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AOOI - Problematiche Chirurgiche della Parotide e degli Spazi Parafaringei 20/12/2004 (Livello 2)

AOOI
Gruppo Alta Italia di Otorinolaringoiatria
e Chirurgia Cervico-Facciale
Problematiche Chirurgiche della Parotide e
degli Spazi Parafaringei

Introduzione

Anatomia della Parotide e degli Spazi Laterofaringei

Imaging della Regione Parotidea e Parafaringea

Patologia Chirurgica della Parotide e degli Spazi Parafaringei

Problematiche e Controversie nella Chirurgia della Regione Parotidea

Chirurgia degli Spazi Parafaringei

Chirurgia del Nervo Facciale Intraparotideo

Le Grandi Demolizioni Anteriori

Le Grandi Demolizioni Posteriori nei Tumori Maligni della Parotide e degli


Spazi Parafaringei

file:///C|/Documenti/par990.htm [20/12/2004 6.13.43]


Problematiche chirurgiche della parotide e degli spazi parafaringei 1

GRUPPO ALTA ITALIA


di OTORINOLARINGOIATRIA
e CHIRURGIA
CERVICO-FACCIALE

XLIX Raduno
Milano
27 Novembre 2004

TAVOLA ROTONDA:

PROBLEMATICHE CHIRURGICHE
DELLA PAROTIDE E DEGLI SPAZI PARAFARINGEI
2 Introduzione Problematiche chirurgiche della parotide e degli spazi parafaringei 3

Indice

Introduzione pag. 05
E. Colombo

Anatomia della parotide e degli spazi laterofaringei pag. 17


O. Morelli, R. Marino

Patologia chirurgica della parotide e degli spazi parafaringei pag. 37


F. Banci, M. Richichi, S. Gibelli

Problematiche e controversie nella chirurgia della regione parotidea pag. 45


G. Succo, E. Crosetti, A. Sartoris

Chirurgia degli spazi parafaringei pag. 67


P. Nicolai, D. Lombardi, L.O. Redaelli De Zinis, F. Garubba, A. R. Antonelli

Chirurgia del nervo facciale intraparotideo pag. 79


S. Righini

Le grandi demolizioni anteriori pag. 83


G. Cantù, S. Colombo

Le grandi demolizioni posteriori nei tumori maligni


della parotide e degli spazi parafaringei pag. 89
R. Pareschi
4 Discussione sulla Relazione Problematiche chirurgiche della parotide e degli spazi parafaringei 5

Elenco degli Autori e delle relative Istituzioni di appartenenza:

O. Morelli, R. Marino
S.C. di Otorinolaringoiatria - Azienda Ospedaliera Niguarda Cà Granda - Milano

F. Banci, M. Richichi, S. Gibelli


U. O. Otorinol. - Az. Osped. Fatebenefratelli e Oftalmico – Milano. INTRODUZIONE

G. Succo, E. Crosetti*, A. Sartoris* E. Colombo


U.O.A. Otorinolaringoiatria – Ospedale Martini – Torino
* I Clinica ORL – Università di Torino – Ospedale S. Giovanni Battista – Torino

P. Nicolai, D. Lombardi, L.O. Redaelli De Zinis, F. Garubba, A. R. Antonelli


Clinica Otorinolaringoiatrica, Università di Brescia

S. Righini
U.O. di Otorinolaringoiatria - A.O. Legnano
Il Consiglio Direttivo del Gruppo Alta Italia di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-
G. Cantù, S. Colombo Facciale mi ha concesso l’onore di organizzare il 50° Raduno, consentendomi di tratta-
Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano re il tema delle problematiche chirurgiche della parotide e degli spazi parafaringei.
Questo tema è a mio avviso di particolare interesse, in quanto, pur essendo stato ampia-
R. Pareschi mente trattato, presenta ancora “zone d’ombra” che possono talvolta mettere in difficoltà
U.O. di Otorinolaringoiatria - A.O. Legnano anche lo specialista esperto.
Ho ritenuto che dovessero essere in particolare meglio focalizzati i seguenti punti:
- modalità di dissezione cutanea
- tipi di resezione parotidea
- scelta di dissezione anterograda o retrograda del nervo facciale
- trattamento dei tumori parotidei profondi, specie maligni, che coinvolgano lo spazio
parafaringeo
- quando e come procedere per via transmandibolare
- estensione chirurgica alle regioni vicine
- indicazioni agli svuotamenti linfonodali.
In questa relazione ho assegnato capitoli di ordine generale a specialisti esperti, che rin-
grazio vivamente per la collaborazione, anche se devo sottolineare che sarà soprattutto
la discussione, centrata su casi clinici di particolare interesse, a consentire una esaurien-
te trattazione dei punti sopracitati.
Nella speranza di essermi reso utile ai Colleghi Otorinolaringoiatri, ringrazio tutti colo-
ro che hanno contribuito a questo lavoro.
6 Introduzione
Anatomia della parotide e degli spazi laterofaringei 7

ANATOMIA DELLA PAROTIDE E DEGLI SPAZI LATEROFARINGEI

O. Morelli, R. Marino

Nella trattazione delle controversie nell’approccio chirurgico alla parotide, l’aspetto ana-
tomico degli spazi laterofaringei riveste un ruolo fondamentale dato il loro frequente
coinvolgimento nella patologia parotidea, che spesso si estrinseca in essi causando sin-
tomi e segni clinici in stretta relazione con la collocazione topografica. La complessità
dell’anatomia sistematica e topografica degli spazi laterofaringei, ancora oggetto di trat-
tazioni e controversie, in particolare sui limiti dello spazio masticatorio, è dovuta alla
loro suddivisione, da parte di consistenti strutture muscolo-aponeurotiche, in comparti-
menti dotati ciascuno di una differente “via di fuga” che “obbligano” la patologia in essi
contenuta ad avere manifestazioni cliniche differenti .
La corretta conoscenza di tali manifestazioni, e quindi la loro correlazione al rispettivo
spazio anatomico, consentono al chirurgo di pianificare la strategia di approccio più ade-
guata per ottenere l’asportazione della patologia attraverso la “luce” migliore in funzio-
ne del tipo di patologia, evitando inutili demolizioni di strutture nobili e riducendo quin-
di al minimo indispensabile il “danno collaterale” dovuto alla via d’approccio.
L’avvento delle nuove tecniche di diagnostica per immagini (TAC ed RNM) oltre ad
evidenziare con precisione i limiti anatomici di questi spazi e la reale dimensione delle
patologie in essi contenuti, rappresenta un ulteriore ed ormai indispensabile elemento di
raffronto e di conferma del dato clinico e di pianificazione chirurgica..

Schematicamente lo spazio laterofaringeo si può definire con una classica forma di


piramide rovesciata delimitata:
Superiormente dal basicranio comprendente la base della rocca petrosa con il canale
carotideo e il foro giugulare, il canale condiloideo del XII n.c., fino alla fossetta scafoi-
dea della lamina mediale del processo pterigoideo, la base mediale dell’apofisi mastoi-
dea .
Inferiormente l’apice tronco delimitato anteriormente da m. digastrico, osso ioide e
setto interghiandolare, mentre posteriormente si apre libero nelle logge cervicali.

S.C. di Otorinolaringoiatria - Azienda Ospedaliera Niguarda Cà Granda - Milano


8 O. Morelli, R. Marino Anatomia della parotide e degli spazi laterofaringei 9

Anteriormente dal legamento pterigo-mandibolare e dalla linea miliodea della mandi- fondo in quanto, in condi-
bola ove si inseriscono i muscoli pterigoidei, il costrittore superiore e il muscolo bucci- zioni normali, le strutture
natore. ghiandolari risultano
Medialmente dalla fascia faringo basilare, dall’aponeurosi perifaringea e dalla mem- facilmente dissociabili dal
brana di Charpy che lo separa dallo spazio retrofaringeo all’altezza del pilastro tonsilla- nervo facciale in virtù
re posteriore Lateralmente dal muscolo pterigoideo interno, dalla branca montante della presenza dei tralci
della mandibola, dalla parotide, dal ventre posteriore del digastrico, dalla faccia media- connettivali che lo circon-
le del muscolo sternocleidomastoideo. dano, consentendo così di
Posteriormente dalla fascia prevertebrale e dai muscoli retti ed elevatore della scapola. asportare la parte di paro-
tide esterna al piano del
Gli spazi laterofaringei sono suddivisi in 3 compartimenti dal setto stilofaringeo o ala nervo facciale definita
faringea che dal fascio di Riolano, costituito dai muscoli stilieni e dai legamenti sti- comunemente ma impro-
loioideo e stilomandibolare, si porta medialmente al muscolo tensore del velo assumen- priamente “lobo superfi-
do una forma triangolare con base sul basicranio ed apice che si continua nella aponeu- ciale”.
rosi perifaringea delimitando lo spazio retrostiloideo posteriormente, lo spazio presti-
loideo anteriormente e la loggia parotidea lateralmente. Il nervo facciale
Fig 2: Rapporti tra loggia parotidea e spazi parafaringei pre e retro stilieni (proie-
Dopo l’emergenza dal
zione assiale), separazione da parte dell’ala faringea (da Cahiers d’Anatomie ORL
LA LOGGIA PAROTIDEA Masson Editore, 1969 modificato). foro stilomastoideo, die-
Contiene la ghiandola parotide che provenendo da un gettone ectodermico dello stomo- tro la base dell’apofisi sti-
deo ha uno sviluppo centripeto e multifocale rispetto al nervo facciale. I lobi ghiando- loide, il nervo facciale si dirige verso la loggia parotidea con tragitto obliquo in basso,
lari separati da tralci connettivali, cresco- in avanti e in fuori attraversando il diaframma fibroso stilieno. All’uscita da questo
no attorno alle struttura vascolari e ner- incrocia la faccia laterale del processo stiloide, affiancato dall’arteria stilo-mastoidea,
vose, avvolgendo progressivamente il ponendosi come bisettrice dell’angolo tra osso timpanico e processo mastoideo. Si
nervo facciale e i vasi arteriosi e venosi, immerge nel connettivo lasso ricco di tessuto adiposo posto immediatamente in profon-
situandosi profondamente al ramo fac- dità rispetto al tessuto fibroso che unisce la faccia posteriore della parotide al processo
ciale temporale e superficialmente al mastoideo e all’inserzione del muscolo sternocleidomastoideo, nonché all’inserzione del
ramo cervicale, data la differente profon- ventre posteriore del muscolo digastrico
dità di sviluppo di questi due rami, e all’osso timpanico. L’interfaccia tra
espandendosi progressivamente durante questo tessuto fibroso nella sua porzione
la crescita ad occupare lo spazio a dispo- tra mastoide e osso timpanico e il con-
sizione tra le strutture anatomiche circo- nettivo lasso in cui è immerso il nervo è,
stanti (fig. 1). da un punto di vista strettamente chirur-
Questo tipo si struttura consente quindi gico, il vero punto di repere del nervo
di individuare grossolanamente tre por- facciale prima del suo ingresso nella
zioni ghiandolari rispetto ai tronchi ner- parotide.
vosi principali: laterale (lobo superficia- Nel breve tragitto pre-parotideo il nervo
le), mediale (lobo profondo) ed inferio- emette dei rami collaterali:
re (da cui origina quando presente il - il ramo anastomotico con il nervo glos-
cosiddetto prolungamento faringeo), sofaringeo (ansa di Haller), incostante
- il ramo auricolare posteriore (anasto-
Sulla base di tali riscontri risulta quindi mosi con i rami auricolari del plesso
Fig 1 - Rapporti tra loggia parotidea e spazi parafaringei pre e di valore puramente empirico la suddivi- cervicale superficiale)
retro stilieni. (da Cahiers d’Anatomie ORL. Masson Editore, sione classica in lobo superficiale e pro- - il ramo per il muscolo stilo-ioideo e il Fig 3: Tumefazione faringea da parte di neoformazione dello
1969) spazio parafaringeo (da Work W.P., 1969).
10 O. Morelli, R. Marino Anatomia della parotide e degli spazi laterofaringei 11

ventre posteriore del rami, loro comune caratteristica è il decorso radiale che può essere rappresentato con
muscolo digastrico linee immaginarie che si estendono a partire dal bordo anteriore del trago verso la sutu-
- il ramo sensitivo per ra coronale, la fronte, la commissura palpebrale, l’ala del naso, la commissura labiale, il
il condotto uditivo mento ed il grande corno dell’osso joide.
esterno e ramo lin- Mentre la suddivisione dei rami nervosi all’interno della ghiandola ha scarsa importan-
guale per i muscoli za dal punto di vista chirurgico, hanno importanza il decorso dei rami e il loro rapporto
stiloglosso e glosso- con il sistema venoso sia all’interno che all’esterno della ghiandola.
stafilino, incostante. La dissezione e in genere ogni manovra chirurgica devono essere condotte quindi paral-
lelamente, e non perpendicolarmente, alle linee di decorso.
Modalità di suddivi-
sione e rapporti tra Strutture nervose, vascolari e linfatiche della loggia parotidea
rami del nervo fac- Oltre al nervo facciale, nella loggia parotidea o in stretto rapporto con essa, si trovano:
ciale e vasi
Il nervo facciale, im- - il nervo auricolotemporale, ramo del nervo mandibolare, che attraversa la porzione
Fig 4: Tumefazione faringea da parte di neoformazione del prolungamento faringeo della pegnandosi nel tessu- superiore della ghiandola. Entra nella parotide posteriormente al condilo mandibolare
parotide ad estensione parafaringea (da Work W.P., 1969).
to ghiandolare, si e, decorrendo in alto, indietro e in fuori emerge sotto l’arcata zigomatica;
dirige obliquamente da dietro in avanti, dall’interno all’esterno e un poco dall’alto in
basso, situandosi comunque sempre lateralmente all’arteria carotide esterna e alla vena - il nervo grande auricolare che si stacca dall’ansa cervicale media. Dirigendosi in alto
giugulare esterna. lungo il margine posteriore del muscolo sternocleidomastoideo, dà origine a rami cuta-
La carotide esterna e le relative ramificazioni si trovano su di un piano mediale rispetto nei per la regione parotidea e a rami sensitivi che si anastomizzano con i rami del fac-
alla ghiandola; la giugulare esterna e le relative confluenti si trovano su un piano media- ciale. Termina in corrispondenza del padiglione auricolare con rami sensitivi per la
le rispetto ai rami nervosi, a stretto contatto con essi; in una minoranza dei casi è tutta- cute del lobulo;
via possibile che le strutture venose si trovino lateralmente rispetto ai rami nervosi.
Questi incroci tra nervi e vene sia intra che extra ghiandolari costituiscono un preciso - la carotide esterna, che provenendo dalla loggia carotidea, attraversa la ghiandola diri-
punto di repere nella dissezione del nervo facciale, in particolare nella dissezione retro- gendosi in alto, lateralmente e indietro. All’interno del parenchima ghiandolare, in cor-
grada. All’interno della ghiandola il nervo facciale dà origine a un ramo superiore, il rispondenza del condilo della mandibola, si divide nei suoi rami terminali: l’arteria
ramo temporo-facciale, e a un ramo temporale superficiale e la mascellare interna. La temporale superficiale dà origine
inferiore o cervico-facciale. Questi a all’arteria trasversa della faccia che si porta in avanti decorrendo insieme al ramo buc-
loro volta danno origine a numerosi cale superiore e al dotto parotideo. Dalla mascellare interna derivano alcuni rami paro-
collaterali seguendo diverse modalità tidei e l’arteria timpanica;
di suddivisione.
Più frequentemente dal ramo tempo- - la giugulare esterna: origina sotto il condilo della mandibola dall’unione della vena
ro-facciale derivano il ramo tempora- auricolare posteriore con un ramo venoso anastomotico proveniente dalla vena faccia-
le, lo zigomatico e il buccale superio- le posteriore. Decorre in basso e indietro coperta dal muscolo platisma;
re, mentre dal ramo cervico-facciale
derivano il. buccale inferiore, il mar- - la vena facciale posteriore: origina all’interno della parotide per la confluenza di una
ginale della mandibola e il ramo cer- radice superficiale e una profonda. La radice superficiale si forma davanti al meato acu-
vicale. I diversi rami sono tra loro stico esterno per la confluenza delle vene temporali superficiali e medie, delle auricola-
collegati da numerose anastomosi ri posteriori, delle articolari, della trasversa della faccia e della vena stilomastoidea. La
che sono maggiormente rappresenta- radice profonda drena parte del circolo venoso proveniente dal plesso pterigoideo.
te nei rami che derivano dalla branca
temporo-facciale. Comunque siano le Fig 5: tumefazione parotidea e faringea da parte di neoformazione Consideriamo per ultima la carotide interna che, pur non appartenendo alla regione paro-
variazioni anatomiche dei differenti del lobo profondo della parotide attraverso il tunnel stilo mandibola- tidea, riveste un ruolo importante nella chirurgia dei tumori maligni che interessano la
re (tumore a clessidra) (da Work W.P., 1969).
12 O. Morelli, R. Marino Anatomia della parotide e degli spazi laterofaringei 13

porzione profonda della ghiandola. Infatti dalla sua origine si porta in profondità decor- regione parotidea .
rendo dietro al muscolo stiloideo e al ventre posteriore del digastrico; raggiunge quindi In effetti, questa seconda ipotesi, in considerazione delle modalità di sviluppo embriolo-
gli spazi laterofaringei ponendosi in rapporto anteriormente con il prolungamento farin- gico della parotide in rapporto alle altre formazioni di derivazione dal primo e secondo
geo della parotide. arco branchiale, sembra degna di maggior credito. Andando dalla superficie in profon-
dità e distinguendo la regione parotidea in tre settori, inferiore, medio e superiore, il rive-
stimento della ghiandola sarebbe rappresentato da:
ANATOMIA TOPOGRAFICA DELLA PAROTIDE — settore inferiore: cute — strato adiposo superficiale — platisma contenuto nello
La parotide ha all’incirca la forma di una piramide triangolare con base esterna in rap- sdoppiamento della fascia superficialis — strato di connettivo lasso a scarso contenuto
porto con la cute e apice mediale in rapporto con la faringe. adiposo — capsula ghiandolare
La faccia anteriore entra in rapporto con il muscolo massetere, con il margine posterio- — settore medio: cute — strato adiposo superficiale — platisma fibroso — strato con-
re della branca mandibolare e con il muscolo pterigoideo interno. nettivale per lo più privo di grasso e con caratteristiche di densità variabile secondo il
La faccia posteriore è in rapporto dall’esterno all’interno con il processo mastoideo, il sesso e l’età — capsula ghiandolare
muscolo sternocleidomastoideo, il ventre posteriore del muscolo digastrico e il fascio di — settore superiore: come il settore medio ma con platisma fibroso meno denso e stra-
Riolano. to connettivale profondo più lasso.
La faccia superiore è in rapporto con l’articolazione temporo-mandibolare e con il con-
dotto uditivo esterno. In uscita dalla ghiandola i rami del facciale sono appoggiati sul piano masseterino fuo-
L’apice ghiandolare o processo faringeo, si estende in profondità raggiungendo lo spa- riuscendo dallo strato adiposo profondo del sottocute in corrispondenza dei muscoli pel-
zio laterofaringeo fra i legamenti stilomandibolare e sfenomandibolare. A questo livello licciai ai quali si distribuiscono, e quindi più perifericamente rispetto al margine ante-
l’ala faringea e il fascio di Riolano separano la ghiandola dalle strutture contenute nello riore della parotide, rendendo estremamente improbabile una lesione dei rami periferici
spazio retrostiloideo: la carotide interna, la vena giugulare interna, i nervi vago, acces- del facciale se si opera una corretta dissezione dei piani tegumentari mantenendosi ade-
sorio, glossofaringeo, ipoglosso e il simpatico cervicale. renti alla fascia superficialis.
Dal prolungamento masseterino della ghiandola, all’unione tra il terzo medio e il terzo Da quanto affermato sopra deriva che lo scollamento dei piani di copertura della paroti-
superiore del margine anteriore, si diparte il dotto di Stenone che decorre in avanti de, in caso di neoplasie maligne, specie se di grosse dimensioni e con forte tensione cuta-
appoggiandosi alla fascia masseterina, seguendo una linea che unisce il lobulo dell’o- nea, deve essere condotto con particolare cura, tenendo presente la necessità di evitare
recchio alla commissura labiale. Esso è affiancato da uno o più rami del nervo facciale di “aprire” il tumore. Analogamente a quanto avviene negli svuotamenti radicali del
(rami buccali superiori) e dalla arteria trasversa della faccia. collo, nei quali quando i piani cutanei sono sotto tensione lo scollamento avviene all’e-
A livello del margine anteriore del muscolo massetere il dotto attraversa la fascia mas- sterno del platisma, a livello parotideo la dissezione del piano cutaneo deve avvenire
seterina, il muscolo buccinatore e la mucosa della guancia per terminare nel vestibolo all’esterno del muscolo platisma nel settore inferiore e all’esterno della fascia superfi-
buccale in corrispondenza del secondo molare superiore. cialis (o platisma fibroso o fascia parotidea) a livello del settore medio-superiore.

Di particolare interesse dal punto di vista chirurgico è lo SMAS (Sistema Muscolo- Come accennato in precedenza la loggia parotidea rappresenta la porzione esterna degli
Aponeurotico Superficiale), che è il complesso delle formazioni fasciali e muscolari spazi laterofaringei suddivisi in box semirigidi da un complesso sistema muscolo apo-
(muscoli pellicciai) contenuto nel sottocute. Il platisma, infatti, pur occupando gran neurotico; le patologie espansive della parotide sconfinano, nei casi più voluminosi,
parte del sottocutaneo cervicale, manca nella porzione mediana e nelle porzioni supero- negli spazi parafaringei venendo indirizzate verso “vie di fuga” obbligate con manife-
laterali del collo, dove sono invece presenti formazioni fasciali che rappresentano la sua stazioni cliniche peculiari dello spazio coinvolto. È quindi importante la conoscenza del-
continuazione in direzione mediale e supero-laterale costituendo la fascia superficialis o l’anatomia di tali spazi per una corretta valutazione clinica ed una idonea pianificazione
platisma fibroso. chirurgica
Passando dalla regione cervicale alla regione parotidea si osserva il passaggio dalla strut-
tura muscolare del platisma ad una struttura fibrosa particolarmente spessa a livello del LO SPAZIO PRESTILOIDEO (parafaringeo propriamente detto) è di fatto uno spazio virtuale
terzo medio della parotide che rappresenta la fusione tra fascia superficialis e aponeuro- di connettivo lasso delimitato: lateralmente dalla fascia del muscolo pterigoideo interno
si cervicale superficiale. Secondo alcuni Autori, la parotide sarebbe contenuta in uno contenente solo strutture linfatiche, il n. glossofaringeo e l’a. facciale da cui si diparto-
sdoppiamento della aponeurosi cervicale superficiale, mentre secondo altri l’aponeurosi no le arterie palatina ascendente e tonsillare; antero-lateralmente è in contatto con il lobo
cervicale superficiale fornirebbe soltanto lo strato fasciale profondo di rivestimento della profondo della parotide attraverso il tunnel stilomandibolare, “via di fuga” obbligata e
14 O. Morelli, R. Marino Anatomia della parotide e degli spazi laterofaringei 15

a struttura rigida compresa tra legamento sfenomandibolare e branca montante della lieno, dal tunnel stilomandibolare, dal setto interghiandolare e dal basicranio, che
mandibola, superiormente è delimitato dalla base cranica e posteriormente dal proces- costringono le patologie parotidee che entrano in contatto con essi verso loci di minor
so stiloideo con il legamento stilomandibolare. resistenza ove estrinsecarsi. Per questo motivo le patologie espansive parotidee avranno
Per questo motivo una massa del lobo profondo della parotide con estensione parafarin- manifestazioni cliniche differenti a seconda del distretto interessato ed in particolare:
gea attraverso il tunnel stilomandibolare, presenterà quindi un tipico aspetto a “clessi- tumefazioni retro-angolo-mandibolari nei tumori del lobo superficiale, solitamente ester-
dra” con una doppia tumefazione palatale e parotidea ed un segno del ballottamento ni al piano del facciale
positivo. Anche la porzione retro-mandibolare (o prolungamento faringeo della paroti- tumefazioni retro-angolo-mandibolari e faringee nei tumori del lobo profondo che si
de), quando esiste, entra in contatto con la parte inferiore dello spazio prestiloideo assog- indovano nel tunnel stilomandibolare formando i cosiddetti “tumori a clessidra”; in que-
gettandosi ad una via di fuga totalmente diversa cioè verso il basso ed in avanti. Tale sti casi è spesso presente il segno del ballottamento che indica la continuità delle due
distinzione spiega la manifestazione clinica differente della neoformazioni del prolun- masse, e la tumefazione esterna può essere assente o presentarsi tardivamente in rela-
gamento faringeo che presentano forma rotonda e tumefazione sottomandibolare. zione all’accrescimento del tumore. Queste masse sono frequentemente mediali al piano
del facciale e sono da porre in diagnosi differenziale con i tumori primitivi dello spazio
LO SPAZIO RETROSTILOIDEO: contiene le strutture vascolo-nervose del collo: carotide parafaringeo prestiloideo o con i tumori metafaringei derivanti dalle ghiandole salivari
interna, giugulare interna, gli ultimi 4 nervi cranici, il simpatico cervicale, gli elementi minori, che non essendo in continuità con la ghiandola parotide non presentano il segno
linfatici e paragangliari. del ballottamento e solitamente non presentano tumefazione retro-angolo-mandibolare
È separato medialmente dallo spazio retrofaringeo da parte della membrana dello ma piuttosto, se abbastanza voluminose, sottomandibolare.
Charpy; anteriormente dallo spazio prestiloideo e dal lobo profondo della parotide ad Tumefazioni sotto-angolo-mandibolari e faringee, solitamente con tumefazione dell’emi
opera dell’ala faringea, del fascio di Riolano e della fascia del lobo profondo della paro- velo palatino, nei tumori del prolungamento faringeo della porzione parotidea inferiore.
tide; medialmente dalla parotide e dal ventre posteriore del digastrico; posteriormente Questi tumori sono solitamente di forma tondeggiante e possono dislocare supero-late-
dal piano muscolare prevertebrale; superiormente è delimitato dalla base cranica; infe- ralmente il nervo facciale.
riormente lo spazio retrostiloideo si apre nelle logge del collo.

LO SPAZIO MASTICATORIO il cui limite di demarcazione dallo spazio laterofaringeo è


oggetto di discussione da parte di molti Autori, viene dai più considerato come lo spazio
contenente l’arteria mascellare interna, la III branca del V n.c., il ganglio otico, il ples-
so venoso pterigoideo ed i muscoli masticatori (pterigoidei, massetere e temporale), che
si inseriscono sulla branca montante e sull’angolo della mandibola. Lo spazio mastica-
torio sarebbe separato dallo spazio laterofaringeo dalla fascia del muscolo pterigoideo
interno che dal margine inferiore della mandibola, e avvolgendo il legamento sfeno-
mandibolare, si inserisce medialmente ai forami ovale e spinoso creando una “via di
fuga” verso il basicranio medialmente e verso la regione zigomatica anteriormente
entrando in diagnosi differenziale nelle tumefazioni da patologia espansiva della regio-
ne laterale della faccia. Tale spazio è assimilato da molti Autori alla fossa infratempora-
le.

SEMEIOTICA CLINICA DELLE TUMEFAZIONI PAROTIDEE ESTESE


AGLI SPAZI LATEROFARINGEI
Dalle considerazioni anatomiche sopra riportate si possono schematicamente paragona-
re gli spazi laterofaringei a dei box, resi rigidi dalle strutture muscolo aponeurotiche ed
ossee che li delimitano, dotati ciascuno di una via di fuga differente. I punti chiave sono
dati essenzialmente dal piano dei muscoli pterigoidei , dall’ala faringis con il fascio sti-
16 O. Morelli, R. Marino

BIBLIOGRAFIA

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16) Micheli-Pellegrini V., Piccini A., Orlando N.: Relazioni tra SMAS (sistema muscolo aponeu-
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Imaging della regione parotidea e parafaringea 17

IMAGING DELLA REGIONE PAROTIDEA E PARAFARINGEA


R. Maroldi, D. Farina, A. Borghesi

Introduzionea
L’Imaging radiologico si avvale attualmente di uno spettro di tecniche che comprendo-
no, ad un estremo, una sorta di lente con ingrandimento (e dettaglio) elevato, ma con
limitato raggio di vista (l’ecografia), mentre all’altro estremo si situa la Risonanza
Magnetica, in grado di estendere il campo di vista a tutte le strutture parafaringee, man-
tenendo elevate sia la risoluzione spaziale che la capacità di discriminare i diversi tessu-
ti. Poichè l’anatomia che la lente ecografica consente di visualizzare nella ghiandola
parotide è limitata dalle strutture ossee adiacenti, questa metodica non richiede la cono-
scenza dettagliata dell’organizzazione topografica dei compartimenti sovraioidei di cui
RM (e TC), invece, necessitano. Infatti, la localizzazione dell’epicentro della lesione e il
riconoscimento del pattern con il quale le strutture adiacenti sono dislocate dalla lesio-
ne rappresentano elementi essenziali per la diagnosi radiologica.

Anatomia TC ed RM degli Spazi Parafaringeo e Parotideo


L’anatomia TC ed RM dei tessuti profondi del collo si basa su di un modello organizza-
to in spazi “creati” dal complesso sdoppiarsi della Fascia Cervicale Profonda (barriera
di contenimento) che, convergendo verso l’osso ioide, divide l’area cervico-facciale in:
Regione Sovra-Ioidea: estesa dall’osso ioide alla base cranica, non costituisce parte inte-
grante del collo; le lesioni espansive che originano in questa area anatomica possono
interessare il collo per contiguità.
Regione Infra-Ioidea: estesa dall’osso ioide alle clavicole.

La Regione Sovra-Ioidea
La regione sovra-ioidea comprende le strutture poste tra la base cranica e l’osso ioide.
Tre strati fasciali che derivano dallo sdoppiamento della Fascia Cervicale Profonda -
Strato Superficiale, Strato Medio (Fascia Buccofaringea), Strato Profondo (Fascia
Prevertebrale) suddividono la regione in sette spazi profondi (Fig. 1):

Cattedra di Radiologia dell’Università degli Studi di Brescia


18 R. Maroldi, D. Farina, A. Borghesi Imaging della regione parotidea e parafaringea 19

Spazio Parafaringeo NB. Lo Spazio Parafaringeo “contiene”- all’interno del compartimento retro-stiloideo-
Spazio Faringeo-mucoso un tratto dello Spazio Carotideo.
Spazio Masticatorio In condizioni di normalità la morfologia dello Spazio Parafaringeo é rigorosamente sim-
Spazio Parotideo metrica.
Spazio Carotideo Nel piano assiale lo spazio parafaringeo ha dimensioni e morfologia diverse, a seconda
Spazio Retrofaringeo del livello al quale la “piramide rovesciata” viene sezionata.
Spazio Prevertebrale La sua ampiezza é assai ridotta in alto, in corrispondenza della fascia faringobasilare, si
Tutti gli spazi sono completamente circondati da strati della allarga progressivamente verso il basso, per raggiungere le dimensioni maggiori in pros-
Fascia Cervicale Profonda ad eccezione dello Spazio simità del palato molle, restringendosi poi via via che si approssima alla ghiandola sot-
Parafaringeo che ha confini complessi e dello Spazio Faringeo- tomandibolare.
mucoso, circondato dallo Strato Medio solo lungo i margini Raggiunge, in genere, il diametro massimo a livello della tuba di Eustachio, dove assu-
posteriore e laterale (ovviamente in avanti, sul lato comunican- me, inoltre, una caratteristica forma triangolare.
te con le vie aeree superiori, non é delimitato da piani fasciali). Questo piano di sezione é facilmente identificabile: nel lume del rinofaringe protrude la
cartilagine della tuba (ipodensa alla TC, di segnale elevato nelle sequenze RM T1 con
Spazio Parafaringeo m.d.c. per il rivestimento mucoso).
Rappresenta lo spazio centrale della regione profonda della fac- Fig. 1. Diagramma che delimita Posteriormente alla tuba si riconosce il recesso della fossa di Rosenmüller, l’ampiezza
cia, é completamente circondato da altri spazi, non è accessibile i territori dei principali spazi e la profondità del quale sono legate alla quantità di tessuto linfoide presente.
direttamente all’esame clinico e le lesioni che vi si sviluppano profondi della regione sovra-ioi-
dea (SPF, Spazio Parafaringeo; In prossimità della parete
divengono obiettivamente apprezzabili solo quando raggiungo- SFM, Spazio Faringeo-mucoso; faringea (Fig. 2-3) il mu-
SMA, Spazio Masticatorio; SPA;
no notevoli dimensioni. Spazio Parotideo; SCA, Spazio
scolo elevatore del velo
Le neoformazioni primitive dello Spazio Parafaringeo (costi- Carotideo; SPV, Spazio Prever- del palato é meglio identi-
tuito prevalentemente da tessuto adiposo) sono piuttosto rare. La tebrale) ficabile con sequenze RM
sua importanza nella semeiotica TC e RM é rilevante, non tanto T1 ad alta risoluzione per-
per le lesioni che vi possono originare, quanto per il modo con cui le masse che si svi- ché possiede segnale infe-
luppano dagli spazi confinanti lo improntano. Infatti, se si valutano i rapporti tra l’epi- riore, quindi meno intenso,
centro della massa, lo Spazio Parafaringeo e la direzione verso la quale la massa ne della tuba uditiva; è ben
disloca il tessuto adiposo, é possibile individuare lo spazio dal quale origina la lesione. separabile dal muscolo
Lo Spazio Parafaringeo è rivestito da strati differenti della Fascia Cervicale Profonda, i tensore del velo del palato
suoi confini sono complessi: il bordo antero-laterale é a contatto con la faccia profonda che decorre in posizione
degli Spazi Parotideo e Masticatorio rivestiti dallo Strato Superficiale della Fascia più laterale per inserirsi, in
Cervicale Profonda; il margine mediale confina con lo Spazio Faringeo-mucoso, rivesti- avanti, sulla lamina media-
Fig. 2-3. Sequenze RM T1 dopo somministrazione di gadolinio: si riconoscono il
to dallo Strato Medio della Fascia; tutti i tre Strati della Fascia Cervicale Profonda sepa- le del processo pterigoideo. muscolo elevatore del velo del palato (L), il muscolo tensore del velo del palato (T),
rano posteriormente lo Spazio Parafaringeo dallo Spazio Carotideo. Nella fossetta scafoidea, la branca mandibolare del trigemino (punte di freccia), il processo stiloideo e l’in-
I reperi anatomici fondamentali per identificare i confini dello spazio parafaringeo posta tra le lamine pterigoi- serzione dei muscoli stiloidei (frecce).
comprendono: la base cranica, il complesso fascia faringobasilare/muscolo costrittore dee, si riconosce l’inserzione del muscolo pterigoideo mediale. Nelle sezioni RM ad alta
del faringe (bordo mediale), i muscoli pterigoidei con il ramo della mandibola (bordo risoluzione é spesso possibile identificare una sottile struttura ipointensa che riveste il
antero-laterale), i muscoli lunghi del capo (bordo posteriore) e l’osso ioide (apice). muscolo, se ne stacca per inserirsi sulla branca montante della mandibola, dopo avere
Lo Spazio Parafaringeo, suddiviso in due compartimenti (pre e retro-stiloideo) contiene: contornato anche il profilo posteriore del muscolo pterigoideo laterale: si tratta di una
- tessuto adiposo, parte della fascia del muscolo pterigoideo mediale, che delimita - in avanti - il confine
- diramazioni della III branca del nervo trigemino, dello spazio parafaringeo. Nel tessuto adiposo compreso tra questa fascia ed il muscolo
- l’arteria mascellare interna, pterigoideo laterale si riconosce il nervo mandibolare (forma ovalare, segnale ipointen-
- l’arteria faringea ascendente, so) che si suddivide rapidamente in due formazioni più piccole corrispondenti ai nervi
- il plesso venoso faringeo. linguale ed alveolare inferiore.
20 R. Maroldi, D. Farina, A. Borghesi Imaging della regione parotidea e parafaringea 21

NB. Non é invece possibile identificare, con TC e RM, una fascia che divida il lobo Spazio Faringeo-mucoso
profondo della ghiandola parotide dallo spazio parafaringeo; nelle dissezioni anatomi- Lo Spazio Faringeo-mucoso comprende le pareti laterali e posteriore del rinofaringe e
che la presenza della fascia é, del resto, incostante. dell’orofaringe, che sono in rapporto con lo Strato Medio della Fascia Cervicale
Repere essenziale del bordo postero-laterale dello spazio parafaringeo é il processo sti- Profonda (Fascia Buccofaringea). In prossimità della base cranica la Fascia
loide Buccofaringea circonda il bordo posteriore e laterale della fascia faringobasilare, la spes-
Lo spazio compreso tra il processo stiloide e la branca montante della mandibola rap- sa e resistente aponevrosi del muscolo costrittore del faringe, per mezzo della quale il
presenta il tunnel stilomandibolare. Sia con TC, ma soprattutto con RM, é possibile, muscolo stesso si inserisce alla base cranica. In basso, nella parte inferiore dell’epifarin-
inoltre, dimostrare il decorso dei muscoli stiloidei: lo stiloglosso si dirige quasi orizzon- ge e a livello dell’orofaringe, la Fascia Buccofaringea avvolge, invece, direttamente i
talmente verso il faringe e la lingua, “restringe” così progressivamente l’ampiezza del muscoli costrittori superiore e medio.
compartimento retrostiloideo; i muscoli stilofaringeo e stiloioideo risultano, invece, Lo Spazio Faringeo-mucoso contiene perciò:
meglio identificabili nel piano coronale. - la mucosa del faringe,
Nessuna fascia separa il compartimento retrostiloideo da quello retrofaringeo, anche se - il tessuto linfatico dell’anello di Waldeyer (adenoidi, tonsille) di spessore progres-
non tutti gli autori sono concordi; comunque l’arteria carotide interna può decorrere così sivamente minore dopo i 40 anni,
medialmente da raggiungere la linea mediana, informazione essenziale qualora si debba - le ghiandole salivari minori,
procedere a biopsia profonda a livello della parete posteriore del faringe. Non é altret- - i muscoli costrittori superiore e medio,
tanto possibile discriminare la fascia che riveste i muscoli lunghi del capo, contenuti - la fascia faringo-basilare attraversata dai muscoli salpingofaringeo ed elevatore del
nello spazio prevertebrale. La RM può però differenziare il segnale del muscolo costrit- velo del palato - questi la penetrano in corrispondenza di una breve incisura poste-
tore del faringe da quello dei muscoli prevertebrali (ciò non é possibile con la TC), risul- rolaterale (ghiandole salivari minori) -,
ta quindi maggiormente accurata nel definire l’invasione posteriore delle neoplasie del - il torus tubarius (orifizio della tuba di Eustachio) e la estremità cartilaginea della
rinofaringe. tuba stessa.
Nel piano coronale, lo Strato medio della Fascia Cervicale Profonda non é identificabi- Lo Spazio Faringeo-mucoso é in rapporto posteriormente con lo Spazio Retrofaringeo e,
le con certezza nemmeno con RM ad alta risoluzione; tuttavia il suo punto di inserzione lateralmente, con lo Spazio Parafaringeo.
alla base cranica può essere individuato in quanto vi converge anche il muscolo tensore Al contrario dello Spazio Parafaringeo, il profilo dello Spazio Faringeo-mucoso può appa-
del velo del palato. Perciò, lo spazio compreso tra questo e il muscolo pterigoideo rire - in condizioni di normalità - notevolmente asimmetrico alla TC, sia in corrisponden-
mediale delimita i confini del compartimento prestiloideo, riconoscibile, così, anche nel za del recesso faringeo laterale (fossa di Rosenmüller), sia alla volta dell’epifaringe, per lo
piano coronale, mentre medialmente al muscolo tensore sono le strutture dello spazio spessore variabile del tessuto linfoide. Per escludere la presenza di una massa é allora utile
retrostiloideo. Il piano passante per il forame ovale rappresenta, anche, un preciso rife- verificare se i limiti con gli Spazi adiacenti (retrofaringeo e parafaringeo) sono mantenuti
rimento topografico. e la simmetria degli Spazi conservata. Può essere talvolta necessario ricorrere alla mano-
Alla RM é possibile distinguere, oltre ai primi 2 cm del nervo mandibolare, anche la vra di Valsalva per distendere un recesso di Rosenmüller incompletamente espanso.
sua diramazione alveolare inferiore che decorre tra i muscoli pterigoidei per raggiunge-
re la mandibola. In questo piano di riferimento il muscolo costrittore del faringe rap- Spazio Parotideo
presenta il bordo mediale dello spazio parafaringeo. Nelle scansioni coronali, inoltre, si Lo Spazio Parotideo é delimitato dallo sdoppiarsi dello Strato Superficiale della Fascia
può evidenziare come il compartimento retrostiloideo venga progressivamente ristretto Cervicale Profonda; contiene:
in basso dal diaframma stilofaringeo, soprattutto dal muscolo stiloglosso (mediale), - la ghiandola parotide,
mentre i muscoli stilofaringeo e stiloioideo, separati dall’arteria faciale, si dirigono ester- - il nervo faciale,
namente e verticalmente. Solo il compartimento prestiloideo appare, quindi, continuarsi - la vena retromandibolare,
in basso nella loggia sottomandibolare. - l’arteria carotide esterna,
Sia con la TC che con la RM é possibile identificare i fasci dei muscoli elevatore del velo - i linfonodi intraparotidei (mediamente da 20 a 30 ).
del palato, convergenti nel palato molle. La maggiore discriminazione di segnale della Il decorso intraparotideo del nervo faciale crea un piano chirurgico che separa la ghian-
RM permette di differenziare il muscolo, meno intenso, dal tessuto ricco di ghiandole dola in un lobo superficiale ed uno profondo. Il nervo non é direttamente riconoscibile
che lo circonda. Entrambe le tecniche, inoltre, consentono di analizzare la regione del alla TC e alla RM, decorre in un piano che unisce il forame stilo-mastoideo e la vena
basisfenoide, dei sifoni carotidei, del seno cavernoso e del cavo di Meckel. retromandibolare (nel tratto intraparotideo l’arteria carotide esterna é mediale, la vena
retromandibolare laterale).
22 R. Maroldi, D. Farina, A. Borghesi Imaging della regione parotidea e parafaringea 23

Alla TC la densità della ghiandola parotide diviene con l’età progressivamente minore Risonanza Magnetica
per l’incremento della componente adiposa, nel giovane appare perciò assai più densa e Il protocollo di studio della ghiandola
parenchimatosa. parotide prevede le seguenti sequenze:
Tra le varianti anatomiche é importante ricordare la presenza frequente (21%) di ghian-
dole parotidee accessorie che, quando prominenti, possono clinicamente presentarsi NB. È vantaggioso che lo spessore
come masse pre-masseterine. Alla TC e alla RM il rilievo di normale tessuto ghiandola- dello strato e la distanza tra gli strati
re in questa sede consente di escludere la presenza di una massa. siano ridotti il più possibile (rispettiva-
Lo Spazio Parotideo é il più laterale dei compartimenti profondi della regione Sovra-ioi- mente 3-4mm e 2,5mm).
dea, si estende dal condotto uditivo esterno all’angolo della mandibola, postero-medial- Studio nel piano assiale: orientamento
mente il muscolo digastrico lo divide dallo Spazio Carotideo, mentre medialmente è a del piano parallelo al palato duro; area
diretto contatto con lo Spazio Parafaringeo. di studio compresa tra il profilo supe-
riore del condilo della mandibola (in
L’Imaging della Ghiandola Parotide alto) e l’osso ioide (in basso).
Fig. 4. Nel contesto del tessuto ghiandolare parotideo si riconosce
La ghiandola parotide è circondata dal foglietto superficiale della fascia cervicale lesione ovalare ipoecogena a margini netti, successivamente caratte- Studio nel piano coronale: orientamen-
profonda, di spessore maggiore lungo i profili laterale ed inferiore, più sottile o incom- rizzata come cistoadenolinfoma. to del piano perpendicolare al palato
pleto lungo il profilo mediale. L’estensione intraghiandolare di questa fascia suddivide
il parenchima in lobuli. Sequenza Piano/i di studio
La maggior parte della ghiandola giace sulla superficie esterna del muscolo massetere e
della branca montante-angolo della mandibola. Si estende medialmente tra il margine T2 Turbo Spin Echo (TSE) assiale e coronale
posteriore della mandibola e il bordo anteriore dei muscoli sternocleidomastoideo e ven-
T2 Turbo Spin Echo (TSE) Fat Sat assiale o coronale
tre posteriore del digastrico. Superiormente la ghiandola giunge in prossimita’ della
mastoide del temporale, al davanti del condotto uditivo esterno. Una porzione della T1 SE piano assiale,T1 SE piano assiale,
ghiandola si porta in avanti superficialmente al muscolo massetere (prolungamento mas-
T1 SE con mdc (Gd-DTPA 0,3ml/kg) piani assiale coronale
seterino); una parte raggiunge in profondita’ lo spazio parafaringeo al davanti del pro- (sagittale)
cesso stiloideo e dello spazio carotideo.
Il nervo faciale, in uscita dal foro stilomastoideo raggiunge la ghiandola e la attraversa
dirigendosi antero-lateralmente creando un piano chirurgico che permette di suddivider- duro; area di studio compresa tra la sinfisi mandibolare (in avanti) e il rachide (indietro).
la in una porzione superficiale e una profonda. Studio nel piano sagittale: area di studio mirato alla estensione della lesione.
I dotti intraghiandolari lunghi e sottili confluiscono nel dotto di Stenone che ha una lun- L’impiego di sequenze (T1 e T2 pesate) caratterizzate dalla soppressione del segnale del
ghezza di circa 7cm, emerge dalla porzione anteriore della ghiandola, decorre lungo il tessuto adiposo è indicato soprattutto
profilo esterno del muscolo massetere, perfora il m. buccinatore terminando nel cavo quando sia necessario incrementare la
orale in corrispondenza del II molare superiore. conspicuità della lesione, riducendo il
All’interno della parotide sono presenti da 3 a 6 linfonodi che drenano nella catena giu- segnale di background a fronte di un
gulare interna (livello 2) ed in parte nella porzione più craniale della catena spinale segnale spontaneamente elevato (ade-
accessoria (livello 5). noma pleomorfo in SET2) o aumentato
in seguito alla somministrazione di
Tecniche di studio Radiologico mdc paramagnetico.
Ecografia NB.: nel sospetto di persistenza/recidi-
Lo studio della ghiandola parotide richiede l’impiego di una sonda lineare ad alta fre- va di adenoma pleomorfo le lesioni
quenza (7,5-13 MHz) (Fig. 4). Il paziente va esaminato supino con collo iperesteso, possono avere dimensioni anche infe-
eventualmente ruotato. riori a 2-1mm. La tecnica massimizza Fig. 5. Scialo-RM ottenuta con sequenza HASTE dello spessore di 30
Puo’ essere utile integrare l’indagine con il power Doppler (che permette di valutare flus- la possibilita’ di identificare questi mm. Dal volume si ricava un’unica immagine (MIP) nella quale si
riconosce la saliva iperintensa nel dotto di Stenone e nelle sue mag-
si vascolari anche minimi). minuti noduli iperintensi (SET2). giori diramazioni ghiandolari. Le frecce indicano difetto di riempi-
mento (calcolosi).
24 R. Maroldi, D. Farina, A. Borghesi Imaging della regione parotidea e parafaringea 25

Con le apparecchiature più recenti è possibile ottenere immagini dei dotti intraparotidei l’intero sistema duttale, consente di identificare la dilatazione sia del dotto principale che
e del dotto di Stenone ectasici (tecnica scialoRM): si utilizzano sequenze T2 TSE e dei dotti intraghiandolari. La scialo-RM si propone quale integrazione allo studio con-
HASTE ricostruite con algoritmo MIP (maximum intensity projection) (Fig. 5). venzionale della ghiandola, dimostra la saliva contenuta nei dotti intra/extra-ghiandolari.
Tomografia Computerizzata La calcolosi salivare è più frequente nelle gh. sottomandibolari (83%), meno frequente
Con TC spirale a strato singolo, l’indagine viene eseguita nel piano assiale, l’area esa- nelle gh. parotidi (13%) e nelle gh. sottolinguali (4%).
minata è compresa tra la base cranica in alto e il pavimento in basso, l’esame viene con- La formazione di calcoli è legata alla precipitazione di sali e muco nella saliva. Il pazien-
dotto dopo la somministrazione di mezzo di contrasto iodato (2ml/kg). te si presenta con tumefazione, iposcialia nella fase acuta e importante eliminazione di
È vantaggioso che lo spessore dello strato sia il minore possibile (3mm), nelle macchine saliva al termine della sintomatologia.
spirali monostrato il pitch può essere di 1,5. Nelle lesioni flogistiche e nella calcolosi salivare, l’ecografia è l’esame di primo livello.
Nel caso di lesione parotidea o parafaringeo è necessaria l’acquisizione diretta nel piano Nella flogosi acuta permette di visualizzare la ghiandola aumentata di volume, con eco-
coronale. Questo viene orientato il più possibile perpendicolare al palato duro, l’area di struttura ipoecogena e omogenea. Quando, invece, il processo è datato da lungo tempo
studio è sovrapponibile a quella RM. In caso gli artefatti da otturazione dentaria siano l’ecostruttura parenchimale diviene disomogenea, ipo-iperecogena per la presenza di
eccessivi, l’esame può essere completato con ricostruzioni elettroniche nei piani coronale aree fibrotiche (scialoadenite cronica).
e sagittale e con ricostruzioni che utilizzino algoritmi per la valutazione delle strutture I dotti ghiandolari in entrambi i casi sono dilatati: nella forma acuta hanno decorso rego-
ossee. lare e calibro decrescente verso la periferia; nelle calcolosi inveterate, i dotti appaiono
Nello studio con TC Multistrato, l’acquisizione del volume è effettuta senza inclinare il irregolamente dilatati, con alternanza di stenosi e dilatazioni (aspetto a “corona di rosa-
piano di scansione, l’esame è ottenuto in un tempo molto rapido. La ricostruzione del volu- rio”), e pareti ispessite (scialodochite cronica).
me con piani differenti è possibile senza che la qualità delle immagini risulti degradata. L’ecografia permette di evidenziare calcoli con diametro superiore a 2 mm localizzati sia
nei dotti intraghiandolari che nei dotti principali extraghiandolari (a questo livello la loro
Scialografia identificazione è meno agevole qualora non associata a dilatazione duttale).
Permette di visualizzare i canali escretori delle ghiandole salivari maggiori mediante l’in- Nei radiogrammi diretti, preliminari alla somministrazione di mdc, è possibile ricono-
troduzione di mezzo di contrasto liposolubile (0,5-1ml nella ghiandola sottomandibolare; scere calcoli intraghiandolari (sono radiopachi nel 80% circa), mentre la loro presenza
1-1,5ml nella ghiandola parotide) attraverso l’orifizio esterno del dotto principale. L’esame nei dotti extraghiandolari può essere mascherata dalla sovrapposizione di strutture ossee.
si compone di radiogrammi diretti e acquisiti nelle stesse proiezioni dopo l’introduzione di La scialografia identifica calcoli di diametro inferiore ai 2 mm, quali difetti di riempi-
mdc nel sistema duttale. mento, anche in assenza di ectasie duttali.
Proiezioni radiografiche: - ghiandola parotide: LL, AP e obliqua AP. La scialografia gioca un ruolo importante nelle decisioni terapeutiche : è infatti la meto-
dica che dà indicazioni precise sulla sede del calcolo e sulla sua distanza dall’orifizio in
Lesioni non neoplastiche Parotidee cavità orale.
Le lesioni non neoplastiche parotidee comprendono: Nel caso non sia possibile incannulare l’orifizio del dotto (flogosi) si può eseguire una
- flogosi acute e croniche scialo-RM che dimostra l’albero duttale intra ed extra-ghiandolare se i dotti sono dilatati.
- malattie autoimmuni Le scialoadenosi si caratterizzano per l’aumento di volume ghiandolare, l’edema in
- malattie granulomatose assenza di lesioni focali del parenchima o dilatazioni duttali. Sono frequenti in pazienti
Le flogosi acute o croniche determinano, in genere, una variazione del volume ghiandola- con alterazioni del metabolismo e spesso si associano a diabete mellito.
re. Queste modificazioni di volume possono essere accompagnate da sintomatologia dolo- L’ecografia dimostra l’ipertrofia del tessuto ghiandolare e l’assenza di lesioni focali.
rosa (“colica salivare”) e da una riduzione della produzione di saliva. Le scialoadeniti acute hanno più frequentemente eziologia virale (paramixovirus), cau-
Le metodiche di imaging sono complementari nello studio della patologia flogistica sali- sano aumento di volume della ghiandola, edematosa, con dotti normali. Si associano,
vare e devono essere mirate sia alla valutazione del parenchima sia del sistema duttale. spesso, adenopatie reattive.
La scialografia è stata a lungo l’unica metodica in grado di studiare il sistema duttale intra In queste forme l’unico esame radiologico indicato è l’ecografia, da utilizzarsi solo in
ed extra-ghiandolare: attualmente ha, quali alternative, l’ecografia e la scialo-RM. casi complicati, di difficile diagnosi. Le ghiandole risultano omogeneamente aumentate
L’ecografia con sonde ad alta risoluzione e ad alta frequenza consente lo studio sia dei di volume, ad ecostruttura ipoecogena, con dotti regolari: spesso coesiste un aumento di
dotti salivari intraghiandolari sia del parenchima ghiandolare. NB. i dotti principali di spessore e di ecogenicità del tessuto adiposo sottocutaneo.
Stenone e di Wharton sono riconoscibili solo se dilatati. Meno frequentemente le scialoadeniti sono sostenute da infezioni batteriche che posso-
Nonostante lo studio ecografico non permetta una rappresentazione complessiva del- no interessare la ghiandola per via ematogena o per via duttale ascendente dal cavo orale.
26 R. Maroldi, D. Farina, A. Borghesi Imaging della regione parotidea e parafaringea 27

L’ascessualizzazione è una complicanza che puo’ richiedere approfondimento diagnosti- fondamentali posti dal clinico:
co con TC, per definire l’estensione profonda dell’ascesso verso lo spazio parafaringeo, La lesione è intra o extraparotidea?
nel collo ed eventualmente nel mediastino. La lesione è singola o multipla?
Le scialoadeniti croniche possono essere conseguenza di scialoadeniti acute, calcolosi La lesione è nel lobo superficiale o profondo?
recidivante o alterazioni duttali persistenti. L’esame di primo livello è l’ecografia che Che relazione c’è tra la massa e il nervo faciale (diffusione perineurale)?
dimostra ghiandole ridotte di volume, con ecostruttura disomogenea e irregolare dilata- I margini della lesione sono ben definiti?
zione dei dotti. La scialografia può escludere la presenza di calcoli e valutare con pre- La lesione invade strutture adiacenti (CUE, spazio parafaringeo, fossa infratemporale,
cisione l’alterazione dell’albero duttale. base cranica)?
Alla scialografia le ghiandole sono ridotte globalmente di volume, i dotti distorti, ango- Ci sono linfonodi patologici?
lati e irregolarmente dilatati con aspetto “a corona di rosario”. Possono coesistere lesio-
ni “necrotiche” che corrispondono a distruzione del parenchima ghiandolare.
Nelle scialoadeniti autoimmuni (sindrome di Sjögren; artrite reumatoide) plasmacellule
e linfociti infiltrano l’interstizio ghiandolare con conseguente reazione fibrotica e dila-
tazione progressiva degli acini ghiandolari (scialectasie). Fig 6. Adenoma pleomorfo ad origine dal lobo
La scialografia consente di distinguere quattro stadi di malattia sulla base delle dimen- profondo della ghiandola parotide destra. La
neoplasia presenta iperintensità elevata in T2
sioni delle scialectasie: (a), non omogenea. L’assenza di uno strato resi-
- puntate <1mm duo di tessuto adiposo parafaringeo (frecce in a)
che separi l’adenoma dalla parotide ne indica
- globulari <2mm l’origine dalla ghiandola. La somministrazione
- cavitarie < 4-5mm di mezzo di contrasto dimostra la disomogenea
- distruttive (strutture duttali non opacizzate) impregnazione della lesione che impronta la
parete del rinofaringe (frecce lunghe in b);
Nei primi due stadi la ghiandola ha ancora un’architettura duttale armonica e assume un meglio evidente una sorta di peduncolo che con-
aspetto “ad albero fiorito”; i dotti intraghiandolari sono normali. Negli stadi terzo e quar- nette il tessuto neoplastico alla ghiandola (frec-
ce corte in b). Il piano coronale dimostra le
to le scialectasie determinano importante distruzione del parenchima con interruzione dimensioni effettiva della lesione (c).
dei dotti salivari. I pazienti hanno, allora, importante iposcialia che limita, spesso, l’ese-
cuzione dell’esame: in questi casi è possibile ricorrere alla scialo-RM.
Fig. 6a
All’ecografia le scialectasie sono evidenziabili come immagini anecogene diffuse nel
parenchima ghiandolare.
Nel 10-30% dei pazienti affetti da sarcoidosi c’è coinvolgimento della gh. parotide che
si manifesta con aumento di volume della ghiandola e iposcialia.
Le malattie granulomatose possono interessare il parenchima ghiandolare e i linfonodi
intraparenchimali. Solitamente le lesioni sono multiple, non cavitate.
La malattia di Kimura (iperplasia angiolinfoide con eosinofilia) colpisce prevalente-
mente gli asiatici (cinesi e giapponesi) nella seconda e terza decade di vita. È caratteriz-
zata da lesioni solide singole o multiple, localizzate o disseminate.

Neoplasie Parotidee
I tumori delle ghiandole salivari rappresentano il 3% delle neoplasie del capo e del collo,
originano nella ghiandola parotide nel 75-85% dei casi. Le neoplasie maligne sono infre-
quenti, rappresentano, infatti, solo il 20-25%. Fig. 6c Fig. 6b
Le neoplasie comprendono un gruppo assai eterogeneo di istotipi con caratteristiche bio-
logiche e modalita’ evolutive notevolmente diverse che implicano differenti modalita’ di Le masse dello spazio parotideo hanno epicentro laterale allo spazio parafaringeo e lo
trattamento e di follow up. dislocano medialmente, determinano inoltre un ampliamento del tunnel stilomandibola-
La diagnostica per immagini delle lesioni parotidee deve rispondere ad alcuni quesiti re (distanza compresa tra l’angolo della mandibola e il processo stiloideo). Voluminose
28 R. Maroldi, D. Farina, A. Borghesi Imaging della regione parotidea e parafaringea 29

lesioni parafaringee possono simulare neoplasie del lobo profondo della parotide. lesioni nodulari (Fig. 7). La resezione chirurgica è
Qualora sia presente un sottile piano di clivaggio adiposo tra il lobo profondo della necessaria dato l’elevato potenziale di trasformazio-
ghiandola e la neoplasia, la diagnosi di tumore parafaringeo può essere fatta con certez- ne maligna (carcinoma ex adenoma pleomorfo)
za. Quando invece il piano adiposo è obliterato “cancellato” o interrotto (in lesioni di (Fig. 8).
grandi dimensioni) può essere impossibile determinare l’effettivo spazio di origine della Il cistoadenolinfoma (15% dei tumori parotidei beni-
lesione. gni) origina dal tessuto linfoide “sequestrato” nella
Il rapporto della lesione con il nervo faciale (posizione rispetto alla direttrice del ghiandola durante l’embriogenesi. Può essere bilate-
nervo/infiltrazione) condiziona l’approccio chirurgico (parotidectomia superficiale/tota- rale nel 15% dei casi. A causa della sua duplice com-
le/radicale). Nessuna tecnica d’imaging è, tuttavia, in grado di identificare con suffi- ponente “solida e cistica” l’aspetto RM è variabile in
ciente affidabilità il tronco principale (e i rami maggiori) del nervo. tutte le sequenze, inoltre è spesso disomogeneo. In
L’ecografia non è sufficiente nella valutazione di lesioni profonde, estese oltre i limiti T2 sono frquentemente presenti aree con intensità di
della ghiandola: in questi casi è necessaria l’integrazione diagnostica con TC ed RM. segnale molto bassa (Fig. 9).

Neoplasie benigne Neoplasie maligne


L’emangioma è la neoplasia benigna più frequente in Fig. 9. Cistoadenolinfoma della ghiandola paro-
Il carcinoma mucoepidermoide origina dall’epitelio
eta’ pediatrica (alla nascita), solitamente monolatera- tide sinistra. La sequenza T1 dopo somministra- dei dotti ghiandolari, è sprovvisto di capsula. È la
le, a rapido accrescimento. L’aspetto ecografico è zione di gadolinio dimostra lesione nodulare neoplasia maligna più frequente della parotide,
isolata a margini netti con scarso enhancement.
caratterizzato dalla presenza di lacune anecogene dif- soprattutto in età pediatrica. Nella forma a basso
fuse a tutta la ghiandola (“a nido d’ape”). Nelle se-
quenze T2 pesate ha un segnale tipicamente iperin-
tenso; prima della somministrazione di mdc è ipoin-
tenso in T1 e ipodenso alla TC; l’enhancement è mar-
cato.
L’adenoma pleomorfo è il piu’ frequente dei tumori
parotidei benigni (75-80%).Si presenta come una
lesione singola polilobulata, a crescita lenta.
L’ a s p e t t o
ecografico è Fig. 7. Recidiva di adenoma pleomorfo della
a s p e c i f i c o ghiandola parotide destra. La RM (sequenza
( l e s i o n e T2) dimostra la presenza di un gruppo di lesio-
ni nodulari iperintense con sviluppo nel lobo Fig. 10. Carcinoma adenoidocistico della ghiandola parotide. In a la
ipoecogena). superficiale della ghiandola. lesione attraversa il tunnel stilomandibolare, ampliato, e si sviluppa
nello spazio parafaringeo (frecce bianche). La massa è a contatto
La lesione è ipointensa in T1 e iperintensa in T2; con l’ACI, dislocata posteriormente (punta di freccia). In alto la
l’enhancement è disomogeneo (Fig. 6). Le reci- lesione raggiunge la base cranica in prossimità del forame ovale
dive dopo resezioni chirugiche incomplete pos- (freccia nera). In b recidiva di carcinoma adenoidocistico dopo paro-
tidectomia totale. La sequenza T1 sagittale dopo somministrazione di
sono essere frequenti (fino al 50%). grado di malignità i margini sono netti
gadolinio dimostra ispessimento ed enhancement della terza porzio-
Ovviamente, la parotidectomia totale riduce il e l’aspetto è simile a quello di un
ne del nervo faciale (punte di freccia); posteriormente al decorso del
nervo recidiva intraossea nella mastoide (frecce)
tasso di recidiva al 1-3%, ma comporta il sacri- tumore benigno; nella forma ad alto
Fig. 8. Recidiva neoplastica di carcinoma non-altri-
menti-specificato sviluppatosi da adenoma pleomorfo ficio del nervo faciale. La RM è la tecnica di grado di malignita’ la lesione è infiltrante e spesso coesiste paralisi del nervo faciale.
operato 18 anni prima, recidivato e trattato anche con studio indicata nella valutazione della loggia Il carcinoma adenoidocistico costituisce il 5% di tutti i tumori della parotide. È monola-
radioterapia. La massa si localizza in sede sottocuta-
nea e raggiunge il padiglione auricolare (frecce), infil- parotidea nel sospetto di recidiva, in particolare terale, a crescita lenta e frequentemente infiltra le strutture adiacenti (tessuti molli e
tra il lembo rivascolarizzato (L) utilizzato per rico- richiede l’impiego di sequenze T2 pesate con osso). La caratteristica fondamentale del carcinoma adenoidocistico è la capacita’ di
struire l’area. Caudalmente alla rocca petrosa si rico-
nosce la componente non più vitale, cistica (asterischi)
soppressione del segnale proveniente dal tessu- invadere gli spazi perineurali e quindi diffondere lungo le direttrici nervose verso aree
dell’adenoma pleomorfo sottoposto precedentemente a to adiposo. Molto spesso si tratta di multiple distanti dalla sede della neoplasia primitiva (80%) (Fig. 10). Le metastasi linfonodali
trattamento con gamma-knife.
30 R. Maroldi, D. Farina, A. Borghesi Imaging della regione parotidea e parafaringea 31

sono poco frequenti. Nelle lesioni dello spazio prevertebrale


Il carcinoma a cellule aciniche origina dalla porzione terminale dei dotti intraghiandola- l’epicentro é posteriore allo spazio para-
ri. È raro, costituisce il 2-4% delle neoplasie maligne parotidee. È bilaterale nel 3% dei faringeo: i muscoli lunghi del capo ven-
casi. Puo’ essere solido o parzialmente cistico ed avere una capsula, sottile o incomple- gono dislocati in avanti dalla massa, così
ta. Spesso l’aspetto TC ed RM è simile a quello dell’adenoma pleomorfo. pure l’arteria carotide interna ed il pro-
Il carcinoma squamocellulare (cavo orale, faringe, seni paranasali e orecchio) ed il mela- cesso stiloide. Generalmente si tratta di
noma e il basalioma della cute della regione temporale e del condotto uditivo esterno lesioni ad origine dal disco o dal corpo
possono dare metastasi ai linfonodi parotidei.; meno frequenti le metastasi che proven- vertebrale (infezioni, metastasi, neopla-
gono da neoplasie polmonari, renali, mammarie e gastrointestinali. sie primitive), dai muscoli o dai nervi.
Il linfoma primitivo delle ghiandole salivari è molto raro. Il linfoma non Hodgkin può Una volta accertato, soprattutto attraver-
originare sia dai linfonodi intraparenchimali che dal tessuto ghiandolare, e può essere so elementi topografici, che la lesione
correlato alla sindrome di Sjögren. origina dallo spazio parafaringeo é Fig 11. Adenoma pleomorfo. L’assenza di tessuto adiposo inter-
Lesioni cistiche multiple intraparenchimali possono essere dovute ad un coinvolgimen- necessario stabilire a quale comparti- posto tra lesione e ghiandola parotide rende più probabile l’ipo-
tesi di origine dal lobo profondo della ghiandola rispetto a quel-
to della ghiandola in corso di infezione da Hiv. mento essa appartenga. Questo dato, la di lesione ad origine da ghiandola salivare minore dello spa-
La ghiandola parotide può essere infiltrata per contiguità da neoplasie di strutture adia- integrato dall’analisi di alcune caratteri- zio parafaringeo.
centi (carcinoma squamocellulare ad origine dal condotto uditivo esterno o dalla cute stiche (morfologia, densità, segnale, comportamento dopo somministrazione di mezzo di
della guancia, melanoma). contrasto) permette di ipotizzarne, in genere con discreta precisione, la natura.
Spazio Parafaringeo: compartimenti pre-stiloideo, retro-stiloideo e Spazio Le lesioni espansive parafaringee più frequenti rientrano, infatti, in tre principali cate-
Carotideo Sovraioideo gorie di lesioni: neoplasie delle ghiandole salivari (40-50%), neoplasie neurogene, com-
Le lesioni espansive primitive dello spazio parafaringeo sono rare (0,5% delle neoplasie presi i paragangliomi (25-40%) ed adenopatie.
della testa e del collo), più spesso benigne tendono, perciò, a rispettare i limiti fasciali e Lesioni pre-stiloidee
ad accrescersi lungo le direttrici di minore resistenza, contenute dalle fasce che delimita- Quasi tutte le neoplasie pre-stiloidee originano da ghiandole salivari (nell’80-90% dei
no o suddividono lo spazio. Le lesioni espansive che infiltrano questi piani generalmente casi si tratta di adenoma pleomorfo). Il problema diagnostico (e chirurgico) più impor-
hanno, al contrario, natura maligna. tante consiste nel discriminare una neoplasia del lobo profondo della parotide con esten-
Di fronte ad una massa sviluppata nell’area parafaringea è necessario stabilire, in primo sione verso il compartimento pre-stiloideo (più frequente) da una neoplasia parafaringea
luogo, se sia estrinseca od origini dallo spazio parafaringeo stesso. È indispensabile, per- ad origine da residui delle ghiandole salivari minori; la via di accesso chirurgico é infat-
ciò, analizzare la modalità con la quale la lesione altera i profili dello spazio parafaringeo. ti diversa e comporta rischi differenti.
Nelle lesioni dello spazio masticatorio l’epicentro é anteriore e laterale allo spazio para- Il criterio di certezza per discriminare un tumore ad origine da residui embrionari di
faringeo che viene perciò compresso dall’avanti verso l’indietro. Più frequentemente si ghiandole salivari consiste nel dimostrare in tutti i piani di sezione uno strato di tessuto
tratta di neoplasie maligne (sarcoma, schwannoma maligno, linfoma non Hodgkin, car- adiposo residuo tra la massa e la ghiandola parotide. Qualora, invece, si riconosca un
cinomi del trigono retromolare). punto di contatto, l’ipotesi più probabile è che si tratti di una lesione parotidea pedun-
Le lesioni originanti dalla parete del faringe (spazio faringeo-mucoso) deformano, inve- colata (80% dei casi); più raramente il tumore extraparotideo è così voluminoso da com-
ce, il profilo mediale dello spazio parafaringeo. Nella maggior parte dei casi si tratta di primere il tessuto adiposo parafaringeo in modo tale che questo non sia più riconoscibi-
lesioni maligne (carcinomi dell’oro e del rinofaringe) che si estendono attraverso la pare- le, oppure è aderente alla capsula ghiandolare (20% dei casi). Infine, causa più rara è una
te (muscolo costrittore e/o fascia faringobasilare) infiltrando dapprima il compartimen- neoplasia maligna extraparotidea che invade la ghiandola “cancellando” il piano di tes-
to retrostiloideo e solo successivamente quello prestiloideo. suto adiposo.
Può essere, invece, estremamente difficoltoso distinguere un adenoma pleomorfo del Nel caso di lesione espansiva del lobo profondo della ghiandola parotide, il tessuto adi-
lobo profondo della ghiandola parotide (spazio parotideo) da una neoplasia che origi- poso dello spazio parafaringeo è dislocato e compresso medialmente, lo strato residuo
ni primitivamente nello spazio parafaringeo da residui embrionari di ghiandole salivari. separa, in genere, i muscoli tensore ed elevatore del velo del palato dalla lesione. La neo-
Il segno discriminante é la persistenza, in tutti i piani di sezione, di uno strato di tessuto plasia, che si sviluppa anteriormente al processo stiloide, risulta più ristretta nel tunnel
adiposo residuo che separi la lesione dalla ghiandola parotide, qualora questo strato di stilomandibolare, assumendo così morfologia a “clessidra”. Spesso l’arteria carotide
tessuto adiposo non si riconosca l’ipotesi più probabile è che la lesione abbia origine interna è dislocata posteriormente, mentre il muscolo pterigoideo mediale è spinto in
dalla ghiandola parotide stessa (Fig. 11). avanti (sempre ben delimitabile dalla lesione per l’interposizione della fascia).
32 R. Maroldi, D. Farina, A. Borghesi Imaging della regione parotidea e parafaringea 33

È interessante rilevare che le neoplasie primitive ad origine dalle ghiandole salivari Lesioni retro-stiloidee e dello Spazio Carotideo Sovra-Ioideo
minori si sviluppano esclusivamente nel compartimento pre-stiloideo, non hanno, infat- Le lesioni espansive più frequenti del compartimento retrostiloideo hanno origine neu-
ti, alcun rapporto topografico né con la mucosa del faringe né con lo spazio retro-stiloi- rogena (neurinomi, neurofibromi, paragangliomi) o linfonodale (metastasi, linfomi).
deo, contiguo al faringe stesso. La ragione embriologica è che esse derivano da residui Le masse retro-stiloidee dislocano, caratteristicamente, il tessuto adiposo dello spazio
embrionari posti lungo la direttrice di sviluppo della ghiandola parotide. Quasi sempre parafaringeo in avanti e lateralmente, dove costituisce un piano residuo di clivaggio
si tratta di un adenoma pleomorfo che si presenta con morfologia rotondeggiante, deli- rispetto ai muscoli pterigoidei.
mitato sia medialmente che lateralmente da tessuto adiposo. Neurinomi e neurofibromi originano dalle cellule di Schwann che rivestono gli assoni
Alla TC le neoplasie ghiandolari, quando di ridotte dimensioni, risultano solide e piut- dei nervi periferici; si differenziano soprattutto per il rapporto che contraggono con le
tosto omogenee, di densità analoga a quella dei muscoli. Alla RM di solito hanno segna- fibre nervose, spesso dissociabili dalla massa neoplastica nel neurinoma, incorporate -
le ipo-intermedio nelle sequenze T1 e notevolmente elevato nelle sequenze T2. Quando invece - dal tessuto neoformato nel neurofibroma. Neurofibromi multipli associati a
raggiungono maggiori dimensioni più frequentemente presentano degenerazione cistica macchie cutanee “a caffè e latte” indicano la malattia di Von Recklinghausen, nella quale
ed emorragia. Per tale ragione compaiono, alla TC, aree ipodense nel contesto di una la degenerazione sarcomatosa non é rara (6-16%).
lesione solida, corrispondenti a necrosi e degenerazione cistica; aree di maggiore densità Il neurinoma del nervo vago rappresenta la lesione neurogena più frequente dello spa-
indicano, invece, emorragia. L’adenoma pleomorfo talvolta può presentare calcificazio- zio parafaringeo, tende a dislocare l’arte-
ni. Le modificazioni di struttura tipiche delle lesioni di maggiori dimensioni si traduco- ria carotide interna (ed anche il processo
no alla RM in una notevole disomogeneità di segnale: nelle sequenze T1 prevalgono aree stiloideo) anteriormente e lateralmente
ipointense o di segnale intermedio (necrosi), mentre l’emorragia si manifesta con aree (Fig. 12). Più rare risultano le neoplasie
iperintense. Nelle sequenze T2 le componenti cistiche ed emorragiche conferiscono un della catena del simpatico cervicale e degli
segnale molto elevato, talvolta intervallato da aree ipointense corrispondenti a calcifica- altri nervi cranici (IX, XI, XII).
zioni o a fibrosi. L’aspetto TC delle neoplasie neurogene è
Comunque, né le caratteristiche di densità e segnale né la morfologia consentono di generalmente quello di una lesione ipo-
discriminare le lesioni benigne da quelle a bassa malignità; solo in presenza di infiltra- densa, piuttosto omogenea, a margini
zione delle strutture adiacenti è possibile porre l’ipotesi di neoplasia maligna. ben netti (capsulata); la densità, tuttavia,
Cause rare di lesione espansiva pre-stiloidea sono: dipende dal pattern istologico, in quanto
pseudotumore da asimmetrica dilatazione dei plessi venosi pterigoidei, costituito da la sottoclasse Antoni B più spesso pre- Fig. 12. Neurinoma del nervo vago. La sequenza T1 dopo som-
strutture vascolari serpiginose che decorrono sul profilo posteriore del muscolo pteri- senta degenerazione cistica. Nel 30% dei ministrazione di gadolinio dimostra lesione con enhancement
marcata ma non omogenea. La lesione impronta e disloca l’ACI
goideo laterale, dense alla TC dopo somministrazione di mdc, prive di segnale ma tal- casi vi è un notevole aumento di densità (anteriormente, freccia) e la stiloide (lateralmente, punta di frec-
volta iperintense alla RM; (enhancement) alla TC dopo sommini- cia) . Questi rilievi indicano lesione del compartimento retro-sti-
cisti del 2° arco branchiale, raramente si localizza nello spazio parafaringeo; nella mag- strazione di un bolo di m.d.c., simulando loideo dello spazio parafaringeo, la modalità di impregnazione
indica lesione neurogena.
gior parte dei casi è adiacente al lobo profondo della ghiandola parotide. La diagnosi si talvolta una lesione ben più vascolarizza-
basa sul contenuto liquido omogeneo, che corrisponde a ipodensità alla TC, ipointensità ta come il paraganglioma. L’iperdensità non è però legata ad un circolo vascolare neofor-
nelle sequenze RM T1 ed elevata iperintensità nelle sequenze RM T2. Quando la cisti si mato, ma all’accumulo extravascolare di mdc, favorito dall’anomala permeabilità dei
infetta le pareti si modificano: non più sottili e regolari, possono ispessirsi in modo asim- vasi tumorali; il mezzo di contrasto persiste infatti a lungo nella lesione.
metrico, presentare enhancement (cioè incremento di segnale dopo somministrazione di Il neurofibroma frequentemente presenta degenerazione grassosa , tanto da simulare
mdc) e simulare così, talvolta, un ascesso. Come nelle altre sedi, deve essere sempre alla TC una lesione lipomatosa.
considerata la possibilità di degenerazione maligna delle cisti branchiali, elevata nell’età Neurinoma e neurofibroma non sono differenziabili alla RM, entrambi presentano
medio-avanzata; perciò l’ispessimento asimmetrico delle pareti in assenza di segni di enhancement elevato e segnale iperintenso nelle sequenze T2.
flogosi è comunque un’indicazione alla chirurgia. Dai paragangli del sistema nervoso vegetativo (sensibili alla modificazione del pH, della
lipoma: si caratterizza per la densità e il segnale tipico del grasso. In RM per la defini- pO2 e della pCO2) originano i paragangliomi, neoplasie dallo stroma marcatamente
zione diagnostica è importante utilizzare anche sequenze con la sopressione del tessuto vascolarizzato; a differenza del feocromocitoma surrenalico, al quale sono simili, rara-
adiposo. mente producono sostanze vasoattive. Nel 10% circa dei casi vi è familiarità; in questi
pazienti è più frequente dimostrare lesioni multiple (20-30%) ed associazione con il feo-
cromocitoma.
34 R. Maroldi, D. Farina, A. Borghesi Imaging della regione parotidea e parafaringea 35

Si riconoscono tre tipi di paragangliomi, distinti in rapporto alla sede d’origine. Il para- Quest’ultimo è caratterizzato da spiccata tendenza alla diffusione perivascolare ed alla
ganglioma giugulare deriva dalle cellule del ganglio giugulare del nervo vago, posto attor- distruzione ossea con erosione irregolare della base cranica, soprattutto a livello del fora-
no al bulbo della vena giugulare interna, nel forame lacero posteriore. Da questa sede la me giugulare e dell’ipotimpano.
neoplasia può avere sviluppo intra e/o extracranico, di solito simmetrico, elemento che la Un’altra causa frequente di massa retro-stiloidea é rappresentata da lesioni linfonodali ,
differenzia dal paraganglioma vagale che ha prevalente componente extracranica (Fig. 13). soprattutto della catena retrolaterofaringea. Certamente l’impiego della TC e della RM
Caratteristica è la distruzione della base cranica secondo una direttrice laterale, verso l’o- ha dimostrato l’elevata frequenza con la quale i linfonodi (non palpabili) retrolaterofa-
recchio medio. ringei risultano interessati da lesioni neoplastiche, quali metastasi (soprattutto da carci-
Solo il 3% dei paragangliomi origina dal noma squamocellulare del rinofaringe o dell’ipofaringe, talvolta da melanoma o da car-
ganglio nodoso del nervo vago, localizza- cinoma tiroideo) o linfomi (specie non-Hodgkin).
to poco più di 1 cm al di sotto del ganglio Le adenopatie si localizzano medialmente all’arteria carotide interna, al davanti dei
giugulare. Nella maggior parte dei casi il muscoli lunghi del capo, raramente dislocano l’arteria carotide o il processo stiloideo. Le
paraganglioma vagale si sviluppa comple- metastasi da carcinoma squamocellulare tendono a presentare necrosi centrale (ipoden-
tamente all’interno del compartimento sità alla TC, basso segnale alla RM) e cercine iperdenso o iperintenso dopo sommini-
retro-stiloideo dello spazio parafaringeo, strazione di mdc. Nel linfoma le adenopatie appaiono, al contrario, generalmente più
tende quindi a dislocare anteriormente omogenee e di diametro uniforme, spesso si distribuiscono “a grappolo”; nel linfoma di
l’arteria carotide interna ed il processo sti- Burkitt possono presentare densità e segnale estremamente ridotti.
loideo. È più rara l’estensione verso l’alto, La cancellazione o la disomogeneità del tessuto adiposo perilinfonodale pone il sospet-
nella fossa giugulare. to di diffusione extracapsulare. La RM meglio della TC discrimina piccoli linfonodi
Fig. 13. Paranglioma vagale bilaterale. Da entrambi i lati lesio-
ne espansiva con epicentro nel compartimento retrostiloideo
Il paraganglioma carotideo origina in cor- retrolaterofaringei dalle strutture adiacenti (pareti del faringe, muscoli prevertebrali);
dello spazio parafaringeo. Le ACI sono dislocate anteriormente rispondenza della biforcazione carotidea, consente perciò di identificare adenopatie anche di piccolo diametro. Le caratteristiche
(frecce bianche) le stiloidi lateralmente. Entrambe le lesioni solo l’8% delle lesioni raggiunge di- di densità, segnale ed enhancement non consentono, comunque, di discriminare con cer-
hanno enhancement rilevante e presentano alla periferia e nel
loro interno numerosi “signal voids” che rappresentano vasi mensioni tali da apparire come una massa tezza i linfonodi neoplastici da quelli reattivi.
neoformati (aspetto a “sale e pepe”). Sede e caratteristiche RM dello spazio parafaringeo. Data la sede Cause meno frequenti di lesione espansiva del compartimento retro-stiloideo pos-
delle lesioni indicano paraganglioma vagale.
d’origine, elemento patognomonico è la sono essere di natura vascolare (ectasia, aneurisma o pseudoaneurisma dell’arteria caro-
presenza di una massa ipervascolarizzata che divarica le arterie carotide interna ed esterna. tide interna, trombosi o tromboflebite della vena giugulare interna), malformativa (lin-
Nella maggior parte dei casi si tratta di lesioni benigne, l’incidenza di degenerazione fangioma, angioma) o neoplastica (meningioma del forame giugulare, linfoma).
maligna è rara, più elevata nei paragangliomi cervicali (vagale, carotideo e laringeo: 10- Appare senza dubbio importante, soprattutto in previsione di accertamento bioptico,
18%) rispetto a quelli temporali (timpanici e giugulari: 3%). escludere la natura vascolare di una massa parafaringea. La somministrazione di mdc a
Caratteristica comune ai paragangliomi è l’intenso precoce enhancement dopo sommi- bolo nell’esame TC diviene, perciò, fondamentale per identificare l’ectasia, lo pseudoa-
nistrazione di mdc (sia alla TC che alla RM), correlato all’architettura densa di strutture neurisma o l’aneurisma dell’arteria carotide interna, che presentano enhancement di tipo
vascolari ipertrofiche della lesione. Nelle sequenze RM T1 pesate una parte dei vasi vascolare.
tumorali può essere distinta direttamente, sotto forma di immagini rotondeggianti o ser- In fase acuta la tromboflebite della vena giugulare interna si caratterizza per la cancella-
piginose prive di segnale, di diametro variabile, corrispondenti ai vasi sezionati. Nelle zione, da edema infiammatorio, dei piani fasciali che circondano la vena, aumentata di
sequenze T2 pesate il segnale diviene, invece, prevalentemente intermedio, con aree ipo calibro ed occupata dal trombo ipodenso alla TC. Dopo somministrazione di mdc, l’im-
o iperintense, corrispondenti a differenti stati di flusso nei vasi neoplastici (caratteristi- pregnazione dei vasa vasorum della parete può determinare un cercine denso. Nella fase
co aspetto a “sale e pepe”). cronica trombotica l’aspetto é quello di una lesione tubulare bene delimitabile dalle
Nella maggior parte dei casi, TC e RM consentono di identificare e differenziare i diver- strutture adiacenti. L’effetto paramagnetico della metaemoglobina spiega il segnale ipe-
si tipi di paraganglioma e di definire l’eventuale estensione intracranica o all’orecchio rintenso tipico, nelle sequenze RM T1 pesate, del trombo di recente formazione.
medio. Sia l’angioma che il linfangioma o l’igroma cistico tendono ad avere sviluppo multi-
Anche per questa ragione, l’Angiografia riveste oggi ruolo essenziale non tanto per la compartimentale, quindi spesso non rispettano i confini dello spazio parafaringeo. Sono
diagnosi, quanto per la possibilità di devascolarizzare il tumore, consentendone la rimo- rari negli adulti, con aspetto multiloculare, il segnale é ipointenso nelle sequenze RM T1
zione chirurgica in condizioni più agevoli; questa necessità è certamente più critica nel pesate, molto elevato nelle sequenze T2 pesate. L’angioma, a differenza dell’igroma
paraganglioma di notevoli dimensioni o con sviluppo intracranico, più spesso giugulare. cistico, ha un enhancement intenso.
36 R. Maroldi, D. Farina, A. Borghesi

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gic study.” Surg Radiol Anat 19(4): 249-55.
Patologia chirurgica della parotide e degli spazi parafaringei 37

PATOLOGIA CHIRURGICA DELLA PAROTIDE E DEGLI SPAZI


PARAFARINGEI

F. Banci, M. Richichi, S. Gibelli

La prima distinzione nell’ambito delle patologie della parotide e degli spazi parafaringei
è fra patologia non neoplastica e neoplastica.
La classificazione delle affezioni non neoplastiche è ancora oggi oggetto di controversie
data la molteplicità dei quadri patologici rilevabili in tale regione.
Abbiamo tentato di collocare tali patologie in quattro categorie che abbiamo ritenuto
omogenee almeno dal punto di vista concettuale.

PATOLOGIA NON NEOPLASTICA DELLA PAROTIDE

Patologia cistica – malformativa


Patologia flogistica
Patologia dismetabolica – degenerativa
Patologia funzionale

PATOLOGIA CISTICA – MALFORMATIVA

a) anomalie di sviluppo - aplasia ed atresia dei dotti salivari


- ghiandole salivari accessorie
- tessuto salivare ectopico

b) scialectasia congenita della parotide


c) malattia policistica della parotide
d) cisti salivari congenite ed acquisite - mucocele
- cisti dei dotti salivari
- cisti linfoepiteliali
- cisti delle tasche branchiali
- cisti linfoepiteliali HIV-correlate

U. O. Otorinol. - Az. Osped. Fatebenefratelli e Oftalmico – Milano.


38 F. Banci, M. Richichi, S. Gibelli Patologia chirurgica della parotide e degli spazi parafaringei 39

PATOLOGIA FLOGISTICA PATOLOGIA NEOPLASTICA DELLA PAROTIDE


a) scialoadenite suppurativa acuta E DEGLI SPAZI PARAFARINGEI
b) scialolitiasi Le neoplasie salivari sono rare in senso assoluto rappresentando circa il 3% di tutti i
c) scialoadenite cronica aspecifica tumori della testa e del collo. L’ottanta per cento di queste origina dalla parotide che
d) parotite ricorrente risulta pertanto la sede di gran lunga più frequentemente colpita; la ghiandola sottoman-
e) parotite virale dibolare (15% dei casi ),la sottolinguale e le ghiandole salivari minori ( 5%) sono inte-
f) scialoadenite post-chirurgica ressate in misura assai inferiore.
g) scialoadenite granulomatosa - da TBC e da micobatteri non tubercolari Nella ghiandola parotide prevalgono i tumori benigni ( 80% dei casi ), nella sottoman-
- malattia da graffio di gatto dibolare tale percentuale cala al 50%, mentre nella sottolinguale e nelle ghiandole sali-
- sifilide vari minori il rapporto si inverte a favore delle neoplasie maligne che si riscontrano in
- micosi tali sedi in percentuali variabili fra il 50 e l’85% dei casi.
- sarcoidosi Le neoplasie dello spazio parafaringeo sono da considerarsi eccezionali costituendo
- granulomatosi di Wegener circa lo 0,5% di tutti i tumori del distretto cervico-facciale.
- reazione da corpo estraneo Il 50% di queste neoplasie origina dal lobo profondo della parotide mentre il 20% è neu-
h) sindrome di Sjogren (scialoadenite autoimmune) rogena (schwannomi ad origine dal vago o dal simpatico cervicale, paragangliomi, che-
i) scialoadenite HIV-correlata modectomi, neurofibromi). Il rimanente 30% e’ costituito da una miscellanea di tumori
l) scialoadenite post-attinica e metaplasia squamosa di diversa origine, primitivi o secondari, fra i quali i più frequenti sono linfomi, neopla-
m) malattia di Castleman sie metastatiche, cordomi, fibrolipomi, condrosarcomi, rabdomiomi e rabdomiosarcomi,
n) scialoadenite allergica fibrosarcomi, emangiomi.
Le conoscenze sui tumori salivari sono notevolmente progredite negli ultimi 20 anni:
grazie alle tecniche di immunoistochimica, citofotometria, ibridazione, colture tissutali
ed analisi cromosomiale sono state raccolte una gran quantità di informazioni che hanno
3) PATOLOGIA FUNZIONALE portato alla attuale classificazione istologica delle neoplasie delle ghiandole salivari :

a) Xerostomia
b) Scialorrea
1) ADENOMI
- adenoma pleomorfo
4) PATOLOGIA DISMETABOLICA – DEGENERATIVA - mioepitelioma ( adenoma mioepiteliale )
- adenoma a cellule basali
a) Lipomatosi - tumore di Warthin ( adenolinfoma )
b) Oncocitosi - oncocitoma
c) Sindrome di Mikulicz - adenoma canalicolare
d) Amiloidosi - adenoma sebaceo
e) Depositi di ferro - papilloma duttale
f) Depositi di acido urico - papilloma invertito duttale
g) Iperlipidemia familiare - scialoadenoma papillifero
- cistoadenoma
- cistoadenoma papillare
- cistoadenoma mucinoso
40 F. Banci, M. Richichi, S. Gibelli Patologia chirurgica della parotide e degli spazi parafaringei 41

2) CARCINOMI Extraparenchimale
- carcinoma a cellule aciniche
- carcinoma mucoepidermoide T3 tumore maggiore di 4 cm e/o con estensione extraparenchimale
- carcinoma adenoido-cistico T4a tumore che infiltra la cute,la mandibola, il condotto uditivo e/o il nervo facciale
- adenocarcinoma polimorfo a basso grado T4b tumore che infiltra il basi-cranio e/o le lamine pterigoidee e/o la carotide
- carcinoma epiteliale – mioepiteliale
- adenocarcinoma a cellule basali N1 un singolo linfonodo inferiore a 3 cm
- carcinoma sebaceo N2a un singolo linfonodo omolaterale superiore a 3 cm ma inferiore a 6 cm
- cistoadenocarcinoma papillare N2b linfonodi multipli omolaterali inferiori a 6 cm
- adenocarcinoma mucinoso N3 linfonodi superiori a 6 cm
- carcinoma oncocitico
- carcinoma dei dotti salivari Stage (A.J.C.C. 1997)
- adenocarcinoma
- mioepitelioma maligno (carcinoma mioepiteliale) I T1-2 N0 M0
- carcinoma in adenoma pleomorfo II T3 N0 M0
- carcinoma a cellule squamose III T1-2 N1 M0
- carcinoma a piccole cellule IV T3-4 N1
- carcinoma indifferenziato N>1
- altri carcinomi M1

3) TUMORI NON EPITELIALI


4) LINFOMI MALIGNI
5) TUMORI SECONDARI NEOPLASIE BENIGNE
6) TUMORI NON CLASSIFICATI Il 60–70% delle neoplasie parotidee benigne è costituito dall’adenoma pleomorfo. È
7) LESIONI SIMIL – TUMORALI più frequentemente diagnosticato fra i 40 ed i 60 anni e ha una incidenza 3–4 volte supe-
- scialoadenosi riore nella donna. Nell’80% dei casi origina dal lobo superficiale; se si sviluppa dal lobo
- oncocitosi profondo può arrivare a costituire una massa parafaringea che deforma il palato molle e
- scialometaplasia necrotizzante medializza la tonsilla palatina.
- lesioni linfoepiteliali benigne La variabilità degli aspetti microscopici è notevole; gli elementi istologici caratterizzan-
- cisti delle ghiandole salivari ti la neoplasia sono:
- lesione linfoepiteliale benigna - la capsula
- tumore di Kuttner (scialoadenite cronica sclerosante della ghiandola sottomandibolare) - le cellule epiteliali in varie configurazioni
- iperplasia linfoide cistica HIV correlata - le cellule mioepiteliali
L’adenoma pleomorfo può avere una capsula spessa e fibrosa così come può essere privo
Riportiamo di seguito anche la stadiazione clinica TNM ( UICC, AJCC 2002 ) dei tumo- di capsula su parte della massa tumorale: questa caratteristica ha una notevole impor-
ri parotidei tanza nel condizionare il trattamento chirurgico.
Dal punto di vista ultrastrutturale la peculiarità è costituita dal polimorfismo del tumore
Tx tumore primitivo non definibile con la presenza sia di elementi epiteliali che mesenchimali. Le cellule responsabili della
To tumore primitivo non evidenziabile variabilità morfologica del tumore sono le cellule epiteliali che cosituiscono la maggior
T1 tumore di 2 cm o meno senza estensione extraparenchimale parte della componente cellulare del tumore e le cellule mioepiteliali che formano per lo
T2 tumore maggiore di 2 cm ma inferiore a 4 cm senza estensione più lo stroma. Il rapporto fra componente cellulare e stromale può ssere estremamente
variabile; lo stroma può avere un aspetto mixoide, fibroide o condroide.
La questione della mono o plurifocalità dell’adenoma pleomorfo appare ormai risolta
42 F. Banci, M. Richichi, S. Gibelli Patologia chirurgica della parotide e degli spazi parafaringei 43

dagli studi sulla struttura del tumore e sulle sue modalità di accrescimento che avviene in 70 anni) con un modesto picco di incidenza intorno ai 50 anni; pur essendo raro prima
aree di proliferazione ben definite: di conseguenza la neoplasia ha una forma irregolar- dei 20 anni, è comunque il più frequente tumore salivare maligno in età pediatrica. Si
mente multinodulare sia macroscopicamente che microscopicamente. Questo determina manifesta più frequentemente nelle donne e nella razza caucasica. L’aspetto macrosco-
la formazione di protuberanze o pseudopodi che penetrano in varia misura lo spessore pico del tumore varia a seconda del grado di differenziazione, ma in generale è costitui-
della capsula: la presenza di pseudopodi che si estendono oltre l’apparente margine del to da una massa irregolare scarsamente delimitata. Diversamente dalla maggior parte
tumore sarebbe responsabile della recidiva della neoplasia non adeguatamente trattata. degli altri tumori è usuale la formazione di cisti che sono solitamente numerose e di pic-
cole dimensioni ma talvolta se ne può trovare una singola e voluminosa.
Il tumore di Warthin costituisce il 10-20% dei tumori benigni della parotide, eccezio- L’aspetto microscopico è caratterizzato dalla giustapposizione di cellule mucose ed epi-
nalmente lo si rinviene in altre ghiandole salivari; colpisce più frequentemente i maschi dermoidi e multiple microcisti. Batsakis e Luna (1990) hanno suggerito i seguenti crite-
(M/F = 5:1) in età fra i 40 e i 70 anni. ri per classificare i carcinomi mucoepidermoidi in 3 gradi :
L’aspetto microscopico del tumore è caratteristico e difficilmente crea problemi di dia- GRADO 1 : caratterizzato da macro e microcisti, proliferazione di cisti figlie da quelle
gnosi. È un tumore solitamente ben capsulato ma la capsula è estremamente sottile. di dimensioni maggiori, cellule epiteliali e mucose differenziate ed in eguali proporzio-
L’epitelio è costituito da due strati cellulari che formano delle papille che a loro volta si ni, scarso pleomorfismo e rare mitosi
accrescono in spazi cistici. Lo stroma al di sotto dell’epitelio è linfoide, costituito da pic- GRADO 2 : assenza di macrocisti, poche microcisti, preponderanza di cellule interme-
coli linfociti con scarse plasmacellule, istiociti e mastociti; follicoli germinativi sono die con o senza differenziazione epidermoide, maggior pleomorfismo e mitosi piu’
quasi sempre individuabili. numerose
I rimanenti istotipi di neoplasia salivare benigna sono relativamente rari. GRADO 3 : tumore prevalentemente solido, scarsa differenziazione cellulare, elevato
pleomorfismo, numerose mitosi
I tre gradi del tumore sono correlati alla storia naturale ed alla prognosi: il carcinoma
NEOPLASIE MALIGNE mucoepidermoide a basso grado si dimostra meno aggressivo mentre quello scarsamen-
I carcinomi delle ghiandole salivari costituiscono circa lo 0,3% di tutti i tumori maligni te differenziato dà metastasi ai linfonodi locoregionali nel 50% e nel 25% metastasi a
ed il 15% delle neoplasie della parotide. distanza. In uno studio di Jensen et al. (1988) la sopravvivenza a 15 anni È risultata del
In linea di principio tutti i carcinomi che originano dalle ghiandole salivari dovrebbero 92% per i mucoepidermoidi a basso grado, del 35,5% per il grado intermedio e zero per
essere considerati degli adenocarcinomi; tuttavia pochi di questi assomigliano a dei tipi- i tumori ad alto grado di malignità.
ci adenocarcinomi, come quelli che originano dal tratto gastrointestinale. I principali
Autori legano l’origine ed il comportamento dei carcinomi salivari ai vari elementi del Il carcinoma adenoido-cistico è il secondo tumore salivare maligno in assoluto ma il
sistema duttale. Di conseguenza ritengono che carcinoma duttale, adenocarcinoma papil- più frequente nella sottomandibolare, nella sottolinguale e nelle ghiandole salivari mino-
lare e non papillare, carcinoma mucoepidermoide ad alto grado, carcinoma squamoso, ri; si manifesta con eguale frequenza in entrambi i sessi con un picco intorno ai 50-60
carcinoma oncocitico e carcinoma ad alto grado ex-adenoma pleomorfo, originino dal anni. Si presenta come una massa solida, indolente a lento accrescimento.
dotto escretore. Il tumore di Warthin e l’oncocitoma originerebbero dai dotti striati. I L’aspetto macroscopico è di una massa ben definita ma non capsulata. Micro-
rimanenti adenoma pleomorfo e monomorfo, carcinoma a cellule aciniche, carcinoma scopicamente il tumore è costituito da elementi epiteliali basalioidi che formano struttu-
adenoido-cistico, carcinoma epiteliale-mioepiteliale, adenocarcinoma polimorfo a basso re cilindriche. Il tumore è classificato in relazione alla sua architettura generale in 3
grado, carcinoma ex-adenoma pleomorfo e monomorfo a basso grado originerebbero dai varietà:
dotti intercalari. - cribriforme
Dal punto di vista clinico i tumori maligni possono avere un accrescimento più rapido - tubulare
ma gli elementi che ne fanno sospettare la malignità quali la fissità della massa, l’infil- - solido
trazione e l’ulcerazione della cute, il dolore, l’interessamento dei linfonodi e la paralisi La varietà cribriforme ha il classico aspetto a “formaggio svizzero” con sostanza muci-
del facciale compaiono in stadio avanzato: di conseguenza un tumore maligno risulta per nosa basofila che colma gli spazi cistici
lungo tempo clinicamente indistinguibile da un tumore benigno. Nella varietà tubulare le cellule sono strutturate in piccoli tubuli e dotti con spazi cistici
meno pronunciati.
Nell’ambito dei tumori maligni il più frequente è il carcinoma mucoepidermoide che La variante solida è caratterizzata da falde di cellule neoplastiche con scarsi spazi cistici.
costituisce il 5-9% di tutte le neoplasie salivari; nel 45-70% dei casi origina dalla paro- La metastatizzazione ai linfonodi locoregionali non è frequente mentre le metastasi a distan-
tide. La distribuzione dei casi per età È piuttosto uniforme con un ampio range (da 20 a za, per lo più al polmone, sono più caratteristiche di questa neoplasia. La sopravvivenza a 5
44 F. Banci, M. Richichi, S. Gibelli

anni è circa del 62%, mentre tale percentuale cala drasticamente al 12% a 15 anni.
Il carcinoma a cellule aciniche è la seconda neoplasia maligna per frequenza nella paro-
tide ma è nel complesso un tumore raro costituendo l’1% circa di tutte le neoplasie sali-
vari. Si presenta con maggiore frequenza nelle donne intorno ai 50 anni; si può manife-
stare bilateralmente nel 3% dei casi. Si tratta per lo più di una neoplasia a basso grado
di malignità che nella sua forma iniziale ha l’aspetto di una tumefazione tondeggiante e
ben delimitata, clinicamente indistinguibile da una forma benigna.
Il reperto microscopico più frequente è la varietà microcistica ma si possono riconosce
numerosi sottotipi e la loro elencazione rende l’idea di quanto vario possa essere l’a-
spetto di questi tumori:

CARCINOMA A CELLULE ACINICHE A BASSO GRADO


- varietà solida
- varietà microcistica
- varietà papillare cistica e follicolare
- varietà a cellule chiare

CARCINOMA A CELLULE ACINICHE AD ALTO GRADO (ben differenziato)


La recidiva locale è stimata nelle varie statistiche fra il 12 ed il 20%, la metastatizzazio-
ne ai linfonodi locoregionali fra l’8 ed il 10% e la metastatizzazione a distanza si verifi-
ca nel 6% circa dei casi. La sopravvivenza è dell’80-90% a 5 anni, del 70-80% a 10 anni
e del 60% circa a 20 anni.
I rimanenti istotipi maligni sono estremamente rari ed i relativi dati epidemiologici di
scarsa rilevanza statistica.
Problematiche e controversie nella chirurgia della regione parotidea 45

PROBLEMATICHE E CONTROVERSIE NELLA CHIRURGIA


DELLA REGIONE PAROTIDEA

G. Succo, E. Crosetti, A. Sartoris*

Le problematiche e le controversie nella chirurgia della regione parotidea sono racchiu-


se in un enorme mole di lavori scientifici sull’argomento; il che potrebbe indicare un
basso livello di consenso su buona parte di questi aspetti.
Conley nel 1987 minimizzava tale apparente assenza di
consenso come “frutto di controversie relative, tempora-
nee e personali, la maggior parte destinata rapidamente
all’oblio”.
I maestri e pionieri di questa chirurgia come Conley, Re-
don, Duval, Blair, Guerrier, Alajmo e Padovani hanno sem-
pre identificato la chirurgia della parotide con la chirurgia
della porzione extra petrosa del nervo faciale, sottolinean-
do la necessità di un’accurata conoscenza dell’anatomia e
della patologia della regione parotidea, quale requisito fon-
damentale per ottenere la resezione completa e soddisfa-
cente della patologia, senza mettere a repentaglio l’inte-
grità anatomica e funzionale del nervo.
La presenza del nervo faciale nel contesto ghiandolare ha
Fig. 1: Varianti dell’incisione cutanea
condizionato e continua a condizionare le scelte chirurgi- nella parotidectomia semplice o seguita
che ed i relativi risultati; ad esso vanno sempre riferite le da svuotamento laterocervicale:
maggiori attenzioni perché ogni suo deficit, a qualsiasi a) incisione ad “Y” - b) incisione ad
“S” - c) incisione estetica retro tragica
livello classificativo, è in grado di condizionare negativa- - d) incicione nel “lifting” - e) incisione
mente la qualità di vita del paziente, che il più delle volte retroauricolare per l’accesso infratem-
porale.
risulta solo affetto da patologia benigna. Da: Chiamenti C., Mosciaro O. -
Nel presente capitolo affronteremo alcune delle problema- Chirurgia della parotide e delle ghian-
dole salivari (con il permesso).
tiche e delle controversie relative alla chirurgia della regio-
ne parotidea.

U.O.A. Otorinolaringoiatria – Ospedale Martini – Torino


* I Clinica ORL – Università di Torino – Ospedale S. Giovanni Battista – Torino
46 G. Succo, E. Crosetti, A. Sartoris Problematiche e controversie nella chirurgia della regione parotidea 47

INCISIONE CUTANEA In alcuni rari casi l’approccio prossimale al VII n.c. risulta estremamente difficoltoso,
L’incisione tradizionale per l’accesso alla regione parotidea ha una forma ad S o a baio- rischioso o addirittura impossibile. Si tratta generalmente di re-interventi o di recidive
netta (incisione di Redon o di Blair modificata) con una porzione superiore preaurico- tumorali, anche benigne, che avvolgono a manicotto il nervo impedendone l’identifi-
lare, che contorna inferiormente il lobulo e si prolunga in avanti in una plica cutanea cer- cazione all’emergenza.
vicale sin quasi a raggiungere il grande corno dell’osso ioide (Fig. 1) (1,2,3).
Alcuni Autori (4), nel tentativo di rendere meno visibile tale cicatrice ed evitare retra- In questi casi, d’accordo con numerosi Autori che hanno descritto tale tecnica, ci sem-
zioni cicatriziali sul lobulo hanno proposto un’incisione utilizzata nel lifting, ove la linea bra più opportuno procedere con un approccio ed una dissezione del faciale per via cen-
di incisione dal lobulo raggiunge il capillizio. Ciò richiede un’estensione superiore mag- tripeta, previa identificazione di una delle sue branche distali:
giore dell’incisione e può mettere a rischio la vascolarizzazione della porzione postero-
superiore del lembo cutaneo, specie se alla parotidectomia viene associato uno svuota- - rami buccali à Wang (8)
mento latero-cervicale. - rami cervicali à Chan e Gunn (9)
L’esposizione della regione parotidea risulta comunque buona, mentre è controversa (5) - rami temporali à Patey (10)
la possibile maggiore incidenza,utilizzando tale incisione, di deficit del VII n.c. - rami orbito-zigomatici à Pia (11) (Fig. 2)
Nella nostra pratica chirurgica ricorriamo sempre all’incisione di Blair modificata.
Nella pratica eseguiamo prefe-
renzialmente, in caso di ap-
IL MANAGEMENT DEL NERVO GRANDE AURICOLARE proccio distale o centripeto, l’i-
Il distacco della fascia parotidea dal muscolo sternocleidomastoideo e dal trago per permet- dentificazione dei rami orbito-
tere un’efficace trazione in alto ed in avanti della ghiandola può essere parzialmente osta- zigomatici che sono più corti e
colata dalla conservazione del nervo grande auricolare, ramo sensitivo del plesso cervicale. di calibro adeguato, risultando
La sezione di tale nervo determina un’anestesia e/o parestesie del lobo auricolare. a nostro avviso più resistenti
Il nervo può essere mantenuto intatto, almeno nella sua distribuzione posteriore senza alla manipolazione chirurgica
compromettere, ma al limite rendendo appena più difficoltosa, la ricerca del VII n.c. con minor rischio di deficit
all’emergenza dal forame stilomastoideo. temporanei.
In ogni caso quando la ricerca dei reperi del VII n.c. risulti ostacolata dalla presenza del Risulta questa una scelta “di
nervo grande auricolare si può senz’altro ricorrere alla sua sezione prossimale alla ghi- necessità” e comunque più si-
andola. cura rispetto ad un approccio
Occorre infatti ricordare che il nervo grande auricolare e, più in generale, rami del plesso tradizionale troppo forzato, in
cervicale possono essere vantaggiosamente utilizzati per il “nerve grafting” in caso di caso di mancata o confusa iden- Fig. 2: Approccio al ramo orbito-zigomatico del settimo nervo cranico duran-
sacrificio del nervo faciale (6,7) tificazione dei reperi classici. te una parodectomia esofacciale sinistra.
Da: Pia F., Policarpo M., Dosdegani R. et Al.
“Centripetal approach to the facial nerve in parotid surgery: personal expe-
rience, Acta Otorhin ital 23,2,111,115,2003 (con il permesso).

IDENTIFICAZIONE DEL NERVO FACIALE DISSEZIONE DEL NERVO FACIALE


La tecnica classica di identificazione del faciale extrapetroso prevede un approccio La tecnica classica di dissezione del nervo faciale prevede una progressiva tunnelliz-
chirurgico, anterogrado o prossimale, che richiede l’identificazione di tre reperi classici: zazione del tessuto parotideo esofaciale, eseguita mediante pinze emostatiche molto fini
o direttamente con la forbice da dissezione delicata.
- il pointer (o processo triangolare di Shwalbe) costituito dall’apice della porzione car- Al fine di ridurre il sanguinamento è frequente nella pratica di molti Autori l’utilizzo
tilaginea del condotto uditivo esterno della coagulazione bipolare prima di procedere alla sezione del tessuto parotideo.
- il solco timpano-mastoideo (valle del faciale) Due sono gli accorgimenti utili per un’azione sicura ed efficace: l’accortezza nel solle-
- il ventre posteriore del muscolo digastrico, la cui inserzione sul processo mastoideo vare con la pinza emostatica il tessuto parotideo dal nervo (per un tratto di qualche mm)
costituisce il punto di repere fondamentale, in quanto corrisponde al livello di emer- e successivamente coagulare, l’utilizzo della magnificazione ottica (loupes, telescopi
genza del nervo e fornisce il corretto rilievo della profondità dello stesso rispetto agli Galileiani, microscopio) per ottenere una maggiore precisione nella coagulazione in
altri reperi principali. prossimità dei rami nervosi.
48 G. Succo, E. Crosetti, A. Sartoris Problematiche e controversie nella chirurgia della regione parotidea 49

Negli ultimi anni altri tipi di taglienti “caldi” sono stati proposti ed utilizzati nella chi- del tumore, rappresenta per una vasta parte della letteratura il trattamento elettivo per
rurgia parotidea: termobisturi, forbici bipolari, elettrobisturi a radiofrequenze, ultraci- i tumori benigni (17,18).
sion, etc. Sebbene il tasso di recidiva per l’adenoma pleomorfo sia drasticamente calato in
Nessuno di questi presidi risulta indenne da rischi di lesione del nervo faciale o dei suoi misura direttamente proporzionale all’esecuzione della parotidectomia superficiale,
rami. la preservazione del nervo faciale, nel corso della medesima impone necessariamente
Alcuni prodotti non essendo ancora specifici per la chirurgia del distretto cervico-cefa- alcuni passaggi simili all’enucleazione. Ciò che viene rimarcato da vari Autori è il
lico ma bensì adattate da altre chirurgie sono ancora poco ergonomici ed ingombranti. fatto che la dissezione capsulare, quando eseguita nel contesto della dissezione e
La nostra maggiore esperienza si riferisce all’utilizzo della forbice bipolare che, seppu- preservazione del nervo faciale, differisce concettualmente dall’enucleazione, perché
re non ancora disponibile in misure specifiche per tale chirurgia, ha dimostrato positive prevede una maggior attenzione alla dissezione del tessuto adiacente al nervo faciale
caratteristiche nella riduzione del sanguinamento intraoperatorio. ed un maggior rispetto della capsula tumorale, anche quando la stessa risulti adesa ai
rami del VII n.c. (19).
Sebbene l’intenzione sia sempre quella di lasciare un margine rappresentato da una
ESTENSIONE DELLA RESEZIONE cuffia di tessuto normale, periferica al tumore, spesso la posizione di quest’ultimo,
L’estensione della resezione in chirurgia oncologica della ghiandola parotidea (sia per aderente al nervo faciale o nel contesto del lobo profondo, può determinare un’ine-
tumori benigni che maligni) è probabilmente l’aspetto che, ancora oggi, non raggiunge vitabile rottura capsulare.
un livello di “consenso” unanime, ma si attesta su livelli di “consenso” maggioritario. Se la capsula viene mantenuta integra il tasso di recidiva risulta essere raro. (20)
Da una parte, una larga fetta di pensiero scientifico, specie europeo, continua a proporre Sembra in ogni modo essere sufficiente, anche dopo rottura capsulare, procedere ad
ed eseguire in maggioranza una chirurgia estesa (parotidectomia totale e sub-totale con un’adeguata resezione per ottenere un basso tasso di recidiva (20), mentre se la
conservazione del VII) anche per la patologia benigna (e.g. tumore misto) (12), mentre resezione è insufficiente il tasso di recidiva è vicino al 24% (21).
un’altrettanto vasta platea, specie anglosassone, tende ad introdurre un concetto di A supportare le teorie “più aggressive” con l’esecuzione routinaria di una parotidec-
“resezione adeguata” calibrata sia sulla citologia che sul grading delle neoplasie maligne tomia totale con conservazione del VII n.c. stanno le osservazioni che riportano, sul-
(13,14). l’esame dello specimen, un tasso più che elevato di margini insufficienti. (22,23).
Tenteremo di analizzare quest’apparente controversia affrontandola e suddividendola Conley riferisce che è un’illusione credere che la parotidectomia superficiale produ-
schematicamente sulla base di tipo di patologia. ca uno specimen chirurgico ove il tumore occupi una posizione centrale e sia cir-
condato totalmente da tessuto sano (24).
Tumori benigni: prima osservazione Nonostante queste osservazioni l’analisi dei tassi di recidiva dopo parotidectomia
L’intervento chirurgico rappresenta il trattamento di scelta per i tumori benigni della superficiale è talmente bassa da non giustificare il ricorso di routine alla parotidec-
parotide, in particolare per l’adenoma pleomorfo. tomia totale.
Vi è tuttavia una controversia relativa a quanto tessuto parotideo debba essere Si è pertanto fatto largo un concetto di “parotidectomia adeguata” ove, dopo aver
rimosso nell’asportazione della neoplasia. identificato il tronco principale del nervo faciale si procede alla rimozione del tumore
La semplice enucleazione del tumore, sebbene condotta con la massima attenzione con una cuffia circostante di tessuto sano, ove sia possibile. (25,26)
chirurgica, risulta gravata, per l’adenoma pleomorfo, da un’alta percentuale di recidi- L’obiettivo non sarebbe pertanto di rimuovere “sempre” il lobo superficiale, ma di
va, 5,6% à 20% (15,16). ottenere, quanto più possibile, una resezione completa e soddisfacente.
Nella nostra esperienza questa procedura è stata adottata una sola volta, anche per il
notevole rischio di lesione del nervo faciale, se questo non viene preventivamente Tumori benigni: recidiva
identificato nella sua porzione pre-ghiandolare. I tumori benigni recidivati, specie l’adenoma pleomorfo, sono considerati da molti
La tecnica, da noi correntemente utilizzata, consiste nell’asportazione della neopla- Autori alla stregua di un tumore a malignità locale in virtù dell’alto tasso di recidive
sia, previa identificazione e dissezione del nervo faciale, comprendendo nel blocco e del rischio di degenerazione maligna (10 a 30%) (27,28).
di exeresi una cuffia di tessuto parotideo sano. Una delle decisioni intraoperatorie più “delicate” per il chirurgo è ovviamente quel-
La limitazione a tale condotta è quasi sempre determinata dalla presenza del nervo la relativa al management del nervo faciale, la cui conservazione, durante la dis-
faciale. sezione del tumore recidivante è inversamente proporzionale alla quota di tessuto
L’esecuzione di una parotidectomia parziale, sia questa una parotidectomia superfi- parotideo sano residuo dopo il precedente intervento chirurgico.
ciale esofaciale o una parotidectomia polare inferiore, a seconda della localizzazione Se questo è sufficientemente rappresentato è auspicabile il ricorso ad una parotidec-
50 G. Succo, E. Crosetti, A. Sartoris Problematiche e controversie nella chirurgia della regione parotidea 51

tomia totale con conservazione del VII n.c. (magari reperito attraverso un approccio Tumori Maligni
retrogrado) ed escissione della precedente incisione cutanea. Molti lavori pongono l’accento sul fatto che l’approccio e l’estensione della
Alcuni Autori come Boles raccomandano, se non vi siano segni clinici e citologici di resezione parotidea dovrebbero tenere in conto il grado di malignità del tumore.
trasformazione maligna, unicamente il ricorso ad un intervento “di minima” con enu- I tumori ad alto grado dovrebbero essere trattati con chirurgia aggressiva, che spes-
cleazione della recidiva, della precedente ferita e conservazione del faciale (29). so include la resezione del VII e lo svuotamento latero-cervicale (Ca muco epider-
Al contrario segni clinico-citologici sospetti per una degenerazione maligna o per moide ad alto grado, Ca adenoidocistico, adenocarcinoma, tumore misto maligno, Ca
una elevata aggressività locale impongono, nell’esperienza di alcuni Autori, il ricor- squamoso, Ca indifferenziato) (31).
so ad una resezione in blocco con il nervo faciale e ricostruzione immediata dello I tumori a basso grado (Ca a cellule aciniche, Ca muco epidermoide a basso grado,
stesso mediante graft nervoso (30). Adenocarcinoma a basso grado) vengono trattati con una parotidectomia totale con
Ciò a nostro avviso non può rappresentare la regola, ma deve essere modulato sulle conservazione del VII n.c.; anche in questo caso il concetto di “parotidectomia
condizioni anatomo-chirurgiche reperite in corso di intervento (Fig. 3, Fig. 4). Ciò adeguata” è applicabile secondo alcuni Autori per quei tumori chiaramente confinati
impone al chirurgo una al lobo superficiale o al polo inferiore della parotide, a decorso torpido, basso grado,
lunga fase di colloquio localizzati in aree ove sia possibile resecare il tumore con una adeguata cuffia di tes-
pre-operatorio con il pa- suto sano adiacente (32).
ziente e la sottoscrizione di Gli Autori, che sono senz’altro fautori della parotidectomia totale, sottolineano che
un consenso informato in non esiste un piano anatomico che separi il lobo superficiale dal lobo profondo;
cui venga prevista anche la questo è semmai un piano anatomo-chirurgico dettato dalla presenza del nervo
sezione, deliberata od ac- faciale, ove i dotti ed il parenchima sono in continuità fra il lobo superficiale ed il
cidentale, del tronco prin- lobo profondo (33).
cipale del faciale o di alcu- Il fattore maggiormente implicato nel cosiddetto “compromesso sulla radicalità
ni rami significativi. parotidea” è il nervo faciale. Molto spesso, se si considera rigidamente il margine di
Risulta comunque questa 5 mm di tessuto sano come requisito fondamentale per una resezione sicura, si
l’evenienza in cui più fre- dovrebbero resecare anche rami o il tronco principale del nervo faciale.
quente è il ricorso alla dis- Lasciare intatto il nervo faciale e resecare sempre il lobo profondo può non avere
sezione del perinevrio, che sempre un senso oncologico in quanto:
produce la più alta per- Fig. 3: Recidiva di adenoma pleomorfo indissociabile dal nervo facciale a livel-
centuale di deficit perma- lo della zampa d’oca. - per tumori ad alto grado l’asportazione addizionale di questo tessuto può fornire
maggiori certezze sui margini
nenti del VII n.c., special-
mente quando, con il prece- - per tumori a basso grado, ove la parotidectomia superficiale abbia già fornito un
dente intervento, fosse stata margine circonferenziale di almeno 1 cm, può non essere necessario rimuovere
correttamente asportata la il lobo profondo
maggioranza del tessuto paro-
tideo sano. - nei tumori della metà superiore del lobo superficiale è molto difficile ottenere
Bisogna inoltre tenersi pronti margini indenni se non si asporta anche il lobo profondo
ad una dissezione intrapetrosa
del nervo in quanto il tumore - Amstrong e coll hanno rilevato in 386 parotidectomie totali per tumore maligno
può spingersi prossimamente 10 pazienti con micrometastasi occulte intraparotidee. Con la parotidectomia
all’interno del canale di Fal- totale si ottiene anche il controllo delle stesse (34).
loppio.
La percentuale di recidiva in Anche il criterio della multifocalità è una giustificazione debole circa la necessità di pro-
questi casi è elevata e variabi- porre routinariamente la parotidectomia totale.
Fig. 4: Recidiva di adenoma pleomorfo indissociabile dal nervo facciale a livel- le in misura del 25% circa. Il concetto di parotidectomia adeguata, già chiamato in causa per decidere l’entità della
lo della zampa d’oca. (particolare)
52 G. Succo, E. Crosetti, A. Sartoris Problematiche e controversie nella chirurgia della regione parotidea 53

resezione in caso di tumore misto, può essere utilizzato per tumori maligni a basso di fascia lata o di un lembo di SMAS, procedura che offre anche il vantaggio di ridurre
grado, mentre nella maggior parte dei tumori ad alto grado l’asportazione del lobo pro- l’entità del difetto sul contorno faciale.
fondo è necessaria per perseguire un criterio di aggressività sul tessuto ghiandolare, in
contrasto con un atteggiamento più conservativo sul nervo faciale. RIABILITAZIONE CHIRURGICA DEI DIFETTI DEL CONTORNO FACIALE
DOPO PAROTIDECTOMIA
In alcuni pazienti, altamente motivati, il difetto di contorno faciale legato all’infossamen-
RESEZIONE DEL NERVO FACIALE to della regione parotidea dopo chirurgia subtotale o totale risulta poco accettabile.
Nell’esecuzione della parotidectomia per il trattamento dei tumori maligni la controver- Se il difetto è susseguente a parotidectomia per malattia benigna, il che non prevede l’ese-
sia riguarda il management del nervo faciale quando lo stesso sia appoggiato, circonda- cuzione di radioterapia post-operatoria, possono essere contemplate alcune soluzioni
to od invaso dal tumore. chirurgiche locali come un piccolo lembo di rotazione di sternocleidomastoideo, l’inter-
Vi è sostanziale concordanza sul fatto che il nervo andrebbe sempre resecato in caso di posizione di un lembo di rotazione di SMAS della faccia oppure soluzioni più sofisticate,
deficit pre-operatorio, 18% nella casistica di Behars e Chong (35) o di tumori ad alto come il confezionamento di un lembo libero microvascolare di grasso inguinale o mus-
grado. colo-fasciale anastomizzati all’arteria temporale superficiale.
Nei restanti casi il nervo può essere risparmiato a condizione che vi sia una chiara pos- Non abbiamo esperienza diretta di tali soluzioni che comportano, specie le ultime, un
sibilità di separare il tumore dal VII n.c., sebbene ciò possa risultare in un residuo micro- indubbio aggravio di morbilità locale ed a distanza; solo studi di potenza rilevante potran-
scopico sul nervo il cui controllo verrà successivamente demandato alla radioterapia (34). no fornire dati definitivi sulla riproducibilità dei pochi esempi presenti in letteratura.
Quando il tumore sia intimamente adeso al nervo, sia esso il tronco principale od un suo
ramo, la parte andrebbe sempre resecata. RIABILITAZIONE CHIRURGICA DEI DEFICIT DEL NERVO FACIALE
Più analisi retrospettive hanno dimostrato che la preservazione “esasperata” del nervo I deficit funzionali ed estetici conseguenti ad interventi di parotidectomia totale radica-
faciale anche con margini microscopici positivi, seguita dalla radioterapia post-operato- le, con sacrificio del nervo faciale, hanno indubbiamente un grande impatto negativo sul
ria, permette un tasso di controllo locale uguale o superiore a quello ottenibile con la sola recupero sociale e sulla qualità di vita residua del paziente, se alla demolizione non si
chirurgia totale radicale (36,37). affianca una adeguata opera ricostruttiva.
Schematicamente, in accordo con Hoffman e colleghi, il nostro comportamento relati- I miglioramenti delle tecniche di ricostruzione microvascolare e nervosa e delle stru-
vamente al faciale è il seguente (38): mentazioni a disposizione consentono oggi di riabilitare con successo pazienti sottopo-
- se si possono ottenere margini sani intorno al tumore, il nervo non dovrebbe essere sti ad intervento di parotidectomia totale radicale con sacrificio del nervo faciale.
sacrificato solo nell’intento di effettuare una parotidectomia più radicale Molteplici fattori intervengono nella scelta della metodica ricostruttiva più idonea e del
- se esiste un piano di dissezione fra tumore e nervo, il tronco principale e le branche timing della stessa.
più voluminose devono essere conservate Essenzialmente tali fattori si distinguono in:
- tumori voluminosi che invadono il nervo vengono resecati in blocco con quest’ultimo
- se piccoli rami, funzionalmente poco significativi, sono coinvolti dal tumore vengono OGGETTIVI: - Status del nervo faciale (estremità prossimale e distale)
sacrificati - Status dei muscoli facciali
- in caso di dubbio conviene mappare con lo stimolatore nervoso i vari rami per cerca- - Staging tumorale
re di mantenere le branche funzionalmente più significative (rami orbitari) - Eventuale radioterapia post-operatoria

RELATIVI: - Età del paziente


SINDROME DI FREY - Status nutrizionale e metabolico del paziente
Nel post-operatorio dopo parotidectomia la Sindrome di Frey, o sudorazione gustatoria, - Stile di vita e condizione occupazionale del paziente
incide in misura variabile dal 15 al 50% (39).
Relativamente ad alcune soluzioni chirurgiche proposte (sezione od avulsione del nervo FATTORI OGGETTIVI
auricolo-temporale, sezione intracranica del nervo glosso-faringeo, alcoolizzazione del 1) STATUS DEL NERVO FACIALE
ganglio otico, neurectomia timpanica) la variabilità dei risultati non sembra poter dare Estremità prossimale
un indirizzo unitario alla profilassi chirurgica di tale sindrome. Lo status delle fibre nervose all’estremità prossimale del nervo faciale sezionato è
Alcuni Autori (40,41) riportano lusinghieri risultati con l’interposizione nel sottocute o strettamente correlato alle potenzialità rigenerative delle medesime, svolgendo un
54 G. Succo, E. Crosetti, A. Sartoris Problematiche e controversie nella chirurgia della regione parotidea 55

ruolo fondamentale nel determinare il successo o meno della tecnica ricostruttiva. te, assenza di attività volontaria e presenza di fibrillazione
In caso di anamnesi positiva per interventi chirurgici sulla mastoide o l’orecchio - Il paziente è privo di funzionalità del nervo e della muscolatura, muscoli com-
medio, paralisi di Bell o lesioni dell’osso temporale, le capacità rigenerative delle pletamente atrofici, nessuna attività volontaria né fibrillazione.
fibre nervose del moncone prossimale possono essere ridotte. Si può affermare che l’assenza di tono, di attività volontaria e di fibrillazione rap-
Inoltre in caso di neoplasie parotidee strettamente adese o prossime alla zampa d’oca, presentano le maggiori controindicazioni alla chirurgia tronculare perché denotano
è preferibile, al fine di eseguire una resezione oncologicamente corretta, asportare la un’atrofia muscolare, al di là di ogni possibilità di re-innervazione.
punta della mastoide o porzioni più prossimali dell’osso temporale, in modo che l’e- In tabella I sono riassunti i più comuni potenziali elettromiografici riscontrabili in
stremità distale del nervo faciale venga a corrispondere alla zampa d’oca. Questa pazienti con paralisi faciale, con le correlate implicazioni dal punto di vista chirurgico:
scelta chirurgica allunga indubbiamente i tempi operatori ma consente un migliore
Tabella I
controllo locale della malattia e l’allestimento di un moncone prossimale sicuramen-
te non infiltrato dalla stessa. POTENZIALI SCELTA
SIGNIFICATO
Estremità distale ELETTROMIOGRAFICI CHIRURGICA
Nel momento in cui si esegue un intervento di parotidectomia totale radicale con
Volontari Integrità del nervo faciale Recupero spontaneo
sacrificio del nervo faciale, i rami distali del nervo stesso devono essere accurata-
mente identificati ed isolati, preservandone l’assoluta integrità, indispensabile per Non indicato intervento
garantire il successo della tecnica ricostruttiva. Presenza di fenomeni di chirurgico fino a quando
Nascenti/polifasici
reinnervazione muscolare non compaia un risultato
2) STATUS DEI MUSCOLI FACCIALI stabile nel tempo
La funzionalità della muscolatura facciale periferica è un parametro di fondamenta-
Graft nervoso/tecniche
le importanza nella scelta della tecnica ricostruttiva più idonea e nella valutazione Presenza di fenomeni di
Fibrillazione ed anastomosi con nervi
della sua possibilità di successo. denervazione muscolare
cranici viciniori
A meno che la paralisi facciale non sia di vecchia data, le strutture muscolari effetri-
ci-periferiche sono ancora funzionanti, suscettibili di una valida re-innervazione. Presenza di fenomeni di denerva- Lembi liberi
“Silenzio” elattromiografico
L’organo terminale neuromuscolare periferico può essere “perso”, sia come risultato zione muscolare microvascolari
di un’ablazione chirurgica, in caso di parotidectomia radicale, sia in conseguenza di
un’atrofia, associata ad una prolungata denervazione del nervo stesso.
L’intervallo di tempo che intercorre fra la denervazione e l’irreversibile deteriora- Il riscontro elettromiografico di potenziali d’azione “volontari”, registrati durante la
mento della placca neuromuscolare è controverso; tuttavia, molti Autori ritengono che contrazione dei muscoli facciali, indica un’integrità degli assoni motori del nervo,
un periodo di 18 mesi sia il limite massimo, superato il quale soltanto interventi di chi- che può tradursi o meno in movimenti “visibili” dei muscoli mimici.
rurgia plastica possono migliorare il quadro clinico, garantendo un recupero di tipo In questo caso un’opera ricostruttiva deve essere intrapresa qualora non si riscontri
passivo (sospensione, lifting, etc.) o dinamico (impiego di lembi microvascolari). un miglioramento della mimica facciale a distanza di almeno 18 mesi dalla lesione
Una valutazione elettrofisiologica, utilizzando l’elettromiografia, i potenziali evoca- del VII n.c.
ti muscolari e la stimolazione magnetica transcranica permettono di determinare il L’osservazione, dopo questo periodo di tempo, di potenziali d’azione “volontari”, in
grado di degenerazione del nervo faciale (42). assenza di apparenti movimenti facciali, è indice dell’esistenza di un’innervazione “sub-
È necessario valutare selettivamente i muscoli facciali che necessitano di re-innerva- clinica”. Ciò significa che il nervo faciale innerva alcuni gruppi muscolari, ma la popo-
zione al fine di scegliere la tecnica ricostruttiva più corretta. lazione assonale è insufficiente a garantire movimenti facciali significativi e visibili.
Schematicamente con l’esame elettromiografico si possono riscontrare quattro even- In questo caso la chirurgia di re-innervazione può essere posticipata.
tualità: Il riscontro, invece, di potenziali d’azione “nascenti” o “polifasici” è indicativo del-
- Il soggetto è normale; possiede normale attività volontaria e non è presente fibril- l’esistenza di fenomeni rigenerativi all’interno del nervo faciale.
lazione Tali potenziali possono divenire normali potenziali d’azione volontari oppure i cosid-
- Il soggetto ha una compromissione parziale del nervo, attività volontaria parzia- detti potenziali motori “giganti”. In questo caso qualsiasi intervento chirurgico di re-
le ed assente o scarsa fibrillazione innervazione è controindicato fino a quando non si apprezzi un risultato stabile nel
- Il paziente ha una sezione completa del nervo ma muscolatura ancora funzionan- tempo.
56 G. Succo, E. Crosetti, A. Sartoris Problematiche e controversie nella chirurgia della regione parotidea 57

L’osservazione elettromiografica di potenziali di fibrillazione è indicativa della pre- scelta di un transfer muscolare od una sospensione facciale piuttosto che verso una
senza di gruppi muscolari denervati. Questa è la condizione ottimale per eseguire, procedura di anastomosi nervosa.
qualora l’estremità prossimale del nervo sia integra ed identificabile, un graft nervo-
so, oppure, in caso contrario, un’anastomosi facio-faciale od ipoglosso-faciale. TECNICHE CHIRURGICHE
Qualora, infine, si riscontri un “silenzio” elettromiografico, con assenza di potenzia-
li elettrici, si connoterà un’atrofia muscolare, non più suscettibile di una valida re- A) GRAFT NERVOSI
innervazione. Ricostruzione immediata
Questa tecnica ricostruttiva è adottata in pazienti sottoposti ad intervento di paroti-
3) EVENTUALE RADIOTERAPIA POST-OPERATORIA dectomia totale radicale con sacrificio del nervo faciale, generalmente in un unico
Un importante fattore da valutare in fase di planning pre-operatorio è la possibilità tempo chirurgico.
che il paziente debba sottoporsi, nel decorso post-operatorio, a radioterapia conven- Il nervo grande auricolare ed il nervo surale sono comunemente utilizzati come dona-
zionale esterna. tori di innesti per ricostruire l’integrità del nervo faciale.
In Letteratura, a tal proposito, i pareri sono controversi: alcuni Autori ritengono che
il trattamento radioterapico, soprattutto se eseguito dopo posizionamento di un graft Nervo grande auricolare
nervoso per la ricostruzione del nervo faciale, riduca, in modo importante, la possi- Il nervo grande auricolare è un ramo sensitivo del plesso cervicale. Dopo aver cir-
bilità di rigenerazione nervosa. condato il margine posteriore del muscolo sternocleidomastoideo, alla giunzione
Altri Autori (43,44), invece, sono di parere contrario, sostenendo che sia possibile della metà superiore ed inferiore, esso si ramifica in prossimità dell’angolo della
ottenere un buon recupero funzionale del nervo, con interposizione di un graft ner- mandibola, innervando la cute intorno alla mastoide e la superficie esterna del padi-
voso, qualora si prospetti la necessità di eseguire radioterapia post-operatoria. glione auricolare.
A questo riguardo Pillsbury e Fisch (45) hanno riscontrato che il trattamento radio- Il decorso esterno del nervo può essere facilmente tracciato, individuando la punta
terapico determina solamente un ritardo ed un decremento dei fenomeni rigenerativi, della mastoide e l’angolo della mandibola, dividendo a metà tale distanza, e trac-
ma non un loro arresto. ciando inferiormente una linea perpendicolare.
Indubbiamente la radioterapia può influenzare negativamente la neovascolarizzazio- Da questa zona si possono prelevare circa 3 cm di nervo. Qualora sia necessario ese-
ne del graft nervoso e le estremità prossimale e distale del nervo faciale. guire una sutura multipla per ricostruire la zampa d’oca faciale, è possibile reperire
Gli effetti negativi del trattamento radioterapico sulla rigenerazione nervosa sono il nervo in corrispondenza della sua biforcazione in rami.
direttamente proporzionali alla dose ricevuta dai corpi cellulari del nervo. In linea generale, in caso di neoplasie maligne parotidee, il nervo grande auricolare
Fortunatamente, la maggior parte dei pazienti con neoplasie delle ghiandole salivari ipsilaterale non dovrebbe essere impiegato, per un suo possibile interessamento da
non riceve dosi particolarmente elevate. parte del tumore. È necessario pertanto pianificare pre-operatoriamente il prelievo
del nervo controlateralmente.
4) ETÀ DEL PAZIENTE
I migliori risultati raggiunti nella riparazione nervosa in età pediatrica hanno portato Nervo surale
a ritenere che la rigenerazione nervosa agisca più rapidamente nei soggetti giovani. Il nervo surale origina dall’unione del nervo cutaneo mediale della sura (ramo del
Recenti studi hanno invece dimostrato che in questi pazienti sarebbe la maggiore pla- nervo tibiale) e del nervo cutaneo laterale della sura (ramo del nervo peroniero comu-
sticità del sistema nervoso centrale, con conseguente miglior recupero dello schema ne), a cui si congiunge tra i due capi del gastronecmio.
motorio, a garantire risultati funzionali migliori (46). Insieme alla vena piccola safena, il nervo decorre dietro al malleolo laterale, portan-
dosi in avanti verso la superficie laterale del piede.
5) STATUS NUTRIZIONALE E METABOLICO DEL PAZIENTE Innerva il quinto dito e la porzione laterale del quarto.
Diabete mellito Dopo essere stato identificato, il nervo viene prelevato, posteriormente al malleolo
Nei pazienti diabetici, in cui si riscontrano lesioni a livello del microcircolo, com- laterale della fibula, viene quindi sezionato distalmente e passato in un tiravene rigi-
preso quello perinerviale, i fenomeni rigenerativi nervosi avvengono più lentamente. do. La dissezione procede in direzione prossimale attraverso multiple incisioni, per
Questo riscontro, considerato come fenomeno a sé stante, non preclude la possibilità permettere il prelievo del segmento nervoso necessario.
di successo di un graft nervoso, ma, se valutato in associazione ad età avanzata, even- È possibile seguire il nervo cranialmente, fino all’origine dei due capi del gastronec-
tuale radioterapia post-operatoria, può far propendere l’opzione ricostruttiva verso la mio, prelevando fino a 15 centimetri di graft.
58 G. Succo, E. Crosetti, A. Sartoris Problematiche e controversie nella chirurgia della regione parotidea 59

Il nervo possiede numerosi piccoli rami distali che possono essere utilizzati. In casi Trascorse, infatti, 72 ore dalla sezione del nervo faciale, anche l’impiego dell’elet-
selezionati è possibile eseguire l’allestimento sotto controllo endoscopico. trostimolatore non ha più alcuna utilità nell’identificazione del moncone distale
Il deficit sensoriale associato al prelievo del nervo surale è di scarsa importanza, limi- faciale.
tato alla porzione laterale del piede. Pertanto è opportuno che l’operatore, durante il tempo demolitivo, tracci, descriven-
dola nell’atto operatorio, una mappa topografica del VII n.c. e dei suoi rami, identi-
Altre possibili fonti di graft nervosi sono i rami del plesso cervicale, da C3-C4 al punto ficando la zampa d’oca, i rami temporali, zigomatici, buccali, cervicali ed il nervo
di Erb, prelevabili unitamente al nervo grande auricolare, ed il nervo cutaneo mediale marginalis mandibulae.
d’avambraccio, provvisto di più rami, utilizzabile in associazione ad un lembo micro- Nella fase ricostruttiva la stessa mappa verrà utilizzata per identificare con precisio-
vascolare (lembo libero neurofasciocutaneo radiale ed ulnare). ne per quali rami distali del nervo faciale è necessario impiegare un graft nervoso.
Una volta prelevato l’innesto nervoso viene accuratamente preparato al microscopio. Il I risultati descritti in Letteratura ottenuti con tale tecnica ricostruttiva discreti.
tessuto connettivo circostante viene asportato, conservando solo il neurilemma. Conley e Baker (47,48) hanno descritto eccellenti risultati ottenuti in più di 170 casi,
Se il graft nervoso appare troppo voluminoso o se è necessario un innesto multiplo, è impiegando questa metodica.
possibile, con l’aiuto di un bisturi molto affilato, separare il graft in fascicoli ed elimi- Millesi (49) ha suggerito la possibilità di eseguire una neurorrafia interessante selet-
nare gli elementi in eccesso. tivamente solo alcuni fascicoli faciali, analogamente a quanto si fa per altri nervi
Le due estremità dell’innesto vengono poi sezionate con un bisturi Beaver quanto più motori. Tuttavia l’utilizzo di questa tecnica nella ricostruzione del nervo faciale
nettamente possibile, al fine di consentire una sistemazione perfetta contro le sezioni, appare limitato, poiché è purtroppo ancora controversa l’esistenza, per il VII n.c., di
effettuate allo stesso modo, dopo toeletta dei capi distale e prossimale del nervo facia- una topografia neurale.
le stesso. May, Miehleke e Crumley (50,51,52) hanno descritto la presenza, in prossimità del-
A nostro parere le caratteristiche del nervo surale lo rendono un’ottima sorgente di graft l’emergenza del nervo faciale dal forame stilomastoideo, di fascicoli nervosi “orien-
nervosi: facilità di prelievo, diametro simile a quello del nervo faciale, lunghezza tale tati” spazialmente.
da consentire prelievi di innesti nervosi diversi, a seconda delle necessità ricostruttive.
Per quanto riguarda la tecnica impiegata per eseguire l’anastomosi nervosa la metodi- Altri Autori, invece quali Sunderland e Thomander (53,54), ritengono che le varie
ca chirurgica e l’accuratezza della sua esecuzione possono influenzare la qualità della regioni del viso abbiano una rappresentazione “random” a livello dei fascicoli del-
rigenerazione nervosa e quindi il risultato finale. l’estremità prossimale del nervo faciale.
La neurorrafia deve essere eseguita in modo atraumatico, con materiali inerti, che non
causino reazioni da corpo estraneo ed in assenza di tensione, in grado di determinare B) SOSTITUZIONE DEL NERVO
un’importante reazione cicatriziale, con strozzamento del nervo e conseguente assenza Qualora l’estremità prossimale del nervo faciale sia inutilizzabile per l’impiego di un
di rigenerazione nervosa. graft nervoso, si rende necessaria la sostituzione del nervo stesso, ovvero una sutura
Per quanto riguarda il tipo di sutura, a nostro parere, se possibile, è meglio impiegare fra il moncone prossimale di un nervo almeno parzialmente motore e l’estremità
una sutura fascicolata sicuramente più raffinata e precisa di quella epinevriale, ma infi- distale del VII n.c.
ciabile dalla necessità di una maggiore manipolazione chirurgica e dal rischio di coop- Questi interventi, che rientrano nel quadro della chirurgia palliativa di anastomosi
tare fascicoli non corrispondenti, con sicura perdita di funzione. nervosa, sono indicati solo se i muscoli facciali effettori risultano ancora funzionali.
La rigenerazione assonale del graft nervoso ha inizio entro il primo mese dall’esecu- Essi comprendono:
zione della neuroraffia e procede approssimativamente alla velocità di 1 millimetro al
giorno. Anastomosi facio-faciale (cross-face nerve graft)
L’attività neuromuscolare compare a distanza di almeno 6-12 settimane, periodo duran- La tecnica di anastomosi controlaterale con il nervo faciale integro, ideata da
te il quale i nuclei cellulari convertono la propria produzione enzimatica verso l’acetil- Scaramella nel 1970, ha indubbiamente rappresentato un momento di grande spe-
colinesterasi ed altri metaboliti nervosi eccitatori (42). ranza, di valore eminentemente funzionale ed in grado di riequilibrare la dinamica
del volto, riducendo l’attività della parte integra, per riattivare il lato malato, inclusa
Ricostruzione ritardata la mimica.
Qualora tra fase demolitiva e quella ricostruttiva sia trascorso un periodo di tempo Il principio dell’intervento consiste nel reinnervare i gruppi muscolari della parte
superiore a 3 giorni, la tecnica di graft nervoso impiegata differisce da quella prece- paralizzata, realizzando un “by-pass” nervoso a partire dal lato integro (55).
dentemente descritta, date le difficoltà di reperimento dell’estremità distale del nervo. Alcuni fascicoli dei rami zigomatici, buccali e marginali del faciale della parte inte-
60 G. Succo, E. Crosetti, A. Sartoris Problematiche e controversie nella chirurgia della regione parotidea 61

gra sono anastomizzati a dei fascicoli di innesto nervoso (generalmente di nervo sura- stoideo dell’arteria auricolare posteriore, in modo da identificare il ramo discenden-
le) e attraverso questi, previa tunnellizzazione sottocutanea, a fascicoli analoghi della te del XII n.c., che, se necessario, può essere sezionato per aumentare la lunghezza
parte paralizzata. del segmento di ipoglosso utilizzabile per l’anastomosi.
Questa tecnica ha il vantaggio di riequilibrare la dinamica facciale, riducendo la toni- È utile sezionare il XII n.c. il più distalmente possibile; viceversa, il nervo faciale
cità e la contrattilità della parte integra ed incrementando simultaneamente quella del deve essere sezionato in sede il più possibile prossimale, a livello della punta della
lato carente. mastoide.
Secondo alcuni Autori (56) le suture nervose si eseguono in una sola seduta operatoria, Si crea quindi un tunnel al di sotto del ventre posteriore del muscolo digastrico, attra-
secondo altri (55), in due tempi chirurgici distinti, separati da un intervallo di tempo di verso il quale far passare il nervo ipoglosso, che è opportuno raggiunga senza ten-
almeno 4-6 mesi poiché nel periodo necessario al percorso trans-faciale delle nuove sione il moncone del nervo faciale.
fibre nervose la seconda neurorrafia può rappresentare una barriera insuperabile. Dopo aver, infine, correttamente affrontato i due nervi sopra citati, si eseguirà una
Il periodo di re-innervazione è lungo, generalmente superiore ad un anno. Poiché con neurorrafia a punti staccati.
la sezione selettiva dei rami del VII n.c. integro si agisce sulla tonicità di questo lato, è Una variante dell’anastomosi ipoglosso - faciale è il cosiddetto “innesto a salto” ipo-
necessario valutare attentamente l’entità della sezione, per evitare che la paresi dell’e- glosso - faciale (58,59).
mifaccia sana sia eccessivamente importante. I nervi faciale ed ipoglosso vengono esposti come descritto precedentemente. Questa
In realtà è d’obbligo ottenere un equilibrio dinamico fra le due parti del volto, in modo tecnica prevede il confezionamento di una prima anastomosi nervosa latero-laterale
da ristabilire la simmetria, conservando una motilità normale riflessa, volontaria e tra un’estremità del nervo grande auricolare ed il nervo ipoglosso ed una seconda
mimica. neurorrafia tra il moncone distale del VII n.c. e la seconda estremità del nervo gran-
In Letteratura sono scarsi i risultati globali a lungo termine per questo tipo di interven- de auricolare.
to, ma i casi realizzati sono nell’insieme interessanti. Il principale vantaggio di questa metodica ricostruttiva è la conservazione della moti-
Samii (57) ha affermato, in un proprio lavoro, di aver ottenuto, utilizzando questa tec- lità linguale; i risultati funzionali facciali ottenuti, tuttavia appaiono meno buoni
nica, discreti movimenti facciali in circa 10 pazienti. rispetto alla tecnica tradizionale di anastomosi ipoglosso - faciale.
Anderl (55) ha descritto 15 casi; solo 5 con una soddisfacente simmetria facciale e 5 Conley, (60) uno tra gli Autori in Letteratura con la più grande casistica di pazienti
con soddisfacenti sufficienti movimenti mimici. trattati con questa tecnica, in un suo lavoro su 122 casi ha descritto come il 15% dei
Da questi dati emerge come il cross-face nerve graft sia ormai una tecnica ricostruttiva pazienti lamentava ipertonia e movimenti facciali eccessivi in metà del viso, in ogni
marginale e secondaria, da riservare solo a casi estremamente selezionati. caso preferiti e preferibili allo stato di paralisi. Inoltre dei 122 pazienti, il 78% pre-
sentava un quadro di atrofia linguale grave o moderato, mentre solo il 22% mostra-
C) TRASPOSIZIONE NERVOSA va minimi segni atrofici.
Questa metodica ricostruttiva prevede il confezionamento di una sutura nervosa fra l’e-
stremità distale del nervo faciale e quella prossimale di un nervo almeno parzialmente D) TRASPOSIZIONE MUSCOLARE
motore adiacente. In linea generale questa metodica ricostruttiva trova indicazione qualora:
I nervi che possono essere utilizzati sono altri nervi cranici, ipsilaterali, quali il nervo l’estremità prossimale del nervo faciale non sia utilizzabile
accessorio spinale, il nervo frenico e, quello più comunemente impiegato, il nervo ipo- il XII paio di n.c. sia stato sacrificato per criteri di radicalità oncologica
glosso. non vi sia a disposizione un nervo limitrofo integro per eseguire una re-innervazione
Anastomosi ipoglosso - faciale l’organo terminale neuromuscolare periferico sia assente per:
L’anastomosi ipoglosso - faciale è una procedura di rianimazione semplice, affidabile, - ablazione chirurgica
che necessita di un solo tempo chirurgico. - atrofia
Il XII n.c. viene identificato anteriormente al muscolo sternocleidomastoideo, al di In tutti questi casi è opportuno considerare l’opzione della trasposizione di un musco-
sopra della biforcazione carotidea ed al di sotto del ventre posteriore del muscolo diga- lo in forma di lembo peduncolato o microvascolare.
strico.
Una volta mobilizzato, il nervo viene seguito e dissecato distalmente fino alle sue ter- Lembi peduncolati
minazioni, a livello del muscolo ioglosso. I vasi venosi tributari, che, spesso incro-
ciano il nervo, devono essere coagulati con una pinza bipolare. Trasposizione di muscolo temporale
La dissezione prossimale del nervo richiede la sezione del ramo sternocleiodoma- Questa tecnica, proposta inizialmente da Gilles ed Andersen (61) e successivamente
62 G. Succo, E. Crosetti, A. Sartoris Problematiche e controversie nella chirurgia della regione parotidea 63

standardizzata da Rubin (62), consiste nell’esposizione del muscolo temporale, ideale nel recupero delle paralisi facciali in età pediatrica (agenesia di Moebius),
mediante un’incisione verticale, situata al di sopra del padiglione auricolare, nella caratterizzata dalla mancanza di muscolatura facciale vitale.
suddivisione dello stesso in benderelle muscolari e nel loro ribaltamento verso la I criteri di selezione del sito donatore da considerare sono molteplici:
regione orbito-zigomatica e commissurale, attraverso un tunnel sottocutaneo. - lunghezza e diametro del peduncolo vascolare
Conley e Baker (48), per attenuare l’inestetismo legato alla depressione a livello - sezione trasversale del muscolo, da cui dipende un’adeguata forza contrattile
della regione temporale, hanno proposto una modifica della metodica, che prevede la - lunghezza delle fibre muscolari, che devono armonizzarsi con l’ampiezza dei
trasposizione solo di una benderella verticale mediana del muscolo e la sua succes- movimenti del lato controlaterale sano
siva trasposizione a livello della regione orbito-palpebrale o commisurale. - grado di morbilità del sito donatore, che deve essere contenuto
Fondamentale, in questo caso, è l’identificazione e la preservazione dell’inserzione
inferiore del muscolo, nella quale si trova il peduncolo vascolare. Il lembo muscolare è ancorato al contorno della commissura labiale e/o palpebrale da
Per ottenere una lunghezza sufficiente, che consenta di raggiungere agevolmente la rianimare.
commissura labiale, è possibile, poi, prolungare il lembo, scollando l’aponeurosi di Il peduncolo vascolare del lembo è anastomizzato a quello facciale o temporale.
rivestimento e sdoppiandola in due o più benderelle, che vengono fissate al muscolo L’intervento chirurgico avviene in due tempi. Il primo tempo prevede l’esecuzione di
orbicolare. un’anastomosi nervosa facciale sul lato sano, impiegando due grafts nervosi di nervo
surale, per la metà inferiore del viso ed uno per il recupero dei movimenti oculari.
Trasposizione di muscolo massetere A distanza di 9 – 12 mesi si procede al secondo tempo, allestendo un lembo musco-
La trasposizione del muscolo massetere, innervato dal contingente motore del V° lare neurovascolare. La preparazione della sede ricevente richiede la delimitazione di
paio di n.c. è particolarmente indicato per la realizzazione di una rianimazione dina- lembi cutanei e sottocutanei, interessanti tutta la guancia dalla regione pre-auricola-
mica della commissura labiale. re al labbro inferiore e superiore.
La via di accesso può essere: Il limite superiore del lembo è la rima infraorbitaria, mentre quello inferiore è loca-
- esterna, attraverso un’incisione del solco naso-genieno lizzato nella regione sottomandibolare. Dopo aver identificato il peduncolo facciale
- interna, mucosa a livello del vestibolo ed i capi distali degli innesti nervosi facciali, si procede applicando alcuni punti a
La metodica consiste nel prelevare il terzo anteriore del muscolo massetere con livello della cartilagine alare, piega nasolabiale, commissura orale e labbro inferiore.
peduncolo superiore; la parte inferiore viene ancorata alla regione di Moebius diret- In questa fase è importante valutare il grado di tensione di ogni sutura, necessario per
tamente o mediante una benderella di Goretex o di fascia lata. ottenere un’escursione di movimento facciale simile al lato controlaterale. A tal fine
Il principale vantaggio di questa tecnica è legato alla rapidità e facilità di esecuzio- può essere utile avere a disposizione pre-operatoriamente un video in cui il paziente
ne. ride o parla. A questo punto si posiziona a livello facciale il lembo, precedentemen-
La qualità dei risultati ottenuti con l’impiego di lembi muscolari peduncolati è varia- te allestito, ancorandolo alle suture prima applicate e si procede con il confeziona-
bile, in funzione, soprattutto, della durata di un adeguato trattamento rieducativo. mento delle anastomosi vascolari. Segue il controllo finale della tensione muscolare
(in caso di insufficiente tensione vengono applicate suture addizionali) e l’esecuzio-
Lembi microvascolari ne della neurorrafia tra i grafts nervosi ed il peduncolo nervoso.
L’impiego dei lembi microvascolari ha fornito un’ulteriore possibilità nelle opzioni I risultati di questa tecnica, considerando la complessità dell’esecuzione chirurgica e
chirurgiche per la riabilitazione della motilità facciale. la necessità di un tempo di recupero prolungato, sono incoraggianti.
Harii, (63) per primo, introdusse l’uso del muscolo gracile con peduncolo neurova- Harii (63) ha riportato buoni risultati nel 77% dei pazienti operati. Altri Autori rife-
scolare, per riabilitare una paralisi facciale di lunga durata, con grave degenerazione riscono percentuali inferiori (51%) di pazienti con recupero discreto, ma pur sempre
dell’effettore muscolare. indicativi di una certa riproducibilità dei risultati.
La componente vascolare di questo lembo viene anastomizzata all’arteria ed alla È indubbio che sono necessarie ulteriori esperienze per dare un giudizio definitivo su
vena temporale superficiale, mentre il recupero nervoso è garantito dal confeziona- questa metodica. Tuttavia è altrettanto certo che le sue potenzialità sono notevoli così
mento di un’anastomosi del peduncolo nervoso con grafts di nervo surale, suturati al come i risultati.
VII n.c. del lato sano.
Nel tempo sono stati proposti altri siti donatori: retto addominale, latissimus dorsi,
grande dentato, pedidio e piccolo pettorale.
Quest’ultimo, date le sue dimensioni e la sua doppia innervazione, trova indicazione
64 G. Succo, E. Crosetti, A. Sartoris Problematiche e controversie nella chirurgia della regione parotidea 65

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Chirurgia degli spazi parafaringei 67

CHIRURGIA DEGLI SPAZI PARAFARINGEI

P. Nicolai, D. Lombardi, L. O. Redaelli De Zinis, F. Garrubba, A. R. Antonelli

La chirurgia degli spazi parafaringei, per la complessità anatomica e la scarsa accessibi-


lità di questa regione profonda del collo, contempla differenti approcci, ciascuno con
possibili varianti tecniche.
Le patologie che possono richiedere un trattamento chirurgico possono essere di natura
congenita/malformativa (cisti branchiali, linfangiomi), degenerativa/traumatica (aneuri-
smi e pseudoaneurismi della arteria carotide interna), infiammatoria (ascessi) e neopla-
stica (tumori benigni e maligni).
Le lesioni congenite, flogistiche e tumorali possono originare primitivamente nello spa-
zio parafaringeo oppure insorgere negli spazi anatomici circostanti ed estendersi secon-
dariamente a coinvolgere, per contiguità, lo spazio parafaringeo stesso. Gli approcci chi-
rurgici pertanto devono essere scelti in base non solo alla natura della lesione, ma anche
alle sue dimensioni, alla sede di origine e all’estensione locale, con particolare riferi-
mento a strutture critiche, il cui interessamento può condizionare la scelta dell’appoccio
chirurgico più adeguato. I parametri da tenere in considerazione nello studio e nella pia-
nificazione terapeutica di una lesione parafaringea sono pertanto:

A) NATURA ed ISTOLOGIA
1) Lesione disembriogenetica, degenerativa/traumatica
2) Lesione infiammatoria
3) Neoplasia benigna (ipervascolarizzata?)
4) Neoplasia maligna primitiva o secondaria (lesione parafaringea primitiva? Esten-
sione secondaria nello spazio parafaringeo? Metastasi linfonodale? Localizzazione di
linfoma?)

Clinica Otorinolaringoiatrica, Università di Brescia


68 P. Nicolai, D. Lombardi, L. O. Redaelli De Zinis, F. Garrubba, . R. Antonelli Chirurgia degli spazi parafaringei 69

B) DIMENSIONI e SEDE la cavità orale sarebbe superiore a quello che si ottiene tramite cervicotomia senza man-
1) Dimensioni della lesione dibulotomia. Questa variante tecnica consentirebbe inoltre di rimuovere la cicatrice
2) Localizzazione al compartimento prestiloideo (Patologia salivare) mucosa in caso di una precedente biopsia eseguita per via transorale. Altri ancora (1,19)
3) Localizzazione al compartimento retrostiloideo (Patologia vascolare? Metastasi hanno proposto, in casi selezionati, la combinazione di un approccio transorale con uno
linfonodale? Patologia neurogena?) transcervicale o transparotideo.

C) ESTENSIONE LOCALE INDICAZIONI:


1) Rapporti con il lobo profondo della parotide 1) Piccoli tumori (salivari) del compartimento prestiloideo, non palpabili a livello late-
2) Rapporti con l’arteria carotide interna rocervicale e nella regione parotidea (16)
3) Estensione verso la parte craniale dello spazio parafaringeo, senza o con coinvolgi-
mento della base cranica LIMITI
4) Eventuale componente intracranica (es.: meningioma) 1) Scarsa esposizione della lesione
5) Eventuale estensione alla fossa pterigopalatina e/o infratemporale 2) Elevato rischio di lesioni alle strutture vascolari e/o nervose
3) Scarsa radicalità oncologica e rischio di “insemenzamento” neoplastico del campo
I differenti approcci chirurgici, concepiti originariamente per il trattamento delle lesioni operatorio
occupanti spazio (soprattutto tumori benigni, ma anche tumori maligni e lesioni conge- 4) Rischio di infezione
nite), sono stati poi utilizzati, con opportune modifiche, anche dalla chirurgia vascolare, 5) Talora, necessità di tracheotomia temporanea
per il trattamento delle patologie del segmento extracranico della arteria carotide inter-
na. Nel capitolo delle lesioni neoplastiche saranno discusse anche varianti tecniche che APPROCCIO TRANSCERVICALE (ATC) E TRANSCERVICO-SUBMASCEL-
sono state realizzate nell’ambito della chirurgia vascolare, ma che sono entrate succes- LARE (ATCSM)
sivamente a far parte del patrimonio chirurgico otorinolaringoiatrico. L’approccio per via transcervicale (ATC) è uno dei più utilizzati, in virtù di una buona
Le infezioni dello spazio parafaringeo verranno invece affrontate in una sezione a parte, esposizione delle strutture anatomiche, soprattutto del compartimento retrostiloideo, di
per la sostanziale diversità degli approcci chirurgici e per le particolari problematiche ad un basso rischio di complicanze e di una ridotta morbidità chirurgica. L’ATC diventa
esse correlate. ATCSM quando, il campo operatorio viene esteso alla loggia sottomandibolare, (6) per
ottenere una migliore esposizione della parte più caudale dello spazio parafaringeo.
TUMORI PARAFARINGEI (E LESIONI CONGENITE) (10,26) Non essendo prevista l’esecuzione di una parotidectomia, è di solito minimo, sia
per l’ATC che per l’ATCSM, il rischio di lesione del nervo faciale. (21,22)
APPROCCIO TRANSORALE L’incisione cutanea viene eseguita in corrispondenza di una piega cutanea, parallela-
Viene eseguito tramite una incisione della mucosa orofaringea (in sede immediatamen- mente e circa 2 cm al di sotto del margine inferiore della mandibola. Lo scollamento dei
te pretonsillare o retrotonsillare), in prossimità del polo superiore della loggia tonsillare. tegumenti deve avvenire nel piano sub-platismale, con identificazione e conservazione
Il tumore viene dissecato con strumenti smussi dalle strutture circostanti e quindi rimos- del ramo marginale del nervo faciale. La ghiandola salivare sottomandibolare è solo lus-
so.(13,16) È comunque un approccio che ha indicazioni estremamente limitate dato che sata anteriormente nell’ATC, mentre è asportata nell’ATCSM. (21) Il ventre posteriore
consente una visualizzazione solo parziale dello spazio parafaringeo ed un’esposizione del muscolo digastrico viene identificato e seguito posteriormente fino ad incontrare i
insufficiente di strutture anatomiche di rilevante importanza, in particolare del compar- muscoli stiloglosso e stiloioideo. Le arterie carotidi (interna ed esterna), la vena giugu-
timento retrostiloideo (arteria carotide interna, vena giugulare interna, nervi cranici, lare interna, i nervi cranici X,XI,XII devono essere identificati e preservati. (29) I
catena del simpatico).(6,10,16,23) L’insufficiente esposizione, soprattutto in presenza di muscoli stilieni sono di solito sezionati alla loro inserzione al processo stiloideo, garan-
lesioni neoplastiche, può impedire la desiderata radicalità oncologica e comportare un tendo un più facile accesso alla parte craniale dello spazio parafaringeo.
elevato rischio di rottura della massa neoplastica e di colonizzazione neoplastica del In casi selezionati, per ottenere una migliore visualizzazione dei limiti della lesione, può
campo operatorio.(6,25,32) La contaminazione batterica di quest’ultimo infine può essere necessario il sacrificio dell’arteria carotide esterna. (10) Secondo CARRAU et al.,
determinare l’insorgenza di un processo infettivo (25,28,30) tanto più pericoloso in (6) anche la trazione mediale della lesione consente di allargare significativamente la
quanto in connessione diretta con le logge profonde del collo. visuale sul versante laterale della massa da asportare ed un maggior controllo dei grossi
Secondo SOM et al. (30) sarebbe possibile combinare un approccio transcervicale con vasi sanguigni.
la rimozione della lesione per via transorale, in quanto lo spazio disponibile attraverso In caso di masse di diametro massimo superiore ai 7-8 cm., in cui la esposizione risulta
70 P. Nicolai, D. Lombardi, L. O. Redaelli De Zinis, F. Garrubba, . R. Antonelli Chirurgia degli spazi parafaringei 71

limitata ed elevato è il rischio di rottura della lesione con possibile insemenzamento del 2)Tumori del compartimento retrostiloideo (Fig 1,2)
campo operatorio, è possibile introdurre alcune varianti alla tecnica descritta al fine di LIMITI
migliorare la visualizzazione della porzione più craniale della lesione e di rendere più 1) Scarso dominio di masse di diametro superiore a 7-8 cm e/o che si estendono alla
agevoli le manovre chirurgiche di scollamento: base cranica, specie se di natura maligna;
2) Visualizzazione non ottimale della parte mediale e posteriore dello spazio parafarin-
A) Apertura della bocca con divaricatore orale (posizionato il più indietro possibile), geo (30).
che consente la sublussazione anteriore del condilo mandibolare verso la cresta della
prominenza glenoidea. In questo modo aumenta la distanza tra condilo mandibolare APPROCCIO TRANSCERVICOPAROTIDEO (ATCP)
anteriormente e regione stilo-mastoidea posteriormente, che consente un accesso più Questo approccio, descritto originariamente da STELL et al., (32) prevede la combina-
facile alla porzione alta dello spazio parafaringeo. La sublussazione del condilo man- zione di un ATC (o ATCSM) con una parotidectomia totale. L’incisione cutanea esegui-
dibolare però può causare, qualora mantenuta per un lasso di tempo prolungato, una ta in caso di ATC o ATCSM è solitamente prolungata in sede preauricolare. L’intervento
dislocazione del menisco articolare ed una prosegue con una parotidectomia sovraneurale classica, con conservazione del nervo
conseguente disfunzione dell’articolazione faciale. I suoi rami di divisione vengono mobilizzati per consentire l’accesso al lobo
temporomandibolare. (29) profondo della parotide che viene asportato, dopo la legatura dell’arteria carotide ester-
B) Sezione del legamento stilomandibo- na e dei suoi rami terminali (arteria temporale superficiale e arteria mascellare interna),.
lare, del ventre posteriore del muscolo Le indicazioni per questo specifico approccio differiscono nelle diverse casistiche:
digastrico, del muscolo stiloiodeo e/o del secondo alcuni Autori, (17) l’ATCP dovrebbe essere l’approccio elettivo per la maggior
muscolo stiloglosso, frattura del proces- parte delle lesioni parafaringee (sia pre- che retro-stiloidee). Altri Autori (6,22,23,25,30)
so stiloideo, trazione anteriore della invece ritengono che l’ATCP debba essere riservato esclusivamente alle lesioni che ori-
mandibola; (21,24,30) ginano dal lobo profondo della parotide. Nella nostra casistica, che consta di 38 tumori
C) Differenti tipi di osteotomie mandibo- parafaringei, l’ATCP è stato impiegato unicamente nelle lesioni a partenza dal lobo
lari (che verranno discusse nella specifica profondo della parotide. Per lesioni voluminose, è prevista la possibilità di migliorarne
sezione). l’esposizione ottenuta con l’ATCP mediante la frattura del processo stiloide e/o la dislo-
Fig. 1: Schwannoma del nervo ipoglosso. Alla RM (SE T1 con cazione anteriore della mandibola (30) oppure una mandibulotomia (14,17).
Gadolinio, sezione assiale) si evidenzia lesione (asterisco),
con margini netti ed enhancement disomogeneo, localizzata
INDICAZIONI
nel compartimento retrostiloideo dello spazio parafaringeo 1) Tumori del compartimento prestiloideo, INDICAZIONI
destro. L’arteria carotide interna (freccia nera) è dislocata non di origine parotidea 1) Tumori che originano dal lobo profondo della ghiandola parotide (6,22,23,25) (Fig. 3)
antero-medialmente.
2) Tumori pre- e retrostiloidei (17)

Fig. 2: (A) Metastasi linfonodale parafaringea sinistra da carcinoma papillare della tiroide. La lesione, alla RM (SE T1 senza Fig. 3: (A) Adenoma pleomorfo del lobo profondo della parotide destra. La massa parafaringea prestiloidea, in contatto con
mezzo di contrasto, sezione coronale), appare polilobulata con intensità di segnale, spontaneamente elevata, compatibile con il lobo superficiale della parotide, appare marcatamente iperintensa (RM SE T2, sezione assiale). Il processo stiloideo è dislo-
contenuto cistico. La parete faringea è dislocata medialmente. (B) Approccio transcervicale. Esposizione della lesione para- cato posteriormente mentre l’ arteria carotide interna (freccia bianca) è medializzata dalla lesione. (B) Approccio transcervi-
faringea sinistra (T) dopo legatura dell’arteria carotide esterna (ACE) in prossimità del bulbo (ACI: arteria carotide inter- coparotideo. Campo operatorio dopo parotidectomia totale destra (D: ventre posteriore del muscolo digastrico; NF: nervo
na; OM: muscolo omoioideo; SCM: muscolo sternocleidomastoideo; VGI: vena giugulare interna). facciale; SCM: muscolo sternocleidomastoideo)
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LIMITI Nei casi di mandibulotomia anteriore , alla osteotomia segue un’incisione della mucosa
1) Necessità di isolare il nervo faciale con aumentato rischio di paresi del pavimento orale che inizia in corrispondenza del solco alveolo-linguale e continua
APPROCCI TRANSMANDIBOLARI (ATM) lungo il pilastro tonsillare anteriore. (11,30) Previa identificazione e conservazione dei
Il limite maggiore dell’ATC e dell’ATCP è da identificarsi nella scarsa esposizione della por- nervi linguale ed ipoglosso, la dissezione procede lateralmente alla loggia tonsillare ed
zione craniale dello spazio parafaringeo. Pertanto nelle lesioni che interessano la parte più al muscolo costrittore superiore della faringe. La divaricazione dei due monconi della
alta della carotide interna extracranica e/o si estendono fino in prossimità della base cranica, mandibulotomia consente un agevole ed ampio accesso (transfaringeo) allo spazio para-
o per tumori maligni che richiedono la più ampia esposizione possibile, l’unica opzione pos- faringeo. (11) TENG et al. (33) hanno realizzato invece un approccio sottocutaneo, con
sibile è associare all’approccio transcervicale o transcervicoparotideo una o più osteotomie accesso alla mandibola tramite una cervicotomia classica, senza incisione né della cute
mandibolari. In letteratura si trovano diversi tipi di mandibulotomia. Quelli più utilizzati del labbro inferiore né della mucosa del fornice gengivale inferiore e del pavimento buc-
sono i seguenti: cale. In questo caso la mandibulotomia è mediana (o paramediana) ma l’accesso allo
A) Osteotomia mediana o paramediana (“mandibular swing”) che può essere eseguita a spazio parafaringeo è extrafaringeo.
livello della sinfisi mentoniera, parasinfisaria, o laterale. (1,4,11,31). L’osteotomia può Nei casi di mandibulotomia laterale l’incisione della mucosa orale non si rende necessa-
essere verticale oppure “a scalino” (9) per ottenere un miglior affrontamento dei due ria e pertanto lo spazio parafaringeo è approcciato
monconi ossei. Una variante alla tecnica classica di mandibulotomia mediana (mandi- per via extrafaringea.
bulotomia sottocutanea) è stata descritta da TENG et al. (33) BASS (3) ha invece pro- La tecnica descritta da ATTIA et al. (2) prevede infi-
posto una osteotomia orizzontale del ramo della mandibola. ne una doppia osteotomia (anteriore e laterale) con
B) Osteotomia verticale del ramo della mandibola (18) che si estende dalla fossetta sig- riflessione superiore del segmento mandibolare
moidea (compresa tra condilo e processo coronoideo) all’angolo della mandibola. Il compreso tra le osteotomie e un’incisione delle
piano osseo è raggiunto eseguendo la dissezione al di sotto del muscolo massetere, in mucosa orale lungo il solco alveolo-linguale.
modo da preservare il parenchima parotideo ed il nervo faciale. Con la rotazione antero-
superiore del moncone posteriore della mandibulotomia viene garantita un’eccellente INDICAZIONI
esposizione della porzione craniale dell’arteria carotide interna e della base cranica. 1) Tumori maligni (Fig. 4)
C) Osteotomia a “L invertita” (14) dopo che il muscolo massetere è stato scollato e rifles- 2) Tumori che contraggono stretti rapporti con l’ar-
so verso l’alto fino alla fossetta sigmoidea, viene eseguita una osteotomia con una com- teria carotide interna (es.: paragangliomi) e giun-
ponente verticale (che inizia all’angolo della mandibola e termina posterosuperiormente gono in prossimità della base cranica
alla lingula, cioè al punto in cui il nervo alveolare inferiore entra nella mandibola) ed una
orizzontale che dalla lingula si estende anteriormente. L’osteotomia verticale pùò essere INCONVENIENTI
anche curvilinea (osteotomia a “C”) se viene condotta parallelamente al decorso del 1) Rischio di malocclusione buccale se l’affronta-
nervo alveolare inferiore. mento dei due monconi dell’osteotomia non è
D) Osteotomia verticale subsigmoidea del ramo della mandibola combinata con una eseguito correttamente
Fig. 4: Carcinoma mucoepidermoide. La lesione,
alla RM (SE T1 con Gadolinio, sezione corona-
mandibulotomia parasinfisaria. (29) Dopo la dissezione subperiostea del muscolo 2) Rischio di lesione del nervo linguale e/o del le), risulta disomogenea, a margini irregolari,
massetere, viene eseguita la osteotomia verticale in modo da preservare il nervo alveola- nervo alveolare inferiore con aree cistiche nel suo contesto. La massa
occupa lo spazio parafaringeo destro, dislocan-
re inferiore (vedi punto B). La seconda osteotomia verticale viene eseguita anteriormen- 3) Necessità di tracheotomia temporanea do medialmente la parete faringea destra ed il
te al forame mentoniero, secondo una linea ideale passante tra dente canino e primo pre- palato molle.
molare. La porzione di mandibola compresa tra le due osteotomie è retratta anteriormen- APPROCCI PER VIA INFRATEMPORALE (TIPO C-D)
te, mentre la porzione che comprende il condilo può essere retratta posteriormente. Una L’estensione della lesione alla fossa infratemporale, alla fossa pterigopalatina, alla rino-
variante a questa tecnica (Doppia osteotomia mandibolare con coronoidectomia) è faringe, alla base cranica o il coinvolgimento dell’arteria carotide interna intrapetrosa
stata descritta da LAZARIDIS e ANTONIADES. (20) rendono necessari approcci chirurgici più complessi come l’infratemporale (tipo C o D,
E) Osteotomia parasinfisaria combinata con una osteotomia orizzontale del ramo della secondo la classificazione di FISCH), che verranno illustrati compiutamente nel capito-
mandibola (quest’ultima eseguita per via transorale). Questa tecnica, eseguita con lo degli approcci laterali al basicranio.
approccio combinato transcervicale-transorale, permette di avere una ottima esposizione
dello spazio parafaringeo e della fossa pterigopalatina, grazie alla retrazione superiore COMPLICANZE
della porzione di mandibola compresa tra le due osteotomie. Il nervo alveolare inferiore
Sono poche le casistiche in letteratura che riportano dati sulle complicanze associate ai
è conservato. (2)
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diversi tipi di approccio allo spazio parafaringeo. Secondo OLSEN, (23) le complican- caso di infezioni pluriconcamerate, sacche ascessuali isolate. Un drenaggio in aspirazio-
ze, generalmente più frequenti in caso di paragangliomi, tumori maligni e tumori neuro- ne, possibilmente a doppia via per eseguire lavaggi della cavità con soluzione antibioti-
geni, sono connesse a: ca, dovrebbe essere lasciato in sede per almeno tre-quattro giorni.
1) scarsa conoscenza dell’anatomia L’approccio per via transorale dovrebbe essere utilizzato solo in caso di ascessi retrofa-
2) impropria valutazione preoperatoria ringei, in virtù di uno scarso controllo delle strutture vascolari e di una insufficiente
3) inadeguata selezione dei pazienti visualizzazione del campo operatorio. (12) Alcuni Autori, riportando la loro esperienza
4) inadeguato approccio chirurgico in ambito pediatrico, consigliano tuttavia, per raccolte ascessuali parafaringee, mediali
rispetto alla arteria carotide interna, un drenaggio per via transorale, con (5) o senza (7)
Nel novero delle complicanze sono comprese: l’ausilio di un sistema di navigazione.
A) Lesioni di nervi cranici . Lesioni al nervo faciale durante l’ATCP, lesioni al
IX,X,XI,XII nervo cranico, al plesso simpatico cervicale, soprattutto in presenza di
tumori maligni o di tumori neurogeni con rapporti di continuità con i nervi menzio-
nati. (23)
B) Lesioni vascolari. L’arteria carotide interna, l’arteria vertebrale e la vena giugulare
interna possono essere direttamente coinvolte da neoplasie parafaringee, e tra queste
quelle che più facilmente sono associate a lesioni vascolari sono i paragangliomi, i
tumori maligni, le lesioni recidivanti e quelle presenti in pazienti già sottoposti a
radioterapia. (23)
C) Complicanze connesse con l’osteotomia (perdita di elementi dentari, malunione o
non unione dei monconi ossei). (23)
D) “First byte syndrome”. Questa sindrome, caratterizzata da dolore in regione paro-
tidea scatenato ad ogni pasto dal primo atto masticatorio, è tipica della chirurgia che
coinvolge lo spazio parafaringeo ma preserva la ghiandola parotide. È ipotizzabile
che il quadro derivi da una denervazione simpatica della ghiandola parotide da lesio-
ne del simpatico cervicale o da legatura della arteria carotide esterna. (8)
E) Altre complicanze (infezioni, liquorrea, sieromi, ematomi, ecc). (23)

INFEZIONI
Le infezioni degli spazi profondi del collo (parafaringeo e retrofaringeo) non costitui-
scono un’indicazione chirurgica in senso stretto. Soprattutto nelle fasi iniziali del pro-
cesso flogistico, il trattamento di scelta deve essere di tipo conservativo, con sommini-
strazione di antibiotici a largo spettro per via endovenosa.
L’indicazione chirurgica sussiste solo in caso di raccolta liquida (ascesso) o in presenza
di una fascite necrotizzante.
Il trattamento chirurgico ha il duplice scopo di drenare la raccolta e di evitare le com-
plicanze (locali e sistemiche) connesse con una infezione chiusa degli spazi profondi del
collo. (27)
L’approccio chirurgico classico è di tipo cervicotomico, con un’incisione eseguita lungo
il margine anteriore del muscolo sternocleidomastoideo o in regione sottomanbdibolare.
(15) L’accesso allo spazio parafaringeo segue i medesimi tempi descritti per l’ATC o
ATCSM in presenza di lesioni neoplastiche. Una volta eseguito il drenaggio della rac-
colta, l’intera cavità deve essere esplorata mediante digitoclasia, correlando attentamen-
te il rilievo intraoperatorio con le immagini TC per evitare di lasciare in sede, specie in
76 P. Nicolai, D. Lombardi, L. O. Redaelli De Zinis, F. Garrubba, . R. Antonelli Chirurgia degli spazi parafaringei 77

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78 P. Nicolai, D. Lombardi, L. O. Redaelli De Zinis, F. Garrubba, . R. Antonelli
Chirurgia del nervo facciale intraparotideo 79

CHIRURGIA DEL NERVO FACCIALE INTRAPAROTIDEO

S. Righini

Anatomia
All’uscita dal forame stilo-mastoideo il nervo facciale inizia il suo decorso extra-crani-
co lateralmente all’apofisi stiloide, quindi dopo alcuni millimetri penetra nella ghiando-
la parotide. All’interno della ghiandola il facciale compie un tragitto obliquo in avanti ed
in basso per 5-10 mm per poi dividersi nelle due branche temporo-facciale in alto e cer-
vico-facciale in basso.
Segue nella maggior parte dei casi una divisione in cinque rami pre-terminali che sepa-
rano la ghiandola parotide in un lobo superficiale ed uno profondo: fronto-temporale,
zigomatica, buccale, mandibolare, cervicale ed un ramo per il platisma.
I rami terminali abbandonano la parotide, con una grande variabilità anatomica, e si por-
tano ai muscoli cosiddetti pellicciai e al platisma.
Dai rami pre-terminali verso la periferia vi sono sottili anastomosi che assumono note-
vole importanza nei casi di lesioni parziali.

Il nervo facciale nella chirurgia parotidea


La chirurgia dei tumori benigni e maligni della ghiandola si risolve in gran parte nella
ricerca e nella preparazione del nervo facciale. Per quanto riguarda i tumori benigni vi è
assoluta condivisione sull’opportunità di salvaguardare sempre il suo decorso, anche
nelle recidive multifocali di adenoma pleomorfo. Al contrario nei tumori maligni che ori-
ginano dalla parotide o la infiltrano non vi è univocità sull’atteggiamento da tenere.
Schematicamente si possono considerare tre situazioni: tumori che non infiltrano macro-
scopicamente il nervo, in questi casi il nervo viene preparato e salvaguardato pur ese-
guendo una parotidectomia radicale; tumori che infiltrano macroscopicamente il nervo
con conseguente paralisi facciale, il nervo viene sacrificato e ricostruito come si descri-
verà in seguito; il tumore interessa il nervo senza una evidente paralisi, situazione che
ancora non trova un’atteggiamento univoco. In questo particolare caso la decisione deve
nascere dall’analisi delle caratteristiche e soprattutto della radiosensibilità del tumore,

U.O. di Otorinolaringoiatria - A.O. Legnano


80 S. Righini Chirurgia del nervo facciale intraparotideo 81

nonchè dalla possibilità o meno dell’equipe di eseguire una buona ricostruzione con mediana o la cefalica nel contesto del grasso sottocutaneo. Accostati a queste vene
innesto. decorrono i nervi cutaneo superficiali composti in una rete di rami che si congiungono
Vi è una eccezione all’obbligo di preparare il nervo, ossia il trattamento dei tumori della in due e quindi un solo tronco, specularmente al nervo facciale.
serie dei cistoadenolinfomi (tumori di Warthin) localizzati nella porzione inferiore o nel
setto interghiandolare tra parotide e sottomandibolare, in cui l’approccio può essere Prelievo endoscopico di nervo surale
diretto al tumore, tralasciando la ricerca del nervo. Praticata una prima incisione verticale di 3 cm sulla superficie postero-laterale della
caviglia, si cerca per dissezione smussa la vena piccola safena, medialmente alla quale
Tecnica chirurgica decorre il nervo surale. Si procede con la dissezione verso l’alto, controllando le lame
L’identificazione del nervo facciale verrà condotta con tecnica centrifuga in caso di neo- delle forbici con l’ausilio di un ottica 0 gradi inserita nella medesima incisione. Nei casi
plasia, benigna o maligna, posta lontano dall’emergenza del nervo a livello del forame di prelievi superiori ai 15 cm di lunghezza si praticherà una seconda piccola incisione al
stilo-mastoideo, ossia si cercherà l’emergenza dal forame stilo-mastoideo basandosi sui polpaccio per inserire l’ottica e seguire più agevolmente il lavoro.
noti punti di repere: il rapporto con il Pointer (Conley 1951), il rapporto con l’incisura
timpano-mastoidea e l’inserzione del muscolo di gastrico. Tecnica microchirurgica
In caso di neoplasia difficilmemte dissociabile dalla regione del forame stilo-mastoideo L’attuale metodica di microanastomosi nervosa è il frutto di un’evoluzione dei lavori di
si opta per la tecnica centripeta, in cui si identificano primariamente i rami pre-termina- Hanno Millesi e delle successive esperienze, in particolare nei traumi dell’arto superio-
li e quindi a ritroso i rami principali ed il tronco. Se disponibile al paziente viene appli- re e prevede una tecnica mista, fascicolare ed epi-peri-neurale. Questa metodica assicu-
cato un apparato per neurostimolazione a più canali, utile non solo come ausilio all’i- ra l’accostamento dei singoli fascicoli e la chiusura della guaina, limitando la dispersio-
dentificazione del nervo, ma anche a valutarne la funzionalità residua al termine delle ne di assoni. Dopo aver tagliato di netto i monconi da affrontare, per limitare al minimo
manovre di manipolazione. Il primo ramo che viene identificato è il marginale della la dispersione del connettivo interfascicolare, si porta il primo punto di accostamento
mandibola, che ha una posizione costante superficialmente al periostio dell’angolo man- epineurale, in 8/0, a ore 12 lasciandolo relativamente lento. Si passa allora con sutura
dibolare, posteriormente al peduncolo artero-venoso facciale. Il ramo viene dissecato in 10/0 ad accostare i funicoli principali, scegliendoli simili per dimensioni. Si riprende
senso centripeto fino alla biforcazione e da qui può essere iniziata una dissezione cen- allora l’epinevrio e lo si “chiude” con 6, 8 punti cardinali.
trifuga per gli altri rami. Nella ricostruzione extracranica del VII non è necessario l’uso di colle o patch di vena,
mentre è preferibile una sutura robusta per assecondare senza rischi i movimenti della
Ricostituzione immediata della continuità nervosa mandibola.
Nei casi di sacrificio di un tratto più o meno ampio ovvero di tutto il nervo facciale, la
continuità sarà immediatamente ricostruita mediante interposizione microchirurgica di
un innesto libero, utilizzando un nervo sensitivo prelevato da altra sede. La scelta del
sito donatore dipende dalle caratteristiche della porzione da ricostruire e dall’età ed il
sesso del paziente. Va tenuto presente che in ogni caso si tratta di fornire una via di pas-
saggio alla rigenerazione nervosa da parte di assoni che provengono dal motoneurone o
dal ganglio. Per questo l’ideale è un innesto di diametro adeguato al moncone, senza
diramazioni periferiche. Per brevi tratti singoli si preferisce il nervo grande auricolare,
di facile e comodo prelievo, il cui sacrificio non viene avvertito dal paziente. Nelle rico-
struzioni di più rami o dell’intero nervo l’innesto ideale è il nervo cutaneo superficiale
dell’avambraccio, normalmente diviso in quattro o cinque rami che si uniscono in un
tronco comune. Purtroppo nelle donne e nei bambini questo nervo ha un diametro trop-
po piccolo, per cui in questi pazienti si opterà per più tratti di nervo surale suturati a rag-
giera.

Prelievo di nervo cutaneo superficiale di avambraccio


Viene praticata una incisione di cute e sottocute a forma di “S” nella faccia volare della
metà prossimale dell’avambraccio. I lembi vengono divaricati per individuare la vena
82 S. Righini
Le grandi demolizioni interiori 83

LE GRANDI DEMOLIZIONI ANTERIORI

G. Cantù, S. Colombo

L’asportazione di un tumore maligno deve necessariamente comportare la sua rimozio-


ne con tessuto sano attorno alla neoplasia stessa, possibilmente in tutti i suoi margini. Il
concetto della radicalità deve essere un dogma per il chirurgo. Se la stadiazione preope-
ratoria, con le moderne tecniche di imaging che permettono di prevedere quasi tutte le
estensioni del tumore, fanno presupporre l’impossibilità di raggiungere questo fine,
occorre rinunciare alla chirurgia, almeno in prima battuta. L’asportazione subtotale,
riservando alla radioterapia il compito di “completare l’opera”, deve essere intesa quasi
sempre come un fallimento oncologico. Solo in casi molto selezionati un simile com-
portamento può essere giustificato: quando il debulking del tumore può produrre un
miglioramento della qualità di vita, spesso solo residua, del paziente.
Nei tumori della testa e collo, più che in altri distretti corporei, si deve tenere conto della
possibile diffusione linfatica; il trattamento delle aree linfatiche di drenaggio deve spes-
so rientrare nel piano di trattamento. La neoplasia primitiva ed i linfonodi satelliti
dovrebbero essere asportati contemporaneamente e possibilmente in blocco.
La loggia parotidea, sotto questi punti di vista, è un caso abbastanza singolare nella testa
e collo. Essa può, infatti, essere interessata sia da un tumore primitivo che da una loca-
lizzazione neoplastica secondaria ad un tumore primitivo la cui sede di drenaggio siano
i linfonodi intraparotidei; il tumore primitivo può essere stato curato in modo adeguato
e guarito, mentre la localizzazione intraparotidea può rappresentare il problema più
arduo da risolvere, sia dal punto di vista tecnico che prognostico. In questi casi la loca-
lizzazione neoplastica intraparotidea, anche se secondaria, deve essere considerata quasi
come lesione primitiva e, ad essa, devono essere applicati i criteri di radicalità prece-
dentemente espressi. Un esempio tipico in questo senso sono le metastasi linfonodali
intraparotidee di epiteliomi o melanomi del volto, del cuoio capelluto e del padiglione
auricolare.
Esaminando la loggia parotidea, in cui sia presente una neoplasia primitiva o secondaria
di notevole dimensione, dal punto di vista dell’anatomia chirurgica e alla luce dei con-
cetti precedentemente espressi, ci rendiamo immediatamente conto che si deve scende-

Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano


84 G. Cantù , S. Colombo Le grandi demolizioni interiori 85

re a dei compromessi. Una struttura nobile come il nervo facciale, che la attraversa com- tamento del IV e del V livello linfonodale, come, invece, si deve fare se si usa il trapezio.
pletamente, rende praticamente impossibile l’asportazione del contenuto della loggia in Nei casi in cui tali lembi peduncolati non possano essere esser utilizzati, si può ricorre-
modo stereoscopicamente intatto; la conservazione del nervo rende obbligatorio “rom- re a quelli liberi rivascolarizzati (avambraccio, retto addominale ecc.).
pere” il pezzo operatorio. L’alternativa è il sacrificio del nervo stesso. La scelta tra le due
alternative deve tenere conto, dal punto di vista oncologico, della storia naturale della La mandibola e gli spazi parafaringei
neoplasia in questione, della sua guaribiltà con l’uno o l’altro degli atteggiamenti chi- Quando il tumore infiltra il muscolo massetere e/o lo pterigoideo interno, circondando il
rurgici e della qualità di vita o di vita residua. Un bilancio costi-benefici di ognuna delle margine posteriore del ramo verticale della mandibola è necessario far rientrare questa
scelte terapeutiche è talvolta molto difficile. struttura nel volume di resezione, anche quando essa non sia macroscopicamente infil-
Oltre al problema del nervo facciale vi è quello delle periferie. Queste sono costituite da trata dalla neoplasia. L’osteotomia deve, generalmente, essere eseguita poco al davanti
spazi e strutture esterne alla loggia stessa. Le cose sono ancora più complesse quando ci dell’angolo. In alto, il più delle volte si deve effettuare una disarticolazione, in quanto
si trovi di fronte ad una recidiva neoplastica dopo una precedente chirurgia, più o meno anche il condilo è circondato da tessuto neoplastico. Raramente si può essere più con-
adeguata: la loggia parotidea, in questo caso, può essere già stata precedentemente svuo- servativi, praticando una osteotomia verticale che permette di asportare la parte poste-
tata, più o meno radicalmente, e la recidiva, inevitabilmente, ne infiltra i confini. riore della branca montante, mantenendo la continuità ossea.
Se entriamo nel dettaglio dei confini e partiamo dalla superficie, la prima struttura che Come abbiamo già detto la branca montante della mandibola può non essere infiltrata né
potrebbe essere interessata è la cute. Il tumore maligno può averla infiltrata su un’area aderente al tumore, soprattutto quando esso è localizzato negli spazi parafaringei. Essa
più o meno estesa ed essa deve quindi essere resecata con un ampio margine di sicurez- rappresenta però un ostacolo al perfetto dominio della neoplasia. In questi casi la mandi-
za. Anteriormente si trova il ramo verticale della mandibola; posteriormente il condotto bola deve essere divaricata. Le tecniche, in questa situazione, sono sostanzialmente due.
uditivo esterno, cartilagineo e osseo, il muscolo sternocleidomastoideo e la mastoide. In La prima è quella classica. La branca orizzontale della mandibola deve essere esposta.
alto vi è l’arco zigomatico, la fossa temporale e la grande ala dello sfenoide. Per fare ciò si deve, normalmente, eseguire una labiotomia inferiore. Si esegue una
Caudalmente si trova il ventre posteriore del muscolo digastrico e, medialmente, gli osteotomia appena anteriore al foro mentoniero, così da risparmiare il nervo e la sua fun-
spazi parafaringei, con possibile interessamento del muscolo costrittore del faringe, dei zione. Si seziona la mucosa del pavimento orale antero-laterale fino al piede del pilastro
grossi vasi del collo e, talvolta, anche della mucosa dell’oro-rinofaringe. anteriore. Si può, così, divaricare la mandibola ed avere un ottimo accesso allo spazio
È facile quindi intuire come un intervento chirurgico per un tumore estrinsecato dalla parafaringeo alto, fino alla base cranica.
loggia deve comprendere nel volume di resezione una o più delle strutture sopra men- Asportata la massa neoplastica si risutura la mucosa del pavimento orale e si esegue la
zionate. Una di esse in particolare (la branca montante della mandibola) può rappresen- sintesi della mandibola con placche e viti.
tare, anche quando non direttamente interessata dal tumore, un ostacolo all’accesso e al Una variante che noi spesso utilizziamo è quella senza la apertura del labbro inferiore.
dominio di altre estrinsecazioni neoplastiche. In questi casi può rendersi necessaria una In questo caso è necessario sezionare anche la mucosa del fornice, così da liberare la
sua rimozione o divaricazione, mediante una mandibulotomia, con successiva sintesi. mandibola sia dalla lingua che dalla mucosa geniena e poterla quindi divaricare. Al van-
Alla luce di queste premesse, analizziamo ora nel dettaglio e schematicamente i vari tipi taggio dell’assenza della cicatrice labiotomica si contrappone però la necessità di sezio-
di intervento chirurgico allargato che possono doversi applicare per un tumore parotideo, nare il nervo mentoniero. L’esposizione degli spazi parafaringei è comunque ampia.
tenendo presente che spesso si deve modulare l’intervento, applicando più di una esten- Una terza tecnica è quella descritta da Attia. In questo caso è indispensabile la labioto-
sione chirurgica. mia. Si espone la mandibola e la si seziona anteriormente al foro mentoniero. Si scolla-
no le inserzioni mandibolari del muscolo massetere, esponendo l’angolo e la branca
La cute montante. Si esegue una seconda osteotomia sopra la spina di Spix, rispettando quindi
Ricordando che l’infiltrazione cutanea si accompagna frequentemente ad una linfangio- l’ingresso dell’arteria e nervo mandibolare, e si staccano le inserzioni del muscolo pte-
si neoplastica sottocutanea su un’area più estesa, con le attuali possibilità riparative una rigoideo interno. A questo punto il segmento di mandibola osteotomizzato ed irrorato
anche ampia resezione non rappresenta più un problema insolubile e non si deve quindi viene divaricato supero lateralmente, aderente alla cute e ai tessuti premandibolari, così
esitare ad eseguirla quando ve ne sia la necessità. I lembi miocutanei peduncolati di da permettere il dominio degli spazi parafaringei. Asportato il tumore si riposiziona la
grande pettorale o di trapezio sono un cavallo di battaglia in questi casi. Il loro utilizzo mandibola e la si fissa con placche e viti. Questa tecnica può essere utilizzata solo quan-
è ancora più agevole nei casi, abbastanza frequenti, in cui si debba associare alla paroti- do non vi sia una ampia estensione del tumore nella fossa infratemporale; in questo caso
dectomia anche uno svuotamento linfonodale laterocervicale. Entrambi i lembi arrivano sarebbe impossibile la conservazione della arteria mandibolare (ramo della mascellare
senza problemi alla perdita di cute. Personalmente noi preferiamo il lembo pettorale che interna) e del nervo mandibolare (ramo della seconda branca del trigemino). Il segmen-
non obbliga al rispetto dei vasi cervicali trasversi, e quindi ad una limitazione dello svuo- to di mandibola isolato e ruotato rischierebbe di essere non più vitale. In tutte le nostre
86 G. Cantù , S. Colombo Le grandi demolizioni interiori 87

manovre chirurgiche, soprattutto quelle che comportino l’allestimento di lembi ossei, 3 si dovette lasciare un residuo macroscopico del tumore. Osservando i risultati si evin-
dobbiamo tenere conto della spesso indispensabile radioterapia postoperatoria. I tessuti ce che essi non sono brillanti e che le recidive a pregressi trattamenti hanno una prognosi
non ben vitali rischiano, per questo motivo, la necrosi. nettamente peggiore. È però necessario notare che la sopravvivenza media dei pazienti
deceduti per recidiva del tumore primitivo o per metastasi a distanza fu di 34 mesi (3-
La mastoide, il condotto uditivo e la base cranica 100) e con una discreta qualità di vita per buona parte di questo periodo.
Se il tumore fosse in stretta aderenza a queste strutture o le avesse infiltrate, e si ritiene
di trattarlo chirurgicamente, non bisogna esitare a farle rientrare nel volume di resezio- Tabella 1
ne. È difficile standardizzare queste situazioni. Il concetto fondamentale da tenere pre-
sente è che, tecnicamente, non vi sono più limiti alla demolizione chirurgica. I limiti CARATTERISTICHE DEI PAZIENTI
sono oncologici. Ciò che bisogna valutare è quando e quanto valga la pena di eseguire Maschi/femmine 28/18
interventi così estesi. Se la decisione è positiva la resezione deve raggiungere tessuto Età media 50 aa (22-76)
sano in tutti i margini. Si può quindi dover eseguire una semplice mastoidectomia, con Non pretrattat 17
o senza svuotamento della cassa timpanica, oppure arrivare ad una petrosectomia subto- Recidive 29
tale o totale. In caso di estensione del tumore alla fossa infratemporale si deve spesso
asportare la grande ala dello sfenoide, sacrificando la 3a branca del trigemino (che spes-
so è già compromessa dal tumore). La stessa dura madre del lobo temporale non rap- Tabella 2
presenta una barriera insormontabile e deve essere resecata quando il tumore, eroso l’os-
so, vi arrivi a contatto. RISULTATI A DISTANZA
Spesso i tumori così estesi, soprattutto quando si tratta di un carcinoma adenoide-cisti- (Follow-up medio 44 mesi)
co, si diffondono, lungo la terza branca del trigemino fino al ganglio di Gasser e al seno Controllo locale 18*/45
cavernoso. Anche queste estensioni tumorali possono essere resecate per via intradura- NED 33.3%
le. Tali demolizioni richiedono, generalmente, riparazioni con l’apporto di lembi pedun- Non pretrattati 39%
colati o rivascolarizzati, previa riparazione della dura in modo perfetto, onde evitare Recidive 24%
liquorree successive. *
3 metastasi polmonari
Quanto alla opportunità dal punto di vista oncologico ad eseguire interventi così estesi,
come abbiamo già accennato, la valutazione deve essere molto attenta. È chiaro che
quando ci si trovi di fronte ad un tumore ad alta malignità, magari recidivato rapida-
mente dopo un precedente intervento, una ulteriore chirurgia non ha senso. Diverso è
invece il discorso in caso di tumore a bassa malignità e con storia naturale lunga. In que-
sti casi bisogna ricordare che se il primo fine, già accennato, è quello della guarigione,
non è di secondaria importanza la qualità di vita che noi possiamo garantire al paziente.
E quando il tumore ha infiltrato il trigemino, con conseguenti forti dolori, una sua rese- BIBLIOGRAFIA
zione che si spinga fino al ganglio di Gasser può garantire al paziente, se non la guari- 1) Biller HF, Shugar JMA, Krespi YP. A new technique for wide-field exposure of the base of the
gione, una qualità di vita buona e magari lunga. skull. Arch Otolaryngol 1981; 107: 698-702.
Da ultimo un breve cenno al comportamento che si deve tenere nei confronti del nervo 2) Krespi YP, Sisson GA Transmandibular exposure of the skull base. Am J Surg 1984; 148: 534-
538.
facciale. Di fronte ai voluminosi tumori di cui stiamo parlando, il più delle volte il nervo
3) Attia EL, Bentley KC, Head T, Nulder D. A new external approach to the pterygomaxillary
deve rientrare nel volume di resezione. La sua ricostruzione deve sempre essere presa in fossa and parapharyngeal space. Head Neck Surg. 1984; 6: 884-891.
considerazione ed effettuata, quando tecnicamente possibile. 4) Fisch U, Mattox D. Microsurgery of the skull base. George Thieme Verlag, Stuttgart, 1988:
Dal 1991 al 2002 abbiamo eseguito 46 resezioni estese alla fossa cranica media. Le 582-625.
caratteristiche dei pazienti e i risultati sono riassunti nelle tabelle 1 e 2. La forma istolo- 5) Cantù G, Solero CL, Mattavelli F, Salvatori P, Guzzo M, Podrecca S. Resection of large infra-
gica più frequente era il carcinoma adenoide-cistico. Tutti i pazienti avevano forti dolo- temporal tumors invading the middle crania fossa. In Samii M. Skull base surgery. Karger,
ri per infiltrazione trigeminale e 29/46 presentavano recidive a pregressi trattamenti chi- Basel, 1994: 524-526.
rurgici. La radicalità fu raggiunta in 30 casi, mentre in 13 i margini furono “close” e in 6) Shotton JC, Schmid S, Fisch U. The infratemporal fossa approach for adenoid cystic carcino-
ma of the skull base and nasopharynx. Otolaryngol Clin North Am. 1991 Dec;24(6):1445-64.
88 G. Cantù , S. Colombo
Le grandi demolizioni posteriori nei tumori della parotide e degli spazi parafaringei 89

LE GRANDI DEMOLIZIONI POSTERIORI NEI TUMORI MALIGNI DELLA


PAROTIDE E DEGLI SPAZI PARAFARINGEI

R. Pareschi

EPIDEMIOLOGIA
Le neoplasie maligne della loggia parotidea e degli spazi parafaringei rappresentano il
10-20% della patologia tumorale di tali sedi.
Gli istotipi tumorali maligni più frequenti in tali sedi sono, in ordine decrescente: carci-
noma mucoepidermoide, carcinoma adenoido-cistico, adenocarcinoma, tumore maligno
misto, carcinoma a cellule aciniche, carcinoma spinocellulare, carcinoma indifferenzia-
to.

DIAGNOSI
La valutazione preoperatoria di queste neoplasie si basa sull’anamnesi (algie facciali,
disturbi della deglutizione), esame obiettivo (massa palpabile, asimmetria orofaringea,
segni di paralisi dei seguenti nervi cranici: V, VII, IX, X, XI, XII), imaging (TC cranio-
torace con mdc, RM encefalo con gadolinio, ecografia collo-addome, angiografia cervi-
co-carotidea), esame cito-istologico (FNAB ecoguidata o TC-guidata).

STORIA NATURALE
Nel loro accrescimento oltre i confini della loggia parotidea le neoplasie maligne della
parotide possono presentare uno o più delle seguenti direttrici.
Estensione laterale: cute del viso
Estensione mediale: mandibola, spazio masticatorio, loggia parafaringea e orofaringe
Estensione postero-superiore: fossa infratemporale, condotto uditivo esterno e versante
extracranico della rocca petrosa
Questo ultimo pattern di accrescimento dei tumori parotidei, come anche i tumori degli
spazi parafaringei, rappresentano l’oggetto di questa relazione.

U.O. di Otorinolaringoiatria - A.O. Legnano


90 R. Pareschi Le grandi demolizioni posteriori nei tumori della parotide e degli spazi parafaringei 91

TRATTAMENTO l’a. meningea media, la branca mandibolare del 5° n.c. (V3) e la base del processo pte-
Le neoplasie maligne della parotide ad accrescimento postero-superiore vanno trattate rigoideo. La fresatura della fossa glenoidea consente l’esposizione dell’a. carotide inter-
con parotidectomia totale allargata alle strutture coinvolte dal processo tumorale. na intrapetrosa fino al suo ginocchio. Il tratto orizzontale della carotide interna che rap-
Estensione alla mastoide, al condotto uditivo esterno e alla regione del forame stilo- presenta il limite superiore della resezione è situato medialmente all’a. meningea media,
mastoideo a V3 ed alla tuba cartilaginea. La sezione dell’a. meningea media, di V3, il distacco della
Queste neoplasie richiedono la rimozione di quel settore di osso temporale situato late- tuba e la fresatura del processo pterigoideo consentono di asportare l’estensione tumo-
ralmente ad un piano ideale passante tangenzialmente al canale di Falloppio e che com- rale in fossa infratemporale in blocco con la parotide.
prende il condotto uditivo esterno sia osseo che membranoso, la membrana timpanica,
l’apofisi mastoidea e le inserzioni muscolari di quella regione (ventre posteriore del Nel caso di un interessamento più estensivo del temporale (carotide intrapetrosa, apice
muscolo digastrico, muscolo sternocleidomastoideo). Tale demolizione prende il nome petroso, dura della fossa cranica posteriore, ecc.) la demolizione ancorché fattibile a
di resezione “laterale” del temporale. Si tratta di un intervento cranio-cervicale com- nostro avviso non ha alcun significato oncologico.
prendente un tempo cervico-facciale (parotidectomia, svuotamento linfonodale cervica-
le) ed un tempo transtemporale microchirurgico. L’incisione viene condotta in alto in Trattamento del n. facciale. L’atteggiamento del chirurgo nei confronti del n. facciale
sede pre- e retroauricolare e successivamente prolungata verso il basso fino alla fossa non dovrà necessariamente comportare il sacrificio di principio del nervo, ma solo di
sovraclaveare. La sezione del condotto uditivo esterno a livello della conca permette di necessità in caso di infiltrazione. L’identificazione del nervo facciale verrà condotta con
sollevare verso l’alto l’intero padiglione auricolare, la cui vascolarizzazione è garantita tecnica centripeta in caso di neoplasia non dissociabile dalla regione del forame stilo-
dalla preservazione dei vasi che dal peduncolo temporale superficiale si portano alla por- mastoideo oppure con tecnica “combinata” in caso di tumore posto a cavallo tra l’emer-
zione antero-superiore del padiglione. Si passa quindi ad eseguire con tecnica microchi- genza del nervo dall’osso temporale e l’apofisi mastoidea. Questa ultima tecnica associa
rurgica il tempo osseo transtemporale dell’intervento. Viene dapprima eseguita una l’identificazione del nervo con tecnica centripeta a partire da uno dei suoi rami termina-
ampia antromastoidectomia con preservazione della parete posteriore del condotto udi- li di divisione con l’esposizione della tratto mastoideo della porzione intratemporale del
tivo esterno osseo. Il tratto verticale del 7° n.c. viene esposto dal 2° ginocchio fino al facciale. L’eventuale resezione di un tratto più o meno ampio del n. facciale sarà imme-
forame stilomastoideo. Viene quindi eseguita una timpanotomia posteriore e una ipo- diatamente seguita dalla sua anastomosi mediante interposizione di innesto nervoso
timpanotomia posteriore in modo da staccare il condotto dalla rimanente porzione di autologo (n. surale). Nel caso di demolizioni più estese con sacrificio del n. facciale e
osso temporale. Una successiva epitimpanotomia con rimozione dell’incudine e della della muscolatura facciale si opterà per una rianimazione facciale differita (cross face
testa del martello, la fresatura della radice del processo zigomatico e, per ultimo, la fre- graft e lembo libero di m. gracile) o per tecniche di sospensione statica (fascia tempora-
satura della parete posteriore della fossa glenoide a livello del mesotimpano anteriore le, fascia lata) con oculoplastica (cantoplastica esterna, impianto di protesi aurea palpe-
provocherà il distacco del condotto uditivo esterno, della membrana timpanica, dell’a- brale).
pofisi mastoidea e delle sue inserzioni muscolari dal resto dell’osso temporale (resezio- Tecniche di ricostruzione. Il difetto chirurgico residuo, in base alla sua entità, potrà esse-
ne laterale del temporale), in monoblocco sia con la parotide che con il tessuto celluloa- re trattato con: sutura diretta, innesto di tessuto adiposo autologo, utilizzo di lembi
diposo del collo. peduncolati o liberi microvascolari.
2. Estensione all’orecchio medio
Nel caso di neoplasie estese all’orecchio medio la resezione laterale del temporale non
sarà sufficiente a garantire una sufficiente radicalità oncologica.
In questi casi la demolizione del temporale sarà allargata in profondità alla coclea fino
all’apice petroso (petrosectomia subtotale) con sacrificio sia del bulbo della giugulare
che del seno laterale.
3. Estensione postero-superiore verso la fossa glenoidea e la fossa infratemporale
La resezione chirurgica comporterà l’exeresi in monoblocco del condilo della mandibo-
la e del contenuto della fossa infratemporale. In questi casi, dopo aver dislocato verso il
basso la branca fronto-orbitaria del n. facciale, viene temporaneamente smontato l’arco
zigomatico. Il distacco del muscolo temporale dalla squama dell’osso temporale, la sua
retrazione verso il basso e la dissezione sottoperiostea della fossa infratemporale con-
sentono di esporre dall’indietro all’avanti la fossa glenoidea, il condilo della mandibola,
92 R. Pareschi
GioFil - Banca Dati Sanitaria Farmaceutica

http://www.giofil.it/ [20/12/2004 6.14.46]

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