Sei sulla pagina 1di 6

1.

Pirrone e la rivelazione scettica


Comunemente, si considera uno scettico un uomo che esercita un dubbio su ogni cosa. La cosa in verit ben pi complicata: dato che la filosofia indistinguibile dal dubbio avremmo elementi scettici anche nei Presocratici o in Platone. La tradizione filosofico/letteraria attribuisce a Pirrone il ruolo di colui che diede per primo forma sistematica a ci che esisteva in maniera diffusa. Grazie agli studi moderni stato possibile dividere il pirronismo originale dal neo-pirronismo sviluppato da Enesidemo nel I secolo a.C.: il Pirrone che ne emerso pi vicino al difensore dell' etica di un' indifferenza assoluta come evocato da Cicerone piuttosto che al personaggio che Sesto Empirico indica come emblema dello scetticismo. Lo scetticismo quindi non stata una creazione di Pirrone, ma lui ha indubbiamente contribuito alla sua elaborazione - il suo contributo per ben inferiore a quello della Nuova Accademia o di Enesidemo. I. Vita di Pirrone Pirrone fu il primo filosofo ellenistico. Egli espresse prima degli Epicurei e degli Stoici l' ideale di una serenit assoluta derivante dalla comprensione, da parte dell' uomo, della natura e delle cose. A differenza dei fondatori del Portico o del Giardino, Pirrone non volle ne creare una struttura di insegnamento destinata a durare (accontentandosi di avere seguaci informali) ne scrivere alcunch (allo stesso modo degli esponenti massimi dell' altra visione dello scetticismo ellenistico, Arcesilao e Carneade): questa scelta che rispecchia l' adesione al modello socratico volta ad evitare l' irrigidirsi del pensiero libero che non deve diventare dogma. Pirrone nacque verso il 360 a.C. a Elide, borgata nei pressi di Olimpia. Dapprima pittore squattrinato, partecip poi alla spedizione di Alessandro che gli permise di entrare a contatto con i gimnosofisti indiani (Diogene Laerzio istituisce un legame esplicito tra l' incontro con gli indiani e l' elaborazione del pensiero di Pirrone). Lo colp l' impassibilit con cui il brahmino Calano si immol su una pira, interpretato come un' estremizzazione dell' indifferenza dei cinici. Contrariamente a Zenone che riconosceva il carattere eccezionale della saggezza, e a Epicuro che costru il suo sistema e divenne modello per gli altri, Pirrone si trov di fronte a quella perfetta insensibilit che doveva diventare il fine (telos) della sua filosofia. Tornato ad Elide visse con la sorella dedicandosi alla filosofia, ottenendo dai cittadini la carica di sommo sacerdote nonostante i suoi comportamenti eccentrici. Dopo la sua morte gli fu dedicata una statua che Pausania nel 12 d.C. vide durante un suo viaggio. Strano il successo che ebbe questo personaggio stravagante: Socrate fu condannato a morte mentre Pirrone immortalato.

Questo perch in et ellenistica il filosofo non pi considerato una minaccia dato che politica e filosofia non sono pi strettamente legate: il filosofo, per quanto stravagante, un personaggio illustre per il suo profilo intellettuale e molti si riconoscono in lui perch avvertono la comune aspirazione a una pace interiore. Il disprezzo che Pirrone aveva mostrato per la maggior parte dei filosofi (tramandato al suo discepolo Timone) potrebbe far pensare che Pirrone fosse un autodidatta estraneo all' ambiente delle scuole e segnato dal suo contatto con la saggezza orientale. Pirrone invece venuto a contatto con molte correnti filosofiche: come ci comunica Diogene Laerzio (1 d.C.) Pirrone fu discepolo di Brisone - filosofo di cui non sappiamo nulla e che si crede rappresenti il collegamento di Pirrone con la corrente megarica e quindi con la tradizione intellettuale socratica. Se in Pirrone mancano le sottigliezze dialettiche che evidenziano le apore della ragione, invece presente il confronto tra il bene/dio e un mondo sprovvisto di realt ontologica. Diogene cita tra i maestri di Pirrone anche Anassarco, filosofo che in linea con Democrito procedeva a una critica delle qualit sensibili e professava nei confronti del mondo un disprezzo simile a quello dei Cinici. Anche Anassarco aveva fatto parte della spedizione di Alessandro ed era stato rimproverato da un saggio indiano con l' accusa di "insegnare la virt pur frequentando la corte del re". Dato che per riteneva legittimo ogni atto del re, non si presentava alcuna contraddizione. Questo conformismo nell' ambito politico influenz Pirrone che si comportava da cittadino esemplare. Portato dalla sua formazione, dovuta a due filosofi di orientamento molto diverso, a considerare il mondo come un gioco di apparenze intercambiabili, egli avrebbe potuto rispondere a chi gli chiedeva perch avesse scelto il conformismo alla ribellione la stessa risposta a chi chiedeva perch se la vita e la morte sono uguali non sceglieva la morte: <perch non c' nessuna differenza.> II. Pirrone e l' indifferenza del mondo Secondo Marcel Conche e molti altri, il pensiero di Pirrone deve essere interpretato come una risposta al libro I della Metafisica di Aristotele: lo Stagirita critica i filosofi che affermano che due proposizioni contraddittorie sono ugualmente vere, obiettando loro che in tal caso essi dovrebbero tacere e rimproverandoli di smentire con la loro condotta la tesi che sostengono.

Perch se essi ritengono che cadere in un pozzo o un precipizio sia una cosa tanto buona quanto non buona, evitano di caderci?
Pare che Pirrone ebbe accesso al pensiero di Aristotele attraverso la mediazione di suo pronipote Callistene che partecip alla spedizione di Alessandro. Il testo fondamentale della filosofia di Pirrone si trova in una citazione di Timone riferita da Aristocle di Messene, filosofo peripatetico del I secolo a.C.

Il suo dispepolo Timone afferma che colui che vuole essere felice deve guardare a queste tre cose: come sono per natura le cose quale deve essere la disposizione verso di esse cosa si ricava comportandosi cos Egli dice che Pirrone mostra che le cose sono egualmente senza differenze, senza stabilit, indiscriminate; perci n le nostre sensazioni ne le nostre opinioni sono vere o false. Non bisogna quindi dar loro fiducia, ma essere senza opinioni, senza inclinazioni, senza scosse, su ogni cosa dicendo " non pi che non ", oppure "e e non " oppure "n n non ". A coloro che si troveranno in questa disposizione, Timone dice che deriver per prima cosa l' afasia, poi l' imperturbabilit. E' per l' indifferenza delle cose che il soggetto deve sforzarsi di giungere a sua volta a un' indifferenza che gli permetta di essere un emelmento della natura simile agli altri. Questa posizione non priva di difficolt: come si pu fondare un obbligo sull' assenza totale di senso? Perch l' etica dovrebbe definirsi mediante la riduzione all' indifferenza del solo essere a cui questa indifferenza pone dei problemi? Il Mito di Sisifo moderno di Albert Camus il procedimento contrario: essendo il mondo assurdo, il soggetto deve essere portatore di senso. Il paradosso di Pirrone che nel testo citato sembra connettere il postulato della conformit della natura (condiviso dalla maggior parte dei filosofi ellenistici) alla vacuit ontologica del concetto di natura. Conche afferma che l' originalit assoluta del pirronismo sta nel fatto che esso non una filosofia del fenomeno definita in rapporto a un essere che esso occulterebbe, ma un pensiero della pura apparenza. In un mondo isosthenico, in cui tutti i contrari si equilibrano, Pirrone afferma che non c' altra realt che l' apparenza (affermazione mostruosa agli occhi di un aristotelico). Oggi nel pirronismo non si vede pi uno scetticismo esclusivamente relativo alla possibilit che l' uomo giunga a conoscere la realt. Questa interpretazione, frutto di una confusione tra pirronismo e neo-pirronismo ormai superata, confutata particolarmente dal fatto che nelle citazioni di Aristotele lo scetticismo gnoseologico un esito dell' indeterminatezza universale. Il fatto che i filosofi per cui Timone ebbe una certa considerazione siano quelli con un duplice sguardo e un duplice linguaggio rivela che il lavoro sulle sensazioni, lo sforzo per evitare che una sensazione diventi credenza, costituisca un aspetto importante del pensiero di Pirrone. Ben lungi dal guanciale del dubbio, si tratta di un costante sforzo intellettuale per ristabilire l' equilibrio fondamentale dei contrari, mentre il soggetto coglie spontaneamente soltanto un aspetto. III. Una 'parola di verit'

In che modo questa ascesi, che per Pirrone deve nutrirsi dela lettura di tutti coloro che cono orientamenti diversi esercitano il duplice linguaggio sulle cose, pu condurre alla serenit assoluta? Accade di rado che l' opposizione dei contrari sia vissuta da una coscienza umana come mezzo per giungere alla pace interiore, dato che l' effetto immediato pi comune dato dalla percezione dei contrasti il conflitto. La percezione di questi contrari presuppone una conversione tale da indurre Timone a considerare il suo maestro come un dio (la serenit assoluta di Pirrone paragonata alla perfetta sfericit del dio sole). La parola Pirroniana non ambigua, priva dell' esitazione dello sforzo di percepire le cose nella realt della loro isosthenia. Essa al contrario ci che permette ad ogni uomo disposto ad ascoltarla di raggiungere - con un vero e proprio lavoro sulle apparenze - la serenit assoluta che Pirrone pare aver ricevuto per grazia. L' interpretazione della citazione di Timone proposta prima stata contestata per due motivi: nella citazione non si parla di apparenze, ma di cose alcuni versi di Timone sembrano contraddire non solo Conche ma anche ogni rappresentazione scettica del pensiero pirroniano Al discepolo che domanda il segreto dell' impassibilit, Pirrone risponde <Ors, io dir, come a me appare essere, una parola di verit, avendo un retto canone, che sempre la natura del divino e del bene, dai quali deriva all' uomo la vita pi eguale>. I termini e la punteggiatura usata hanno dato vita a lunge discussioni; di queste segnaliamo che Burnyeat ha proposto di intendere gli ultimi due versi come <La natura del divino e del bene consiste sempre in ci che rende la vita umana massimamente uguale.> Ci che sorprendente di questa interpretazione che colui considerato il padre dello scetticismo menzionerebbe il bene e il divino come realt eterne. Victor Brochard arriv ad affermare che <il padre del pirronismo sembrava essere stato molto poco pirroniano>; Burnyeat ha tentato di ridurre lo scandalo rappresentato da questa menzione della natura del bene attribuendo un significato relativo all' espressione. In realt questa citazione, che forma poetica e intonazione religiosa rendono una forza particolare che ha turbato pi di un esegeta, non introduce nulla di nuovo rispetto alla citazione di Aristocle il cui oggetto era la natura delle cose. Tre considerazioni permettono di ridimensionare la stranezza: il <come a me appare essere> del primo verso modifica il senso delle parole della frase: qualunque sia il loro rilievo dogmatico, fanno riferimento tutte all' apparire, un apparire che pu essere parola profetica solo perch deriva dalla neutralizzazione di tutte le apparenze (come rivela la citazione di Aristocle) si constata che cos, contrariamente ai sistemi filosofici che hanno bisogno di creare il proprio linguaggio per esistere, il pirronismo

funziona con un' estrema economia di mezzi, preferendo sovvertire il vocabolario filosofico esistente l' utilizzo paradossale comporta il rischio di essere confusi con ci che si voluto radicalmente trasformare. Il rischio doppio: rischio di favorire il fraintendimento, rischio di crogiolarsi in ci che in origine si voleva sradicare.

Il pirronismo dunque gravato da un dogmatismo che nella concezione di Pirrone non ha altra base se non la neutralizzazione universale delle apparenze. Agli uomini che saranno isosthenici, Pirrone promette silenzio (aphasia), poi la serenit (ataraxia). Per ragioni diverse, ciascuno di questi termini pone dei problemi. L' afasia si pu intendere in due modi: come assenza di asserzioni definitive, o come vero e proprio silenzio. La seconda interpretazione pare a prima vista improbabile, dato che pare Pirrone fosse piuttosto prolisso. Si pu raccomandare l' afasia e nello stesso tempo promettere una "parola di verit"? I due procedimenti non sono in realt contraddittori: la parola di verit quela che dice la perfetta indifferenza delle cose l' afasia definita come l' esclusione di qualsiasi parola diversa da quella che dice questa indifferenza. Contrariamente agli Accademici, Pirrone non invita ad evitare le affermazioni dogmatiche, egli afferma... che non c' niente da dire. IV. I limiti dell' apatia Questa parola annientata presentata da Pirrone, nella testimonianza di Aristocle, come presupposto dell' atarassia - la serenit perfetta. Ma testimonianze dicono che egli si spingeva pi in la, prefiggendosi come fine l' apatia, cio lo sradicamento delle sensazioni. Il concetto di atarassia richiama, negandolo, il conflitto dei contrari (torach significa turbamento), mentre l' apatia l' abolizione di ci che preesiste alla parola e al ragionamento. Probabilmente bisogna vedere in questa apologia dell' insensibilit un' influenza di quei saggi indiani incontrati da Pirrone. Quando Pirrone metteva in scena il comportamento apatico non faceva nulla per evitare i cani, i precipizi o i carri in cui si imbatteva. Tuttavia le fonti dicono che egli veniva salvato dai suoi accompagnatori e visse fino a novant' anni. Egli giungeva quindi non a un' autentica apatia, ma a quel comportamento che consiste nel far in modo che altri si facciano carico della pulsione di vita di cui si ha la pretesa di liberarsi. L' apatia a cui giungeva Pirrone non era quindi altro che una vita per procura; lui stesso afferm che " ben difficile trovare scampo dall' uomo". La sua condotta, pi semplice, consisteva nel ricercare la maggiore indifferenza possibile. Ritenendo, prima degli Epicurei, che voler cambiare l' ordine politico e sociale costituisse una grande fonte di turbamento nella vita, si comport da conservatore rispettoso delle istituzioni della citt e fu molto stimato dai cittadini.

Collocando Pirone nella filosofia ellenistica, il suo pensiero segna - nella sua portata etica massimale - un limite che i pensatori delle scuole successive si cureranno di non trasgredire. Lungi dalla pretesa di sradicare la pulsione vitale, come aveva fatto il loro eccentrico predecessore, essi cercheranno incessantemente di decifrarla e di fare di questa decifrazione la base della loro dottrina morale.

Potrebbero piacerti anche