................................................................................ 14
Scavi in genere ............................................................................................................................. 14
Scavi di fondazione ...................................................................................................................... 15
Demolizioni e rimozioni ............................................................................................................... 17
Rilevati e rinterri .......................................................................................................................... 17
Rilevati compattati ...................................................................................................................... 18
Opere a gettata (o a scogliera) .................................................................................................... 19
Acqua
1. L'acqua dovrà essere dolce, limpida, scevra da materie terrose od organiche e non dovrà essere
aggressiva. L'acqua necessaria per i conglomerati cementizi armati potrà contenere al massimo 0,1
g/litro di cloruri mentre per i calcestruzzi potrà contenere al massimo 1 g/litro di solfati.
2. In casi particolari la Stazione Appaltante potrà autorizzare per iscritto, previo accertamento con
opportune analisi, l'impiego di acqua di mare nell'impasto di calcestruzzi cementizi non armati,
purché l'acqua sia scevra da impurità e materiali in sospensione e purché la salinità sia inferiore al
4%.
Calce
1. Le calci aeree ed idrauliche dovranno rispondere ai requisiti di accettazione vigenti al momento
dell'esecuzione dei lavori.
2. La calce grassa in zolle dovrà provenire da calcari puri, essere di recente, perfetta ed uniforme
cottura, non bruciata né vitrea né pigra ad idratarsi ed infine di qualità tale che, mescolata con la sola
quantità di acqua dolce necessaria all'estinzione, si trasformi completamente in una pasta soda a
Pozzolane
1. Le pozzolane saranno ricavate da strati mondi da cappellaccio ed esenti da sostanze eterogenee o da
parti inerti: qualunque sia la provenienza dovranno rispondere a tutti i requisiti prescritti dal R.D. 16
novembre 1939, n. 2230.
Leganti idraulici
1. I cementi dovranno avere i requisiti di cui alla legge 26 Maggio 1965 n. 595 ed al D.M 3 Giugno 1968,
così come modificato dal D.M 20 Novembre 1984 ed alle prescrizioni contenute nel presente
Disciplinare e l'Appaltatore sarà responsabile sia della qualità sia della buona conservazione del
cemento.
2. Il cemento da impiegare deve essere pozzolanico nei tipi normale (R 325) e ad alta resistenza (R 425).
3. I cementi, se in sacchi, dovranno essere conservati in magazzini coperti, perfettamente asciutti e
senza correnti d'aria ed i sacchi dovranno essere conservati sopra tavolati di legno sollevati dal suolo
e ricoperti di cartonfeltri bitumati cilindrati o fogli di polietilene.
4. La fornitura del cemento dovrà essere effettuata con l'osservanza delle condizioni e modalità di cui
all'art. 3 della Legge 26 Maggio 1965 n. 595.
5. Qualora il cemento venga trasportato sfuso dovranno essere impiegati appositi ed idonei mezzi di
trasporto: in questo caso il cantiere dovrà essere dotato di adeguata attrezzatura per lo scarico, di
silos per la conservazione e di bilancia per il controllo della formazione degli impasti ed i contenitori
per il trasporto ed i silos dovranno essere tali da proteggere il cemento dall'umidità e dovrà essere
evitata la miscelazione tra i tipi e le classi di cemento.
6. Per i cementi forniti in sacchi dovranno essere riportati sugli stessi il nominativo del Produttore, il
peso e la qualità del prodotto, la quantità di acqua per malte normali e la resistenza minima a
compressione ed a trazione a 28 giorni di stagionatura, mentre per quelli forniti sfusi dovranno essere
opposti cartellini piombati sia in corrispondenza dei coperchi che degli orifizi di scarico; su questi
cartellini saranno riportate le indicazioni del citato art.3 della legge 26 Maggio 1965 n. 595.
7. L'introduzione in cantiere de ogni partita di cemento sfuso dovrà risultare dal giornale dei lavori e
dal registro dei getti. La qualità dei cementi forniti sfusi potrà essere accertata mediante prelievo di
campioni come stabilito all'art. 4 della Legge sopra ricordata.
8. I sacchi dovranno essere mantenuti integri fino all'impiego e verranno rifiutati che presentassero
Legnami
1. I legnami da impiegare in opere stabili o provvisorie, di qualunque essenza essi siano, dovranno
essere sempre ben stagionati ed asciutti, a fibra dritta, sana, senza fenditure, tarli o altri difetti, e
comunque conformi a tutte le prescrizioni di cui al D.M 30 Ottobre 1912 e dalle norme UNI vigenti
sulle prove di accettazione (UNI 3252÷3266 e UNI 4143÷4147);saranno provveduti fra le più scelte
qualità della categoria prescritta e non presenteranno difetti incompatibili con l'uso a cui sono
destinati.
2. Il tavolame dovrà essere ricavato dalle travi più dritte, affinché le fibre non riescano mozze dalla sega
e si ritirino nelle connessure.
3. I legnami rotondi o pali dovranno provenire dal tronco dell'albero e non dai rami, dovranno essere
sufficientemente diritti, in modo che la congiungente i centri delle due basi non debba uscire in alcun
punto dal palo, dovranno essere scortecciati per tutta la loro lunghezza e conguagliati alla superficie;
la differenza tra i diametri medi delle estremità non dovrà oltrepassare i 15 millesimi della lunghezza
né il quarto del maggiore dei 2 diametri.
4. Nei legnami grossolanamente squadrati ed a spigolo smussato, tutte le facce dovranno essere
spianate e senza scarniture, tollerandosene l'alburno o lo smusso in misura non maggiore di un sesto
del lato della sezione trasversale.
Sabbia
1. La sabbia da impiegare nelle malte e nei calcestruzzi potrà essere naturale od artificiale ma dovrà
essere, in ordine di preferenza, silicea, quarzosa, granitica o calcarea ed in ogni caso dovrà essere
ricavata da rocce con alta resistenza alla compressione; dovrà essere scevra da materie terrose,
argillose, limacciose e polverulente e comunque la prova di decantazione in acqua non deve dare
una perdita di peso superiore al 2%.
2. La sabbia dovrà essere costituita da grani di dimensioni tali da passare attraverso uno staccio con
maglie circolari del diametro di mm 2 per murature in genere e del diametro di mm 1 per gli intonaci
e le murature di paramento od in pietra da taglio.
3. L'accettabilità della sabbia da impiegare nei conglomerati cementizi verrà definita con i criteri indicati
nell'allegato 1del D.M 3 giugno 1968 e nell'Allegato 1, punto 2 del D.M 27 luglio 1985 e la
distribuzione granulometrica dovrà essere assortita e comunque adeguata alle condizioni di posa in
opera.
Ghiaia e pietrisco
1. Le ghiaie dovranno essere costituite da elementi omogenei, inalterabili all'aria, all'acqua ed al gelo,
pulitissimi ed esenti da materie terrose, argillose e limacciose e dovranno provenire da rocce
compatte, non gessose e marnose ad alta resistenza a compressione.
2. I pietrischi dovranno provenire dalla frantumazione di rocce silicee, quarzose, granitiche o calcaree
e dovranno essere a spigoli vivi, esenti da materie terrose, argillose e limacciose.
3. Le ghiaie ed i pietrischi da impiegare nei conglomerati cementizi dovranno avere i requisiti prescritti
nell'Allegato 1, punto 2 del D.M 27 luglio 1985.
Massi naturali
1. I massi naturali per scogliera (previsti di II categoria) dovranno rispondere ai requisiti essenziali di
compattezza, omogeneità e durabilità ed essere esenti da giunti, fratture e piani di sfaldamento, e
risultare inalterabili all’acqua di mare e al gelo. Il peso specifico deve essere di norma non inferiore
a 2600 Kg/m3.
2. Le prove di resistenza del materiale alla compressione, all’abrasione, alla salsedine marina e alla
gelività, che la Direzione Lavori riterrà di disporre, saranno effettuate a carico dell’Impresa, seguendo
le norme in vigore per l’accettazione delle pietre naturali da costruzione (R.D. 16 novembre 1939,
Pietrame di imbasamento
1. Per le opere di imbasamento sarà utilizzato pietrame, di natura calcarea, granitica o basaltica, in
elementi del peso singolo da 5 a 50 kg, proveniente da cave idonee, privo di frazioni più fini (limo e
argilla) e privo di sostanze organiche e solubili. Non saranno accettati materiali che abbiano oltre il
2% in peso di limi e sostanze organiche.
Viabilità di cantiere
1. L’accesso alle aree di cantiere, definito negli specifici elaborati grafici di progetto esecutivo, dovrà
comunque essere preventivamente concordato con la Direzione Lavori e il comando locale di Polizia
Municipale prima dell’inizio delle lavorazioni.
Dragaggi
1. Le operazioni di dragaggio avverranno mediante l’uso di draghe refluenti come che preleverà le
sabbie dal fondale come previsto negli elaborati grafici dedicati.
2. Dalle conclusioni del laboratorio di analisi emerge che a causa dell’elevata concentrazione di perlite,
non è possibile procedere ad una attività di riutilizzo in mare dei sedimenti neanche per quelli
classificati A e B, che quindi, insieme ai sedimenti di classe C, saranno sversati all’interno delle casse
di colmata ovvero ambienti conterminati in ambito portuale, tutti in grado di trattenere tutte le
frazioni granulometriche del sedimento.
3. Per quanto attiene ai sedimenti in classe D di cui alla seguente tabella e calcolo volumetrico, questi
saranno sversati all’interno di una cassa di colmata impermeabilizzata sul fondo e sui 4 lati
perimetrali.
4. Le operazioni di dragaggio dovranno seguire un ordine ben prestabilito, così come indicato
nell’elaborato “A13 – Relazioni dragaggi” per consentire che i sedimenti di classe C siano i primi ad
essere sversati nelle colmate, garantendo quindi un percorso lungo e lento alle acque di trasporto,
tale da consentirne la completa decantazione.
5. La lavorazione di dragaggio e sversamento dei materiali classificati D sarà differenziata dalle
rimanenti operazioni dei sedimenti diversamente classificati. Al fine, infatti, di contenere la
possibilità di “contaminazione” e diluizione dei sedimenti, il dragaggio sarà effettuato con benna
bivalve ecologica ambientale con deposito del sedimento all’interno della draga (pozzo di carico
stagno) o su pontone betta di appoggio adeguatamente chiuso ed impermeabile.
6. Dalla draga o pontone di appoggio poi il materiale verrà trasferito a terra su mezzi di trasporti chiusi
che impediscano la fuoriuscita di acqua e quindi sversato all’interno della cassa di colmata 2 bis. ove
il sistema di decantazione, tracimazione, vasca di calma e controllo manterrà i percorsi ed i sistemi
già autorizzati e realizzati nel 2010, previa la necessaria manutenzione preventiva.
7. Resta stabilito che gli oneri per il conseguimento di tutte le autorizzazioni e/o permessi per la
mobilitazione dei mezzi marittimi sono a carico esclusivo dell'Appaltatore, rimanendo
l'Amministrazione sollevata dalle conseguenze di qualsiasi difficoltà che l'Appaltatore incontri a tale
Scavi subacquei
1. Escavi e dragaggi subacquei sono riportati planimetricamente ed in sezione negli elaborati
progettuali.
2. Sono considerati come scavi subacquei soltanto quelli eseguiti in acqua a profondità maggiore di cm
50 sotto il livello medio marino.
3. Gli scavi subacquei in genere saranno eseguiti con mezzi idonei ed adeguati in conformità delle
disposizioni stabilite dalla Direzione dei Lavori e in conformità delle relative voci di elenco.
4. Per ogni zona di scavo la D.L. fisserà all'Impresa la sezione tipo di scavo che potrà essere eseguita in
una o più fasi successive, secondo i casi e le disposizioni che è facoltà insindacabile della D.L. di
adottare all'atto esecutivo, senza che l'Impresa possa comunque avanzare eccezioni o riserve.
5. Nell'esecuzione degli scavi subacquei non è consentito di raggiungere in nessun punto una quota
assoluta superiore a quella prevista in progetto. Però mentre non sarà riconosciuto all'Impresa il
maggior volume di scavo eventualmente eseguito in più della quota di progetto, l'Impresa sarà
obbligata in caso di deficienza ad effettuare l'ulteriore approfondimento sino a raggiungere la quota
prescritta.
Scavi in genere
1. Gli scavi in genere, per qualsiasi lavoro, a mano o con mezzi meccanici, dovranno essere eseguiti
secondo i disegni di progetto e secondo le particolari prescrizioni che saranno date all’atto esecutivo
dalla Direzione dei Lavori.
2. Le profondità che si trovano indicate nei disegni di consegna sono perciò di semplice avviso e
l'Amministrazione appaltante si riserva piena facoltà di variarle nella misura che reputerà più
conveniente, senza che ciò possa dare all'Appaltatore motivo alcuno di fare eccezioni o domande di
speciali compensi, avendo egli soltanto diritto al pagamento del lavoro eseguito, coi prezzi
contrattuali stabiliti per le varie profondità da raggiungere.
3. Nell’esecuzione degli scavi in genere l’Appaltatore dovrà procedere in modo da impedire
scoscendimenti e franamenti, realizzando eventualmente opere di puntellatura e consolidamento
delle opere esistenti, restando esso, oltre che totalmente responsabile di eventuali danni alle
persone e alle opere, altresì obbligato a provvedere a suo carico alle spese ed alla rimozione delle
materie franate.
4. Prima di dar corso alle operazioni di scavo, dovranno essere eseguite le opere per le deviazioni di
condotte fognarie, idriche, linee elettriche, telefoniche e reti gas interrate che interferiscono con le
nuove realizzazioni, rispettando i nuovi tracciati di progetto e le modalità di deviazione riportate in
seguito nella descrizione dei singoli sotto-articoli relativi agli impianti.
5. L'Appaltatore dovrà inoltre provvedere a sua cura e spese affinché le eventuali acque di filtrazione
dal sottosuolo o scorrenti sulla superficie del terreno siano deviate e allontanate in modo che non
abbiano a riversarsi negli scavi.
6. L’Appaltatore deve ritenersi compensato per tutti gli oneri cui dovrà far fronte per:
Scavi di fondazione
1. Per scavi di fondazione in generale si intendono quelli ricadenti al disotto del piano orizzontale di cui
all'articolo precedente, chiusi fra le pareti verticali riproducenti il perimetro delle fondazioni delle
opere d'arte.
2. Qualunque sia la natura e la qualità del terreno, gli scavi per fondazione dovranno essere spinti fino
alla profondità che dalla Direzione dei lavori verrà ordinata all'atto della loro esecuzione.
3. Le profondità che si trovano indicate nei disegni di consegna sono perciò di semplice avviso e
l'Amministrazione appaltante si riserva piena facoltà di variarle nella misura che reputerà più
conveniente, senza che ciò possa dare all'Appaltatore motivo alcuno di fare eccezioni o domande di
speciali compensi, avendo egli soltanto diritto al pagamento del lavoro eseguito, coi prezzi
contrattuali stabiliti per le varie profondità da raggiungere.
4. È vietato all'Appaltatore, sotto pena di demolire il già fatto, di porre mano alle murature prima che
la Direzione dei lavori abbia verificato ed accettato i piani delle fondazioni.
Demolizioni e rimozioni
1. Le demolizioni fanno riferimento alle strutture edilizie e viarie esistenti come riportate negli elaborati
progettuali. Le demolizioni fuori acqua di murature, calcestruzzi, ecc., sia in rottura che parziali o
complete, dovranno essere eseguite con ordine e con le necessarie precauzioni, in modo da non
danneggiare le residue murature, da prevenire qualsiasi infortunio agli addetti al lavoro e da evitare
incomodi o disturbo.
2. Rimane pertanto vietato gettare dall'alto i materiali in genere, che invece devono essere trasportati
o guidati in basso, e sollevare polvere, pertanto, sia le murature che i materiali di risulta, dovranno
essere opportunamente bagnati.
3. Nelle demolizioni o rimozioni l'Appaltatore deve, inoltre, provvedere alle eventuali necessarie
puntellature per sostenere le parti che devono restare e disporre in modo da non deteriorare i
materiali risultanti, i quali tutti devono ancora potersi impiegare utilmente, sotto pena di rivalsa di
danni a favore dell'Amministrazione appaltante.
4. Durante le demolizioni l'Appaltatore dovrà prendere ogni precauzione e provvedimento volto ad
evitare che i materiali di risulta delle demolizioni cadano in acqua. In caso contrario l'Appaltatore è
tenuto, a sua cura e spese, a provvedere al salpamento del materiale caduto in acqua senza che per
questo possa pretendere alcun compenso.
5. Le demolizioni dovranno limitarsi alle parti ed alle dimensioni prescritte. Quando, anche per
mancanza di puntellamenti o di altre precauzioni, venissero demolite altre parti od oltrepassati i limiti
fissati, saranno pure a cura e a spese dell'Appaltatore, senza alcun compenso, ricostruite e messe in
ripristino le parti indebitamente demolite.
6. Tutti i materiali riutilizzabili, a giudizio insindacabile della Direzione dei lavori, devono essere
opportunamente scalcinati, puliti, custoditi, trasportati ed ordinati nei luoghi di deposito che
verranno indicati dalla Direzione stessa, usando cautele per non danneggiarli sia nello scalcinamento,
sia nel trasporto, sia nel loro assestamento e per evitarne la dispersione.
7. Detti materiali, ove non diversamente specificato, restano tutti di proprietà dell'Amministrazione
appaltante, la quale potrà ordinare all'Appaltatore di impiegarli in tutto o in parte nei lavori appaltati.
8. I materiali di scarto provenienti dalle demolizioni e rimozioni devono sempre essere trasportati
dall'Appaltatore fuori del cantiere, nei punti indicati od alle pubbliche discariche.
9. Le demolizioni delle strutture in acqua saranno eseguite con i mezzi che l'Impresa ritiene più idonei.
10. Per le demolizioni sia fuori acqua che in acqua, nel caso di impiego di esplosivo sarà a cura e spese
dell'Impresa l'ottenimento di tutti i permessi necessari da parte della competente Autorità.
Rilevati e rinterri
1. Si definiscono con il termine di rilevati tutte quelle opere in terra destinate a formare il corpo
stradale, le opere di presidio, i piazzali nonché il piano d'imposta delle pavimentazioni.
2. Le caratteristiche geometriche, la natura e le proprietà fisico meccaniche dei materiali che
costituiscono il corpo del rilevato sono quelle indicate dal Progettista.
3. Nel caso in cui l'Impresa non dovesse reperire i materiali previsti, potrà proporre alla Direzione Lavori
soluzioni alternative che dovranno essere verificate ed accettate, d'intesa col Progettista.
Rilevati compattati
1. I rilevati compattati saranno costituiti da terreni adatti, esclusi quelli vegetali da mettersi in opera a
strati non eccedenti i 25-30 cm costipati meccanicamente mediante idonei attrezzi (rulli a punte, od
a griglia, nonché rulli pneumatici zavorrati secondo la natura del terreno ed eventualmente lo stadio
di compattazione, piastre vibranti) regolando il numero dei passaggi e l'aggiunta dell'acqua
(innaffiamento) in modo da ottenere una densità pari almeno al 90% della densità massima AASHO
modificata.
2. Ogni strato sarà costipato nel modo richiesto prima di ricoprirlo con altro strato, avrà superiormente
la sagoma della monta richiesta per l'opera finita, così da evitarsi ristagni di acqua e danneggiamenti.
3. Qualora nel materiale che costituisce il rilevato siano incluse pietre, queste dovranno risultare ben
distribuite nell'insieme dello strato, comunque nello strato superiore sul quale appoggia l'impianto
della sovrastruttura tali pietre non dovranno avere dimensioni superiori a cm 10.
4. Il terreno di impianto dei rilevati compattati che siano di altezza minore di m 0,50, qualora sia di
natura sciolta, o troppo umida, dovrà ancor esso essere compattato, previa scarificazione, sino al
raggiungimento di una densità non inferiore al 90% della densità massima ottenuta in laboratorio
con la prova di costipamento AASHO modificata. Se detto terreno di impianto del rilevato ha scarsa
portanza lo si consoliderà preliminarmente per l'altezza giudicata necessaria, eventualmente
sostituendo il terreno in posto con materiali sabbiosi o ghiaiosi.
Campo prova:
10. Le tecniche di consolidamento richiedono la verifica in campo dei risultati previsti in progetto tramite
l’esecuzione di appositi campi prova. Nella fase di progettazione esecutiva si predisporranno i dettagli
del campo prova. In linea di massima, si eseguirà un trattamento su un’area 10 x 10 m eseguendo
prove penetrometriche ante e post-intervento, così da verificare l’efficacia del trattamento su tutto
lo spessore dei materiali da trattare.
Micropali
Preparazione del piano di lavoro:
1. L’Appaltatore dovrà aver cura di accertare che l‘area di lavoro non sia attraversata da tubazioni, cavi
elettrici o manufatti sotterranei che, se incontrati durante l‘esecuzione dei micropali, possono recare
danno alle maestranze di cantiere o a terzi.
2. Per la realizzazione dei micropali in presenza di acqua, l’appaltatore predisporrà la fondazione di un
piano di lavoro a quota sufficientemente elevata rispetto a quella dell‘acqua per renderlo transitabile
ai mezzi semoventi portanti le attrezzature di infissione o di perforazione e relativi accessori e tutte
le altre attrezzature di cantiere.
Tipologia di perforazione:
3. Le tecniche di perforazione e le modalità di getto dovranno essere definite in relazione alla natura
dei materiali da attraversare e delle caratteristiche idrogeologiche locali.
4. La scelta delle attrezzature di perforazione ed i principali dettagli esecutivi, nel caso di situazioni
stratigrafiche particolari o per l‘importanza dell‘opera, dovranno essere messi a punto a cura e spese
dell’Appaltatore, anche mediante l‘esecuzione di micropali di prova, approvati dalla DL prima
dell‘inizio della costruzione dei micropali.
5. Dovranno essere adottate durante la perforazione tutte le tecniche per evitare il franamento del
foro, la contaminazione delle armature, l‘interruzione e/o l‘inglobamento di terreno nella guaina
cementizia che solidarizza l‘armatura al terreno circostante.
6. Le perforazioni dovranno quindi essere eseguite con rivestimento ed i detriti allontanati mediante
opportuni fluidi di perforazione. Questo potrà consistere in:
a. Acqua;
b. Fanghi bentonitici;
c. Schiuma;
d. Aria, nel caso di perforazione a rotopercussione con martello a fondo foro, o in altri casi
approvati dalla D.L.
7. È facoltà della D.L. far adottare la perforazione senza rivestimento, impiegando solamente fanghi
bentonitici.
8. La perforazione "a secco" senza rivestimento potrà essere adottata, previa comunicazione alla D.L.,
solo in terreni uniformemente argillosi di media ed elevata consistenza, esenti da intercalazioni
incoerenti e non interessati da falde che possono causare ingresso di acqua nel foro, caratterizzati
da valori della resistenza al taglio non drenata (Cu) che alla generica profondità di scavo H soddisfi la
condizione cu ≥wH/3 dove w =peso di volume totale.
9. Inoltre, la perforazione "a secco" è ammissibile solo dove possa essere eseguita senza alcun ingresso
di acqua nel foro, ed è raccomandata nei terreni argillosi sovra consolidati.
Tracciamento:
Armature:
22. Le armature metalliche dovranno soddisfare le prescrizioni di cui al presente articolo e saranno in
ogni caso estese a tutta la lunghezza del micropalo.
23. Si useranno tubi di acciaio di qualità S235 JR, uniti con manicotti filettati, senza finestrature ma con
l’applicazione dei soli piedini per distanziare il tubo dal fondo foro, per permettere il passaggio delle
malte o delle iniezioni.
Tolleranze:
39. Le tolleranze ammesse sono le seguenti:
a. La posizione planimetrica non dovrà discostarsi da quella di progetto più del 5%, salvo diverse
indicazioni della DL;
b. La deviazione dell‘asse del micropalo rispetto all‘asse di progetto non dovrà essere maggiore
del 2%;
c. La sezione dell‘armatura metallica non dovrà risultare inferiore a quella di progetto;
d. Il diametro dell‘utensile di perforazione dovrà risultare non inferiore al diametro di
perforazione di progetto;
e. Quota testa micropalo: ± 5 cm;
f. Lunghezza: ± 15 cm.
53. In corso di iniezione si preleverà un campione di miscela per ogni micropalo, sul quale si determinerà
il peso specifico e la decantazione (bleeding) mediante buretta graduata, così come descritto nel
presente Capitolato.
54. Il peso specifico dovrà risultare pari almeno al 90% del peso specifico teorico (calcolato assumendo
3 g/cm3 il peso specifico assoluto del cemento e 2.65 g/cm3 quello degli aggregati), nell‘ipotesi che
non venga inclusa aria.
55. Nelle prove di decantazione, l‘acqua separata non dovrà superare il 2% in volume.
56. Con il campione di miscela dovranno essere altresì confezionati dei provini da sottoporre a prove di
compressione monoassiale, nella misura di almeno una prova a micropalo.
57. L‘esecuzione del singolo micropalo sarà documentata mediante la compilazione da parte
dell’Appaltatore e in contraddittorio con la Direzione Lavori di una apposita scheda sulla quale si
registreranno i controlli delle tolleranze e i dati seguenti:
a. rilievi stratigrafici del terreno;
b. identificazione del micropalo;
c. dati tecnici dell‘attrezzatura di perforazione;
d. data di inizio perforazione e termine getto (o iniezione);
e. fluido di perforazione impiegato;
f. profondità di progetto;
Palancolato
1. Nel seguito, eccetto che negli articoli specifici, per “palancole” si intendono anche i profilati in acciaio
costituenti la parete combinata e quindi sia le palancole propriamente dette che i profilati ad H o
tubolari che costituiscono gli elementi principali delle pareti.
Rapporti di infissione
37. Durante l’infissione l’Impresa compilerà, in contraddittorio con la Direzione Lavori, dei rapportini
sulle principali osservazioni effettuate durante l’infissione.
Fornitura e posa in opera dei palancolati delle pareti combinate costituenti i palancolati di
banchina e di ancoraggio
Oggetto:
1. Questa voce di capitolato stabilisce le condizioni tecniche di fornitura per le palancole laminate a
caldo di acciai non legati da impiegare nelle pareti combinate previste in progetto. Il riferimento
3. L’acciaio delle palancole deve essere idoneo al processo di saldatura ad arco: il carbonio equivalente
CEV non dovrà superare i valori dell’acciaio S355 secondo UNI EN10025, Prospetto IV, allo scopo di
garantire la saldabilità.
Saldature e qualifica dei procedimenti di saldatura:
4. L'Impresa dovrà esibire alla Direzione Lavori il parere favorevole dell'Istituto Italiano della saldatura
sulle modalità di esecuzione, le tipologie, i procedimenti di saldatura ed il materiale di apporto che
intende impiegare. L'Impresa sottoporrà, secondo le modalità nel seguito specificate, le strutture
saldate al controllo dell'Istituto Italiano della Saldatura che provvederà all'esame della preparazione
dei lembi e di tutte le saldature, ad assistere ai controlli o ad eseguirli direttamente.
5. Il procedimento di saldatura deve essere qualificato dall'Istituto Italiano della Saldatura.
6. Nella definizione delle modalità di saldatura l’Impresa dovrà tener conto che in adiacenza delle aree
di cantiere è collocato un deposito di carbone a cielo aperto. Il presente paragrafo vale, in particolare,
per il successivo punto.
Controlli e prove:
7. Le prescrizioni inerenti ai controlli specifici e alle prove sono riportate al capitolo 8 della norma UNI
EN10248-1.
8. In particolare si prescrive l’esecuzione di controlli specifici, con riferimento a certificati di cui al punto
3.1.B della norma UNI EN10204 (menzionato anche nella UNI EN10021), sulla fornitura e l’esecuzione
delle seguenti prove:
a. Prova di trazione;
b. Prova di resilienza;
c. Verifica della composizione chimica;
d. Verifica delle tolleranze dimensionali.
9. L’Impresa dovrà fornire tutti i certificati sui materiali e sulle prove come richiesto dalla Norma UNI
EN10204 e specificato in questo articolo.
10. L’Impresa consegnerà alla Direzione Lavori il suo piano di fornitura e stoccaggio, con un documento
scritto che descriverà le fasi relative. Esso sarà consegnato con congruo anticipo rispetto alla data
prevista per la consegna delle palancole, al fine di consentirne l'approvazione da parte della Direzione
Lavori, senza causare ritardi ai tempi di cantiere previsti.
Marcatura:
11. Le prescrizioni inerenti alla marcatura dei singoli pezzi sono riportate al capitolo 9 della norma UNI
Tiranti di ancoraggio
1. Questa voce di capitolato stabilisce le condizioni tecniche di fornitura e messa in opera per le barre
da impiegare per la realizzazione dei tiranti di collegamento fra il palancolato principale e l'elemento
di ancoraggio.
Caratteristiche del materiale
2. L'acciaio costituente le barre dei tiranti sarà del tipo ASDO 500: fy ≥ 500 MPa
3. I tiranti di ancoraggio dovranno essere a filettatura continua tipo Dywidag o simili. La barra dovrà
essere protetta dalla corrosione su tutta la sua lunghezza per mezzo di una guaina in materiale
plastico.
4. Di norma verranno impiegati tubi corrugati in pvc, prolietilene o polipropilene, di diametro interno
congruente con il diametro delle barre.
5. L’intercapedine tra la guaina e l’armatura dovrà essere perfettamente riempita con grasso
meccanico chimicamente stabile, inalterabile e non saponificabile. Le guaine e i tubi di plastica
devono essere conformi alle relative norme europee di prodotto e in particolare devono essere
continue, impermeabili all'acqua, resistenti alla fragilità da invecchiamento e a danni da radiazione
ultravioletta durante immagazzinamento, trasporto e installazione.
6. I giunti fra componenti di plastica devono essere completamente sigillati contro la penetrazione
d'acqua, per contatto diretto o con guarnizioni.
7. Se si usa il PVC, questo deve essere resistente all'invecchiamento e non liberare cloruri. Lo spessore
minimo di una guaina deve essere non inferiore a 1 mm e quello di un tubo corrugato non inferiore
a 0,8 mm.
8. I giunti fra componenti di plastica devono essere completamente sigillati contro la penetrazione
Pali in acciaio
1. I pali tubolari delle briccole di ormeggio dovranno essere eseguiti in acciaio classe S355 J0.
2. Il diametro, lo spessore e le lunghezze dei pali devono corrispondere alle indicazioni dei disegni di
progetto.
6. Gli elementi tubolari occorrenti per la formazione dei pali devono essere marcati con i seguenti
contrassegni:
a. nome o marchio del fabbricante
b. monogramma API
c. diametro e peso nominali
d. tipo di acciaio
e. procedimento di fabbricazione
f. lunghezza.
7. Per l'esecuzione in cantiere delle saldature circonferenziali vanno utilizzati elettrodi rivestiti di tipo
cellulosico per le prime passate e di tipo basico per le seconde passate; le estremità dei singoli tubi
non devono presentare una inclinazione superiore a 2° rispetto all'asse del tubo, in rapporto alla
lunghezza di ciascun elemento.
8. Il preriscaldamento va eseguito quando la temperatura esterna è inferiore a + 5°C e sarà mantenuto
durante la prima e la seconda passata di saldatura. Al termine della saldatura il giunto verrà
spazzolato per eliminare la scoria.
9. L'infissione può avvenire mediante vibrazione, oppure battendo il palo in sommità o sul fondo; in
questo ultimo caso essa può avvenire attraverso un mandrino rigido, oppure agendo sul fondo del
palo mediante un maglio a caduta libera.
10. L'impresa deve fornire tutte le informazioni concernenti le modalità di saldatura degli elementi
tubolari e il sistema di infissione che intende utilizzare, nonché le modalità di applicazione del
trattamento protettivo contro la corrosione da applicare dalla sommità dei pali fino alla quota –2.50
m s.m.
Attività di vibrosostituzione
1. Le attività di vibrosostituzione prevista dovranno essere svolte secondo le seguenti fasi operative:
a. Valutazione preliminare delle caratteristiche dei terreni presenti in sito tramite prove su
piastra secondo le indicazioni fornite dalla Norma CNR BU N. 146 del 14 Dicembre 1992.
b. Fornitura del materiale arido da cavo descritto all’Art.52 del presente capitolato con relativa
pesatura e verbale redatto ai sensi dell’art. 148, comma 3 del D.P.R. 5/10/2010 n. 207;
c. Trattamento di vibrosostituzione dell’area di imbasamento della scogliera.
2. Le lavorazioni dovranno essere realizzate con l'ausilio di motopontone ed attrezzatura di
vibroflottazione e dovranno essere eseguite da mare per una profondità non inferiore a 4 m del
fondale. Le colonne di terreno incoerente da realizzare dovranno essere eseguite con vibratore
elettrico o idraulico, denominato vibroflot, con accomunati un generatore, un carrello e una pompa
d’acqua.
3. Il vibroflot da utilizzare dovrà avere potenza del motore compresa dai 150 ai 250 kW, velocità non
inferiore a 1800 giri al minuto [r/min], frequenza da 30 Hz max 35 Hz, forza centrifuga dai 190 a 330
kN, ampiezza dai 6 a 11 mm e profondità di penetrazione superiore ai 25m. La tecnologia di
vibroflottazione utilizzata potrà variare in base alle migliorie proposte dal concorrente in sede di
gara.
4. A seguito delle operazioni di vibrosostituzione si procederà alla valutazione delle caratteristiche del
terreno sostituito mediante controlli in sito ed in laboratorio (prove su piastra, SPT, analisi
granulometriche, indici fisici e meccanici) nonché campi di prova al fine di verificare il
raggiungimento dei parametri geotecnici previsti in fase progettuale.
c. rapporto tra il passante al setaccio UNI EN 0.063 mm ed il passante al setaccio UNI EN 0,5
mm inferiore a 2/3;
d. perdita in peso alla prova Los Angeles eseguita sulle singole pezzature inferiore al 30% in peso
(UNI EN 1097-2/1999).
e. equivalente in sabbia misurato sulla frazione passante al setaccio UNI EN 2 mm: compreso
tra 25 e 65 (la prova va eseguita con dispositivo di scuotimento meccanico UNI EN 933-
8/2000). Tale controllo deve anche essere eseguito sul materiale prelevato dopo
dove:
dr = densità della miscela ridotta degli elementi di dimensione superiore a 25 mm da paragonare a quello
AASHTO modificata determinata in Laboratorio
di = densità della miscela intera
Pc = peso specifico degli elementi di dimensione maggiore di 25 mm
x = percentuale in peso degli elementi di dimensione maggiore di 25 mm
15. La suddetta formula di trasformazione potrà essere applicata anche nel caso di miscele contenenti
una percentuale in peso d’elementi di dimensione superiore a 35 mm, compresa tra il 25 e il 40%. In
tal caso nella stessa formula, al termine x, deve essere sempre dato il valore 25 (indipendentemente
dalla effettiva percentuale in peso trattenuto al setaccio ISO 3310 di apertura 20 mm).
Dati prestazionali
16. Le prestazioni raggiunte si potranno valutare utilizzando una misura del modulo di deformazione Md
che, accertato secondo le modalità previste dal presente Capitolato Speciale nell'intervallo
compreso tra 1,5 e 2,5 daN/cm², non deve essere inferiore a 1.000 daN/cm².
Materiali fresati
Aggregati
Additivi (Filler)
25. Gli additivi (filler) provenienti dalla macinazione di rocce preferibilmente calcaree o costituiti da
cemento, calce idrata, calce idraulica, polvere di asfalto, ceneri volanti, rocce sintetiche o artificiali.
26. Devono soddisfare i seguenti requisiti:
a. Il potere rigidificante con un rapporto filler/bitume pari a 1,5 il ΔPA deve essere > 5°C (UNI
EN 13179-1).
b. alla prova granulometrica i passanti in peso devono soddisfare i seguenti limiti minimi:
c. Setaccio UNI 0,40 - Passante in peso per via umida 100%
d. Setaccio UNI 0,18 - Passante in peso per via umida 90%
e. Setaccio UNI 0,075 - Passante in peso per via umida 80%.
f. Della quantità di additivo minerale passante per via umida al setaccio 0,075 mm più del 50%
deve passare allo stesso setaccio anche a secco
g. L’indice di plasticità deve risultare non plastico (NP) ( norma UNI CEN ISO/TS 17982-12).
Prescrizioni progettuali – STRATO DI BASE
27. Aggregati:
% di frantumato nella miscela inerti > 2 mm minimo 85%
%$ di frantumato nella miscela inerti < 2 mm minimo 60%
Los Angeles
< 25% in peso
sulle singole pezzature (UNI EN 1097-2)
Sensibilità al gelo
< 2%
sulle singole pezzature (UNI EN 1367-1)
perdita di resistenza all’abrasione < 30%
Coefficiente di imbibizione
< 0.015
sulle singole pezzature (CNR fascicolo IV/1953)
Coefficiente di forma
≤ 10
(UNI EN 933-4)
Coefficiente di appiattimento
≤ 10
(UNI EN 933-3)
Equivalente in sabbia
≥70%
sulle singole pezzature fini (UNI EN 933-8)
Miscela:
Quantità di bitume:
29. La percentuale di bitume in peso riferita al peso degli aggregati deve essere compresa nel seguente
intervallo: Strato di Base normale : 4% - 5,5%
Prove volumetriche e meccaniche
30. La miscela di Progetto deve essere analizzata mediante l'apparecchiatura “Pressa Giratoria” (UNI
EN 12697-31/2004).
Pressa giratoria
31. Devono essere verificate le seguenti condizioni di prova:
a. Angolo di rotazione: 1.25° ± 0.02°
b. Velocità di rotazione: 30 rotazioni al minuto
c. Pressione verticale KPa: 600
d. Dimensioni provino: 150 mm
Pressa giratoria
32. Requisiti di idoneità:
a. a 10 rotazioni: % vuoti 12÷15
b. a 100 rotazioni: % vuoti 3 ÷ 5(*)
c. a 180 rotazioni: % vuoti ≥2
(*) Dg= densità giratoria di progetto
Resistenza a trazione indiretta
33. I provini derivanti dalla miscela ottimale compattati mediante l’apparecchiatura “Pressa Giratoria”
devono essere sottoposti a prova di rottura diametrale a 25°C (UNI EN 12697-23).
Prova Marshall
34. I valori della stabilità Marshall (UNI EN 12697-34/2004), eseguita a 60 °C su provini costipati alla
temperatura prescritta dalla Norma UNI EN 12697-34/2004 con 75 colpi di maglio per faccia, il
Modulo di Rigidezza Marshall, e la percentuale dei Vuoti in volume (UNI EN 12697-8/2003)
dovranno risultare:
a. Stabilità Marshall (daN) > 900
b. Modulo di Rigidezza (daN/mm) > 250
c. Vuoti residui in volume (%) 3-5
Resistenza a trazione indiretta
35. I provini derivanti dalla miscela ottimale compattati mediante il sistema Marshall devono essere
sottoposti a prova di rottura diametrale alle temperature di 10, 25 e 40 °C (UNI EN 12697-23/2006).
I requisiti di idoneità richiesti dalla prova devono essere i seguenti:
T Rt CTI
2
°C N/mm N/mm2
10 1,30 - 2,20 > 140
25 0,40 - 1,10 > 60
40 0,20 - 0,60 > 35
Prescrizioni progettuali – Strato di collegamento (BINDER)
36. Aggregati:
% di frantumato nella miscela inerti > 2 mm minimo 85%
%$ di frantumato nella miscela inerti < 2 mm minimo 60%
Los Angeles < 25% in peso
sulle singole pezzature (UNI EN 1097-2)
Sensibilità al gelo < 2%
sulle singole pezzature (UNI EN 1367-1)
perdita di resistenza all’abrasione < 30%
Coefficiente di imbibizione < 0.015
sulle singole pezzature (CNR fascicolo IV/1953)
Coefficiente di forma ≤ 10
(UNI EN 933-4)
Coefficiente di appiattimento ≤ 10
(UNI EN 933-3)
Equivalente in sabbia ≥70%
Coefficiente di forma ≤ 10
(UNI EN 933-4)
Coefficiente di appiattimento ≤10
(UNI EN 933-3)
Quantità di bitume
47. La percentuale di bitume in peso riferita al peso degli aggregati deve essere compresa nel seguente
intervallo: Strato di Usura normale: 5,0% - 6,5%.
Prove volumetriche e meccaniche
48. La miscela di Progetto deve essere analizzata mediante l'apparecchiatura “Pressa Giratoria” (UNI EN
12697-31/2004).
Pressa giratoria
49. Condizioni di prova:
a. Angolo di rotazione : 1.25° ± 0.02°
b. Velocità di rotazione : 30 rotazioni al minuto
c. Pressione verticale KPa : 600
d. Dimensioni provino, mm : 100
Pressa giratoria - Vuoti
50. Requisiti di idoneità:
a. a 10 rotazioni: % vuoti 12÷15
Barriere di sicurezza
Normativa di riferimento
1. Normativa da osservare:
a. Decreto Ministeriale LL.PP. n. 223 del 18 febbraio 1992;
b. D.M. n. 2367 del 21 giugno 2004; in particolare il riferimento esplicativo di dettaglio sarà
quello della modifica che si collega alla norma europea EN 1317 per ciò che concerne la
verifica delle soluzioni da usare e definisce gli impegni del progettista delle sistemazioni su
strada;
c. D.M. n. 253 del 2011, disposizioni sull'uso e l'installazione dei dispositivi di ritenuta stradale;
d. UNI EN 1317-1 terminologia e Criteri Generali dei Metodi di prova;
e. UNI EN 1317-2 Classi di prestazione, criteri di accettazione prove d’urto barriere di sicurezza
e parapetti;
f. UNI EN 1317-3 Classi di prestazione, criteri di accettazione prove d’urto attenuatori d’urto;
g. UNI EN 1317-4 Classi di prestazione, criteri di accettazione prove terminali e transizioni;
h. UNI EN 1317-5 Marcatura CE; unico requisito ai fini dell’impiego dei dispositivi di sicurezza
passivi (per il momento limitandosi alle barriere ed agli attenuatori d’urto);
i. Circolare Ministeriale n. 62032 del 21/07/2010, uniforma le norme in materia di
progettazione, omologazione e impiego dei dispositivi di ritenuta nelle costruzioni stradali;
j. Regolamento (UE) n.305/2011 del Parlamento Europeo e del Consiglio, entrato in vigore dal
1° luglio 2013, che fissa “Condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da
costruzione che abroga la direttiva 89/106/CEE del Consiglio”;
k. D.M. del 17 gennaio 2018 “Norme Tecniche per le Costruzioni”;
Caratteristiche prestazionali
3. Ogni elemento dei dispositivi di sicurezza stradali di acciaio dovrà essere protetto, su ogni faccia, da
zincatura a caldo eseguita secondo la norma UNI EN ISO 1461, dopo l’avvenuta piegatura ed
aggraffatura o saldatura dell’elemento, secondo gli spessori per faccia indicati.
4. Le lamiere finite dovranno essere esenti da difetti come: soffiature, bolle di fusione, macchie,
scalfitture, parti non zincate, ruvidità, punte, ecc.
5. Per la zincatura sui bulloni, si dovrà fare riferimento alla norma UNI EN ISO 10684.
Modalità di esecuzione
6. Il montaggio in opera di tutte le strutture che costituiscono ciascun manufatto del dispositivo di
sicurezza sarà effettuato in conformità a quanto previsto nelle informazioni tecniche e geometriche
riportate nel Rapporto di Prova, negli elaborati progettuali e, soprattutto, nel manuale di
installazione.
7. L’assemblaggio ed il montaggio in opera delle strutture dovrà essere effettuato nei tempi e nei modi
concordati con la Direzione Lavori.
Segnaletica orizzontale realizzata con pittura a base di resina alchidica o acrilica a solvente organico
Normativa di riferimento
1. Normativa da osservare:
a. Direttiva del 24 ottobre 2000 del Ministero dei Lavori Pubblici (G.U. n. 301 del 28/12/2000);
b. DECRETO 10 luglio 2002 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Pubblicato sulla GU
n. 226 del 26-9-2002- Suppl. Straordinario);
c. Direttiva del MIT sulla segnaletica del 05.08.2013;
d. UNI EN 1436:2008 “Materiali per segnaletica orizzontale - Prestazioni della segnaletica
orizzontale per gli utenti della strada”;
e. UNI EN 1790:2013 “Materiali per segnaletica orizzontale - Materiali preformati per la
segnaletica orizzontale”
f. UNI 11154:2006 “Segnaletica stradale - Linee guida per la posa in opera - Segnaletica
orizzontale”;
2. Parametri prestazionali:
Caratteristiche fisico-chimiche
3. Lo spruzzato termoplastico è costituito da una miscela di aggregati di colore chiaro, microsfere di
vetro, pigmenti coloranti e sostanze inerti, legate insieme con resine sintetiche termoplastiche,
plastificate con olio minerale. La proporzione dei vari ingredienti è tale che il prodotto finale, quando
viene liquefatto, può essere spruzzato facilmente sulla superficie stradale realizzando una striscia
uniforme di buona nitidezza.
4. Gli aggregati sono costituiti da sabbia bianca silicea, calcite frantumata, silice calcinata, quarzo ed
altri aggregati chiari ritenuti idonei.
5. Le microsfere di vetro premiscelate devono avere buona trasparenza, per almeno l'80%, ed essere
regolari (sferiche) e prive di incrinature; il loro diametro può essere compreso tra mm 0,2 e mm 0,8.
13. Durante l’applicazione sarà cura dell’Impresa esecutrice, su disposizione della DL, di prelevare
campioni di striscia segnaletica stesa su supporti metallici, usualmente 3 lamierini d’acciaio delle
dimensioni di 30 x 50 cm, e dello spessore di 0,5 mm. Su tali campioni sarà verificato in laboratorio
lo spessore medio e il dosaggio, oltre che gli altri parametri prestazionali.
14. La pittura termocolata o termospruzzata deve essere applicata sulla superficie stradale in condizioni
termoigrometriche controllate, in particolare la temperatura dell’aria deve essere compresa tra +
10 °C e + 40 °C e l’umidità relativa non deve essere superiore al 70%. In tali condizioni climatiche, il
prodotto termospruzzato deve solidificarsi entro 30 - 40 secondi, mentre il prodotto termo colato o
estruso deve solidificarsi in 3 - 4 minuti dalla stesa. Trascorso tale periodo di tempo dall’applicazione
deve essere garantita l’immediata transitabilità della strada e il prodotto applicato non deve
sporcarsi o scolorire sotto l’azione delle ruote gommate degli autoveicoli in transito.
15. La percentuale in peso delle microsfere di vetro rispetto allo spruzzato termoplastico non deve
essere inferiore al 20%. In fase di stesura dello spruzzato termoplastico, dovrà essere effettuata una
operazione supplementare di postspruzzatura di microsfere di vetro sulla superficie della striscia
ancora calda, in ragione di circa 350 g/m2.
Caratteristiche prestazionali delle sfere di vetro postspruzzate
16. La norma “armonizzata” UNI EN 1423 specifica i requisiti applicabili alle microsfere di vetro e i granuli
antiderapanti applicati come materiali postspruzzati sui prodotti per la segnaletica orizzontale.
17. La norma non include invece le microsfere di vetro premiscelate e i granuli antiderapanti applicati
durante il processo di produzione dei prodotti di segnaletica orizzontale. Il prodotto “microsfere di
vetro” da postspruzzare è definito dai requisiti elencati nella seguente tabella:
Segnaletica verticale
Visibilità diurna dei segnali verticali (Coordinate cromatiche e fattore di luminanza)
1. Nel caso in cui i materiali o prodotti applicati nei lavori appaltati siano oggetto di norme europee
armonizzate, cioè norme adottate dall’ European Committee for Standardization (CEN) sulla base di
un mandato (inteso come richiesta formale di normazione) della Commissione Europea e in cui è
previsto l'apposizione del marchio “CE” sui prodotti, l'appaltatore dovrà produrre la certificazione
contemplata dalle norme armonizzate in possesso dei produttori o dei fornitori, prima
dell'applicazione dei prodotti/materiali nel cantiere stradale.
2. La UNI EN 12899-1 (Segnaletica verticale permanente per il traffico stradale – Parte 1: segnali
permanenti) è la norma europea armonizzata a cui fare riferimento in merito ai requisiti richiesti per
la fornitura dei segnali verticali permanenti per la segnaletica stradale. Per tale norma la data in cui
è terminata la coesistenza con le norme e i regolamenti nazionali, inerenti o contraddittori, è stata
il 31/12/2012.
3. Dal 1° gennaio 2013 le prestazioni visive e quelle tecnologiche, previste per i segnali verticali
permanenti realizzati con materiale retroriflettente a faccia vista che utilizza le microsfere di vetro,
sono quelle descritte e tabellate nella norma armonizzata. Eventuali indicazioni sui materiali
retroriflettenti che utilizzano la tecnologia a microprismi e i materiali che presentano le superfici a
faccia vista fluoro-rifrangente, come quelle rilevabili dalla UNI 11480, non sono inclusi nella norma
armonizzata.
13. La tabella di cui al prospetto 4 della norma armonizzata UNI EN 12899-1 è inclusa nella norma
volontaria UNI 11480 ed è relativa ai materiali retroriflettenti definiti “di livello prestazionale di
base”, livello corrispondente alle pellicole di Classe 2 realizzate con tecnologia a microsfere e più
note come “pellicole retroriflettenti ad alta risposta luminosa” di cui al Disciplinare Tecnico del MIT
del mese di marzo 1995.
14. I valori di RA, relativi alla visibilità notturna, riportati per i vari colori nella “Figura 9 - Coefficiente di
retroriflessione RA (unità: cd lx-1 m-2) - Classe RA2”, sono quelli contemplati dall’art. 79, comma 12,
del Regolamento: “L’impiego delle pellicole rifrangenti ad elevata efficienza (classe 2) è obbligatorio
nei casi in cui è esplicitamente previsto, e per i segnali: dare precedenza, fermarsi e dare precedenza,
dare precedenza a destra, divieto di sorpasso, nonché per i segnali di preavviso e di direzione di
nuova installazione. Il predetto impiego è facoltativo per i segnali: divieto di accesso, limiti di
velocità, direzione obbligatoria, delineatori speciali”, e ove sia prevista una vita utile del segnale
stradale uguale a 10 anni. Nel prospetto 4 della UNI EN 12899-1 le prestazioni di visibilità notturna
dei materiali retroriflettenti della faccia a vista realizzata con tecnologia a microsfere, sono
classificate “RA2”.
15. Il Coefficiente di retroriflessione RA di tutti i colori ottenuti con stampa serigrafica sul colore bianco
di base, eccetto il bianco, non deve essere inferiore al 70% dei valori riportati nelle tabelle sopra
riportate, per i segnali di classe RA1 e RA2.
Durabilità
16. Per verificare la costanza delle prestazioni nel tempo della visibilità diurna e notturna dei materiali
retroriflettenti realizzati con la faccia a vista con la tecnologia a microsfere di vetro, la norma
armonizzata prescrive due modalità di verifica: l’invecchiamento naturale, con esposizione dei
campioni per 3 anni inclinati a 45° rivolti verso sud, in conformità al Metodo A della UNI EN ISO 877-
1, e l’invecchiamento artificiale per un periodo di tempo pari a 2000 ore, in conformità alla norma
UNI EN ISO 4892-2, utilizzando i parametri prescritti nel prospetto 5 della UNI EN 12899-1.
17. Al termine della prova di invecchiamento prescelta, naturale o strumentale, le coordinate
cromatiche ed il fattore di luminanza di ciascun colore previsto nella “Figura 7 - Coordinate
cromatiche in condizioni diurne e fattori di luminanza - Classe CR1”, non dovrà subire variazioni: per
quanto attiene alla visibilità diurna dei segnali, il fattore di luminanza dovrà essere uguale o
maggiore dei valori prescritti per i campioni tal quali e le coordinate cromatiche dovranno essere
contenute nel box cromatico definito per ciascun colore; per quanto riguarda la visibilità notturna,
le caratteristiche fotometriche, elencate per ciascun colore per le pellicole di classe RA1 e RA2
rispettivamente nella “Figura 8 - Coefficiente di retroriflessione RA (unità: cd lx-1 m-2) - Classe RA1”
e nella “Figura 9 - Coefficiente di retroriflessione RA (unità: cd lx-1 m-2) - Classe RA2”, misurate con
un angolo di osservazione di 20’ e con gli angoli di illuminazione di 5° e 30°, non dovranno essere
minori dell’80% dei valori elencati nelle predette tabelle.
18. Coefficiente di retroriflessione RA dei segnali stradali verticali al termine degli anni di esposizione in
condizioni normali di utilizzo. Dopo la prova di invecchiamento naturale o accelerato, ovvero al
termine dei 7 anni e 10 anni di durata garantita dei segnali, il coefficiente RA delle pellicole di classe
RA1 e RA2, misurato con gli angoli di osservazione e illuminazione prescritti, non dovrà essere
inferiore ai valori indicati rispettivamente nella “Figura 10 - Coefficiente di retroriflessione RA (unità:
Figura 10 - Coefficiente di retroriflessione RA (unità: cd lx-1 m-2) - Classe RA1 – Al termine dei 7 anni di esposizione in
condizioni normali di utilizzo
Figura 11 - Coefficiente di retroriflessione RA (unità: cd lx-1 m-2) - Classe RA2 – Al termine dei 10 anni di esposizione in
condizioni normali di utilizzo
19. Il Coefficiente di retroriflessione RA di tutti i colori ottenuti con stampa serigrafica sul colore bianco
di base, eccetto il bianco, dopo la prova di invecchiamento naturale o accelerato, ovvero al termine
dei 7 anni e 10 anni di durata garantiti dei segnali, non deve essere inferiore al 56% dei valori riportati
rispettivamente nella “Figura 10 - Coefficiente di retroriflessione RA (unità: cd lx-1 m-2) - Classe RA1
– Al termine dei 7 anni di esposizione in condizioni normali di utilizzo” e nella “Figura 11 -
Coefficiente di retroriflessione RA (unità: cd lx-1 m-2) - Classe RA2 – Al termine dei 10 anni di
esposizione in condizioni normali di utilizzo”, per i segnali di classe RA1 e RA2, relativamente alle
misure effettuate ad un angolo di osservazione di 20’ e un angolo di illuminazione di 5° e 30°.
20. Per quanto concerne la garanzia sulla durabilità del materiale retroriflettente della faccia a vista del
segnale, l’appaltatore si dovrà assicurare e dovrà darne evidenza con la relativa certificazione, che
le prestazioni colorimetriche e fotometriche delle pellicole di classe RA1, incluse le pellicole di livello
prestazionale inferiore realizzate con tecnologia a microprismi, avranno un durata minima di 7 anni
e le pellicole di classe RA2, incluse le pellicole di livello prestazionale base realizzate con tecnologia
a microprismi, avranno una durata minima di 10 anni, al termine dei relativi periodi le coordinate
cromatiche e il fattore di luminanza saranno ancora coerenti con i valori elencati nella “Figura 7 -
Coordinate cromatiche in condizioni diurne e fattori di luminanza - Classe CR1”, mentre valori
fotometrici saranno uguali o maggiori ai valori indicati rispettivamente nella “Figura 10 - Coefficiente
di retroriflessione RA (unità: cd lx-1 m-2) - Classe RA1 – Al termine dei 7 anni di esposizione in
Opere a verde
1. Il materiale vegetale dovrà provenire da ditte appositamente autorizzate ai sensi delle leggi
18.6.1931 n. 987 e 22.5.1973 n. 269 e successive modificazioni e integrazioni. L’Impresa dovrà
dichiararne la provenienza al Direttore Lavori.
2. Le caratteristiche richieste per il materiale vegetale e di seguito riportate tengono conto anche di
quanto definito dallo standard qualitativo adottato dalle normative Europee in materia.
3. Le piante dovranno essere esenti da residui di fitofarmaci, attacchi di insetti, malattie crittogamiche,
virus o altri patogeni, deformazioni e alterazioni di qualsiasi natura che ne possano compromettere
il rigoglioso sviluppo vegetativo e/o il portamento tipico della specie.
4. L'Impresa dovrà far pervenire al Direttore Lavori, con almeno 48 ore di anticipo, comunicazione
scritta della data nella quale le piante verranno consegnate al cantiere.
5. Durante il trasporto di tutto il materiale vegetale, l’Impresa dovrà prendere tutte le precauzioni
necessarie affinché questo arrivi sul luogo della sistemazione nelle migliori condizioni possibili,
curando che il trasferimento venga effettuato con mezzi, protezioni e modalità di carico idonei.
Particolare attenzione sarà posta affinché rami e corteccia non subiscano danni e le zolle non
abbiano a frantumarsi o ad essiccarsi a causa dei sobbalzi, dell’eccessiva esposizione o per il peso
del carico del materiale soprastante.
6. Una volta giunte a destinazione, tutte le piante dovranno essere trattate in modo che sia evitato
loro ogni danno (meccanico e/o fisiologico); il tempo intercorrente tra il prelievo in vivaio e la messa
a dimora definitiva (o la sistemazione in vivaio provvisorio) dovrà essere al max di 48 ore.
7. Non è consentita la sostituzione di piante che l'Impresa non riuscisse a reperire; ove dimostrato che
una o più specie non siano reperibili, l'Impresa potrà proporre la sostituzione con piante simili che
dovrà essere approvata dalla Direzione Lavori.
8. Nella messa a dimora delle piante è opportuno considerare le distanze necessarie per far sì che le
stesse non costituiscono ostacolo isolato da proteggere.
9. L'Impresa dovrà fornire sementi selezionate e rispondenti esattamente a genere, specie e varietà
richieste.
10. L'eventuale mescolanza delle sementi di diverse specie (in particolare per tappeti erbosi) dovrà
rispettare le percentuali richieste.
Alberi
11. È previsto il nuovo impianto di n.2000 alberature di Tamerice e di trapianto di n.30 alberature
presenti.
20. Le piante a radice nuda dovranno essere state estirpate esclusivamente nel periodo di riposo
vegetativo (periodo compreso tra la totale perdita di foglie e la schiusura delle prime gemme
terminali), e mantenute con i loro apparati radicali sempre adeguatamente coperti in modo da
evitarne il disseccamento. La Direzione Lavori si riserva di esaminare l’apparato radicale per
verificare se il materiale vegetale abbia i requisiti richiesti.
21. L’Appaltatore deve comunicare anticipatamente alla Direzione Lavori il vivaio/i di provenienza del
materiale vegetale. La Direzione Lavori potrà effettuare, insieme all’Appaltatore, visite ai vivaio/i di
provenienza per scegliere le singole piante, riservandosi la facoltà di scartare, a proprio insindacabile
giudizio, quelle non rispondenti alle caratteristiche indicate negli elaborati progettuali in quanto non
41. L'Impresa dovrà comunicare alla Direzione Lavori la data della semina, affinché possano essere fatti
i prelievi dei campioni di seme da sottoporre a prova e per il controllo delle lavorazioni.
42. L'Impresa dovrà effettuare le operazioni di semina nei mesi di ottobre o novembre, restando a suo
carico le eventuali operazioni di risemina nel caso che la germinazione non avvenisse in modo
regolare ed uniforme. La semina dovrà essere effettuata a spaglio a più passate per gruppi di semi
di volumi e peso quasi uguali, mescolati fra loro e ciascun miscuglio dovrà risultare il più possibile
omogeneo.
43. Lo spandimento del seme dovrà effettuarsi sempre in giornate senza vento.
44. La ricopertura del seme dovrà essere fatta mediante rastrelli a mano con erpice a sacco.
45. Dopo la semina, il terreno dovrà essere rullato e l'operazione dovrà essere ripetuta a germinazione
avvenuta.
Piano di manutenzione
46. L’appaltatore prima dell’esecuzione delle opere a verde dovrà predisporre un Piano di
Mantenimento in cui dovranno essere esplicitate le quantità, le tipologie, le cadenze temporali e le
modalità di esecuzione di tutte le operazioni necessarie per il mantenimento degli elementi vivi.
47. La durata del Piano di Mantenimento dovrà essere pari almeno ad un anno ed in ogni caso dovrà
concludersi alla fine del periodo vegetativo fissato al 30 di settembre.
48. Tale documento dovrà essere approvato dalla Direzione dei Lavori.
49. L’Appaltatore durante l’esecuzione delle opere e fino all’emissione del certificato di ultimazione dei
lavori, che coincide con l’inizio delle operazioni previste dal Piano di Mantenimento e con l’inizio del
periodo di garanzia, ha l’onere di mantenere le opere a verde realizzate (piante e prati), in condizioni
ottimali provvedendo alla rapida sostituzione delle piante morte o moribonde, alle necessarie
irrigazioni, concimazioni, controllo delle infestanti, trattamenti fitosanitari e quant’altro necessario.
50. Tutti gli interventi di manutenzione sono a completo carico dell’Appaltatore che deve intervenire
con tempestività.
Garanzia di attecchimento delle piante di nuovo impianto
Mezzi d’opera
1. L’Impresa può utilizzare i mezzi d’opera terrestri e marittimi che ritiene più idonei all’esecuzione del
lavoro in ottemperanza a tutte le norme e condizioni stabilite nel presente Capitolato speciale.
2. I mezzi di cui sopra potranno essere integrati secondo le disposizioni della Direzione Lavori al solo
fine del raggiungimento degli obiettivi temporali di progetto.
3. I mezzi marittimi dovranno essere semoventi o dotati di mezzo di rimorchio, armati ed equipaggiati,
perfettamente efficienti, funzionanti e in regola rispetto a tutti gli adempimenti normativi e
amministrativi, incluse le annotazioni di sicurezza, nonché dotati di certificato di classe valido,
rilasciato dal RINA o da un altro Istituto classificatore riconosciuto, per garantire l’operatività in
piena sicurezza delle attrezzature previste a bordo.
Indagini e prove
1. L’Impresa può eseguire, se lo ritiene opportuno o necessario, comunque a sua cura e spese,
eventuali indagini e prove per accertare o controllare la natura dei terreni nei quali devono essere
realizzate le opere, integrative a quelle già eseguite dall’Ente appaltante, e riportate negli elaborati
allegati al Capitolato, assieme alla relazione geotecnica.
Opere provvisionali
1. Le opere provvisionali occorrenti per dare finito a regola d’arte il lavoro nei tempi e secondo le
modalità contrattuali saranno eseguite a cura e spese e su iniziativa dell’Impresa, intendendosi i
relativi oneri compresi e compensati nei prezzi di elenco.
2. Saranno pure a cura e spese dell’Impresa i lavori di smontaggio o demolizione delle opere
provvisionali.
3. Nel caso si abbiano a verificare danni o molestie a terzi ed alle proprietà adiacenti alla zona dei lavori,
l’Impressa è tenuta al ripristino delle opere danneggiate ed all’eventuale risarcimento dei danni,
sollevando l’Amministrazione da ogni e qualsiasi responsabilità ed onere in merito.
Disposizioni ambientali
1. L’impresa, per lo svolgimento dei lavori, dovrà attenersi alle seguenti linee di indirizzo:
a. Organizzazione del cantiere con riduzione della rumorosità della strumentazione impiegata;
b. Ottimizzazione dell’organizzazione dei transiti di mezzi e della manodopera in localizzazione
e numerosità;
c. Utilizzo di mezzi a motore provvisti di sistemi che riducano le emissioni in atmosfera;
d. L’utilizzo di barriere fisiche sarà necessario per limitare la diffusione della torbidità nello
specchio acqueo prospiciente le aree di intervento. Le barriere antitorbidità sono utilizzate
per limitare sia l’estensione e la visibilità della nube di torbidità potenzialmente causata dalle
attività di demolizione/rimozione/salpamento, sia le potenziali interazioni chimiche acqua-
sedimento, grazie alla riduzione del volume di interazione.