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Ginkgo biloba

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Ginkgo biloba (L., 1771) è una pianta gimnosperma, unica specie Ginkgo
ancora sopravvissuta della famiglia Ginkgoaceae, dell'intero ordine
Ginkgoales (Engler 1898) e della divisione delle Ginkgophyta. È
un albero antichissimo le cui origini risalgono a 250 milioni di anni
fa nel Permiano[2] e per questo è considerato un fossile vivente. È
una specie relitta, deve la sua resilienza all'elevata resistenza alla
siccità e al freddo (−34 °C) e all’inquinamento atmosferico.[3] Il
Ginkgo biloba è il simbolo della città di Tokyo.

Appartiene alle Gimnosperme: i semi non sono protetti dall'ovario.


Le strutture a forma di albicocca che sono prodotte dagli esemplari
femminili non sono frutti, ma piuttosto ovuli ricoperti da un
involucro carnoso (non contengono infatti semi, non esistendo
ancora alcun embrione. La fecondazione, se avverrà, giacché il
falso frutto viene prodotto comunque, indipendentemente dal
contatto con polline, avverrà difatti solo in terra, dopo il distacco
dall'albero).[4] Intervallo geologico

La pianta, originaria della Cina, viene chiamata volgarmente ginko Presto Eocene-Recente
o ginco o albero di capelvenere.Il nome Ginkgo deriva PreЄ Є OS D C P T J K PgN
probabilmente da un'erronea trascrizione del botanico tedesco
Engelbert Kaempfer del nome giapponese ginkyō ( ぎんきょう ?)
Stato di conservazione

derivante a sua volta da quello cinese 銀杏 銀


"yin xing " ( , yín
«argento» e 杏 , xìng «albicocca»; 銀杏 T
, yínxìng P , «albicocca
d'argento»). Questo nome è stato attribuito alla specie dal famoso In pericolo[1]
botanico Carlo Linneo nel 1771 all'atto della sua prima
Classificazione scientifica
pubblicazione botanica ove mantenne quell'erronea trascrizione del
nome originale. Il nome della specie (biloba) deriva invece dal Dominio Eukaryota
latino bis e lobus con riferimento alla divisione in due lobi delle Regno Plantae
foglie, a forma di ventaglio.
Divisione Ginkgophyta
Classe Ginkgoopsida
Indice Ordine Ginkgoales

Morfologia Famiglia Ginkgoaceae


Portamento Genere Ginkgo
Corteccia E. Kaempfer,
Foglie 1712
Fiori
Specie G. biloba
Distribuzione Nomenclatura binomiale
Coltivazione Ginkgo biloba
Propagazione L.

Usi Sinonimi
Proprietà medicinali
Principi attivi Salisburia adiantifolia
Effetti terapeutici Smith, 1797

Pterophyllus salisburiensis
In letteratura
Nelson, 1866
Storia
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni

Morfologia

Portamento
È una pianta arborea che raggiunge un'altezza di 30–40 m, chioma larga fino a
9 m, piramidale nelle giovani piante e ovale negli esemplari più vecchi. Il
tronco presenta rami sparsi da giovane, più fitti in età adulta, branche principali
asimmetriche inclinate di 45°, legno di colore giallo. I rami principali
(macroblasti) portano numerosi rametti più corti (brachiblasti), sui quali si
inseriscono le foglie e le strutture fertili.

Corteccia di esemplare Corteccia


adulto
È liscia e di color argento nelle piante giovani, diventa di colore grigio-
brunastro fino a marrone scuro e di tessitura fessurata negli esemplari maturi.

Foglie
Ha foglie decidue, di 5–8 cm, lungamente picciolate a lamina di colore verde
chiaro. In autunno assumono una colorazione giallo vivo molto decorativa,
dalla forma tipica a ventaglio (foglia labelliforme) leggermente bilobata e
percorsa da un numero elevato di nervature dicotome. La morfologia fogliare
Ginkgo biloba
varia a seconda della posizione e dell'età: le plantule hanno foglie
profondamente incise, le foglie portate dai brachiblasti hanno margine interno e
talvolta ondulato, le foglie portate dai macroblasti sono spesso bilobate.

Fiori
Il Ginkgo biloba è una gimnosperma e per questo non presenta fiori come
abitualmente li intendiamo. Le Gimnosperme non hanno fiori, ma portano
strutture definite coni o strobili o, come in questo caso squame modificate. I
coni da un punto di vista funzionale possono essere considerati simili a fiori per
omologia. È una pianta dioica, cioè che porta strutture fertili maschili e
femminili separate su piante diverse.[1] (http://www.racine.ra.it/orione39/attivit
a/ipertesti/Ginko,%20un%20fossile%20vivente/immagini/ginkgo_biloba%20fo
glie.jpg) Negli strobili maschili i microsporangi sono portati a coppie su
microsporofilli, disposti a spirale su un asse allungato. L'impollinazione è
anemofila.
Foglie di ginkgo
Negli strobili femminili gli ovuli, inizialmente due, si riducono ad uno solo nel
corso dello sviluppo e sono portati su
peduncoli isolati. Dunque le piante
femminili, a differenza della maggior
parte delle Gimnosperme (in
particolare delle Pinophyta), non
producono coni propriamente detti, ma
Insieme di coni maschili
strutture analoghe a questi.

La fioritura è primaverile. Tra


impollinazione e fecondazione intercorrono diversi mesi. La
fecondazione avviene a terra all'inizio dell'inverno, quando gli
ovuli, già caduti dalla pianta madre in autunno, hanno già avviato il
processo di decomposizione dell'involucro esterno. I gameti sono
ciliati e mobili, come avviene in molti altri gruppi(Cycadophyta,
muschi, felci ed alghe).
Chiavari - Piazza Roma lato Est.
I semi, di cui è commestibile l'embrione dopo la torrefazione, sono Ginkgo biloba in veste autunnale.
lunghi 1,5–2 cm e sono rivestiti da un involucro carnoso definito
sarcotesta, pruinoso di colore giallo, con odore sgradevole a
maturità per la liberazione di acidi carbossilici, in particolare acido butirrico.[5] All'interno del sarcotesta vi è
una parte legnosa chiamata sclerotesta che contiene l'embrione. La germinazione del seme avviene fuori
terra (epigea).

Distribuzione
La pianta è originaria della Cina, nella quale sono stati rinvenuti fossili che risalgono all'era paleozoica. La
pianta è stata ritenuta estinta per secoli, ma recentemente ne sono state scoperte almeno due stazioni relitte
nella provincia dello Zhejiang nella Cina orientale. Non tutti i botanici concordano però sul fatto che queste
stazioni siano davvero spontanee, perché il Ginkgo è stato estesamente coltivato per millenni dai monaci
cinesi.[6]

Coltivazione
È una specie eliofila che preferisce una posizione soleggiata e un clima fresco. Non è particolarmente
esigente quanto a tipo di terreno anche se vegeta meglio in terreni acidi e non asfittici. È una pianta che
sopporta le basse temperature: è stato dimostrato che non subisce danni anche a -35 °C. La moltiplicazione
avviene generalmente per margotta. È preferibile coltivare gli
individui maschili per evitare lo sgradevole odore dei semi; tuttavia
il sesso della specie è difficilmente riconoscibile in quanto la pianta
non presenta caratteri sessuali secondari affidabili. Le piante mal
sopportano la potatura: i rami accorciati si seccano.

Il primo Ginkgo biloba importato in Italia, nel 1750, si trova


nell'Orto Botanico di Padova (Patrimonio dell'umanità
dell'UNESCO). È un esemplare maschile maestoso su cui, verso la
metà dell'Ottocento, fu innestato a scopo didattico un ramo
femminile (femminelliosi indotta). L'ultima piantumazione si fa
registrare sempre a Padova in Arcella, nella varietà Lazheerfullensis
(poligamica).

Propagazione Un Gingko biloba a Gries-Bolzano


nel dicembre
La pianta si riproduce per seme, per talee semilegnose prelevate
durante l'estate o per margotta.

Usi
L'albero di ginkgo è molto utilizzato come pianta ornamentale in
parchi, viali e giardini dei centri urbani, grazie alla notevole
resistenza agli agenti inquinanti. Viene inoltre utilizzato anche per
creare cortine frangivento. Diffuso il suo utilizzo per farne bonsai.
Viene coltivato industrialmente in Europa, Giappone, Corea e Stati
Uniti per l'utilizzo medicinale delle sue foglie. Il legno giallastro
viene usato per la costruzione di mobili, lavori di tornio e intaglio, è
però di bassa qualità data la sua fragilità. La parte interna legnosa
dei semi viene utilizzata come cibo prelibato in Asia e fa parte della
tradizione culinaria cinese. Viene commercializzato sotto il nome di
"White Nuts". In Giappone i semi di Ginkgo vengono aggiunti a
molti piatti, per esempio il chawanmushi, e utilizzati come contorno.
Roma, Ginkgo autunnale al Parco
della Resistenza
Proprietà medicinali
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti
hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Ormai numerosi e scientificamente rilevanti sono gli studi che attestano le molteplici proprietà terapeutiche e
salutari degli estratti di Ginkgo biloba, che ne hanno promosso l'utilizzo come integratore alimentare, tra i
dieci maggiormente consumati nel mondo occidentale.[7] La maggior parte delle pubblicazioni prendono in
esame degli estratti standardizzati contenenti elevate concentrazioni di principi attivi, in particolare quelli
denominati "EGb-761" che hanno mostrato efficacia nel trattamento
di un'ampia varietà di condizioni patologiche, anche se in alcuni
casi la qualità delle evidenze raccolte non è tale da trarre
conclusioni definitive sulla reale portata terapeutica.[8]

Principi attivi
I principi presenti negli estratti di Ginkgo biloba e che si ritiene
siano responsabili dell'azione terapeutica sono[9][10][11]

Il terpene trilattone Bilobalide, che rappresenta il 2,6-


3,4% del peso secco.
I Gingkolidi A, B e C (che rappresentano in totale il 3-
3,6% del peso secco) così come i Ginkgolidi J e K (0,3-
0,6%) e gli M, Q e P (presenti in quantità minori).
Acidi carbossilici denominati Acidi Ginkolici, che però
potrebbero avere degli effetti tossici e che sono perciò
presenti in basse concentrazioni negli estratti (5-10
ppm). Altri acidi carbossilici presenti sono il Ginkolo e
l'acido Shikimico.
Altre molecole bioattive presenti in basse concentrazioni sono

Procianidina (fino al 10% del peso secco), Quercitina e


Isoramnetina (sotto forma di glicosidi), flavonoidi e
Kaempferolo

Un Gingko biloba in versione


Effetti terapeutici invernale ai Parchi di Genova Nervi
Gli estratti di Ginkgo sono stati sperimentati per un grandissimo
numero di patologie e per alcune di esse si sono ottenuti notevoli
riscontri di efficacia terapeutica. In particolare le maggiori evidenze
ci sono per il trattamento del declino cognitivo, della claudicatio
intermittens, nel trattamento di alcuni disordini con origini vascolari
e sindromi metaboliche.[12] Tali estratti devono però essere usati con
cautela in pazienti che assumono anticoagulanti, acido
acetilsalicilico, ticlopidina, diuretici tiazidici, pentossifillina,
trombolitici, caffeina, ergotamina; non è consigliabile associarli a
prodotti a base di aglio o derivati dal salice per aumento dei rischi di
gastrolesività.

L'ipotesi che i suddetti principi attivi abbiano un'azione


sulle funzioni cerebrovascolari e sui disturbi della
memoria, tali da suggerirne l'uso nella malattia di
Alzheimer[13] è ancora controversa a livello di
sperimentazione scientifica.[14] Tuttavia, una revisione
degli studi pubblicata nel 2002 dalla Crochane
Collaboration (una delle istituzioni scientifiche più Un ramo di Ginkgo biloba
conosciute al mondo) ha concluso che l'attuale
letteratura supporta fortemente efficacia e sicurezza delle
formulazioni di Ginko nel trattamento del declino cognitivo e della perdita di memoria dovute
all'età.[11]
Altri studi ne supportano l'efficacia nel miglioramento dei sintomi cognitivi e del senso di
benessere dovuto ad altre patologie del sistema nervoso centrale, come quelle dovute a
disordini vascolari[15][16] o nei soggetti sottoposti a terapia radiante nel contesto della terapia
dei tumori cerebrali.[17] Tuttavia non sembra accelerare il recupero delle funzioni a seguito di
ictus.[18] I gingkolidi prevengono il danno metabolico causato da ischemia cerebrale e
riducono gli infarti causati da occlusione vasale. Il Bilobalide, più che il gingkolide B,
esercita un potente effetto protettivo nei confronti del danno ischemico. Chiaramente, le
proprietà antiossidanti e neuroprotettive del gingko sono importanti nei casi di ipossia,
ischemia e danno neuronale.[19]
Il ginkolide B è ritenuto un antagonista del PAF (platelet activating factor), mediatore
intracellulare implicato nei processi di aggregazione piastrinica, formazione del trombo,
reazioni infiammatorie (iperattività bronchiale).[2] Ciò potrebbe contribuire, tra l'altro, agli
effetti positivi sulla funzione vascolare, in particolare nel miglioramento del microcircolo, che
sarebbero alla base di alcune sue azioni terapeutiche.[20] Ad esempio, secondo i risultati di
uno studio, la somministrazione di estratti di Ginkgo ha provocato un incremento di oltre il
20% del flusso ematico oculare e ciò ne suggerisce l'uso nel trattamento del glaucoma, nella
neuropatia ottica e nei disordini ischemici oculari.[21] Secondo i risultati di altri studi
diminuirebbe significativamente il rischio di disordini vascolari periferici[22] e migliorerebbe il
flusso ematico in alcuni distretti cerebrali.[22] Permetterebbe inoltre di migliorare la
circolazione di sangue a livello periferico, apportando quindi un certo beneficio alla fragilità
capillare e contrastando le varici.[23]
Gli estratti hanno una potente azione antiossidante che va ad eliminare i radicali liberi
rallentando i fenomeni di ossidazione; proprio anche grazie a questa azione si contrastano
gli effetti dello stress fisico e mentale.[24][25] La somministrazione cronica di estratti di Ginko si
è inoltre mostrata in grado di incrementare le concentrazione di glutatione e superossido
dismutasi, degli antiossidanti naturali,[20] nonché diminuire i livelli di cortisolo (il cosiddetto
ormone dello stress).[25]
Gli estratti sarebbero anche in grado di migliorare i sintomi di alcune patologie neurologiche
e psichiatriche. Ad esempio è stato visto migliorare i sintomi della schizofrenia e diminuire
gli effetti collaterali extrapiramidali nei pazienti resistenti al trattamento col solo farmaco,[26]
migliorare i sintomi della sindrome premestruale,[27] della discinesia tardiva,[28] contrastare
gli effetti collaterali sessuali degli antidepressivi SSRI.[29]
L'utilizzo di estratti migliora i parametri patologici delle sindromi metaboliche e potrebbe
perciò rappresentare una terapia di supporto per tali patologie. Ad esempio si è dimostrato in
grado di migliorare il profilo lipidico,[30] ridurre la formazione di placche arterosclerotiche, i
valori di interleuchina-6, di creatinina urinaria e proteina C-reattiva,[31] nonché contrastare in
modelli animali l'insulino resistenza.[32]
In cosmetica viene utilizzato, applicato a livello topico, per ripristinare il giusto equilibrio
lipidico nelle pelli secche e screpolate.[33]

In letteratura
Il poeta J. W. von Goethe (1749-1832), in uno dei suoi viaggi, rimase così affascinato da un esemplare di
Ginkgo biloba da dedicargli una poesia

«La foglia di quest'albero, dall'oriente affidato al mio giardino, segreto senso fa assaporare così
come al sapiente piace fare.
È una sola cosa viva, che in se stessa si è divisa? O son due, che scelto hanno, si conoscan come
una?
In risposta a tal domanda, trovai forse il giusto senso. Non
avverti nei miei canti ch'io son uno e doppio insieme?»

Storia
Nell'antichità il Ginkgo venne considerato nel primo importante
erbario cinese una sostanza benefica per il cuore e i polmoni;[2] i
medici lo utilizzavano per curare l'asma, i geloni e le tumefazioni
causate dal freddo; i monaci buddisti lo piantavano accanto al tè, gli
antichi cinesi e giapponesi consumavano i semi tostati come rimedio
digestivo; i guaritori indiani ayurvedici lo associavano alla longevità
Fossile di una foglia di Ginkgo biloba
usandolo come ingrediente del "soma", l'elisir di lunga vita.
risalente a 60 milioni di anni fa.
L'albero è stato introdotto in Europa nel 1730.[2]

Sei esemplari di Ginkgo, ancora esistenti, sono sopravvissuti alle radiazioni prodotte dalla bomba atomica
caduta sulla città di Hiroshima. I sei alberi sono ancora in vita e si trovano, contraddistinti da una targa, nel
giardino Shukkei-en, nel sito dove si trovava la scuola elementare Senda e nei pressi dei templi Hosen-ji,
Myōjō-in, Jōsei-ji e Anraku-ji.[34][35]

Note
1. ^ (EN) Ginkgo biloba, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN,
2020.
2. "Farmacia al naturale", di Roberta Pasero, pubbl. su "Sapere & Salute", anno 4, maggio
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3. ^ Ginkgo Biloba - WikiHerbalist, su wikiherbalist.com, WikiHerbalist, 14 aprile 2023. URL
consultato il 14 aprile 2023.
4. ^ Aline Raynal-Roques "La botanique redécouverte"1994
5. ^ Elena Maugini, Manuale di Botanica Farmaceutica, VIII, 2006, p. 325.
6. ^ Anna Cirillo, I ginkgo, la quercia, in la Repubblica, 27 ottobre 2010, p. 14.
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8. ^ Yves Christen e Jean-Michel Maixent, What is Ginkgo biloba extract EGb 761? An
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9. ^ Pushpinder Kaur, Abha Chaudhary e Bikram Singh, Optimization of extraction technique
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11. EGb 761: ginkgo biloba extract, Ginkor, in Drugs in R&D, vol. 4, n. 3, 2003, pp. 188–193. URL
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12. ^ Frank, Kurtis, Patel, Kamal e Lopez, Gregory, Ginkgo biloba Research Analysis, in
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13. ^ "L'energia che viene dalle erbe", di Maddalena Colombo, pubbl, su "Sapere&Salute
speciale", suppl. num.27, luglio 2000, anno V, pag. 24
14. ^ si vedano i risultati contrastanti di Ginkgo biloba for preventing cognitive decline in older
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35. ^ Martina Brunner-Bulst, Il segreto del Ginkgo e una poesia di Goethe (PDF), su
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Bibliografia
(EN) Sun, W. 1998, Ginkgo biloba, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione
2020.2, IUCN, 2020.
Gellini R., Grossoni P., Botanica forestale. Volume 1, Gimnosperme, CEDAM Editore, 1996,
ISBN 88-13-19785-3

Voci correlate
Giardinaggio
Floricoltura
Pianta ornamentale
Specie botaniche in Italia

Altri progetti
Wikiquote contiene citazioni sul ginkgo biloba
Wikizionario contiene il lemma di dizionario «ginkgo biloba»
Wikimedia Commons (https://commons.wikimedia.org/wiki/?uselang=it) contiene
immagini o altri file sul ginkgo biloba (https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Gin
kgo_biloba?uselang=it)
Wikispecies (https://species.wikimedia.org/wiki/?uselang=it) contiene informazioni sul
ginkgo biloba (https://species.wikimedia.org/wiki/Ginkgo_biloba?uselang=it)

Collegamenti esterni

(EN) ginkgo, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.


Ginkgo farm, su ginkgofarm.it. URL consultato il 22 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 25 maggio
2012).
LCCN (EN ) sh85054984 (http://id.loc.gov/authorities/subjects/sh85054984) · GND
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