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La MADRE è più frequentemente l’autrice dell’abuso e solitamente possiede un grado di istruzione medio-
alto (più raramente si tratta di madri sole e in condizioni difficili); non è insolito che ella abbia compiuto
studi medici o infermieristici o che comunque abbia conoscenze dettagliate in ambito sanitario.
Essa si dilunga con piacere nel raccontare (spesso in modo coerente) la storia della malattia del bambino
al personale sanitario o a chiunque incontri nelle numerose sale d’attesa degli ospedali in cui si reca col
figlio.
Il vero interesse però è quello di narcisistico di essere considerata un’ottima madre, essere posta al centro
dell’attenzione del personale medico e del mondo in generale attraverso la malattia del figlio.
In ogni caso, nonostante il bambino rischi seriamente, la madre non ha l’intenzione di procurare danni o
uccidere il proprio figlio.
Ella è ambivalente e tende a utilizzare i meccanismi di difesa della negazione e della proiezione. Spesso è
riscontrabile una vera e propria patologia psichiatrica identificabile con un DISTURBO BORDERLINE O
PSICOSI.
Probabile che durante la propria infanzia abbia dovuto subire esperienze simili, che sia stata vittima di
qualche forma di abuso, solitamente di tipo sessuale, che abbia sofferto di disturbi dell’alimentazione
(anoressia/bulimia) e che a sua volta sia estremamente dipendente dalla propria madre.
Il PADRE del bambino è assente o poco presente, marginale, indifferente e passivo nella vita familiare e
raramente compie visite frequenti in ospedale durante i numerosi ricoveri del figlio.
Non si rende conto di ciò che sta succedendo e, qualora i medici lo pongano davanti alla questione, egli
nega l’ipotesi che gli viene presentata, affermando che, se avesse mai sospettato anche solo lontanamente
la possibilità di una cosa simile, avrebbe certamente abbandonato la moglie; in questo modo, invece, non
fa altro che alimentare il comportamento della partner, la quale, pur di non perdere il marito, continuerà a
mentire.
VITTIMA
I bambini coinvolti sono molto piccoli, sia per comprendere a pieno ciò che gli sta accadendo, sia per
ribellarsi.
Tende a colludere con la madre simulando a sua volta i sintomi di malattie allo scopo di ottenere cure e
attenzione da lei. La malattia diventa un modo per archiviare la paura del rifiuto, in quanto la sua presenza
garantisce l’accudimento, mentre la guarigione coinciderebbe con l’abbandono;
Il bambino sviluppa un “FALSO SÈ” che si adatta all’immagine di sé che la madre gli trasmette, e arriva
a perdere la capacità di percepire adeguatamente le sensazioni provenienti dal proprio corpo, fino a
non riuscire più a discriminare tra i sintomi reali, i sintomi immaginati da lui e quelli indotti dalla madre,
manifestando, oltre che un Sé falso, anche un SÉ FRAGILE e poco differenziato.
E’ una violenza molto difficile da identificare perché si verifichi l’abuso, infatti, è necessaria
la collaborazione inconsapevole di tutto il sistema familiare e sanitario.
La diagnosi deve successivamente essere comunicata chiaramente a tutta la famiglia, evitando di farsi
condizionare dalle reazioni della madre, le quali possono includere una completa ammissione dell’abuso
come una forte aggressività verso il personale sanitario e l’accusa che proprio ad esso debba essere
attribuita la responsabilità della malattia del figlio.
I genitori devono, inoltre, essere informati se il caso è stato segnalato al Tribunale dei minori e/o ai Servizi
sociali e deve essere spiegato loro che tale modo di agire è a tutela del bambino. Contemporaneamente è
necessario che sia offerto un supporto psicologico a tutto il nucleo familiare, che la madre sia
costantemente controllata (poiché ella continuerà a somministrare sostanze al figlio o a indurgli i sintomi
della presunta malattia anche durante il ricovero ospedaliero) e che sia previsto un eventuale
allontanamento del minore.
In America il fenomeno risulta essere ormai diffuso quasi quanto gli abusi sessuali in famiglia.
MEDICAL SHOPPING IPERCURIA
Il Medical shopping consiste nella continua peregrinazione da uno studio medico a un altro, nella
speranza di trovare una cura adeguata e soddisfacente a malattie immaginarie o non così allarmanti da
destare tanta preoccupazione. Tale sindrome diventa “per procura” nel momento in cui i genitori del
bambino (in particolare la madre) sono ansiosi, non per un eventuale propria malattia, ma per lo stato di
salute del figlio.
La preoccupazione manifestata dalla madre in queste occasioni è reale ed ella non mette in atto alcuna
strategia per simulare uno stato morboso per essere al centro dell’attenzione, come invece farebbe la
mamma presentata nella sindrome di Münchausen per procura.
Al contrario ella è davvero preoccupata per lo stato di salute del figlio, agisce con l’intento di tutelare il
bambino, al quale è profondamente legata e con cui, inconsapevolmente, vuole un rapporto affettivo
esclusivo, ottenibile attraverso la malattia.
Essa si può sentire rassicurata, anche se talvolta solo momentaneamente, nel caso in cui venga esclusa
ogni tipo di patologia individuata da lei nel figlio.
Il bambino vittima vivrà, in costante condizione di allerta, non svilupperà un’adeguata ed equilibrata
considerazione di sé e sarà per lui pressoché impossibile sviluppare una buona socializzazione con i
coetanei a causa delle frequenti e prolungate assenze da scuola.
HELP SEEKERS
Letteralmente l’espressione “Help seekers” significa “richiesta d’aiuto” e la sindrome ad essa associata è
caratterizzata infatti dalla profonda necessità che la madre ha di essere aiutata in alcuni momenti di crisi
della propria vita.
Queste situazioni possono riguardare: una situazione di violenza in famiglia (personalmente sperimentata o
assistita ai danni del figlio), una gravidanza inaspettata e non desiderata, un lutto, una separazione dal
partner o una mancanza di supporto nell’allevamento del bambino
Questa sindrome si differenzia ulteriormente dalla sindrome di Münchausen per procura per il fatto che un
confronto con il medico induce spesso la madre a comunicare i suoi problemi, quali l’ansia e la
depressione e, se viene offerto un sostegno psicoterapeutico o proposto l’affidamento temporaneo del
figlio, ella accetta e si dimostra disposta a collaborare.
VITTIMA: limitazioni fisiche, psichiche e sociali nei periodi in cui essi vengono sottoposti ad accertamenti
clinici e a esami medici che si rivelano completamente inutili.
MOTIVAZIONE: per ignoranza o per motivi ideologici o religiosi, crede di agire nel migliore dei modi, non
rendendosi conto invece, di attentare non solo alla salute fisica e psichica del proprio figlio, ma alla sua
stessa vita.
È infatti tipico che la madre continui a somministrare di nascosto la sostanza tossica anche in ospedale e
che mantenga un atteggiamento tranquillo nonostante la gravità del quadro clinico riscontrato nel
bambino.
Alcuni genitori, pur di ottenere un compenso in denaro o in prestazioni (di cui magari sentono realmente
l’esigenza), sono disposti, oltre che a fingere di aver subito il danno, a farlo simulare ai propri figli.
Il figlio dovrà simulare e assumere i sintomi riferiti dai genitori, adeguandosi alle loro richieste per paura o
devozione per debolezza o semplice incapacità di reagire, in quanto si fidano ciecamente dei genitori e
vogliono loro bene nonostante tutto.
Per indennizzo infatti si intende il risarcimento (generalmente in denaro) che spetta a coloro che sono
vittime di un torto o di un incidente tali da prevedere un rimborso che compensi il danno subito.
I sintomi riportati al personale sanitario variano a seconda delle conoscenze mediche della famiglia ed essi
si dissolvono totalmente e improvvisamente una volta ottenuto l’indennizzo. Anche se i genitori e il
bambino stesso negano, la MOTIVAZIONE è quella di ottenere un risarcimento.
E’ una situazione di DISCURIA le cure che sono fornite al bambino, risultano inadeguate alle sue reali
condizioni
Ad esempio si verifica nel caso in cui il bambino sia stato vittima di incidente e abbia riportato un trauma
cranico; egli viene così suggestionato a pensare e a riferire di soffrire di cefalee, vertigini, disturbi della
memoria e della concentrazione.
RACCONTI TRAUMATICI
Lo studio di Dalenberg (1996) ha stimato che le dichiarazioni di abuso sessuale infantile (3-17 anni)
contenevano elementi di stranezza, con contenuti fantastici o inusuali, nel 3% dei casi.
Il più elevato numero di contenuti fantastici veniva in particolare riportato da bambini più piccoli (4-9
anni).
Il 15% dei casi di accertato abuso sessuale era associato a racconti inusuali e bizzarri.
La letteratura è scarsa sul tema, ma sembra indicare che i bambini più piccoli e coloro che hanno subito
forme più pervasive di abuso sessuale (es: penetrazione o abusi sessuali ripetuti) sono coloro che tendono
a riportare maggiormente Dichiarazioni di bambini con presunte esperienze di abuso sessuale
caratterizzate da esperienze inusuali, atipiche, bizzarre o perverse possono minare la sensazione di
credibilità in chi raccoglie la testimonianza.
Nelle narrazioni dei bambini si assiste ad un ripetersi di eventi, azioni e «giochi» sessuali che sembrano
accumunare differenti storie, come fossero delle tracce tematiche. Queste tracce (gli script) sembrano
organizzarsi lungo caratteristiche specifiche: luoghi, situazioni, interazioni con animali o personaggi
fantastici o mitologici, uso di un vestiario o oggetti particolari, finanche l’assunzione di sostanze.
Un esempio di «Script dell’Abuso» è costituito dagli Abusi Ritualistici, tra cui quelli a sfondo
Satanico.
Diversi elementi caratterizzano questi script: la presenza di oggetti sacri, simboli satanici, uso di sostanze,
tortura/uccisione di animali o esseri umani (bambini compresi), presenza di forze soprannaturali (es:
persone che interpretano il Diavolo o altre divinità), canzoni e rituali magici.
PEDOPORNOGRAFIA
Secondo una ricerca italiana (Macilotti, 2011) la maggioranza dei minori coinvolti in filmati
pedopornografici sono prepuberi (86,2%), con una ampia rappresentazione di bambini di età compresa tra i
3 ed i 5 anni (28%) ei bambini ancor più piccoli (10.1%).
La maggioranza dei video e delle immagini pedopornografiche riguarda interazioni adulti-minori (69%) ed
una bassa percentuale (3%) contiene elementi relativi a temi sadici-zoofilici.