Sei sulla pagina 1di 4

Dove hanno avuto origine i primi segni della scrittura?

Ma come si era passati da un sistema contabile a un sistema di scrittura alfabetica? Osservando i


primissimi esempi di segni cuneiformi usati a Uruk, restammo colpiti dalla somiglianza con i simboli
usati dai popoli megalitici delle isole britanniche occidentali. La scrittura cuneiforme, che è posteriore,
possiede un alto grado di stilizzazione e di complessità, ma l'iscrizione ritrovata su un antichissimo
vaso paleoelamita, proveniente da Marudasht, nei pressi di Persepoli, all'aspetto ricorda molto da
vicino i motivi grafici usati nella cultura megalitica.

Figura 21. Iscrizione elamita.

Nel 1983, Martin Brennan ha pubblicato uno studio condotto su 360 pietre incise di epoca
megalitica,trovate in Manda, riportando i simboli presenti sulle pietre, la frequenza o la presenza di
ciascuna tipologia di simboli e il modo in cui erano collegati gli uni agli altri.22 Tutti i simboli usati
nell'iscrizione elamita, risalente al 3000 circa a.C, si ritrovavano con frequenza regolare nelle pietre
incise dei popoli megalitici databili entro un periodo fra il 4000 e il 2500 a.C.
Tutto si complica quando si prendono in esame le tavolette di argilla graffite provenienti da Tartaria,
località presso Turdas, in Tran-silvania. Queste tavolette risalgono al 4000 a.C, e raffigurano simboli
simili a quelli presenti sulle pietre megalitiche classificate da Brennan. Tali iscrizioni hanno suscitato
un acceso dibattito fra gli archeologi, perché sono state scoperte prima che la metodologia del
carbonio radioattivo per la datazione fosse stata perfezionata. Nel 1961 si pensava che risalissero a
un'epoca tra il 2900 e il 2600 a.C; nel 1962 l'archeologo Sinclair Hood, direttore della British School of
Archaeology di Atene, scrisse nella rivista «Antiquity»:
I segni riportati sulle tavolette di Tartaria, soprattutto quelli sul disco n. 2, sono così affini a quelli delle più
antiche tavolette di Uruk ... da farci ritenere quasi con certezza che esista una relazione fra i due tipi. Molti sembra-
no derivare dai segni usati in ambito mesopotamico per indicare i numerali. La sola differenza è che sulle tavolette
mesopotamiche, per i numerali l'intera forma del segno viene impressa nell'argilla, usando uno stilo a punta ar-
rotondata, mentre a Tartaria veniva tracciato soltanto il contorno del segno corrispondente.23
Hood aggiunge che alcuni segni delle tavolette di Tartaria somigliano anche a quelli ritrovati nelle
iscrizioni minoiche di Creta.24
Com'è comprensibile, Sinclair Hood partiva dalla premessa che le tavolette di Tartaria fossero
posteriori alla scrittura sumera e quindi formulò una teoria che confermava l'ipotesi di partenza.
Secondo la sua costruzione teorica, i cacciatori d'oro sumeri dovevano essersi trasferiti in
Transilvania per sfruttare i giacimenti auriferi locali e istituire centri commerciali; nel corso di
queste attività, avevano insegnato alla popolazione del posto l'uso della scrittura simbolica che
faceva parte del loro sistema contabile. Hood non considerava la distanza fra le due località come un
ostacolo insormontabile, in quanto conosceva già l'opinione prevalente nel mondo accademico,
secondo cui anche l'antico protosanscrito, nato nella valle dell'Indo, in India, aveva subito l'influenza
di Sumer.
Quando però gli strati in cui erano stati trovati i reperti furono sottoposti a esami più attendibili con
il radiocarbonio, si accertò che le tavolette di Tartaria risalivano a epoche di gran lunga precedenti alla
più antica utilizzazione dei simboli che fosse avvenuta a Sumer. Fu come lo scoppio di una bomba, poi
gli archeologi hanno ignorato tutta la questione, come fosse pura coincidenza. Ma per quanto gli
esperti preferiscano aggrapparsi al paradigma preferito, non si può sfuggire alla conclusione che, se fra
le due forme di scrittura esisteva una connessione, devono essere stati i sumeri a imparare dagli abi-
tanti della Transilvania, e non viceversa.
Esiste un'altra possibilità: i due popoli potrebbero avere ereditato una tradizione terza, comune a
entrambi. In effetti, abbiamo trovato prove documentali a sostegno dell'ipotesi che sia i sumeri sia i
popoli megalitici d'Europa abbiano subito l'influenza di una fonte comune e anteriore di registrazione
simbolica. La «Tavola di Gradesni-ca», trovata a Vratsa, nella Transilvania, presenta a sua volta distinte
analogie con le iscrizioni megalitiche e i caratteri simbolici elamiti, e risale a un'epoca fra i 6000 e i 7000
anni fa. Un sigillo di 5500 anni fa, trovato a Karanovo, reca incisioni analoghe sia ai segni megalitici sia
alla scrittura sumera.25
Rudgley riassume bene la situazione:
L'idea di poter attribuire all'Europa, anziché all'Asia, l'invenzione della scrittura, per la maggioranza degli
studiosi è troppo strampalata per poter essere accolta. Ma una volta accettata la nuova cronologia stabilita con il
metodo del radiocarbonio restava soltanto una spiegazione possibile: dal momento che le tavolette di Tartaria
erano antecedenti rispetto alla scrittura sumera, non potevano essere una vera forma di scrittura, e la loro apparente
somiglianza diventava una semplice coincidenza. Da quando le cose hanno preso questa piega ... il sistema di segni
di Vinca è caduto in un relativo oblio, almeno per quanto riguardava l'impostazione teorica prevalente presso
gli archeologi.26C'è stato, però, un archeologo che ha continuato a studiare e classificare questi segni
usati in Transilvania, noti come segni di Vinca dalla località in cui sono stati trovati. Nel 1981 Shan
Winn ha pubblicato uno studio in cui analizza e raggruppa centinaia di segni, scoprendo che i
caratteri simbolici potevano essere scomposti, riducendoli a cinque segni elementari:27
1. La linea retta
2. Due linee che si intersecano al centro
3. Due linee che si intersecano a una delle estremità
4. Il puntino
5. La linea curva.

I- X+
VA • C
Figura 22. Simboli di Vinca.

Winn si è reso conto che questi cinque elementi di base si potevano combinare in 18 modi diversi e
ha sostenuto che l'analisi interna dei segni di Vinca ci permette di concludere che questi caratteri erano
codificati e anzi rappresentavano un corpus di segni noti e usati per molti secoli in un vasto
territorio.28

Le analogie fra il sistema di segni usato a Vinca, i simboli megalitici e la scrittura elamita
cominciarono a sembrare troppo forti per essere ignorate. Alcuni studiosi, come il professor Thom,
non hanno permesso alla disputa di placarsi. Nel 1978, in una lettera all'amico Stan Beckensall, Thom
scriveva:
Non può esserci il minimo dubbio circa la connessione fra le pietre [di Temple Wood Kilmartin] e i segni a
coppa e ad anello [caratteristici dei monumenti megalitici]. La geometria è identica in entrambi i casi. Se vogliamo
riuscire prima o poi a decifrare i segni a coppa e ad anello, tutti i segni superstiti dovrebbero essere pubblicati, in
modo da averli raccolti tutti insieme, così da poter prendere di petto il problema. Quelli scoperti vicino alle
strutture per l'osservazione della luna o del sole con un sistema di mira hanno per il momento
un'importanza primaria, perché sospettiamo che possano dirci a che cosa servivano le strutture in questione. Mi
rendo conto che raccogliere tutta questa mole di informazioni è un'impresa gigantesca, forse il lavoro di tutta una
vita.29
Dal 1969 in poi, la Bbc ha prodotto una serie di documentari che presentavano il lavoro del
professor Thom, uno dei quali comprendeva una lunga intervista fra Thom e Magnus Magnusson,
in cui Thom propone un'interessante teoria sui segni «ad anello e a coppa» presenti in tanti siti
megalitici.
THOM: Ho un'idea, ancora del tutto nebulosa, che i segni a coppa e ad anello fossero un mezzo per registrare, per
scrivere, e che quando riusciremo a leggerli potranno spiegarci a che cosa servisse quella determinata pietra.
MAGNUSSON: Le sue teorie sugli Einstein paleolitici non sono andate giù ad alcuni archeologi. Altri ancora non
riescono a mandare giù l'idea che i segni a coppa e ad anello fossero una forma di scrittura. La cosa la preoc-
cupa?
30
THOM: Neanche per sogno, mi limito a continuare ad archiviare le scoperte che faccio.

I segni a coppa e ad anello di cui parla Thom si trovano in molti siti neolitici. Molti archeologi si
sono chiesti invano quale fosse la loro funzione. Come abbiamo già accennato, Martin Brennan ha pub-
blicato uno studio di grande importanza sull'arte megalitica della valle del Boyne, in Manda.
Brennan non riusciva a capire come mai nel mondo accademico l'arte megalitica (che, a suo dire,
«rappresenta la prima importante tradizione artistica sorta nell'occidente europeo dopo l'era glaciale»)
suscitasse un'attenzione così scarsa. Tutte le iscrizioni da lui studiate possono essere scomposte e
ridotte a nove simboli di base, combinati in molti modi diversi. Brennan ha analizzato 340 diversi
reperti in pietra, riscontrando le seguenti percentuali in cui si presenta ciascun tipo di segno:31
1. Il punto o segno della tazza 20%
2. La linea 34%
3. Il cerchio 53%
4. Il quadrangolo 22%
5. L'arco o mezzaluna 39%
6. La linea a zigzag 25%
7. La linea ondulata 28%
8. La spirale 27%
9. L'ovale o ellisse 17%

• |+|O|0|O|vwkAA|
1 I 2 I 3 I 4 I 5 I 6 I 7 I

Figura 23.1 principali simboli della ceramica con decorazioni a solchi, da Brennan.

Una delle sue osservazioni riguarda il fatto che almeno la metà delle pietre studiate presentano un
rapporto fra il cerchio e l'arco o mezzaluna:
In Manda si conoscono circa 390 pietre su cui sono incise decorazioni di arte megalitica. Si trovano tutte in
tombe a corridoio, le quali, quando sono state ritrovate intatte o in condizioni tali da permettere una
valutazione, hanno tutte rivelato un orientamento fondato su principi astronomici: ciò rivela quale sia il contesto
in cui questa arte si manifesta. Il rapporto fra arte e astronomia è ancor più accentuato dalla presenza di meridiane
incise, calen-dari e iconografie esplicitamente riferite al sole e alla luna.32
A questo punto cominciavamo a capire a che cosa alludesse Thom durante l'intervista. I segni trovati
sulle pietre usate per l'osservazione astronomica potrebbero essere una forma primitiva di istruzioni,
la spiegazione del modo in cui quella data pietra poteva servire a fini astronomici. Lo studio condotto
da Brennan sulle iscrizioni irlandesi sembra confermare tale ipotesi; lo stesso Brennan propone di
attribuire ad alcuni simboli di base dei significati dedotti dal contesto in cui erano collocati.
Non può stupirci il fatto che Brennan abbia scoperto che il circolo è usato per rappresentare il sole,
mentre la mezzaluna simboleggia il satellite terrestre. Secondo il suo ragionamento, la linea ondulata
mostra il modo in cui il punto di levata e di tramonto della luna si sposta periodicamente nel cielo;
tale deduzione si fonda su una pietra trovata a Knowth (numero SW22),33 in cui i mesi solari e lunari
sono collegati da cerchi, mezzelune e linee ondulate per mostrare il rapporto esistente fra loro.
Il fatto che gli stessi simboli grafici di base fossero usati in modo diffuso e sistematico dal popolo
megalitico, dalla cultura di Vinca e dai sumeri ci sembrava a questo punto un po' troppo rilevante
per essere una coincidenza. Tali analogie erano forse dovute a un retaggio comune? Si direbbe che il
popolo della ceramica a solchi attribuisse precisi significati ai simboli che usava: ma noi, saremmo mai
riusciti a leggere le iscrizioni scolpite sulle sue tavolette di pietra? Era possibile che una civiltà
megalitica arrivasse a un alto livello di sapere scientifico, fino a elaborare addirittura un sistema di
matematica superiore, pur non avendo un linguaggio scritto? Non sapevamo bene come rispondere,
ma poco tempo dopo avremmo conosciuto un uomo che aveva studiato il problema in tutti i suoi
dettagli.

Vecchia Europa / Vinča


Origin
These symbols have been found on many of the artefacts excavated from sites in south-east
Europe, in particular from Vinča near Belgrade, but also in Greece, Bulgaria, Romania,
eastern Hungary, Moldova, southern Ukraine and the former Yugoslavia. The artefacts date
from between the 7th and 4th millennia BC and those decorated with these symbols are
between 8,000 and 6,500 years old.
Some scholars believe that the Vinča symbols represent the earliest form of writing ever
found, predating ancient Egyptian and Sumerian writing by thousands of years. Since the
inscriptions are all short and appear on objects found in burial sites, and the language
represented is not known, it is highly unlikely they will ever be deciphered.
Symbols dating from the oldest period of Vinča culture
(6th-5th millennia BC)(Simboli vecchio periodo della
cultura Vinca datati al 6° 5° millennio a.C.)

Common symbols used throughout the Vinča period


(Simboli comuni usati durante il periodo Vinca)

Other Vinča symbols (Altri simboli di Vinca)

Potrebbero piacerti anche