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Legatura di Isacco

Premessa
Cari fratelli e sorelle, ci troviamo di fronte ad uno dei brani più importanti, ma anche più
controversi del libro della Genesi:
Importante per noi cristiani, perché come forse già sapete (e come vedremo meglio in seguito), la
figura di Isacco è una cosiddetta prefigurazione messianica, rimanda cioè alla fede nella venuta del
Messia, e quindi, per noi, rimanda alla persona stessa di Gesù Cristo.
Ma è un testo fondamentale anche per i fratelli ebrei: ricordiamo che Genesi, è il PRIMO libro della
Torah e questo brano è presente, sia nella liturgia quotidiana del mattino, ma anche, pensate, nella
liturgia del capodanno religioso ebraico, oltre alla proclamazione del testo nelle sinagoghe durante
l’anno. Ne capiamo quindi l’importanza!
Dicevamo che è un testo controverso. Le domande ricorrenti che può suscitare sono:
- Come può Dio mettere alla prova in questo modo? Cosa significa mettere alla prova? Cosa
significa questa prova?
- Come può anche soltanto chiedere un sacrificio umano? E per di più di un figlio amato!
- E ancora: come può un padre obbedire a un tale comando, oltretutto senza indugio,
esitazioni, proteste o richieste di spiegazione?
Tutte domande che hanno fatto interrogare studiosi, teologi, filosofi, rabbini ma anche tanti di noi
fedeli.
Ecco, questa sera vorrei offrirvi una lettura di questo passo diversa dal solito, una lettura forse
nuova per voi e che attinge anche al ricchissimo patrimonio della tradizione ebraica, che tra l’altro,
come vedrete, darà delle luci nuove luminosissime anche a noi, nella comprensione della nostra
fede cristiana, e, in particolare, della relazione tra Isacco-prefigurazione-messianica e Gesù-Messia.
Bene, il testo inizia: “Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo”. Cosa significa che Dio mette
alla prova? Questo Dio ci vuole “testare”? Un Dio che da lassù guarda in basso e vuole fare degli
esperimenti su di noi per vedere se superiamo il test? Ce la caveremo? O soccomberemo? Non
credo sia questa l’immagine del Dio che ci ha donato Gesù Cristo evidentemente…
No, Dio conosce intimamente i nostri cuori, e, bé, conosce tutto! E’ onnisciente! Sa già anche se
quella prova la supereremo o no!
Quindi, in realtà, la prova non serve a Lui, ma A NOI! Dio ci può mettere alla prova per permetterci
di fare un salto! Di crescere! Di maturare! La prova è come un trampolino, la prova ci rinforza, la
prova è maestra e ci insegna!
Ora, capite, in quest’ottica, la prova altro non è che un DONO. Un Dono di Dio PER noi, affinché
possiamo crescere, fare un salto di qualità, nella fede e nella vita!
Piccolo inciso: secondo alcune scuole rabbiniche, e per molti ebrei, Dio NON mette alla prova l’uomo. Non ne ha bisogno, non lo fa.
Dunque leggono in questo versetto non “prova”, bensì “punizione”. Una punizione dovuta alla mancanza di fiducia di Abramo in
Dio, che in effetti, pochi versetti prima, stipula un’alleanza con Abimelech. Tuttavia cosa significa per l’ebreo “punizione”? Un Dio
che castiga? Che te la fa pagare? NO. Per l’ebreo il castigo di Dio non è altro che una CORREZIONE che Dio fa, ancora una volta,
per il BENE della persona. È una occasione per ricominciare a camminare nel bene, nel giusto, come quando un genitore corregge o
rimprovera il proprio figlio. Dunque, prova o punizione che sia, il fine è sempre quello di farci fare questo salto!
Ecco che Dio chiama “Abramo”. È sempre meraviglioso vedere come Dio ci chiama per nome.
Questo significa che intende instaurare un rapporto intimo con noi. Il nome rappresenta l’identità
più profonda della persona, chiamarsi per nome significa conoscersi, capirsi, desiderare di entrare in
relazione. E così fa Dio con Abramo, come con ciascuno di noi. Dio ti chiama per nome.
Abramo dà la risposta più bella che si possa dare a Dio: “eccomi”. Guardate, in questa singola
parola è contenuto già tutta la vicenda successiva, tutto ciò che accadrà in seguito è racchiuso in
questo “eccomi” pieno di fiducia. Abramo mostra già da ora tutta la sua disponibilità ad accogliere
la Parola che Dio vuole rivolgergli. Un disponibilità, LIBERA e quindi autentica.
La difficile richiesta, già la conosciamo. Il sacrificio richiesto è l’olocausto: rito in cui la bestia
sacrificata veniva bruciata interamente. È un sacrificio totale.
Ora, noi siamo abituati a pensare ad Isacco come un bambino, un ragazzino, che viene portato,
oserei dire, con l’inganno dal padre, ad essere poi sacrificato.
Ma in realtà, nella tradizione ebraica/giudaica e rabbinica, le cose non stanno affatto così!
Per gli ebrei infatti, Isacco non è un bambino! È un giovane adulto. In base ad alcuni calcoli legati
ad eventi successivi rispetto questa vicenda, Isacco avrebbe ben 37 anni! Secondo altri studiosi, tra
cui spicca Giuseppe Flavio, famosissimo storico di origine ebraica, ne avrebbe 25. In ogni caso, a
noi non interessa l’età precisa di Isacco, ma ci interessa sapere che, per gli ebrei, è un giovane
uomo. Esattamente come giovane uomo sui 30 anni era Gesù, secoli dopo, il Messia, al momento
del Suo vero e supremo sacrificio, sul Golgota.
Questo spiegherebbe anche il versetto in cui Abramo, ormai anziano, carica il figlio della pesante
legna necessaria per il sacrificio: Isacco, giovane uomo, forte, può portarla da solo per tutto il
tragitto. Così come Gesù porterà il legno della croce verso il Calvario.
A questo punto ci si chiede: ma come è possibile che Isacco non abbia compreso la verità sul
sacrificio da fare? E una volta compreso, come è possibile che non abbia opposto resistenza? Come
ha fatto Abramo, ormai utlra-centenne, a legare un giovane ragazzo/uomo trentenne?
Ed è proprio qui che voglio arrivare cari fratelli e sorelle. C’è un momento in cui Isacco
comprende. Comprende fin troppo bene come andranno le cose. E… qui sta tutta la novità:
Non solo comprende ma ACCOGLIE, e non solo accoglie ma ADERISCE LIBERAMENTE e
pienamente/totalmente alla volontà del padre e, quindi, alla volontà di Dio.
Isacco SA, e crede fermamente che da Dio non può che venire qualcosa di buono, di santo, di
giusto, di meraviglioso! Un disegno d’amore! Aderisce quindi alla Sua Volontà, SI ABBANDONA,
liberamente, alle Sue mani!
C’è un momento in cui Abramo e Isacco camminano insieme, e in questo insieme c’è una piena e
autentica comunione di intenti. Una comunione totale tra il padre e il figlio.
Capite quindi, in quest’ottica ebraica, la grandezza di Isacco? Se da un lato, di Abramo ci colpisce
la fede, in Isacco, oltre alla fede e alla fiducia nella volontà di Dio, troviamo anche
l’ABBANDONO totale nelle sue mani. Fede e Abbandono.
In questo passo di Genesi allora, se crediamo a questa interpretazione, il protagonista non è più
Abramo, bensì Isacco, e la sua libera consegna della propria vita. Isacco diviene esempio per noi.
Isacco, secondo gli ebrei, si LASCIA legare dal padre. Isacco COLLABORA col padre, e così
facendo si rende COLLABORATORE fedele nel disegno d’amore che Dio ha per lui.
Vedete quanto, attraverso questa lettura, troviamo ancor di più il suo essere PREFIGURAZIONE
MESSIANICA! Anche Gesù, il Messia, si consegna liberamente alla morte, DONA la Sua vita per
noi, e la sua volontà è perfettamente in linea con la volontà del Padre, è pronto a morire perché si
compia la Sua Volontà! Isacco crede, si fida e SI CONSEGNA, e così fa il Signore.
Per entrare ancora di più in questa visione così luminosa, vi leggo alcuni midrashim della tradizione
giudaica. Il midrash è una sorta di esegesi biblica della tradizione rabbinica: un modo, un metodo di
leggere e interpretare la Sacra Scrittura.
 «Dov’è l’agnello per l’olocausto?» Abramo rispose: «Il Signore
provvederà». Isacco tremò perché comprese l’intenzione del padre. Tuttavia si fece forza e disse al
padre suo: «Se è vero che il Santo, benedetto Egli sia, mi ha scelto, allora la mia anima è donata a
lui». E Isacco stesso si legò volontariamente

 «Se mi ha scelto, replicò Isacco, io gli offro volentieri la vita, ma


per mia madre io mi addoloro». Eppure, ciononostante,
«proseguirono entrambi insieme» (ivi, 8): l’uno per sacrificare,
l’altro per essere sacrificato, l’uno per uccidere, l’altro per essere
ucciso.
«E giunsero al luogo» (ivi, 9).
(…). Abramo sembrava uno che preparasse gli
sponsali di suo figlio e Isacco somigliava a colui che si preparasse
il proprio baldacchino.
Disse Isacco al padre: «presto, padre mio affrettati a eseguire la
volontà del tuo Creatore,
(…)
Quando stava per immolarlo, Isacco gli disse: «babbo, legami le
mani e i piedi, perché l’anima potrebbe ribellarsi e, agitandomi
alla vista del coltello, il sacrificio potrebbe riuscire imperfetto; ti
prego, dunque, di legarmi perché non sorga alcuna irregolarità».
E allora Abramo «legò Isacco suo figlio»

Le stesse cose, pensate, troviamo scritte anche nel CORANO! Dunque anche nell’Islam, questa è
l’interpretazione della “legatura di Isacco”.

È interessante anche la questione del sacrificio secondo un certo filone ebraico: per alcuni infatti,
Isacco sarebbe effettivamente morto, pur senza sacrificio, e Dio stesso gli avrebbe ridato la vita.
In effetti: perché Abramo si fida? L’interpretazione più sostenuta è questa:

Abramo sapeva, che se anche il figlio fosse morto, in virtù della promessa, Dio glielo avrebbe
restituito, l’avrebbe fatto risorgere.

E questa visione non è soltanto di alcuni. La troviamo addirittura nel NT! Nella Lettera agli Ebrei
(11,17-19)!
«Per fede Abramo, quando fu provato, fece come se offrisse Isacco, e l'uomo che aveva lietamente
ricevuto le promesse tentò di offrire l'unigenito figlio. Eppure Dio gli aveva detto: «È in Isacco che
ti sarà data una discendenza!» Abramo era persuaso che Dio è potente da risuscitare anche i
morti;
ed ebbe Isacco come per una sorta di risurrezione.»

Ecco ancora una volta sottolineata la relazione con Gesù: morto e risorto!

E concludo:

ISACCO OGGI ci parla. Parla alla tua, alla mia vita.


Ci insegna cosa significa abbandonarsi nella mani di Dio.
Dio è Amore e se è tale tutto ciò che viene da Lui è espressione di questo amore, e non può che
essere un progetto, un disegno d’amore meraviglioso PER ME! Pensato e voluto SOLO per me!

Anche e soprattutto nella prova. La nostra tendenza è quella di farci una marea di domande:
“perché?”, “perché a me?”, “non poteva andare diversamente?”, “cosa mi stai chiedendo?”…
Ma in fondo l’UNICA risposta è: FIDATI! FIDATI DI ME! Io ci sono, non ti lascio! La risposta ai
tuoi perché c’è! Ma tu non la puoi capire, perché non sei Dio…

Dobbiamo fare tesoro di questo in tutti gli aspetti della nostra vita! Della nostra quotidianità!
Non dobbiamo pensare alla croce/alla prova necessariamente come malattia incurabile, o morte di
un caro… anche i piccoli dissidi in famiglia, le divisioni tra colleghi al lavoro, o, nel nostro caso, tra
volontari o nei vari gruppi; le incomprensioni, anche nella nostra comunità!
Quella delusione, quell’incapacità di perdonare, di parlarsi, quel caratteraccio che ci ritroviamo!
Paradossalmente, se ci si abbandona veramente, TUTTO questo rientra in un meraviglioso disegno
di Dio… Un Dio che opera, che vive e che guarisce!

Fidiamoci di Dio, abbandoniamoci nelle sue mani SICURE, di Padre, ed ecco…. CHE LA
NOSTRA VITA (anche con le sue prove) DIVENTERA’ BENEDIZIONE! Ciascuno di noi
diventerà benedizione!

Guardate Isacco: padre di Giacobbe, ossia Israele, capostipite del popolo eletto, santo scelto da Dio
da cui nascerà il virgulto di Iesse: Gesù!
Oggi, siamo qui, anche grazie al si di Abramo e di Isacco!

La prova porta frutti enormi, che a volte neppure vedremo nella nostra vita: Abramo NON ha visto
il realizzarsi della promessa e tantomeno Isacco! Ma quali incredibili frutti…

Ecco, dunque, lasciamoci “legare” dal Padre, come Isacco.


Lasciamo che il suo bellissimo disegno su di noi si realizzi, si dispieghi e saremo DAVVERO
strumenti del suo Amore.

Lode e gloria a te Signore Gesù!

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