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Smart worker
Smart working:
un modo diverso di percepire il lavoro
Lo smart working diventa una vera e propria prassi lavorativa che consente
di decidere quando lavorare a distanza e con quali strumenti, prevedendo
anche delle occasioni di incontro con colleghi, responsabili, clienti e fornitori.
In quest’ottica lo smart working porta a considerare il lavoro dal punto di vista
del risultato e della prestazione lavorativa.
Il lavoro agile può essere una soluzione alla difficoltà di conciliare esigenze
di vita e di lavoro da parte dei dipendenti. In questo senso possiamo
considerare lo smart working come un’azione migliorativa volta a ridurre il
rischio di stress lavoro-correlato.
Lo smart worker deve avvertire di non essere isolato, deve sapere che ha Invece i benefici per l’organizzazione saranno:
a disposizione i colleghi e gli strumenti che lo aiuteranno a superare le • diminuzione dei costi e delle dimensioni aziendali;
incertezze, infatti tramite ausili informatici si può realizzare una vicinanza • minori spese per l’affitto degli immobili;
virtuale che consente di svolgere la normale attività produttiva. • miglioramento della produttività;
• diminuzione del turnover e riduzione dell’assenteismo.
L’introduzione dello smart working dovrebbe sempre essere preceduto da
una buona comunicazione e da attività formative propedeutiche. È bene sottolineare che l’introduzione dello smart working ha un impatto
anche ambientale.
Le attività formative devono interessare tre aspetti:
• tecnico-operativo: finalizzato all’utilizzo delle apparecchiature e al rispetto I principali vantaggi per l’ambiente sono:
delle procedure; • riduzione dell’inquinamento;
• organizzativo: con enfasi sul gruppo; • riduzione del consumo energetico;
• giuridico-contrattuale: centrato sulle disposizioni di Legge e le Policy • riduzione dell’impatto ambientale causato dal consumo di cibo fuori casa.
aziendali vigenti, ivi compresa l’illustrazione degli specifici rischi lavorativi
(D.Lgs. n. 81/08).
Con una gestione del proprio lavoro più agile, il lavoratore avrà:
• una riduzione della rigidità degli orari di lavoro;
• un miglioramento del work-life balance tra vita lavorativa e gestione perso-
nale;
• un aumento della motivazione e della soddisfazione;
• una riduzione del tempo e dei costi dedicati agli spostamenti.
Inoltre:
• la mancanza di interazione “faccia a faccia” potrebbe penalizzare alcuni
Aspetti applicativi dello smart working
risultati lavorativi raggiungibili mediante l’interazione di gruppo.
• l’idea, da parte di molte aziende, che un lavoratore che aderisce allo smart L’adozione dello smart working necessita di un accordo scritto tra le parti.
working debba essere sempre operativo e disponibile in ogni situazione,
potrebbe portare a situazioni di dipendenza da internet. L’accordo, di norma, avviene tra l’azienda e le Rappresentanze Sindacali
Unitarie (RSU). Oltre a questo accordo sindacale valevole per la generalità dei
Gli svantaggi per il lavoratore sono: lavoratori che saranno coinvolti, appare utile realizzare anche accordi indivi-
• minore visibilità e minori possibilità di carriera; duali con ciascun lavoratore che verrà coinvolto.
• maggiore isolamento;
• riduzione della vita relazionale; Inizialmente occorre decidere:
• meno possibilità di essere guidati e aiutati; • le posizioni lavorative alle quali si può proporre lo smart working;
• riduzione della distinzione spaziale tra casa e ufficio. • i giorni della settimana, del mese o dell’anno e gli orari della giornata che
possono essere impegnati per lo smart working;
Gli svantaggi per l’azienda sono: • le modalità di accesso e di recesso da tale opportunità;
• difficoltà nella gestione dei lavoratori distanti; • possibili procedure per autorizzare o escludere gli straordinari durante tale
• necessità di riorganizzazione dei processi aziendali; modalità di lavoro.
• esistenza di diversi contratti di lavoro da gestire;
• maggiore conflittualità con i capi intermedi; L’ammissione al contratto di smart working deve avvenire esclusivamente su
• maggiori spese per le telecomunicazioni e la formazione base volontaria. L’azienda mantiene una discrezionalità nell’accoglimento o
• necessità di ridiscutere l’organizzazione aziendale. rifiuto delle richieste.
Essere uno smart worker Alcuni consigli per lavorare in smart working:
• Creare un’area dedicata al lavoro
Cosa spinge una persona a scegliere di lavorare in modalità smart working? L’ideale sarebbe una stanza che abbia una porta che possa essere chiusa per
i momenti che richiedono maggiore concentrazione. La postazione di lavoro
Le principali ragioni possono essere: deve essere composta da un piano stabile, una sedia ergonomica e, possi-
• 1. Gestione dei propri tempi e dei propri spazi bilmente, un retro composto da uno sfondo neutro (ad esempio una parete
• 2. Miglioramento del work-life balance tra vita lavorativa e gestione perso- bianca oppure una libreria). La strumentazione tecnica generalmente com-
nale prendere: PC, connessione a internet, specifici software e telefono/smartpho-
• 3. Aumento della motivazione e della soddisfazione ne.
• 4. Risparmio • Vestirsi in modo adeguato
• 5. Migliore produttività L’abbigliamento deve essere adeguato, non obbligatoriamente elegante, ma
• 6. Comodità presentabile. Oltre a evitare spiacevoli inconveniente, in caso di videochiama-
te, è importante anche per il proprio atteggiamento mentale.
Essere uno smart worker non vuol dire lavorare da solo. È bene ricordarsi che • Darsi delle regole
si sta lavorando e che quindi si hanno delle responsabilità nei confronti di Stabilire delle pause o dei premi che servano a rispettare la propria agenda di
altri soggetti: datore di lavoro, responsabili d’area, colleghi, clienti, ecc. Per lavoro: al termine di un lavoro concedersi una pausa caffè, una pausa per fare
questo motivo sarebbe buona abitudine trasferire alcuni comportamenti e attività fisica oppure una pausa per stare insieme ai propri familiari.
pratiche tipiche dell’ufficio nel luogo in cui si svolge lo smart working. In parole povere bisogna essere responsabili dei propri obiettivi lavorativi.
• Sfruttare la flessibilità
Per lavorare in modalità smart working è opportuno tenere in considerazione La situazione ci consente, attraverso una buona organizzazione, di migliore il
due aspetti: bilanciamento tra vita lavorativa e vita privata. È bene sfruttare tale vantaggio
per prendersi cura della propria casa, per dedicare tempo ai propri cari oppu-
1. Auto-motivazione re ai propri interessi personali.
I colleghi e/o i clienti, non essendo presenti fisicamente, non possono
rappresentare una fonte di stimolo. È importante trovare il modo di auto-
motivarsi e imporsi un certo rigore e disciplina nella gestione del lavoro.
2. Condivisione
Lo smart worker non essendo in ufficio può sentirsi poco coinvolto. Al
contrario anche i colleghi non sono a conoscenza di quello che lo smart
worker stia facendo, a meno che non si interfaccino appositamente con lui.
È fondamentale trovare momenti di condivisione tra lo smart worker e gli altri
(colleghi, responsabili, clienti, ecc.).
Lo sviluppo della tecnologia ha permesso, nel corso degli anni, di agevolare e • Techno-overload: i lavoratori devono gestire simultaneamente flussi di
migliorare le attività quotidiane. informazione da fonti diverse, spesso al di sopra di quelle che sono le loro
Quando il suo utilizzo diventa però eccessivo, soprattutto in ambito lavorativo, capacità; in questo modo si sentono “sovraccaricati”
possono scaturire problemi che influenzano il proprio benessere psicofisico: si • Techno-invasion: grazie alla tecnologia moderna la persona può essere
parla in questo caso di tecnostress. sempre reperibile e questo impedisce di separare il lavoro dalla vita privata;
ciò porta ad un’invasione della tecnologia nella vita privata;
Il termine è stato utilizzato per la prima volta dallo psicologo americano • Techno-complexity: i continui aggiornamenti e sviluppi delle ICT obbligano
Craig Broad nel 1984 che lo ha definito come “un disagio moderno causato i lavoratori a impiegare gran parte del proprio tempo nel tentativo di imparare
dall’incapacità di coabitare con le nuove tecnologie del computer”. ad utilizzarle; questo può far scaturire nei lavoratori un senso di avversione,
paura ed ansia;
Il termine è stato, poi, ampliato da due psicologi Weil e Rosen nel 1998, • Techno-insecurity: i continui aggiornamenti tecnologici e informatici pos-
che lo hanno definito come “ogni impatto o attitudine negativa, pensieri, sono portare i lavoratori a sentirsi insicuri rispetto al proprio posto di lavoro,
comportamenti o disagi fisici o psicologici causati direttamente o in quanto temono di poter essere sostituiti dalle nuove ICT o da colleghi che
indirettamente dalla tecnologia”. In Italia il tecnostress è riconosciuto come ne hanno una maggiore padronanza;
malattia professionale dal 2007. • Techno-uncertainty: i continui cambiamenti delle ICT, inoltre, possono
creare nei lavoratori insicurezza e stress dovuti ai continui aggiornamenti di
Un’importante aspetto da considerare è che il tecnostress non è legato software e sostituzioni di hardware.
esclusivamente all’oggetto tecnologico e al suo continuo utilizzo, ma può
essere anche correlato alla gestione del flusso di informazioni con cui
l’utente si interfaccia e alla errata ergonomia dei luoghi e delle attività di
lavoro (come per esempio l’utilizzo eccessivo di internet e della telefonia).
Accanto a questi, sono stati identificati anche alcuni inhibitors (moderatori e Non è importante con chi l’interlocutore stia comunicando, è importante il
inibitori), che possono ridurre (e in alcuni casi limitare) il tecnostress laddove fatto stesso che lo faccia e questo porta alla distruzione della comunicazione
l’esposizione ai creators è inevitabile. e della relazione.
Possono infine essere individuate e attivate delle strategie individuali. Questo timore viene chiamato FOMO, acronimo di Fear Of Missing Out,
Ne sono esempi: letteralmente “Paura di restare tagliati fuori”.
• Rispettare le pause e i parametri ergonomici
• Ricercare sostegno sociale e tecnico Grazie ai social network tutti hanno l’opportunità di controllare cosa fanno gli
• Cercare di eliminare eventuali pensieri irrazionali altri e questo può generare un stato d’ansia e di paura che porta la persona
• Dedicare tempo a sé stessi a pensare di perdersi qualcosa di piacevole o interessante, o addirittura di
• Usare tecniche di rilassamento muscolare ed oculare (strategie attive per essere dimenticati quando si è offline. La conseguenza diretta è la necessità di
contrastare affaticamento ed ansia connessi all’uso delle tecnologie) rimanere ininterrottamente connessi al mondo online.
• Investire nelle relazioni
• Limitare l’uso della tecnologia quando possibile
L’iperconnettività
La modalità di lavoro in smart working, oltre a generare tecnostress, po-
trebbero portare i lavoratori ad essere sempre connessi (always on) a causa
dell’assenza di limiti di tempo e di spazio. Per molte persone risulta complica-
to trascorrere più di un’ora consecutiva senza guardare il cellulare o il tablet e
questo porta conseguenze soprattutto a livello di relazioni interpersonali.
La definizione della parola “ergonomia”, inserita la prima volta nel vocabolario È importante anche tenere in considerazione le caratteristiche antropometri-
Zingarelli nel 1965 e finora non modificata, è “disciplina che studia le condi- che del lavoratore (altezza, peso, ecc.).
zioni e l’ambiente di lavoro per adattarli alle esigenze psico-fisiche del lavora-
tore”.
Nello specifico l’art. 15 del D.Lgs. n. 81/08 introduce l’obbligo del rispetto dei
principi ergonomici e ne definisce i campi di applicazione in merito a:
• progettazione e organizzazione dei posti di lavoro;
• scelta delle attrezzature;
• definizione dei metodi di lavoro e produzione.
Igiene posturale
Oltre al corretto allestimento della postazione di lavoro, è bene attuare
interventi di sensibilizzazione per prevenire l’insorgenza di disturbi
muscolo-scheletrici del rachide.