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SCORPIONE, DOMENICO. – Frate minore conventuale e compositore, nacque a Rossano, nella Calabria Citra, intorno al 1645.

Non si hanno notizie circa la famiglia; si può supporre ch’egli abbia ricevuto la prima formazione nel convento francescano
della città natale, dove è accertata la sua presenza nel 1670 (Borsetta, 1999). Gli sparsi dati riguardo la carriera artistica si
ricavano, salvo diversa menzione, dai frontespizi e dalle dediche delle sue opere. La traiettoria che, lungo tutta la Penisola, lo
portò temporaneamente alla testa di numerose cappelle ecclesiastiche risponde a un modello non inusuale tra i musicisti
religiosi di quest’epoca.
Vestito l’abito dei minori conventuali, nel 1671-72 subentrò a Francesco Passarini come maestro di cappella nel convento di
S. Francesco a Bologna. Nel 1672 lo stampatore bolognese Giacomo Monti pubblicò due sue raccolte, i Sacra modulamina,
mottetti e litanie a due e tre voci col basso continuo op. I, e la Compieta da capella con litanie a cinque voci col basso continuo
op. II; la prima è dedicata a padre Marziale Pellegrino da Castrovillari, ministro generale dell’Ordine, la seconda al padre
maestro Francesco Maria Consolini, guardiano del convento bolognese. L’anno dopo, il genero del medesimo stampatore,
Marino Silvani, dedicò a Scorpione una ristampa dei Salmi a 5 voci di Giacomo Gastoldi (risalenti alla fine del Cinquecento,
erano stati riediti da ultimo nel 1626).
Dopo essere stato maestro di cappella anche nei capitoli provinciali celebrati a Bologna nel 1672 e 1673 (cfr. Mattei, 1800),
l’11 aprile 1674 Scorpione fu nominato maestro di cappella nella basilica romana dei Ss. XII Apostoli (Rinaldi, 1939, p. 242). A
Roma pubblicò l’anno dopo i Mottetti a 2, 3 e 4 voci con una Messa concertata a 5 voci col basso continuo op. III, dedicati «per
obligo natural di vassallagio» a Olimpia Aldobrandini, principessa di Rossano (ed. della Messa a cura di A. Schnoebelen,
in Seventeenth-century Italian sacred music, 9, New York - London 1999). Si può presumere che a Roma il musicista sia
rimasto sino al momento di subentrare a Paolo Lorenzani nell’incarico di maestro di cappella nel duomo di Messina: nella
primavera 1678 il musicista romano si era infatti trasferito a Parigi, al seguito del duca di Vivonne suo protettore, mentre la
città siciliana, sedata la rivolta filofrancese (1674-1678), tornava sotto l’amministrazione spagnola. La prima notizia certa
circa la presenza di Scorpione a Messina risale alla pianta organica del 1680. In quell’anno Scorpione percepì 200 onze come
maestro di cappella («con obligo di tenere un soprano»): è probabile che su sua richiesta l’organico della cappella venne
allargato con l’aggiunta di una voce di basso, un violino, una viola e un trombone (Donato, 1981, pp. 108 s.; Chiatto, 2013, p.
245).
Nel febbraio 1681 il teatro cittadino allestì un Giulio Cesare in Egitto, dramma di Giacomo Francesco Bussani, «posto in
musica dal M.R. padre Domenico Scorpione da Rossano maestro di cappella della nobile città di Messina», con una compagnia
di soli uomini, tutti cantori in duomo. Dell’opera è pervenuto il libretto (unicum nella Biblioteca Comunale di Palermo), non la
musica, sicché non si può accertare in che relazione stesse la partitura usata a Messina con l’opera composta da Antonio
Sartorio sullo stesso dramma a Venezia, dicembre 1676.
Nel 1682 Domenico Scorpione lasciò il magistero nel duomo di Messina (gli subentrò un altro calabrese, Michelangelo
Falvetti) e assunse lo stesso incarico nella cattedrale di Tropea, nella Calabria Ultra. Ma nel 1685 risulta guardiano nel
convento di S. Francesco nella città natale, sulla costa jonica (Borsetta, 1999). Come maestro di cappella a Tropea figura sul
frontespizio del terzo libro di mottetti, Armonia sacra a due e tre voci op. IV (Napoli 1691), dedicato al vescovo locale,
l’agostiniano Francesco de Figueroa. Tra gli allievi che Scorpione ebbe nella città tirrenica vi fu Girolamo Ruffa, minore
conventuale anch’egli, e nel 1700 maestro di cappella nella cattedrale di Mileto. Costui pubblicò in Napoli due libri di musica
dedicati al governatore spagnolo della città calabrese, Pedro Hurtado de Mendoza (Graduali per tutte le domeniche minori
dell’anno a due voci, op. I, 1700; Salve a solo et a due … e Litanie della B. Vergine a tre, op. III, 1701), nonché un Introduttorio
musicale per ben approfittarsi nel canto figurato, op. IV(1701), dedicato a fra Bonaventura da Candìdoni, ministro provinciale
dell’ordine.
L’attività di Scorpione teorico è compendiata in due trattati. Le Riflessioni armoniche op. V uscirono a Napoli nel 1701 in
un’edizione lussuosa, dedicata a Giovandomenico Milano marchese di S. Giorgio e di Polistena, non senza un florilegio di
epigrammi e madrigali encomiastici per l’autore, che nella prefazione fa sfoggio di erudizione classica, e nel corso del testo
dichiara d’essere venuto in contatto con molti musici anche a Venezia, a Palermo ed ora a Napoli (p. 88). Dei due libri che
compongono le Riflessioni il primo «tratta dello stato della musica in tutte le età del mondo», il secondo «dà il modo per ben
comporre» e compendia partitamente le regole del contrappunto moderno. Il nihil obstat del definitore perpetuo dell’ordine
per la provincia napoletana è datato dal convento di S. Lorenzo Maggiore in Napoli: se ne è voluta trarre la conclusione,
infondata, che Scorpione vi tenesse all’epoca l’incarico di maestro di cappella (Sparacio, 1925).
L’anno dopo però era di sicuro maestro di cappella e di canto nel seminario vescovile di Benevento: questa qualifica figura sul
frontespizio delle sue Istruzioni corali (Benevento 1702) che, finalizzate all’insegnamento del canto piano, completano lo
spettro teorico-pratico inaugurato dalle Riflessioni del 1701. Il trattato, dedicato al domenicano Vincenzo Maria Orsini,
arcivescovo di quella città e cardinale, futuro Benedetto XIII, è indicato come op. VII: un lavoro con numero d’opera
precedente, databile tra il 1701 e il 1702, è dunque perduto. Potrebbe trattarsi proprio del citato Introduttorio stampato a
Napoli un mese prima delle Riflessioni armoniche come op. IV di Girolamo Ruffa, un libro di cui Scorpione, non senza
ambiguità, nelle Istruzioni del 1702 rivendica la paternità: del canto figurato, dice, «mesi sono ne diedi alla luce un trattato di
pochi fogli col titolo di Introduttorio musicale, ma sotto altro nome, perché, per dirla, m’arrossiva di far campeggiare per
mondo un pigmeo armonico» (il libro uscito a nome di Ruffa consta in effetti di soli otto fascicoli in-8° di piccolo formato,
mentre l’Introduttorio del 1702 consta di ben 162 pp.); ma il caso della doppia attribuzione è tuttora irrisolto (Pugliese, 1985,
pp. 134-138).
Nel 1703 Scorpione risulterebbe di nuovo a Roma ai Ss. XII Apostoli, da dove il 12 settembre 1703 venne chiamato nella
cappella musicale della basilica di S. Francesco in Assisi (Rinaldi, 1939, p. 246): lì è documentato fino al 13 ottobre 1707.
L’ultima testimonianza è in una Relatio ad limina di Nicola Righetti, vescovo di Martirano: il 30 novembre 1708 Scorpione è il
«musicae magister qui in cantu Gregoriano et figurato alumnos instruit» in questa piccola diocesi della Calabria citeriore
(Ferraro, 1985, p. 111).
Morì in data imprecisata: nel 1708-09 a detta di Giuseppe Ottavio Pitoni (1988).
FONTI E BIBL.: S. Mattei, Serie de maestri di capella minori conventuali di s. Francesco (1800), Bologna, Biblioteca di S. Francesco, ms.
62, pp. 193 ss.; G.O. Pitoni, Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica (circa 1713-1730), a cura di C. Ruini, Firenze 1988, p.
341; L. De Rosis, Cenno storico della città di Rossano e delle sue nobili famiglie, Napoli 1838, p. 299; D.M. Sparacio, Musicisti minori
conventuali, in Miscellanea francescana di storia, di lettere, di arti, XXV (1925), p. 103; S. Rinaldi, Musicisti dell’Ordine francescano dei
Minori conventuali dei sec. XVI-XVIII, a cura di R. Casimiri, in Note d’archivio, XVI (1939), pp. 242, 246; M. Viale Ferrero, Antonio e
Pietro Ottoboni e alcuni melodrammi da loro ideati e promossi a Roma, in Venezia e il melodramma nel Settecento, a cura di M.T.
Muraro, Firenze 1976, pp. 290-292; G. Ferraro, Vitalità letteraria e musicale a Tropea nei secoli XVII e XVIII, in Calabria Letteraria,
XXVIII (1980), n. 4-6,pp. 69-72; G. Donato, Appunti per una storia della musica a Messina nel Cinque e Seicento, Messina 1981, pp. 108
s., 203-212; G. Ferraro, D. S.: compositore e teorico tra Sei e Settecento, in Polifonisti calabresi dei secoli XVII e XVIII, a cura di G. Donato,
Roma 1985, pp. 109-127; A. Pugliese, Girolamo Ruffa, un allievo calabrese di D. S., ibid., pp. 129-160; G. Ferraro, La diaspora dei
musicisti calabresi del Cinque e Seicento, in Fausto Torrefranca: l’uomo, il suo tempo, la sua opera, a cura di G. Ferraro - A. Pugliese,
Vibo Valentia 1993, pp. 202 s., 217 s.; C. Monson, “Giulio Cesare in Egitto”: from Sartorio (1677) to Handel (1724), in Music & Letters,
LXVI (1985), p. 317; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, III, Cuneo 1991, pp. 344 s.; M.P. Borsetta, Per una storia
della cappella musicale della cattedrale di Rossano, in Villanella, napolitana, canzonetta. Relazioni tra Gasparo Fiorino, compositori
calabresi e scuole italiane del Cinquecento, a cura di M.P. Borsetta - A. Pugliese, Roma 1999, pp. 388 s.; R. Cafiero, “Pratica della
musica”: scuole napoletane e insegnamento della composizione nel XVIII secolo, in La figura e l’opera di Giuseppe Giordani, a cura di U.
Gironacci - F.P. Russo, Lucca 2013, pp. 370-372, 378, 395; D. Chiatto, Le testimonianze musicali in Messina dal IV sec. a.C. al XVI sec.
d.C. e la cappella musicale dal XV sec. al XVIII sec., Messina 2013, pp. 146, 154-157, 245.
Tiziana Affortunato

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