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© 2017 Area51 Publishing s.r.l.

, San Lazzaro di Savena (Bologna)


Prima edizione ebook Area51 Publishing: © ottobre 2017

Titolo originale: Diagrams for living


Traduzione e adattamento: Paolo Beltrami
Cover e sviluppo ebook: © Area51 Publishing

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Emmet Fox

I MODELLI SPIRITUALI
PER LA VITA
GLI INSEGNAMENTI NASCOSTI DELLA BIBBIA
PER MANIFESTARE SALUTE, ABBONDANZA E PERFEZIONE
Prefazione dell’autore

Qualcuno si chiede se la Bibbia debba essere svelata davvero. La risposta è che la Bibbia è
scritta in simboli e allegorie, per molte ragioni, ma principalmente perché questo è l’unico
modo con cui i suoi insegnamenti possono essere compresi per ogni tipo di persona, a ogni
livello di sviluppo spirituale, in ogni epoca. Le Scritture contengono molta storia e molte storie,
ma anche molte parabole e allegorie. La difficoltà principale per gli studiosi di oggi è
comprendere che alcune delle cose che la Bibbia passa come fatti reali siano in realtà delle
allegorie e che essa contiene grandi modelli dei nostri destini personali.

Emmet Fox
La tua lotta con l’angelo

“Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora.”

Genesi 32:25

Sei una persona importante con un destino glorioso e hai una storia meravigliosa scritta
personalmente per te. È una storia molto diversa dal solito perché, oltre a essere un racconto
personale, in cui vengono narrati sia i successi sia i fallimenti, ti mostra come superare le
difficoltà e i problemi e come dare espressione alle aspirazioni profonde che si nascondono nella
tua anima.
Questa storia, questa biografia, contiene i “modelli per la vita”, degli schemi che ti servono
come strumenti per la tua vita vera. Questa tua biografia è chiamata Bibbia: che tu te ne renda
conto o no, sei presente in ogni pagina, dalla Genesi all’Apocalisse.
La Bibbia è scritta in simboli e allegorie. Alcune persone lo sanno, ma continuano a leggere la
Bibbia in modo letterale e pertanto perdono il suo messaggio di potere spirituale. “Il velo è
ancora sopra i loro cuori”, ha osservato Paolo. Cosa intendo per “simbolo”? Un simbolo è un
segno di qualcosa, un’idea; non è la cosa stessa ma la rappresenta, come la colomba è un
simbolo di pace e le palme sono un simbolo di vittoria. La storia di Adamo ed Eva è chiaramente
un’allegoria per spiegare grandi Verità spirituali. La Bibbia è destinata a essere interpretata
spiritualmente. C’è chi dice che la storia di Giona e della balena non può essere vera: certo che
non può! È un’allegoria! Né è vero che il figliol prodigo è stato un giovane trasferitosi in un
paese lontano e poi tornato a casa e accolto dal padre a braccia aperte, nonostante avesse
sperperato tutte le sue ricchezze. Sono parabole che prendono vita e rivelano gli schemi della
vita, quando abbiamo la chiave spirituale per interpretarli.
Tutto nella Bibbia è carico di significato. Tutti i personaggi illustrano e drammatizzano alcuni
stati d’animo che potrebbero appartenere alle persone di oggi, a New York, a Parigi o a Tokyo.
La Bibbia non è solo storia antica: è qualcosa di vivo, ancora oggi.
Puoi ritrovarti nella Bibbia, ma non vi è alcuna garanzia che ne sarai felice. Tuttavia, se non ti
piace l’immagine che vedi, puoi sempre cambiare da un personaggio biblico all’altro. Se non ami
il ruolo in cui ti trovi, puoi cambiare in un altro perché la Bibbia ci dà la chiave per trasformare
la vita.
Come ogni personaggio della Bibbia simboleggia uno stato della tua anima, così ogni
accadimento della Bibbia significa qualcosa che può capitare anche a te. Abramo che si
trasferisce a Cana, Gesù che sale a Gerusalemme, Paolo sulla strada per Damasco… tutti questi
eventi rappresentano eventi potenti e significativi della tua vita di oggi, cose che ti invecchiano e
ti spaventano o cose che ti innalzano a nuovi livelli di gioia e di realizzazione. Sono schemi
simbolici per vivere, che ti mostrano come puoi uscire dalla limitazione e trovare la tua vera
felicità.
Ogni nome della Bibbia ha un significato. Se è per questo, tutti i nomi hanno un significato. Il
tuo nome rappresenta l’idea di te e della tua vita. La vita di ogni uomo e donna è una parabola
delle cose che sono avvenute a loro fin da quando sono nati. Diciamo che sei nato a Los Angeles
o a Parigi o a Roma. Sei andato in una certa scuola, hai frequentato o no una certa chiesa. Hai
ottenuto questo o quel lavoro. Ti sei sposato o sei rimasto single. Hai vissuto in un posto
particolare e hai fatto alcune cose, buone o cattive, sagge o sciocche. Tutta la tua vita è una
parabola che simboleggia il tipo di persona che sei e il tuo nome riassume quella parabola o la
rappresenta. Allo stesso modo ogni nome della Bibbia ha un significato speciale che rappresenta
alcune facoltà o condizioni dell’anima umana.
Anche la geografia della Bibbia è significativa. Egitto, Palestina, Assiria, Babilonia, il
Mediterraneo… tutti hanno significati simbolici. Ogni fiume, montagna, lago o deserto
rappresenta alcuni stati di coscienza.
Anche i numeri vengono usati per trasmettere idee e princìpi definiti. Vorrei sottolineare che
il numero sei – la stella a sei punte di Davide – rappresenta l’Antico Testamento. Sei significa
lavoro. L’Antico Testamento è stato fondato sui comandamenti di Mosè, il che significa duro
lavoro. Il Nuovo Testamento esprime il numero sette ed è il movimento dalla legge alla grazia.
Paolo ha molto da dire sulla grazia. Quando comprendiamo l’insegnamento di Gesù Cristo, non
siamo più sotto la legge ma siamo sotto la grazia.
La Bibbia ha una linea centrale, una spina dorsale, che segue due idee, una nell’Antico
Testamento e una nel Nuovo. Nell’Antico Testamento è la parola ISRAELE. Nel Nuovo
Testamento è il nome GESÙ CRISTO. Israele nel Vecchio e Cristo nel Nuovo; uno prepara la
strada per l’altro e ciascuno completa e riassume l’altro. Sono chiavi importanti nei modelli
della vita che si trovano in tutta la Bibbia. Israele nell’Antico Testamento significa un uomo e
significa una nazione ma, ancora più importante, è usato simbolicamente per rappresentare la
tua vita. Israele riguarda la tua salute, il tuo lavoro, la tua famiglia, le tue finanze e ogni tuo
problema personale. Sono le cose che sono legate alla storia e allo sviluppo della storia di Israele
nell’Antico Testamento. La storia di Israele ha avuto inizio con Giacobbe, uno dei personaggi
più interessanti della Bibbia. C’è qualcosa di dolorosamente familiare in Giacobbe. È così molto
simile al nostro stesso caro io. Non è il santo o il mistico. Lui è ogni uomo, l’uomo per strada, è
te e me. Era egoista, fece molti errori e fece dei peccati. Ma c’è molto di più di questo in
Giacobbe, proprio come c’è molto di più in ciascuno di noi. Nonostante tutte le sue carenze e gli
errori, Giacobbe si sentiva a disagio nell’errore. Aveva un vero e proprio desiderio di essere
migliore. Non era quindi come noi? Non è la storia di tutta la razza umana? Ci allontaniamo dal
percorso, abbiamo i nostri problemi, ma nonostante tutto ciò, sappiamo che c’è qualcosa di
meglio a cui possiamo aspirare. E così la storia di Giacobbe, come in realtà tutta la Bibbia, dà
dei veri indizi per la gestione della nostra vita e dei nostri problemi. Potremmo dire che sono
modelli per vivere. La storia di Giacobbe ha tutto il fascino di una fiaba, ma riguarda la realtà,
perché egli era una persona vera e la sua lotta con l’Angelo è un grande avvenimento nella storia
dell’umanità.
C’è solo una cosa che ti può tirare fuori dal regno di Dio, dalla salute, dalla felicità e dal vero
successo e questo è mentire a te stesso e rifiutarti di affrontare le cose. Non era uno dei difetti di
Giacobbe. Aveva fatto molti errori, ma aveva pregato molte volte e li aveva superati. A dirla
tutta, quando Giacobbe non faceva il male, pregava. Ti ricorda qualcuno che conosci?
In senso simbolico, Esaù e Giacobbe, che erano gemelli, rappresentano la natura più bassa e
quella più alta. Esaù rappresenta la più bassa natura animale che deve essere riscattata e
superata da Giacobbe, che rappresenta la natura più alta. Potresti dire: “È molto strano:
Giacobbe era cattivo, disonesto, egoista, codardo. Il contrario di come penserei un uomo di alto
livello”. Questo è vero: Giacobbe possedeva tutte queste caratteristiche e altre ancora. La Bibbia,
nel presentare i suoi personaggi, non cerca di nascondere i punti negativi solo per dare una
buona impressione. Ciò può accadere con un autore che scrive una biografia di una persona ben
nota, ma non nella Bibbia. Dice tutto sui suoi personaggi e li usa per ritrarre gli stati dell’animo
umano. Esaù significa “rosso”, la terra rossa. Sta per uomo materiale. Ma Esaù non era
veramente malvagio. Era grezzo e materialista, poteva alzare le mani, ma sapevi sempre da che
parte stava ed era una persona trasparente. Ci viene detto che Giacobbe, mentre stava
nascendo, afferrò il tallone del fratello Esaù, il primo nato. Il tallone è sempre simbolico del
punto debole nell’uomo. Achille, l’eroe dell’Iliade, era invulnerabile in ogni parte del corpo
tranne il tallone. Anche nella Bibbia il tallone rappresenta un punto debole e ognuno ne ha uno
o due… o forse di più. Il tallone è la parte del corpo che tocca il suolo. Il punto debole di Esaù
era il suo amore per le cose materiali, la sua volontà di sacrificare la sua primogenitura per un
piatto di lenticchie preparate dal fratello. Ecco, Esaù sta per la tua vita materiale, per il tuo
concetto di te stesso come materiale prima di entrare nella Verità. Non ho detto prima di andare
in chiesa, ho detto “prima di entrare nella Verità”. È molto più facile entrare in una chiesa che
nella vVerità.
Se ti identifichi in modo puramente umano e materiale con un John Smith o una Mary Jones,
quarantacinque anni, un padre che beveva e una madre che non ti amava, stipendio annuo di $
10.000, ma perennemente indebitato e pieno di malattie e disturbi… allora tu sei Esaù. Ma
Giacobbe, con tutti i suoi difetti, è l’uomo spirituale. Ecco perché Giacobbe è il Supplente, che in
ebraico letteralmente significa “colui che prende il posto di un altro”. Questo è simboleggiato
nel racconto biblico dal suo afferrare il tallone del fratello Esaù, il suo punto debole. L’idea
spirituale supplisce a quella materiale. È una storia di crescita spirituale. L’uomo materiale è
soppiantato dall’uomo illuminato che sa che è fondamentalmente un Principe di Dio con grande
potenziale spirituale. All’inizio Giacobbe aveva grandi colpe, ma qualcosa gli accadde: questo è
l’intero tema della storia. Giacobbe cambiò più profondamente di qualsiasi altro personaggio
della Bibbia. Nella lunga linea da Adamo a Gesù, alcuni personaggi sono migliorati, alcuni si
sono deteriorati terribilmente, ma nessuno è cambiato come Giacobbe. Ecco perché è così
importante per noi. Ci mostra la via per il ritorno a Dio, ci mostra la libertà e l’armonia. Quando
conosciamo e comprendiamo Giacobbe, diventa la figura più consolante in tutta la Bibbia. Non
c’è un errore che tu possa aver fatto che Giacobbe non abbia compiuto a un livello più alto. Non
c’è una debolezza che vorresti superare, né un errore che vorresti correggere, che non si possa
trovare anche in Giacobbe. Ma poi qualcosa gli è accaduto. Era stato lontano in un paese
straniero, era tornato a casa pieno di paura che suo fratello Esaù si sarebbe vendicato per tutto
il male che gli aveva fatto. Temeva non solo per la propria vita, ma anche per quella della sua
famiglia e dei suoi servi e per la perdita dei suoi vasti possedimenti. Sapeva che tutto era in
gioco. Che cosa fece? Si rivolse prima a Dio? No. Fece come molti di noi fanno. Mise sul fronte
le cose a cui teneva meno, proteggendo quelle a cui teneva di più. Mandò avanti i servi con dei
regali per appagare il fratello. Studiò piani elaborati in modo da non perdere tutto. E questo è
ciò che fa la maggior parte delle persone. Scrive lettere, incontra persone, fa indagini, corre in
giro, consumandosi: fa prima le cose esteriori.
Alla fine Giacobbe, che in profondità aveva un vero desiderio di Dio, ritrovò la strada: decise
di rivolgersi a Dio. Leggi Genesi 32:25-28. Ci sono pochi versi, ma è un capolavoro letterario.
“Giacobbe rimase solo.” Una frase che dice molto. Quando arriva la grande lotta, sarai sempre
da solo ad affrontare il problema. Questa è la tua prova. In quel momento, apparentemente
avvolto dai terrori dell’inferno, se ti rivolgi a Dio, incontrerai il tuo angelo con cui lottare. Avrai
fatto un grande passo in avanti sul sentiero spirituale e sarai completamente nuovo.
Beh, Giacobbe era rimasto solo quella notte. L’oscurità (o la notte) è uno dei grandi simboli
biblici, che significa problemi e limitazioni. Le lotte vengono sempre nella notte oscura
dell’anima, nell’oscurità e nella disperazione. “E un uomo lottò con lui fino allo spuntare
dell’aurora.” Più tardi ci viene detto che quell’uomo è un angelo, ma in un primo momento
sembra un uomo. I nostri problemi non sono astratti. Essi influenzano sempre la nostra vita
qui, sul piano materiale. Solo dopo, quando la cosa è finita, prendono forma angelica e
possiamo guardare indietro al problema come a un brutto sogno. La lotta durò tutta la notte,
simbolo del fatto che a volte le difficoltà richiedono molte preghiere e trattamenti finché non
vediamo l’alba di un nuovo giorno. “Vedendo (l’Angelo) che non riusciva a sconfiggerlo,
(Giacobbe) lo colpì all’articolazione del femore”. E l’Angelo disse: “Lasciami andare, perché è
spuntata l’aurora”. E Giacobbe disse: “Non ti lascerò andare, se non mi avrai benedetto”.
Giacobbe, con tutti i suoi difetti, aveva vera fede nel potere di Dio. Non avrebbe accettato niente
di meno. Era quasi esausto, ma salda era la sua fede, quanto la sua presa. Quando arriva
l’oscurità e dobbiamo lottare, apparentemente soli, è il momento di farci forza con la nostra
fede, per ottenere il nostro più stretto legame con Dio e fare il nostro più grande passo in avanti.
L’Angelo gli disse: “Qual è il tuo nome?”. E questi rispose: “Giacobbe”. E con questo l’Angelo
disse: “Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli
uomini e hai vinto.”
La lotta era finita; il problema era stato risolto. Esaù, suo fratello, un’anima buona e generosa
che era ruvida, dura, rozza ma onesta, lo perdonò e Giacobbe era al sicuro. Ma Esaù non
avrebbe potuto farlo, se Giacobbe non avesse incontrato prima l’angelo. L’anima illuminata,
l’anima che accetta Dio, redime il corpo. Più importante di questo, Giacobbe sapeva che non
avrebbe mai più incontrato nuovamente questo problema. Come risultato di questa esperienza,
si rese conto dell’incertezza della materia e della totalità di Dio.
Giacobbe era cambiato. Aveva un nuovo nome. Appena si cambia attraverso la preghiera, il
vero nome interiore cambia. Ora, non è semplicemente una questione di cambiare il tuo nome.
Cambiando il tuo nome non faresti altro che sconvolgere l’anagrafe, ma non cambieresti il tuo
Sé reale. Non si cambia l’uomo interiore cambiando il nome esteriore. Giacobbe è diventato
Israele e Israele è uno dei nomi più significativi della Bibbia. È l’idea centrale che attraversa
tutta la Bibbia, parte dall’XI capitolo della Genesi con la chiamata di Abramo e termina con il
Libro dell’Apocalisse.
L’equilibrio dell’anima

“Dio gli disse: ‘Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele sarà il tuo nome’. Così lo si chiamò
Israele. Dio gli disse: ‘Io sono Dio onnipotente. Sii fecondo e diventa numeroso, popolo e
assemblea di popoli verranno da te, re usciranno dai tuoi fianchi.”

Genesi 35:10-11

A meno che non tu non conosca il significato della parola IS-RA-EL e ciò che un israelita è,
non comprenderai mai la Bibbia. Nella Bibbia un israelita è chiunque stia cercando Dio. Non è
la stessa cosa di essere un ebraico. Un ebraico è un membro di una certa etnia, forse la più
antica. Nel senso biblico, chiunque cerca Dio è un israelita se è cristiano, ebraico, musulmano,
buddista o di qualsiasi altra religione. Se uno non cerca Dio, non è un israelita, ebraico o no che
sia.
Se stai cercando Dio, se credi in Dio e nella preghiera, tu sei un israelita. Puoi fare tutti i tipi
di errori, ma se stai cercando il tuo meglio per trovare Dio, tu sei un israelita in senso biblico.
Questo è importante, perché la Bibbia è piena di promesse a Israele e cose che accadranno a
Israele. Ci viene detto di essere fecondi, di moltiplicarci; le persone pensavano che queste
fossero promesse materiali agli ebrei, ma ovviamente non lo sono, perché ora hanno più di
quattromila anni e gli ebrei non sono mai stati una nazione potente in senso materiale. Dalla
presa di Gerusalemme ai tempi dell’Antico Testamento, sono stati quasi sempre perseguitati
come popolo.
In altre parole, queste promesse non si applicano a Israele come popolo. Sono promesse che
si rivolgono a tutte le persone che cercano Dio. Se sei veramente alla ricerca di Dio, allora il tuo
seme, come promette la Bibbia, “si impossesserà dei cancelli dei tuoi nemici”: avrai salute,
libertà, comprensione, il tuo vero posto nella vita e nella storia.
Nella tua vita personale i cancelli sono le fortezze della coscienza. Sono le sentinelle che
abbiamo creato e che permettono ad alcune idee e credenze di entrare nella nostra mente. La
Bibbia, nel dare una specie di schema complessivo per vivere, promette che se veramente
metteremo Dio davanti a tutto, trionferemo sui nostri nemici, quei pensieri e quelle condizioni
negative che entrano nella nostra vita. Dio non deve essere l’unica cosa nella tua vita, ma deve
essere la prima. Se metti Dio onestamente innanzi a ogni altra cosa, allora ti sarà promesso di
trionfare. Questa è l’alleanza, l’accordo, tra Dio e l’uomo. Giacobbe diventa Israele.
I nomi sono significativi e ISRAELE è uno dei più importanti di tutti, perché racconta la
storia della natura di Dio e dell’uomo. Ecco perché Giacobbe diventa Israele. Era il terzo in
successione: Abramo, Isacco, Giacobbe – corpo, anima e spirito.
Israele è composto da tre sillabe: IS-RA-EL.
IS significa il principio femminile. È entrato nella Bibbia dall’Egitto, dalla dea Iside. Iside era
la dea madre, moglie di Osiride. Dobbiamo ricordare che gli Ebrei avevano vissuto in Egitto per
diverse centinaia di anni e gli Egizi erano il popolo colto di quell’epoca. Gli Ebrei più
intellettuali, e Mosè tra loro, assorbirono tutta la cultura che potevano ottenere. Imparavano
dagli Egizi e naturalmente usavano la loro terminologia. Così IS deriva dal nome Isis. Iside è
apparsa in molte forme. Era l’Ištar dei Babilonesi, poi apparve in Grecia come Afrodite e più
tardi a Roma come Venere. Gli antichi Egizi raffiguravano Iside come una donna con la luna
sotto i suoi piedi e delle piccole corna tra le braccia. Era una sorta di precedente espressione
dell’immagine che abbiamo della Madonna e del bambino.
Troviamo IS anche in Isacco. Anche lui rappresenta il principio femminile e il principio
femminile è sempre rappresentativo dell’anima o della mente. Isacco era ricettivo, riflessivo,
introspettivo. Nella Bibbia la figura di Isacco è associata ai pozzi. Scavava sempre dei pozzi, che
simboleggiano un contatto con Dio e rappresentano pensieri e idee sempre nuovi che sbocciano
nella coscienza.
La sillaba RA in Israele proviene dal nome del dio del Sole egizio. Ra rappresenta il principio
maschile ed è caratterizzato nella vita reale da Abramo (ab-RA-mo) che è uomo d’azione. Isacco
rappresenta lo stato d’animo ricettivo, mentre Abramo rappresenta lo stato esecutivo della
mente e noi abbiamo bisogno di entrambi.
Quando stai imparando, studiando o ricevendo istruzioni da Dio, devi essere ricettivo. Devi
essere Isacco. Devi praticare l’ascolto creativo.
Quando vuoi raggiungere qualcosa o fare qualche guarigione per te o per qualcun altro, devi
essere Abramo. Devi andare avanti con fede. Devi essere forte e vigoroso. Quando stai trattando
o facendo dichiarazioni di verità, devi essere sicurissimo. Non è bene dire: “Dio è l’unico potere,
spero…”. Questo non guarisce nulla. Ma se affermi con convinzione che Dio è l’unico potere, e ci
credi, quello guarisce. Abbiamo bisogno di due stati d’animo: quello ricettivo quando
apprendiamo, meditiamo e otteniamo l’ispirazione, quello esecutivo quando facciamo e agiamo.
EL, la terza sillaba di Israele, era il suffisso preferito degli Ebrei per Dio. Viene dalla parola
ebraica Elohim, Dio Onnipotente, Dio in grandezza e pienezza. El significa l’unione dei princìpi
Padre e Madre che generano il terzo. Significa sempre Dio, nella sua completezza; indica la
trinità. Quando leggi l’Antico Testamento, noterai sicuramente quante parole finiscono in -el.
Per esempio, Bethel, che significa la casa di Dio e El-Bethel, che significa Dio nella casa di Dio.
È interessante che i nomi dati agli angeli finiscano in -el (o -ele, nella nostra traduzione). Tre
sono citati: Gabriele, Michele e Raffaele.
Gabriele significa “uomo di Dio”. Quando ottieni un’ispirazione, questo è Gabriele. Anche se è
solo un’idea, significa che hai avuto un senso della presenza di Dio.
Michele vuol dire “Che cosa è di Dio? Chi è di Dio?”. Poniamo il problema e ci rendiamo
conto che non è di Dio. Neghiamo il male, senza dargli alcun potere. Michele affronta la Verità.
Usiamo la negazione quando arriva la paura o arriva una cattiva notizia. Diciamo: “Cosa
succede? Arriva forse questa cosa da Dio?”. E quando ci rendiamo conto che non lo è,
neghiamola. Neghiamo che abbia potere su di noi, neghiamo che ci possa spaventare, neghiamo
che sia una Verità.
Il terzo angelo è Raffaele, che significa “Dio mi aiuta”. Raffaele è sempre associato alla
guarigione, il poeta Milton fa di Raffaele una delle figure centrali del suo Paradiso Perduto. La
tradizione dice che fu l’angelo Raffaele ad agitare le acque della piscina di Betzaetà dove Gesù
guarì il paralitico e credo che fosse l’angelo Raffaele quello con cui lottò Giacobbe e che cambiò
il suo nome in Israele. Dopo aver negato il potere del male, della malattia o della limitazione di
qualsiasi tipo e aver avuto qualche senso della presenza di Dio, allora avrai la convinzione che
“Dio ti sta guarendo”.
El rappresenta il lato spirituale della nostra natura ed è caratterizzato da Giacobbe rigenerato.
Giacobbe, figlio di Isacco, era partito come una persona molto spiacevole in un modo molto
insoddisfacente, ma sarebbe diventato Israele, un principe di Dio. Questa è la storia di ogni
essere umano che è sulla via spirituale.
Questa è l’anima in equilibrio, l’anima che ha la comprensione, la ricettività e la fede da
applicare alla propria vita.
Dio benedice un uomo così.
La donna, l’acqua e la Luna

La parola Bibbia significa “libri”. È fisicamente una collezione di libri, ma metafisicamente è


molto di più. È un grande vortice attraverso il quale fluisce un potente spirito meraviglioso in
chi la comprende.

La Bibbia contiene una ricchezza di pura storia, ma principalmente si occupa di cose


spirituali che non possono essere esplicate completamente in una lingua, che è per forza di cose
limitata. Così usa simboli, parabole e allegorie, tutte ben comprese dagli uomini che l’hanno
scritta. Ovviamente ci si aspettava che il lettore vedesse oltre il significato letterale, che
arrivasse al cuore reale della Bibbia.
Nella Bibbia ci sono tre significati fondamentali, non contraddittori ma supplementari e
complementari. Il primo significato riguarda il fatto storico o il puro racconto. Vale per le
parabole e le allegorie. Per esempio, la Parabola dei talenti o della perla preziosa, o qualsiasi
altra. Tutte hanno un significato superficiale più o meno ovvio. Oltre questo significato c’è un
significato secondario, che si trova tra le righe del racconto. E c’è poi un terzo significato, che è
il cambiamento portato nell’anima quando il messaggio spirituale del racconto viene realmente
compreso.
È il significato secondario che ci interessa, perché questo significato più profondo non può
essere collocato direttamente nel linguaggio in cui è scritta la Bibbia. È in questo significato
interiore che troviamo i grandi modelli per la vita, gli schemi per migliorare la nostra realtà.
Quindi, che si tratti di parabole o di fatti storici reali, dietro questi racconti si nascondono e
trovano grandi verità spirituali. Va ribadito che le vite di persone come Abramo, Mosè, Maria e
Gesù sono tutte grandi parabole di ciò che può accadere e accade all’anima umana. Di
conseguenza, la Bibbia è piena di simboli spirituali che, quando compresi, sbloccano le porte di
una vita di abbondanza e benessere.

Uno dei simboli più importanti, che attraversa tutta la Bibbia, dalla Genesi alla Rivelazione, è
il simbolo rappresentato dalla donna. La Bibbia è piena di donne; di donne buone e di donne un
po’ meno buone, donne piacevoli e piuttosto sgradevoli, donne sagge e donne stupide, donne
ricche e donne povere, donne semplici e donne acculturate. Di tutti i tipi di donne.
La donna è un simbolo continuo in tutta la Bibbia per questa ragione: la donna è l’anima
umana. Da un punto di vista metafisico, la donna non è solo Eva, Maria, Gezabele o qualsiasi
altra persona particolare. La donna significa anima umana – la tua anima – o, come la definisce
la psicologia, la psiche o la mente. La storia della donna nella Bibbia è la storia della tua anima e
una delle chiavi del tuo destino.
L’anima non è la parte divina di noi. Questa parte divina è l’Io Sono, lo Spirito. La tua anima
si esprime come tua personalità e comprende tutto quello che sta nella mente conscia e nella
mente subconscia. Quindi è la persona che cambia, la psiche, rappresentata dalla donna nella
Bibbia.
Tutta la storia dell’umanità è quindi davvero la storia dell’anima, sempre mutevole, nel bene
o nel male. Questo cambiamento costante avviene sempre sia quando permetti al ​potere
spirituale, all’Io Sono, di governare, sia quando lasci che il Sé inferiore, o subconscio, prenda il
controllo.
Un altro simbolo importante per l’anima umana è l’acqua; e l’acqua e la donna sono
strettamente connesse. L’acqua nella Bibbia, dall’inizio alla fine, significa l’anima umana e, in
particolare, rappresenta il movimento della mente. Per esempio, gli Israeliti dovettero
attraversare l’acqua, prima il Mar Rosso e successivamente il Giordano, per giungere alla Terra
Promessa. In altre parole, ci doveva essere un movimento mentale, un cambiamento nella
coscienza, prima che potessero ottenere la manifestazione del loro desiderio.
Un terzo simbolo dell’anima è la Luna. La Luna rappresenta la personalità umana, in
particolare rappresenta la mente subconscia, che è la parte più potente e profonda della tua
mente. La donna, l’acqua e la Luna sono interconnesse. La Luna governa l’acqua. Ogni goccia di
liquido su questo pianeta risponde alla Luna due volte al giorno. L’oceano, i laghi, il caffè nella
tazza e anche ogni goccia di sangue nel tuo corpo risponde alla Luna due volte al giorno. Se si
dovesse lasciare una tazza di tè o di caffè per ventiquattr’ore, ci sarebbe una marea in essa come
c’è una marea nell’Oceano Atlantico. Naturalmente è un fatto troppo piccolo per essere
osservato o misurato, ma c’è comunque. Perciò questo ci dà un accenno alla natura del rapporto
che esiste tra il cosmo e l’uomo. Queste tre cose – Donna, Acqua e Luna – significano Anima.
Eva, che appare nell’allegoria del Giardino dell’Eden, è la prima espressione dell’anima nella
Bibbia. La parola “Eva” significa “vita” o “essere” e la tua anima è la tua vita qui su questo
mondo. Deriva dalla parola “Iside”, la dea egizia della Luna. C’è una meravigliosa immagine
antica di una donna con un bambino tra le braccia, con dodici stelle intorno alla testa e la Luna
sotto i piedi. Rappresenta la dea Iside, che gli Egizi chiamavano Regina del Cielo. È
un’immagine molto più antica del Cristianesimo, insegna la verità su Dio, sull’uomo e
sull’anima che ha cercato Dio in seguito al suo scoraggiamento. Lo scoraggiamento è uno dei
più potenti “diavoli”; frena l’anima più di ogni altra cosa. Fu Eva a mangiare il frutto proibito e
di conseguenza lei e Adamo si trovarono in difficoltà e furono cacciati dal Paradiso. Adamo in
questa parabola rappresenta il corpo fisico. La parola “Adamo” significa “terra rossa” o argilla,
l’idea di polvere da polvere. Ora, l’anima è la fonte di tutto. Nulla accade mai al tuo corpo che
non accada prima nella tua anima o nella tua mente. Se sei malato, questa malattia è prima
nella tua mente, sia perché hai accettato una credenza con la tua mente conscia sia perché è
stata inserita nella tua mente subconscia con un pensiero negativo. Qualunque cosa appare nel
corpo è prima nell’anima. La donna – l’anima – mangia il frutto proibito e poi il problema sorge
nel corpo e nelle condizioni esterne.
Così la prima donna che troviamo nella Bibbia è Eva. Poi c’è un’intera processione di donne
nell’Antico Testamento: Sara, la moglie di Abramo; Rachele e Lia, le mogli di Giacobbe; Miriam,
sorella di Mosè; Debora, la profetessa; Gezabele, moglie del re Acab; e molte altre. Poi nel
Nuovo Testamento troviamo la Vergine Maria, l’anima che genera il figlio di Cristo. Questo è
uno stato di coscienza molto diverso dallo stato di Eva. Eva rappresenta l’anima nella
condizione ignorante o “ignota”, la condizione che sperimenta. Prova a fare questo e prova a
fare quest’altro; e siccome prova sia il bene sia il male, finisce nei guai. Se vogliamo evitare il
suo stesso destino, dobbiamo fermamente astenerci dal male, dal pensiero più basso o negativo,
non importa quanto possa tentare il “frutto”. Il serpente che ha ingannato Eva è un vecchio e
complicato simbolo che rappresenta la limitazione, il mettersi un limite, il “modo facile”. Al
livello più basso significa difficoltà, restrizione, frustrazione, secondo le molte cose che si
verificano all’anima. Il serpente viene a tentare l’anima in qualche forma e modo, e nella Bibbia
Dio dice drammaticamente: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua
stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”. Come abbiamo notato con
Giacobbe, il calcagno – o tallone – rappresenta il punto vulnerabile del pensiero, delle
emozioni, del corpo, del carattere. Ma naturalmente il tallone è anche la parte che viene a
contatto con il terreno e significa che con esso possiamo schiacciare la testa del serpente.
L’anima schiaccia il capo del serpente quando rifiuta di essere ingannata.
Ora, in principio, l’uomo è Adamo, la terra rossa, perché crede di esperire una cosa reale.
Pensa: “Io sono John Smith, ho quarant’anni, sono un avvocato, vivo in una bella casa, ho due
figli, sono un metodista”. Ma questo non è l’uomo reale. Quello è Adamo, l’espressione limitata;
mentre il vero sé è lo Spirito Divino. L’uomo è prima corpo fisico, ma in seguito riconosce che è
fondamentalmente spirituale. Adamo diventa il Cristo. Come dice Paolo nella Lettera agli
Efesini, devi “rinnovarti nello spirito della tua mente”, spogliandoti del vecchio e “rivestire
l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera”.
Quando l’anima e lo spirito diventano uno con Dio, quello è il matrimonio mistico, e ogni
infedeltà nei confronti di quell’unione è adulterio. La Vergine Maria simboleggia l’anima
vergine, ma ciò non significa necessariamente una persona non sposata. Una persona sposata
può essere altrettanto spirituale come una persona non sposata. Puoi avere una mente pura, a
prescindere da qual è lo stato in cui ti trovi. L’anima vergine è l’anima che ha messo Dio davanti
a tutto e si concentra completamente su Dio, fedele alla famiglia, agli amici, ai vicini, al lavoro,
eccetera.
In alcuni casi succede che l’anima senta di essersi allontanata da Dio. Per giorni, settimane,
mesi o forse anni è stata piena di pace e di bellezza, ma per qualche ragione si è persa. La Bibbia
parla di vedovanza, uno stato molto duro in quell’epoca e in quei luoghi; i mistici la chiamavano
“la notte oscura dell’anima”. È un momento di prova, quando si lotta con l’Angelo tutta la notte,
o forse notte dopo notte, fino a quando la luce arriva nuovamente. La cosa più importante a
lungo termine è credere nell’unione con Dio. L’infedeltà significa veramente la mancanza di
fede in Dio. Non significa non credere nell’insegnamento di una chiesa particolare o nelle leggi
di qualche Stato. Significa non avere fede in un Dio che ci aiuta e insegna quello che sa. Nella
Bibbia, l’adulterio, l’infedeltà e l’idolatria sono termini intercambiabili. Per questo motivo non
si riferisce al piano fisico ma è in connessione con l’anima come “sposa dello spirito”. Vedi il
simbolismo?
Gesù è stato il primo dei grandi maestri a mettere le donne sullo stesso livello degli uomini; la
donna altrettanto buona quanto l’uomo, la sua anima altrettanto importante. Le persone
dell’epoca e della zona in cui era cresciuto consideravano la donna semplicemente come
un’appendice dell’uomo. Se lui fosse andato in Paradiso, la donna sarebbe andata con lui come
parte del suo bagaglio! Gesù arrivò e disse che no, la donna aveva un’anima propria. Era il
primo a insegnarlo veramente anche se, purtroppo, il suo insegnamento non è stato mai
ascoltato fino a qualche anno fa. Anche Paolo aveva le sue riserve in materia di donne. È stata
una lotta lunga e talvolta amara, ma nei secoli le donne hanno trovato crescente libertà e
uguaglianza con gli uomini.
Questo perché la donna fondamentalmente rappresenta l’anima umana; e ovunque la donna
sia riuscita a emanciparsi, sia gli standard della vita sia il benessere spirituale dell’intera
popolazione sono migliorati e avanzati.
L’uomo, il costruttore

“Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra,
riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli.”

Seconda Lettera ai Corinzi 5:1

C’è un altro simbolo eccezionale che percorre tutta la Bibbia: il costruttore e gli edifici. La
Bibbia parla dell’uomo in molte diverse professioni. Talvolta è un pescatore, a volte un
agricoltore, un soldato. Ma è sempre il costruttore, perché costruisce la propria anima.
La Bibbia è piena di costruttori di una serie di edifici che sono simboli dell’anima e del corpo
umano, psiche e soma. Da qui deriva la nostra parola “psicosomatica”, la cui omonima
medicina si occupa dell’influenza della mente sul corpo nella malattia. Nel corso degli anni la
professione medica ha gradualmente assegnato un ruolo maggiore alla mente come causa della
malattia. Un giorno la medicina capirà che tutto ciò che troviamo nel corpo, sia salute sia
malattia, è sempre l’espressione di qualcosa già nella mente o nell’anima.
La tua vera identità, il tuo vero Io, l’uomo di Cristo, costruisce attraverso la tua psiche o
anima. In realtà stai costruendo costantemente un’anima nuova. Come dice Paolo, perché
“sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra,
riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli”.
Questo corpo non è affatto eterno. Ottieni un corpo nuovo circa una volta all’anno; non nel
giorno del tuo compleanno, ma il tuo corpo si rinnova gradualmente. I capelli si allungano (o
cadono), le unghie crescono, una ferita si chiude e diverse parti di tutto il corpo vengono
costantemente rinnovate. Una volta si pensava che il corpo fosse completamente rinnovato ogni
sette anni, ma ora sappiamo che si tratta di circa dodici mesi. I materiali per la sua costruzione
sono i nostri pensieri. Costruiamo la vita di tutti i giorni con i pensieri, con le credenze che
accettiamo, con i sentimenti su cui ci soffermiamo. Il pensiero e l’emozione sono i materiali e
noi siamo i costruttori. Costruiamo come individui e costruiamo come umanità e ciò che
costruiamo si manifesta come nostro corpo e nostro mondo.
Tu hai costruito il tuo corpo attuale. Se vuoi sapere che tipo di lavoro hai fatto, ti basta
guardare in uno specchio. È quello che hai costruito. Tutte le condizioni della tua vita sono state
costruite dai pensieri e dai sentimenti su cui ti soffermi costantemente. Le condizioni e le
circostanze di questo pianeta su cui viviamo sono la rappresentazione concreta dei pensieri
dell’umanità. Il bel paesaggio è la rappresentazione della comprensione dell’uomo della
bellezza, mentre lo squallore e la malinconia in altri luoghi sono la rappresentazione della
credenza dell’uomo nella mancanza e nella limitazione. Incendi, inondazioni e carestie sono la
rappresentazione della coscienza dell’umanità. Tornado, cicloni e terremoti sono tutti
espressioni di odio, paure, risentimenti e apprensioni. Quando questi atteggiamenti negativi si
allontaneranno dal cuore dell’uomo, anche le condizioni negative spariranno. Poiché sono solo
la rappresentazione esteriore dell’anima dell’uomo, non delle persone particolari che vivono
nelle regioni colpite, ma di tutta l’umanità.
Quello che credi è quello che ti aspetti veramente. Se, come esempio, hai una forte credenza
nella malattia e pensi che ci siano tante malattie al mondo e che qualcuna di loro possa
attaccarti, allora è più probabile che questo avvenga in un momento o nell’altro. Quando hai
una forte convinzione che “c’è un virus in giro”, c’è anche una forte possibilità che tu lo prenda.
Perché il raffreddore è così comune? Perché è una credenza comune.
Così, le nostre condizioni vengono “portate” a noi dal tipo di pensieri e sentimenti che
costruiamo nella nostra mente subconscia e le nostre condizioni vengono superate o mutate,
cambiando questa mentalità, capendo che siamo in realtà i costruttori. Così costruiamo non
solo la nostra coscienza individuale, ma contribuiamo alla coscienza di tutta l’umanità. L’uomo
è il costruttore.

Ci sono diversi edifici nella Bibbia e sono estremamente interessanti quando ci rendiamo
conto che la Bibbia è la storia del nostro sviluppo e contiene i modelli della vita. Uno dei primi
progetti di costruzione fu l’Arca di Noè. Poi c’è la Torre di Babele. E c’è quella piccola culla
galleggiante sul Nilo in cui Mosè fu trovato. Questa “piccola arca” era una semplice costruzione
in cui è stato salvato il bambino che avrebbe guidato il suo popolo fuori dall’Egitto. In questo
insegnamento tu costruisci un’arca, o qualcuno la costruisce per te, naturalmente, così che il
Mosè della tua coscienza ti possa condurre fuori dall’Egitto, che rappresenta la tua schiavitù.
Mosè ha liberato il suo popolo dall’oppressione del faraone, ha separato le acque del Mar Rosso
ed è arrivato dall’altra parte. Queste cose possono apparire strane e incredibili. Se non riesci ad
accettare tutto in un primo momento, accetta quanto più possibile; quando avrai una maggiore
comprensione spirituale, accetterai sempre più concetti e verità.
Dopo che gli Israeliti attraversarono il Mar Rosso, non entrarono immediatamente in
Palestina, ma trascorsero quarant’anni a vagare nel “deserto”. Nella Bibbia “quaranta” non
indica un numero specifico, ma un periodo di tempo indefinito. Questo è il modo della Bibbia di
dire che gli Israeliti vagarono nel deserto per un tempo indefinito prima di poter dire di essere
arrivati nella loro Terra Promessa. Perché non sono andati direttamente in Palestina? Sembra
stupido che non abbiano realizzato subito il loro obiettivo. Ma che dire di noi stessi? Sappiamo
che Dio esiste ed è lì che aspetta noi; sappiamo di dover solo entrare nel nostro “tabernacolo” e
fidarci totalmente di lui. Tuttavia, lo facciamo? No, non lo facciamo. Invece di andare dritti
nella Terra Promessa, vaghiamo nel deserto per un tempo indefinito. Ecco dove siamo oggi, nel
deserto, che vaghiamo, sempre con una scusa pronta. C’è sempre la volontà di posticipare,
invece di cogliere al volo la presenza di Dio. Questa è la nostra landa desertica. Durante il loro
vagare, gli Israeliti, poiché fondamentalmente credevano in Dio e nella preghiera, crearono un
tabernacolo. Non era costruito in mattoni o in pietra, ma era una tenda dotata di mobilità. Era
stato appunto costruito sulle istruzioni che Mosè ricevette sul Monte. Il tabernacolo è il primo
concetto del “tempio del Dio vivente”, che è il tempio del corpo. Il modello che Mosè ricevette
sul Monte era il disegno divino dell’uomo come Dio lo vede. È l’idea di Dio dell’uomo, la
creazione perfetta di Dio e ogni allontanamento da quel modello genera malattia e mancanza di
un genere o dell’altro. Questo tabernacolo fu il primo tempio in cui gli Israeliti tennero le loro
liturgie. In cammino lo piegavano e portavano con sé. Avrebbe dovuto essere solo temporaneo:
una volta nella Terra Promessa, avrebbero dovuto costruire un tabernacolo permanente, cosa
che fecero con il Tempio di Salomone. Questa è la nostra condizione attuale come umanità:
vaghiamo nel deserto, senza costruire la nostra nuova coscienza (il tabernacolo permanente).
Alcune persone hanno avuto dimostrazioni occasionali di preghiere esaudite, ma per la maggior
parte queste manifestazioni sono state troppo infrequenti. Quando le condizioni cambiano di
volta in volta, prendiamo il tabernacolo con noi perché anche noi fondamentalmente crediamo
in Dio. Quindi, in tutto il nostro cammino, il nostro tabernacolo viene con noi, non è
permanente ma temporaneo. Nella nostra “marcia” la tenda viene abbassata e ripiegata e
quando la tenda è ripiegata non possiamo entrare in essa per comunicare con Dio. Tuttavia, se
vogliamo contattare Dio, dobbiamo fermarci. Dobbiamo riposare, preparare la tenda e prestare
attenzione a Dio. Molte persone non lo fanno. Come gli Israeliti, rimangono nel deserto e
vengono scottati dolorosamente, prima di decidere di fare una mossa audace verso la Terra
Promessa. Questo è ciò che gli Israeliti hanno fatto e nella storia sono dati alcuni dettagli
meravigliosi. È interessante e significativo che Mosè non sia entrato nella Terra Promessa.
Aveva fatto bene il suo lavoro, un compito veramente erculeo. Aveva guidato la moltitudine di
persone attraverso il deserto. Aveva dato loro un corpo di legge per aiutarli a regolare la loro
vita. Aveva messo delle norme sanitarie per assicurare una buona salute in quella regione del
deserto. Aveva risolto le controversie, un compito non affatto semplice. Li aveva portati là dove
la Terra Promessa era in vista. Il suo lavoro era concluso. Come ricompensa per tutto questo,
viene rimosso dalla storia rimanendo effettivamente e simbolicamente immortale.
Mosè fu il legislatore. La conoscenza della legge divina è fondamentale per il nostro sviluppo.
Tuttavia, per entrare nella nostra terra promessa abbiamo bisogno di Giosuè a guidarci. Giosuè
simboleggia la scoperta e la realizzazione dell’Io, il Cristo che dimora in noi. Allora gli Israeliti
furono condotti nella Terra Promessa da Giosuè, il cui nome significa “capo”, “salvatore”. E per
entrare nella Terra Promessa, dovettero attraversare l’acqua. In altre parole dovevano risalire a
uno stato di coscienza più elevato. L’acqua significa sempre la psiche umana; dobbiamo
trasmutare la nostra psiche o anima, non per distruggerla ma per riscattarla.
Nella Bibbia i materiali hanno un significato importante, a parte la loro designazione
letterale. Il materiale nobile è la pietra e il marmo è il tipo più raffinato di pietra. Il materiale
base è il mattone, che è fatto di melma e argilla, la terra rossa. I materiali nobili significano
sempre il Sé spirituale, mentre i materiali più rozzi stanno per il Sé inferiore dell’uomo o
subconscio. La Torre di Babele, che simboleggia la confusione, è fatta di mattoni, ma il Tempio
di Salomone è in pietra. I mattoni sono artificiosamente fatti dall’uomo, ma la pietra viene data
a noi, scavata dalla montagna, squadrata e composta da una grande quantità di faticoso lavoro.
Quando erigi una costruzione di pietra, questa rimane in piedi, mentre l’edificio in mattoni
tende a sbriciolarsi più facilmente, in particolare il mattone dei tempi biblici che era abbastanza
morbido. Quindi il Tempio è fatto di pietra e deve essere costruito con il Sé spirituale e non con
il subconscio. Una raccolta di edifici diventa una città e nella Bibbia una città significa tutta la
coscienza. Gesù usò questa similitudine quando disse: “Una città che si trova su una collina non
può essere nascosta”. In altre parole, una sensazione eccezionale è sentita e riconosciuta da
tutti. La tua coscienza è composta da vari “edifici”. Ad esempio, il tuo corpo fisico, la tua casa, il
tuo lavoro, i tuoi investimenti, i tuoi amici, il tuo hobby, la tua chiesa… tutti questi diversi
ambiti della tua vita sono simbolizzati nella Bibbia come gli edifici in una città. Sono la
rappresentazione esteriore degli edifici che hai costruito nella tua “città”, cioè la tua coscienza.
La Bibbia ha molto da dire sulle città. La città principale è naturalmente Gerusalemme, la Città
Santa, che simboleggia la pace. Gerusalemme rappresenta la coscienza che ha trovato la pace di
Dio. Gerico è un’altra città piuttosto nota delle Scritture. Era una città completamente murata;
una città murata rappresenta la coscienza chiusa alle idee spirituali. Gerico significa “città della
Luna” e, come abbiamo visto, la Luna sta per la mente subconscia.
Due altre città della Bibbia ben note sono Sodoma e Gomorra, particolarmente note per la
loro malvagità. Fuoco e zolfo erano piovuti sulle città distruggendo gli abitanti. E ovviamente
questa è una descrizione accurata di ciò che accade alla coscienza rivolta esclusivamente
all’impero dei sensi.
Ci sono molte altre città della Bibbia che rappresentano vari aspetti della coscienza umana.
Ma in ultima analisi c’è la nuova Gerusalemme che non è costruita in terracotta o pietra dalla
cava, ma scende dal cielo completa e perfetta. Quella città è descritta nel capitolo 21
dell’Apocalisse. Questo è uno dei modelli supremi per la vita. È una descrizione meravigliosa
della coscienza spirituale. L’Apocalisse è un libro emozionante e sorprendente e, mentre
passano gli anni, rivela sempre più i suoi tesori, in quanto la coscienza umana si espande e
comprende di più. L’Apocalisse ha lo scopo di mostrare il progresso dell’anima umana quando
si arrampica sulla scala spirituale e, in questo senso, è profetica. Ci dice cosa accadrà, se
facciamo certe cose.
Dobbiamo amare la vita. Dobbiamo essere interessati a noi stessi e chiunque non lo sia ha
perso il sapore della vita. Se amiamo la vita e siamo interessati a noi stessi in un senso
spirituale, siamo interessati alla qualità del nostro pensiero. Siamo interessati a portarlo in
armonia con l’Amore Divino. Vogliamo un’unione cosciente con Dio in modo da avere una
maggiore consapevolezza del bene nella nostra vita. Il capitolo 21 dell’Apocalisse ci dice molto
sul fatto di descrivere nel linguaggio simbolico della Bibbia una città meravigliosa, la città
celeste, un regno in cui tu sei il principe, perché questa è la tua stessa coscienza. Le persone che
hanno preso la Bibbia letteralmente hanno pensato che descrivesse una città reale, come si
potrebbe descrivere New York o Londra. Ma gli autori della Bibbia non hanno mai inteso che le
loro descrizioni dovessero essere prese letteralmente. Per esempio, dice che era tanto ampia
quando alta; non ci fu mai e mai ci sarà una città che possa essere tanto alta quanto è larga,
oppure sarebbe tecnicamente un cubo. Questo è puramente simbolico. L’autore ci dà un’altra
traccia nel versetto successivo. Dice che l’angelo “ne misurò anche le mura: alte
centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini”. È la misura della
coscienza spiritualizzata e la misurazione di ciascuno sarà diversa, a seconda di quanto sia
avanzato mentalmente e spiritualmente. Giovanni sta esprimendo l’idea che quando mente e
spirito si accordano, le cose cominciano a cambiare nella tua vita, fino a trovare un’unione
spirituale con Dio, il matrimonio mistico.
A poco a poco stiamo costruendo un nuovo paradiso e una nuova terra. E la Bibbia fa alcune
promesse su quel processo. Dice che “Dio cancellerà tutte le lacrime”. Questa è una buona
notizia: è noto che Dio toglierà tutto il dolore, tutta la sofferenza, tutti i rimpianti. Dio
cancellerà i vecchi dolori e le cicatrici del passato. Molte persone sono state ferite o deluse nel
passato e, anche se non ne soffrono ancora oggi, c’è una cicatrice e quella cicatrice impedisce
loro di ottenere la totale pace della mente. Ancora una volta è una questione di redimere il
subconscio.
E ancora: “Non ci sarà più la morte”. Quanti di noi ci credono? La Bibbia non sta solo
parlando della morte fisica, che Gesù ha superato. Sta alludendo alla morte della speranza e del
coraggio, della fede e del desiderio. Per sottolineare il punto, continua, “né lutto, né lamento, né
affanno”. E questo naturalmente comprende il dolore mentale, il dolore, il lutto, il rimorso
profondo per qualche errore, depressione profonda, malinconia. Niente più dolore di qualunque
tipo, “perché le cose di prima sono passate”. La Bibbia sta dicendo che quando fai entrare nella
tua coscienza le idee costruttive, Dio cancellerà le cose negative. Dio abbatterà le barriere del
dubbio, della sconfitta, della frustrazione e del conflitto.

L’Apocalisse, e quindi la Bibbia, termina con un registro altissimo. Descrive la città celeste –
la tua coscienza – con parole come oro e gioielli. Dice che la città ha dodici porte e dodici
significa completezza. L’intera umanità sarà salvata. Tra quanto tempo? Dipende, ma prima o
poi capirà l’ideale spirituale e metterà davanti Dio. Nel frattempo, qualsiasi individuo che vuole
può cominciare a farlo per se stesso. Ci dicono che i dodici cancelli erano dodici perle.
Naturalmente sappiamo della “perla preziosa”. È l’unica cosa che è auspicabile tra tutte le altre,
è la Presenza di Dio stesso, la vera conoscenza, l’idea spirituale. Altre pietre preziose significano
altre cose: lo zaffiro significa Verità Divina, il diamante significa principio immutato, il rubino
significa Amore Divino e lo smeraldo significa Vita Divina.
Tutta la città è di oro puro. L’oro simboleggia l’onnipresenza e tutta la potenza di Dio.
Significa che Dio può fare qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Non ha bisogno di preparare o
organizzare. Non si preoccupa delle condizioni.
L’Apocalisse è una descrizione incredibilmente dettagliata della città celeste, la tua coscienza.
E la tua coscienza è la misura della tua vita.
In cattive acque

“E Noè parlò con Dio.”

Genesi 6:9

La storia di Noè e dell’arca è una delle più importanti di tutta la Bibbia e suppongo che sia
una delle più conosciute. Anche le persone che hanno una conoscenza superficiale della Bibbia
conoscono la storia di Noè e del Diluvio Universale. Perché la parabola di Noè e il diluvio sono
così importanti? Perché sono la storia delle nostre vite. È un altro schema della vita, contenente
incredibili verità psicologiche e metafisiche. Ci mostra il modo di superare le maggiori difficoltà.
In realtà c’è qualche fondamento storico nel racconto, perché nella storia del mondo ci furono
davvero diverse inondazioni. Una di queste si verificò molto tempo fa quando Atlantide, un
vasto continente nell’Atlantico del Sud, fu sommersa, distruggendo una grande civiltà. Allo
stesso modo il Mar Mediterraneo è stato creato da un terremoto e da un diluvio che ha
attraversato quello che oggi è lo Stretto di Gibilterra. Il deserto del Sahara era una volta il letto
di un oceano, così come la porzione sud-occidentale degli Stati Uniti. Nella natura del Grand
Canyon ci viene dato un quadro vivente di quello che è successo lì negli ultimi cinque milioni di
anni. I lati erosi del canyon rivelano i fossili marini incorporati, indicando che questa zona, ora
montuosa, era una volta sott’acqua. Una di queste grandi inondazioni è ciò che sta dietro la
leggenda di Noè e dell’Arca.
Il racconto biblico inizia: “Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra
e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. E il Signore si pentì di aver
fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo.” I nostri amici fondamentalisti pensavano
che Dio Onnipotente avesse fatto l’uomo come un esperimento e che, poiché si era rivelato
fallato, era deluso e crucciato. Tuttavia l’uomo sperimenta, Dio no. Dio non ha bisogno di
scoprire nulla perché Dio è tutta la conoscenza, Dio non può usare la logica deduttiva. Dio non
poteva essere crucciato. In questo brano “Signore” significa “la scintilla Divina nell’uomo
stesso”. Poiché l’abbiamo in noi, non accettiamo mai il male. La paura coglie la gente, dando
origine al crimine e al peccato e le cose non possono fare altro che peggiorare. Poiché la scintilla
divina è lì, ci ribelliamo contro il male e la limitazione. Il nome Maria significa ribellione –
insurrezione contro la limitazione – e Maria diventa madre del Cristo bambino. Quindi la cosa
che ti rende scontento – non voglio più malattie... non ho intenzione di farlo... non devo avere
questa mancanza o questo lavoro che odio – è il potere del Cristo che viene a te e ti esorta a
cambiare le cose. “Qui sono in questa terra circondata dalla paura e dalla limitazione, non
sopporterò questa malvagità e la cambierò”. Questo è Dio che si pente di aver fatto l’uomo;
quindi insegna a Noè a costruire un’arca, una via d’uscita dalle difficoltà.
La cosa importante nella storia di Noè e dell’Arca è il suo significato spirituale: è una parabola
per illustrare grandi verità spirituali, è costruita intorno a un uomo saggio e che prega sempre.
Nella Bibbia quando un uomo supera qualche difficoltà, è sempre un uomo che prega. La sua
Bibbia è aperta e consumata, non la tiene su una mensola. Daniele, si ricorda, usava pregare tre
volte al giorno. Mosè era un grande devoto, così come lo era Abramo. Gesù trascorse intere notti
e interi giorni in preghiera. Tutte queste persone hanno dato molto tempo alla ricerca di Dio e
in questa parabola Noè era uno di loro. Noè, naturalmente, rappresenta ogni uomo. Lui sta per
la tua intuizione spirituale, la scintilla divina dentro di te. L’Arca è una delle strutture più
significative menzionate nella Bibbia. Era una grande nave e rappresenta lo stato d’animo che si
costruisce quando c’è difficoltà intorno. Invece di accettare il problema, pensare che sia
inevitabile o cercare di fuggire da esso, costruiamo un’Arca, un santuario mentale del vero
pensiero.
Nella parabola, le cose sono cominciate ad andare male nel mondo. C’era molta malvagità. La
gente pensava al male e si comportava male. Le persone erano gelose l’una dell’altra, si
odiavano e si uccidevano. Una grande paura aleggiava nell’aria, perché la fede in Dio vacillava.
Noè era uno di quei pochi individui che camminavano con Dio, che si erano resi conto della
presenza di Dio e del potere di Dio, e sentiva l’arrivo dei guai. Previde questo problema e iniziò
a lavorare sull’Arca. I suoi amici e vicini pensavano che fosse pazzo. “Chi costruisce una barca in
mezzo alla terraferma?”. Ridevano e lo prendevano in giro: “Pensi che pioverà un po’, Noè?”.
Quando hai una guida divina, la perderai sicuramente se ascolti le altre persone, se permetti di
essere dissuaso. Se hai uno scopo e un piano, specialmente se proviene da Dio, ci sarà molta
gente a dirti quanto sei sciocco. Scoraggiamento da ogni lato. Ma Noè iniziò subito a lavorare il
legno e alla fine concluse l’Arca. Se Noè non fosse stato un uomo che camminava con Dio, che
non avesse avuto un’ispirazione diretta, avrebbe aspettato finché il problema non fosse arrivato.
Poi avrebbe cercato di scappare o gettare un salvagente alle persone. Ma nessuna di queste cose
avrebbe avuto alcuna utilità nella terribile tempesta che avrebbe inghiottito il mondo. Il lavoro
era troppo grande per un pensiero così limitato. Combattere un vasto “mare di guai” sarebbe
stato solo uno spreco di tempo. Sotto la guida divina, Noè costruì una barca che galleggiava al di
sopra dei guai.
L’acqua, come sappiamo, rappresenta l’anima umana. Questo diluvio rappresenta la nostra
vita quotidiana con le nostre paure, i nostri problemi, le nostre difficoltà. Se stiamo affrontando
la rovina finanziaria, allora le grandi acque del diluvio sono proprio su di noi. Se siamo
terribilmente delusi e ci sentiamo abbandonati, le acque coprono la superficie della Terra. La
nostra unica speranza è costruire un’Arca ed entrarvi. È questo che Noè fece.
Una cosa notevole di questa Arca di Noè era che aveva solo una finestra. Non era un piccolo
oblò sul lato della nave e non era un lucernario. Noè si stava preparando per la pioggia e
probabilmente sapeva che un lucernario avrebbe fatto gocciolare dell’acqua. L’unica finestra fu
messa sotto il tetto, più in alto possibile. Perché la finestra era lì? Affinché Noè e quelli con lui
nell’Arca fossero obbligati a guardare verso il cielo. Solo su, in alto! In questo modo non
potevano guardarsi intorno e farsi spaventare dal diluvio.
Nel momento del bisogno dobbiamo pensare a Dio invece che al problema. Eppure noi
conosciamo quella nostra tendenza e curiosità a “dare solo un’occhiata a quello che succede”.
No, Dio è l’unica Presenza e l’unico Potere. Non devi continuare a guardare i problemi che ti
circondano. Devi distogliere lo sguardo. Devi salire nella tua coscienza. Come Noè, devi
tranquillamente allontanarti dal guaio e guardare solo verso il “cielo”. In altre parole, bisogna
elevare la coscienza attraverso la preghiera scientifica, praticando la presenza di Dio.
Quando sei in difficoltà, pratica la presenza di Dio. Contempla Dio. Smetti di umiliarti nei
tuoi peccati. Ci sono sette e movimenti che incoraggiano la gente a parlare dei loro peccati, ma
questo è un errore. Parlarne non fa altro che dare loro più forza e saldarli nel subconscio; ciò li
rende molto più difficili da sradicare. Fai pace con Dio. Allontanati dal diluvio.
Nella storia dell’Arca ci sono dettagli interessanti e significativi. Ad esempio, Noè aveva tre
figli. Noè e i suoi tre figli fanno quattro passeggeri. Ciò suggerisce un parallelo con i quattro
cavalieri dell’Apocalisse. Noè è il cavaliere sul cavallo bianco e rappresenta il Sé spirituale. Sem,
Cam e Jafet sono gli altri tre cavalieri, che rappresentano il corpo, l’intelletto e la natura del
sentimento.
Noè e i suoi tre figli portarono con sé le loro mogli. Questo indica l’equilibrio tra i principio
maschile e femminile, cioè conoscenza e sentimento.
E poi la parte della storia che fa sempre sorridere i bambini è il trasporto di tutti gli animali
nell’Arca: “D’ogni animale mondo prendine con te sette paia […] degli animali che non sono
mondi un paio”. Ogni essere umano è pieno di animali mondi e immondi, puri e impuri. Ecco
perché la Bibbia li mette nell’Arca. L’errore è quello di cercare di entrare nell’Arca con solo gli
animali puliti. Anche gli animali impuri devono essere portati e poi redenti. Tutti questi animali
rappresentano i vari istinti, le facoltà, le propensioni e le potenze dell’uomo. Gli animali impuri
sono facoltà e poteri che non abbiamo ancora riscattato. Sono sensualità, avarizia, gelosia,
curiosità, paura, eccetera. Sono le cose che hanno distrutto e rovinato molte persone che hanno
cercato di lasciarle fuori dall’Arca e hanno fallito. Gli animali mondi sono le nostre facoltà
spirituali che abbiamo già riscattato usandole per bene. C’erano sette esemplari per ciascuno
degli animali puri perché il numero sette nella Bibbia significa completezza spirituale e,
naturalmente, ciò si riferisce alle cose in noi stessi che usiamo verso un’espressione più ampia e
un risultato divino. Gli animali mondi sono il bene in noi, l’amore, la saggezza, la comprensione
e l’altruismo.
I nostri pensieri sono molto ben espressi dagli animali. Pensieri come “non posso farlo... non
sono abbastanza forte... sono troppo vecchio” strisciano per terra come fanno i serpenti. E poi ci
sono altri pensieri che volano nell’aria, verso l’alto, come “credo in Dio… io posso superare
questa cosa... niente che affronto è tanto forte quanto Dio in me”. Come le cose che strisciavano
a terra e gli uccelli dell’aria entrarono nell’Arca, così anche i bovini e le bestie del campo, cioè i
nostri pensieri ordinari e quotidiani, pensieri utili, come le mucche e le pecore, anche se non
molto emozionanti.
Tornando a noi, la pioggia cadde e il diluvio coprì tutta la Terra. Sono sicuro che molti di noi
hanno sperimentato questo “diluvio” almeno una volta nella vita, quando non potevano vedere
una via d’uscita e tutto sembrava senza speranza. Così fu per Noè e gli abitanti dell’Arca. Dopo
quaranta giorni Noè aprì la finestra. Nota nuovamente il numero qui. Nella Bibbia “quaranta”
significa un tempo indefinito, abbastanza a lungo per realizzare una certa cosa. Con la finestra
aperta cosa fece Noè? Fece quello che tante persone fanno. Spedì il corvo. Ci procuriamo ancora
più problemi inviando il pensiero sbagliato. È inutile inviare il corvo sopra un’inondazione
perché il corvo significa pensiero negativo. Quel corvo può rappresentare critica ad altri o
autocritica; oppure può essere autocommiserazione, indignazione, odio. Noè quindi spedì il
corvo ma, naturalmente, nulla fu compiuto. Semplicemente andava avanti e indietro; ancora lo
stesso problema, e il morale di Noè cadde ancora più in basso.
Passarono sette giorni, di nuovo un ciclo completo di coscienza che lavora ulteriormente per
superare l’azione del corvo. Poi Noè prese la colomba e la mandò fuori. La colomba rappresenta
un senso di pace. Fece un trattamento, come diciamo noi: si elevò nella coscienza, pregò. Ma
non ottenne immediatamente la sua dimostrazione e passarono altri sette giorni. Molti di noi
avrebbero rinunciato. Mandò di nuovo la colomba.
E qui arriviamo a uno dei momenti più drammatici della storia. Altrettanto drammatico come
quel passaggio nel Robinson Crusoe di Defoe, quando il naufrago, dopo settimane di solitudine
e di disperazione, vede non la persona, ma le impronte nella sabbia. In questa storia di Noè il
momento drammatico è il ritorno della colomba con un ramoscello di ulivo. Così Noè seppe che
le acque si erano ritirate dalle terre. Allora, dopo altri sette giorni, mandò di nuovo la colomba,
che non tornò più da lui. La dimostrazione era fatta.
Dopo che le acque si furono ritirate, apparve un arcobaleno nel cielo. La grande catastrofe fu
seguita da questo bel regalo di Dio. Cosa potrebbe esserci di più bello? E con un arcobaleno c’è
quella sensazione di novità che viene dopo una tempesta: un senso di gioia e di vivacità.
E Dio disse: “Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e tra ogni essere
vivente che è con voi per le generazioni eterne. Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno
dell’alleanza tra me e la terra”. Ecco una promessa definitiva e una promessa nella Bibbia
significa legge spirituale.
Non c’è fine all’arcobaleno e la scienza ci dice che non troverai mai la fine dell’arcobaleno
perché l’arcobaleno è nell’occhio dello spettatore. La via del Cristo è nella nostra coscienza.
Quando ti elevi spiritualmente e ti dedichi alla preghiera e alla meditazione, gli darai i colori più
belli.
La storia di Noè e dell’Arca è un perfetto modello per la gestione dei problemi. Noè
rappresenta il nostro Sé spirituale e l’Arca simboleggia lo stato d’animo che costruiamo quando
vediamo il problema o quando il problema sopraggiunge. Invece di accettare la difficoltà, di
farci spaventare, di pensare che sia inevitabile o di volerla allontanare, costruiamo un’arca, un
santuario mentale, uno stato mentale tranquillo, con la preghiera. Costruiamo ciò che, in questo
insegnamento, chiamiamo tecnicamente uno stato di coscienza. In quella coscienza la paura
avrà poco potere finché rimaniamo nell’arca, rifiutandoci di guardare il diluvio e farci riempire
di terrore. Rifiutiamo di inviare il corvo del pensiero negativo. Aspettiamo che la colomba della
pace entri nella nostra anima. E nel frattempo, continuiamo con la preghiera. Può servire
qualche giorno di preghiera o addirittura settimane, ma alla fine otterremo il nostro senso di
pace. Questi saranno i sette giorni e questa sarà la fine di un problema che non dovremo mai
più affrontare.
Il pastore del pensiero

Quando dunque il faraone vi chiamerà e vi domanderà ‘Qual è il vostro mestiere?’, voi


risponderete: ‘Gente dedita al bestiame sono stati i tuoi servi, dalla nostra fanciullezza fino a
ora, noi e i nostri padri. Questo perché possiate risiedere nel paese di Gosen’. Perché tutti i
pastori di greggi sono un abominio per gli Egiziani.”

Genesi 46:33-34

Un altro modello per vivere è nascosto nel simbolo del pastore e delle sue pecore. Nella
Bibbia hai molte occupazioni. A volte sei un operaio qualunque, a volte il signore della vigna, a
volte un tessitore, a volte un pescatore. Non importa quante diverse professioni intraprendi:
prima di diventare giardiniere della tua anima con l’evoluzione spirituale consapevole, sei
destinato a diventare un pastore. Tutte queste diverse professioni rappresentano degli stati
d’animo e la Bibbia ti incoraggia a diventare un pastore, perché le pecore rappresentano i
pensieri e un pastore si prende cura dei suoi pensieri.
Alcuni di questi simboli perdono un po’ del loro potere nel mondo moderno perché tanti di
noi vivono nelle città. Ma in epoca antica le pecore erano comuni come una tassa sulla casa e
naturalmente il pastore era una figura molto comune. Ecco perché Gesù si riferiva così
frequentemente al pastore e alle sue pecore. Le pecore sono pensieri e tu sei un pastore e il tipo
di pensieri che intrattieni determina il tipo di vita che hai. Se porti pensieri di rabbia, amarezza
e risentimento, non puoi pretendere di avere una vita di pace, gioia e armonia. D’altra parte, se
mantieni i tuoi pensieri su un livello positivo e costruttivo, allora manifesti la tua realtà in
conformità a essi.
Partendo dalla storia di Caino e Abele, l’idea del pastore si trova in tutta la Bibbia. Il racconto,
come quello di Adamo e di Eva, è naturalmente un’allegoria. Questo punto va sottolineato: chi
era la moglie di Caino e da dove provenisse, per esempio, è questione irrilevante, quando
sappiamo che la storia non è storia ma simbolismo metafisico che espone una verità spirituale.
Questa meravigliosa allegoria di Caino e Abele è veramente un dialogo tra la credenza
materiale – che è Caino – e la mezza credenza della mente – che è Abele. Abele sta appena
cominciando a imparare il potere del pensiero e del controllo del pensiero, non ha ancora la
comprensione sulla sua natura intuitiva e nega ogni credenza nel potere della materia. E così
permette all’intelletto di prendere il controllo. Caino uccide Abele.
Caino era un moderno agricoltore. Credeva che ci fosse un terreno fertile, in cui doveva
scavare e seminare, concimare e coltivare, e poi aspettare i risultati. D’altra parte, Abele era un
custode di pecore. Nella Bibbia, come abbiamo appena visto, le pecore significano sempre i tuoi
pensieri e quindi, se sei un pastore, significa che stai iniziando a controllare i tuoi pensieri. È
splendido ma è solo l’inizio. Gli Egizi odiavano la pastorizia, che è il modo della Bibbia di dire
che la disarmonia odia il controllo del pensiero perché il controllo del pensiero la nega e la
distrugge. La tua artrite, il tuo cattivo temperamento, la tua paura, il tuo rimpianto o il tuo
rimorso… queste cose odiano il controllo del pensiero perché il controllo del pensiero ha il
compito di eliminarle. Quindi Caino uccide Abele.
Abele è lo stato d’animo che dice: “Sì, la materia è lì, ci sono le malattie, ci sono le
depressioni, c’è la povertà, eccetera, ma credo di poterla superare, posso rialzarmi da terra”. Ma
non puoi farlo finché credi che c’è una potenza esterna a te che non puoi controllare. Ti batterà
alla fine. Caino ucciderà Abele.
La comprensione spirituale vive solo finché sai che fondamentalmente sei spirito divino.
L’uomo, avendo perso l’idea spirituale, ha dimenticato di avere il dominio sulle condizioni
esterne. L’uomo ha sostenuto il potere della materialità anziché il potere di Dio. La gente,
naturalmente, ha sempre professato la religione, ma professare la fede e avere fede sono due
cose diverse. Se si considera la storia del mondo e si pensa a come si sono comportate le
persone, allora si vedrà quanta fede e religione hanno avuto. La storia dell’umanità è colma di
guerra, aggressività, odio e ingiustizia. Perché? Perché Caino ha ucciso Abele. L’uomo ha perso
il suo dominio spirituale. Se avessimo sviluppato la facoltà spirituale quanto la facoltà
intellettuale, quando tutte le nostre grandi invenzioni sarebbero arrivate, le avremmo utilizzate
per il miglioramento delle persone, delle condizioni di vita, per la distruzione della povertà e
l’abolizione dell’odio di razza e di classe sociale.
Ci viene poi narrato che Caino fuggì e vagabondò. Fuggiva dalla verità dell’amore di Dio, che
non fu evidente per l’uomo fino a quando Gesù non si sacrificò per lui. L’umanità è fuggitiva,
alla ricerca della pace e della libertà. Abbiamo provato di tutto. Nell’Impero Romano provarono
l’organizzazione militare: fallì e l’Impero crollò. Nel Medioevo tentarono una teocrazia, ma
divenne così corrotta che cadde a pezzi. Nel XVIII, XIX e XX secolo si sperava che la scienza
avrebbe liberato gli uomini: al contrario, abbiamo usato le sue scoperte per causare ulteriore
distruzione. Ancora più recentemente l’uomo spera che l’educazione generale abolisca la
criminalità, l’odio e la violenza. Ma Caino è ancora sul trono.
Nella Bibbia Caino diventa un emarginato. Avendo ucciso Abele, teme che l’umanità si svegli
di fronte alla Verità e che egli sia distrutto. Quando la gente scopre che la credenza materiale
finisce nel peccato, nella malattia e nella povertà, lotta contro di essa. Cercherà di uccidere
Caino, ma poiché è sotto una credenza materiale, cercherà di distruggere i guai usando la mente
limitata dai problemi, vale a dire l’intelletto che possiede attualmente. La gente combatterà
l’errore con gli errori e questo significa ancora più problemi. Tutti i problemi sono il marchio di
Caino. È l’errore del combattere l’errore con l’errore.
L’umanità sarà libera. Quel tempo verrà e credo prima di quanto alcune delle persone più
ottimiste pensino. Non faremo sempre questo sogno di pericolo, paura, odio, sfiducia, dominio
e violenza. Il sangue di Abele grida dal suolo per risorgere e in quella resurrezione Abele, il
custode delle pecore, avrà una nuova dimostrazione. Le mezze credenze persistenti sulla
materialità avranno lasciato il posto alla conoscenza e al potere del controllo spirituale del
pensiero. Abele saprà che il suo vero potere sta nel mantenere i suoi pensieri concentrati su Dio,
il Cristo interiore.
Il quarto uomo

“Nabucodonosor prese a dire: ‘Benedetto sia il Dio di Shadràch, Meshàch e Abdènego, che ha
mandato il suo angelo e ha liberato i suoi servi, che hanno confidato in lui’.”

Daniele 3:28

Il racconto di Nabucodonosor e della fornace ardente è uno degli esempi più notevoli e
drammatici del potere della preghiera nella Bibbia. È un’altra delle storie che la maggior parte
della gente conosce e che, se la rileggesse, troverebbe piena di sorprese. Poiché le persone
hanno familiarità con queste storie della Bibbia, c’è la tendenza a darle per scontate, come
l’Empire State Building o la Torre Eiffel.
Credo che la storia sia vera storicamente. Non abbiamo motivo di dubitare che questi tre
giovani uomini che occupavano una posizione di rilievo in Babilonia avessero attirato l’invidia
delle autorità, che forse avevano visto il loro stesso potere decrescere. L’unica cosa che alcune
persone non possono perdonare è il successo degli altri, soprattutto il successo che non hanno
loro stessi.
Questi tre giovani avevano le capacità e furono promossi a una posizione corrispondente a un
moderno governatore negli Stati Uniti. Furono nominati a causa della loro capacità e della loro
conoscenza, ovviamente dovute al fatto che adoravano l’unico vero Dio, mentre i Babilonesi
professavano un caotico politeismo. C’era un idolo di qualche tipo a ogni angolo della strada e le
persone li adoravano. Anche noi abbiamo molti idoli: la carriera, il denaro, le conoscenze giuste,
la parlantina, eccetera.
I tre giovani, chiamati in ebraico Azaria, Anania e Misaele e Shadràch, Meshàch e Abdènego
in babilonese, adoravano un solo Dio e quando le cose andavano male, non correvano da un Dio
all’altro. Contattavano l’unico Dio dentro di loro. Seguivano il principio che Gesù avrebbe
insegnato più tardi. Rimasero proprio dove erano e dimostrarono lì. Non scapparono dai loro
problemi. Naturalmente, non si può mai scappare dai problemi, anche se molte persone cercano
di farlo. I nostri problemi sono nella nostra coscienza e li portiamo con noi dovunque andiamo.
In questa storia torniamo nell’antico Oriente. In quei giorni Babilonia era una grande
metropoli, molto più avanti del suo tempo. C’erano ampie strade e alti edifici. C’erano i grandi
giardini pensili, una delle sette meraviglie del mondo antico. C’erano santuari e mercati. C’era
un costante flusso di carovane e barche fluviali cariche di frutta e spezie e di altre merci
preziose. E c’erano riti pagani, corruzione religiosa e politica. L’unica cosa che mancava era un
aeroporto!
Il re Nabucodonosor aveva inviato un decreto e tutti si erano riuniti a Babilonia; i principi, i
governatori, i capitani, i giudici, i tesorieri, i consiglieri e tutti i governanti delle province. Il
decreto diceva: “Quando voi udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell’arpicordo, del
salterio, della zampogna e d’ogni specie di strumenti musicali, vi prostrerete e adorerete la
statua d’oro, che il re Nabucodonosor ha fatto innalzare.”
Molto prima di questo gli Ebrei erano stati imprigionati e portati a Babilonia ed erano entrati
nella vita della città. Molti si erano allontanati dalla loro religione, ma c’erano altri che si erano
aggrappati alla conoscenza dell’unico e vero Dio. In questa occasione c’erano questi tre
funzionari ebraici che misero a repentaglio le loro posizioni, rifiutandosi di inchinarsi dinnanzi
alla statua dorata. Avevano molto da perdere dal punto di vista materiale e la disobbedienza al
comando di un re in quei giorni significava la morte.
Azaria, Anania e Misaele avevano trovato l’unico vero Dio. Avevano l’unica cosa nella vita che
conta davvero. Così quando Nabucodonosor comandò loro di inchinarsi davanti alla statua,
pena essere gettati nella fornace fiammeggiante, risposero: “Re, noi non abbiamo bisogno di
darti alcuna risposta in proposito; sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci
dalla fornace con il fuoco acceso e dalla tua mano, o re. Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re,
che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto.” Erano
pronti a sacrificarsi per quello in cui credevano, una dimostrazione di vera fede. Tutti noi
abbiamo fede quando non dobbiamo affrontare una condizione grave, ma la vera prova arriva
quando ci troviamo di fronte al problema vero e proprio. Noi dimostriamo sulle piccole cose, ma
quando arriva una cosa grande, mettiamo la nostra limitazione (la nostra limitata fede) su Dio e
soffriamo di questa limitazione. Pensiamo che se siamo gettati in un fiume e preghiamo, Dio ci
farà uscire o nuotare; ma quando si tratta dei nostri “forni ardenti”, non pensiamo che Dio
possa salvarci veramente. Nota però come la limitazione non stia in Dio, ma nella nostra stessa
convinzione.
Nella Bibbia ogni storia di persone che hanno vissuto migliaia di anni fa è una storia per te e
per me oggi, perché la Bibbia è il libro di ogni uomo. Questa storia dei tre giovani uomini di
Babilonia parla di me e di te, di tutti noi. Questi uomini avevano grande fede nel loro Dio. Lo
avevano trovato veramente e questo significava che erano pronti a resistere a qualsiasi
condizione. Conoscevano Dio e ciò era sufficiente per loro. Sant’Agostino una volta scrisse: “Tu
ci hai fatto per Te e i nostri cuori sono inquieti finché non trovano riposo in Te”. Questa è la
storia dell’uomo, la grande ricerca dell’umanità, l’obiettivo della vita: trovare Dio. L’uomo cerca
ogni tipo di cose, non sapendo che la sua vera ricerca è trovare Dio, poiché nel trovare Dio,
trova tutto. La scienza sta arrivando a questa conclusione. Più si addentra nei misteri del cosmo
e più scopre l’universo fisico, più si rende conto che alla fine tutto lo schema delle cose sarà
spiegato solo in termini metafisici. Questa è la ricerca dell’umanità: avvicinarsi alla Verità,
trovare Dio alla fine. L’uomo non lo sa sempre, ma è proprio quello che sta cercando; come ogni
goccia di pioggia, sebbene non la sappia, è veramente alla ricerca del grande mare: si incresperà
e si fermerà, scivolerà e girerà, bollirà ed evaporerà, finché alla fine non si riunirà con il mare.
In questa grande storia biblica ci viene raccontato in forma molto drammatica di tre semplici
uomini che avevano trovato in Dio il loro santuario sicuro. Avevano messo Dio davanti e tutto e
tutti. Avevano perso completamente la paura conoscendo Dio. Infatti, questo è l’unico vero
antidoto per la paura.
Molti ci dicono come superare la paura. Ci sono piccoli trucchi psicologici per giocare con la
nostra mente, in modo che la paura se ne vada, ma non lo fa mai. Tutti hanno fallito, perché c’è
solo un rimedio: trovare e conoscere Dio. Alcune persone si sbarazzano temporaneamente della
paura spingendola nel subconscio. La psicologia lo chiama “repressione”, ma alla fine peggiora
solo le cose. È come cercare di curare un disturbo cutaneo sulla mano nascondendolo con un
guanto. C’è solo un modo per sradicare la paura e questi tre uomini, Anania, Azaria e Misaele,
l’avevano trovato. Si erano affidati completamente a Dio. Quando hai Dio nel tuo cuore, niente
all’esterno è davvero importante. Niente ti spezzerà più il cuore, niente ti potrà far star male; la
paura se ne è andata.
Continuando con la storia, Nabucodonosor fece legare i giovani e li fece gettare nella fornace
insieme ad altri del suo popolo che si erano rifiutati di adorare la sua statua. Non era una
fornace ordinaria, come sottolinea la Bibbia, poiché il caldo era così grande da uccidere le
guardie troppo vicine.
Ma accadde qualcosa di strano e incredibile. Il re esaminò la fornace e con stupore vide tre
uomini che camminavano, completamente liberi, e ancor più sorprendente, vide un quarto
uomo. Sebbene Nabucodonosor fosse stato un idolatra per tutta la vita, si rese conto che il
quarto sembrava il Figlio di Dio. Quindi, in quel giorno fatidico, il re vide la Presenza di Dio e
seguirono grandi cambiamenti. Fino a quel momento Nabucodonosor aveva pensato che l’unico
modo per impressionare le persone fosse spaventarle, tenerle in sottomissione. Da quel giorno
la sua prospettiva cambiò. Si era convinto. Forse non capiva completamente, ma almeno
credeva. Interruppe la persecuzione religiosa e rese possibile che la conoscenza del vero Dio
fosse insegnata al popolo. Accade sempre: quando le persone sono in grave pericolo o
tribolazione, uno strano aiuto giunge a loro e le cose cambiano, talvolta molto
drammaticamente e in un modo che difficilmente osano pensare. Essi sentono una Presenza,
non con i sensi della carne. Sono consapevoli di essere con il Figlio di Dio.
Andando sotto la superficie di quello che noi chiameremo oggi psicologia, vediamo che i tre,
Anania, Azaria e Misaele, stanno per i cavalieri sui cavalli nero, rosso e verdastro nel Libro
dell’Apocalisse; sono anche i tre figli di Noè. In altre parole, rappresentano il tuo corpo, le tue
sensazioni fisiche, il tuo intelletto. Sono quelli che vivono a Babilonia. Ricorda, Babilonia
significa limitazione proprio come l’Egitto; ma Egitto significa soprattutto limitazione fisica –
povertà, dolore, malattia – mentre Babilonia significa limitazione mentale – paura, autocritica,
scarsa volontà.
Ora, l’umanità ha raggiunto la fase in cui è uscita dall’Egitto o almeno sa che esiste una via
d’uscita se è disposti a pagare il prezzo. Ma, come umanità, siamo ancora in schiavitù a
Babilonia. Siamo schiavi di Nabucodonosor che ci mantiene nella paura, nella preoccupazione e
nella frustrazione, anche se in realtà non ha alcun potere contro coloro che realizzano la
presenza di Dio e lo servono. Se ti inginocchi e adori l’immagine d’oro del re di Babilonia,
cedendo alle tue paure e frustrazioni, diventi lo schiavo che lo serve. Se i tre giovani si fossero
inchinati, non sarebbero stati buttati tra le fiamme della fornace, ma avrebbero perso i loro
titoli di governatori e sarebbero stati schiavi per il resto della loro vita.
Ogni volta che ti ritrovi nella fornace fiammeggiante, se mantieni la Verità contro quello che
può sembrare un ostacolo insormontabile, vedrai un quarto uomo. Questo è il Sé spirituale.
Questo è Spirito, Dio nell’uomo. È la fornace fiammeggiante che, in linea di principio, dà alla
luce il figlio di Dio.
La storia di due donne

“Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua
parola; Marta invece era tutta presa dai molti lavori. Pertanto, fattasi avanti, disse: ‘Signore,
non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti’. Ma Gesù le
rispose: ‘Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è
bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta’.”

Luca 10:39-42

Molto è stato scritto sull’insegnamento di Gesù, sulle parole che ha detto e sulle cose
meravigliose che ha fatto, tanto che alla fine dimentichiamo che, come molti di noi, Gesù ha
avuto i suoi oneri da sopportare. Così, a volte, trovava molto confortante sedersi con i suoi
amici, proprio come facciamo noi, pranzare e avere con loro una conversazione amichevole.
In questo capitolo di Luca abbiamo un racconto interessante di uno dei più significativi eventi
della vita di Gesù. Era con le sue amiche, Marta e Maria, persone che amava e con cui si poteva
rilassare e divertirsi. La parola “divertirsi” ti stupisce? Sono sicuro che Gesù fosse un “tipo
divertente” e che alla gente piacesse stare intorno a lui. L’uomo è l’unico animale che può
ridere, e se Dio non avesse voluto che l’uomo si divertisse, non gli avrebbe mai dato quel potere.
Naturalmente, la religione dovrebbe essere presa sul serio, ma solo nel senso di essere seri,
non nel senso di essere tristi o gravi. La Bibbia dice: “La gioia del Signore è la tua forza”. E Gesù
stesso ha sempre ribadito che era pieno di gioia e che voleva che la sua gioia fosse in noi.
Indubbiamente aveva un forte senso dell’umorismo.
In quel particolare giorno era là con Maria e Marta e stavano preparando il pasto, o almeno
Marta lo stava facendo. Era indaffarata e faceva tutto il necessario, mentre Maria sedeva
tranquillamente ai piedi di Gesù. E sappiamo cosa è successo. Marta chiese a Gesù perché Maria
non l’aiutasse con i preparativi. Sospetto che la maggior parte delle donne nei loro cuori, e
anche molti uomini, abbiano una simpatia per Marta. Beh, dopo tutto, Marta stava facendo
tutto il duro lavoro, anche Maria avrebbe dovuto aiutare.
Tuttavia, sbagliamo a interpretare la storia. Gesù non voleva dire che puoi trascurare i tuoi
doveri e affidarli alle altre persone. Gesù non voleva inneggiare alla pigrizia e all’ipocrisia.
Queste due donne simboleggiano due diversi aspetti dell’anima umana, due diverse fasi
dell’espressione umana. Gesù lo capì e naturalmente conosceva le capacità e le mentalità delle
sue due amiche. Chi tra noi ha amici stretti e vede i loro fallimenti e le loro carenze, vede anche i
loro punti di forza e li ama anche di più perché comprende la loro natura. Maria e Marta
rappresentano due diverse fasi dell’espressione dell’anima umana. L’espressione di Marta, che
si affaccenda, è necessaria fino a quando non si raggiunge la coscienza di Maria. Questo non
significa evitare il lavoro, anche se Marta pensava che fosse così. La persona veramente
spirituale fa tutto ciò che è necessario. E Gesù non faceva eccezione. Una mattina preparò del
pesce sulla riva del lago, perché sapeva che Pietro e gli altri sarebbero tornati a terra bagnati e
affamati senza averne preso altro. Un’altra volta lavò i piedi ai suoi discepoli.
In questa storia della Bibbia, la coscienza di Maria non è l’evasione dal lavoro. Non è la
ricerca di qualcosa di più facile. È il raggiungimento del percorso più alto dove si prepara la
strada per una maggiore dimostrazione. Se Marta l’avesse saputo, il suo lavoro sarebbe stato
molto più facile e tutto sarebbe andato meglio grazie alle preghiere di Maria. Intrattenendosi
con Gesù sulle cose profonde dello Spirito, Maria stava aiutando a sollevare l’onere, cosa che
Marta non avrebbe potuto fare. Ecco perché Gesù disse: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti
per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che
non le sarà tolta”.
Spesso succede con un marito e una moglie, o due fratelli, che uno sia più avanzato
spiritualmente dell’altro. Ciò rende più facile per entrambi dimostrare. Maria aveva raggiunto il
punto, come sapeva Gesù, dove era il Cristo, e Marta no. Non aveva questa coscienza solo
perché era seduta con Gesù. Era seduta lì per il suo sviluppo spirituale. Se Marta avesse
abbandonato i piatti e detto: “Va bene, mi siedo e prego anch’io; è meno faticoso”, sarebbe stata
ancora Marta e non avrebbe avuto la coscienza che Maria aveva.
Maria era sotto la legge del Cristo e quando sei sotto la legge del Cristo, il mondo è diverso
per te. Cosa intendo per legge di Cristo? Intendo comprendere l’idea spirituale, sapendo che la
vera preghiera, che significa un certo grado di realizzazione di Dio, dà più risultati pratici di
tutte le attività materiali.
Questa storia di Maria e Marta è storicamente vera. Gesù conosceva queste due donne e il
loro fratello Lazzaro e trascorse quella sera nella loro casa. Ma come tutti i racconti della Bibbia,
è anche una parabola con una lezione di vita.
Questa storia insegna che è la preghiera con la fede in Dio che conta. Ciò è rappresentato
dalla consapevolezza di Maria, dall’attività di Maria. Non è solo pregare. La consapevolezza di
Maria, come espressa nella storia, è lo stato d’animo dove sappiamo che Dio è l’unica Presenza e
l’unico Potere. Quando saprai ciò, le cose accadranno e il peso comincerà a diminuire. Non è
una cosa facile da fare. Si richiede preparazione e pratica per produrre la consapevolezza. Se
non hai mai preso una lezione di musica, non ti puoi sedere al pianoforte, dire “Sto suonando
come Paderewski” e farlo. Se vuoi suonare come il maestro, devi fare quello che ha fatto lui.
Devi costruire il tuo “dono” con lunghe ore di pratica. Oppure, per fare un altro esempio: è una
bella giornata calda d’estate e l’acqua del lago è molto invitante. Non puoi immergerti e nuotare,
se non hai mai imparato come farlo. Così non puoi dire: “Io avrò la coscienza di Maria” e
aspettarti di averla. Naturalmente ci arriverai, ma prima devi preparare il cammino con la
pratica e la disciplina che Maria aveva raggiunto ma Marta no. Anche se Marta era un’anima
splendida – altrimenti non sarebbe stata amica di Gesù – non aveva la conoscenza più alta o la
comprensione che la consapevolezza spirituale cambia il mondo materiale più delle semplici
attività esterne senza la preghiera. Marta non aveva quella consapevolezza spirituale. Quindi la
cosa giusta da fare era quello che stava facendo.
Non cresceremo mai nella consapevolezza, se trascuriamo i doveri prosaici della vita
quotidiana. A meno di fare il nostro lavoro quotidiano in fabbrica, nei campi o in ufficio al
meglio della nostra capacità, non saremo mai elevati nella coscienza. Se un padre non è un buon
padre con i suoi figli, se un marito non è un buon marito con sua moglie, se un figlio non è un
buon figlio con i suoi genitori, non può sperare di elevarsi nella coscienza. Non si può aspettare
la crescita spirituale, a meno che non si faccia il proprio dovere. Il primo dovere è quello di
cominciare da dove è e svolgere le proprie responsabilità nel modo migliore che conosca.
Insomma, non c’è sostituto della crescita spirituale che deriva dal fare i propri doveri
quotidiani. Dobbiamo affrontare le nostre responsabilità familiari, i nostri doveri di lavoro e il
nostro dovere verso la comunità, se vogliamo crescere nel potere spirituale.
Guerra in Paradiso

Nel Capitolo 12 dell’Apocalisse di Giovanni abbiamo uno dei più grandi modelli del destino
dell’anima umana.
Comincia così: “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la
luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle.”
L’Apocalisse, spesso chiamata Libro della Rivelazione perché è una rivelazione profetica
dell’anima umana e del suo destino, è forse il documento più straordinario mai scritto, perché si
occupa della natura dell’uomo, del piano e dell’espressione di sé di Dio.
L’Apocalisse è un dramma, ma non nel senso teatrale moderno che appartiene alla nostra
tradizione occidentale. È stato scritto da Giovanni sotto istruzioni di Gesù Cristo. In tutto il
libro, Giovanni illustra, con l’uso di simbologie, ciò che accade all’anima umana, sia
individualmente sia collettivamente. E qui, nel Capitolo 12, abbiamo la donna vestita di Sole.
Questo è il modo in cui Dio vede l’anima umana ed è un’anteprima di ciò che sarai, quando
avrai realizzato la tua unione con Dio, proprio come tutti i santi e i mistici hanno fatto in
passato. Magari da diverse angolazioni, ma tutti hanno avuto la stessa visione.
Giovanni dice che nel cielo apparve un segno grandioso. Dal nostro punto di vista limitato
non è una meraviglia che possa accadere a tutti? Quando si pensa a quanta paura l’uomo abbia
sperimentato durante tutta la sua storia e quanti problemi e difficoltà abbia affrontato, questo
stato della mente è davvero una grande meraviglia. Ma la donna vestita di Sole (e lo stato che
rappresenta) ci è promessa in modo tale che sappiamo che possiamo raggiungerla: non è solo
un consiglio di perfezione o di un grande ideale che è fuori dalla nostra portata. La donna
vestita di Sole significa che sei vestito con la presenza di Dio. In quasi tutti noi la scintilla divina
sta dormendo. La luna sotto i piedi è il simbolo della conquista, perché avere i piedi sopra una
cosa significa averla sottomessa con la comprensione. La luna significa sempre la mente
subconscia. Così, l’anima è diventata padrona del subconscio. Ora sai che il subconscio può
essere riscattato e che tutte le vecchie repressioni e negatività sono eliminate.
E la sua testa è adornata da una corona di dodici stelle. Il numero dodici significa
completezza. Le dodici stelle della corona simboleggiano i dodici segni dello Zodiaco che
rappresentano le dodici diverse facce del carattere umano. Ognuno di noi ha un aspetto
predominante da sviluppare in ogni incarnazione, ma l’anima che si è totalmente trovata li ha
tutti e dodici. Ciò non significa che tu debba raggiungere la perfezione assoluta. Potresti dire:
“Non me la sento di diventare una donna vestita di Sole, sono pieno di colpe e di dubbi”.
Eppure, se sei veramente sul percorso spirituale e ti sforzi verso l’obiettivo spirituale, sei sulla
strada per diventare la donna vestita di Sole.
Il Rivelatore vede poi un altro segno: un grande drago rosso. Ha sette teste e dieci corna e
sette diademi. Si trova davanti alla donna, aspettando che questa partorisca, in modo da poter
divorare il bambino. Penso che sappiamo chi sia il drago fin troppo bene. La Bibbia ci dà la
chiave. È un drago rosso, un altro aspetto del cavallo rosso. Il colore rosso nella Bibbia è sempre
la natura emotiva. La cosa che allunga il travaglio e cerca di uccidere il bambino è la natura
emotiva. È l’aspetto inferiore della natura emotiva, la sensualità fisica e l’amore del mondo
esterno. Per alcune persone è il dominio fisico del corpo che ostacola il progresso spirituale. Per
altri è l’amore per il denaro e per il potere, il dominio sugli altri. Sempre un’emozione
incontrollata.
Il drago rosso ha sette teste e dieci corna. Nella letteratura occulta il corno è sempre un segno
di potere. Dieci corna significa un potere tremendo. Le sette teste sono la natura emotiva che ci
tiene in pugno e ci allontana dall’unità con Dio, che ci tormenta e rovina il nostro corpo. Le sette
teste del drago rappresentano il contrario o l’ignoranza dei sette aspetti principali di Dio. Le
sette teste simboleggiano le sette tentazioni principali che probabilmente incontreremo:
lussuria, avidità, odio, gelosia, vanità, falso orgoglio e abuso di potere. Per un po’ il drago è
soddisfatto di se stesso. Ha una corona su ogni testa. Naturalmente, sono false corone.
Il bambino deve nascere, colui che “governerà tutte le nazioni con una verga di ferro”. E il
“bambino fu preso da Dio”. E la donna fuggì nel deserto dove era stato preparato un luogo per
essere nutrita per milleduecento e sessanta giorni. Il numero non deve essere preso
letteralmente: indica un tempo indefinito.
Quelli che sono sul percorso spirituale conoscono il potere di Dio. Essi sanno che c’è alcun
potere nella materia, nel tempo o nello spazio, ma devono ancora provare, quindi restano nel
deserto. In tal modo cominciamo a dimostrare il nostro nuovo pensiero. Non è facile. Chi dice
che seguire il sentiero più alto è facile, non lo ha mai provato. Non è facile conquistare noi
stessi, scegliere l’alto e non il basso, essere sinceri e onesti, amorosi, puri e saggi. Può apparire
facile sulla carta, ma è molto difficile in ufficio, in casa e per strada. Difficile, ma non
impossibile.
C’è una guerra in paradiso. Michele e i suoi angeli combattono contro il drago. E il drago, il
devastatore di tutto il mondo, viene abbattuto e cade sulla Terra. È stato abbattuto da Michele,
il capo degli angeli. Michele è il termine della Bibbia per ricordarsi che questi terrori non hanno
alcun potere su di noi. Quando ti ricordi che la malattia e la disgrazia non hanno alcun potere su
di te, allora Michele è con te. Michele combatte il drago e la paura comincia a dissolversi.
Nella metafisica chiamiamo ciò “diniego”. Neghiamo che esiste un potere nella materia.
Neghiamo che l’aspetto sia reale. Neghiamo che la cosa o la condizione, qualunque sia, possa
danneggiarci o farci del male. Non neghiamo che un malato sia ammalato sul piano fisico, ma
neghiamo che la sua condizione abbia alcun potere su di lui e di conseguenza siamo sicuri che
possa superarla. È un rifiuto scientifico. Non neghiamo il corpo, ma neghiamo che il corpo
abbia il potere di farci ammalare o provocare dolori o problemi. Tale negazione è l’angelo
Michele, che va a combattere con il drago. Ora la guerra nei cieli sta accadendo in tutti coloro
che sono sinceramente sul percorso spirituale, perché questo drago della natura emotiva è in
ogni angolo della propria vita. Ma Michele combatte. Mentre continui a negare il potere del
drago, questo è finalmente “gettato all’inferno”, che è un modo drammatico e pittoresco di dire
che la natura emotiva è completamente controllata e conquistata, sotto il tuo comando.
Concludiamo tornando al primo versetto. Sei la donna vestita di Sole quando credi a queste
cose. Non importa quanto indegno tu sia o quanto poco pensi di sapere di queste cose, se credi
nella tua unione con Dio e non dai potere alle condizioni del corpo o delle cose del mondo, tu sei
la donna vestita di Sole. La luna è sotto i tuoi piedi e sulla tua testa vi è una corona di dodici
stelle.
Un giorno esprimerai tutto ciò che è potenzialmente parte del tuo carattere. Le dodici stelle
dello Zodiaco saranno come una corona intorno a te, significheranno che avrai capito e
assimilato, e che starai esprimendo tutto ciò che Dio vuole che tu sia. È molto più facile farlo in
questa epoca apocalittica di quanto non lo sia stato per diciannove secoli.
Miracoli

“Gli Israeliti dissero loro [Mosè e Aronne]: ‘Fossimo morti per mano del Signore nel paese
d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà’.”

Esodo 16:3

L’idea del miracolo percorre tutta la Bibbia, ma è un’idea che, in gran parte, il mondo
moderno ha perduto. Dai tempi antichi fino al Medioevo, le persone credevano nel miracolo.
Durante il Rinascimento e, più tardi, con la Rivoluzione Industriale, l’idea del miracolo fu quasi
completamente eliminata con il materialismo e il conseguente declino della dimensione
spirituale. Tuttavia, in questa nuova era che viviamo c’è una crescente consapevolezza del
miracolo e del potere che l’uomo ha nel portare cambiamenti nella sua vita.
La Bibbia insegna il miracolo da Mosè fino a Gesù. Gli studiosi della Bibbia che non credono
nei miracoli non hanno colto il punto. Stanno tralasciando il dominio che Dio ha dato loro,
perché la Bibbia insegna l’onnipresenza di Dio e il dominio dell’uomo. Dio non ha dato dominio
a una legge cieca, alle circostanze o al caso. Piuttosto, ha dato dominio all’uomo su se stesso e su
tutte le cose. Se qualcuno non coglie questo punto, non riesce a capire la Bibbia o i veri
insegnamenti di Gesù.
Siamo divini, non importa quanti errori abbiamo fatto. Se stiamo camminando nella
direzione sbagliata, possiamo cambiare. Questa è l’idea. Abbiamo la libertà di scegliere e volere
e ciò implica dominio. Se abbiamo il potere di fare del male, abbiamo anche il potere di essere
nel giusto. Questo è dominio e il dominio comporta spesso un miracolo.
Che cosa significa miracolo? Significa che, avendo chiamato Dio, le cose sono andate
diversamente da come lo sarebbero, se non l’avessimo fatto. Significa che non importa quale
difficoltà stiamo affrontando: il potere di Dio ce la può far superare. Significa che non importa
quale sia l’errore: può essere annullato e spazzato via.
La Bibbia ci mostra che ciò che generalmente vediamo come legge della natura è solo una
piccola parte, o una sezione trasversale, delle leggi. Man mano che apprendiamo sempre di più i
poteri delle nostre menti, faremo cose sempre più straordinarie. Ci sono state alcune anime
avanzate come Mosè, Elia e Gesù che hanno capito questi poteri e li hanno dimostrati perché
avevano le loro menti in armonia con i livelli spirituali più alti.
Così ci sono davvero i miracoli; nel senso che accadono cose straordinarie che sembrano
sfidare le leggi della natura e che sono accadute migliaia e migliaia di volte. Non c’è niente di
impossibile per i pensatori illuminati, quando vi è una necessità.
Leggi attentamente il resoconto di Mosè e vedrai che Dio non ha mai fatto nulla direttamente,
ma sempre attraverso Mosè. Mosè comunicava con Dio. Aveva l’ispirazione di fare una certa
cosa e poi questa aveva luogo. Tutta la storia di Mosè e dei figli di Israele espone la natura
umana alla piena luce del giorno. Mostra come alcuni individui – Mosè, Aronne, Miriam –
riuscirono a superare tutti i più incredibili ostacoli e fare cose straordinarie mantenendo un
contatto costante con Dio.
I Figli di Israele ebbero un’esperienza simile ai primi coloni in America. Dopo essere fuggiti
dalla tirannia, furono colpiti da numerosi problemi nel deserto della nuova terra. In quel
momento erano liberi, ma dovevano difendersi. “Quando eravamo in Egitto eravamo schiavi, sì,
ma sapevamo quando sarebbe arrivata la cena del giorno dopo, non dovevamo cercare cibo e
rifugio. Ora siamo nel deserto e non c’è nessuno per darci cibo”.
Le esperienze dei Figli di Israele sono figurative di ciò che accade a tutti coloro che sono
veramente sul percorso spirituale. I Figli di Israele simboleggiano chiunque crede veramente in
Dio e nel potere della preghiera. Una mera credenza superficiale ed esteriore in Dio è di scarsa
utilità. Milioni di persone dicono di credere in Dio, ma non credono che Dio sia particolarmente
interessato a loro. Se hai questo atteggiamento, allora non sei un israelita nel senso biblico e
non puoi aspettarti dei miracoli. Ma se dici: “Credo nel potere di Dio. Credo che sia interessato
a me e che io possa contattare il suo potere per confortarmi, guarirmi, illuminarmi, purificarmi.
Credo che Dio stia lavorando attraverso di me per risolvere questo problema apparentemente
insolubile”, allora la tua mente è in sintonia con l’Infinito. Stai cominciando a fare un pensiero
di alto livello. Questo significa che è giunto il momento di ricordare il potere del miracolo.
Significa che è giunto il momento di vivere davvero.
Gesù ha detto che possiamo muovere le montagne… e possiamo! Non intendeva spostare
roccia per roccia, ma intendeva montagne di difficoltà e problemi, montagne di paura,
frustrazione e dubbio. Diceva che avremmo potuto farlo, se avessimo avuto fede sufficiente in
Dio. Non ci sono limitazioni dal punto di vista di Dio, siamo noi a limitare la nostra fede e la
nostra comprensione. Ecco perché alcune persone possono dimostrare alcune cose e altre non
possono. In pratica, l’unico limite alla dimostrazione è: quanto la tua mente è sintonizzata su
Dio?
L’unica differenza tra Mosè e i suoi seguaci era nella qualità del loro pensiero. Mosè pensava
in alto, aveva una coscienza più alta. I suoi seguaci si addormentavano al livello del problema e
in tal modo non sarebbero mai stati salvati. Solo attraverso i loro spiriti più alti, simbolizzati nel
racconto da parte di Mosè, potevano sfuggire alle difficoltà. Finché lottiamo con il problema,
non arriviamo da nessuna parte. Siamo intrappolati in una gabbia circolare e l’unica via d’uscita
è attraverso la parte superiore.
Ogni dolore o difficoltà indica che è giunto il momento di fare un passo più in alto. Un
problema non è una barriera: è una sfida. È importante assumere l’atteggiamento che la tua
crescita spirituale si è presentata sotto forma di problema o difficoltà e che dovrai fare un altro
passo avanti. E questo richiede uno sforzo.
Così è la vita. Se vuoi andare più in alto, devi salire dei gradini. Se pensi “Questo passo è
troppo lungo, non posso farlo”, è una tua scelta. Se pensi “Questo problema è troppo grande, è
così ingiusto”, rimani in basso fino a quando non dimostri la consapevolezza di poterlo
superare. Tuttavia, se vai incontro a ogni sfida con la certezza che il Dio in te è più forte di ogni
cosa che incontrerai, avrai una migliore comprensione spirituale e sarai sulla via del tuo
miracolo. Può richiedere tempo e sforzo con la preghiera, ma si manifesterà, proprio come
accadde agli Israeliti. Ricorda che non erano persone altamente spirituali, persone che
potremmo chiamare santi: erano come noi, alcuni buoni e altri meno, alcuni giusti, altri meno.
La Bibbia dice: “Il Signore parlò a Mosè”. Era la coscienza superiore di Mosè, il suo contatto
divino, che gli parlava, come parla a tutti coloro che ascoltano con una mente aperta. Mosè
arrivò al punto in cui sapeva che spiritualmente poteva dimostrare il problema. La Bibbia
racconta come Aronne e Miriam lo abbiano aiutato e senza dubbio c’erano altri la cui coscienza
era sufficientemente alta per assistere alla manifestazione. Come hanno fatto? Come hanno
prodotto il miracolo? Si sono seduti e hanno immaginato pane e bestiame? Hanno cercato di
evocare del cibo in qualche modo? No, certo che no. Ogni miracolo è prodotto dalla
realizzazione dell’onnipresenza di Dio, sapendo che non esiste nessun luogo dove Dio non ci sia.
Hanno armonizzato la loro coscienza con la legge universale del bene onnipresente, si sono
messi in sintonia con l’Infinito, si sono resi conto della presenza di Dio. In altre parole, hanno
reso Dio e la sua abbondanza reale per loro stessi.
Gesù riassunse la tecnica del miracolo, dicendo: “Tutto quello che domandate nella preghiera,
abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato”. In altre parole, in ogni miracolo c’è il grande
elemento della fede che ciò che è necessario Dio l’ha già fornito. Non si tratta di fare qualcosa,
ma di scoprire il bene che già esiste nella Mente di Dio. Ecco perché, ad esempio, nello sfamare i
cinquemila, Gesù sapeva di poter continuare dividendo i pani e i pesci, fino a quando egli
ringraziò – nella fede – per ciò che non vedeva con i sensi della carne. Fu questa percezione
chiara della Verità dell’Essere che gli permise di guarire i malati, gli zoppi e i ciechi. La gente
vedeva le difficoltà, Gesù vedeva l’uomo perfetto, la cosa perfetta. Una tale mente può usare la
Parola e compiere un miracolo vero e proprio, se necessario.
Barbari e intelletto

“Dal cielo le stelle diedero battaglia, dalle loro orbite combatterono contro Sisara.”

Giudici 5:20

I capitoli 4 e 5 del Libro dei Giudici raccontano una delle storie più significative dell’intera
Bibbia e costituiscono uno dei pezzi di letteratura più eccezionali al mondo. Il capitolo 4
racconta la storia e il capitolo 5 è un meraviglioso poema. Era originariamente recitato come
una specie di duetto, con balli, tamburi e canti, un’espressione di un grande evento nella storia
del popolo israelita. Ci porta indietro nel tempo e ci dona uno sguardo verso un passato
antichissimo.
Il Libro dei Giudici è un libro strano e addirittura terrificante, finché non ne ottieni la chiave
spirituale per la lettura. Come il Libro di Giosuè, è pieno di spargimenti di sangue e di persone
reali. Ma di nuovo: la maggior parte delle persone della Bibbia sono persone reali, sono le
controparti delle persone che conosciamo. Siamo stati i loro vicini, siamo andati a scuola con
loro, abbiamo fatto amicizia con loro, abbiamo litigato con loro. Nel raffigurare i suoi
personaggi, la Bibbia non cerca di farli sembrare migliori di quelli che erano. Ce li presenta
come erano, perché non ha paura della Verità. Quando troverai un libro, un giornale,
un’istituzione, un leader che ha paura della verità, fai attenzione! La Bibbia ci dice tanto le cose
buone quanto quelle cattive, non edulcora nulla.
Quindi, in questo capitolo dei Giudici, ci dice quello che accadeva. Vediamo queste persone
primitive e barbare come erano: combattevano per le loro terre, razziavano e depredavano.
C’erano dodici tribù e non erano nemmeno in pace tra loro; solo la minaccia dei pagani intorno
le teneva insieme.
Gli Israeliti erano andati in questa terra insieme e, anche dopo un periodo di circa trecento
anni, non c’era nessun capo regolarmente scelto. La parola “giudice”, in questo caso, significa
leader, condottiero in guerra. Le tribù si muovevano, combattendo per la loro vita. Non avevano
alcuna capitale, perché era molto tempo prima che Gerusalemme fosse fondata. Più tardi, sotto
Davide, sarebbero diventati un popolo con un forte governo centrale, ma all’epoca erano
disorganizzati e anarchici.
E Dio scelse un leader! Scelse Debora. Guidò la sua gente contro ostacoli che sembravano
insormontabili e ne uscì vittoriosa. Ci sono state solo poche donne in tutta la lunga storia
dell’umanità che hanno fatto quel genere di cose. L’antica imperatrice della Cina fu una di
quelle e nel mondo occidentale ricordiamo la relativamente recente storia di Giovanna d’Arco.
Debora era quella che potremmo chiamare una leader naturale. Era stanca di vedere la sua
gente derubata e assassinata dai pagani circostanti e decise di fare qualcosa. Cercò un generale
adatto e lo trovò in Barac. Debora, con la sua personalità e la sua comprensione spirituale, prese
le redini e il suo popolo fu salvato. La Bibbia la definisce una profetessa, perché si rivolgeva a
Dio per trovare ispirazione e guida.
Le dodici tribù d’Israele non ci interessano oggi a livello storico. La loro importanza per noi
sta nel fatto che rappresentano le facoltà fondamentali dell’anima umana. La lezione qui è che, a
meno che tutte le tue facoltà non siano orientate verso un punto, non conquisterai i pagani
dentro di te; non potrai ottenere la libertà, la salute e lo sviluppo spirituale. Ma quando Debora
arriva, lei (l’anima) unisce queste facoltà verso il raggiungimento dell’obiettivo.
C’è un altro lato di questa storia, che è rappresentata da un’altra donna, un tipo
completamente diverso da Debora. Il suo nome era Giaele.
Sisara, il leader dei Filistei, era capitano di novecento carri e migliaia di uomini. In quei
giorni il capo conduceva di persona l’esercito in battaglia e combatteva attivamente. Sisara e il
suo esercito stavano inseguendo gli Ebrei che erano in ritirata ma Barac, sotto la guida di
Debora, girò le sorti della battaglia. La maggior parte degli uomini di Sisara furono uccisi e lui
stesso dovette saltare fuori dal suo carro e scappare. Si ritrovò a passare attraverso un
accampamento di tende, senza fiato e completamente esausto. All’improvviso intravide una
donna attraente che stava sulla soglia di una delle tende. Questa riconobbe Sisara ma non glielo
fece comprendere. Invece disse: “Vieni. Non temere, mio ​signore, mi prenderò cura di te”.
Quindi posò un mantello su di lui, apparentemente per nasconderlo. Era Giaele, la moglie di
Eber il Kenita. Lo fece mettere a letto e gli diede del latte da bere. Sisara sentiva di essere stato
estremamente fortunato, ma era ancora un po’ in ansia. Le disse: “Stai all’ingresso della tenda e
se qualcuno ti chiede, non fargli sapere che sono qui”. Lei rispose: “Fidati di me, puoi dormire.”
E così l’uomo, povero e semplice... beh, è ​una storia tragica!
Mentre Sisara dormiva, Giaele si guardò intorno alla ricerca di un’arma e trovò un martello e
un chiodo. Sisara era disteso sul fianco, sfinito dalla fatica. Giaele prese il martello e con quello
infilò il lungo chiodo nella tempia di Sisara, facendolo cadere a terra. Come dice la Bibbia: “Ai
suoi piedi si inchinò [...] dove si inchinò, lì cadde morto”. Giunsero delle persone e lei disse di
aver ucciso il nemico e tutto si rallegrarono e festeggiarono.
La Bibbia non vuole passare il messaggio che sia cosa giusta invitare uno straniero nella tua
tenda e poi infilargli un chiodo in testa. Semplicemente registra cosa è successo e come Giaele
abbia agito per l’interesse del proprio popolo. Oggi non agiremmo in quel modo barbaro, ma mi
chiedo se il nostro modo più “educato e civile”, l’uso delle armi moderne, ci dia il diritto di
gettare la prima pietra a Giaele.
Alla fine della storia ci viene detto qualcosa di più su Sisara. Era il capo dei Filistei, un pagano
e un nemico, ma era un uomo. Era altrettanto buono come chiunque altro. Aveva una casa in
cui era amato e una madre che lo aspettava. C’era evidentemente un forte legame tra questa
madre e il figlio. Quando uscì per combattere, sua madre sperava che sarebbe tornato a casa
sano e salvo, come avrebbe fatto qualunque madre. Ma sperava anche, come parte di un popolo
barbaro, che avrebbe ucciso un gran numero di nemici e avrebbe portato indietro un grande
bottino di guerra. Era la madre, la regina della tribù e aveva delle donne che avrebbe volentieri
fatto sposare a suo figlio. Visto che Sisara tardava ad arrivare, divenne un po’ ansiosa. Le venne
subito da pensare che qualcosa fosse andato storto. L’epilogo della vita domestica di Sisara è un
tocco tragico e molto umano. Siamo in grado di immaginare che delle persone diverse da noi
non siano umane, che non abbiano sentimenti ed emozioni, allegria o dolore. Tuttavia, la Bibbia
non dimentica tutto questo. Il significato superficiale della storia è chiaro: coloro che scelgono
Dio, conquistano e prosperano. Ma dietro questo significato c’è quello simbolico o metafisico.
Ogni uomo e donna della Bibbia rappresenta uno stato d’animo. Debora rappresenta la
situazione della mente dove le cose sono andate storte, ma non ci hanno sopraffatto. Ci
rivolgiamo a Dio per ispirazione e guida e sappiamo che è con noi, quindi ci alziamo e
combattiamo e vinciamo. Sisara rappresenta l’intelletto umano. Secondo il simbolismo biblico,
viene ucciso con un colpo alla tempia, perché la fronte, la parte anteriore del cranio,
rappresenta l’intelletto, la razionalità. Sisara è la persona che si basa esclusivamente sul suo
intelletto e l’intelletto deve essere distrutto nel senso di essere subordinato all’intuizione e alle
altre facoltà spirituali. Se permetti all’intelletto di governare, avrai dei dolori. Questo non
significa che l’intelletto sia una cosa negativa, ma devi esserne il maestro.
Matrimonio e divorzio

“Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno
una carne sola.”

Lettera agli Efesini 5:31

Il matrimonio è uno dei più importanti, se non il più importante, di tutti i rapporti umani. È
una grande scuola di formazione della vita. In America, nove persone su dieci si sposano,
almeno per un certo periodo. Pertanto sembra opportuno che questo argomento venga
considerato nei nostri “modelli della vita”. Gesù riteneva il matrimonio così importante che il
suo primo atto pubblico fu quello di partecipare a un matrimonio. E Paolo, nel quinto capitolo
della sua Lettera agli Efesini, descrive alcuni concetti coraggiosi da cui possiamo formulare uno
schema per un matrimonio di successo.
Ci sono alcune persone che non credono nel matrimonio, altre che pensano che sia
addirittura una cosa sbagliata, altre che citano il Libro di Tommaso cercando di dimostrare che
alcuni Cristiani del primo periodo erano contro le donne e quindi contro il matrimonio. Questa
filosofia non è solo sciocca, ma può essere anche pericolosa.
Tuttavia, la maggior parte delle persone si sposa o almeno pensa di farlo prima o poi. Gesù,
sapendo che c’era chi predicava contro il matrimonio, andò a un matrimonio e diede la sua
benedizione. Quello fu il suo primo atto pubblico. Il matrimonio è un rapporto corretto e
dobbiamo conoscere i fattori che ne determinano il successo.
Paolo ha molte cose da dire sul tema del matrimonio. Il suo punto di vista radicale sulle
mansioni dei mariti e delle mogli viene considerato come irrealistico da parte di alcuni, e
accettato come standard coniugale da altri. “Perché la Bibbia dice così”, ma, come ho già detto,
la Bibbia è stata scritta per tutti i popoli di tutte le età e questi racconti hanno un significato
esoterico per chi cammina lungo il proprio percorso spirituale. Così, quando la Bibbia annota
queste parole di Paolo, ricorda che in questo caso “uomo” significa la parte conscia di ognuno di
noi; “donna” o “moglie” significano la nostra anima, ciò che, nella nostra moderna terminologia,
viene chiamato subconscio.
Quando leggiamo di amare la propria moglie come si ama se stessi, significa che bisogna
sviluppare il nostro carattere umano e sollevarlo sempre più verso il divino. Dove si dice che la
moglie deve rispettare il marito, significa che si deve imparare a controllare il subconscio. La
Bibbia ci dice, come fa sempre, che l’individuo deve trovare Dio in se stesso e per se stesso,
evolversi a livello spirituale fino a quando non ottiene piena e completa illuminazione.
Il matrimonio è il legame più intimo della vita. È quindi importante ricordare che il
matrimonio è innanzitutto un accordo e ogni accordo deve essere gestito al cinquanta percento
da ogni partner, come due soci in affari farebbero con un’azienda. Se i partner di un matrimonio
concordano sull’idea del 50-50, il matrimonio difficilmente fallirà. D’altra parte, se il
matrimonio diventa un 80-20 o un 90-10, qualcosa andrà storto. Le difficoltà in qualsiasi
accordo sono solitamente causate da un partner che cerca di ottenere di più di quello che gli
spetta. E così è nel matrimonio.
Tuttavia, nel matrimonio, una persona è spesso più sviluppata spiritualmente dell’altra e, in
tal caso, questa dovrà essere preparata a dare di più e prendere di meno. Una partnership
richiede un certo tipo di sacrificio, e nel matrimonio ciò è particolarmente vero.
Anche le persone più anziane spesso si aspettano che il loro matrimonio sia una luna di miele
continua, ma naturalmente questo non è il modo in cui va la vita. Come ministro, spesso è mio
privilegio celebrare dei matrimoni. È davvero sorprendente quante persone si aspettano che
“consegni” loro un matrimonio felice. Certamente io ricordo loro che la cerimonia del
matrimonio è solo l’inizio, e che il successo finale della loro unione parte e si sviluppa solo in
loro stessi.
Ci sono certe cose su di te che devi capire, se vuoi rendere il tuo matrimonio un successo.
Devi sapere che in quasi ogni caso la mente conscia dell’uomo è positiva alla mente conscia
della donna, e la mente conscia di lei è negativa a quella di lui. Non sto usando la parola
“negativa” in un cattivo senso, ma piuttosto nel modo in cui si potrebbe dire che il settimo
gradino sulle scale è “negativo” all’ottavo. D’altro canto, la mente subconscia della donna è
positiva alla mente subconscia dell’uomo e viceversa. Ecco perché una donna dovrebbe usare
l’influenza piuttosto che la forza diretta. La moglie dovrebbe, per quanto possibile, evitare di
dire cose al marito. Agli uomini non piace che si dicano loro delle cose. Una donna può indicare
e Dio le ha dato un milione di modi per farlo. Lei può far conoscere i suoi sentimenti senza dirlo
al marito e questo perché la sua mente subconscia è positiva a quella di lui. D’altra parte, l’uomo
è disposto a utilizzare l’approccio diretto perché la sua mente conscia è positiva a quella di lei.
Quando si sposano le persone pensano che vivranno felicemente per sempre, ma è assurdo.
Parlo da scapolo convinto, ma grazie al mio lavoro conosco un bel po’ di cose sulle persone. È
ridicolo aspettarsi di vivere insieme mese dopo mese e anno dopo anno senza incomprensioni e
difficoltà. Quando ci sono problemi nel matrimonio, il partner più avanzato spiritualmente deve
occuparsene e lavorare finché la rabbia non viene superata. Non osare mai aprire bocca o fare
un passo in più, quando sei arrabbiato. Stai in disparte e dissolvi prima la rabbia o il
risentimento e poi vai direttamente dal partner e parla in modo chiaro e corretto. Non
inghiottire il rospo per amore dell’armonia coniugale, perché se lo fai questo rospo fermenterà
nel tuo subconscio e uscirà in seguito con un’esplosione che rovinerà il matrimonio e la tua
salute.
Seconde in importanza per il matrimonio sono le semplici buone maniere. Le buone maniere
sono l’olio nella macchina dei rapporti umani. Purtroppo molte persone usano le loro migliori
maniere e il loro comportamento migliore verso gli sconosciuti. Tuttavia, se non ti piace il tuo
prossimo, non devi per forza parlare con lui. Se non ti piace la tua impresa, puoi cambiarla. Se
non ti piace una conoscenza casuale, puoi lasciarla da sola. Ma in casa non si possono
semplicemente “lasciar andare” i membri della famiglia: per questo motivo sono richieste le
buone maniere. È sorprendente che in molte case in cui la conoscenza e la cultura sono
all’ordine del giorno, le buone maniere siano spesso assenti. La sensazione è: “Oh, è solo mio
marito o mia moglie”.
Il matrimonio non può essere dato per scontato. Prosegue indefinitamente, e se non si prende
cura del rapporto, andrà in pezzi. In altre parole, bisogna prestare attenzione alla manutenzione
coniugale. Si spende una certa quantità di soldi ritinteggiando casa, sostituendo alcune parti,
prendendosi cura di arbusti e piante, ci si prende cura della propria auto. Questa è
manutenzione. Anche nel matrimonio bisogna investire nella manutenzione, eppure ancora mi
sorprendo nel vedere come un uomo o una donna possa essere così noncurante a livello di
sentimenti con l’unica persona che conta veramente per la sua felicità.
Per esempio, in nessun caso dovresti criticare la famiglia del tuo partner. Se questi vuole
farlo, lasciaglielo fare, ma non farlo tu. Lascia che sia lui o lei a dire quello che non apprezza
nella sua famiglia, ma non dirlo tu. Il legame familiare si stabilisce nell’infanzia, molto tempo
prima del matrimonio. Negli strati più interni del subconscio c’è un legame emotivo che
risentirà di critiche da parte di qualcuno che non è membro della famiglia. Dopo tutto, ognuno è
un essere umano e ognuno ha alcune idiosincrasie e difetti di carattere.
Nel matrimonio è buon senso evitare di mettere le dita nelle varie piaghe che possono esserci.
Se il partner ha un carattere sanguigno, evita di agitarlo troppo. Anche tu potresti avere qualche
difetto e sarà altrettanto difficile per il tuo coniuge cercare di lavorarci.
Ogni persona nel matrimonio cerca nel partner le qualità che sente o sa di non avere. Sono a
favore dei matrimoni precoci per la maggior parte delle persone e invito i genitori a non opporsi
ai giovani che vogliono sposarsi presto. Credo che i lunghi fidanzamenti non siano buoni. Non
c’è alcuna garanzia che uno conoscerà l’altro di più alla fine di un lungo fidanzamento piuttosto
che con un periodo relativamente breve. I partner si conoscono di più nel primo mese di
matrimonio che in tutti gli anni che possono aver passato insieme prima. I genitori che hanno
figli in età da matrimonio non dovrebbero opporsi alle loro scelte sulla base dell’età o delle
capacità finanziarie.
L’errore principale che gli uomini fanno nel matrimonio è che raramente dimostrano il loro
affetto in modo consono. Danno troppo per scontato l’amore della propria moglie. Possono
dire: “Beh, lei mi ha detto che mi ama, altrimenti non l’avrei sposata”. Non è una buona cosa da
dire, non trovi? Gli uomini sembrano condizionati – dal tipo di educazione ricevuta fin
dall’infanzia – a inibire e reprimere i loro sentimenti di affetto. Ovviamente questo è fuori luogo
nel matrimonio. Non è sufficiente che un uomo ami la propria moglie, perché le donne sono
state create per essere amate e a tutti piace sentirselo dire. È buona cosa anche fare dei regali
con cura e attenzione: probabilmente l’hai fatto prima del matrimonio, perché non continuare a
farlo oggi? Il dono dovrebbe dimostrare di aver fatto uno sforzo speciale, esprime un pensiero
coerente con il sentimento. Le donne conoscono l’importanza dei simboli.
E, naturalmente, il marito dovrebbe ricordare il compleanno di sua moglie. Un uomo
solitamente dimentica il suo – o almeno ci prova, per non sentire lo scorrere degli anni – e una
donna finge di volerlo dimenticare, ma non va bene che il marito lo dimentichi! Anche
l’anniversario di matrimonio è una data importantissima, anche se si deve dire alla segretaria di
segnarselo sull’agenda. Sono certo che molti uomini commettono l’errore di dimenticare queste
cose, anche se amano le proprie mogli. E sono altrettanto sicuro che nelle mogli crescano dubbi
sul rapporto a causa di questa mancanza di espressione tangibile dell’amore.
E ora le donne! Il loro errore principale è senza dubbio questo: consentono all’uomo di avere
l’impressione di aver sacrificato la propria libertà personale. Non è come stanno le cose, ma
come pensi che lo siano, nel matrimonio come altrove, ciò che controlla la tua vita. In realtà,
una donna dà la libertà tanto quanto l’uomo, ma questi non pensa che sia così. Ogni uomo
sente, prima o poi, che la sua libertà personale è stata notevolmente ridotta (naturalmente, se il
matrimonio è un successo, egli sa che ha guadagnato più di quanto abbia perso).
Le donne dovrebbero rendersi conto del fatto che gli uomini hanno un livello di onore uguale
al loro. La maggior parte dei pareri contrari arriva dai romanzi di basso livello e dagli spettacoli
a teatro, che non rappresentano la vita vera. La maggioranza degli uomini ha altrettanto
rispetto e onore di quello delle donne.
Il matrimonio ha un importante collegamento karmico: è vero che ogni relazione nella vita è
un legame karmico, ma la maggior parte di queste relazioni non è così importante. Il
matrimonio è così importante, invece, che se scappi dai suoi problemi, ti seguiranno fino a
quando non li avrai superati e sistemati. Qual è il vantaggio di scappare da un compito
spiacevole alle dieci, quando sai molto bene che dovrai tornare e finirlo alle tre? Quindi, nella
scuola di addestramento del matrimonio, la gente dovrebbe riconoscere questa cosa e risolvere i
problemi appena possibile e nel modo più corretto possibile. Ma – e qui arriviamo alla
questione del divorzio – c’è un limite a quello che un uomo o un donna possono sopportare.
Quando la cosa è assolutamente senza speranza e il partner non ci prova neppure a rendere il
matrimonio un successo, allora penso che il divorzio sia la via migliore. Non c’è motivo di
prolungare la situazione, se è umanamente senza speranza. Tuttavia, se c’è qualche speranza
seppur nascosta, allora rimanete uniti e lavorate sul matrimonio con la preghiera. È
straordinario il potere che la preghiera ha nel migliorare un matrimonio.
La questione del matrimonio e del divorzio non sarebbe completa senza alcuna menzione dei
figli e dei rapporti familiari, perché una grande quantità di idee sbagliate circonda l’idea del
dovere familiare. Qual è il dovere di qualcuno in famiglia? La Provvidenza Divina ha disposto
che noi tutti nasciamo e siamo cresciuti in famiglie, ma la famiglia non è da intendersi come
schiavitù. Uno dei vantaggi della vita familiare è che in casa si ottiene la verità su di sé. I
membri di una famiglia di solito si sentono liberi di parlare gli uni con gli altri, senza filtri
sociali. Un fratello e una sorella non si sentono mai imbarazzati nell’essere sinceri l’uno con
l’altra. Tuttavia non si deve permettere che la famiglia diventi una schiavitù. Non vorrei mai che
pensassi che voglio distruggere le famiglie, anzi, è vero il contrario, anche se alcune famiglie
andrebbero separate. E, grazie a Dio, nella mia breve carriera ho agito su alcune famiglie nel
modo giusto. Ho convinto fratelli e sorelle a smettere di vivere nella stessa casa. Ho convinto
“bambini adulti” a trasferirsi in una nuova casa o anche in un’altra città. Ma con lo scopo di
liberarli e di liberare i genitori.
I cosiddetti “legami del dovere familiare” sono talvolta sovrastimati. Una volta che un
bambino raggiunge la tarda adolescenza, non dovrebbe mai permettere che suo padre o sua
madre lo trattengano, fisicamente, mentalmente o spiritualmente. I suoi genitori sono cresciuti
una generazione prima, ma il piano della Divina Provvidenza è che ogni generazione debba fare
cose nuove e migliori. Anche se i genitori non lo riconoscono, i bambini dovrebbero farlo. I
bambini devono pensare a loro stessi. I figli devono imparare a scegliere la propria politica, la
propria religione, i propri amici, le proprie reazioni alla vita. Naturalmente commettono errori,
ma faranno ancora più errori cercando di farlo come i genitori suggeriscono loro.
Una volta una signora è venuta da me e mi ha detto: “È per il mio ragazzo, sta frequentando
brutte compagnie”. Le ho chiesto quanti anni avesse il suo ragazzo e lei ha risposto:
“Quarantaquattro”. Allora io: “Beh, penso che sia il momento di lasciar decidere a lui, non
trova?”.
Spesso è molto peggio nel caso di una ragazza che rimane troppo attaccata al grembiule della
madre. A un ragazzo solitamente è concessa più libertà. Esiste quel tipo di madre che alla figlia
non lascia avere alcuna vita sociale; non lascia che si sposi. Poi la madre morirà e la figlia, già
avanzata nell’età, sarà sola e priva di soddisfazioni in tutti gli ambiti.
Questi sono casi estremi, ma servono a rendere chiara la mia opinione. Fortunatamente
questi casi estremi stanno diventando sempre meno frequenti ogni giorno. Le vecchie
restrizioni stanno cadendo. L’autorità genitoriale si sta indebolendo. Il pendolo ha cominciato a
oscillare in un’altra direzione. Milioni di famiglie crescono insieme senza i vecchi legami
familiari limitanti. Emergono nuovi giovani uomini e giovani donne che, nella libertà di scelta e
azione, saranno i leader di domani. I genitori devono rendersi conto che i bambini hanno
bisogno di amore e di guida e soprattutto hanno bisogno di genitori e di tutto ciò che implica
questa parola. Tutti i bambini hanno bisogno dell’influenza di genitori equilibrati e con un
matrimonio stabile, ciò li incoraggerà nell’espressione di sé, della propria libertà e formerà la
responsabilità personale e l’autostima.
Come smettere di preoccuparsi

“Perché ciò che temo mi accade e quel che mi spaventa mi raggiunge.”

Giobbe 3:25

Il Libro di Giobbe è veramente uno studio sull’origine del male. Perché hai dolori e malattie?
Perché provi rimorso e rammarico? Perché talvolta si dicono o si fanno cose per cui dopo ci si
dispiace? Il Libro di Giobbe si impegna a rispondere a queste domande. Se capiamo perché e
come stanno le cose, siamo sulla strada giusta per capire come gestirle. E per capire come
smettere di preoccuparsi.
Questo libro è una delle parti più antiche della Bibbia. Probabilmente è stato scritto da un
grande sceicco arabo, un uomo saggio e spirituale a cui fu chiesto dalla gente il perché le cose
andassero male. Aveva riflettuto a lungo su questioni come l’origine del male, perché i problemi
affliggessero le persone e come si potessero fare cose sbagliate. Decise di mettere le sue idee
sotto forma di un racconto in cui, sotto l’ispirazione di Dio, narrò come si creano i problemi e il
modo di risolverli.
Il primo atto avviene in Paradiso, dove Dio è considerato un grande uomo con cortigiani
tutt’intorno e Satana come uno dei personaggi principali. Satana nel Libro di Giobbe non è il
diavolo come in altre parti della Bibbia: è un funzionario del tribunale che agisce con
l’autorizzazione del Signore e sequestra tutte le proprietà di Giobbe, che nel racconto è uno
sceicco arabo enormemente ricco e influente. La maggior parte della sua ricchezza risiede nel
commercio e nell’allevamento ovino. Tutto gli viene portato via e i suoi dipendenti sono tutti
uccisi; la stessa sorte tocca ai suoi figli, sette maschi e tre femmine.
Ovviamente questa è una parabola e non fatto storico. Sarebbe spaventoso pensare che Dio,
che è sempre giusto e buono, abbia massacrato questi bambini per insegnare una lezione al loro
padre. I numeri sette e tre sono importanti. Sette sono gli aspetti principali di Dio che Giobbe
aveva temporaneamente dimenticato e che gli sono portati via. Le tre figlie simboleggiano i tre
aspetti dell’uomo: spirito, mente e corpo. In altre parole, Giobbe stava pensando male. Stava
giudicando dalle apparenze invece che dalla Verità. La chiave delle difficoltà arriva dalle sue
stesse parole: “Ciò che temo mi accade”. Stava creando i suoi stessi problemi, a causa di un
errato modo di pensare.
Giobbe fu colpito duramente dalla perdita di tutta la sua proprietà, ma continuò a lodare Dio.
Il Signore disse a Satana: “Non te l’ho detto, ma Giobbe è veramente un uomo giusto”. E Satana
rispose: “Beh, non sono così sicuro, abbiamo tolto tutte le sue proprietà, ma provate a colpire
l’uomo. Colpite il suo corpo e poi vedrete un cambiamento in lui”. Il corpo è espressione di
entrambe le parti della nostra mente, conscia e subconscia. Ecco perché è importante
manifestare la salute fisica. È per questo che Gesù insisteva sul concetto della guarigione e
perché la resurrezione ha così tanto significato, è il completo dominio sul corpo.
Così il Signore disse a Satana: “Facciamo un’altra prova con Giobbe. Colpisci il suo corpo, ma
non ucciderlo”. E Satana lo colpì con le piaghe, così che Giobbe si trovò in pessime condizioni di
salute. Nonostante tutto, mantenne la sua fede in Dio, ma riuscì solo tirare avanti. Così si lasciò
andare su un mucchio di cenere.
Non è proprio il modo in cui le persone si sentono quando hanno grandi difficoltà o quando
hanno paura? Buttarsi tra le ceneri significa che una persona sta affondando nelle sue difficoltà,
circondata da vane speranze, sentendosi terribilmente dispiaciuta per se stessa e forse anche
per gli altri.
Poi il racconto introduce la moglie di Giobbe e l’autore ci dice che era peggiore di lui. Invece
di confortarlo, cercò di togliergli anche l’ultimo barlume di fede. Disse al marito: “Rimani ancor
fermo nella tua integrità? Benedici Dio e muori!”. Ricorda che la donna nella Bibbia
rappresenta sempre l’anima umana, la personalità umana, e in particolare le emozioni istintive
naturali. L’uomo rappresenta il lato spirituale, il Cristo interiore. Quando le cose vanno male, di
solito i nostri sentimenti diventano di paura e scoraggiamento. Nel racconto parla la donna, ma
in realtà è la mente di Giobbe che suggerisce di allontanarsi da Dio e di lasciar andare la propria
fede. Ma poi il suo Sé superiore risponde: “Come parlerebbe una stolta tu hai parlato!”. Giobbe
non perde il suo temperamento: quando si riesce a mantenere l’autocontrollo, si è ancora
padroni della situazione.
Tuttavia, Giobbe non si era ancora elevato nella coscienza abbastanza per superare le sue
difficoltà. Continuò a sedersi sul mucchio di cenere. Le cattive notizie viaggiano velocemente e
presto tre suoi amici vennero a trovarlo. Giobbe era famoso per la sua giustizia, la sua saggezza,
la sua filantropia. I suoi amici non potevano capire come un uomo con queste qualità potesse
soffrire in quel modo. Uno di loro gli disse: “Ricordalo: quale innocente è mai perito e quando
mai furono distrutti gli uomini retti? Per quanto io ho visto, chi coltiva iniquità, chi semina
affanni, li raccoglie”. In altre parole, i tre uomini provavano pietà per lui, ma pensavano che in
segreto si fosse comportato male o avesse fatto delle cose cattive. Che begli amici!
La pietà è sempre una cosa negativa. È una falsificazione. La cosa positiva è la compassione.
Non dovremmo vedere nessuno soffrire o vivere nella miseria senza cercare di aiutarlo.
Scrollare le spalle, andare via e dire “Cosa posso farci io?”, è sbagliato. La prima cosa che
possiamo fare è pensare correttamente, vedere comunque il Cristo in lui, pregare per lui. E se
c’è qualche cosa pratica che possiamo fare, dovremmo farla. Questa è la compassione, una delle
scorciatoie più brevi per il Regno di Dio.
I tre amici di Giobbe rappresentano i diversi modi in cui affrontiamo una situazione: “Perché
accade a me? Vivo una vita pura, onesta, pulita, giusta. Vado in chiesa tutte le domeniche”.
Abbiamo tutti conosciuto persone buone che hanno contratto una grave malattia o hanno avuto
delle difficoltà. E tutti ci siamo fatti la stessa domanda: “Perché soffrono i giusti?”.
Poi arrivò un quarto amico che è descritto come un giovane. Spiritualmente la gioventù
rappresenta prontezza nella comprensione. I giovani sono sempre pronti a sentire e fare
qualcosa di nuovo. Questo giovane aveva studiato le Scritture. Pensava di più degli altri. Non
poteva credere che Dio avesse punito un uomo che era stato sempre buono. Così cercò un’altra
ragione. Disse a Giobbe: “Non credo che Dio ti punisca, ti mette alla prova per il tuo bene.”
Un po’ meglio, ma non ancora corretto. Dio non ha bisogno di testarci. Lui sa già tutto.
Dobbiamo scoprire le cose, non Dio. Le nostre tentazioni, le nostre disgrazie ci mettono alla
prova, ma non è Dio a mandarcele. Quando facciamo un errore o quando arriva una disgrazia, è
una prova della nostra fede in Dio. Se ci attacchiamo alla nostra fede nonostante le apparenze,
non solo ne usciamo, ma facciamo un enorme passo avanti nella nostra crescita spirituale.
I problemi di un uomo sorgono a causa di una mancanza in lui stesso. Come può superarli lo
stesso Sé che li ha creati? Perché le cose vanno male? La risposta è: a causa delle nostre false
credenze. Il problema di Giobbe erano le false credenze. Aveva ammesso che le cose che temeva
molto fossero giunte nella sua vita. Eppure pensava di essere un modello di spiritualità. Era un
uomo buono, ma credeva nel male. I suoi figli erano bravi e buoni, ma era un genitore
possessivo. Pensava che fossero una sua proprietà invece di ringraziare Dio per averli avuti e
rendersi conto che erano figli di Dio. Non aveva mai tagliato mentalmente il cordone
ombelicale. Voleva gestire le loro vite e soffriva di conseguenza. Credeva che ci fossero malattie
spaventose che potessero attaccare il corpo. Diceva: “Non le avrò mai, ma esistono”. E fu per
questo motivo che ebbe dolori e piaghe. Credeva che la sua ricchezza arrivasse da cose esterne –
dai suoi greggi e dalle sue mandrie – anziché da Dio. Aveva confuso il canale con la sorgente, e
il canale si era prosciugato, come a volte fanno i canali.
Ecco perché tutte quelle cose sono accadute a lui: a causa delle sue credenze erronee. Pensava
letteralmente ai suoi problemi e l’unico modo per uscirne era quello di non pensare ai suoi
problemi. E quando cominciò a pensare ai problemi, come dice la Bibbia nel suo drammatico
modo, Dio gli parlò dal vortice. Questo chiarì il suo pensiero. Le credenze negative e i falsi
atteggiamenti furono spazzati via. Giobbe comprese che non c’era davvero niente di cui
preoccuparsi. Si rese conto che queste cose esterne avevano solo il potere che aveva dato loro
nel suo pensiero. Così rivalutò il suo modo di pensare e ottenne nuova ispirazione. Non appena
vide la Verità, il suo corpo fu guarito e tutte le sue difficoltà scomparvero. Riprese la sua
proprietà e la sua tranquillità.
Il modo per smettere di preoccuparsi e di raddrizzare le cose è rinunciare alla credenza
nell’apparenza delle cose, non importa quanto disturbanti o sgradite possano essere.
Naturalmente questo è difficile da fare. La maggior parte di noi è condizionata ad accettare le
cose come sono e – finché lo fa – sarà alla mercé dell’ansia e della preoccupazione.
Trova la tua pace. I tuoi problemi svaniranno. Dal dolore e dalle difficoltà nasceranno cose
buone. Le cose sbagliate diventeranno cose giuste. Qualunque cosa ti succeda, solleva il tuo
cuore, perché se ti mantieni nella fede, la tua liberazione è molto vicina.
La seconda venuta del Cristo

“E a voi, che ora siete afflitti, sollievo insieme a noi, quando si manifesterà il Signore Gesù dal
cielo con gli angeli della sua potenza in fuoco ardente, a far vendetta di quanti non conoscono
Dio e non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù. Costoro saranno castigati con una
rovina eterna, lontano dalla faccia del Signore e dalla gloria della sua potenza.”

Seconda lettera ai Tessalonicesi 1:7-9

In tutte le epoche e in tutti i Paesi in cui è noto il messaggio cristiano, uomini e donne
attendono, generazione dopo generazione, la seconda venuta del Cristo. Nessuno dei Vangeli fu
scritto mentre Gesù era su questa Terra e la ragione è che i primi cristiani cercavano il ritorno
immediato di Gesù Cristo in carne e ossa. Da quel momento le persone di tutto il mondo hanno
continuato ad attendere il suo ritorno nella carne. È questa cosa che ha impedito la vera
seconda venuta del Cristo nel mondo centinaia di anni fa.
Gesù Cristo non ha mai insegnato ai suoi seguaci di venerare e adorare la sua persona. Al
contrario, ha lavorato anno dopo anno per convincere il popolo ad accettare il suo
insegnamento e a guardare invece verso un Dio impersonale e incorporeo nell’universo che si
manifesta nell’uomo, quello che amava chiamare “il Padre interiore”. In realtà, Gesù era stato
chiaro: lo Spirito Santo non sarebbe arrivato, se lui non avesse abbandonato i suoi seguaci.
Fintanto che le persone guardavano a un individuo o un’istituzione, un uomo o una chiesa, non
riuscivano a vedere il divino in loro stesse.
Se Gesù non avesse fatto ciò che ha fatto nella Settimana Santa, come è giustamente
chiamata, poi sul Calvario e durante la Pasqua, l’umanità avrebbe dovuto aspettare migliaia di
anni in più per la vera salvezza e quel senso di vero dominio che arriva con la seconda venuta
del Cristo. Egli ha dematerializzato il suo corpo in quella grotta dove era stato sepolto. Lo ha
fatto con il suo pensiero: questo significa che aveva sicuramente dovuto superare una credenza
subconscia nel potere della materia. Essendo nato come uomo, aveva acquisito certe false
credenze dalla mente dell’umanità, proprio come tutti noi.
Ogni volta che preghiamo, ogni volta che spiritualizziamo il nostro pensiero, ci allontaniamo
dalla schiavitù della materia e innalziamo il livello della mente dell’umanità. Gesù è riuscito a
superare ogni credenza nel potere della materia e perciò è riuscito a fondere il suo corpo
nell’etere o, come la scienza moderna lo chiama, energia. Oggi la fisica insegna che la materia è
composta di piccoli vortici di energia. L’energia e la materia non sono cose separate come
pensavamo in precedenza. La scienza si sta avvicinando alla verità che esiste una sola sostanza
pervasiva. Etere o energia, il nome non importa. C’è una sostanza divina e tutte le cose sono
fatte di questa sostanza divina.
Dopo aver dimostrato il suo potere sulla materia e sul corpo fisico, Gesù è riuscito a
comparire davanti ai suoi discepoli e amici in varie occasioni dopo la sua resurrezione. La
Bibbia parla di quaranta giorni e quaranta nella Bibbia significa una durata indefinita. Gesù è
rimasto con loro, preparandoli per l’opera che avrebbero dovuto fare.
La Bibbia continua a sottolineare la loro mancanza di comprensione. Ci viene detto che sulla
strada di Emmaus i discepoli non lo riconobbero nemmeno quando spiegava loro le Scritture,
cominciando da Mosè e poi attraverso i profeti e i salmi. Siamo tutti colpevoli di questo tipo di
cose. Sentiamo ma non sempre capiamo. Vediamo, eppure non vediamo. Gesù conosceva le
carenze dei suoi Apostoli e li amava nonostante queste carenze. Il suo problema, quindi, era
quello di insegnare loro quanto più poteva prima di andarsene e non tornare mai più.
Quando Gesù alla fine se ne andò davvero, per la prima volta i suoi apostoli e amici non
poterono più rivolgersi a lui e dire: “Oh, lo farà il Signore”. Spesso siamo così legati a un
insegnante, un amico, un datore di lavoro, un padre o una madre e anche un lavoro, che non
siamo in grado di stare senza di loro. Tutti i grandi insegnanti di ogni campo della conoscenza
hanno detto: “Non fare affidamento su di me, fai affidamento sull’insegnamento”. Eppure gli
studenti continuano a contare sull’insegnante. Gesù lo sapeva e sapeva che, se non si fosse
tagliato fuori dalla storia, i suoi apostoli non avrebbero mai fatto la grande opera che voleva che
loro facessero. Un predicatore una volta disse: “Non fate come faccio io, ma fate come vi dico”.
Ognuno deve essere il proprio contatto con Dio.
Ecco perché Gesù disse ai suoi discepoli poco tempo prima di ascendere: “Voi restate in città,
finché non siate rivestiti di potenza dall’alto”. All’epoca erano vicini a Gerusalemme, ma Gesù
intendeva qualcosa di più della città materiale in sé. Stiamo considerando il significato esoterico
della Bibbia, che ci dà le chiavi per il nostro vivere quotidiano. Gerusalemme significa lo stato
d’animo dove preghiamo e attendiamo Dio, dove abbiamo un senso di pace ma non abbiamo
ancora alcun senso di realizzazione. Il momento in cui troviamo la realizzazione, la Bibbia lo
chiama monte Sion; ma quando la stiamo ancora cercando, è Gerusalemme. Così, in effetti,
Gesù stava dicendo: “Aspettate di avere un senso della presenza di Dio. Dovete trovare il Cristo
per voi stessi, prima. Allora imparerete davvero da un insegnamento interiore quello che ora
capite solo con la vostra mente conscia”. Rimanere a Gerusalemme significa tenere la guardia
alzata finché non si ottiene un senso della presenza di Dio e il Cristo diventa vivo nel nostro
cuore.
I discepoli rimasero effettivamente a Gerusalemme. Cercarono il Cristo come prima cosa,
quello che Gesù aveva insegnato continuò a vivere in loro. E poi lasciarono la città e compirono i
miracoli che cambiarono la storia del mondo.
Quindi Gesù andò via. Trascese, si dematerializzò, si elevò nella consapevolezza al di sopra
delle limitazioni del piano tridimensionale in cui viviamo e scomparve. Poi, quando i suoi
seguaci si riunirono d’accordo in un unico posto, in quello che chiamiamo Giorno della
Pentecoste, la seconda venuta del Cristo avvenne per coloro che erano pronti a riceverla in quel
giorno. Era il giorno in cui ebbero il proprio contatto personale, vivo e divino, con Dio. Per loro
prese la forma di lingue di fuoco. Fuoco nella Bibbia significa azione di pulizia dello Spirito
Santo. Tutte le vecchie idee limitanti furono cancellate dalla loro coscienza e questa fu
incaricata di predicare in tutto il mondo il vangelo, la buona novella.
Questa fu la seconda venuta del Cristo per i discepoli. Dopo aver ricevuto la seconda venuta
del Cristo, chiamata anche “Battesimo dello Spirito Santo”, questi uomini, semplici come noi,
andarono per la loro strada, compiendo miracoli che ancora oggi influenzano il corso della
storia umana. E da quel giorno, lungo il corso di tutta la storia, la seconda venuta del Cristo si
manifesta alle persone pronte ad accettare quel messaggio e ad adoperarsi per vivere
quell’esperienza.
Siamo ormai giunti a uno stadio della storia del mondo dove la maggior parte dell’umanità
sembra essere pronta per la propria seconda venuta del Cristo. Questo perché il grande
pubblico è pronto a ricevere questa cosa meravigliosa che sta cominciando ad accadere. Dio è al
di fuori dello spazio e del tempo, e il potere di Cristo, che è esistito per tutta l’eternità, è sempre
stato a nostra disposizione, se solo noi fossimo stati pronti a riceverlo.
Gesù previde che al passaggio di un’epoca sarebbe accaduta ogni sorta di avvenimenti esterni;
e questo avvenne. L’umanità ha svoltato l’angolo. Abbiamo avuto le più grandi guerre nella
storia. Abbiamo avuto le più grandi risoluzioni politiche nella storia. Il vecchio impero zarista,
l’impero tedesco, l’impero britannico, l’antico impero cinese sono stati tutti spazzati via. Le
monarchie sono diminuite. Tutta l’Europa è stata capovolta, come pure la maggior parte
dell’Asia e dell’Africa. Mai prima nella storia c’è stato un così vasto sconvolgimento politico.
Questo è dovuto al cambiamento della mentalità dell’umanità, rendendo possibile la seconda
venuta del Cristo nel cuore di centinaia di migliaia di persone.
Gesù previde tutto questo e la Bibbia lo chiama “gli ultimi giorni”, che significa la fine della
vecchia epoca. Non significa che il nostro pianeta, la Terra, brucerà o scomparirà, ma significa
che le vecchie idee limitate riguardanti Dio e l’uomo stanno per finire.
È la nostra idea di Dio che controlla tutta la nostra vita. È l’idea che abbiamo di Dio che
determina la nostra salute, le nostre attività, i tipi di governi a cui sottostiamo. È il concetto di
Dio dell’umanità che governa la sua vita dall’inizio alla fine. Anche coloro che non professano
nessun Dio vedranno che la loro vita è governata da quel concetto che riguarda Dio. Tuttavia,
mai prima di oggi il concetto di Dio dell’uomo è salito a tali altezze, né è aumentato così
rapidamente. È a causa di questa transizione dal vecchio al nuovo che vediamo tanta confusione
e turbolenza nel mondo.
Il cambiamento sarà molto più grande di quanto si possa sognare. L’idea vera di Dio è
individuale nell’uomo. Dio vive nell’uomo. Dio si esprime nell’uomo, non solo nei profeti e nei
veggenti dei tempi che furono, né in un futuro lontano, ma nella gente comune di oggi, come noi
qui e ora. Una volta che l’umanità avrà afferrato questo vero concetto di Dio, la maggior parte
dei mali dell’attuale momento sarà spazzata via, nell’oblio dello spazio e del tempo.
La storia, come sappiamo, è in gran parte una cronaca dei difetti e delle debolezze
dell’umanità, ma è perché l’uomo ha sempre cercato Dio al di fuori di se stesso. L’uomo è
andato contro l’insegnamento di Gesù Cristo e ha cercato di trovare Dio altrove invece che nel
proprio cuore. Nell’epoca della seconda venuta del Cristo, questo cambierà.
Per chiarire questo concetto, chiediti cos’è il Cristo. Il Cristo non è Gesù. Gesù è l’uomo che
ha espresso il Cristo più pienamente di chiunque altro, ma il Cristo è la Presenza attiva di Dio
(la sua incarnazione) negli uomini e nelle donne che vivono. Questo è il Cristo ed è eterno. Nella
storia il Cristo Cosmico si è incarnato nell’uomo, in Buddha, Mosè, Elia e in molti altri leader e
maestri, ma mai nella misura in cui si è manifestato in Gesù. La ragione è che Gesù, più di ogni
altro, era consapevole del potere di Cristo in lui.
In questa Nuova Era, tuttavia, il Cristo Cosmico entrerà in milioni di uomini e donne che
sono pronti a riceverlo. Questa sarà la seconda venuta del Cristo per loro. In un senso molto
reale, il Cristo giace già dormiente nelle menti e nei cuori degli uomini e delle donne ovunque,
aspettando solo quella consapevolezza.
L’anatomia della guarigione

“Dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete.”

Ezechiele 37:5

I grandi pensatori della storia sapevano che l’uomo è costituito da corpo, anima e spirito e che
la chiave per controllare la nostra vita sta nell’anima e nella mente. Platone, per esempio, diceva
di non tentare di curare il corpo senza curare l’anima. Gesù è andato molto oltre e ha insegnato
e dimostrato che è la mente che guarisce il corpo dalle condizioni esterne. Gesù ha insegnato
che tutto ciò che accade nell’esterno ha avuto il suo inizio nel modello che si mantiene nella
propria mente. Tutto deriva dal pensiero: se abbiamo pensieri “malati” e limitati, questi
saranno espressi nei nostri corpi e nelle nostre circostanze.
Molti degli autori del Vecchio Testamento capirono questo concetto e il profeta Ezechiele era
uno di loro. La storia di Ezechiele nella Valle delle Ossa Secche illustra bene questa idea e
fornisce un modello, un piano di base, per ogni tipo di guarigione. Ezechiele usa la forma
simbolica tanto amata nella Bibbia e scrive: “E si dirà: ‘La terra, che era desolata, è diventata
ora come il giardino dell’Eden, le città rovinate, desolate e sconvolte, ora sono fortificate e
abitate’.”
Questa è una delle tante promesse o dichiarazioni della legge spirituale nella Bibbia che
afferma che coloro che pensano correttamente e conoscono la prontezza di Dio nell’agire,
possono trasformare qualsiasi tipo di disarmonia in armonia e libertà. Ci dice che se
conosciamo la Verità e ci schieriamo al suo fianco, ciò che è desolato diventerà come il Giardino
dell’Eden e le città spoglie e disabitate diverranno fortificate e abitate. Naturalmente, questo è
un modo figurativo di parlare delle nostre anime, perché una città nella Bibbia rappresenta
sempre la nostra coscienza.
Ezechiele ci dice che quando abbiamo problemi, malattie, paure, mancanze e siamo nel
peccato, le nostre anime sono come una città che è stata conquistata e depredata. Di solito,
quando ciò accade, la gente perde la speranza, finendo vittima della tristezza, della delusione e
della frustrazione.
Tuttavia, la Bibbia viene in soccorso e dice che non esiste il fallimento, solo la credenza nel
fallimento. Non c’è alcun male e nessuna limitazione, tranne la credenza nel male e nella
limitazione. Dice che se insistiamo a vedere la Presenza di Dio anche nelle cose apparentemente
negative, la nostra coscienza sarà trasformata nel Giardino dell’Eden, che è uno splendido stato
di coscienza.
La risposta è riconoscere Dio come unico potere. Se mettiamo Dio prima di tutto, se crediamo
veramente in lui, allora il potere di Dio entrerà nelle nostre anime e porterà la salvezza,
l’armonia e il vero successo.
Nei capitoli 36 e 37 di Ezechiele ci sono alcuni riferimenti a Israele. Come abbiamo già
sottolineato, Israele significa chi crede in Dio e nel potere della preghiera. Per essere un israelita
nel senso biblico non basta solo credere in Dio. Bisogna anche credere nel potere della
preghiera. Se dici: “Certamente c’è un Dio, ma le leggi della natura non possono cambiare: le
cose sono quelle che sono”, non credi nel potere della preghiera. A meno che tu non creda che la
preghiera possa cambiare qualsiasi condizione nella tua vita o in quella di chiunque altro,
nell’armonia e nel successo, non credi nella preghiera. Tu puoi credere in Dio, ma il Dio in cui
credi non è degno della tua fede. Se Dio è semplicemente una formalità e non c’è modo di
cambiare le condizioni negative attraverso il potere spirituale, allora quello in cui credi è il
determinismo, il materialismo, e questo è come detronizzare Dio.
Ma questo autore ispirato ti dice che hai il dominio. Hai il potere di prendere la tua vita nelle
tue mani oggi e migliorarla. Niente di ciò che è successo ieri o dieci anni fa, o il fatto che tu non
abbia fatto qualcosa in passato, ti impedirà di avere oggi armonia e libertà. Altre persone
potrebbero non capirlo, ma non importa, perché tu hai il controllo della tua vita. Puoi essere
libero.
Se c’è qualche mancanza nella tua vita – materiale, morale, mentale – quella mancanza può
essere e sarà riempita, non importa quale mancanza sia. Puoi farlo, a meno che tu stesso lo
impedisca pensando che sia troppo difficile, troppo tardi o qualcosa di simile.
La Bibbia dice che i figli di Dio gridano di gioia. Se non stai gridando di gioia nel tuo cuore,
non ti stai esprimendo come un figlio di Dio. La prima parte della storia in questi capitoli ci
racconta le cose gloriose che la conoscenza di Dio porta: colture, mandrie, abbondanza di ogni
sorta. Tutte le cose che l’uomo può desiderare o di cui può aver bisogno sono sue per diritto
divino, essendo figlio di Dio. E poi la narrazione continua con la storia della Valle delle Ossa
Secche.
Ezechiele, che ha scritto tutto questo, non stava semplicemente cercando di essere poetico. È
uno dei grandi profeti della Bibbia. Era un uomo che pensava molto a Dio e al suo rapporto con
Dio. Era un uomo che imparò la praticità dalla durezza dei suoi tempi. Aveva visto il suo paese
distrutto in due fazioni in guerra. Aveva visto malattie e miseria e morte. Sembrava un disastro
senza speranza. Eppure nel suo cuore sapeva che Dio gli aveva dato un messaggio per l’umanità,
non solo per gli Israeliti: un’ispirazione nobile per le generazioni che dovevano venire.
Probabilmente dopo una delle centinaia di battaglie avvenute, quando aveva visto molti morti
sul campo, cominciò a riflettere: cosa si poteva fare a proposito? Cosa avrebbe potuto fare Dio
per una situazione così apparentemente impossibile? C’era qualche speranza?
Ezechiele scrive che è stato portato via nello spirito del Signore e abbandonato in una valle
piena di ossa secche. La valle nella Bibbia significa sempre difficoltà e ostacoli, mentre la collina
o la montagna sono la coscienza elevata. I grandi mistici, i veggenti e i maestri della Bibbia sono
sempre chiamati a salire sulle montagne per pregare. Questo non significa necessariamente che
la persona sia salita su una montagna vera e propria fatta di terra e rocce. Il significato
spirituale è che ci si allontana dai pensieri limitati e dalle cose esterne (nella valle) per rendersi
conto della presenza di Dio (sulla montagna). Ecco che Ezechiele fu portato via nello spirito del
Signore. In altre parole, l’ispirazione divina è venuta a lui sotto forma di una visione. Nel
condividere questa visione ispirata, trasmette a tutta l’umanità una formula per la guarigione
spirituale. Nella visione, il Signore gli disse: “Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?”.
Il figlio dell’uomo è la tua personalità umana, con cui hai le maggiori difficoltà. In altre parole,
quanta fede hai? Ed Ezechiele rispose: “Signore Dio, tu lo sai”. Ezechiele aveva abbastanza fede
per sapere che non poteva farlo, ma sapeva anche che Dio poteva.
Questo è il primo passo quando si è afflitti da una difficoltà e ci si chiede se ci sia una via
d’uscita. Il sé superiore, spirituale dice: “Dio sa, con Dio c’è sempre un modo”. E il Signore
disse: “Profetizza su queste ossa”. Prega per queste ossa. Ed Ezechiele esclamò: “Ossa inaridite,
udite la parola del Signore […] Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete.” Questo è un
approccio dinamico al problema. È il secondo passo, l’uso dell’affermazione, pronunciata con
autorità. Nessun tentennamento, nessun dubbio. Non sperare per il meglio: “Beh, se non va
bene, non va neanche peggio di così”. Ezechiele era diretto e andava dritto al punto: “Faccio
entrare in voi lo spirito e rivivrete”. Ognuno di noi potrebbe dimostrare il proprio potere sulle
condizioni esterne, se parlasse con tale autorità. Eppure Ezechiele non aveva altro che la sua
fede in Dio.
Questa grande storia dell’Antico Testamento è una chiamata per i fedeli, che dichiara che
nulla è impossibile con Dio. Dio dice al profeta e attraverso di lui a noi: “Metterò su di voi i
nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e
rivivrete”. Ezechiele ci dà davvero l’anatomia di una guarigione. Ci sta dicendo come farlo. È la
descrizione della costruzione di una meravigliosa dimostrazione.
Nella parabola, in primo luogo, le ossa si alzano ma non ancora in forma di scheletri. Una
persona sciocca potrebbe dire: “Oh sì, ho avuto questa piccola dimostrazione, ma che guadagno
ne ho se la cosa che voglio o desidero ancora sembra sfuggirmi?”. Ezechiele vide che gli scheletri
si alzarono e poi che i nervi e la carne si andavano formando sulle loro ossa secche, ma quei
corpi non erano ancora in vita. Erano ancora morti perché mancavano dello Spirito di Dio.
Ezechiele sapeva che la dimostrazione non era ancora completa, ma sapeva anche che se Dio
inizia qualcosa, poi la finisce. Pregò ancora di più. E udì la voce di Dio che gli diceva: “Profetizza
al vento, profetizza figlio dell’uomo”. Ed egli profetizzò: “Dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai
quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano”.
Ancora una volta riceviamo un simbolo biblico che riconosciamo. Il vento rappresenta
l’azione diretta di Dio, lo Spirito Santo. È significativo che in greco la parola per il vento sia
“pneuma” e pneuma significa anche “spirito”. È lo Spirito di Dio che ha respirato su questi
scheletri; il respiro è entrato in loro ed essi si sono risvegliati, si sono rialzati, “un esercito
grande, sterminato”. Questo è il passo finale. La dimostrazione è fatta. Ezechiele aveva capito
che Dio è vita, che in lui non c’è morte, che è lo Spirito di Dio che agisce rapidamente. Le ossa
secche erano risorte ed erano diventate uomini vivi.
Questa è simbolicamente la storia di ogni manifestazione. La tua vita e la mia, il nostro corpo,
i nostri affari sono l’incarnazione del nostro concetto di Dio. Finché abbiamo difficoltà o
limitazioni in qualsiasi ambito o momento della nostra vita, non afferriamo la verità di Dio e
quindi incarniamo la cosa negativa. È l’azione di Dio a dover essere incarnata. Non esiste alcuna
causa senza effetto e nessun effetto senza una causa. E così quando il vento soffiò in quella valle,
l’azione di Dio fu incarnata in un esercito di persone risorte.
I profeti del passato erano uomini sorprendenti, senza paragoni nella società moderna. Certo
abbiamo avuto grandi leader come Lincoln e Washington, e costoro hanno molto in comune con
i profeti del passato: tutti hanno incontrato difficoltà incredibili e ognuno le ha affrontate a
modo suo. Ciò che distingue i profeti è che la loro principale preoccupazione era riportare il loro
popolo a Dio. Insistevano sempre nel mettere Dio innanzi a tutto e dare a Lui tutto il potere.
Conoscevano il cuore umano perché fondamentalmente dovevano affrontare le stesse difficoltà
che dobbiamo affrontare noi.
Ecco perché la storia di Ezechiele e la Valle delle Ossa Secche ha un significato per noi in
questa epoca. Ezechiele sapeva che la valle era una descrizione appropriata della propria anima,
della tua anima, della mia anima, dell’anima di ogni uomo e di ogni donna, a prescindere da
quando e dove vive. Sapeva che ci sono momenti in cui una persona sente che la sua anima è
davvero una valle di ossa secche, una valle di speranze perse e disperazione. Sfortunatamente, ci
sono molte persone la cui coscienza non è molto meglio di un cimitero di paure, dubbi,
preoccupazioni e frustrazioni. Queste persone hanno una raccolta di scheletri nella valle delle
loro anime talmente vasta che potrebbero attrezzare diverse aule di anatomia nelle università
per parecchio tempo. Ma Ezechiele sapeva anche che le nostre anime possono diventare il
Giardino dell’Eden e ci ha dato la tecnica per il ripristino della condizione desiderabile.
Non c’è problema troppo grande o troppo duraturo, nessuna condizione troppo potente
perché Dio non la possa cambiare e rendere armoniosa. Le nostre speranze, le nostre
aspirazioni, le nostre anime sono vive, quando abbiamo lo stesso approccio dinamico che ha
avuto il grande profeta Ezechiele.
Il potere nel Tuo Nome

“Mosè disse a Dio: ‘Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha
mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?’. Dio disse a
Mosè: ‘Io sono colui che sono!’. Poi disse: ‘Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi’.”

Esodo 3:13-14

L’origine e il significato dei nomi è uno studio affascinante in sé, ma in nessun testo i nomi
sono più significativi come nella Bibbia. Non solo designano persone, luoghi e cose importanti,
ma poiché hanno significati simbolici, diventano per me e per tutti dei modelli importanti per la
vita. Ecco perché Mosè insisteva a conoscere il vero nome di Dio.
Shakespeare pose la domanda eterna: “Che cosa c’è in un nome?”. Aveva una profonda
conoscenza della metafisica e gran parte della sua scrittura è velata da simboli e allegorie. I
personaggi delle sue opere sono drammatizzazioni di diversi aspetti dell’anima umana. Ogni
pagina di Shakespeare contiene verità nascoste per coloro che le possono percepire. La risposta
alla sua domanda può essere trovata, ad esempio, nel suo Romeo e Giulietta: il ragazzo
simboleggia lo spirito e la ragazza l’anima. È perché non comprendiamo il rapporto tra spirito e
anima che le nostre vite sono piene di problemi e di difficoltà.
Uno dei più grandi nomi della Bibbia è Abramo. Abramo era una persona reale, che visse
migliaia di anni fa, ma la storia della sua vita arriva nella prima parte della Bibbia perché la sua
vita è usata come una parabola vivente. Abramo rappresenta la fede razionale, l’inizio della vita
spirituale. La Bibbia inizia con una storia generale dell’umanità, ma la prima persona di reale
impatto psicologico e spirituale è Abramo o, come si chiamava inizialmente, Abram. Abram non
apprese il suo nome reale o spirituale finché non ebbe dimostrato la volontà, con la fede, di
seguire la luce di Dio ovunque essa conducesse.
Abram era un Caldeo, apparteneva una nazione di idolatri non molto diversa dalla gente di
oggi. Adoravano idoli di legno, pietra e metallo. I nostri idoli sono più “sottili”: li chiamiamo
denaro, posizione, carriera, influenza, potere, eccetera.
Tuttavia, Abram non era soddisfatto di questo approccio alle cose. La tradizione dice che era
molto ricco. Era un patriarca e aveva una posizione sociale di tutto rispetto. Dal punto di vista
materiale, avrebbe dovuto essere soddisfatto, ma non lo era perché nel suo cuore voleva
qualcosa che tutto ciò che possedeva non poteva offrire: un contatto vivo con Dio. Sotto la guida
di Dio lasciò tutto quello che aveva e si mise alla ricerca di una nuova vita in una terra straniera.
Questo non significa che Abram avesse risolto tutti i suoi problemi, ma che in tempi di necessità
questo uomo si rivolgeva prima a Dio per un aiuto e un orientamento.
Il testo dice che Dio lo tentò. Ora, sappiamo che Dio, l’Amore Divino, non tenta mai nessuno.
Quello che accadde era che lo sviluppo della natura di Abram presentava difficoltà che doveva
superare. E grazie alla sua fede e al suo superamento, sia lui sia sua moglie avrebbero cambiato
il proprio nome.
All’inizio era Abram e sua moglie era Sarai. Poi accadde qualcosa di molto insolito e
importante. Una lettera fu aggiunta ai loro nomi, ma non una lettera qualunque, bensì una H.
Una lettera aspirata, la “lettera in cui si respira”; e il respiro rappresenta l’ispirazione. La Bibbia
parla del respiro di Dio e ricorderai che Gesù soffiava sui suoi apostoli e diceva loro: “Ricevi lo
Spirito Santo”. Così Abram fu trasformato in Abraham e Sarai in Sarah.
Naturalmente tutto questo è simbolico. Mettere arbitrariamente una H nel tuo nome non
significa molto. Devi esserci un cambiamento fondamentale nella tua anima e allora diventerai
consapevole del tuo nome segreto. Anche questo è successo a Paolo. Prima della sua rivelazione
sulla strada per Damasco, era Saul. Ma con il suo risveglio alla verità dell’essere, il suo nome fu
cambiato in Paolo.
Ogni persona ha un nome segreto noto a Dio e quando ottieni l’ispirazione, l’illuminazione,
riceverai un nuovo nome. L’Apocalisse dice: “Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice: ‘al
vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo,
che nessuno conosce all’infuori di chi la riceve’.”
Cos’è un nome? Un nome è il suono di un’idea. Se dico “rosa”, pensi al colore, alla fragranza e
alla forma di una rosa. O pensi a quel giorno in cui hai dato delle rose alla tua fidanzata o a
quella rosa che ti ricorda lei. Se dovessi dire “giglio”, “garofano”, o “cavolo cappuccio”, un
quadro completamente diverso di immagini si formerebbe nella tua mente. Quindi il nome di
una cosa è il suono di una o più idee. Il nome di una persona, di un luogo, di un’emozione. Il
nome di Dio dovrebbe riassumere la natura o il carattere di Dio, e lo fa.
All’epoca di Mosè, la gente non conosceva il sacro nome di Dio. Durante la storia ebraica il
nome di Dio era considerato molto sacro, un segreto misterioso noto solo agli iniziati. Questo
segreto sui nomi si trova anche nelle epoche primordiali. I popoli primitivi sono molto più vicini
all’essenza della mente e ci sono molte cose che stiamo imparando dalle loro abitudini. Una
delle loro abitudini era mantenere segreto il nome di un figlio fino al momento che ritenevano
opportuno, quando il tutto si sarebbe concluso in una grande cerimonia. Questo era vero tra gli
Indiani d’America, per esempio. Di solito davano dei nomi ai loro figli che riassumessero il
carattere o le qualità, come Cervo Che Corre o Acqua Che Sorride.
Mosè introdusse questo segreto generale sui nomi e sul Grande Nome, in particolare, quando
chiese: “Io arrivo dagli Israeliti e dico loro: ‘Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi’. Ma mi
diranno: ‘Come si chiama?’ E io che cosa risponderò loro?”.
IO-SONO-COLUI-CHE-SONO è una risposta che ha perplesso gli studiosi di religione nel
corso di molti secoli. In questa grande dichiarazione troviamo il nome completo di Dio. Dio è
essere incondizionato, incorporeo, senza inizio e fine, è aiuto eterno, sempre pronto e sempre
presente. Gesù sviluppa ulteriormente l’idea quando dice: “Dio è uno Spirito e coloro che lo
adorano devono adorarlo nello spirito e nella verità”. Io Sono Colui Che Sono è il nome
completo e definitivo di Dio. Qualsiasi altra affermazione lo limiterebbe in qualche modo.
Cominci a vedere, ora? Più comprendi la vera natura di Dio, più capirai la tua natura e il potere
che puoi possedere. Non cadere nell’errore di pensare che non ci sia potere nel tuo nome,
quando sai come usarlo. Potresti dire: “Beh, sono in giro da un po’ e il mio nome non ha avuto
grandi poteri. Certo, Rockefeller, Du Pont e Rothschild possono avere potere, ma non certo il
mio”. Per quanto vero questo possa essere in superficie, vedrai che c’è davvero un grande potere
nel tuo nome.
I sacerdoti del mondo antico e alcuni di quelli moderni hanno cercato di mantenere le masse
nelle tenebre sulla natura e sul carattere di Dio. Era loro scopo legare la gente a
un’organizzazione (una chiesa, in quel caso), mentre la conoscenza della natura di Dio l’avrebbe
potuta rendere troppo indipendente. Così il nome di Dio fu tenuto segreto perché sapevano che
il potere spirituale era riassunto nel suo nome. Attraverso tutta la Bibbia gli autori parlano del
Nome di Dio o del Nome del Signore. Ad esempio, quando la Regina di Saba venne a visitare
Salomone, la Bibbia dice che lo mise alla prova con domande difficili. Era venuta a chiedere non
di Dio, non del Signore, ma del nome del Signore, insistendo non poco. La chiave del nome del
Signore si trova in ciò che chiamiamo Geova, il Dio personalizzato dell’Antico Testamento. Qui
cominciamo ad avere un senso di Dio che si esprime come uomo. L’essere puro e incondizionato
– l’Io Sono Colui Che Sono – si è ormai differenziato come uomini e donne. La parola Geova
deriva dell’ebraico YHWH (il tetragramma biblico), parola composta da quattro lettere: Jod,
He, Waw, He. Queste quattro lettere ebraiche rappresentano i princìpi maschile e femminile, e
in questa forma significano un Dio che si esprime nelle anime degli uomini e delle donne. Gli
Ebrei avanzarono ulteriormente con questa idea di Dio e aggiunsero dei suffissi a Geova, così
diedero la luce a Geova-ramah, Geova-jire e così via, con il significato di Dio come pace, Dio
come salute, Dio come abbondanza, eccetera.
Dio si incarna come Uomo in te e in me e siccome siamo espressioni di Dio, noi condividiamo
il Suo potere; ma dobbiamo saperlo. Quindi non sorprenderti che gli antichi sacerdoti degli
Egizi, dei Babilonesi e degli Ebrei mantenessero il nome di Dio segreto per consolidare il
proprio potere sulle masse. Ma le persone intuivano che ci fosse una Parola del Potere che
donasse loro controllo e dominio.
In molti degli ordini segreti, alcuni dei quali sono giunti fino a oggi, c’è una ricerca della
“parola perduta”, il segreto perduto, che darebbe la chiave per ogni segreto della vita. L’uomo
sperava che se avesse aspettato ancora un po’ di più o si fosse sforzato un po’ più duramente, il
segreto gli sarebbe stato svelato. Ma gli anni sono passati. Egli ha atteso, ha lavorato e ha
ottenuto altre conoscenze, ma il segreto della “parola perduta” non è mai arrivato. Nel
trentesimo capitolo del Deuteronomio, versetti 12-14, Mosè rivela il segreto e centinaia di anni
dopo Gesù si identifica con questa parola perduta del potere. È strano che ce lo siamo persi.
Mosè dice chiaramente: “Non è nel cielo, perché tu dica: ‘Chi salirà per noi in cielo, per
prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire?’ Non è di là dal mare, perché tu dica: ‘Chi
attraverserà per noi il mare per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire?’ Anzi, questa
parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica”.
Che cos’è la parola perduta, il segreto Nome di Dio in te? È la pietra filosofale degli alchimisti,
è veramente il segreto che si trova dietro a tutte le religioni e tutte le filosofie. L’Io Sono è la tua
vera identità, il tuo vero nome e in quel nome c’è potere. Io sono lo Spirito Divino, il tuo vero Sé
eterno, non è mai nato e non morirà mai, non è mai triste, non invecchia mai, non si preoccupa
o pecca né conosce la paura. Ma questo io sono è filtrato attraverso la tua coscienza e così tu hai
il potere di abusarne, come fanno molte persone: tu hai la libera volontà e il potere di scegliere
se usarla in maniera costruttiva o distruttiva. La domanda naturale è: “Io sono cosa?”. Così però
lo qualifichi; e se lo qualifichi, lo limiti. Se dici: “Io sono un maschio”, significa che non sei una
femmina; “Sono un americano” significa che non sei né un francese né uno spagnolo. Quando
completi l’Io Sono, limiti l’espressione in un modo o nell’altro. Ma Dio è illimitato, inespresso;
Dio è potere creativo, Mente Divina in attesa di espressione. Dio deve essere espresso e l’uomo è
Dio in espressione.
L’Io Sono Colui Che Sono diventa IO. Per questo viene detto a Mosè di dire agli Israeliti che a
mandarlo è stato Io Sono Colui Che Sono. L’uomo è uno con Dio, l’autocoscienza di Dio e così
ha il potere di associare l’Io a tutti gli attributi di Dio: libertà, gioia, salute, successo,
abbondanza. L’Io Sono si connette sempre con il potere divino perché TU sei l’IO di quell’IO
SONO.
Io sono la Parola del Potere. È la presenza di Dio in te. Essa ti assicura un contatto diretto con
Dio, senza bisogno di alcun intermediario. Durante il corso di tutta la storia, alla gente è stato
fatto credere di aver bisogno di un intermediario per avvicinarsi a Dio. Tuttavia Mosè fu istruito
a dire al suo popolo che Dio abita tra loro e in loro, che la Parola del Potere è nelle loro bocche e
nei loro cuori. Che Essi Sono Coloro Che Sono.
Questo non significa che qualcun altro non possa pregare per te o darti aiuto spirituale.
Significa che puoi e dovresti andare direttamente da Dio. Ogni volta che dici “Io sono”, stai
usando il potere di Dio per portare determinate cose nella tua vita e ciò che tu porti dipenderà
da come usi l’Io e da ciò che ci applichi.
Il nome Geova è stato dato alle persone migliaia di anni fa e successivamente scritto nella
Bibbia, affinché la gente sapesse di essere Uno con Dio, sapesse che Dio è l’aiuto sempre
presente in attesa di essere riscattato. Gesù conosceva la potenza dell’Io Sono e lo usò in molti
modi costruttivi: era il buon pastore, la porta, il pane della vita; era via, verità, vita. Queste
espressioni erano comuni nel suo insegnamento quotidiano. Ma c’erano occasioni in cui dava
particolare importanza all’Io Sono, sottolineando la sua qualità mistica.
Il capitolo 8 del Libro di Giovanni, autore che riporta l’insegnamento più alto di Gesù,
fornisce una buona conoscenza della natura cosmica dell’Io Sono. Gesù stava insegnando nel
tempio e cominciò a parlare alla folla dicendo: “Io sono la luce del mondo: chi segue me
(intendendo: chi segue la mia dottrina) non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della
vita”. I Farisei immediatamente colsero l’occasione per sostenere che stava dicendo falsa
testimonianza su di sé. Gesù spiegò pazientemente che non parlava di sé come uomo e come
leader, ma di come era ispirato dal Padre. Ma non avrebbe cambiato nulla nella loro visione
delle cose; come aveva detto Gesù stesso, non c’è persona più cieca di chi non vuole vedere.
Infine, per sottolineare il punto che non si riferiva a Gesù uomo ma al Cristo cosmico, egli
disse loro: “Se infatti non credete che io sono lui, morirete nei vostri peccati”. Qui abbiamo una
di quelle parole stampate in corsivo nella Bibbia. Ciò avviene ogni volta che manca una parola
nel manoscritto originale e i traduttori lo hanno messo in corsivo per mostrare che la parola è
stata inserita da loro. Tuttavia, in questo caso la parola “lui” non era nell’originale. I traduttori
l’hanno inserita erroneamente, pensando che fosse necessario completare la frase
grammaticalmente. Ma Gesù non parla di se stesso. Sta dicendo che, a meno che una persona
non creda nell’Io sono, il Cristo che vive in ogni uomo ha frainteso la sua relazione con Dio e
morirà senza conoscere la vera Parola del Potere. Gesù continua questo pensiero dicendo:
“Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che io sono lui e non faccio nulla da
me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. Colui che mi ha mandato è con me e
non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite”. Ancora una volta
la parola in corsivo è stata inserita erroneamente. Il significato qui è che quando arriviamo a
una vera comprensione del rapporto dell’uomo con Dio, allora sapremo che Io Sono la presenza
di Dio in ognuno e che quella presenza dà potere e dominio.
In seguito Gesù disse: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei
discepoli; conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi”. Questa affermazione copre molti
aspetti della vita dell’uomo, ma in questo contesto ha un significato speciale. La Bibbia dice che
c’erano alcuni nella folla che risposero: “Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai
stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: ‘Diventerete liberi’?”. Gesù rispose loro che
sarebbero stati giudicati dopo la vita terrena, ma se avessero cambiato idea e capito che il Figlio
– l’Io Sono – ha tutto il potere, allora sarebbero stati liberi e non avrebbero dovuto più contare
su intermediari o su qualche presunto bene che arriva dal passato. Ma ancora lo accusarono di
essere un bugiardo. Egli rispose: “Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica. In verità,
in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte”. Allora gli dissero gli
Ebrei: “Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: ‘Chi
osserva la mia parola non conoscerà mai la morte’. Sei tu più grande del nostro padre Abramo,
che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?”. Intenzionalmente o no,
stavano completamente travisando l’importanza dell’insegnamento di Gesù. Quindi egli disse
loro: “Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne
rallegrò”. Gli dissero allora i Giudei: “Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?”. Gesù
chiuse quindi la sua tesi dicendo: “In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono”.
Gesù stava ponendo l’accento sulla natura mistica dell’Io Sono. È il Cristo Cosmico che è
sempre esistito ma che si è espresso pienamente nella persona di Gesù. Io Sono il Sé eterno che
non è mai nato e non sarà mai.
Gesù poteva dire e lo fece: “Io sono il Cristo” e così puoi anche tu. Ognuno ha un nome
segreto conosciuto a Dio e quando hai l’ispirazione, l’illuminazione, riceverai un nuovo nome.
Nel Libro della Rivelazione, l’Apocalisse, leggiamo: “Al vincitore darò la manna nascosta e una
pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi la
riceve.”
Se pensi semplicemente a te come Tom Brown o Mary Jones con i tuoi dolori e dispiaceri e le
tue fatture da pagare, non stai pensando con il potere. Ma se dici: “Io sono Tom Brown, il
Cristo” o “Io sono Mary Jones, il Cristo”, allora ti stai identificando con l’Eterno e con il bene
supremo.
Ora, non pensare male: non stai dicendo di essere Gesù, il Cristo. Tu semplicemente esprimi
la tua vera identità come figlio o figlia di Dio, Tom Brown o Mary Jones, il Cristo. Questo è il tuo
nuovo nome che solo tu puoi usare.
Così Gesù diventa il più grande modello per la vita, e l’Io Sono il modo in cui agire e
pensare.
Forse potrebbe sembrare un po’ strano dirti di essere il Cristo, ma d’altronde ogni cosa nuova
sembra strana in un primo momento. Poi dirai a te stesso: “Perché non l’ho fatto prima?”.
Quando c’è un problema che sembra difficile da risolvere, pensa a te stesso: “Io sono così e
così, io sono il Cristo”. Poi pensa a cosa significa. Può il Cristo essere malato? Può il Cristo
essere in mancanza? Può il Cristo essere ostacolato da qualsiasi problema? Naturalmente, se ti
riferirai a te stesso come Tom Brown o Mary Jones, il Cristo, sarà necessario che tu non ti limiti
alle sole parole: anche le tue azioni devono essere in accordo con quell’alto ideale.
C’è un grandissimo potere nel tuo nome, quando sai come usarlo.
IO SONO COLUI CHE SONO è il nome più grande e importante che esista.
Nota biografica

Emmet Fox (1886-1951) fu uno dei leader spirituali più influenti del Ventesimo secolo e uno dei
pionieri del movimento del Nuovo Pensiero. Il suo audace e dinamico messaggio ci dice che i
pensieri e l’atteggiamento possono modificare la realtà, se opportunamente impressi nel
subconscio e supportati da un’attitudine positiva verso ogni situazione che affrontiamo. Ispirò
milioni di persone in tutto il mondo e insegnò loro un metodo per cambiare le loro vite. Dai suoi
lavori hanno tratto ispirazione molti autori contemporanei di crescita personale e motivazione,
come Wayne Dyer, Esther Hicks e Louise Hay.
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