1) Il testo in analisi fa da introduzione a quella che è, con tutta probabilità, la più
grande opera galileiana. Riusciamo ad intuire che si tratti di un proemio, nonostante sia decontestualizzato, dai temi trattati (che rappresentano tutti gli argomenti e gli insegnamenti che Galileo voleva diffondere attraverso il componimento), e dalla dedica al Gran Duca Ferdinando de Medici. 2) Secondo Galileo la filosofia rappresenterebbe l'essenza stessa dell'uomo; infatti essa costituisce il mezzo necessario all'uomo per sollevarsi dalla massa e ascendere a una visione contemplativa della realtà. Secondo Galileo, infatti, non c'è tanta differenza nel rapporto fra uomini e animali, e fra filosofi “svegli” e stolti “dormienti”. Nella ricerca filosofica, quindi, la natura ricopre un ruolo fondamentale; essa costituisce l'oggetto principale della filosofia, che, a questo punto, non è più la “scienza delle virtù”, ma si trasforma in un'indagine oggettiva, scientifica, sulla realtà. La filosofia, insomma, diventerebbe quasi una scienza a tutti gli effetti, poiché ne condividerebbe, per gran parte, l'oggetto di studio. 3) Secondi Galileo, Tolomeo e Copernico si sono differenziati particolarmente dagli altri uomini. Queste due menti eccelse costituiscono la scintilla stessa del pensiero galileiano, la più grande ispirazione e, perché no, aspirazione per lo scienziato. Essi hanno riflettuto a lungo sulla natura, sull'oggetto della filosofia; più di tutti hanno indagato il “ti esti” (come direbbe Socrate), delle cose, soffermandosi sullo studio della realtà più distante da quella terrestre, ecco perché si sono distinti anche dagli altri filosofi. Entrambi, infatti, hanno elaborato due sistemi differenti che spiegano la geografia del cosmo nel modo più razionale e più realistico possibile per l’epoca. Galileo, tuttavia propende di più per le teorie copernicane. 4) Nelle prime 11 righe del testo, Galileo esprime un'interessantissima riflessione sull'intelletto umano. Per trasmettere il suo messaggio il più efficacemente possibile ed indurre il lettore alla riflessione e ad un autonomo “esame di coscienza”, egli utilizza un linguaggio schietto, che arriva dritto al punto senza troppe perifrasi, vivace, realistico e provocatorio. 5) Tutti i riferimenti a Dio presenti nel testo rimarcano il concetto di Dio “Artefice Onnipotente” (come scrive Galileo nella riga 11). Egli è il padre del creato, della natura, e dunque, potremmo asserire, della filosofia stessa. Sembrerebbe quasi che Galileo voglia comunicare al lettore che risulti impossibile filosofare senza ammettere l'esistenza di Dio. Non a caso, appunto, nonostante i problemi che Galileo ebbe con la Chiesa, i suoi studi furono sì autonomi, ma complementari alla fede religiosa. 6) Galileo, in questo passo, sta esprimendo la superiorità dell'universo rispetto agli altri “naturali apprensibili”. Infatti, essendo il contenente di tutto, anche della natura nella sua interezza, non può che costituire lo scibile più “nobile” e dunque, come dice lo stesso Galileo nel testo, “in grandezza tutt'altri avanza”. 7) Nella riga 20 Galileo, sfruttando la sua incredibile capacità di poeta riesce grazie a quella che sembra essere, a tutti gli effetti, una personificazione, a imprimere nelle menti dei lettori un'immagine chiara e precisa; infatti, attraverso il verbo “rigirando”, egli rappresenta l'essenza del rapporto della dipendenza tra il suo componimento e le dottrine scientifiche di Tolomeo e di Copernico. 8) Nella riga 5 9) In questo testo Galileo riesce ad esprimere l'importanza della filosofia che è fondamentale per il risollevarsi dell'animo umano. L'uomo, dice Galileo, è differente dagli altri esseri viventi poiché non possiede semplicemente l'anima vegetativa, come le piante, o l'anima sensitiva, come gli animali, ma possiede, un'anima intellettiva, che lo spinge verso il ragionamento e che, dunque, lo porta ad elevarsi rispetto alle altre specie. L'uomo è dotato di spirito di osservazione e intuizione; ecco perché si è evoluto più degli altri ed ecco come mai riesce a cogliere la realtà meglio degli alti. Solo egli è capace di apprendere il funzionamento del mondo grazie ai suoi ragionamenti, oggettivi, e ai suoi esperimenti induttivi che lo portano a studiare la natura nella sua totalità: partendo dalla più piccola creatura fino ad arrivare all'universo stesso. L'unico modo per giungere a delle conclusioni “scientifiche” o per comprendere quale sia il bene stesso, è l'uso della ragione. Essa è la chiave di lettura dell'universo intero in tutte le sue sfaccettature. Solo attraverso la ragione è possibile comprendere il perché di qualsiasi cosa. Rappresenta, quindi, l'unico mezzo efficace per il ragionamento, e dunque l'unica reale via per essere veramente “uomini” a tutti gli effetti. 10) Anche nel “Saggiatore” Galileo utilizza l'espressione “libro della natura” per riferirsi alla filosofia. Il termine “libro” ricopre un'importanza fondamentale in quanto ricopre una triplice funzione: si tratta un termine “polemico” poiché muove una forte critica al passato. Prima, infatti, si riteneva che il sapere potesse essere appreso solo attraverso i libri, e non anche grazie alla semplice osservazione della realtà e dei suoi fenomeni. Allo stesso tempo, però, attribuendo alla filosofia il titolo di “libro”, egli esprime un concetto fondamentale: questo non può essere utilizzato da tutti. D'altronde, per capire un libro innanzitutto bisogna poter leggere, bisogna conoscere il linguaggio del testo, e bisogna interpretare correttamente ciò che c'è scritto.
Nikodinovska, Radica - Gli antroponimi nella traduzione macedone della 'Gerusalemme liberata' di Torquato Tasso, in Parallelismi linguistici, letterari e culturali (a cura di Radica Nikodinovska), Facoltà di Filologia “Blaže Koneski”, Skopje, 2015, pp. 419-433.