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“L’ospedalizzazione pediatrica”

Progetto socio-educativo
Laura Pellegrino20073200
Educazione sociale e tecniche dell’intervento educativo
“Se si cura una malattia si vince o si perde, se si cura una
persona, vi garantisco che in quel caso, si vince qualunque
esito abbia la terapia!”
-Patch Adams

Premessa:
La risata, il sorriso dà enormi benefici al benessere dell’individuo qualsiasi sia la sua
tappa evolutiva. La “Gelotologia” (dal greco gelos=riso e logos=scienza) è una nuova
disciplina che studia in modo medico la risata, il benessere e il pensiero positivo
rispetto alla loro attività terapeutica. Ridere attiva tutte le parti del corpo umano: il
cuore e la respirazione accelerano i loro ritmi, la pressione arteriosa diminuisce e i
muscoli si rilassano. Infatti il buon umore e la fiducia rafforzano l’organismo
aumentando le difese immunitarie, mentre stati depressivi favoriscono l’insorgere di
malattie. L’origine della clown
terapia si deve al Dottor Hunter
Patch Adams. Egli iniziò a formulare
una teoria sulla felicità partendo
dall’esperienza negativa che l’ha
visto protagonista quando era
ancora un adolescente. Il progetto
quindi si prefigge, attraverso il
servizio di clown terapia, di garantire
degli interventi di supporto volti a
migliorare la qualità della degenza
dei bambini ricoverati e la condizione dei loro genitori. Gli interventi dei clown-
dottori sono rivolti al supporto dei bambini, mediante la trasformazione delle
emozioni negative in positive. Essi utilizzano gli strumenti del clown, integrandoli
con conoscenze psicologiche e sociosanitarie per facilitare le relazioni all’interno di
un sistema, cogliendone le dinamiche relazionali e riformulando la lettura di esse in
chiave paradossale, al fine di agire sulle emozioni, trasformandole. Gli interventi
sono pertanto tesi al benessere dei bambini, a trasformare con il sorriso le loro
paure ed a aiutarli a vivere meglio l’esperienza del ricovero, delle medicazioni e
dell’analisi invasive e a stimolare il loro percorso di cura. Una delle capacità
fondamentali che devono avere i clown-dottori è quella di prevedere i risvolti
psicologici del paziente: il loro compito è quello di sdrammatizzare le pratiche
sanitarie trasformando la paura e la preoccupazione in gioia e speranza. Ciò non
significa sostituirsi alle cure tradizionali bensì integrare al prezioso lavoro dei medici
e degli operatori sociali un tocco di allegria e leggerezza che aiuta a favorire il
benessere psico-fisico dei malati. La clown terapia non è semplicemente l’arte della
giocoliera, dell’ improvvisazione e della parodia. È profondamente altro: è l’arte
della presenza e dell’ empatia.
Destinatari:
Bambini di un ospedale pediatrico. Fascia di età 3-10 anni.

Motivazioni:
Per tutti, ma soprattutto per i soggetti in età evolutiva, sperimentare una condizione
di malattia è un evento indubbiamente difficile e stressante poiché, oltre a
provocare dolore fisico, essendo accompagnata da cambiamenti e limitazioni, causa
spesso anche sofferenza psicologica e finisce con lo sconvolgere l’intera esistenza.
L’esperienza della malattia rappresenta una circostanza particolarmente traumatica,
in quanto il bambino si trova gettato improvvisamente in un ambiente estraneo ed
ostile, completamente differente da quello familiare. L’isolamento dall’ambiente
d’origine può causare una perdita di autostima nel bambino e metterne a rischio la
costruzione dell’identità. Il ricovero altera le relazioni, le abitudini, il ritmo della vita
quotidiana ed entra in contrasto con la naturale spinta a rendersi autonomi ed
indipendenti tipica dell’età evolutiva. In ospedale lo stato d’animo del bambino non
può che essere contraddistinto da una grande paura e forti vissuti di depressione ed
ansia, poiché predomina la sensazione di abbandono ed di perdita di ogni punto di
riferimento ed emerge un senso di inferiorità, svalutazione e diversità. Tutto ciò può
facilmente portare il soggetto a sperimentare una pericolosa condizione di intensa
instabilità emotiva e confusione, che in situazioni estreme può persino provocare
danni a livello psico-fisico e conseguentemente gravi disturbi per lo sviluppo e per la
crescita. La malattia compromette tutte le dimensioni che riguardano lo sviluppo
infantile, in particolar modo :
- LA DIMENSIONE AFFETTIVA= alterazione nella regolazione delle emozioni;
- LA DIMENSIONE COGNITIVA= alterazione sul piano dell’apprendimento;
- LA DIMENSIONE DELLA CORPOREITÀ= alterazione dell’immagine di sé e del
proprio corpo;
- LA DIMENSIONE RELAZIONALE=alterazione della relazione con l’altro e con
l’identità sociale.

Obiettivi generali:
L’obiettivo del progetto è aiutare i bambini a superare l’isolamento sociale e
psicologico derivante dalla malattia. Il compito dell’ educatore è quello di farsi
carico del sostegno psico-relazionale dei pazienti ricoverati, attraverso la
progettazione e il coordinamento di interventi educativi e ludici, specifici per
ogni fascia di età ed ogni situazione, mirati a rinforzare la “parte sana”del
malato. La finalità ultima è permettere un processo di elaborazione della
malattia, perché sia inscritta tra le tappe della propria esperienza esistenziale.

COME?
Obiettivi specifici:
Attraverso la terapia del sorriso:
Dalla consapevolezza che il buon umore ed un pensiero positivo
contribuiscono notevolmente al processo di guarigione ristabilendo il
benessere nell’individuo, nasce una scienza innovativa chiamata Gelotologia.
La Gelotologia è conosciuta con il nome di terapia del sorriso. Questa scienza
studia ed analizza il rapporto tra il riso e il sistema immunitario, riscontrando
una stresso rapporto tra i due aspetti. Sempre più spesso la terapia
farmacologica che va a rafforzare il sistema immunitario viene abbinata alla
terapia del sorriso. Lo sviluppo della terapia del sorriso nel nostro paese si sta
diffondendo in molti ospedali d’Italia grazie all’utilizzo di clown nelle corsie,
alla promozione di corsi di aggiornamento per i medici, infermieri ed
educatori e alla strutturazione di veri e propri reparti di terapia del sorriso.
Quello a cui si vuole aspirare è applicare la terapia del sorriso in modo attivo
creando un reparto dove i pazienti siano loro stessi io costruttori della loro
terapia. Si richiede una grande ed accogliente stanza dove sia possibile
consultare il materiale comico-umoristico come film, videocassette, giornali e
dove strutturare un laboratorio di comicoterapia. Lo scopo è quello di fornire
un luogo per pazienti e parenti dove potersi ricaricare positivamente, dove
poter verificare la reattività fisiologica e gli effetti benefici della terapia sui
pazienti, dove poter sperimentare nuove relazioni tra malati e personale
medico e paramedico.

Attraverso “un amico al mio posto”:


Insieme alla diagnosi di una grave malattia per il bambino arriva un periodo di
lontananza dalla scuola, questo può essere difficile sia per il bambino sia per i
compagni di classe che si pongono delle domande su quel banco vuoto.
L’insegnante ospedaliera, in accordo con i genitori e i docenti di classe,
presenta alla classe del bambino la malattia in parole molto semplici e un
peluche che prenderà il posto del bambino a scuola, mantenendo un legame
affettivo tra il bambino e la classe. La mamma prenderà il posto del bambino
malato sul banco vuoto che suscita domande e paure nei bambini, mentre il
cucciolo rimarrà con il piccolo paziente e lo seguirà nel suo percorso di cura. Il
progetto si pone come finestra di dialogo e di collegamento tra la realtà
ospedaliera, che il bambino malato si trova a vivere, e la quotidianità
scolastica, che il bambino deve abbandonare durante la fase di terapia.

Attraverso le “fiabe in pediatria”:


La fiaba, con il suo linguaggio ed i suoi simboli, come mediazione positiva nel
parlare all’universo intellettivo ed emotivo del bambino. Un laboratorio di
costruzione di fiabe per coinvolgere i bambini ricoverati ed ammalati nella
creazione originale di componimenti fiabeschi. La fiaba, con il suo linguaggio
ed i suoi simboli, si presta come mediazione per parlare all’universo emotivo
del bambino. Attraverso la costruzione di fiabe, il bambino può rielaborare la
sua esperienza di malattia.

Risultati attesi:
Il progetto intende arrivare ad una sensibilizzazione alla terapia del sorriso
che, attraverso i bambini, possa arrivare alle persone adulte che li circondano,
con lo scopo di fornire quel “lubrificante”utile a scogliere e migliorare le
relazioni interpersonali garantendo un clima gioioso e pacifico intorno ai
bambini e dentro di loro. Ci si aspetta che i bambini, portati a conoscenza del
valore, dell’efficacia e dell’importanza della terapia del sorriso, possano
dimostrarsi capaci di fronteggiare meglio le situazioni problematiche e
dolorose riuscendo a gestire le loro emozioni ed esternando le loro risorse.
Essendo un argomento molto attuale ed una terapia riconosciuta ed utilizzata
già in diverse realtà ospedaliere d’Italia e d’Europa si potrebbe pensare di
estendere il progetto ad altre fasce d’età anche con l’obiettivo di introdurre
ed invogliare gli adolescenti alla pratica del volontariato come attività utile e
gratificante per la loro formazione.

Valutazione:
L’educatore, attraverso la discussione con il bambino, può attestare se e in
che modo gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti, esaminando eventuali
criticità su cui lavorare in un secondo momento.

Fasi di attuazione del progetto:


Tutta la proposta progettuale si basa su due tipi di modalità di lavoro: da un
lato si agisce sul versante prettamente cognitivo e conoscitivo fornendo
informazioni teoriche sul tema in modo da suscitare una riflessione che potrà
poi essere approfondita personalmente e nei contesti famigliari; dall’altro
versante ,invece, si utilizza la tecnica del learning by doing “imparare facendo”
consapevoli del fatto che l’unico modo per comprendere il significato della
terapia del sorriso sulla propria vita sia quello di sperimentarne gli effetti in
esperienze concrete e coinvolgenti. I bambini, essendo coinvolti in attività
ludiche stimolanti verranno sollecitati a riflettere sul significato sul significato
e il senso di tali attività, valorizzando competenze meta cognitive e
sviluppando maggiore consapevolezza di se. Educare i bambini a riconoscere
le emozioni, dare loro un nome, agire su di esse, nel limite delle fasi di
sviluppo, aiutarli progressivamente a sviluppare la positività come modalità di
gestione dei pensieri. Nel dettaglio le attività possono essere varie, a seconda
delle risorse e delle competenze del gruppo di lavoro come ad esempio:
- Laboratorio artistico manuale, attività ludico ricreative, attività di espressione
corporea.
- Attività interattive basate sulla narrazione di se e del proprio vissuto emotivo.
Attraverso queste attività, il gruppo destinatario della proposta potrà poi
mettere in atto percorsi di rielaborazione di quanto vissuto nella fase
laboratoriale e arrivare a costruire strategie di comportamento in grado di
migliorare l’apprendimento e il clima di classe.

Tempi:
Il progetto prevede:
a. Un incontro preliminare informativo e un incontro finale di verifica di
un’ora con tutti gli insegnanti;
b. Un incontro preliminare informativo con i genitori.
c. Sette incontri di un’ora per ogni classe o in alternativa quattro incontri di
due ore per ogni classe; ed avere a disposizione la palestra o un’aula grande;
d. Un incontro di un’ora per la somministrazione dei questionari
di gradimento e la supervisione dei lavori per lo spettacolo
conclusivo.
e. Manifestazione conclusiva con la partecipazione attiva degli
alunni e la presenza di genitori ed insegnanti.
I genitori e gli insegnati verranno informati sugli obiettivi del progetto con la
spiegazione della metodologia e l’illustrazione delle finalità. Sarà una
occasione per rispondere a dubbi e domande e venire a conoscenza di
situazioni delicate o dinamiche importanti all’interno delle classi.
Gli incontri in classe con gli alunni e la presenza dell’insegnante saranno
impostati con una metodologia pratico-esperienziale con circle time, role
playing, attività manuali, giochi di gruppo (sulla fiducia, autostima,
accoglienza) e brainstorming. E’ preferibile che i bambini abbiano un
abbigliamento comodo.
La manifestazione conclusiva prevede la partecipazione attiva degli alunni e la
verifica dell’esperienza vissuta grazie anche a commenti, impressioni e
suggerimenti di insegnanti e genitori.

Risorse:
Le risorse richieste da questo progetto sono in primis quelle umane.
Questo percorso non riguarda solo il bambino con il suo educatore, ma deve
necessariamente interessare i genitori e l’equipe medica. Solo cosi il bambino
potrà raggiungere una vera risignificazione a posteriori della sua malattia e del
suo soggiorno ospedaliero.
Sicuramente non possono mancare materiali ludici e attività di gruppo che
permettono di confrontarsi e di non sentirsi soli e diversi.

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