Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
DISPENSE DI:
FONDAMENTI DI MECCANICA
APPLICATA ALLE MACCHINE
Testo di riferimento
E. Funaioli ed altri Meccanica applicata alle macchine vol. 1 e 2 - Ed. Patron
BOZZA 1
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Indice
BOZZA 2
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 3
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
8. ROTISMI ............................................................................................................................113
8.1. ROTISMI ORDINARI ..........................................................................................................113
8.2. ROTISMI EPICICLOIDALI ...................................................................................................114
8.3. MOMENTI AGENTI SU UN ROTISMO...................................................................................118
9. DINAMICA DELLE MACCHINE ALTERNATIVE .......................................................119
9.1. MASSE RIDOTTE DELLA BIELLA IN UN MANOVELLISMO ...................................................119
9.2. ENERGIA CINETICA DEL MANOVELLISMO .........................................................................121
9.3. BILANCIAMENTO DELLE MACCHINE ALTERNATIVE MONOCILINDRICHE ...........................124
9.4. FORZA ROTANTE ..............................................................................................................126
9.5. FORZE ALTERNE...............................................................................................................127
9.6. BILANCIAMENTO DELLE MACCHINE ALTERNATIVE PLURICILINDRICHE ............................128
9.6.1. Motore con 2 cilindri a 2 tempi .............................................................................131
9.6.2. Motore con 2 cilindri a 4 tempi .............................................................................133
9.6.3. Motore con 3 cilindri a 2 tempi .............................................................................135
9.6.4. Motore con 4 cilindri a 2 tempi .............................................................................137
9.6.5. Motore con 4 cilindri a 4 tempi .............................................................................139
10. DINAMICA DI SISTEMI LINEARI CON 1 GRADO DI LIBERT.........................140
10.1. POSIZIONE DI EQUILIBRIO ................................................................................................141
10.2. EQUAZIONI DI MOTO NEI SISTEMI LINEARI. ......................................................................141
10.3. FORZE ELASTICHE ............................................................................................................142
10.4. FORZE SMORZANTI: SMORZAMENTO VISCOSO ..................................................................144
10.5. EQUAZIONI DI MOTO ........................................................................................................145
10.5.1. Comportamento libero di un sistema con 1 GdL con smorzamento viscoso .........145
10.6. MOTO LIBERO ..................................................................................................................147
10.6.1. Parametri adimensionali .......................................................................................149
10.6.2. Decremento logaritmico ........................................................................................151
10.7. MOTO FORZATO ...............................................................................................................153
10.7.1. Moto forzato del sistema senza lutilizzo dei numeri complessi ............................154
10.7.2. Moto forzato del sistema con i numeri complessi ..................................................156
10.8. RICETTANZA ....................................................................................................................157
10.8.1. Rappresentazione della ricettanza .........................................................................158
10.9. STRUMENTI SISMICI .........................................................................................................160
10.10. ISOLAMENTO DALLE VIBRAZIONI E EFFICIENZA DELLE SOSPENSIONI ...........................166
BOZZA 4
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
1
Alcuni autori chiamano coppie elementari quelle che qui sono chiamate inferiori (vd. Lezioni di Meccanica Applicata
alle macchine, Funaioli et al.)
BOZZA 5
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 6
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Occorre per conoscere tutte le forze applicate al rigido e quindi anche le forze che un membro
trasmette ad un altro attraverso gli elementi della coppia cinematica che li collega; tra queste,
particolare importanza ai fini del funzionamento della macchina, hanno le forze di attrito, che sono
difficilmente valutabili con esattezza. Si ricordi che due sistemi di forze S1 ed S2 si dicono
equivalenti se hanno lo stesso risultante e lo stesso momento risultante (ovviamente fissato un
unico polo per il calcolo del momento). Guardando le equazioni cardinali della dinamica del corpo
rigido, si vede che se due sistemi di forze agenti su un rigido sono equivalenti, sono anche
dinamicamente equivalenti (ossia sostituibili ai fini del moto). Ci non vero in generale per un
corpo deformabile.
Se invece del passaggio: date le forze si trovi il moto, si vuole il passaggio: imposto il moto
trovare le forze, si possono utilizzare i procedimenti grafici e/o analitici della statica, con lartificio
di aggiungere alle forze vere (o pi correttamente dinterazione), delle forze fittizie, dette forze
dinerzia, che sono note poich immediatamente calcolabili una volta imposto il moto!. Per ogni
G G G
punto materiale di massa m che viaggia con accelerazione a si definisce forza dinerzia Fin ma .
Per un corpo rigido si trova:
G G
R in Q MaG
G
G in G G G G
M C ^
K C * C (Z ) Z * C (Z ) `
E dunque le equazioni cardinali della dinamica si possono scrivere nella forma:
G G G
R in R e 0
G in G e G
M C M C 0
formalmente analoga alle equazioni della statica! (Si parla di equilibrio dinamico).
ATTENZIONE: lequilibrio dinamico vale per ogni sistema meccanico (non solo rigido), ossia in
ogni sistema meccanico linsieme di forze costituito dalle forze dinterazione esterne e le forze
dinerzia che si sviluppano per effetto del moto deve risultare un insieme equilibrato.
BOZZA 7
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 8
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 9
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 10
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 11
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 12
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Le perdite sono in questo caso in diretta dipendenza con le propriet del fluido e in particolare con
la sua viscosit. Quando il campo di sovrapressione nasce in conseguenza del moto relativo degli
elementi cinematici della coppia, si parla di lubrificazione naturale, se invece esso ottenuto
alimentando il volume ripieno di lubrificante (meato) con un fluido messo in pressione con mezzi
esterni (pompa di alimentazione) si parla di lubrificazione idrostatica o forzata. In questo secondo
caso il moto relativo degli elementi cinematici pu anche essere nullo o avvenire con velocit molto
bassa. Nelle coppie cinematiche correttamente lubrificate, lusura degli elementi cinematici
pressoch nulla.
La lubrificazione si dice elastoidrodinamica quando le deformazioni degli elementi cinematici,
rispetto alle dimensioni del meato, sono sensibili. Essa interessa principalmente le coppie superiori
(ruote dentate, camme, etc.) e si pu a sua volta distinguere in elastoidrodinamica rigida (hard) e
soffice (soft) rispettivamente quando gli elementi cinematici sono costituiti da materiale con
modulo di elasticit molto elevato o viceversa.
La prima eventualit si manifesta ad esempio negli ingranaggi e nelle camme: lo spessore minimo
del metallo dellordine di 0,1 Pm e la pressione varia da 0,5 a 3 GPa, in queste condizioni la
variazione di viscosit con la pressione non pu essere trascurata.
Il secondo caso si presenta essenzialmente nelle tenute quando sono presenti guarnizioni in
elastomero e nelle coppie per protesi artificiali; lo spessore minimo del meato di circa 1 Pm ed i
valori massimi di pressione dellordine di 1 MPa. Le variazioni del coefficiente di viscosit con la
posizione sono di nuovo trascurabili.
Sostanzialmente il problema elastoidrodinamico differisce da quello idrodinamico perch la forma
del meato non nota a priori, ma dipende dal campo di pressione. Per qualche cenno alla teoria
della lubrificazione, si veda lappendice a questa sezione.
BOZZA 13
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
3
10 -1
2
1
-3
10
Coefficiente di attrito
1) Lubrificazione idrodinamica
2) Lubrificazione elastoidrodinamica
3) Lubrificazione limite
4) Superfici asciutte
Figura 9: Valori medi del coefficiente di attrito in scala logaritmica per varie condizioni di
lubrificazione
BOZZA 14
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Questa ipotesi utilizzata per determinare la distribuzione della pressione nella superficie di
contatto, una volta prevista lusura2.
2
Lo strato usurato viene assunto tale che, anche durante il logoramento, la coppia mantenga un contatto della stessa
natura!!
BOZZA 15
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Rm
P P
Frizione monodisco
BOZZA 16
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
dx h
h0 h1
BOZZA 17
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Puleggia h
O Direzione di
accostamento
R hcosT
Laltezza dello strato usurato in posizione angolare - , (riferita alla direzione di accostamento), vale
h cos - . Si assume una profondit unitaria.
Il volume del materiale asportato in corrispondenza di un elemento RdT , individuato dalla
posizione - , dopo una rotazione relativa : , Rd- h cos - ; per lipotesi di Reye si ha :
Rd-
h cos
- { fp(- ) Rd- R: p(- ) { cos - p (- ) c cos -
La direzione di accostamento non coincide in generale con la direzione della risultante Fp delle
azioni radiali p, n con lasse di simmetria del ceppo.
O
J
Bisettrice
BOZZA 18
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Daltra parte, proiettando tutte le azioni di pressione sulla retta di angolo J , si deve trovare il valore
della risultante Fp :
G
1
Fp
2
G p cos D J RdD
2
!cR G cos E J sin G cos E J
2
% .
Dunque le azioni di pressione p(- ) c cos - equivalgono ad una forza diretta secondo langolo J
individuato tramite la relazione (A), e di modulo determinato dalla relazione (B).
Analogamente a quanto succedeva negli esempi precedenti, da considerazioni di equilibrio si pu
ricavare questa forza ed utilizzare la relazione (B) per trovare la costante c, e dunque la
distribuzione di pressione.
Calcoliamo la forza equivalente alle azioni dattrito: evidente che la loro risultante varr T= fFp e
sar diretta ortogonalmente alla direzione individuata dallangolo J ; inoltre sar applicata ad una
distanza d da O tale che:
G G
2 4sin( )
fp (- ) R 2 d- 2 cos J
G Td fFp d d R
G sin G
2
momento frenante M f
Si indichi con K la intersezione delle rette dazione di T ed Fp : immediato notare che al variare di
J , tale punto descrive una crf. di diametro l0 4 R sin(G 2) (G sin G ) giacente sull asse di
simmetria del ceppo, passante per O. Tale crf detta del Romiti o ausiliaria ed tracciabile non
appena si conoscano le caratteristiche geometriche della coppia. Si noti che al variare di J (ossia al
variare della posizione di K sulla crf.), la risultante delle azioni normali e tangenziali di scambio
passa sempre per un punto P0 appartenente alla crf. ausiliaria: difatti langolo alla circonferenza
OKP0 invariante, valendo M arctan f , dunque non varia la lunghezza dellarco sotteso OP0 ,
ossia la posizione di P0.
BOZZA 19
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
B)coppia rotoidale: ogni atto di moto del ceppo si pu considerare la composizione di una
rotazione intorno al centro O della puleggia, inessenziale
allaccostamento, ed una traslazione (che determina la direzione daccostamento) in direzione
ortogonale ad (O O1), dove O1 simboleggia il centro di rotazione del ceppo, difatti:
G G G
P solidale al ceppo : dP Z ceppo dt ( P O1 ) Z ceppo dt ( P O) Z ceppo dt (O O1 )
C) ceppo flottante (ceppo incernierato ad una leva, a sua volta incernierata al telaio): si lascia al
lettore per esercizio (si utilizzi lequilibrio al ceppo, il punto P0, e la relazione tra J e E ).
Nel caso di corpo perfettamente elastico il diagramma delle pressioni comunque simmetrico e
dunque le azioni di pressione equivalgono comunque ad una azione normale passante per il centro
della ruota.
In realt, imposto il rotolamento, esistono diversi fattori (il principale la non perfetta elasticit)
che fanno spostare in avanti nel senso del moto il centro delle pressioni, di una lunghezza u detto
parametro dattrito volvente ( 0 u c ).
BOZZA 20
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Dunque le azioni di pressione equivalgono ad Rn passante per il centro della ruota e coppia che si
oppone al rotolamento M a Rn u .
Il lavoro dissipato per unit di percorso :
dLa M a dM M a ds M a Rn u
.
ds ds ds r r r
dL ds u
Definiamo coeff. dattrito volvente o di rotolamento: f v .
Rn r
Nota: il coefficiente dattrito volvente praticamente lo stesso in condizioni statiche e cinetiche.
W (t )dt K (t ) W
t0
r
t0
i m (t )dt
Kmedio t1 t1
Wm (t )dt
t0
W
t0
m (t )dt
3
Per la precisione, i vincoli ideali sviluppano reazioni che compiono lavoro virtuale nullo, quale che sia il sistema di
spostamenti virtuali applicati al sistema: noto che se il sistema a vincoli fissi, ogni spostamento reale pu essere
assunto come un particolare spostamento virtuale.
BOZZA 21
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
N.B.: in pratica, a parte moti artificiosi di nessun interesse applicativo, un meccanismo a regime
assoluto, solamente quando lo ogni suo membro.
Lr Lr1 Lr 2 ..... Lr n
K
Lm Lm1 Lm 2 ..... Lm n
K1 Lm1 K2 Lm 2 ..... Kn Lm n
Lm1 Lm 2 ..... Lm n
(media ponderata dei rendimenti, con pesi i lavori motore)
BOZZA 22
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
k
Si noti che K c 0 K : poich usualmente k # 1 , ci implica approssimativamente K 0.5 ,
1 k
ossia le macchine ad arresto spontaneo hanno basso rendimento.
Facendo lequilibrio in direzione ortogonale a quella della reazione R, si ha (si ponga M arctg f ):
sen D M
Psen E M Qsen D M P Q
sen E M
e, nel caso ideale:
sen D
P0 Q
sen E
BOZZA 23
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
P0
K
P
senD sen E M senD sen E cos M senM cos E 1 f ctg E
K
sen D M sen E sen E senD cos M senM cos D 1 f ctgD
Il rendimento di moto retrogrado pu essere calcolato, dopo aver determinato Pc . Si trover che
allo stesso risultato si poteva pervenire invertendo il rendimento di moto diretto e cambiando
segno allattrito, (ossia scambiando f con f ).
1 f ctgD
Kc
1 f ctg E
Si noti che, essendo E ! D si ha che K c 0 D M . Il moto retrogrado possibile se D t M ,
anche se per innescarlo dovr essere D ! M a .
Si consideri il rendimento del perno che ruota internamente alla sua sede, sottoposto alle forze
dinterazione con la sede stessa (che, per quanto detto sopra, equivalgono ad una forza tangente al
circolo dattrito), alla forza resistente Q assegnata ed alla forza motrice P, di cui nota solamente la
retta dazione.
Applicando lequilibrio dei momenti intorno ad H, si conclude che la reazione vincolare R deve
passare per H. Dovendo essere anche tangente al circolo dattrito, si hanno due possibili rette
dapplicazione per questa forza; come al solito lindeterminazione superata guardando al caso
ideale ed osservando il senso di rotazione. La retta quella tratteggiata nella figura su riportata.
Con queste informazioni possibile chiudere il triangolo dei vettori e trovare la soluzione
graficamente.
Analiticamente, si ha:
eq. delle forze (utilizzando tr. Carnot ) : R P 2 Q 2 2 PQ cosT
eq. dei momenti : R U Qb Pa
Si hanno due equazioni nelle due incognite R e P, e dunque con un po di manipolazioni algebriche
il sistema risolubile. Qui siamo interessati ad una soluzione semplificata:
Dallequilibrio dei momenti possibile calcolare P in funzione di Q e R: P=(Qb+R U )/a. Non
commetteremo un grosso errore se valuteremo P sostituendo R0 (modulo della reazione vincolare
nel caso ideale) ad R.
BOZZA 24
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
2 2 Qb Qb b2 b
R0 P Q 2 P0Q cos T
0 ( ) 2 Q 2 2( )Q cos T Q 2 1 2 cosT
a a a a
Qb R U Qb U b2 b
dunque: P Q 2 1 2 cos T
a a a a a
P0 1
da cui K
P 1 1 2
1 U 2 2 cos T
a b ab
1 1 2
mentre K c 1 U 2 2 cos T
a b ab
Le rette dazione delle reazioni dei collari come al solito si trovano osservando il verso dei
componenti ideali dal caso ideale e che il verso delle componenti dattrito tale da opporsi al moto.
La soluzione grafica si riduce al banale problema statico delle quattro forze.
Risolviamolo in maniera analitica. Imponendo lequilibrio in direzione ortogonale a quella delle due
reazioni vincolari:
P cos D E Q cos E M P0 cos D Q cos E
cos E cos D M cos E cos D cos M sin D sin M 1 f tgD
K
cos E M cos D cos D cos E cos M sin E sin M 1 f tg E
BOZZA 25
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Sia D linclinazione dellelica4 media (lintersezione tra il filetto ed il cilindro coassiale con la vite e
raggio rm ) , sia - langolo che le generatrici dellelicoide formano con un piano normale allasse
della vite e h sia il passo della vite.
Ipotesi fondamentale:
a) Il carico Q assiale.
b) Le dimensioni assiali del filetto sono piccole, cos da poter supporre una distribuzione di
pressione uniforme lungo una generatrice. Pertanto lecito considerare, anzich forze per
unita di superficie, forze per unit di linea (elica media): p dF dl
Riferiamoci a rotazione della vite di un angolo 2S , in condizioni di regime.
Dal teorema delle forze vive:
Lm Lr Lp M m 2S Q h Lp
4
Per definizione lelica una linea che si sviluppa su una superficie cilindrica e che taglia le sue generatrici con angolo
costante. Ogni punto del filetto, nel moto relativo vite-madrevite, descrive un elica. Lintersezione tra il filetto ed un
cilindro coassiale alla vite un elica.
BOZZA 26
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Q h Lp
da cui M m .
2S
Per valutare L p , facciamo alcune considerazioni.
Sviluppiamo su un piano il tratto percorso durante una rotazione un punto appartenente allelica
media. Notiamo che tan D h 2S rm , mentre la lunghezza di tale tratto h sin D . Dunque il lavoro
L L
hf p hf
perduto : L p O sin D dl sin D O p dl , dove L la lunghezza della porzione di elica media
interessata al contatto vite-madrevite.
Lintegrale che appare in questa formula, facilmente ricavabile dalla imposizione dellequilibrio
in direzione assiale:
L L L
Q
Q p cos J dl fp sin D dl p dl
O O O
cos J f sin D
L
1 fh Qh f Qh
e dunque: M m Qh
2S
sin D 0
p dl 1 M mo
2S sin D cos J f sin D 2S
.
Calcoliamo il rendimento:
sin D cos D
2 1 f
M mo 1 sin D cos J f sin D cos J cos D
K
Mm f sin D cos J f cos 2 D cos D
1 1 f ctg D
sin D cos J f sin D cos J
1 f c tg D cos D
K con f c f si noti - 0 f fc
1 f c ctg D cos J
Ponendo M c arctan fc
1 f c tgD 1 tgM ctgD tgD
K tg D tgD .
tgD f c tgD tgM c tg D M c
tg D M c
Con il noto procedimento immediato ricavare: K c
tgD
BOZZA 27
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Si noti che J determinato una volta fissati D e - , difatti: si consideri un punto P sullelica media,
la generatrice dellelicoide, la tangente allelica media e la azione di pressione passanti di l
individuano direzioni a due a due ortogonali.
Poniamo un riferimento con origine in P, asse z parallelo allasse della vite, asse x radiale ed y di
conseguenza. Scomponiamo in questa terna i versori che individuano tali direzioni:
n1 > cos - 0 sin - @T (generatrice)
T
n2 > 0 cos D sin D @ (tangente)
T
n3 > cos E1 cos E 2 cos J @ (azione di p.)
n1 n3 0 cos T cos E1 sin T cos J 0
imponendo: n2 n3 0 cos D cos E 2 sin D cos J 0
n n 1 cos 2 E cos 2 E cos 2 J 1
3 3 1 2
Dalla prima vale cos E1 cos J tan - , dalla seconda cos E 2 cos J tan D ; introducendo nella terza
si ha
cos J 1 tg 2- tg 2D 1 / 2
.
Se - 0 (viti a filetto rettangolare) D J
Se - ! 0 J ! D .
Assegnati f ,- K K (D ) , il cui grafico non , in teoria, facilmente tracciabile poich
tan D
K dipende da D , anche tramite la dipendenza di M c da D ma se D piccolo:
tan(D M c(D ))
f f
tan M c f cos D 1 tan 2 - tan 2 D 1 sin 2 D sin 2 - | , e dunque si pu assumere
cos - cos -
costante su D e immediatamente calcolabili poich f ,- sono assegnati.
tan D
A questo punto facile tracciare il diagramma di K (D ) e vedere che ha un massimo
tan(D M c)
S Mc
per D .
4 2
Con la stessa ipotesi semplificativa immediato constatare che il diagramma di K c(D ) si ottiene da
quello di K (D ) , ritardandolo di un angolo M c . Dal diagramma si nota che K c 0 per D M c (vite
irreversibile), cos come era immediato desumere dalla espressione generale di K c .
BOZZA 28
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Consideriamo il moto di un fluido viscoso entro un volume (meato) in cui una dimensione molto
minore delle altre due. Il volume dunque definito, istante per istante, (visione Euleriana) da due
funzioni:
yB= yB (x,z) e yA= yA (x,z).
Le due superfici sono in moto rispetto al riferimento, e sono dunque definite su ogni punto delle due
superfici le velocit: G
G G G
cB = u B ( x, z ) i + vB ( x, z ) j + wB ( x, z )k
G G G G
c A = u A ( x, z ) i + v A ( x, z ) j + wA ( x, z )k
che sono assegnate. Si ipotizza:
x il fluido di Newton-Stokes5, omogeneo, incomprimibile e con viscosit costante.
5
Un fluido si dice di Newton-Stokes se caratterizzato dalla seguente relazione tra sforzi Uij e gradiente della velocit
G
c (Uij la componente sullasse di riferimento generico xj della tensione applicata alla faccetta fluida ortogonale allasse
sci sc j 2 G G 1 (i = j )
xi): U ij = pEij + ( + ) (<c )Eij . Si ricordi la definizione Eij = !
sx j sxi 3 0 (i v j )
BOZZA 29
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
= ( 2 + 2 + 2 )
sz
sx sy sz
Da considerazioni sugli ordini di grandezza (si veda ad esempio la teoria dello strato limite)
possibile mostrare che lecito trascurare la derivata parziale della pressione rispetto a y e le derivate
seconde delle componenti di velocit rispetto a x e z.
In definitiva le equazioni di governo del moto del fluido si possono scrivere:
su s v s w
(1) + + =0
s x sy s z
sp s 2u
= 2
sx sy
sp .
(2) =0
sy
2
s
p = s w
sz sy 2
Queste equazioni, opportunamente combinate, conducono ad una unica equazione alle derivate
parziali, detta equazione generalizzata di Reynolds, la cui risoluzione permette di conoscere il
comportamento di un gran numero di coppie cinematiche lubrificate. Per la sua effettiva
determinazione si rimanda a testi specializzati. Vediamo, invece, di applicare la (1) e la (2), nella
loro ultima forma, per studiare alcuni casi particolari.
6
Per lespressione si rimanda a testi specializzati, si sappia che fisicamente un numero che esprime il rapporto tra il
peso delle forze di inerzia ed il peso delle forze dattrito viscoso. La sua transizione verso elevati valori comporta il
passaggio da regime laminare a regime turbolento.
BOZZA 30
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Supponiamo gli elementi cinematici infinitamente lunghi in direzione z. evidente che con questa
posizione il problema diviene bidimensionale, ossia tutte le grandezze non dipendono dalla
coordinata z. In particolare si ha p=p(x) e dalla prima di (2) abbiamo:
s 2u 1 dp 1 dp 2
= u= y + c1 y + c2
sy 2
dx 2 dx
ma vale che, detta h laltezza del meato:
u=-U per y=0 e u=0 per y=h. Imponendo queste due condizioni, si trova che:
c2 = U
1 dp y
U 1 dp u= y ( y h) + U ( 1) :
c1 = h 2 dx h
h 2 dx
Dobbiamo ancora utilizzare lequazione della continuit, div cG = s u + s v = 0 .
sx sy
7
Dal teorema della divergenza consegue che questa equazione impone che la portata volumetrica in
direzione x per unit di profondit qx (x) non dipenda dalla sezione x alla quale la misuro:
d
h( x)
dqx
( x) = 0 u ( x, y )dy = 0 . Dai calcoli emerge che:
dx dx 0
h( x) h( x) h h
1 dp 2 y 1 dp y 2 y2 y2
qx ( x) = u ( x, y )dy = ( y yh) + U ( 1) dy = h +U y
2 dx h 2 dx 3 2 0 2h
0 0 0
1 dp h dqx 1 d 3 dp U dh
q x ( x ) = h 3 U ( x) = h
12 dx 2 dx 12 dx dx 2 dx
G G G
7
div c dV = c n dA
V sV
BOZZA 31
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
1 d 3 dp dh
h = U ( una forma particolare della equazione di Reynolds).
6 dx dx dx
d 3 dp dh dp dh dp 6U c
Dunque si ha: h = 6U h3 = 6U dx + c1 = 2 + 13 ;
dx dx dx dx dx dx h h
x x
1 1
integrando8 tra 0 e x: p( x) p (0) 6PU 2
dx c1 3 dx e sfruttando le condizioni al contorno
0
h 0
h
a
1
a
1
a
1 h 2
dx
(p(0)=pa e p(a)=pa), si trova: p(a) p (0) pa pa 6PU 2 dx c1 3 dx 0 c1 6 PU 0
a
.
0
h 0
h 1
0 h3 dx
h*
Ovviamente la forza risultante per unit di lunghezza che verr applicata in direzione verticale
al membro A sar vettorialmente opposta alla PB e con la stessa retta dazione.
Determiniamo proprio la retta dazione della PB, individuando la sua eccentricit e rispetto alla
mezzeria:
8
Da un punto di vista di formalismo matematico, lintegrale andrebbe scritto utilizzando una variabile muta diversa da x,
visto che questo anche un estremo di integrazionelimportante capirsi!!
BOZZA 32
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
a
a
PB e x p ( x) pa dx ;
2 0
le azioni tangenziali agenti su B valgono:
wu wv
W yz y 0 0; W yx y 0 P ;
wy y 0 wx y 0
wv
Ricordando che la componente v ovunque nulla per y=0 ( ) e sostituendo lespressione di
wx y 0
u:
w 1 dp U 1 dp U 1 h* h U 4h 3h*
W yx P y ( y h) y P h P h6PU PU
y 0 wy 2P dx h y 0 2 P dx h 2P h3 h h
2
e dunque le azioni tangenziali danno risultante (per unit di profondit):
a
4h 3h*
TB PU dx .
0
h2
Si hanno casi particolari a seconda della forma di h(x).
Consideriamo il caso in cui anche il pattino delimitato da una superficie piana (ma non
parallela allaltro elemento!...vedremo dopo che questa condizione improponibile):
h1 h0 m h h
h( x) = h0 + x = h0 (1 + x) ponendo m = 1 0 Con tale posizione, si ha:
a a h0
a
dx
2
0 1 + m x
a 1+ m
h* = h0 = 2h0
a
dx 2+m
3
0 1 + m x
a
Calcoli altrettanto semplici permettono di trovare il valore della sovrapressione in ciascun punto del
meato. Successivamente possiamo determinare lintensit della portanza, la sua retta dazione, la
resistenza dovuta agli attriti viscosi.
I risultati cui si perviene sono i seguenti:
BOZZA 33
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
2
6Ua x x x x x
p ( x) pa = k (m, ) dove k (m, ) m 1 (2 + m)1 1 + m
2
h0 a a a a a
2
a 1 2
PB = 6U Z (m) dove Z (m) 2 ln(1 + m)
h
0 m m(2 + m)
a 4 6
TB = U +(m) dove +(m) ln(1 + m)
h0 m (2 + m)
[m 2 + 6(m + 1)]ln(1 + m) 3m(m + 2)
e = aF(m) dove F(m)
2m[(m + 2) ln(m + 1) 2m]
U + ( m)
Si definisce coefficiente dattrito f=TB/PB e si trova che vale M (m) dove M (m) .
PB 6Z ( m )
Nella figura successiva, a sinistra riportato landamento del fattore dimensionale k(m, x/a) in
funzione di x/a, per diversi valori del parametro m, mentre a destra sono tracciate le funzioni M, F,
Z, R rispetto ad m. evidente lopportunit che m sia prossimo ad 1, infatti per m nellintorno di 1
elevata la capacit portante e basso il coefficiente dattrito. Si noti che in caso di facce piane
parallele, m nullo, cos come nulla la portanza che ne segue!
In alcuni casi applicativi lo schema sopra riportato deve essere modificato imponendo al pattino non
pi la possibilit di traslare in direzione ortogonale al piano (pattino ad inclinazione fissa), bens la
possibilit di potersi orientare, ruotando attorno ad un punto fisso O, cos come evidenziato in nella
figura sottostante (pattino oscillante).
Per lequilibrio dellinsieme meato-slitta, evidente che la linea dazione della portanza dovr
passare per O. Fissare la retta dazione vuol dire fissare leccentricit e dunque fissare F: in
definitiva fissato m, e dunque sono fissati, per costruzione, anche tutti i parametri adimensionali
BOZZA 34
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
sopra esposti, ed facile dedurre il comportamento della coppia lubrificata al variare delle
condizioni di impiego; ad esempio fissata Z si ha una relazione tra h0, a, PB, ed U. Tramite questa
relazione si pu verificare che laltezza h0 sia sempre maggiore di una data soglia (dipendente da
errori di planarit delle superfici delimitanti il meato e la loro rugosit), tale che sia evitato il
contatto diretto tra le asperit delle superfici stesse.
Si noti infine che il punto O non pu essere messo in mezzeria, poich i diagrammi ci mostrano che
in tal caso la portanza zero.
da rilevare, infine, che n il pattino ad inclinazione fissa n il pattino ad inclinazione mobile
possono essere utilizzati contemporaneamente nei due sensi di moto del membro B. Difatti se il
pattino ad inclinazione fissa, mentre in un senso di moto esso caratterizzato da profilo crescente,
nellaltro caratterizzato da profilo decrescente (ne seguirebbe un campo di sovrapressioni
negative!); se il pattino orientabile, mentre in un senso ad eccentricit positiva, nellaltro ad
eccentricit negativa (ne seguirebbe una portanza negativa!).
Il caso pattino su superficie schematizza casi applicativi frequenti, come quelli rappresentati da
cuscinetti reggispinta (ad inclinazione fissa o variabile) riportati nella seguente figura.
Ovviamente ad essi non si pu applicare brutalmente la teoria sopra esposta, per levidente
insoddisfazione di ipotesi fondamentali, prima tra tutte la infinit profondit della coppia
cinematica. Esistono in letteratura tecnica dei coefficienti correttivi che permettono di estendere
la validit dei risultati ottenuti in precedenza alle coppie di larghezza finita.
Fino adesso abbiamo studiato il caso in cui una portanza nasce in conseguenza del moto relativo tra
i due membri (sostentazione fluidodinamica). Studiamo adesso un caso di coppia lubrificata a
sostentazione fluidostatica (o forzata), in cui la capacit portante conseguenza dellalimentazione
esterna di lubrificante in pressione nel meato.
Cuscinetto reggispinta a lubrificazione forzata
Innanzitutto riscriviamo le equazioni (2) a pagina 28 in coordinate cilindriche (r, R, y):
BOZZA 35
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
wp w 2 vr
P 2
wr wy
wp G G G G
0 dove c vr ir vT iT v y iy
wy N N N
velocit velocit velocit
1 wp w 2v
radiale tangenziale assiale
P 2T
r wT wy
Torniamo al caso del perno di spinta che ruota con velocit angolare X, e, come si vede dalla
sezione riportata nella seguente figura, porta allestremit una parete piana, ortogonale allasse
dellalbero, limitata da due raggi R1 ed R2. Attraverso un foro, viene inviato lubrificante sotto
pressione entro un pozzetto di raggio R1 ricavato nellestremit dellalbero. Il lubrificante viene
alimentato con pressione p0 costante a mezzo di un circuito idraulico non visibile in figura.
Attraverso il foro di alimentazione di piccolo diametro, la pressione del lubrificante cade dal valore
p0, allingresso del forellino, al valore p1 entro il pozzetto.
wp w 2vr wp w 2 vT
Considerazioni di simmetria assiale (p=p(r)) permettono di scrivere: P 2; 0; P 2 0
wr wy wy wy
Dalla terza abbiamo che vT c1 (r ,T ) y c2 (r ,T ) , ma imponendo le condizioni al bordo:
Zr
vT y 0
0 e vT y h
Z r , si ha: vT y.
h
Dalla prima equazione abbiamo:
w 2 vr 1 wp 1 dp wv 1 dp
2
r y c1 (r ,T )
wy P wr P dr wy P dr
1 dp 2
vr y c1 (r ,T ) y c2 (r ,T )
2 P dr
Imponendo le condizioni al bordo (velocit radiale nulla per y= 0 e y=h), si determinano facilmente
c1 e c2.
Si ottiene:
1 dp
vr y ( y h) .
2P dr
Dobbiamo utilizzare ancora lequazione di continuit, che, come gi visto, esprime la conservazione
della massa. Per un fluido incomprimibile essa implica che la portata volumetrica entrante in un
certo volume di controllo deve eguagliare la portata uscente. Se prendiamo come volume di
controllo un cilindro coassiale al perno, dobbiamo imporre che la portata volumetrica uscente dalla
superficie laterale eguagli la portata Q entrante dal foro di adduzione.
BOZZA 36
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
h h
G G G G G G S r dp 3
Q c n dA vr ir vT iT nG dA vr ir n dA r
1 dp
v 2S rdy 2P dr y( y h)2S rdy
6P dr
h
Sup .lat . Sup .lat . Sup .lat . 0 0
Da cui:
dp 6P Q 6P Q 6P Q
3
p(r ) 3
ln r C , ma p(r)=pa per r= R2 da cui C pa ln R2 , per cui il
dr S rh Sh S h3
campo di sovrapressioni ha il seguente andamento:
6P Q R2
p(r ) pa ln .
S h3 r
Si noti che questa relazione valida solo per r [ R1, R2], ma non per r [ 0, R1], perch dentro il
pozzetto non valgono pi alcune ipotesi fondamentali. Dentro il pozzetto la pressione p1 si pu
ritenere approssimativamente costante e, per continuit, uguale a p(R1) che ricavo dalla relazione di
cui sopra. In definitiva vale che:
6P Q R2
S h3 ln r per r [ R1 , R2 ]
p(r ) pa
6P Q ln R2 per r [0, R ]
S h3 R1 1
2. I problemi di statica
Con problemi di statica si intende una serie di problemi legati alla individuazione delle forze che
mantengono un determinato corpo o sistema di corpi rigidi nella loro posizione di equilibrio. Alcuni
problemi possono consistere nella determinazione delle reazioni vincolari in un corpo con 0 (zero)
gradi di libert sottoposto a forze note (ma tali problemi saranno affrontati pi approfonditamente
nel corso di Scienza delle Costruzioni). La maggior parte dei problemi di meccanica applicata
consister invece nel determinare lampiezza di una forza (o di un momento), di cui nota la retta
di applicazione, in maniera che lintero meccanismo, teoricamente labile (con almeno un grado di
libert), possa trovarsi in condizioni di equilibrio.
Con problemi di cinetostatica si intende invece indicare quella serie di problemi che richiedono
lindividuazione delle forze o momenti in grado di mantenere un determinato corpo o sistema di
corpi rigidi in moto con velocit costante. Se infatti la velocit rimane costante, laccelerazione
BOZZA 37
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
nulla come le forze di inerzia, e le equazioni cardinali della statica e della dinamica vanno a
coincidere.
Per la risoluzione di tali problemi adotteremo esclusivamente la via grafica tenendo conto che una
forza pu essere considerata un vettore.
Dire lintero meccanismo in equilibrio comporta che ogni singolo membro deve essere in
JJG
R e 0
equilibrio, per ciascun corpo devono valere le equazioni cardinali della statica JJJG
M e 0
Poich verranno affrontati esclusivamente sistemi piani, le equazioni cardinali, una volta scelto un
adeguato sistema di riferimento con assi x e y sul piano del moto (e asse z normale ad esso), si
riducono alle sole equazioni scalari:
x equilibrio alla traslazione nella direzione x;
x equilibrio alla traslazione nella direzione y;
x equilibrio alla rotazione (attorno alla direzione z) rispetto ad un polo generico.
Queste tre equazioni devono essere contemporaneamente verificate affinch un corpo possa dirsi in
equilibrio.
Vale la pena di ricordare che nel caso dei corpi rigidi le forze possono essere traslate lungo la
propria direzione senza determinare variazioni nella soluzione del problema. La traslazione in
direzione parallela (alla direzione della forza stessa) dovrebbe essere compensata dallintroduzione
di un momento con le seguenti caratteristiche:
x modulo pari al prodotto del modulo della forza e della distanza tra le due rette di azione (tra
quella originale e quella successiva alla traslazione);
x verso opposto a quello del momento generato dalla forza traslata calcolato rispetto ad un
qualsiasi punto appartenente alla retta della direzione originale.
Poich lintroduzione di tale coppia di compensazione risulta spesso di difficile comprensione,
nei problemi che verranno affrontati in seguito le forze saranno unicamente traslate lungo la loro
direzione.
Nei seguenti problemi considereremo solo corpi o sistemi di corpi rigidi collegati tra loro tramite
coppie ideali (prive di attrito).
Si ricorda infine che nei problemi di statica la forma dei corpi rigidi non influenza in alcun modo
la soluzione. Se le forze applicate al corpo e il tipo e le posizioni dei vincoli sono le medesime, il
fatto che un corpo rigido sia unasta, una patata, una sfera o assuma una qualsiasi altra forma
geometrica (regolare oppure no) non ha la minima importanza.
BOZZA 38
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
F M
y y
x x
F1
P1
F2 =-F1
y
P2
x
Ovviamente verificata la prima equazione cardinale della statica:
JG e JG JG JG JG
R 0 F 1 F 2 F 1 ( F 1 ) 0 .
Anche la seconda equazione cardinale della statica verificata
JJG e JJG (1) JJG (2) JG JG
M o 0 Mo Mo F 1 ( P1 0) F 2 ( P2 0) 0
infatti se come polo O si sceglie un punto appartenente alla retta di azione delle due forze, entrambe
le forze hanno rispetto ad esso momento nullo, essendo nullo il braccio b delle due forze; se come
polo O si sceglie un punto non appartenente alla retta di azione delle due forze, entrambe le forze
hanno rispetto tale polo il medesimo braccio b, forniscono momenti opposti.
BOZZA 39
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Affinch sia soddisfatta la prima equazione cardinale della statica, il momento generato dalla coppia
(il cui di modulo sar pari al prodotto del modulo di una qualsiasi delle due forze per il braccio
indipendente dal polo O), dovr equilibrare il momento esterno M.
JJG e JJG (1) JJG (2) JJG JG JG JJG
M o 0 M o M o M F 1 ( P1 0) F 2 ( P2 0) M 0
JG G
e anche F 1 b M 0 con b = b1-b2 , in modulo F1 =F2 =M/b
M
F2 =-F1 F1
b
y
b1
x b2
O
Anche cambiando la posizione del polo O il valore della coppia delle due forze non cambia
poich la loro risultante nulla. Se viceversa la risultante delle forze esterne non fosse stata nulla,
al variare del polo (se da O si spostasse O) il valore del loro momento varierebbe come il prodotto
tra la risultate delle forze e la distanza tra i due poli calcolata in direzione normale alla risultante R
( OH ). Lequazione vettoriale dei momenti diventa, facendo riferimento alla figura seguente:
M o( e' ) M o( e ) R OH .
F1
F3 R
y F2
x
O
O
H
In pratica si ha che se la prima equazione cardinale della statica verificata e se si verifica la
seconda per un particolare polo O, allora la seconda equazione cardinale della statica sar
verificata anche rispetto ad ogni polo OzO.
Quindi, per un sistema cos sollecitato:
x Se si conosce completamente una forza (sia F1) e il momento esterno M, si ricavano subito
modulo direzione e verso dellaltra forza (sia F2, che avr stesso modulo e direzione ma
verso opposto). La retta di applicazione della seconda sar parallela a quella della prima e a
distanza b pari al rapporto dei moduli del momento esterno e delle forze (b=M/F1). Tra le
due rette di azione che soddisfano tale condizione si sceglie quella che consente di realizzare
lequilibrio alla rotazione del corpo.
x Se si conosce completamente momento esterno M, e siano noti i punti di applicazione delle
due forze unitamente alla direzione di una di loro il problema comunque facilmente
risolvibile. Dovendo le due forze essere equilibrate, allora dovranno costituire una coppia (e
quindi le due direzioni saranno le medesime). Conoscendo i due punti di applicazione, si
individuano quindi anche le rette di azione. Dalla conoscenza del momento M e del braccio
BOZZA 40
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
b delle due rette di azione appena identificate si trova subito il modulo comune delle due
forze pari al rapporto tra momento applicato e braccio (F1=F2=M/b). Rimane da individuare
i versi delle due forze, ma questa una operazione molto semplice in quanto basta fare in
modo che la coppia generata dalle due forze sia opposta al momento applicato.
O F1
F1
F2
F3
y F3
F2
x R=0
Si dimostra inoltre che condizione necessaria perch il momento risultante sia nullo (che diventa
anche condizione sufficiente se si gi verificata la costruzione del triangolo delle forze) che le
forze devono essere incidenti in un unico punto9 O.
Infatti se tutte e tre le forze passano per lo stesso punto O, evidente che rispetto ad esso hanno
tutte momento nullo per cui la seconda equazione cardinale della statica sarebbe banalmente
verificata.
Al contrario, se per assurdo le tre le forze non passassero per lo stesso punto, basterebbe osservare
che rispetto al polo O, punto di incontro tra le rette di applicazione di due forze (siano F1 e F2), il
momento della terza forza (F3) non nullo. Anche il momento risultante delle tre forze rispetto ad
O, sarebbe dunque non nullo; quindi rispetto a O la seconda equazione cardinale della statica non
sarebbe verificata ed il corpo non potrebbe quindi essere in equilibrio.
9
Il punto O pu essere anche improprio, nel qual caso si avrebbe che le tre forze sarebbero parallele, e il triangolo delle
forze degenererebbe in tre segmenti allineati sulla stessa retta.
BOZZA 41
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
F1
y F3
F2
x
Sono molti i casi applicativi in cui si avr a che fare con un corpo sottoposto a tre forze, e molte le
considerazioni che potrebbero essere tratte dalle regole pratiche su indicate (triangolo delle forze e
incidenza delle rette di azione). Non si ritiene n utile n facile trattare estensivamente e in via
teorica tutti i casi applicativi connessi a tale schema (di cui peraltro si far largo uso negli esercizi,
svolti e proposti anche durante le lezioni). Tuttavia il caso pi ricorrente sar quello in cui delle tre
forze:
x una (sia F1) completamente nota;
x di unaltra (sia F2) nota la retta di azione;
x dellultima (sia F3) noto il punto di applicazione.
In questo caso si prosegue come segue:
1. deve dapprima essere individuata la retta di azione della terza forza F3. Per fare ci si
prolungano le rette di azione delle forze F1 e F2 fino a che si incontrano in un punto O. Per
lequilibrio ai momenti anche la forza F3 dovr passare per O e, essendo gi era noto il
punto di applicazione P3, la retta di applicazione passa per i punti P3 e O.
dir F2
y dir F1 O
F1
x
P3 dir F2
(appl F3)
2. trovate le tre rette di azione necessario chiudere il triangolo delle forze. Si parte
dalla forza nota F1 e si trasla sul vertice la retta di azione di una forza (sia F2) e
sullorigine la retta di azione dellaltra (sia F2).
BOZZA 42
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
dir F2
y dir F1 O F1
F1
x
dir F3
dir F2
P3 dir F2
(appl F3)
3. Per chiudere il triangolo bisogna fare in modo che la somma vettoriale
G G G
F1 F2 F3 sia pari a zero quindi bisogner fare in modo che il vertice di ciascun
vettore coincida con lorigine di un altro (i vettori devono mordersi la coda) ed
inoltre il vertice della forza F3 deve coincidere con lorigine di F1.
F1
F2
F3
dir F3
dir F2
M F1
O
F1
F1+F2 b F2
y F1 +F2
dir F3
F2
x
F3
dir F2
Anche in questo caso sono molti i casi applicativi in cui si potrebbe avere a che fare, e quindi non
verranno trattati tutti gli aspetti ad esso connessi, tuttavia un caso abbastanza ricorrente quello che
segue:
x Il momento M completamente noto;
x una forza (sia F1) completamente nota;
BOZZA 43
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
M F1
O
F1
F1+F2 b F2 F1 +F2=-F3
y F2
F3 M=bF3
x
O2
O1 dir (F1+F2)
y
F1
x dir F3
dir F2
dir F4
10
Tale punto pu essere anche improprio, tale caso si verifica quando le rette sono tra loro parallele.
BOZZA 44
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
dir (F3+F4)
F2 F1
O2
dir (F1+F2) F3 +F4
O1
F1
dir F3
y F4 F3
dir F4 dir F2
x
F3 +F4
In questo caso si prosegue come segue:
1. Si prolungano le rette di azione di F1 e F2 fino ad incontrare il punto di intersezione O1 in cui
pu pensarsi applicata la loro somma;
2. Si prolungano le rette di azione di F3 e F4 fino ad incontrare il punto di intersezione O2 in cui
pu pensarsi applicata la loro somma;
3. Il sistema di quattro forze si ridotto alle due forze (F1+F2) e (F3+F4), di cui si conosce il
punto di applicazione. Poich due forze per farsi equilibrio devono costituire una coppia di
braccio nullo, unendo i punti O1 e O2 si ottiene la direzione della retta di azione comune alle
due forze (F1+F2) e (F3+F4);
4. Basta a questo punto chiudere i due triangoli delle forze che corrispondono alle due seguenti
relazioni vettoriali, ciascuna contenente 3 termini:
x F1+F2+(F3+F4)=0;
x (F1+F2)+F3+F4=0;
5. Si inizia dalla relazione F1+F2+(F3+F4)=0 , di cui si conosce completamente un termine e le
rette di azione degli altri, con cui si pu costruire un triangolo da cui ricavare il termine
(F3+F4);
6. Individuato quindi il termine (F3+F4) basta trovare le due forze F3 e F4, note in direzione, la
cui somma pari il termine gi ricavato al punto precedente.
BOZZA 45
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
1 1
2 2
F21 F21
U
C
F21
F01
0 0
F01
a) b)
F01
F01n
F01t
BOZZA 46
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
La forza di contatto F01 pu essere scomposta in una componente normale F01n e una tangenziale
F
F01t. Se il rapporto tra le due componenti 01t inferiore al coefficiente di attrito statico fs la ruota
F01n
F
rotola senza sulla strada, viceversa se 01t ! f s la ruota slitta.
F01n
Riassumendo:
F01t
o f s la ruota non slitta;
F01n
F01t
o ! f s la ruota slitta.
F01n
Cm Cm
2 1 2 1
U
C
F21 F21
F01 F01
b b
0 0
a) b)
BOZZA 47
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
F01
F01n
F01t
Cf Cf
2 1 2 1
b b U
C
0 0
a) b)
BOZZA 48
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
2.7.4. Esempio
Si consideri il veicolo riportato in figura 16. La ruota anteriore 1 trascinata, la ruota 2 motrice.
Sul veicolo applicata una forza normale Q e una forza tangenziale T, nel punto A del veicolo.
Sono assegnati per ciascuna delle ruote i raggi dei corrispondenti circoli dattrito e il parametro
dellattrito volvente. possibile determinare facilmente la risultante R delle forze Q e T.
T A
2
R Q 1
BOZZA 49
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
F01
R
F02
F02 R
F01
Cm
3 2
F32
b
F02
2.7.5. Esercizio
La figura seguente rappresenta un motociclo in salita; ammettiamo trascurabile linerzia delle
ruote e del motociclista (tanto vero che trasparente); sia M la massa del telaio del
G
motociclo, sia G il centro di massa del telaio ed a laccelerazione del sistema.
Si determini, in maniera grafica, la coppia motrice che necessario il telaio applichi alla ruota
posteriore.
BOZZA 50
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Sul telaio, oltre alle forze vincolari ed alla reazione alla coppia motrice, agiranno le seguenti forze
esterne:
G
le forze reali di gravit equivalenti a Mg applicata in G;
G
le forze di inerzia equivalenti a Ma applicata in G.
Componendo queste forze troviamo la forza Q applicata in G.
A questo punto il problema diviene statico.
Risolviamolo prima nel caso ideale, annullando le cause di perdita (attrito radente cinetico, attrito
volvente) e non lattrito adesivo che permette il rotolamento ruota-strada!!. Indichiamo con il pedice
t il complesso telaio-motociclista, p la ruota posteriore, a ruota anteriore, O la strada.
Si noti che per lequilibrio della ruota anteriore subito immediata la retta dazione delle Roa e Rta
che passa per il punto di contatto teorico Ca ed il centro della ruota.
Facendo un bilancio delle incognite immediato constatare che subito applicabile lequilibrio al
sistema complessivo (problema delle tre forze).
Successivamente facilmente risolubile lequilibrio della ruota posteriore, da cui si determina la
coppia motrice Mm (esterna alla ruota, ma interna al sistema complessivo!!)
BOZZA 51
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Risolviamolo adesso nel caso reale. La procedura analoga al caso ideale. La differenza sta nel
fatto che le rette dazione delle reazioni della strada sulle ruote passano per un punto spostato in
avanti di u rispetto ai punti di contatto teorici e che le reazioni del telaio sulle ruote tramite le
coppie rotoidali devono essere tangenti ai circoli dattrito (si suppongono uguali parametri
dellattrito volvente ed uguali circoli dattrito per le due ruote). Considerando lequilibrio della
ruota anteriore, sottoposta a Roa e Rta, si ha una inizialmente una duplice possibilit per la loro
comune retta dazione, subito chiarita rifacendosi al caso ideale e ricordando che la scelta opportuna
quella per cui lattrito ostacola il moto. A questo punto immediato fare lequilibrio del sistema
complessivo, ricavare Roa , e con questo, tramite lequilibrio della ruota posteriore, ricavare la
coppia motrice, evidentemente pi grande rispetto al caso ideale.
BOZZA 52
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 53
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Figura 21: Centro di istantanea rotazione della biella del manovellismo di spinta
Figura 22: Centro di istantanea rotazione della biella del quadrilatero articolato
I punti O1 e O2 sono i centri di rotazione delle aste 1 e 3. L'asta 2 ha un moto di istantanea rotazione
attorno al punto C24 che il centro di rotazione del membro 2 rispetto al membro 4 (telaio), lo si
trova semplicemente considerando che le traiettorie dei punti A e B della biella sono ortogonali ad
O1A e O2B. In moto analogo si pu determinare C31 il centro di istantanea rotazione del membro 3
nel suo moto rispetto al membro 1.
A proposito dell'utilit della determinazione del punto C31 si osserva che mentre il punto C24 , ha,
nell'istante considerato velocit nulla, nel punto C31 la velocit relativa dei membri 1 e 3 nulla.
Z3 O3C31 Z1 O1C31
Z3 O1C31
da cui:
Z1 O3C31
Noto C31 si pu determinare il rapporto tra le velocit angolari dei membri incernierati al telaio, tale
rapporto positivo, cio le velocit di rotazione sono concordi, se il centro di rotazione esterno al
segmento O1O2, mentre negativo, cio le velocit sono discordi, se il centro di rotazione interno
al segmento O1O2
BOZZA 54
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
! Si ricordi il teorema delle catene cinematiche, che risulta utile per lo studio dei moti rigidi piani :
Nel moto piano di due corpi rigidi i e j indicando con
Ci : centro distantanea rotazione di i;
Cj centro distantanea rotazione di j;
Cij centro distantanea rotazione relativa di i rispetto a j;
Ci Cj Cij devono essere allineati (in caso contrario non possibile moto relativo).
BOZZA 55
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
4. Sistemi articolati
Un sistema articolato un meccanismo formato da un certo numero di membri (aste) collegati fra
loro da coppie elementari.
I sistemi articolati possono essere:
x piani: se gli assi di tutte le coppie sono paralleli fra loro.
x sferici: se gli assi di tutte le coppie sono incidenti in punto.
x generali: se gli assi delle coppie sono comunque sghembi.
Il membro fisso costituisce il telaio.
Se il meccanismo ha un solo grado di libert sussiste la seguente relazione:
n numero di coppie rotanti
a 2n 4
a aste
d
b
a
A D
BOZZA 56
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
VB
VC
Z
D
A
Figura 25: Quadrilatero articolato: velocit dellasta AB
Dalla formula fondamentale dei moti rigidi poich lasta AB ruota intorno ad A, la velocit del
punto B risulta:
V B Z B A
di modulo V B Z BA
Per procedere nella risoluzione grafica utilizziamo adesso la seguente convenzione:
! rappresentiamo le velocit a meno di Z e ruotate di S 2 nel senso del moto
cosicch la velocit del punto B rappresentata dal segmento orientato BA
VB
A B
Z
Il punto C ruota intorno al punto D, la sua velocit sar perci diretta come CD.
Inoltre tale velocit pu essere considerata anche come la somma vettoriale tra la velocit del punto
B e la velocit della biella intorno a B V C V B V CB , si pu quindi scrivere.
V C V B V CB
Z Z Z
La velocit reale di C rispetto a B ortogonale al segmento BC, pu essere quindi rappresentata con
un vettore diretto come BC. La precedente equazione vettoriale pu essere risolta graficamente
come riportato in figura 25:
V CB VC VB
( B S ); ( A S ); A B;
Z Z Z
Analogamente si procede per trovare la velocit di un punto rigidamente collegato alla biella.
Infatti si pu scrivere la velocit di un qualsiasi punto P sia rispetto ad B sia rispetto C, cio:
V P V B V PB
;
Z Z Z
VP VC V PC
;
Z Z Z
La VPB ha la direzione di PB, la VPC ha la direzione del segmento PC; indicando con T
lintersezione tra la direzione PB e la parallela a PC condotta per S, vedi figura 26, si ha:
V PB V PC VP
( B T ); ( S T ); A T ;
Z Z Z
BOZZA 57
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
C
B
VCB
S
VPB
VPC
T
VB
VP
VC
A D
Figura 26: Quadrilatero articolato: velocit del punto P della biella BC
Figura 29: LAMPADA sono due parallelogrammi accoppiati: cos si possono ottenere
movimenti in due direzioni (si hanno due gradi di libert) ma il parallelismo del movimento
sempre garantito.
BOZZA 59
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 60
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
VP
VM
P N O
VT VP
VM
P
BOZZA 61
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
aPMn M
K aM
aPMt
P
J O
aP
Figura 33: Manovellismo di spinta: accelerazioni di P
g l r
P f
O
PMS sP
Figura 34: Schema cinematico per la determinazione analitica della velocit del pistone
sP (r l ) l cos J r cos M
poich: l sin J r sin M
r
indicando con O si ha: sin J O sin M
l
sP r 1 cos M l 1 1 O 2 sin 2 M
derivando rispetto al tempo si ottiene lespressione della velocit del pistone:
ds g O 2 2sin T cos T O sin 2T
V rZ sin T Z 1
rZ sin T 1
dt 2 2
1 O 2 sin 2 T 2
1 O 2 sin 2 T 2
Tenendo conto che il parametro D assume generalmente valori molto minori di 1 0.10.2 , si pu
trascurare lespressione O 2 sin 2 M rispetto a 1, si ha quindi lespressione semplificata della velocit:
O
V # rZ sin T sin 2T
2
derivando di nuovo, si ottiene laccelerazione semplificata
d 2 s dv O
a 2
# rZ 2 cos T O cos 2T rZ sin T sin 2T
dt dt 2
che nel caso di moto uniforme si riduce a:
BOZZA 62
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
a # rZ 2 cos T O cos 2T
Figura 35: Motore ducati testa stretta Figura 36: Punto GT 4 cilindro in
del 2000 linea a quattro tempi
BOZZA 63
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
E Q
D
A D
BOZZA 64
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 65
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
punteria
punteria
bilanciere
BOZZA 66
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
V2
V1
Problema cinematica diretto: assegnato il profilo della sagoma si determina il moto della punteria
Esempi
t t
V2
t t
a2
t
t
Figura 43: Grandezze cinematiche per: sagoma con profilo rettilineo (a sinistra) e
profilo rettilineo con raccordi parabolici (a destra)
Se si suppone che la sagoma abbia profilo rettilineo, la velocit V2 presenta due discontinuit una
allinizio e una alla fine della corsa, in corrispondenza ci sono due picchi di accelerazione (urti).
BOZZA 67
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Il pi semplice profili che non diano infiniti nel diagramma delle accelerazioni quello rettilineo
con raccordi parabolici,un profilo di questo tipo d luogo a delle discontinuit nel diagramma delle
accelerazioni che si traducono in infiniti nel diagramma di a2 che possono essere fonte di fenomeni
vibratori alle alte velocit.
Un tipo di profilo che non dia nessuna discontinuit in nessuno dei diagrammi corrisponde a una
funzione y(x) di ordine superiore, che per pi complicato e quindi richiede lavorazioni pi
complicate e costose.
Problema cinematica inverso:assegnata la legge di moto della punteria, nota quindi y=y(t) o la
V2=V2(t) , si determina il profilo della sagoma.
Le considerazioni fin qui svolte si riferiscono a una punteria a spigolo vivo, ma se la punteria a
rotella o a testa sferica cosa cambia? Niente; solo che le curve considerate costituiscono adesso la
traiettoria del centro della rotella, e il profilo effettivo della sagoma definito come inviluppo di
una famiglia di cerchi aventi il centro sulla curva suddetta.
Z
M0
M1
N0
e
T
N1
Figura 44: Due configurazioni successive assunte dalla punteria nel moto relativo
rispetto alla camma
La velocit del punto M appartenente alla punteria pu essere vista come somma della velocit di M
appartenente alla camma pi la velocit della punteria rispetto alla camma stessa;
JJG P JJG C JJJG
VM VM VPC
Di VMP si conosce la direzione, poich la punteria trasla sulla guida, anche della VPC si sa la
direzione infatti la camma vede la punteria strisciarle intorno e quindi la sua velocit sar sulla
tangente comune; il punto M della camma si muove di moto rigido intorno a O, quindi la sua
BOZZA 68
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
JJG JG
velocit nota e vale VM Z ( M O) , la risoluzione grafica della somma vettoriale riportata
in figura 45.
VPC
VMC
VMP
M
O
C
H
Figura 45: Velocit del punto M
! Il punto C il Centro di istantanea rotazione del moto relativo tra camma e punteria, esso si trova
nel punto di intersezione della retta passante per O e perpendicolare allasse della punteria (il cui
centro di rotazione improprio) e della normale alla tangente comune nel punto di contatto.
Per le sue propriet, in C la velocit relativa della camma e della punteria nulla, si ha:
JJG
VP Z OC
M0
ER
O1 O2
T
M1
Z
E
O2
BOZZA 69
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Rispetto al centro di istantanea rotazione, la cui individuazione analoga al caso precedente e viene
lasciata per esercizio allo studente, si ha O2CZ 2 O1CZ1 e la velocit relativa nel punto di contatto
JG
vale: V M Z1 r Z 2 CM .
5.4. Impuntamento delle camme
Si ha il fenomeno dellimpuntamento quando il momento motore applicato alla camma non
capace di equilibrare alcuna forza resistente applicata alla punteria.
Studio delle forze in gioco: la forza di contatto tra camma e punteria (R0) prescindendo dallattrito
perpendicolare alla tangente comune, le reazioni dei collari (R1 R2) sono inclinate dellangolo I in
maniera da opporsi al moto. La punteria risulta essere un membro rigido sottoposto a quattro forze,
JG JG JG JG
il punto K che serve per individuare la risultante Q R1 e R 2 R 0 , deve essere a sinistra del punto
H, punto di incontro tra le direzioni delle reazioni dei collari; se fosse a destra la forza Q sarebbe
diretta in senso opposto, agirebbe cio da forza motrice.
Q
I
R1
H
K
I
R2
Mm Ro
BOZZA 70
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 71
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 72
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
P0 CASO IDEALE
Q P EFFETTO ELASTICO Q P ATTRITO Q
PREVALENTE PREVALENTE
R (reazione vincolare) = P + Q
CASO IDEALE: P r Q r P Q K t1
(r wq U)
EFFETTO ELASTICO PREVALENTE: P r w p U Q r wq U P Q Q K
(r w p U)
(r wq U)
EFFETTO ATTRITO PREVALENTE: P r w p U Q r wq U P Q Q K
(r w p U)
BOZZA 73
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
R R
r wp U r wq
P Q Q
CASO IDEALE
P CASO REALE
R (reazione vincolare) = P + Q
CASO IDEALE: Pr Qr P Q
(r w q U )
EFFETTO ELASTICO PREVALENTE: P r w p U Q r wq U P Q QK
(r w p U )
(r w q U )
P r w p U Q r wq U P
EFFETTO ATTRITO PREVALENTE:
Q QK
(r w p U )
P0 1
RENDIMENTO: K K fattore di perdita tra i rami della cinghia
P K
BOZZA 74
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
P P R
R wp U wv
r
r
Q
Q CASO REALE
CASO IDEALE
R (reazione vincolare) = P + Q
Q K t1
CASO IDEALE: P 2r Q r P
2
(r wv U)
EFFETTO ATTRITO PREVALENTE:
P 2r w p wv Q r wv U P Q
(2r w p wv )
Oppure: P(r G p U) V r Gv U P KV K t 1
V P Q
K
P Q
P0 1 K 1 K
RENDIMENTO: K
P 2K
2
K I (retrogrado)
1 K
6.5. Macchine per sollevamento carichi: paranchi
I paranchi sono costituiti da una serie di carrucole fisse e una serie di carrucole mobili
rispettivamente montate su di un unico asse, e da una fune che si avvolge alternativamente su di
esse. Una delle estremit della fune libera, e ad essa applicata la forza motrice; laltra estremit
pu essere fissata alla parte mobile o a quella fissa.
BOZZA 75
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Facendo riferimento al paranco con fune collegata alla parte mobile, imponendo le condizioni per
lequilibrio verticale della parte mobile si ha:
T0 T1 T2 " Tn 1 Q.
Dalla espressione del rendimento delle singole carrucole si ottiene anche:
BOZZA 76
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
T1 K T0
T2 K T1 K 2 T0
"
Tn 1 K n 1 T0
P K n T0
Dalle precedenti relazioni si ottiene dunque:
n 1 K n 1
Q T0 (1 K " K ) T0
K 1
e quindi anche:
K n ( K 1)
P Q .
K n 1
Se ci si trovasse nel caso ideale, ovvero assenza di attrito nella coppia rotoidale e perfetta elasticit
della fune, sarebbe K=1. Dalla precedente si ottiene anche (passando al limite):
Q
P0 .
n
Il rendimento del paranco ha quindi la forma:
P0 K n 1
K .
P nK n ( K 1)
Per ottenere il rendimento del moto retrogrado K, si introduce una regola pratica valida in questo
caso come in generale: basta calcolare il reciproco della espressione del rendimento diretto K e
sostituire i parametri dipendenti dallattrito (in questo caso il coefficiente K) con il loro reciproco
(in 1/K). Si ottiene quindi:
1 1
n 1
P0 K n 1 1 nK n ( K 1) Kn K nK 1
K K'
P nK n ( K 1) K K n 1 1 K ( K n 1) .
1
Kn
6.5.2. Paranchi a tiro diretto
BOZZA 77
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Facendo riferimento al paranco con fune collegata alla parte fissa, dallequilibrio verticale della
parte mobile si ha:
Q T0 T1 T2 " Tn 1 P .
Dalla espressione del rendimento delle carrucole si ottiene anche:
T1 K T0
T2 K T1 K 2 T0
"
P K n T0
Dalle quali si ottiene:
n K n 1 1
Q T0 (1 K " K ) T0
K 1
e quindi anche:
K n ( K 1)
P Q .
K n 1 1
Se ci si trovasse nel caso ideale sarebbe K=1, quindi dalla precedente si ottiene (passando al limite):
Q
P0 .
n 1
Il rendimento del paranco ha quindi la forma:
P0 K n 1 1
K .
P (n 1) K n ( K 1)
Il rendimento del moto retrogrado K, applicando la regola esposta in precedenza risulta:
(n 1)K 1
K' .
K ( K n 1 1)
BOZZA 78
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 79
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
K (R G U ) 1 (R G U )
P Q 1 Q 2
( K 1) ( R1 G U ) ( K 1) ( R1 G U )
Q K ( R1 G U ) ( R2 G U )
( K 1) ( R1 G U ) ( R1 G U )
G U G U
1
1
Q R R R2
K 1
2
#
( K 1) G U R1 G U
1
1 R R
1 1
Q G U R2 G U G U
# K 1 2 1 .
( K 1) R1 R1 R2 R1
Per conoscere la forza motrice in condizioni ideali basta imporre U=G=0; dalla precedente si ottiene
quindi:
Q R
P0 1 2 .
2 R1
Se si trascura la differenza tra i raggi R1 e R2 della carrucola fissa nei termini di attrito (R2/R1#1) e si
suppone:
G U
1 2 #K;
R1
dalle precedenti si ottiene:
Q R
P K 2 2
( K 1) R1
dalla quale si ottiene lespressione del rendimento:
Q R2
1
P0 2 R1 R1 R2 1 K
K
P Q R 2 R1 R .
K 2 2 K2 2
( K 1) R1 R1
Per quanto riguarda il moto retrogrado si ha:
1 R R2
2
2 1 K 2
2 R1 K R1 2 R1 R1
K'
R1 R2 1
1 R1 R2 K ( K 1) .
K
Dalla precedente si osserva che risulta K<0 se:
R2
K2 ! 1.
R1
BOZZA 80
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Se il rendimento del moto inverso K negativo significa che tale moto non possibile; si conclude
quindi che se vale la precedente relazione la macchina ad arresto spontaneo ( questo di grande
aiuto nel caso del macellaio).
Argano
Verricello differenziale
BOZZA 81
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Se invece la trasmissione del moto (es. cinghie lisce) avviene per attrito si suppone che la coppia da
trasmettere sia tale da non provocare lo scorrimento delle cinghie sulle pulegge.
Il rapporto di trasmissione risulta quindi:
Z R2
Z1 R1 Z 2 R2 1
Z 2 R1
Z2
Z1
ATTENZIONE: Per cinghie e catene dentate i raggi R1 ed R2 non possono avere valori arbitrari ma
devono essere necessariamente dei multipli del passo della dentatura adottato.
T2
Z1 Mr
Mm
T1
BOZZA 82
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 83
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
T I M 2 1
2 r e fb 1
Le relazioni sopra-esposte non sono sufficienti a determinare E che evidentemente dipende anche
dal precarico T0 imposto ad ogni ramo della cinghia.
Ammettendo che le cinghie siano perfettamente elastiche e trascurando le differenze di
allungamento sui due rami della cinghia dovute ai diversi archi di scorrimento sulle due pulegge si
ottiene:
imposizione di uguaglianza allungamenti
T T T T T1 T2
l 1 0 l 0 2 T0
ES ES 2
l lunghezza di un ramo della cinghia
Sostituendo le due espressioni delle tensioni delle cinghie sopra trovate si ottiene:
M e f E 1
T0 fE
qv 2
2r e 1
M
Di solito si sceglie il valore di progetto di T0 in modo che risulti: T0 2
r
2\
BOZZA 84
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 85
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
7. RUOTE DENTATE
7.1. TRASMISSIONE DEL MOTO FRA ASSI PARALLELI
Si considerino due assi tra loro paralleli (r e r in figura 50) e due corpi rigidi che ruotano attorno a
tali assi con velocit angolari Z e Z, facciamo inoltre lipotesi che le due velocit angolari siano fra
loro discordi.
BOZZA 86
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 87
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Figura 52: Forze agenti sulle ruote di frizione nel caso ideale
Riferendoci allo schema in figura 52 si pu scrivere:
M mo R h N
Mr R' h N
dove h un definito come:
0dhd f
Eliminando hN si giunge allespressione:
R
M mo Mr W Mr
R'
ovvero, nel caso ideale, il momento motore esprimibile attraverso il prodotto del rapporto di
trasmissione per il momento resistente.
Lassunzione che il moto relativo sia dato da un rotolamento puro per una semplificazione, in
realt si vengono a creare delle deformazioni locali nellintorno del punto di contatto, deformazioni
dovute alla pressione tra le due ruote; quindi il contatto non avviene pi in un punto ma su di una
linea. Come conseguenza si ha che la forza N non passa pi per il centro delle ruote di frizione ma
traslatata, parallelamente a se stessa, di una quantit G (figura 53), la direzione della traslazione
dipende dal senso di rotazione delle ruote di frizione.
Anche per il caso reale calcoliamo le espressioni del momento motore e del momento resistente:
M m N G R h N
M r N G R' h N
Dalla seconda espressione si pu ricavare N:
Mr
N
h R' G
Sostituendo poi N nella prima espressione si ricava il momento motore:
G
h
hR G R R'
Mm Mr Mr
h R' G R' G
h
R
Ricordando lespressione del rendimento:
M mo
K
Mm
BOZZA 88
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Figura 53: Forze agenti sulle ruote di frizione nel caso reale
Le ruote di frizione vengono impiegate nella trasmissione di piccole coppie (strumenti di misura,
motorini di ciclomotori), nella trasmissione di moto sotto lazione di forze modeste ad organi di
grandi dimensioni ( ad esempio betoniere).
Il difetto di una trasmissione del moto mediante ruote di frizione che essa dipende dal valore del
coefficiente dattrito; volendo utilizzare un tipo di trasmissione indipendente da tale coefficiente si
deve rinunciare ad avere un moto relativo di puro rotolamento.
BOZZA 89
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
x Metodo dellinviluppo
Questo metodo consiste nel disegnare le posizioni assunte dal profilo p durante il moto di
rotolamento della polare mobile sulla polare fissa. La curva ottenuta come inviluppo di tutte le
curve p tracciate sar il profilo p cercato.
BOZZA 90
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
x Metodo dellepiciclo
Consideriamo una curva H ed un punto P ad essa solidale e facciamo rotolare la curva H una volta
sulla polare fissa O e una volta sulla polare mobile O. Durante tali moti il punto P descriver due
curve p e p tra loro coniugate.
C1' P1' C1 P1
tale relazione indica che i punti P1 e P1 sono coniugati durante il moto.
Si possono ottenere due profili coniugati anche utilizzando, al posto del punto P, una curva P
solidale alla curva H.
Il metodo dellepiciclo ha la particolarit di poter creare delle famiglie di curve tali che presi due
profili qualunque questi risultano essere fra loro coniugati. Lasserto deriva dal considerare che il
profilo p ricavato unicamente da H e dalla polare fissa, mentre il profilo p ricavato unicamente
da H e dalla polare mobile. Variando O (o O) si ottiene una nuova curva p (o p) ancora coniugata
con p (o p).
BOZZA 91
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 92
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
3. La ruota con un numero infinito di denti (denominata dentiera) ha un superfici dei denti
piane.
Figura 58: Generiche ruote dentate cilindriche a denti dritti, dentatura esterna e
dentatura interna
Prendiamo, come riferimento, la generica ruota dentata cilindrica a denti dritti riportata in figura 58.
La cresta del dente compresa entro una circonferenza, la quale prende il nome di circonferenza
di testa. Oltre a questa sono presenti la circonferenza primitiva, traccia sul piano della ruota
dentata della polare del moto relativo; la circonferenza di base e la circonferenza di piede.
Questultima delimita la parte inferiore del dente ed a questo raccordata. Tutte le circonferenze
sopraccitate sono concentriche. Per maggiore chiarezza si veda la seguente figura 59.
BOZZA 93
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Le superfici laterali del dente prendono il nome di fianco. La circonferenza primitiva divide il
fianco del dente in due porzioni, unesterna alla circonferenza primitiva che prende il nome di
fianco addendum e uninterna alla circonferenza primitiva che prende il nome di fianco dedendum.
Si definisce modulo di una ruota dentata il rapporto tra il diametro primitivo 2R e il numero di denti
z, ovvero:
2R
m
z
Il valore del modulo non pu essere scelto a caso ma deve rientrare in uno dei valori normalizzati
(UNI 4504).
VALORI NORMALIZZATI DEL MODULO
1 1.25 1.5 1.75
2 2.25 2.5 2.75
3 3.25 3.5 3.75
4 4.5
5 5.5
6 6.5
7 8 9 10 11 12 14 16
La norma UNI prevede che siano adottati di preferenza i valori del modulo sottolineati.
Una volta definito il modulo si pu distinguere tra due diversi tipi di proporzionamento:
x Proporzionamento normale: in cui
o a=m
o d = 1.25m
o h = 2.25 m
x Proporzionamento ribassato: in cui
o a = 0.8m
o d=m
o h = 1.8m
BOZZA 94
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 95
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Ma questo equivale a dire che due ruote dentate ingranano fra loro se hanno lo stesso modulo.
Volendo dimostrare lasserto si considerino due ruote dentate (ruota 1 e ruota 2) aventi la prima
passo p1 e la seconda passo p2. Affinch vi sia ingranamento deve risultare:
p1 p 2
ma scrivendo il passo in funzione del modulo si ha:
Sm1 Sm2
semplificando si ottiene infine:
m1 m2
Consideriamo la definizione del rapporto di trasmissione tra due ruote dentate:
R1
W
R2
dove R1 e R2 sono i raggi delle primitive delle ruote. Dalla definizione di passo si pu ricavare la
seguente espressione:
pz
R
2S
Quindi il rapporto di trasmissione pu essere scritto come:
p z1 2S z1
W
2S p z 2 z 2
Ovvero il rapporto di trasmissione direttamente legato al numero di denti delle due ruote dentate.
BOZZA 96
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Durante il moto del punto di contatto dal punto N1 al punto N2, le due primitive V1 e V2 rotolano su
di un arco s, denominato arco di azione. Esiste una relazione tra il passo di una ruota e la lunghezza
dellarco di azione, tale relazione prende il nome di condizione di continuit del moto e si esprime
analiticamente attraverso la relazione:
st p
Dove con p si indicato il passo della ruota dentata. Se non si verificasse tale condizione (ad
esempio risultasse che p > s) vorrebbe dire che in un arco di lunghezza p-s non si avrebbero denti in
presa e quindi il moto della ruota dentata risulterebbe discontinuo, cosa che non accettabile.
Calcoliamo adesso, per via analitica le lunghezze dellarco di azione e dellarco di ingranamento.
Riferendosi alla figura 64, dalle propriet geometriche dellevolvente di cerchio si ha che vale
luguaglianza:
HL N 2 C
Consideriamo adesso le circonferenze di testa e primitiva; esiste una relazione tra gli archi B2C e
HL e i raggi delle circonferenze:
B2 C R1 R1 1
HL U1 R1 cosD cosD
sfruttando luguaglianza scritta in precedenza:
HL N 2C
B2 C
cosD cosD
BOZZA 97
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
la quale risolta porta ad unespressione della variabile in funzione unicamente del raggio della
circonferenza primitiva, delladdendum e dellangolo di pressione.
x N 2C R1 sin D a 2 R1 R1 sin 2 D 2a
Per calcolare anche lespressione della parte di segmento CN1, si deve considerare laltra ruota
ripetendo, in modo del tutto analogo, i ragionamenti fatti in precedenza.
BOZZA 98
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Facciamo lipotesi che la ruota 1 abbia diametro maggiore e che sia realizzata con
proporzionamento normale. Sotto queste condizioni vale la disuguaglianza:
CN 2 CN 1 d CT2 CT1
La condizione pi gravosa per le ruote dentate :
CN 2 d CT2
La quale impone un valore massimo sulladdendum e quindi una condizione minima sul numero di
denti della ruota, infatti
2R
a k m k
z
Quindi, per una data primitiva, se laddendum assume un valore di massimo il numero di denti deve
necessariamente assumere un valore di minimo, dal momento che sono in una relazione di
proporzionalit inversa.
Cerchiamo adesso di ricavare, per via analitica il numero di denti minimo. Riferendoci alla figura
66 , poniamoci in una condizione limite, ovvero vale la relazione:
CN 2 CT2
Figura 66: Costruzione per la determinazione del numero minimo di denti di una ruota
Consideriamo il triangolo N2CO1 , in questo i cateti sono esprimibili attraverso le relazioni:
O1 N 2 a R1
O1C R1
N 2C R2 sin D
Applichiamo il teorema di Carnot si ha:
S
R1 a 2 R12 R22 sin 2 D 2 R1 R2 sin D cos D
2
BOZZA 99
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Come ultimo caso prendiamo in esame lingranamento tra una dentiera e una ruota dentata (in
questo caso : W o f ).
BOZZA 100
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
CT2 R2 sin D
e quindi:
a R2 sin 2 D
Procedendo come nel caso di due ruote, si arriva infine alla relazione cercata:
2k
zt
sin 2 D
Si poteva giungere allo stesso risultato applicando il teorema di de lHopital allespressione del
numero minimo di denti per due ruote.
BOZZA 101
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Dove a0 indica il valore limite delladdendum per il quale non si ha interferenza, d0 indica il valore
limite del dedendum per il quale non si ha interferenza, x indica lo spostamento della dentiera
utensile, sia poi z0 il numero di denti minimo della ruota.
Come visto in precedenza, per una ruota, con proporzionamento normale, che ingrani con una
dentiera vale la relazione:
a 0 R0 sin 2 D
Ricordando la definizione del modulo:
2 R0
m
z0
si pu scrivere:
mz 0
a0 sin 2 D
2
moltiplicando ambo i membri per 1/m si ricava infine la relazione:
a0 z 0
sin 2 D .
m 2
Per le ruote corrette non si avr interferenza se sar verificata la condizione:
a z
d sin 2 D
m 2
sottraendo membro a membro a0 da a si ottiene:
a0 a z 0 z
d sin 2 D
m 2
Per la ruota la differenza a0-a pu essere scritta come:
a0 a x
che porta alla relazione finale:
x z0 z
t sin 2 D
m 2
Questultima relazione permette, nel caso si abbia una ruota con un numero di denti z (con z<z0) di
calcolare lo spostamento x della dentiera utensile per evitare interferenza durante il taglio.
BOZZA 102
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
x Il contatto tra due generici denti graduale: inizia in un punto, continua su dei segmenti e
termina ancora in un punto. Ci implica minori urti e quindi un incremento del rendimento.
x Larco di ingranamento risulta incrementato della quantit l tg E b ; questo porta ad un
l tg E b
aumento dellarco di azione di ; questo porta un vantaggio nella condizione di
cosD
continuit del moto.
BOZZA 104
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 105
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
semplificando si ha:
r
tg E tg E b
U
ricordando che:
U r cosD
si pu scrivere, infine, la relazione cercata:
tg E b
tg E .
cosD
Esiste anche una relazione tra modulo normale (mn) e modulo periferico (m); riferendoci alla figura
73 si pu scrivere:
mn m cosE
BOZZA 106
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
D 1 cos t
D 2 cos t
quindi le primitive del moto relativo sono due coni rotondi di vertice comune O e aventi aperture Z1
e Z2. Si pu quindi pensare di prendere, come superfici coniugate, dei tronchi di cono ottenendo
cos ruote di frizione coniche. Tali ruote di frizione presenteranno per gli stessi inconvenienti visti
nel caso di trasmissione per assi paralleli.
BOZZA 107
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 108
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Il taglio dei denti viene eseguito quasi sempre attraverso metodi per inviluppo: durante il taglio la
ruota utensile (detta anche dentiera utensile) e la ruota in lavorazione ingranano fra loro , vi sono
poi anche i moti di avvicinamento e di taglio.
Uno dei problemi delle dentature rappresentato dalle deformazioni determinate dai trattamenti
termici a cui sottoposto il materiale impiegato nella produzione. Per ovviare il mezzo pi efficace
la rettifica finale dei denti, ma si deve tener presente che questo un procedimento costoso. Un
metodo meno costoso per eliminare le tensioni residue, normalmente utilizzato in campo
automobilistico, la sbarratura. Tale lavorazione viene effettuata prima dei trattamenti termici,
mediante unapposita ruota utensile sbarbatrice la quale asporta un sottilissimo strato superficiale.
Analizziamo ora i principali acciai impiegati nella costruzione delle ruote dentate. Le caratteristiche
che questi devono avere sono:
x Elevata resistenza allusura e alla fatica hertziana (pitting)
x Elevata resistenza alla fatica per flessione alla base dei denti
x Elevata resistenza allurto
x Buona lavorabilit per asportazione di truciolo
x Attitudine ai trattamenti termici superficiali
Le famiglie di acciai comunemente impiegate sono:
x Acciai da cementazione
x Acciai per tempra superficiale
x Acciai da nitrurazione
Tutti e tre questi trattamenti termici producono strati superficiali di elevata durezza, che accrescono
la resistenza allusura.
La cementazione seguita dalla tempra il trattamento pi usato per ottenere la necessaria durezza
superficiale della dentatura. Essa consiste in un arricchimento superficiale di carbonio, per cui dopo
il procedimento di tempra il dente presenta una superficie dura, mantenendo un cuore tenero. Altro
trattamento usato la carbonitrurazione. Gli acciai usati in prevalenza sono:
x Acciai al CrNi
x Acciai al NiCrMo
x Acciai al MNCR
x Acciai al CrMo
Sono per largamente usati anche acciai da bonifica, con trattamento finale di tempra superficiale, il
loro impiego consigliato per ruote di grande diametro, quando i trattamenti di cementazione e
tempra produrrebbero eccessive deformazioni.
Alcuni degli acciai da bonifica utilizzati sono:
x 40NiCrMo3
x 41CrMo4
x C43
x C48
Nel caso si voglia prediligere la resistenza ad usura rispetto alla resistenza a flessione si pu
utilizzare lindurimento per nitrurazione. Questo ottenuto mediante la formazione di uno strato di
nitruri di alluminio, cromo, vanadio e nitruri di ferro.
BOZZA 109
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
La prima cosa da fare cercare un valore dellinterasse ottimale per il funzionamento delle due
ruote. Solitamente tale valore viene determinato per tentativi, noi faremo lipotesi che il valore
ottimale dellinterasse sia:
x i = 100 mm
Una volta noto il valore di i si pu scrivere il seguente sistema nelle incognite R1e R2, raggi delle
due ruote:
R1 R2 i
R1
W
R2
da cui si ricava:
R1 25mm
R2 75mm
BOZZA 110
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
2
z1 t
sin 2 D
e porta a:
z1 t 18
Fissiamo quindi z1=18 e calcoliamo il modulo:
2 R1 2 25
m 2.8mm
z1 18
questo valore del modulo non rientra fra quelli normalizzati, scegliamo quindi il valore
normalizzato che pi si avvicina:
m 2.5mm
Scelto m si ricava il numero dei denti delle due ruote dentate:
2 R1 2 25
z1 20
m 2.5
z1
z2 60
W
Una volta determinate le caratteristiche geometriche delle due ruote passiamo alle verifiche a
flessione ed a usura.
La coppia C1 agente sulla ruota motrice data da:
60
C1 P 25 N m
2Sn
la forza scambiata da due denti scomponibile in una azione radiale F ed in una azione tangenziale
T:
C1
T 1000 N
R1
F T tg D 364 N
Per il calcolo della resistenza a flessione (convenzionalmente si trascurano azioni di taglio e sforzo
normale) si suppone il dente assimilabile ad una trave incastrata con carico a sbalzo, si fa inoltre
lipotesi cautelativa che vi sia una sola coppia di denti in presa.
La formula utilizzata per la verifica la formula di Lewis espressa da:
T d V amm y m b
in cui:
x y detto coefficiente di Lewis e si trova gabellato in funzione del numero di denti e
dellangolo di pressione. Nel nostro caso si ha: y = 0.341
x Vamm la tensione ammissibile del materiale impiegato per realizzare le ruote. Nel nostro
caso scegliamo un acciaio legato da bonifica con un valore della tensione ammissibile pari a
200 N/mm2. Per tener conto del sovraccarico dinamico si introduce un coefficiente di
riduzione della tensione ammissibile, dato da:
A
G
Av
dove:
2Sn m
v R1 3.9
60 s
il valore della velocit periferica della prima ruota; mentre A un coefficiente che pu
essere paria 6 o 3 rispettivamente per ingranaggi precisi o poco precisi. Nel nostro caso
assumiamo A = 6, si ha cos:
G 0.6
BOZZA 111
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 112
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
8. Rotismi
Sono meccanismi formati da ruote dentate e coppie rotoidali, si dividono in:
x Ordinari: se gli assi delle ruote sono fissi rispetto al telaio;
x Epicicloidali: se uno o pi assi sono mobili rispetto al telaio.
Z2 z1
W12
Z1 z2
Z z
W23 3 2
Z2 z3
Z ZZ
W 3 3 2 W12W23
Z1 Z1 Z2
BOZZA 113
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Se gli alberi intermedi portano due ruote (es. b e c), le velocit angolari delle ruote montate sullo
stesso albero sono uguali, quindi:
Z2 Z4 Z6 Z
W ...... n
Z1 Z3 Z5 Z n 1
! e cio W dato dal prodotto dei rapporti di trasmissione delle ruote che ingranano tra loro.
Z 1
3
2
5 4
BOZZA 114
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
3
2
BOZZA 115
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
per determinare Wo , fissiamo il portatreno e valutiamo il rapporto di trasmissione del rotismo reso
z1
ordinario con la ruota 1 movente e la 2 cedente attraverso il numero di denti, W o
z2
! il meno dovuto al fatto che le due ruote ruotano in verso opposto.
Sostituendo Wo si trova il rapporto tra le velocit angolare del satellite e quella del portasatellite:
Z2 z1 z2
Zp z2
Consideriamo ora il rotismo epicicloidale in figura 84.
3 2 3 2
4 4
1 1
Figura 84: Schema del rotismo epicicloidale (sinistra) e del corrispondente rotismo reso
ordinario (destra)
Zp Wo
;
Z1 Wo 1
z1 Zp z1
se fisso il portatreno, W o per cui: .
z3 Z1 z1 z3
Il rapporto di trasmissione del rotismo reso ordinario (sempre in figura 84, stessa catena
cinematica!) con cedente ruota 3 e movente ruota 1 vale in valore assoluto:
z1
Wo
z3
Si pu quindi notare che il rotismo epicicloidale permette di realizzare un rapporto tra cedente e
movente pi piccolo del rotismo ordinario, inoltre nellepicicloidale la ruota a dentatura interna
fissa, quindi risulta una costruzione pi compatta.
I rotismi con due gradi di libert sono in generale dei meccanismi con un movente e due cedenti,
sono chiamati anche rotismi differenziali, come quelli riportati in figura 85.
BOZZA 116
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 117
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Z3 Z1
La ruota 3 tende ad accelerare, la ruota 1 a decelerare ma vale sempre Z p
2
BOZZA 118
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 119
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
1 l 2 c 2 mb c 2 mb
m
P m M m b 2
1 2 #
12 l 6 l 6
2 (3)
mb 2
mGb mb 2 mb
6 3
La biella pu essere anche sostituita da un sistema costituito da due masse mP ed mM,posizionate nei
punti M e P e da un momento di inerzia fittizio11 J0 . Per calcolare i valori delle due masse e del
momento di inerzia impostiamo il seguente sistema:
mP mM mb
(4)
m P a m M b 0
2 2
m P a m M b J 0 J b
Anche in questo caso si tratta di un semplice sistema algebrico di tre equazioni in tre incognite,
dalla cui risoluzione si ottiene:
b
mP mb l
(5)
a
m
M m b
l
0
J J b mb ab
Nel caso in cui la biella possa essere rappresentata per mezzo di un parallelepipedo si ottiene:
b
m P mb l
(6)
a
m
M m b
l
l2
J
0 m b
6
Si osserva che in questo caso il momento di inerzia fittizio J0 risulta negativo.
11
lo definiamo momento di inerzia fittizio nel senso che ad esso non corrisponde una effettiva distribuzione di massa, si
tratta di un parametro di tipo algebrico, che pu assumere anche valore negativo, cosa che non si pu mai verificare per
i momenti dinerzia reali.
BOZZA 120
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
12
Per la dimostrazione dellequazione (8) si rimanda al capitolo sui sistemi articolati
BOZZA 121
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Il primo termine della (15) pu essere considerato insieme allenergia cinetica della
manovella e della massa mM (energia cinetica delle masse rotanti), mentre il secondo pu
essere considerato insieme alla massa del pistone e alla massa mP.
In definitiva, lenergia cinetica del sistema data da:
1 1 O2 2
T
2
2
J m m M r 2 J 0 O2 Z 2 m p m P J 0 2 v p (16)
r
La (1.16) pu essere riscritta mettendo in evidenza il termine dovuto alle masse rotanti e quello
dovuto alle masse alterne:
T Tr Ta (17.1)
1
Tr
2
J m m M r 2 J 0 O2 Z 2 (17.2)
1 O2 (17.3)
Ta m p m P J 0 2 v p 2
2 r
Si osserva che il termine dovuto alle masse rotanti risulta costante se la velocit di rotazione Z
costante.
Riscriviamo la (1.16) esplicitando la velocit angolare della manovella:
2
1 O2 v p 2
T 2 2
J m m M r J 0 O m p m P J 0 2 2 Z
2 r Z
(18)
1 O2 2 2 2
J
m m r 2
J O 2
m
p m J O sin T Z
r 2
M 0 P 0
2
1
>J r J a T @Z 2
2
Avendo indicato con Jr e Ja (che risulta funzione di T ):
Jr
J m m M r 2 J 0 O2 (19.1)
O2
J a T m p m P J 0 2 O2 sin 2 T (19.2)
r
Si osserva che, anche se la velocit angolare della manovella costante, lenergia cinetica non
costante. Questi meccanismi non possono pertanto funzionare a regime assoluto (con energia
cinetica costante), ma solamente a regime periodico.
Scriviamo quindi lequazione di Lagrange, prendendo T come variabile lagrangiana:
d wT wT
M T , t (20)
dt wT wT
Esplicitiamo le derivate a primo membro:
1
w >J r J a T @T 2
d wT d 2 1 >J J T @T
(21.1)
dt wT dt wT 2 r a
wT 1 wJ a T 2
T (21.2)
wT 2 wT
BOZZA 122
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
A secondo membro presente il momento delle forze esterne non conservative, ridotto alla
coordinata lagrangiana T , supponiamo che sul manovellismo agisca una forza F sul pistone (nei
motori alternativi la forza sviluppata dalla combustione nel cilindro) e una coppia resistente W
sulla manovella (Figura 89).
Figura 89: Manovellismo di spinta centrato, forze e coppie agenti sul sistema.
Per ridurre la forza F alla coordinata lagrangiana T ricordiamo che:
Fv p C rid Z
vp
C rid F (22)
Z
vp
Il rapporto pu essere determinato con la costruzione grafica riportata in Figura 90. Per
Z
maggiori dettagli sulla costruzione grafica si rimanda al capitolo sui sistemi articolati.
Figura 90: Manovellismo di spinta centrato, costruzione grafica della velocit del piede
di biella.
BOZZA 123
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Figura 91: Motore alternativo monocilindrico, forze e coppie agenti sul sistema a) forza
nel cilindro e coppia resistente, b) forze che agiscono sul telaio, c)forze che agiscono sul
manovellismo
Le macchine alternative sono caratterizzate da alcuni elementi che si muovono di moto rotatorio (le
manovelle), altre di moto traslatorio alternato (i pistoni) e altri di moto rototraslatorio (le bielle).
Abbiamo visto nei paragrafi precedenti che lenergia cinetica del sistema non costante quando la
velocit angolare della manovella costante e questi sistemi non possono funzionare a regime
assoluto.
Il telaio soggetto a forze caratterizzate da un andamento periodico e che quindi possono generare
vibrazioni potenzialmente in grado di alterare la funzionalit e lintegrit della macchina (possono
provocare, ad esempio, sollecitazioni di fatica).
Obiettivo del BILANCIAMENTO delle macchine alternative quello di ridurre pi possibile
oppure, nella migliore delle ipotesi annullare, le forze di tipo alternativo che dal cinematismo si
scaricano sul telaio.
Un motore si dice quindi bilanciato quando sul telaio non si scaricano forze di tipo periodico dal
cinematismo.
Consideriamo quindi un motore alternativo monocilindrico, funzionante a regime (con velocit Z di
rotazione della manovella costante). Analizziamo le forze che agiscono sul manovellismo (figura 91
c)):
x una forza F esercitata dalla pressione nel cilindro sulla testa del pistone;
BOZZA 124
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 125
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
N PO W J 0 E (39)
Analizziamo in dettaglio la forza alterna, definita nella (30):
Fa m p mP a p
ricordiamo, dallanalisi della cinematica del manovellismo di spinta, che laccelerazione del pistone
pu essere approssimata per mezzo della seguente espressione:
a p rZ 2 cosT O cos 2T (40)
Per cui la forza alterna sar data da:
Fa m p mP rZ 2 cosT O cos 2T (41)
Definiamo quindi la forza alterna del primo ordine:
Fa m p mP rZ 2 cosT (42)
I
BOZZA 126
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
M M
r r
G
O
c
O
G
c
Figura 92: Bilanciamento delle forze rotanti a) sistema non bilanciato: il baricentro
interno al segmento OM b) il sistema bilanciato se il nuovo baricentro G a distanza
mM
c' r da O
mm
La forza rotante pu essere bilanciata inserendo opportuni contrappesi (spesso integrati sullalbero
motore, vedi Figura 93), con una distribuzione di massa tale da soddisfare lequazione (45).
G IC G ID
Questa forza pu essere vista come la risultante di due forze Fa e Fa con modulo pari a:
G IC G ID 1 (46)
Fa Fa m p mP rZ 2
2
rotanti, con velocit pari a Z e -Z rispettivamente intorno ad O (vedi Figura 94) e coincidenti per
T = 0.
BOZZA 127
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
G IC
Figura 94: Scomposizione della forza alterna nella componente rotante Fa e in quella
G ID
controrotante Fa
G IC
La componente rotante Fa pu essere considerata insieme alla forza rotante definita
nellequazione (29) e quindi dimensionando in modo opportuno il contrappeso sullalbero motore.
Per eliminare la componente controrotante occorrerebbe un contrappeso controrotante. Tale
soluzione comporta un albero aggiuntivo, che ruota con velocit opposta a quella dellalbero
motore, incrementando cos la complessit progettuale, gli ingombri e i costi del motore. Nei motori
monocilindrici, soprattutto se di grossa cilindrata (come ad esempio quelli impiegati nelle moto da
enduro), limpiego del contralbero indispensabile, a causa delle elevate masse in gioco.
La forza alterna del secondo ordine ha modulo pari a:
Fa
II
m p mP rZ 2 O cos 2T (43)
G IIC G IID
e pu essere vista come la somma di due forze Fa e Fa con modulo pari a:
G IIC G IID 1 (47)
Fa Fa m p mP rZ 2 O
2
rotanti con velocit pari a 2Z e 2Z .
Il bilanciamento della forza alterna del secondo ordine richiederebbe dei contrappesi su alberi
rotanti a velocit doppia rispetto a quella dellalbero motore. Il suo modulo risulta comunque
limitato rispetto a quello della forza del primo ordine (dato che moltiplicato per O , che assume
valori minori di 1, tipicamente circa 1:2.5). La sua frequenza risulta invece doppia rispetto a quella
della forza del primo ordine.
BOZZA 128
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 129
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
>m @
n
X alt rZ 2 cosT i O cos 2T i (55)
i 1 alt
>m @
n
M yalt rZ 2 cosT i O cos 2T i z i (56)
i 1 alt
In seguito verificheremo che le condizioni che garantiscono il bilanciamento delle forze alterne del
primo ordine automaticamente garantiscono anche il bilanciamento delle forze rotanti.
Affinch anche le forze alterne del primo ordine siano equilibrate necessario che:
n
(57)
i 1 cosT i 0
Affinch anche le forze alterne del secondo ordine siano equilibrate necessario che:
n
(58)
i 1 cos 2T i 0
Affinch anche i momenti generati dalle forze alterne del primo ordine siano equilibrati necessario
che:
n
(59)
i 1 z i cosT i 0
Affinch anche i momenti generati dalle forze alterne del secondo ordine siano equilibrati
necessario che:
n
(60)
i 1 z i cos 2T i 0
Gli sfasamenti tra le manovelle devono essere tali da rendere pi uniforme possibile la coppia
durante tutto larco di un giro. Indichiamo con Gi lo sfasamento delli-esima manovella rispetto alla
prima, in modo da avere:
T i T1 G i
Per un motore a due tempi dovr risultare:
2S 13 2S (61)
G i G i 1 oppure anche G i (i 1) con i 1,2, ", N (N numero dei cilindri)
N N
Mentre per un motore a quattro tempi:
4S 4S (62)
G i G i 1 oppure anche G i (i 1) con i 1,2,", N (N numero dei cilindri)
N N
Le condizioni per il bilanciamento del motore si possono quindi riscrivere in questo modo:
n n n
(63)
i 1 cosT 1 G i cosT1 i 1 cos G i sin T1 i 1 sin G i 0
n n n
cos 2T 1 G i cos 2T 1 i 1 cos 2G i sin 2T 1 i 1 sin 2G i 0 (64)
i 1
n n n
z cosT 1 G i cosT 1 i 1 z i cos G i sin T 1 i 1 z i sin G i 0 (65)
i 1 i
n n n
z cos 2T 1 G i cos 2T 1 i 1 z i cos 2G i sin 2T 1 i 1 z i sin 2G i 0 (66)
i 1 i
Il motore risulta quindi bilanciato se sono soddisfatte le seguenti condizioni:
n
(67)
i 1 cos G i 0
n
(68)
i 1
sin G i 0
n
(69)
i 1
cos 2G i 0
n
(70)
i 1
sin 2G i 0
13
Nella equazione (61), cos come in quella (62) si intende esplicitare la necessit, per motivi di funzionamento
termodinamico e di continuit del moto, che le fasi dei vari cilindri del motore si susseguano con una certa regolarit
(ad es. chiaro che non bene che lo scoppio avvenga simultaneamente in tutti i cilindri). Tuttavia non assolutamente
necessario che lindice i sia collegato alla effettiva disposizione dei cilindri lungo lalbero a camme (ovvero, gli
sfasamenti dei vari manovellismi si calcolano con le (61) o (62), ma poi la disposizione ottimale dei vari cilindri lungo
lalbero a gomiti viene decisa esclusivamente sulla base delle esigenze meccaniche di bilanciamento).
BOZZA 130
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
n
(71)
i 1 i
z cos G i 0
n
(72)
z sin G i
i 1 i
0
n
(73)
i 1 i
z cos 2G i 0
n
(74)
i 1 i
z sin 2G i 0
Si osserva che imponendo lannullamento delle forze alterne del primo ordine (condizioni (67) e
(68) automaticamente si impone anche lannullamento delle forze rotanti. Infatti la componente
lungo x della forza rotante pari a:
n
> @ n
n
X rot i 1 mrot rZ 2 cosT i mrot rZ 2 cosT 1 i 1 cos G i sin T 1 i 1 sin G i (75)
Mentre la componente lungo y delle forze rotanti pari a:
n
> @ n
n
Yrot i 1 mrot rZ 2 sin T i mrot rZ 2 cosT 1 i 1 sin G i sin T 1 i 1 cos G i (76)
Si osserva quindi che se le relazioni (67) (68) sono verificate, automaticamente risulta anche:
X rot 0
Yrot 0
Analizziamo quindi alcuni esempi di motori alternativi monocilindrici.
BOZZA 131
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 132
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 133
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 134
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Figura 98: Motore con tre cilindri a due tempi: disposizione delle manovelle.
Analizziamo le forze alterne del primo ordine:
2 4 3 3
sin G 1 sin G 2 sin G 3 sin 0 sin S sin S 0 0
3 3 2 2
2 4 1 1
cos G 1 cos G 2 cos G 3 cos 0 cos S cos S 1 0
3 3 2 2
Le forze alterne del primo ordine risultano quindi bilanciate.
Analizziamo le forze alterne del secondo ordine:
4 8 3 3
sin 2G 1 sin 2G 2 sin 2G 3 sin 0 sin S sin S 0 0
3 3 2 2
BOZZA 135
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
4 8 1 1
cos 2G 1 cos 2G 2 cos 2G 3 cos 0 cos S cos S 1 0
3 3 2 2
BOZZA 136
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Figura 99: Motore con quattro cilindri a due tempi: disposizione delle manovelle.
Analizziamo le forze alterne del primo ordine:
sin G 1 sin G 2 sin G 3 sin G 4 0
cos G 1 cos G 2 cos G 3 cos G 4 0
BOZZA 137
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 138
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Figura 100: Motore con quattro cilindri a quattro tempi: disposizione delle manovelle.
Analizziamo le forze alterne del primo ordine:
sin G 1 sin G 2 sin G 3 sin G 4 0
cos G 1 cos G 2 cos G 3 cos G 4 0
Le forze alterne del primo ordine risultano quindi bilanciate.
Analizziamo le forze alterne del secondo ordine:
sin 2G 1 sin 2G 2 sin 2G 3 sin 2G 4 0
cos 2G 1 cos 2G 2 cos 2G 3 cos 2G 4 z 0
BOZZA 139
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Osservazione:
E immediato verificare che nei motori in cui il piano medio risulta piano di simmetria (motore con
due cilindri a quattro tempi, motore con quattro cilindri a quattro tempi) i momenti delle forze
alterne, sia del primo che del secondo ordine si annullano.
Esercizio proposto
Esercizio proposto
14
Le equazioni differenziali che regolano la dinamica del sistema saranno del tipo Ax(t ) Bx (t ) Cx (t ) f (t ) con
A, B e C costanti e f(t) funzione nota. La soluzione dellequazione differenziale la funzione incognita x(t).
BOZZA 140
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
x Il comportamento a regime del sistema viceversa quella parte del comportamento che non
si estingue (ed anzi rimane inalterata se la forzante periodica) finch la forzante non cessi
oppure vari il suo contributo.
Per quanto riguarda le azioni forzanti, ci si riferir sempre a forzanti di tipo armonico15 in quanto,
come gi visto nel modulo di analisi armonica, tutte le funzioni di interesse tecnico (forzanti
periodiche e transitorie) possono essere espresse in termini di sommatorie o integrali di funzioni
armoniche. Poich inoltre le equazioni sono esclusivamente lineari, possibile sfruttare il principio
di sovrapposizione degli effetti, per cui lo studio esclusivo di tale tipo di funzione forzante non
risulta riduttivo. Nel caso di una forzante non armonica, si scompone quindi la forzante stessa nelle
sue componenti armoniche (f1, f2,.., fi) e si trovano le soluzioni delle equazioni del sistema
sottoposto alle singole componenti armoniche (x1, x2,.., xi); la soluzione generale la somma
delle soluzioni del sistema sottoposto alle singole componenti armoniche x=x1+x2+..+xi.
Nel caso in cui le equazioni differenziali non fossero lineari, per la conoscenza completa del
comportamento del sistema, necessario fare ricorso a tecniche pi avanzate. Tuttavia, per ottenere
una prima stima del comportamento del sistema, potrebbe essere utile effettuare una linearizzazione
del sistema attraverso lo sviluppo in serie di Taylor arrestato al primo termine. Il comportamento
del sistema linearizzato sar tanto pi simile a quello del sistema originale (non lineare), quanto pi
piccola sar lentit degli spostamenti nellintorno della posizione di equilibrio.
15
Per indicare una funzione armonica, si far da qui in poi riferimento alla notazione esponenziale gi introdotta nel
modulo di Analisi Armonica. Lintroduzione della notazione esponenziale, e quindi dei numeri complessi, semplifica
notevolmente la risoluzione delle equazioni differenziali, inoltre sottoporre il sistema alla forzante f0=Acos(Zt), del
tutto equivalente (e quindi fornisce la medesima soluzione, sia i termini di ampiezza che di fase) a sottoporre il sistema
alla forzante f0= AeLZt.
16
Se il moto non puramente traslatorio questa equazione ancora valida, ma descrive esclusivamente il moto del
baricentro del corpo. Per lo studio completo del moto del corpo necessario introdurre altre equazioni che permettono
di descrivere il moto di rotazione del corpo attorno al suo baricentro.
17
In pratica il Principio si sintetizza nel fatto di poter utilizzare anche per la dinamica le stesse leggi della statica,
avendo la cura di introdurre le cosiddette azioni di inerzia o forze apparenti.
BOZZA 141
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
x0 x
x(t)
Fel
x0 x
x(t)
BOZZA 142
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Tuttavia, se si prende la posizione di equilibrio (statico) come origine del sistema di riferimento,
allora x0=0, e quindi si ottiene la pi classica forma:
Fel=-kx.18
Va tuttavia rimarcato che in questo caso (diversamente da quanto scritto in precedenza), la variabile
x(t) rappresenta lo spostamento del corpo rispetto alla posizione di equilibrio, e non pi
semplicemente la posizione del corpo rispetto ad un riferimento qualsiasi.
Il caso pi comune di forza elastica quello della forza sviluppata da una molla a spirale (a patto
che non sia n troppo compressa n troppo allungata). E proprio da questo componente che trae
origine il simbolo grafico convenzionale per tale tipo di forze.
A B
Da quanto detto in precedenza risulta chiaro che la forza sviluppata da un tale elemento
proporzionale tramite la costante di elasticit k (N/m) alla distanza tra gli estremi indicati con le
lettere A e B.
x
xB B
B
xB
xB B
x0 x0 x0
A A
xA A xA xA
O
Molla a riposo Molla compressa Molla tesa
La molla possiede una propria lunghezza a riposo indicata in questo caso con x0. Le forze generate
dalla molla e scambiate con i corpi ad essa connessi in corrispondenza degli estremi hanno versi
opposti a seconda che la distanza tra gli estremi A e B sia superiore (molla tesa) o inferiore (molla
compressa) alla lunghezza a riposo.
E facile verificare che la forza scambiata in corrispondenza dellestremo B varr:
Fel B=-k(xB-xA-x0).
Poich inoltre si gi detto che le componenti costanti non influenzano la dinamica del sistema,
solo per quello che riguarda il comportamento dinamico, anche possibile scrivere:
Fel B=-k(xB-xA).
Inoltre solo nel caso in cui lestremo A sia fisso (xA costante) possibile scrivere
Fel B=-k xB.
Soltanto nel caso in cui con s si intenda la deformazione della molla rispetto alle sue condizioni a
riposo, sempre possibile indicare la forza elastica di una molla tramite:
18
In ogni caso si gi detto come le forze costanti (o le componenti costanti delle forze) non determinano variazioni del
comportamento dinamico del sistema, ma solo della sua posizione di equilibrio. Se si osserva quindi la forma pi
completa della forza elastica Fel(t)=-k(x(t)-x0), si ha anche che Fel(t)=-k x(t)+ k x0. La seconda parte delle forza elastica
(k x0) risulta quindi costante e pu essere trascurata se interessa esclusivamente lanalisi del comportamento dinamico
del sistema. Se viceversa interessa anche la determinazione della posizione di equilibrio, anche la parte costante deve
essere considerata.
BOZZA 143
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Fel B=-k s.
E infine utile ricordare che una forza elastica anche conservativa: per deformare la molla
necessario compiere lavoro (fornire energia) che viene accumulata come energia potenziale (di
deformazione). Tale energia pu essere trasformata in energia cinetica (durante il moto) e viene
restituita integralmente se si riporta la molla alla sua lunghezza di riposo in condizioni di velocit
nulla.
A B
Poich anche tale forza tende ad opporsi alla variazione della velocit di deformazione, ed in
analogia a quanto gi detto per la forza elastica, se si indica con s la distanza tra gli occhielli A e B
dello smorzatore, la forza di smorzamento viscoso vale quindi
Fsm vis -c s ,
oppure anche
Fsm vis -c(v B - v A ) -c(x B - x A ) .
Se locchiello A fisso, e se si indica con x la posizione dellocchiello B, la forza che lo smorzatore
applica al corpo adiacente in corrispondenza dellocchiello B vale:
Fsm vis B -c x .
Se si fa lipotesi di spostamenti armonici del tipo x=x0 eiZt, si ha allora:
x
i x0 e iZt .
Poich inoltre anche i=eiS e (-1)=eiS,
x
i x0 e iZt
e iS / 2 x 0 e iZt x0 e i Zt S / 2 ;
quindi
Fsm vis B -c x0 e i Zt S / 2 e iS c x0 e i Zt S / 2 c x0 e i Zt 3 / 2S c x0 e i Zt S / 2 ;
BOZZA 144
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
da cui si osserva che la forza di smorzamento viscoso sfasata di 3/2S (ovvero anche di S/2 in
ritardo), e quindi in quadratura rispetto agli spostamenti.
Si osservi inoltre che a parit di ampiezza di spostamenti (a parit di x0), la forza smorzante
aumenta linearmente con la pulsazione degli spostamenti stessi.
Se quindi il sistema compie vibrazioni caratterizzate da frequenze molto basse (spostamenti quasi-
statici), a volte pu anche essere accettabile trascurare tali forze. Se viceversa gli spostamenti sono
caratterizzati da frequenze piuttosto elevate, non considerare tali forze pu portare ad errori del tutto
inaccettabili.
Si aggiunge infine che non possibile definire un limite unico per differenziare le frequenze alte
o basse: il tutto dipende dallinsieme delle caratteristiche del sistema, tra cui massa e rigidezza.
c k
Un corpo rigido di massa m collegato a un basamento fisso tramite una molla di costante di
rigidezza k e uno smorzatore viscoso di costante c. Il corpo rigido pu solo compiere traslazioni
nella direzione verticale per cui, per descriverne il moto, si sceglie di utilizzare un sistema di
riferimento inerziale monoassiale x, rivolto verso lalto, e con origine in corrispondenza del
baricentro del corpo nella posizione di equilibrio del sistema, supposta nota.
In questo caso, poich non sono presenti forzanti e uno degli estremi sia dello smorzatore che della
molla sono fissi (al basamento), lequazione che regola le vibrazioni del sistema :
mx kx cx , ovvero mx cx kx 0 .
Prima osservazione: chiaro che la soluzione x(t)=0 soddisfa lequazione differenziale, il che
giustifica il fatto, noto a tutti, che un corpo non sottoposto ad alcuna forzante pu rimanere fermo
nella sua posizione di equilibrio.
Tuttavia vedremo che questa non lunica soluzione possibile, in quanto non detto che allistante
iniziale (per t=0) il corpo si trovi nella posizione di equilibrio (x=0) e con velocit nulla ( x 0 ). Se
infatti la posizione iniziale oppure la velocit sono non nulle, evidente che il sistema si muover,
tendendo peraltro a ritornare sempre nella sua posizione di equilibrio.
BOZZA 145
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Il modo con cui il sistema, ovvero il corpo di massa m, cercher di ritornare nella sua posizione di
equilibrio, sar completamente individuato attraverso lo studio dellequazione differenziale lineare
mx cx kx 0 .
Seconda osservazione: qualora il sistema di riferimento non avesse origine in corrispondenza del
baricentro bel corpo rigido, e qualora la posizione di equilibrio statico del sistema (sotto lazione del
solo peso) non fosse a priori nota, le equazioni del sistema ed il relativo schema potrebbero essere le
seguenti:
c k
mx cx k ( x x0 ) mg
con x0 lunghezza a riposo della molla e g accelerazione di gravit.
Con una piccola trasformazione algebrica si ottiene la seguente equazione:
mx cx kx mg kx0 ,
il cui primo membro esattamente identico alla equazione precedente, mentre a secondo membro
lequazione presenta un termine forzante costante. E noto a tutti che la soluzione di una equazione
differenziale completa sostituita dalla somma delle infinite soluzioni della equazione omogenea
( mx cx kx 0 ), la stessa che si sarebbe dovuta risolvere con il sistema di riferimento
baricentrico e trascurando la forza peso), con una unica soluzione dellequazione completa
( mx cx kx mg kx0 ).
E altres evidente che la soluzione
mg
x(t) x0 costante
k
soddisfa perfettamente lequazione differenziale (si osservi che se x(t)=costante allora x x 0 ).
Da ci si evince che, considerando un sistema di riferimento generico e non trascurando la forza
peso (e come questa, tutte le forze costanti), si ottengono le stesse soluzioni che avremmo potuto
trovare con un riferimento baricentrico e trascurando la forza peso, a meno di una costante additiva.
Tale termine costante (un termine che quindi non viene generalmente tenuto in considerazione nello
studio dinamico del sistema), altro non che la posizione di equilibrio del sistema sottoposto alla
forza peso. In pratica tale termine ci dice che le vibrazioni del punto in cui si connettono massa e
molla, avverranno nellintorno si una posizione posta di mg/k metri al di sotto della posizione in cui
si troverebbe lo stesso punto della molla in condizioni di assenza di peso (in condizioni di riposo).
La grandezza mg/k viene generalmente indicata come deflessione statica della molla. Tale
grandezza si pu trovare ancor pi facilmente facendo riferimento alle equazioni della statica
applicate alla molla, per cui devono farsi equilibrio la forza elastica generata dalla molla e la forza
peso agente sulla stessa (kx=mg da cui x=mg/k).
BOZZA 146
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
19
In effetti se lequazione caratteristica ha una soluzione doppia (O=O1=O2), la soluzione generale una combinazione
delle due funzioni x1 e Ot e x 2 te Ot .
BOZZA 147
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
20
Vedi modulo di Analisi Armonica.
BOZZA 148
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
10
Posizione (m) 2
-
2
-
4
-
6
-
8
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Tempo (s)
Dalla forma matematica della soluzione si possono quindi trarre le seguenti conclusioni:
x Il moto libero un moto oscillatorio smorzato;
c
t
2m
x Lampiezza delle oscillazioni, determinata dal termine X 0 e , decrescente con il
tempo in dipendenza dalla massa e dallo smorzamento del sistema. Poich lampiezza tende
a zero con il tempo, si evince che il sistema compie oscillazioni smorzate (che diminuiscono
di ampiezza con il tempo) nellintorno della posizione di equilibrio;
x Mentre lampiezza e la fase delle oscillazioni dipendono dalle condizioni iniziali, la
pulsazione del moto libero una costante dipendente unicamente dalle caratteristiche del
sistema. Essa prende il nome di pulsazione propria del sistema:
1 4mk c2 k c2 k c2 m k c2
Zp 4mk c 2 1 1 .
2m 4m 2 4m 2 m 4m 2 m 4m 2 k m 4km
Si osservi appena che evidente che la soluzione per cui X0=0 (derivante dal caso in cui A=B=0)
soddisfa lequazione; questa soluzione, detta soluzione banale, ci conferma il fatto, di comune
esperienza, che un sistema non sottoposto a forze pu rimanere fermo.
21
In effetti la pulsazione naturale Zn non rigorosamente adimensionale (ha dimensioni dellinverso di un tempo), ma
tale denominazione ha una origine puramente storica.
BOZZA 149
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
pulsazione propria (e anche alla pulsazione di risonanza, che verr introdotta nel seguito) di un
sistema simile a quello preso in esame, ma privo di smorzamento (c=0).
Il fattore di smorzamento viscoso, come risulta evidente dalla stessa definizione, un numero puro
che indica il rapporto tra lo smorzamento effettivamente presente nel sistema, e quello critico. Se si
ricorda il significato dello smorzamento critico, si evince che solo sistemi caratterizzati da un
fattore di smorzamento viscoso minore di 1, sono caratterizzati da un comportamento libero di tipo
oscillante.
Introducendo tali parametri (che sono apparentemente complessi, ma caratterizzano completamente
il moto libero del sistema al pari delle costanti m, k e c, con il vantaggio di essere solo 2 invece di
3), la soluzione del moto libero del sistema pu essere riscritta come:
x(t )
X 0 e [Z nt sin Z n 1 [ 2 t M ;
e quindi la pulsazione propria varr:
1 k c2
Zp 4mk c 2 1 Zn 1[ 2 .
2m m 4km
Dalla precedente si pu anche notare, come gi anticipato in precedenza, che qualora il sistema sia
privo di smorzamento (se c=0, allora anche [=0), i valori numerici della pulsazione propria e della
pulsazione naturale coincidono22.
Sempre nel caso in cui il sistema fosse privo di smorzamento, allora la soluzione del moto libero del
sistema :
x(t ) X 0 sin Z n t M ,
da cui si ritrova il fatto che, in assenza di forze smorzanti, un sistema spostato dalla sua posizione di
equilibrio continuer a vibrare allinfinito attorno a tale posizione, con vibrazioni ad ampiezza e
frequenza rigidamente costanti.
Smorzamento [=0.1 Smorzamento [=0.5
1.5 1.5
1 1
0.5 0.5
0 0
-0.5 -0.5
-1 -1
-1.5 -1.5
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Spostamento
22
Coincidono solo i valori numerici, ma non il significato: la pulsazione propria una grandezza che caratterizza
completamente il moto libero del sistema ( lunica pulsazione a cui il sistema pu vibrare). La pulsazione naturale
invece solo un valore numerico.
BOZZA 150
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
8 2
6 1
4
0
2
-1
0
-2
-2
-3
-4
-4
-6
-8 -5
-10 -6
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Velocit
8 2
6 1
4
0
2
-1
0
-2
-2
-3
-4
-4
-6
-8 -5
-10 -6
-0.8 -0.6 -0.4 -0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 -0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2
Diagramma spostamento-velocit
23
In realt la presenza dellesponenziale negativa comporta uno spostamento dei massimi verso sinistra, rispetto
allistante in cui il seno assume il valore unitario. Tuttavia tale spostamento quasi sempre di entit trascurabile, ed
tanto pi piccolo quanto minore lo smorzamento del sistema.
BOZZA 151
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
24
Sistemi meccanici con fattori di smorzamento pari a 0.2-0.3, sono di solito considerati notevolmente smorzati. Anche
in questi casi comunque tale approssimazione ampiamente giustificata infatti:
per [=0.2 1[ 2 1 0 .2 2 1 0.04 0.96 0.9798 (errore del 2.02 %)
per [=0.3 1[ 2 1 0 .3 2 1 0.09 0.91 0.9539 (errore del 4.61 %)
BOZZA 152
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
10
4
Posizione (m)
-2
-4
-6
-8
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Tempo (s)
c k
Un corpo rigido di massa m collegato a un basamento fisso tramite una molla di costante di
rigidezza k e uno smorzatore viscoso di costante c. Il corpo rigido pu solo compiere traslazioni
nella direzione verticale e si sceglie di utilizzare un sistema di riferimento inerziale monoassiale x,
rivolto verso lalto, e con origine in corrispondenza del baricentro del corpo nella posizione di
equilibrio del sistema.
In questo caso presente una forzante armonica che supporremo di pulsazione generica Z e
ampiezza generica F0 A seconda che si vogliano utilizzare i numeri complessi (la notazione
esponenziale) oppure ci si voglia limitare ai numeri reali, la forzante pu essere espressa nelle due
forme seguenti:
F(t)=F0cos(Z t);
F(t)=F0eiZt.
In ogni caso, poich il basamento fisso, lequazione che regola le vibrazioni del sistema :
mx kx cx F (t ) , ovvero mx cx kx F (t ) .
BOZZA 153
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
E noto comunque che tutte le soluzioni di una equazione differenziale completa si ottengono
sommando a tutte le soluzioni dellequazione omogenea associata, una qualsiasi soluzione della
equazione completa.
Per quanto concerne lequazione omogenea associata, ovvero:
mx cx kx 0 ,
le sue soluzioni sono gi state studiate in precedenza, laddove si ricercato il comportamento libero
del sistema. In tale occasione si visto che le vibrazioni che soddisfano la precedente equazione
sono smorzate; queste quindi (ad eccezione del caso in cui non vi sia alcuno smorzamento), in un
tempo pi o meno lungo tendono ad annullarsi. E proprio per tale motivo che tale parte della
soluzione del sistema forzato viene chiamata soluzione di transitorio, o pi semplicemente
transitorio.
Da quanto detto in precedenza si ha che nei primi istanti del moto del sistema,le vibrazioni sono
ottenibili come somma del transitorio e della soluzione particolare. Con il passare del tempo il
transitorio tende ad estinguersi, e quindi dopo un certo periodo (in dipendenza dallo smorzamento)
le vibrazioni forzate sono costituite esclusivamente dalla soluzione particolare. Tale soluzione
permarr inalterata, senza estinguersi, finch non intervengano variazioni della forzante. Per tali
motivi la soluzione particolare dellequazione di moto costituisce il comportamento a regime del
sistema.
10 10 15
8
8
6
Transitorio 6
Regime 10
4
4
2
+ 2
5
0 0
0
-2
-2
-4
= -5
-4
-6
-6
-8
Risposta -10
-8
0 5 10 15
-10
0 5 10 15
completa -15
0 5 10 15
Da adesso in poi quando si parler di comportamento forzato, si far implicito riferimento al solo al
comportamento a regime. Tuttavia deve sempre essere tenuto in mente la sottile differenza
concettuale tra queste due espressioni, che si pu evidenziare - anche in maniera eclatante nei
primi istanti di moto del sistema.
10.7.1. Moto forzato del sistema senza lutilizzo dei numeri complessi
Per far comprendere lutilit dellutilizzo della notazione complessa (fasoriale), si ritiene
interessante mostrare i passi che dovrebbero essere compiuti per risolvere con il metodo classico la
semplice equazione differenziale ordinaria, del secondo ordine, che regola il moto forzato di un
sistema ad 1 GdL con smorzamento viscoso.
Lequazione dunque:
mx cx kx F0 cos(Zt ) .
E noto che se una funzione x(t) effettivamente una soluzione dellequazione differenziale, questa,
introdotta nellequazione stessa insieme alle sue derivate, deve dar luogo ad una identit.
Poich la forzante una funzione armonica con pulsazione Z, anche sfruttando le propriet di
linearit del sistema, facile comprendere come si possa ragionevolmente supporre che anche le
vibrazioni del sistema saranno armoniche alla medesima frequenza, ma probabilmente sfasate
rispetto alla forzante a causa della presenza dello smorzamento.
Quindi non resta che verificare le condizioni per cui una funzione x(t)=X0cos(Zt+I) risulti
effettivamente soluzione della equazione differenziale. Sulla base di queste considerazioni sar
possibile determinare lampiezza delle vibrazioni e lo sfasamento rispetto alla forzante, ovvero le 2
costanti X0 e I.
In ogni caso, se x(t)=X0cos(Zt+I) fosse effettivamente soluzione del sistema, risulterebbero anche:
x (t) X 0 sin( Z t I ) ;
BOZZA 154
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
x(t) 2 X 0 cos(Zt I ) .
Inserendo e precedenti allinterno dellequazione differenziale si ha quindi:
m Z 2 X 0 cos(Zt I c ( ZX 0 sin(Zt I ) k X 0 cos(Zt I F0 cos(Zt ;
ovvero
X 0 (Z 2 m k ) cos(Zt I Zc sin(Zt I F0 cos(Zt .
E a questo punto necessario investigare le condizioni su X0 e I che rendono la precedente
equazione verificata in ogni istante.
Per fare ci necessario ricorrere alle formule che esprimono il seno e coseno della somma degli
angoli in funzione degli angoli stessi:
cos (Zt I cos (Zt cos (I sin (Zt sin (I ;
sin (Zt I sin (Zt cos (I cos (Zt sin (I .
Da queste si ottiene:
(Z 2 m k ) cos (Zt cos (I sin (Zt sin (I Zc sin(Zt cos (I cos (Zt sin(I
F0
cos (Zt ;
X0
ovvero:
F0
2
( Z m k ) cos (I Zc sin(I
X
2
> @
cos (Zt ( Z m k ) sin (I Zc cos (I sin(Zt 0.
0
BOZZA 155
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
2 Z 2c 2 F0 F0 (Z 2 m k )
(Z m k ) (Z 2 m k ) cos (I X0
cos (I
X 0 (Z 2 m k ) Z 2 c 2 .
Sfruttando la precedente, da sola o associata a quella individuata in precedenza (la formula con il
coseno potrebbe essere utilizzata solo per scegliere il segno di I), possibile determinare
completamente modulo e fase delle vibrazioni del sistema.
BOZZA 156
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Se si suppone nulla la fase della forzante (e quindi F0 un numero reale positivo), si ha che |F0|=F0
e fase(F0)=0 , quindi le precedenti, ricavate con molta pi facilit rispetto al caso in cui si sono
utilizzati i soli numeri reali, forniscono gli stessi risultati trovati in precedenza.
10.8. Ricettanza
Da quanto visto sopra si potuto dimostrare che, note le caratteristiche del sistema (m, k e c), e note
anche quelle della forza armonica (F0 e Z), possibile trovare ampiezza e fase delle vibrazioni
forzate (nella fase di comportamento a regime) tramite la seguente relazione:
1
X0 F0 .
(k m 2 ) ic
Dividendo entrambi i membri della precedente relazione per F0 possibile ottenere una funzione
complessa della variabile reale Z che riveste una notevole importanza nello studio dei sistemi
vibranti. Tale funzione, che rientra nella categoria pi generale delle Funzioni di Risposta in
Frequenza (FRFs - Frequency Response Functions) o anche delle Funzioni di Trasferimento (TFs -
Transfer Functions), viene generalmente indicata con il simbolo D(Z) e prende il nome di
Ricettanza del sistema:
X0 1
D (Z ) (Z ) .
F0 (k mZ 2 ) icZ
Il significato fisico della ricettanza appare subito ovvio, infatti se si pensa di imporre al sistema
vibrante una forzante armonica, di pulsazione generica Z e di modulo unitario (F0=1), il modulo e
la fase delle vibrazioni che ne conseguono nella fase di regime sono rappresentate infatti dalla
ricettanza stessa.
Lutilit della ricettanza ancora pi evidente in quanto, sfruttando anche le propriet di linearit,
se sul sistema agisce una forza armonica di ampiezza F0 e di pulsazione Z note, la ricettanza ci
consente di trovare immediatamente la soluzione a regime del sistema, senza risolvere alcuna
equazione differenziale.
Lampiezza delle vibrazioni risultanti sar pari a F0 volte lampiezza della funzione di ricettanza
calcolata in Z. Il modulo della ricettanza corrisponde infatti allampiezza delle vibrazioni se la
forzante fosse unitaria, poich quindi la forza effettivamente agente sul sistema F0 volte quella
unitaria, anche le vibrazioni che ne conseguono sono F0 volte quelle calcolate tramite la Ricettanza.
La fase delle vibrazioni inoltre sar semplicemente la fase della funzione di ricettanza calcolata in
Z.
E tutto ci qualunque siano F0 e Z.
Inoltre, sfruttando in maniera pi completa le propriet di linearit del sistema, se la forzante F(t)
di tipo generico (non necessariamente armonica), indicando con F0(Z) la sua Trasformata di Fourier
(o meglio, il suo contenuto in frequenza), allora si ha che effettuando semplicemente il prodotto tra
la ricettanza e il contenuto in frequenza della forzante, si ottiene direttamente il contenuto in
frequenza delle vibrazioni risultanti. In parole povere:
X 0 (Z ) D (Z ) F0 (Z ) .
Questa semplice operazione in generale pi che sufficiente ad un ingegnere per verificare la
confacenza della risposta di un sistema meccanico alle specifiche di progetto. Se per interessasse
la determinazione esatta dellandamento temporale delle vibrazioni del sistema sottoposto alla forza
generica F(t), una volta ottenuto il contenuto in frequenza completo delle vibrazioni (in termini di
modulo e fase, visto che X0(Z) una funzione complessa), sufficiente effettuare lAntiTrasformata
di Fourier26 per ottenere il risultato desiderato:
26
Vedi modulo di Analisi Armonica.
BOZZA 157
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
1
F ( AntiTrasformata di Fourier )
X 0 (Z ) o x(t ) .
Della ricettanza possibile dare una formulazione che coinvolge i parametri dimensionali gi
precedentemente introdotti. Dividendo numeratore e denominatore per lo stesso numero k, si ottiene
infatti con facili passaggi algebrici:
1
X0 k 1 1
D (Z ) (Z )
F0 m 2 c k Z2 Z .
1 Z i Z 1 2 i 2[
k k Zn Zn
In pratica quindi la risposta del sistema dipende dalla rigidezza, dal fattore di smorzamento viscoso,
e dal rapporto tra la pulsazione della forzante e la pulsazione naturale (Z/Zn).
2
-2
Parte immaginaria
Parte reale
-4
-1
-2
-3 -6
-1 0 1 2 -1 0 1 2
10 10 10 10 10 10 10 10
Pulsazione (rad/s) Pulsazione (rad/s)
Tale rappresentazione per assai di rado utilizzata in campo ingegneristico. Di solito si preferisce
infatti rappresentare la ricettanza (e tutte le altra FRFs) plottandone su due grafici sovrapposti il
modulo e la fase. Se poi si sceglie di rappresentare la variabile indipendente in scala logaritmica (in
base 10) e il modulo della ricettanza in scala Decibel (dB in pratica un logaritmo in base 1/20),
allora tale rappresentazione viene detta Diagramma di Bode.
BOZZA 158
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
-60 0
-20
-70
-40
-80 -60
Modulo (dB)
Fase (deg)
-80
-90
-100
-100 -120
-140
-110
-160
-120 -180
-1 0 1 2 -1 0 1 2
10 10 10 10 10 10 10 10
Pulsazione (rad/s) Pulsazione (rad/s)
In alcuni testi pi datati, sfruttando la notazione con i parametri dimensionali, e ponendo some
variabile indipendente il rapporto (Z/Zn), si trovano degli interessanti Diagrammi di Bode della
ricettanza (diagrammata a meno del fattore moltiplicativo 1/k). Questi grafici, sono interessanti
perch ci mostrano come a meno della costante 1/k, e in funzione del rapporto (Z/Zn), tutti i
Diagrammi di Bode della ricettanza di tutti i sistemi con 1 GdL e smorzamento viscoso, dipendono
unicamente dal parametro di smorzamento viscoso.
In teoria quindi basta sapere la rigidezza del sistema, il suo smorzamento (adimensionale) ed avere
sotto mano un unico Diagramma di Bode, per poter risolvere con un semplice righello e una
calcolatrice un qualsiasi problema di dinamica di sistemi con un solo grado di libert.
Ai tempi moderni la notevole diffusione degli strumenti informatici e di software specializzato
permette di poter rapidamente tracciate il diagramma di Bode specifico per ogni possibile sistema
meccanico (in Matlab basta una sola istruzione), ma questi diagrammi rivestono ancora una
notevole importanza didattica.
BOZZA 159
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
BOZZA 160
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
x
m
x-y
c k
y=Y0e iZ t
Per dimensionare uno strumento sismico affinch funzioni da sismografo si avr che lingresso del
sistema sar lo spostamento del basamento y, mentre luscita sar il grafico su carta (x-y). Come
spostamenti si considerano solo funzioni armoniche, in quanto comunque possibile scomporre il
generico tipo di spostamento in somme o integrali di spostamenti armonici, e sfruttando le propriet
di linearit del sistema trovare cos la soluzione.
BOZZA 161
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Per determinare le equazioni di moto del sistema, poich il basamento si muove, basta osservare che
le forze esercitate da molla e smorzatore dipendono dalla loro deformazione (x-y) e velocit di
deformazione (x-y ) . Si ha quindi che:
mx k x-y c x-y ;
Si noti che, anche in questo caso lequazione lineare.
Da quanto detto in precedenza si dovr verificare quando la seguente relazione:
I0 I 0 e i Zt i (t ) y (t ) Y0 e iZt Y0 Y0
(Z ) e i Zt (Z ) .
U0 U 0e iZ t
u (t ) x y (t ) iZ t
X 0 (Z )e Y0 e iZ t
X 0 (Z ) Y0 X 0 Y0
Si ha infatti che se y(t)=i(t) una funzione armonica di pulsazione Z, per la linearit del sistema
anche x(t) dovr essere armonica alla stessa frequenza (lampiezza delle oscillazioni assolute della
massa naturalmente sar funzione della pulsazione Z), e cos pure luscita u(t), essendo somma di
due funzioni armoniche alla medesima frequenza.
Inserendo nellequazione di moto le ipotesi sugli spostamenti si ha che:
Z 2 mX 0 e iZ t k X 0 -Y 0 e iZ t ic Z X 0 -Y 0 e iZ t ;
da cui si ha che la relazione seguente deve sempre essere verificata:
Z 2 mX 0 icZ X 0 -Y0 k X 0 -Y0 0 .
Ma dalle precedenti risulta anche:
Y0 I 0 , U 0 X 0 Y0 o X 0 U 0 Y0 ,
per cui la precedente relazione si pu riscrivere come segue:
Z 2 mU 0 I 0 icZU 0 kU 0 0.
Da cui seguono direttamente:
Z 2 mU 0 icZU 0 kU 0 Z 2 mI 0 ;
U0 Z 2m I0 k Z 2 m icZ
(Z ) 2 e (Z ) .
I0 Z m icZ k U 0 Z 2m
Da questa relazione discende immediatamente che il rapporto tra ingresso e uscita dello strumento
sismico non pu mai essere costante, ma si rivela una funzione della pulsazione Z. Se quindi uno
strumento cos fatto non pu essere un perfetto strumento di misura, possibile trovare un campo di
frequenze per cui il sistema si comporti praticamente come tale (con errori massimi controllabili, ad
es. 1-2% della lettura). Inoltre, con la conoscenza delle precedenti relazioni, anche possibile
adattare tale intervallo di frequenze, che viene detto campo di linearit dello strumento, alle
esigenze della specifica operazione di misura.
In ogni caso, per fare si che uno dei precedenti rapporti (ad es. il primo) sia pressoch costante,
necessario che il numeratore risulti dello stesso ordine del denominatore. Daltra parte il numeratore
del rapporto U0/I0 evidentemente del secondo ordine, e nessuna manipolazione algebrica potr
cambiare tale fatto. Per quanto riguarda il denominatore, esso invece la somma di 3 termini: del
secondo e primo ordine rispetto alla pulsazione, e un termine costante. Se il termine del secondo
ordine fosse dominante rispetto agli altri due, allora anche il denominatore sarebbe, senza
commettere errori troppo elevati, assimilabile ad un termine del secondo ordine, per cui si avrebbe:
U0 Z 2m Z 2m
se Z m>>cZ e Z m>>k o
2 2 (Z ) # 1 .
I0 Z 2 m icZ k Z 2 m
Daltronde le precedenti condizioni si esplicitano anche in:
k
Z 2 m !! k o Z 2 !! Z n2 ;
m
BOZZA 162
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
ovvero tale condizione equivale a dire che lo strumento si comporta bene come sismografo se le
pulsazioni caratteristiche degli spostamenti del terreno sono molto maggiori della pulsazione
naturale del sistema. Inoltre, se lobiettivo di abbassare al massimo tale limite, opportuno
costruire un sismografo con bassa rigidezza e una grande massa.
Laltra condizione (Z2m>>cZ ) pu essere molto bene soddisfatta se si limita al massimo lo
smorzamento del sistema, al limite imponendo c=0. Quando parleremo dellaccelerometro si capir
anche come una scelta di questo tipo potrebbe non essere ottimale, ma comunque questo di solito
quello che si ricerca effettivamente per i sismografi.
In pratica, se queste condizioni sono soddisfatte, il rapporto tra ingresso e uscita vale 1, il che
significa che sul tracciato sulla carta si ritrover lesatto diagramma degli spostamenti del terreno,
ma rovesciato (ad es. il massimo innalzamento del terreno, corrisponde al minimo del tracciato).
La precedente osservazione si giustifica con il fatto che se la massa grande, e rigidezza piccola, lo
smorzamento nullo, gli spostamenti del terreno non riescono ad eccitare a sufficienza la massa
(attraverso la molla e lo smorzatore), per cui questa, dotata tra laltro di grande inerzia, funge da
riferimento inerziale (fisso). Quindi in pratica la massa con il pennino sono praticamente fissi nello
spazio, mentre il terreno con la carta si muovono sotto di essi. E per questo che il diagramma su
carta una perfetta riproduzione rovesciata degli spostamenti del terreno.
Tutti i sismografi seguono queste indicazioni generali sulle caratteristiche meccaniche (massa,
rigidezza e spostamento), ma una realizzazione che segua fedelmente il nostro schema in effetti non
pu soddisfare le normali esigenze di misura. Infatti se volessimo andare a misurare con precisione
spostamenti caratterizzati dalla frequenza di 1 Hz, si avrebbe che essendo Z =2Sf=2S1=2S rad/s,
la pulsazione naturale del sistema dovrebbe essere molto inferiore a tale valore. Imponendo ad
esempio Zn =2 rad/s, valore che poi non tanto pi piccolo della pulsazione degli spostamenti del
terreno, si avrebbe:
k
2 o k 4m .
m
Se la massa del sismografo fosse ad esempio 1 kg, allora la rigidezza della molla dovrebbe essere di
4 N/m (che un valore estremamente basso). I problemi derivano dal fatto che se pensiamo di porre
una massa di 1 kg sopra una molla di 4 N/m, vuol dire esercitare su essa una forza pari a mg#10 N,
il che determina una compressione della molla di ben 2.5 m (pari alla deflessione statica (mg)/k). In
pratica quindi, se il sismografo per funzionare bene deve avere un basso valore della sua pulsazione
naturale, allora il valore m/k deve essere alto, e quindi notevole anche la sua deflessione statica.
E per tale motivo che difficilmente si vedr un sismografo costituito da una massa posta sopra una
molla ad elica come nel nostro modello, tuttavia tutti i sismografi saranno sistemi con una notevole
massa, uno smorzamento quasi nullo, e una rigidezza molto, molto bassa nel senso del moto.
Si inoltre individuata anche la curva caratteristica dello strumento, ovvero la legge27:
U0 Z 2m
(Z ) .
I0 Z 2 m icZ k
Tale funzione non altro che una nuova Funzione di Risposta in Frequenza (o di Trasferimento) del
sistema. Si pu inoltre facilmente osservare che a meno del termine moltiplicativo (-m), tale FRF
identica alla inertanza. Gli andamenti asintotici sono quindi gli stessi, anche se il diagramma del
modulo sar traslato verso lalto della quantit 20log10(m), mentre la presenza del segno meno (-) ci
fa capire come la fase di tale funzione dar sfasata di S rispetto a quella dellinertanza.
Si pu quindi notare come, dai ragionamenti svolti in precedenza, come la zona delle Z alte sia
quella ottimale per il funzionamento dello strumento; lo stesso avremmo potuto capirlo
27
In effetti la curva caratteristica sarebbe la funzione inversa I 0 U 0 (Z ) , ma si scelto di ragionare sulla funzione
su riportata per la sua somiglianza con linertanza. Se poi si conosce landamento di una funzione, trovare landamento
della reciproca un esercizio molto semplice.
BOZZA 163
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
semplicemente analizzando il diagramma di Bode (diagramma del modulo). Troviamo infatti che la
zona delle alte frequenze caratterizzata da un asintoto orizzontale, il che ci fa capire come pi la
pulsazione cresce, pi il rapporto tra uscita e ingresso tende ad un valore costante.
20
10
0
Modulo (Uo/Io)
-10
-20
-30
-40
0 1 2 3
10 10 10 10
Pulsazione (rad/s)
Per quanto riguarda laccelerometro, lo schema di riferimento per lo strumento lo stesso, e quindi
pure lequazione di moto la stessa. Varia invece la grandezza che si vuole misurare, ovvero
lingresso che deve essere riportato tramite un diagramma perfettamente proporzionale sul grafico
su carta (x-y). Anche in questo caso si considerano solo spostamenti armonici, peri i quali risulta:
x (t ) X 0 e iZt e x(t ) Z 2 X 0 e iZt Z 2 x (t ) .
Si ha quindi che per quello che riguarda luscita dello strumento, non ci sono differenze rispetto al
caso del sismografo:
u (t ) x y (t ) X 0 Y0 e iZt U 0 e iZt .
Nel caso dellaccelerometro invece lingresso sar laccelerazione per cui si avr:
i (t ) y(t ) Z 2Y0 e iZt (Z 2Y0 )e iZt I 0 e iZ t .
Dalle pretendenti si avr quindi:
I0 I 0 e iZ t i (t ) y(t ) Z 2Y0 e iZt Z 2Y0 iZ t Z 2Y0
(Z ) e (Z ) ,
U0 U 0 e iZt u (t ) x y (t )
X 0 (Z )e iZt Y0 e iZt X 0 (Z ) Y0
X 0 Y0
con la quale si potrebbe gi concludere poich, a meno del termine Z2, la precedente funzione la si
era determinata gi nel caso del sismografo.
In ogni caso si gi detto che lequazione di moto sempre la seguente:
mx k x-y c x-y .
Dallequazione di moto, inserendo le ipotesi fatte sugli spostamenti, si ottengono ancora:
Z 2 mX 0 e iZt k X 0 -Y0 e iZt icZ X 0 -Y0 e iZt ;
Z 2 mX 0 icZ X 0 -Y0 k X 0 -Y0 0 .
Ma dalle precedenti risulta anche:
I0
Z 2Y0 I0 , U0 X 0 Y0 o X 0 U 0 Y0 U0 ,
Z2
BOZZA 164
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
-20
-30
-40
Modulo (Uo/Io)
-50
-60
-70
-80
-2 -1 0 1 2
10 10 10 10 10
Pulsazione (rad/s)
Tuttavia si gi accennato al fatto che la scelta di annullare lo smorzamento del sistema non
quella ottimale. Considerando infatti il modulo della funzione caratteristica dellaccelerometro si ha
che:
U0 m m
(Z ) .
I0 k Z m cZ 2 2 2
k 2 Z 4 m 2 2kmZ 2 c 2Z 2
Per fare s che il precedente rapporto sia costante, le condizioni ottimali risultano infatti:
x k2>>Z4m2 (del tutto equivalente a k>>Z2m, relazione gi trovata in precedenza);
BOZZA 165
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Nel caso in cui si voglia diminuire le forze trasmesse sul terreno da un macchinario su cui agisce
una forza armonica si fa riferimento allo schema seguente, ed inoltre si prende come indice di
efficienza il rapporto FT/FO tra la forza scaricata sul terreno attraverso la sospensione in esame e la
BOZZA 166
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
forza scaricata sul terreno in assenza di sospensione (se il macchinario fosse fissato direttamente sul
terreno). Naturalmente la sospensione funziona bene se il modulo del rapporto inferiore ad 1
(FO>FT), e tanto meglio quanto pi basso tale rapporto.
FO ei Z t
x
m
c k
FT ei Z t
Dallo studio della precedente funzione (e soprattutto del relativo diagramma di Bode) si pu
determinare il grado di efficienza della sospensione.
Si lascia allo studente determinare i diagrammi asintotici sul diagramma di Bode, ma si premettono
alcune osservazioni:
x per forze statiche (Z=0) il rapporto vale 1, ovvero se la forza applicata alla massa costante,
la stessa forza si scarica sul terreno ( in pratica il principio di azione e reazione);
x anche quando (|k-mZ2|=k) il modulo del rapporto vale ancora 1. Ci equivale a dire:
mZ2=2k, ovvero anche (Z/Zn)=2#0.707;
x per pulsazioni comprese tra 0 e 2Zn, la funzione assume un massimo tanto pi alto quanto
minore lo smorzamento;
BOZZA 167
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
Se quindi la pulsazione della forzante si mantiene costantemente superiore a un certo limite, per
aumentare lefficacia della sospensione necessario ridurre al minimo lo smorzamento; viceversa
se la pulsazione pu variare e scendere a valori inferiori a 2Zn, lassenza di smorzamento potrebbe
indurre una inaccettabile amplificazione della forza trasmessa al terreno.
Inoltre evidente che le sospensioni elastiche funzionano egregiamente alle frequenze alte, mentre
possono essere deleterie per forzanti caratterizzate da basse frequenze. Per ampliare il campo di
funzionamento potrebbe essere utile ridurre la rigidezza della sospensione (visto che un aumento
della massa non di solito n praticabile n auspicabile), tuttavia una riduzione della rigidezza
comporta laumento della deflessione statica della molla e consente alla massa di effettuare
vibrazioni con ampiezza decisamente maggiore.
Nel caso in cui si voglia diminuire lampiezza delle vibrazioni trasmesse da un basamento mobile
(con spostamenti armonici) ad una massa, si adotta come indice di efficienza il rapporto XO/YO tra
gli spostamenti della massa e quelli del basamento (uguali a quelli della massa in assenza di
sospensione). Naturalmente la sospensione funziona bene se il modulo del rapporto inferiore ad 1
(YO>XO), e tanto meglio quanto pi basso tale rapporto.
BOZZA 168
Dispense di Fondamenti di Meccanica Applicata
Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica - Facolt di Ingegneria Universit degli Studi di Firenze
m XO ei Z t
c k
YO eiZ t
Appare del tutto evidente che lespressione dellefficienza della sospensione ha la medesima
espressione di quella ricavata nel caso precedente. Il diagramma di Bode e i relativi andamenti
saranno quindi gli stessi, come pure le considerazioni che ne conseguono.
BOZZA 169