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INTRODUZIONE

Il primo modo per leggere l’opera è come un gran teatro di idee, forse povero di azioni, ma
comunque ricco di colpi di scena, cambiamenti di atmosferi ma soprattutto vi si confrontano
veri e propri personaggi con una precisa fisionomia, rappresentanti di diversi punti di vista in
qualche modo indipendenti da quello di Hume. Egli, non a caso, preferisce contemplare la
situazione da spettatore.
Sino alla fine, l’esito dei due protagonisti, Cleante e Filone, non è affatto scontato e anzi,
sorprende.

Il tema generale è chiaro sin dalle prime battute: può la credenza religiosa essere razionale? Se il
criterio razionale è dettato dall’esperienza, la domanda equivale a chiedersi se nel mondo, ci sia
evidenza sufficiente tale da consentirci di inferire l’esistenza di un Dio infinitamente buono,
saggio e potente come la religione naturale lo descrive.
Il tema è annunciato da Panfilo che racconta a Ermippo la conversazione dei 3 personaggi:
Cleante, Filona e Demea. Panfilo afferma che l’oggetto della disputa è più la natura dell’essere
divino.

Posizione dei 3 personaggi:


- Demea: per la sua infinita trascendenza, ci è impossibile conoscere la natura di Dio
mediante la ragione;
- Filone: scettico filosofico, concorda con Demea e sostiene la radicale estraneità dell’idea
di Dio rispetto ai criteri comuni di prova e accettabilità razionale.
- Cleante: posizione di teismo sperimentale, dunque rifiuta prove a priori come FIlone e
diversamente da Demea, MA sostiene l’evidenza raccolta mediante l’esperienza della
natura, concepita come un ordine finalistico bisognoso di un’intelligenza organizzatrice,
sia sufficiente a dare un fondamento razionale all’idea di Dio.

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