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eBook Laterza

Francesco Benigno
L'età moderna

Dalla scoperta dell'America alla Restaurazione

© 2005, Gius. Laterza & Figli

Edizione digitale: settembre 2014

www.laterza.it

Proprietà letteraria riservata

Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari

Realizzato da Graphiservice s.r.l. - Bari (Italy) Sommario

per conto della

Gius. Laterza & Figli Spa

ISBN 9788858116555

È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata


Premessa

1. Il sogno dell’impero, la realtà di monarchie e repubbliche 1.1. Le nuove


monarchie...

1.2. ... e le «vecchie» realtà


1.3. Le guerre d’Italia

1.4. Il sogno infranto

Bibliografia

2. Ordini, ceti e forme della rappresentanza politica 2.1. Nobili

2.2. Le corporazioni

2.3. Una società di ceti e privilegi

2.4. Le forme della rappresentanza politica

2.5. I due corpi del re

Bibliografia

3. La scoperta dell’America e gli imperi coloniali

3.1. Commerci extraeuropei, rotte atlantiche e tecniche della navigazione 3.2.


Alla conquista dell’Oriente: il Portogallo fra Quattro e Cinquecento 3.3.
Scoperta e sfruttamento delle risorse del Nuovo Mondo 3.4. La nascita della
società coloniale americana

Bibliografia

4. Umanesimo e Rinascimento

4.1. Lo studio dei classici e la filologia 4.2. La nascita e la diffusione di un


mezzo rivoluzionario: la stampa 10. Economia e finanze nel secolo dei
genovesi

4.3. Tra fortuna ed eccellenza: come cambiano le figure di intellettuali e


artisti 10.1. Crescita della popolazione e della produzione agricola 4.4. La
politica come scienza: Machiavelli e Guicciardini 10.2. La produzione
manifatturiera

4.5. L’arte del vivere


10.3. Il ruolo degli scambi a lungo raggio

4.6. La natura e i saperi «occulti»

10.4. Le finanze dei sovrani e delle repubbliche

Bibliografia

10.5. Il commercio del denaro

10.6. La questione dei prezzi

5. Solo la grazia salva: la Riforma protestante

Bibliografia

5.1. Le 95 tesi che sconvolsero il mondo

5.2. Nascita del movimento protestante

11. L’affermazione del barocco

5.3. Dai tentativi di conciliazione al conflitto

11.1. Ingegno e meraviglia

5.4. Protestantesimi

11.2. Lo spettacolo del mondo

5.5. L’anglicanesimo

11.3. La cultura della Controriforma

Bibliografia

11.4. La politica barocca

Bibliografia
6. La frontiera mediterranea e l’impero ottomano

6.1. L’impero ottomano

12. Un mondo di numeri: la nascita della scienza moderna 6.2. La monarchia


cattolica di Filippo II

12.1. La rivoluzione celeste

6.3. L’azione di Filippo II nel Mediterraneo

12.2. Il metodo sperimentale: Galileo Galilei

6.4. Guerra e guerriglia: le grandi battaglie e le piccole scorrerie 12.3. Una


nuova medicina

Bibliografia

12.4. L’universo come macchina

12.5. I luoghi del sapere: università e accademie

7. La Chiesa in armi: l’Europa della Controriforma

Bibliografia

7.1. Il Concilio di Trento

7.2. Apparati e pratiche repressivi

13. Tra guerra e rivolta: la crisi politica di metà Seicento 7.3. L’attuazione dei
decreti tridentini e i nuovi Ordini religiosi 13.1. Lo scenario: la guerra dei
Trent’anni

Bibliografia

13.2. Ministri-favoriti

13.3. Il governo straordinario e di guerra


8. Cristianesimo lacerato: l’età delle guerre di religione 13.4. Tempi di rivolta

8.1. La monarchia cattolica di Filippo II tra religione ed egemonia


Bibliografia

8.2. L’Inghilterra di Elisabetta

8.3. Le guerre di religione in Francia

14. La rivoluzione inglese

8.4. Monarcomachi e «politiques»

14.1. L’Inghilterra di Giacomo I Stuart

Bibliografia

14.2. Una stella fissa: Buckingham

14.3. La monarchia personale di Carlo I

9. La rivolta dei Paesi Bassi e la nascita delle Province Unite 14.4. Una
guerra civile

9.1. Un’area fiorente tra crescita e crisi

14.5. La sconfitta di Carlo I e la proclamazione del Commonwealth 9.2. Le


ragioni del conflitto con la Spagna

Bibliografia

9.3. Repressione e rivolta

9.4. La nascita delle Province Unite

15. Il Seicento fra crisi e trasformazioni

9.5. La stabilizzazione della repubblica delle Province Unite 15.1. Gli aspetti
demografici
Bibliografia

15.2. I problemi del mondo rurale

21. Vita urbana e mondo rurale

15.3. La nascita di una nuova gerarchia nella produzione manifatturiera 21.1.


Un’Europa a due velocità

15.4. Verso nuovi equilibri negli scambi commerciali 21.2. Le «enclosures» e


la rivoluzione agricola in Inghilterra Bibliografia

21.3. Le nuove colture: verso il mutamento delle abitudini alimentari europee


21.4. Le forme della produzione manifatturiera

16. Divisione dei poteri, libertà, ricchezza: il modello di società olandese e


Bibliografia

inglese

16.1. Due poteri

22. Famiglia, genere, individuo

16.2. I punti di forza di un’economia all’avanguardia 22.1. Conviventi e


parenti

16.3. L’egemonia nei commerci internazionali e l’esperienza coloniale 22.2.


Uomini e donne all’altare

16.4. L’imbarazzo dei ricchi, l’orgoglio dei pezzenti 22.3. La transizione


demografica

16.5. Competizione e conflitto: il declino delle Province Unite e l’ascesa


22.4. L’individualismo affettivo

dell’Inghilterra

Bibliografia
16.6. Gentiluomini, mercanti e scienziati

Bibliografia

23. Diradare le tenebre: il mondo al lume della ragione 23.1. La crisi della
coscienza europea

17. La monarchia di Luigi XIV: l’Europa all’epoca della preponderanza


francese 23.2. L’Illuminismo francese

17.1. Un re di guerra

23.3. L’«Encyclopédie»

17.2. Il controllo del sacro

23.4. La natura del vincolo sociale

17.3. Un nuovo equilibrio politico

Bibliografia

Bibliografia

24. Il dispotismo riformatore

18. La seconda rivoluzione inglese e l’affermazione della potenza britannica


24.1. Il ruolo crescente della sfera pubblica

18.1. La fine della monarchia Stuart

24.2. La guerra dei Sette anni (1756-63)

18.2. Il re regna ma non governa

24.3. Sovrani illuminati?

18.3. Il fascino del modello inglese


24.4. Le riforme nell’impero asburgico

Bibliografia

24.5. La soppressione della Compagnia di Gesù

24.6. Le riforme in Italia

19. Il gioco delle dinastie: i nuovi assetti politici europei nella prima metà del
Bibliografia

Settecento

19.1. La guerra di successione spagnola

25. Niente tasse senza rappresentanza: la nascita degli Stati Uniti d’America
19.2. Unioni e conquiste

25.1. Il mondo coloniale nord-americano

19.3. Le guerre del Nord e la successione polacca

25.2. Niente tasse senza rappresentanza: le ragioni di un conflitto 19.4. La


guerra di successione austriaca

25.3. La guerra d’indipendenza

Bibliografia

25.4. La costituzione degli Stati Uniti

Bibliografia

20. L’espansione europea e le nuove gerarchie economiche internazionali


20.1. I cambiamenti negli imperi coloniali del Portogallo e della Spagna 26.
La rivoluzione francese

20.2. La Gran Bretagna alla conquista dell’impero


26.1. I limiti di un sistema

20.3. Nuove egemonie e nuovi commerci con l’Asia

26.2. Una crisi politica

20.4. Il ruolo del Mediterraneo nella nuova divisione internazionale del


lavoro 26.3. L’irruzione della piazza (1789-91)

Bibliografia

26.4. La Prima Repubblica (1792-94)

26.5. La guerra civile e il «Terrore» (1793-94) Premessa

Bibliografia

27. L’erede imperfetto: Napoleone Bonaparte

27.1. La svolta militare della rivoluzione

27.2. Dal consolato all’impero

27.3. La monarchia amministrativa

27.4. L’egemonia francese in Europa e le sue conseguenze 27.5. Il tramonto


dell’impero napoleonico

Bibliografia

28. La prima rivoluzione industriale

28.1. Invenzioni e innovazioni

28.2. Un ambiente che muta

28.3. La nascita della società industriale

Bibliografia
29. Restaurare l’antico regime

Questo testo, suddiviso in trenta concisi capitoli che affrontano le principali


29.1. Il Congresso di Vienna

tematiche della storia moderna, è stato progettato ai fini dell’insegnamento


29.2. Il nuovo dispotismo reazionario...

universitario nelle nuove lauree triennali. Al contempo, esso si propone di


29.3. ... e i suoi nemici

incorporare nel sapere consolidato talune nuove acquisizioni, derivanti dalla


29.4. Libertà e indipendenza

più recente ricerca storica.

Bibliografia

Per questa ragione esso può risultare interessante anche per un pubblico più
vasto e segnatamente per chi voglia tenersi aggiornato rispetto alle nuove 30.
Ancora la rivoluzione

interpretazioni storiografiche.

30.1. La rivoluzione spagnola

Il progetto è stato ideato da Francesco Benigno in collaborazione con 30.2.


La guerra d’indipendenza greca

Massimo Carlo Giannini e Nicoletta Bazzano. A Massimo Carlo Giannini si


30.3. I moti italiani

deve, oltre alla cura editoriale, anche la scrittura dei capitoli 3, 10, 15, 20, 21,
30.4. L’insurrezione decabrista in Russia

30.5. La rivoluzione orléanista in Francia

28. Nicoletta Bazzano, a sua volta, ha scritto i capitoli 4, 6, 11, 12. Tutti i
Bibliografia
restanti capitoli sono stati scritti da Francesco Benigno.

Francesco Benigno, ordinario di Storia moderna, è preside della Facoltà di


Scienze della comunicazione dell’Università degli Studi di Teramo. Si è
occupato di storia politica dell’Europa moderna e di storia economico-sociale
dell’area mediterranea.

Massimo Carlo Giannini è ricercatore di Storia moderna presso l’Università


degli Studi di Teramo. Si occupa di storia delle istituzioni ecclesiastiche e di
fiscalità papale.

Ha scritto L’oro e la tiara. La costruzione dello spazio fiscale italiano della


Santa Sede, 1560-1620, Il Mulino, Bologna 2003.

Nicoletta Bazzano è ricercatrice di Storia moderna presso l’Università degli


Studi di 1. Il sogno dell’impero, la realtà di monarchie e

Teramo. Si occupa di storia politica del Cinquecento. Ha scritto Marco


Antonio Colonna, Salerno Editrice, Roma 2003.

repubbliche

L’analisi delle vicende storiche dell’Europa agli inizi di quella che si usa
chiamare prima età moderna non può prescindere da un’attenta valutazione
dei principali attori politici e dei quadri di riferimento ideali in cui essi si
muovono. Ecco perché occorre anzitutto partire dal ruolo dell’impero e
dall’idea di monarchia universale ad esso sottesa per comprendere una
situazione politica e territoriale quanto mai complessa.

All’inizio del XVI secolo un solo sovrano, Carlo d’Asburgo, riunisce sotto il
proprio scettro un enorme e straordinario insieme di possedimenti. Dal padre
Filippo, detto il Bello, egli ha ereditato i tradizionali domini della casa
d’Asburgo, concentrati nell’attuale Austria, e l’eredità borgognona della
nonna, formata dalla Franca Contea e dai Paesi Bassi. Dalla madre,
Giovanna, detta la Pazza, Carlo ha ricevuto le corone di Castiglia e di
Aragona, che includono i regni di Sardegna, Sicilia e Napoli, nonché le nuove
colonie americane. Per giunta, nel 1519, Carlo succede al nonno
Massimiliano I d’Asburgo nel titolo elettivo di imperatore del Sacro romano
impero della nazione germanica. In pratica, nelle sue mani si concentra il
governo di un grande ed eterogeneo conglomerato di territori di cui è il
naturale sovrano. Inoltre, in teoria, nella sua qualità di imperatore, Carlo V
controlla indirettamente gran parte dell’attuale Germania e la Boemia,
suddivise in principati, vescovati e città indipendenti, che pur sostanzialmente
autonomi, riconoscono, almeno teoricamente, l’alta sovranità dell’imperatore,
cui spetta una sorta di potere di indirizzo e di coordinamento all’interno
dell’impero. Per un momento, nella

prima metà del Cinquecento, un sogno (o, a seconda dei punti di vista, un
incoronato Carlo Magno, attribuendogli il titolo di imperatore del Sacro
incubo) sembra materializzarsi, quello della restauratio imperii, la rinascita
romano impero. Nel corso del basso Medioevo (secoli XII-XIV) gli
imperatori dell’impero.

tedeschi come Federico I di Hohenstaufen, detto il Barbarossa (1123-90), o


Federico II di Svevia (1194-1250), si erano duramente scontrati con il papato
che temeva lo strapotere dell’autorità imperiale e le connesse pretese che i
suoi detentori, come rappresentanti della volontà di Dio nella sfera degli
affari terreni, potevano avanzare in materia di organizzazione ecclesiale.

Se per il papato la rinascita dell’impero aveva finito per costituire una


minaccia, viceversa, per tutti coloro che – come ad esempio Dante Alighieri
(1265-1321) – ritenevano pericolose e sbagliate le pretese papali di costituire
la massima autorità religiosa e politica della cristianità, il sogno dell’impero,
e cioè di una monarchia universale in grado di garantire nella realtà terrena la
realizzazione dei valori cristiani (e in primo luogo della pace), rimase a lungo
vivo. Per quanto decaduto e ormai circoscritto alla realtà germanico-boema, a
cavallo fra Medioevo ed età moderna, l’impero conferisce ancora a chi ne
cinge la corona una teorica superiorità rispetto agli altri sovrani e costituisce
una fondamentale risorsa di legittimazione giuridica e politica per poteri di
natura

«pubblica» (principi, città, feudatari, signori) e «privata» (corporazioni,


comunità, istituzioni ecclesiastiche). Finché tuttavia a tale autorità universale
non corrisponde un’intrinseca forza politico-militare del detentore del titolo
imperiale, nessuno ritiene praticabile la prospettiva di una nuova rinascita
imperiale. Ciò fino a quando la corona imperiale non si posa sul capo di un
sovrano come Carlo V d’Asburgo, che si presenta quale nuovo Carlo Magno
e Le quattro eredità di Carlo V

che possiede teoricamente risorse economiche e forze in grado di


assoggettare l’intero continente europeo.

La parola «impero» richiama antiche e importanti tradizioni cui occorre, sia


Anche in questa straordinaria e irripetibile congiuntura, tuttavia, il sogno pure
rapidamente, accennare. Nella sua fase tarda l’impero romano era stato un
della rinascita dell’impero, come del resto rilevò la maggioranza degli impero
cristiano e l’imperatore aveva rappresentato una sorta di onnipotente
osservatori coevi, si dimostra irrealizzabile. Lo stesso Carlo V, che pure ha
esecutore della volontà divina in terra. La memoria di questo unico,
sconfinato impiegato le sue migliori energie nel tentativo di ridare vigore
all’idea potere terreno, costruito a imitazione del potere spirituale dell’unico
Dio imperiale, deve riconoscere, alla fine della propria vita, l’incapacità a
superare le dell’Antico e del Nuovo Testamento e per questo ammantato esso
stesso di enormi difficoltà legate alla complessità della politica europea e,
nella sacralità, non aveva da allora più abbandonato l’Europa. Allorché, una
volta fattispecie, la propria impotenza a tenere unito e a trasmettere a un
unico erede dissolto l’impero romano, il regno dei franchi – sicuramente il
più forte dei il complesso di domini che ha governato. Questa ammissione
traspare regni creati nell’Europa romanizzata in seguito alle cosiddette
invasioni chiaramente dalla sua decisione di dividere l’eredità asburgica in
due tronconi: barbariche – aveva coltivato ambizioni di espansione e di
egemonia su scala egli lascia al figlio Filippo II le corone di Castiglia e di
Aragona, più i territori europea, non a caso aveva di nuovo guardato
all’impero romano come a un dell’eredità borgognona e italiani, mentre al
fratello Ferdinando garantisce la modello da imitare. Tra l’VIII e il IX secolo,
infatti, il sovrano franco Carlo successione al trono imperiale, sostenuta dai
tradizionali possedimenti asburgici Magno, con l’appoggio del papato, aveva
tentato di fare rinascere quell’antica in Austria, cui si sommano le corone
recentemente acquisite di Boemia e istituzione universale, adattandola alla
nuova realtà dell’Europa medievale: in d’Ungheria. Ciò significa la nascita di
due rami dinastici distinti, alleati e tale contesto, il giorno di Natale dell’anno
800, papa Leone III aveva imparentati, ma guidati da differenti interessi
dinastico-territoriali, e sancisce

così apertamente il tramonto della prospettiva di un unico impero cristiano


capacità di controllo di vasti possedimenti territoriali. Si tratta anzitutto
europeo; una prospettiva destinata alla sconfitta e resa inattuabile dalla forza
dei dell’aumento della capacità di prelievo fiscale, reso in parte autonomo
dalla nuovi processi che investono l’Europa tra Quattro e Cinquecento: la fine
contrattazione annuale che ne vincola l’esazione all’assenso delle dell’unità
religiosa cristiana, i nuovi equilibri territoriali determinati rappresentanze
politiche dei territori (ad esempio gli Stati generali o i dall’avanzata
dell’impero ottomano nel Mediterraneo e dall’avvio dello Parlamenti). È
attraverso l’ampliamento della potestà d’imporre e incassare sfruttamento
delle Americhe, ma soprattutto la formazione e il consolidamento tasse che le
corone riescono a finanziare apparati burocratici stabili (e cioè in diverse
parti del continente europeo di forti poteri monarchici, in grado di stipendiati)
e soprattutto eserciti e flotte sempre più potenti e tendenzialmente
sottomettere vaste estensioni territoriali, nuclei di quelle che saranno in ferma
permanente, cioè pagati in maniera continuativa e non solo in considerate in
seguito alcune tra le più importanti nazioni europee.

occasione di una guerra, come usava nei secoli precedenti (cfr. infra, cap.
10).

Questa affermazione di potenza comporta due essenziali conseguenze. Nei


confronti degli assetti tradizionali interni al regno, si manifesta l’inclinazione
dei sovrani a liberarsi di ogni struttura di potere che minacci o condizioni 1.1.
Le nuove monarchie...

quello della corona. Si pensi anzitutto ai grandi feudatari, abituati da secoli a


considerarsi dei «quasi pari» del re, ma si pensi anche alle città autonome,
L’elemento più importante nello sviluppo delle società europee all’inizio
avvezze all’autogoverno e a una sostanziale indipendenza. All’origine della
dell’età moderna è la formazione di poteri monarchici che dispiegano la loro
propensione dei sovrani a estendere il raggio d’azione della giustizia regia e a
autorità su territori di ampie dimensioni. In questi ambiti il potere dei sovrani
incrementare le forme di controllo del territorio da parte di ufficiali nominati
si esercita più fortemente che nel passato, grazie alla creazione di efficaci
direttamente dalla corona sta dunque essenzialmente l’esigenza di tenere a
ancorché esili strutture burocratiche incaricate del controllo della vita civile e
freno e sotto tutela le tendenziali spinte centripete. E tuttavia questa esigenza
fa religiosa, dell’amministrazione della giustizia e della riscossione delle
tasse, oltre avvertire il bisogno di un apparato regio più consistente e quindi
di maggiori che, naturalmente, di armare in caso di necessità un esercito o
una flotta per la risorse finanziarie per sostenerne il funzionamento, cui si può
far fronte solo difesa del territorio o per la conquista di nuovi possedimenti.
Tale sviluppo accrescendo il controllo del territorio, in un processo circolare
che acquisirà comporta una graduale trasformazione anche del ruolo della
monarchia e nei secoli successivi grande rilievo.

dell’immagine dei monarchi.

Non meno importante è tuttavia un secondo effetto della crescita del potere
Tradizionalmente i sovrani erano visti soprattutto come i severi detentori dei
re, e cioè la tendenza di questi ultimi a porre la loro sovranità come della
virtù della giustizia, coloro ai quali ci si rivolgeva per dirimere in giudizio
indipendente da ogni altro potere esterno e a considerarla come voluta le
controversie fra i sudditi; allo stesso tempo essi erano considerati i generosi
direttamente da Dio. Una sovranità, dunque, che non riconosce alcun potere
dispensatori delle grazie terrene, i soli davvero in grado di promuovere e
terreno superiore al proprio. Ne fa le spese anzitutto la teorica supremazia
innalzare i sudditi ai principali onori materiali e spirituali. In pratica il re, a
imperiale, che in pratica non viene più riconosciuta né rispettata dai
monarchi.

somiglianza di Dio, era immaginato come colui che punisce e premia, Ma


rischia di subire conseguenze pesanti anche il papato, nella misura in cui
raddrizzando i torti e ricompensando i meriti, l’unica autorità terrena in grado
pretende di assoggettare il potere dei re a vincoli che derivano dalla propria di
riportare un’armonia sociale continuamente messa a rischio dalle passioni e
supremazia spirituale. La tendenza dei sovrani a non riconoscere altri poteri
dai peccati degli uomini. Le qualità principali di un sovrano erano perciò
superiori al proprio comporta, nella migliore delle ipotesi, la tendenza a
considerate l’equanimità e la magnanimità, che si dovevano accompagnare
alle subordinare le strutture ecclesiastiche al controllo della corona (il che
significa funzioni precipue della sovranità, quali la protezione dei beni e delle
vite dei avere un ruolo decisivo nella nomina dei vescovi e degli abati, in
quanto titolari sudditi e la difesa della religione, ovverosia dell’unico credo
condiviso, quello della gestione di imponenti patrimoni ecclesiastici) e, nella
peggiore delle cristiano.

ipotesi, la totale separazione dalla Chiesa di Roma, profittando della storica A


queste attribuzioni, tuttavia, i sovrani vengono aggiungendo tra Quattro e
occasione che si profila con la Riforma protestante (cfr. infra, cap. 5).

Cinquecento nuove prerogative che derivano intimamente dalla crescente I


processi di irrobustimento delle monarchie si legano infine al coagularsi di
quella che gli storici hanno chiamato formazione delle identità
protonazionali.
In pratica l’insediamento e la stabilizzazione di monarchie territoriali
superiore livello di cultura collettiva. La creazione di un’entità superiore
quale contribuiscono alla nascita e allo sviluppo di tradizioni e di costumi
comuni e la monarchia, incentrata sulla figura di un sovrano, è parsa agli
storici il all’acquisizione da parte delle classi dirigenti della consapevolezza
di far parte, al presupposto necessario per l’affermazione di un positivo e
progressivo principio di là delle pur significative differenze locali e regionali,
di un unico organismo di tendenziale uguaglianza dei sudditi. In tempi più
recenti, tuttavia, è venuto politico, vincolato alla continuità delle proprie
tradizioni, leggi e costumi.

emergendo dagli studi come la maggioranza delle esperienze monarchiche


europee della prima età moderna non sia affatto caratterizzata
dall’affermazione sicura dei principi di superamento dei particolarismi
amministrativi, culturali e politici nel segno di una sempre crescente
omogeneizzazione. Al contrario, mentre il caso della Francia (tradizionale
modello di riferimento per l’idea di un percorso storico finalizzato
all’edificazione dello «Stato moderno») appare sempre più un caso a se
stante, la costruzione delle «nuove monarchie» viene vista come un processo
molto più complesso e meno lineare di quanto si ritenesse in passato. In
particolare lo storico inglese John H. Elliott ha fatto notare come, nella
stragrande maggioranza dei casi, i sovrani europei della prima età moderna
siano portatori di differenti diritti di successione sui diversi territori che
formavano i loro domini, titoli che venivano accumulati e giustapposti, come
tante corone su un’unica testa, senza fondersi in superiori unità politiche,
giuridiche e amministrative. Tale agglomerato politico-territoriale, tenuto
insieme dalla sola persona del sovrano – e dagli appartenenti alla sua dinastia
–, è stato definito da Elliott «monarchia composita».

L’affermazione di principi di parziale razionalizzazione amministrativa e


politica deve essere pertanto ricondotta all’esito di un processo, per nulla
lineare, volto a inglobare le diverse tradizioni giuridiche e amministrative in
complessi politico-territoriali più ampi.

Questi processi si delineano concretamente in alcune realtà significative. La


prima e più importante monarchia sulla scena europea è naturalmente quella
di Francia, erede diretta del già citato regno franco e retta dalla dinastia dei
Valois.

La lunga guerra contro l’Inghilterra (chiamata guerra dei Cent’anni, sebbene


in realtà si tratti di una serie di conflitti che coprono un arco cronologico ben
più L’Europa intorno al 1500

lungo, dal 1337 al 1453) consente ai sovrani francesi di cementare l’unità del
regno nella difesa dalle pretese di dominio inglesi. I sovrani della casa di
Valois, Secondo il grande storico ottocentesco svizzero Jakob Burckhardt, le
radici inoltre, sono molto attenti ad attaccare ed eliminare i domini feudali
autonomi, dei processi di accentramento politico e di omogeneizzazione
amministrativa potenziali pericoli per la stabilità della corona. È il caso del
ducato di Borgogna, realizzati nelle «nuove» monarchie hanno la propria
radice nella cultura un importante e ricco agglomerato territoriale
comprendente la Borgogna, la rinascimentale, una cultura in cui lo Stato e la
politica vengono percepiti Piccardia, l’Artois, la Franca Contea, il
Lussemburgo, il Brabante e la Fiandra, chiaramente non più come riflesso
della volontà divina, ma come artifizio la cui corte ha raggiunto fama europea
per splendore e mecenatismo. Il re Luigi umano, fino ad assumere la forma di
una vera e propria «opera d’arte» creata XI di Valois (1451-83), al fine di
accrescere il proprio potere in Francia, dalla virtù di un principe. Nel corso
del Novecento, la storiografia è venuta favorisce la disintegrazione del
ducato, dopo aver sconfitto l’ultimo duca, Carlo quindi insistendo sulla
creazione di possenti apparati burocratici, detto il Temerario, suo acerrimo
avversario (1477). Sarà lo stesso Luigi XI, amministrativi e militari come il
segno sicuro della realizzazione di un negli anni successivi, ad annettere al
regno di Francia altri nuclei territoriali che

sfuggivano al controllo dei Valois: l’eredità dell’estinta dinastia degli Angiò,


a est la corona di Aragona, a sua volta comprendente diversi regni e
principati: comprendente le importanti regioni dell’Angiò, del Maine e della
Provenza. Il l’Aragona propriamente detta, la Catalogna, Valencia e le isole
Baleari, la suo successore, Carlo VIII (1483-98), completerà questo processo
sposando Sardegna (formalmente dal 1297), la Sicilia (dal 1409) e Napoli
(dal 1442).

Anna di Bretagna, erede del più importante complesso territoriale Il


Portogallo, sotto la dinastia degli Aviz, aveva intrapreso tra Quattro e
semiautonomo rimasto in territorio francese, la Bretagna appunto. Tale
Cinquecento l’esplorazione a scopi commerciali della costa atlantica
dell’Africa.

percorso di aggregazione territoriale è sostenuto dal rafforzamento


dell’esercito, Legando strettamente la propria crescita economica ai traffici
commerciali dalla reso possibile dall’imposizione di una serie di tasse da
versare direttamente alla corona, il Portogallo, attraverso la creazione di basi
lungo le coste africane, dà corona (la taille, la taglia, una tassa diretta annuale
gravante sui focolari vita, secondo un modello tradizionale sperimentato nel
Mediterraneo, a una domestici, gli aides, gli aiuti, percepiti sui beni di
consumo corrente, e la gabella rete marittima di scambi fra l’Europa e
l’Africa occidentale (cfr. infra, cap. 3).

del sale) ed è accompagnato da un crescente controllo sulla Chiesa francese,


Gli altri regni iberici – a seguito di complesse vicende – intraprendono un
dalla creazione di un’amministrazione stabile e dalla riorganizzazione degli
percorso che culmina nell’unione dinastica derivante dal matrimonio (1469)
apparati giudiziari.
del sovrano di Aragona, Ferdinando II, con Isabella, regina di Castiglia. Tale
I successori di Carlo VIII, e cioè i sovrani Luigi XII d’Orléans (1498-1515),
evento unisce le sorti dei due regni, che peraltro mantengono leggi e
istituzioni Francesco I (1515-47) ed Enrico II (1547-59), procederanno nella
loro azione distinte, e permette a Ferdinando e Isabella (conosciuti come «i re
cattolici») di di governo lungo le medesime direttrici, ma in un contesto
internazionale di creare un potente esercito comune e di condurre così a
termine il processo di molto mutato, che avrà al suo centro la necessità di
limitare sulla scena europea reconquista, letteralmente di riconquista, ma più
propriamente di conquista la potenza della rivale casa d’Asburgo, sfruttando
a tal fine il vero e proprio militare di quella parte della Castiglia meridionale
ancora rimasta sotto terremoto politico e culturale provocato dalla Riforma.

dominio arabo musulmano. Con la presa di Granada, nel 1492, viene


abbattuto Sconfitta nelle sue pretese di dominare il regno di Francia,
l’Inghilterra vive, l’ultimo regno arabo della penisola iberica, ma i re cattolici
si trovano a nei decenni successivi alla conclusione della guerra dei
Cent’anni, una serie di governare su una popolazione composta da cospicui
gruppi etnici e religiosi conflitti intestini animati dalle due casate
contrapposte degli York e dei che professano religioni diverse dal
cristianesimo (ebraismo e islamismo).

Lancaster, che si contendono il diritto alla successione sul trono inglese come
Grazie anche alla creazione, nel 1478, di uno speciale tribunale ecclesiastico
eredi dell’estinta dinastia dei Plantageneti. Questa stagione di conflitti che,
inquisitoriale per i regni spagnoli – e detto perciò Inquisizione spagnola –,
che dalle insegne sugli scudi delle due fazioni in lotta, è nota come guerra
delle papa Sisto IV ha posto alle dirette dipendenze della corona, i due
sovrani Due rose (1455-85) indebolisce l’autonomia della corona, rendendola
puntano a imporre l’uniformità religiosa cristiana, non esitando a usare la
forza fortemente dipendente dall’aristocrazia, nonché dal Parlamento, dal
clero e nei confronti delle minoranze etnico-religiose. Di qui le decisioni di
procedere dalle città. Solo con Enrico VII Tudor (1485-1509), erede
designato dai all’espulsione degli ebrei (1492) da tutti i domini dei re cattolici
e di convertire Lancaster e marito di Anna di York, la monarchia inglese
ritrova una propria con la forza al cristianesimo la popolazione di fede
musulmana presente in tali capacità di azione politica, mediante la
riorganizzazione del sistema fiscale e la territori (1502). Ciononostante,
rimane relativamente alta la percentuale di creazione della Camera stellata,
un tribunale di diretta dipendenza regia che ebrei convertiti ( marranos) e di
musulmani convertiti ( moriscos) e questa è la consente al sovrano un’ampia
giurisdizione su reati di natura politica. Questa ragione, unita al clima di
guerra, di odio religioso e di discriminazione razziale vigorosa strategia, che
punta anche su un’espansione commerciale e marittima creato dalla lunga
stagione della reconquista, dell’esplodere del timore per la sostenuta da una
robusta flotta militare, sarà ripresa dal figlio, Enrico VIII

«contaminazione» etnica. Ne consegue la diffusione della spasmodica Tudor


(1509-47), che mirerà a fare dell’Inghilterra una protagonista dello
preoccupazione per la cosiddetta limpieza de sangre, cioè la «purezza di
sangue»

scenario europeo e che separerà la Chiesa d’Inghilterra da quella di Roma,


cristiano, garantita – secondo un’idea razzista – dall’assenza di antenati di
dando vita a un’autonoma via al protestantesimo, con la creazione della
Chiesa religione ebraica e/o musulmana. Tale vera e propria ossessione è
assai anglicana, posta sotto lo stretto controllo della corona (cfr. infra, cap.
5).

importante nelle società iberiche, in quanto la purezza di sangue acquista un I


processi di ricomposizione politico-territoriale sotto autorità monarchiche
ruolo essenziale per la certificazione della nobiltà (cfr. infra, cap. 2).

interessano anche la penisola iberica, divisa in quattro grandi aree: a ovest il


Con l’acquisizione da parte di Ferdinando di gran parte del regno di regno di
Portogallo, al centro il regno di Castiglia, a nord il regno di Navarra e
Navarra, spartito con la Francia, la penisola iberica viene in pratica a essere

dominata, ad eccezione del Portogallo, da un’unica entità dinastico-


territoriale, può «creare» feudi, titoli nobiliari e legittimare in linea di diritto
signorie e che comincia a essere denominata comunemente come Spagna.

poteri autonomi già esistenti di fatto) e in una qualche capacità di


coordinamento politico-istituzionale e diplomatico nei territori dell’impero,
che in una vera e propria capacità di governo.
A ogni modo, la forza del «nuovo» modello regio si fa sentire anche nelle
1.2. ... e le «vecchie» realtà

terre dell’impero. Ciò è evidente nella strisciante e informale trasformazione


della carica imperiale da elettiva a quasi-ereditaria. Infatti, a partire dal 1438,
La crescita delle «nuove» monarchie (Francia, Inghilterra e Spagna) avviene
l’imperatore viene eletto sempre fra i membri di una sola dinastia, quella
degli in un continente, quello europeo, dominato per gran parte da realtà
statuali Asburgo, signori dell’area austriaca e in seguito eredi di una porzione
caratterizzate da un minor tasso di innovazione istituzionale, territorialmente
significativa del ducato di Borgogna. Infatti l’imperatore Massimiliano I assai
meno vaste di quelle sopra descritte e variamente organizzate. Si tratta di
d’Asburgo (1493-1519), grazie al matrimonio con Maria di Borgogna, figlia
e una variegata galassia composta da regni, principati indipendenti, città
unica erede del duca Carlo il Temerario, riesce, dopo la dissoluzione del
autonome e repubbliche, ma anche dagli ampi territori soggetti all’autorità
del ducato borgognone e in seguito di lunghe guerre con la Francia, ad
acquisire la Sacro romano impero della nazione germanica e di quelli,
circoscritti all’Italia sovranità sulla Franca Contea e sui Paesi Bassi. Nel
corso del Quattrocento, la centrale, che fanno parte dello Stato della Chiesa.
Laddove le «nuove»

politica degli Asburgo è dunque duplice: da un lato essi puntano a mantenere


il monarchie mirano, con alterne fortune, a imporre il controllo regio su vaste
titolo imperiale all’interno della famiglia (per quanto possibile con un aree
relativamente omogenee, il restante universo delle organizzazioni statuali
meccanismo che rimane comunque elettivo) e a rafforzare i poteri di appare
frammentato e multiforme. Così, chi guardi la carta politica dell’Europa
coordinamento e di legislazione ad esso connessi; dall’altro tendono ad degli
inizi del XVI secolo può vedere, a fianco di alcuni nuclei territoriali ben
ampliare i propri domini diretti e ad accrescere in essi il proprio potere, così
da definiti (e che saranno all’origine di talune moderne nazioni), una realtà
trarne le risorse indispensabili a rafforzare l’autorità imperiale. Tale strategia,
sfrangiata e complessa, composta di minuti pezzi irregolari, simile a un
mosaico sostenuta da un’accorta politica di alleanze matrimoniali, ha
soprattutto lo o, se si preferisce, a un puzzle.
scopo di acquisire le corone di Boemia e di Ungheria – obiettivo che peraltro
Si prenda il caso della Germania, che all’epoca è sotto la sovranità nominale
viene raggiunto solo nel 1526 – creando un forte blocco territoriale del Sacro
romano impero, il quale come si è detto non costituisce affatto nell’Europa
centro-orientale capace di costituire un argine verso oriente un’entità statuale
vera e propria, quanto piuttosto una confederazione di entità
all’espansionismo dell’impero ottomano e verso mezzogiorno al peso
politico-politico-territoriali dalle dimensioni più diverse: dalle piccole città-
Stato, come economico della repubblica di Venezia.

Norimberga, ai grandi principati laici ed ecclesiastici, come il ducato di Il


Sacro romano impero, tuttavia, non è l’unica entità a fregiarsi del titolo
Sassonia e l’arcivescovado di Brema. Due sono le principali differenze tra
imperiale. I sovrani della Russia, ad esempio, a partire dal 1493 – allorché
Ivan l’impero e una qualsiasi delle «nuove» monarchie. La prima è il
carattere III (1462-1505) si proclama autocrate di tutte le Russie – utilizzano
il titolo di elettivo (e non ereditario) del titolo imperiale: infatti, sulla base
della procedura czar, derivato dal latino Caesar, in quanto anch’essi
pretendono di essere i stabilita con la «bolla d’oro» dell’imperatore Carlo IV
di Lussemburgo (1356), legittimi eredi dell’impero romano e «Cesare» sin
dall’impero romano era l’imperatore viene scelto da un corpo elettorale non
modificabile composto da l’appellativo con cui ci si rivolgeva all’imperatore.
La sovranità dell’impero sette grandi elettori, quattro laici (il re di Boemia, il
duca di Sassonia, il conte romano d’Occidente, estintosi formalmente nel 476
d.C., era infatti del Palatinato renano e il margravio del Brandeburgo) e tre
ecclesiastici (gli sopravvissuta a lungo nell’impero romano d’Oriente, con
sede a arcivescovi-principi di Colonia, Magonza e Treviri). La seconda è
l’esistenza in Costantinopoli, l’antica Bisanzio. Nel 1453, con la conquista di
Costantinopoli tutto il territorio dell’impero di poteri autonomi formalmente
soggetti da parte degli ottomani guidati dal sultano Maometto II (1451-81),
anche all’autorità imperiale, ma in sostanza svincolati dal suo potere.
Quest’ultimo si l’impero romano d’Oriente (o bizantino) era scomparso: i
sovrani russi ne risolve più in una serie di attribuzioni simboliche di grande
prestigio, rivendicarono l’eredità, indicando nella propria nuova capitale,
Mosca, la terza nell’esercizio di fondamentali prerogative giuridiche (ad
esempio l’imperatore Roma, erede sia di Roma sia di Costantinopoli.
A Costantinopoli, ribattezzata Istanbul, si erano insediati i sultani ottomani,

che avevano edificato nel Mediterraneo orientale e nei Balcani un vasto


raggiungono una discreta estensione di scala regionale.

aggregato statuale, l’impero ottomano, che faceva perno sull’attuale Turchia


e Tali entità politiche sono frammiste, specialmente nella penisola italiana, a
comprendeva al suo interno province e potentati semiautonomi, ma tributari
città indipendenti che si reggono in forma di repubblica, eredi della stagione
del sultano dal punto di vista fiscale e tenuti a fornire uomini e mezzi per le
medievale dei liberi comuni. La repubblica è una forma di governo rinata nel
esigenze militari della politica di espansione nel bacino del Mediterraneo
(Siria, Medioevo sulla scorta della suggestione degli esempi delle antiche
città-Stato Palestina ed Egitto furono conquistati nel 1516-17). Dal punto di
vista della Grecia classica e della Roma prima dei Cesari. I governanti di tali
religioso l’impero ottomano è di fede musulmana, ma al suo interno sudditi di
repubbliche cittadine sono eletti da liste di cittadini più o meno ampie e che,
in religione diversa e perfino culti differenti vengono ampiamente tollerati
(cfr.

genere, non comprendono l’insieme della popolazione, ma solo i suoi strati


infra, cap. 6).

superiori, la sua parte più ricca e prestigiosa. In alcuni casi queste élites
Nell’impero ottomano si ritrovano dunque alcune delle debolezze definiscono
criteri rigidi di inclusione/esclusione dalle cariche di governo strutturali che
affliggeranno storicamente sia il Sacro romano impero sia la civico, le quali
conferiscono agli inclusi anche una patente di nobiltà (cfr. infra, Russia. Esse
si possono sintetizzare nella difficoltà a governare grandi estensioni cap. 2).
In Italia tra le repubbliche più importanti si contano Venezia, che oltre
territoriali molto diversificate al loro interno e spesso non contigue a costruire
un vasto impero commerciale (che include molte isole adriatiche e
territorialmente, aventi istituzioni e tradizioni differenti. Territori abitati da
greche più le grandi isole del Mediterraneo orientale, Cipro, Rodi e Candia)
popoli di diversa radice etnica, con lingue, culture e fedi religiose diverse, ivi
aveva allargato i propri confini in direzione della cosiddetta Terraferma, parte
comprese le varianti di una stessa confessione. Infatti anche nel mondo degli
attuali Veneto, Lombardia e Friuli; Firenze, che aveva realizzato in
musulmano, come in quello cristiano, esistono diversi credi: alla religione
Toscana uno Stato di dimensione regionale, assoggettando altre città
musulmana ufficiale adottata dai sultani ottomani (il credo cosiddetto
sunnita) concorrenti come Pisa, mentre i centri di Lucca o Siena sono rimasti
si contrappone il credo sciita, una versione per certi aspetti più rigida della
fede repubbliche autonome; Genova, infine, che aveva anch’essa creato una
serie di musulmana, radicata soprattutto nell’impero persiano (nell’area
dell’attuale basi commerciali sparse nel Mediterraneo, ma che, a differenza di
Venezia, non Iran) che preme ai confini orientali dell’impero ottomano.

le aveva trasformate in veri domini (ad eccezione della Corsica), preferendo


Al di là degli imperi, comunque, la grande maggioranza dei poteri pubblici
avere solo avamposti commerciali (cfr. infra, cap. 10).

che governano le società europee sono organizzati in regni o principati. Molti


Al di fuori della penisola italiana si reggono in forma repubblicana i cantoni
regni, ad esempio nell’Europa orientale e settentrionale, non presentano
svizzeri, uniti da una confederazione che, dal 1499, aveva posto termine a
tuttavia le caratteristiche che abbiamo attribuito alle «nuove» monarchie. In
un’ormai solo formale dipendenza dal Sacro romano impero. I cantoni
elvetici alcuni casi, come in Polonia, la monarchia non riesce a divenire
ereditaria, sono una serie di piccole repubbliche che hanno messo in comune
la restando elettiva e perciò molto più debole e condizionata dai suoi elettori,
i conduzione della politica estera, mantenendosi largamente autonome per
tutti grandi nobili. In altri casi i processi di aggregazione su base dinastica
non sono gli altri aspetti. In generale, come ben si vede nel caso italiano e
svizzero, la seguiti dal radicamento di sentimenti e di interessi comuni, ma da
fenomeni forma repubblicana ha storicamente favorito la partecipazione
collettiva, centripeti. È il caso di Svezia e Norvegia, riunite in un solo regno,
sotto il almeno quella degli strati più abbienti delle società, alla gestione della
cosa dominio danese, agli inizi del XVI secolo, che progressivamente
daranno vita a pubblica, e ha in generale prodotto politiche più attente alla
difesa degli monarchie autonome.

interessi economici comuni e alla crescita della ricchezza collettiva che alla
Molti signori europei, alla guida di Stati di dimensione media e piccola, non
competizione dinastico-militare per l’accrescimento territoriale.
possono neppure fregiarsi del titolo di re, ma solo di quello di principe, duca
o Malgrado ciò, gli autori coevi ritenevano in genere la repubblica una forma
marchese (denominazioni che discendono dagli appellativi usati per i nobili
statuale adatta esclusivamente a comunità cittadine o a piccoli Stati.

nell’antico regno dei franchi). Nei fatti tuttavia questi principi esercitano nei
Condizionati dall’idea della democrazia diretta di tipo greco, esemplificata
propri domini di dimensioni ridotte gli stessi poteri che un re esercita in una
dall’antica Atene o per meglio dire dal modo con cui le tradizioni politiche
grande monarchia. In qualche caso i territori che formano principati o
signorie ateniesi erano state raccontate e tramandate, essi ritenevano la
democrazia (così sono chiamati genericamente in Italia i potentati autonomi
privi del titolo praticabile solo su una piazza ideale (l’ agorà) in cui tutti si
conoscono. Per regio o principesco che solo il papa o l’imperatore possono
conferire) definizione, dunque, essa è ritenuta inadatta al governo dei grandi
Stati, cui si

pensa attagliarsi perfettamente, invece, la monarchia.

Sardegna dipendono direttamente dalla corona d’Aragona.

Dopo una lunga fase di guerre che aveva segnato la prima metà del XV

secolo, i maggiori Stati della Penisola (Milano, Venezia, Stato della Chiesa,
Firenze e Napoli) avevano stipulato con la pace di Lodi (1454) un accordo
1.3. Le guerre d’Italia

basato sul rispetto del principio dell’equilibrio, cioè sul mantenimento dello
status quo. La situazione italiana rimane almeno formalmente stabile, anche
La rivelazione di quanto più potente e attuale fosse il modello delle «nuove»

grazie all’azione accorta del signore di Firenze, Lorenzo de’ Medici detto il
monarchie rispetto alle altre formazioni statuali si ha con le cosiddette guerre
Magnifico (1469-92), abile diplomatico, oltre che eminente umanista e
d’Italia, quel cinquantennio (1494-1554) cioè in cui l’Italia diviene un vero e
protettore delle arti e delle lettere.

proprio campo di battaglia. Un terreno di scontro in cui i contendenti non


Tutto però cambia nel 1494, allorché Carlo VIII, re di Francia, interviene
sono più, come in passato, solo potentati italiani, ma anche le «nuove» e
militarmente nei contrasti in atto in Italia, chiamato dal signore di Milano

«vecchie» monarchie europee. Questo periodo è stato visto tradizionalmente


Ludovico Sforza, detto il Moro. Dopo essersi assicurato la neutralità di dalla
storiografia italiana di impostazione nazionalistica come lo sciagurato
Ferdinando il Cattolico con la cessione della Cerdaña e del Rossiglione e
inizio di un lungo periodo di dominio straniero: nella perdita della cosiddetta
dell’imperatore Massimiliano I al quale cede la Franca Contea e l’Artois, il

«libertà d’Italia» tale storiografia individuava, infatti, la ragione di fondo


della sovrano francese valica le Alpi nel settembre 1494 alla testa di un
esercito assai tardiva unificazione politica del paese. Più recentemente le
guerre d’Italia sono potente per l’epoca. Il suo obiettivo è l’acquisizione del
regno di Napoli, del state ritenute piuttosto come le prime vere guerre
europee, conflitti in cui, quale rivendica la sovranità in quanto erede
dell’estinta casa regnante degli attraverso un gioco di alleanze e di
schieramenti, si viene creando un sistema Angiò. La cosiddetta «discesa» di
Carlo VIII rimarrà famosa per la totale diplomatico continentale.
Effettivamente, la posta in gioco è alta: l’Italia non è mancanza di resistenza
che egli incontra nell’attraversamento della penisola, solo a quel tempo la più
ricca e colta nazione d’Europa, ma anche il luogo dove sino all’occupazione
di Napoli nel febbraio 1495. L’Italia si dimostra così una risiede la massima
autorità spirituale del mondo cristiano, il papa. Chi avesse facile preda per chi
possa mettere in campo un esercito di quella portata dominato la penisola
avrebbe di conseguenza avuto l’egemonia sull’intero (15.000 fanti e
altrettanti cavalieri), dotato oltretutto di pezzi di artiglieria continente
europeo.

montati su affusti trainati da cavalli, i quali, benché siano più rumorosi che
Alla fine del Quattrocento, l’Italia risulta politicamente divisa in numerosi
efficaci, impressionano notevolmente i contemporanei.

Stati di dimensioni medie e piccole, ciascuno dei quali appare incapace di


Tuttavia, di fronte al rischio di un’egemonia francese in Italia, il pontefice
assoggettare gli altri, ma è sufficientemente robusto da evitare di essere
Alessandro VI (Rodrigo Borgia, 1492-1503), originario di Valencia,
promuove assorbito dai vicini. Solo per citare i principali, nell’Italia
settentrionale si un’alleanza antifrancese che include Venezia, Milano,
l’imperatore e i re contano, da est verso ovest, il ducato di Savoia, a cavallo
delle Alpi cattolici e costringe Carlo VIII a effettuare una non agevole ritirata
(1495). Se (comprendente gli attuali Piemonte e Savoia); la repubblica di
Genova (grosso la spedizione di Carlo VIII può a prima vista apparire un
evento occasionale, modo l’attuale Liguria); il ducato di Milano, governato
prima dai Visconti e destinato a non ripetersi, essa, a ben vedere, mette in
luce i gravi elementi di poi, dal 1450, dagli Sforza (che include buona parte
dell’attuale Lombardia e instabilità e di debolezza che caratterizzano la realtà
italiana e fanno alcune terre emiliane); la repubblica di Venezia. Nell’Italia
centrale vi sono la dell’intervento del monarca francese il primo anello di una
lunga serie.

signoria di Firenze, sotto il governo dei Medici, che dal 1434 avevano Tra i
fattori d’instabilità vi sono non solo le pretese del sovrano francese sul
trasformato il comune fiorentino in uno Stato regionale formalmente regno di
Napoli, ma anche i contrasti fra i potentati italiani sollevati dall’azione
repubblicano, ma in sostanza principesco (comprendente la Toscana, eccetto
le di Ludovico il Moro. Questi, proprio nell’ottobre 1494, succede nel titolo
di repubbliche di Lucca e Siena), e lo Stato della Chiesa (che occupa le attuali
duca di Milano al nipote Gian Galeazzo Sforza, in un modo poco chiaro:
regioni del Lazio, dell’Umbria, delle Marche e parte dell’Emilia-Romagna).

tenuto prigioniero dallo zio, Gian Galeazzo era infatti morto in circostanze
Nell’Italia meridionale, infine, vi è il regno di Napoli, governato da un ramo
misteriose. A ciò si aggiunge la conflittualità creata nello Stato della Chiesa
cadetto, ma autonomo, della dinastia aragonese, mentre i regni di Sicilia e
dalla tendenza dello spregiudicato papa Alessandro VI a usare il proprio
potere per creare una vera e propria dinastia, aiutando il figlio Cesare, detto
«il

Valentino» (dal titolo di duca del Valentinois concessogli da Luigi XII di Per
il suo successore sul trono di Francia, Francesco I, il controllo di Francia nel
1498), a costruirsi un principato fra Romagna e Marche.

Milano, «chiave d’Italia», è un obiettivo prioritario. Con una nuova


spedizione, L’improvvisa morte di Alessandro VI e l’ascesa al soglio
pontificio, nel 1503, di il sovrano conquista il ducato sconfiggendo a
Marignano (1515) i mercenari Giulio II (Giuliano Della Rovere, 1503-13),
nemico giurato dei Borgia, svizzeri al servizio di Massimiliano Sforza, erede
della dinastia ducale. Il trattato stronca tuttavia le ambizioni di Cesare. Anche
a Firenze il potere della famiglia di Noyon (1516), stipulato tra Francesco I, il
giovane e potente Carlo Medici, dopo la morte di Lorenzo, è sempre più
fragile fino a essere rovesciato, d’Asburgo, nuovo sovrano di Castiglia e
Aragona, la Confederazione elvetica e nel 1494, in occasione del passaggio
dell’esercito di Carlo VIII, da una rivolta il papa, assegna Milano alla Francia
e Napoli alla Spagna. La fragile tregua di impronta repubblicana che fa leva
sulla predicazione di stampo radicale ed finisce però nel 1521, allorché Carlo
d’Asburgo, ormai divenuto imperatore egualitario di un frate domenicano,
Girolamo Savonarola. In nome del ritorno con il nome di Carlo V, alleato del
papa e di Enrico VIII d’Inghilterra, muove allo spirito del vangelo e della
purificazione dai peccati di una Chiesa corrotta e guerra alla Francia. Sotto le
mura di Pavia, nel 1525, le truppe francesi di una città dilaniata dai contrasti
politici, Savonarola propugna un intenso subiscono una disastrosa sconfitta
da parte di quelle ispano-imperiali, superiori rinnovamento della società e
delle istituzioni ecclesiastiche. Egli riesce per nei reparti di fanteria (detti
tercios) armati di picche e soprattutto di archibugi.

breve tempo a influenzare il governo repubblicano della città nel nome Lo


stesso Francesco I viene fatto prigioniero e verrà rilasciato l’anno seguente
dell’adesione ai rinnovati principi religiosi e dell’alleanza con la Francia.

solo dopo aver firmato il trattato di Madrid (gennaio 1526), con cui rinuncia a
Tuttavia il conflitto con Alessandro VI, che scomunica il frate, e la morte di
ogni pretesa sull’Italia e cede a Carlo V i territori dell’ex ducato di Borgogna
Carlo VIII, uniti ai rovesci militari, fanno perdere a Savonarola l’appoggio
delle annessi alla Francia cinquant’anni prima e rivendicati dall’imperatore
quale autorità cittadine; queste ultime, nel 1498, lo consegnano agli inviati
papali che parte della propria eredità familiare.

lo condannano al rogo come eretico. La drammatica fine del frate non A


questo punto papa Clemente VII (Giulio de’ Medici, 1523-34), resosi
impedisce che la repubblica fiorentina sia, a sua volta, travolta, nel 1512,
dalle conto che il pericolo maggiore per la libertà d’azione dei potentati
italiani era forze ispano-pontificie che ristabiliscono la signoria dei Medici.

ormai costituito non dai francesi, ma dagli ispano-imperiali, opera un Tutti


questi elementi di conflittualità e di debolezza interna degli Stati della
rovesciamento delle alleanze che tuttavia non dà i frutti sperati. La coalizione
penisola finiscono per fondersi nelle drammatiche vicende delle guerre
d’Italia.

antiasburgica (Lega di Cognac), animata dal pontefice con Francia, Venezia,


Nel 1499 il nuovo re di Francia, Luigi XII, dapprima occupa il ducato di
Milano, Genova e Firenze, si mostra infatti incapace di far fronte alla potenza
Milano, del quale rivendica la sovranità a causa della propria discendenza da
dell’esercito imperiale, che irrompe in Italia nella primavera del 1527
puntando una Visconti, e poi sigla un accordo con Ferdinando il Cattolico per
spartirsi il su Roma e occupandola il 6 maggio, mentre Clemente VII si
rifugia a Castel regno di Napoli (1500). Tuttavia ben presto scoppia la guerra
fra i due sovrani, Sant’Angelo. Grande emozione suscita il fatto clamoroso
che i mercenari che si conclude con la vittoria delle forze spagnole nella
battaglia del Garigliano tedeschi (i lanzichenecchi) di fede protestante al
servizio di Carlo V, rimasti (1504) e la conseguente rinuncia francese al
regno, che passa nelle mani di privi del loro soldo, saccheggiano la città
eterna. L’evento provoca un Ferdinando il Cattolico.

terremoto nella politica italiana: a Firenze viene nuovamente abbattuto il Da


parte sua papa Giulio II intraprende un’energica azione per salvaguardare
governo dei Medici e ripristinata la repubblica, mentre a Genova l’abile uomo
il traballante potere territoriale della Santa Sede, sconquassato dalle imprese
del politico, finanziere e ammiraglio Andrea Doria porta la repubblica a
schierarsi Borgia e dall’affermarsi di piccole signorie semi-indipendenti e
minacciato con Carlo V abbandonando la tradizionale alleanza con la Francia
(settembre dall’espansionismo della repubblica di Venezia in Romagna. Egli
dà quindi 1528).

vita, con l’imperatore Massimiliano e Ferdinando il Cattolico, alla lega di


L’eco del sacco di Roma, con la rapida diffusione di racconti e notizie circa
Cambrai, che infligge una pesante sconfitta alle forze veneziane nella
battaglia la ferocia dei lanzichenecchi che profanano i luoghi sacri, razziano
ogni oggetto di Agnadello (1509). Allorché l’esistenza stessa della repubblica
di Venezia di valore, commettono violenze ed efferatezze di ogni genere,
suscita in tutta sembra in forse, Giulio II muta repentinamente strategia e
costituisce una l’Europa cattolica orrore e sconcerto, contribuendo ad
alimentare ansie nuova alleanza di potenze italiane ed europee, la cosiddetta
Lega santa, per apocalittiche o, a livello colto, l’idea che un’epoca sia ormai
finita. Ciò tuttavia scacciare i francesi dall’Italia. Sconfitto nelle campagne
militari del 1512-13, non muta la cruda sostanza degli avvenimenti: si tratta
dell’amaro suggello Luigi XII è costretto ad abbandonare Milano e la
penisola.

dell’affermazione dell’egemonia spagnola in Italia, sancita dalla pace di


Cambrai

(1529) con cui Francesco I deve riconoscere il ritorno del ducato di Milano al
A Bologna, nel 1530, Carlo V viene trionfalmente incoronato imperatore da
duca Francesco II Sforza, sotto tutela ispano-imperiale, e l’assegnazione a
Carlo papa Clemente VII. Per un momento l’idea di unificare l’intera
cristianità sotto V del regno di Napoli, delle Fiandre e dell’Artois. D’altra
parte, il sacco di un unico scettro nelle mani del secondo Carlo Magno appare
una prospettiva Roma mostra al papato che non è più possibile tenere aperta
la porta d’Italia ai reale. Il medesimo pontefice che era stato costretto ad
assistere impotente al francesi in funzione antiasburgica. Nello stesso anno,
con il trattato di sacco di Roma suggella simbolicamente l’egemonia degli
Asburgo.

Barcellona, Carlo V e Clemente VII si accordano perché l’esercito imperiale


Carlo d’Asburgo era stato eletto imperatore nel giugno 1519 a soli ripristini
la signoria medicea a Firenze, mentre il pontefice riconosce a diciannove
anni, con il voto dei sette grandi elettori, ma solo adesso che gli Ferdinando
d’Asburgo (1503-64), fratello dell’imperatore, i titoli di re di eserciti ispano-
imperiali dominano l’Italia e sono temuti in tutta Europa il peso Boemia e
d’Ungheria (le cui corone ha acquisito nel 1526).

di quella scelta appare in tutta la sua rilevanza. Non era stata, del resto, Il
conflitto franco-asburgico per il controllo della penisola italiana non è
un’elezione facile. Dopo sette decenni di successione quasi automatica però
concluso. Nuove campagne militari hanno luogo nel 1535-37 e nel 1542-
nell’ambito della famiglia degli Asburgo, alla morte del nonno, l’imperatore
44. Tuttavia Francesco I ricava modeste acquisizioni territoriali in Savoia, e
Massimiliano, Carlo aveva dovuto affrontare l’agguerrita competizione del re
di oltretutto perde definitivamente il ducato di Milano, che, nel 1535, alla
morte Francia Francesco I, che si era fatto forte dell’allarme suscitato in tutta
Europa dell’ultimo duca della dinastia sforzesca, in quanto feudo imperiale
ritorna nelle dal rischio di un’eccessiva concentrazione di potere nelle mani
del giovane mani di Carlo V. Anche il nuovo sovrano francese, Enrico II,
intraprende a sovrano. La «bolla d’oro» che regolava l’elezione del «re dei
tedeschi e partire dal 1552 altre campagne contro Carlo V su scala europea,
alleandosi con imperatore dei romani» non poneva limiti all’eleggibilità:
chiunque poteva i principi protestanti tedeschi e con papa Paolo IV (Gian
Pietro Carafa, 1555-essere eletto, bastava che fosse considerato «giusto,
buono e idoneo alla carica».

59). Egli però subisce una pesante sconfitta nella battaglia di San Quintino La
battaglia per l’elezione imperiale era stata aspra e costosissima. Se (1557)
che, con la bancarotta della corona, spiana la strada alla pace di Cateau-
Francesco I aveva dato ordine ai propri banchieri di fiducia, sparsi tra Lione,
Cambrésis (1559). I francesi sono definitivamente espulsi da un’Italia in cui
Milano, Firenze e Genova, di non badare a spese per comprare i voti dei
grandi Filippo II (1527-98), figlio e successore di Carlo V sui troni iberici,
governa elettori, Carlo V aveva mobilitato i banchieri di Firenze, Anversa e
Augusta, tra direttamente Milano (essendo stato investito dall’imperatore del
titolo ducale), cui i famosi Fugger, ritenuti i più ricchi finanzieri d’Europa,
riuscendo a offrire Napoli, Sicilia e Sardegna, nonché alcune piazzeforti
strategiche lungo la costa una somma maggiore (cfr. infra, cap. 10). Alla fine
gli Asburgo l’avevano toscana (tra cui Orbetello), ed esercita una notevole
influenza sul resto della spuntata e Carlo era stato eletto imperatore.

penisola, dove può contare sulla stretta alleanza del ducato di Savoia di
Governare un insieme così vasto ed eterogeneo di territori, tuttavia, si
Emanuele Filiberto e del ducato di Toscana di Cosimo I de’ Medici (che
viene rivelerà presto un’impresa ardua. In Spagna, e in particolare in
Castiglia, l’ascesa ricompensato per la sua fedeltà con l’annessione della
repubblica di Siena).

al trono imperiale del figlio della regina Giovanna la Pazza suscita timori e
Oltre a significare la fine delle libertà italiane, le guerre d’Italia resistenze da
parte di tutti coloro che temono l’emarginazione degli interessi rappresentano
per l’intero continente europeo un momento fondante del castigliani in un
conglomerato politico dal baricentro tedesco-fiammingo; un sistema
diplomatico-militare delle potenze. Inoltre esse sono la prova del fuoco
insieme dinastico, oltretutto, guidato da un sovrano, Carlo, nato a Gand e che
per le nuove monarchie, da cui emerge la sproporzione tra le forze che queste
risiede preferibilmente a Bruxelles.

ultime sono in grado di mobilitare e quelle tradizionalmente poste in campo


La successione di Carlo sui troni che erano stati dei re cattolici è, per queste
dalle vecchie realtà statuali. Sul piano più strettamente italiano tali guerre
sono ragioni, contrastata, sia nei domini d’Aragona sia soprattutto in
Castiglia, dove la consacrazione dell’egemonia politico-militare spagnola
sulla penisola, la divisione politica tra fautori e avversari della successione
«austriaca» si un’egemonia destinata a durare quasi duecento anni.

trasforma in una sorta di guerra civile e in una generale sollevazione delle


città che esplode dopo la partenza del sovrano (1520). Radunate in una
confederazione, detta dei Comuneros, le comunità urbane castigliane tentano
di arrogarsi il diritto di parlare a nome del regno, minando le basi di 1.4. Il
sogno infranto

rappresentatività dell’aristocrazia feudale, che a questo punto, superate le sue


tradizionali divisioni interne, finisce per schierarsi totalmente dalla parte di

Carlo. Nell’aprile del 1521, a Villalar, le truppe lealiste dell’aristocrazia La


presenza di un avversario tanto potente come l’impero ottomano assorbe
castigliana sconfiggono le milizie cittadine e ristabiliscono l’ordine.

una parte rilevante delle risorse finanziarie e militari dell’impero di Carlo V e


All’inizio degli anni Trenta del Cinquecento, una volta stabilizzata la gli
impedisce di concentrare le sue energie nella guerra con la Francia, il
situazione spagnola con l’affermazione della propria legittima autorità in
tradizionale avversario, il vero bastione contro cui si infrange il sogno di
Aragona e Castiglia, dopo aver battuto i francesi in Italia ed esser stato
egemonia continentale degli Asburgo.
incoronato dal papa, Carlo appare in grado d’instaurare quell’ordine
imperiale Alle guerre in atto contemporaneamente con Francia e impero
ottomano si europeo che il suo cancelliere, Mercurino Arborio di Gattinara
(1465-1530), somma poi un altro elemento non meno rilevante, costituito
dalla nascita e aveva teorizzato. Un impero capace di richiamarsi tanto al
modello della Roma dalla diffusione della Riforma protestante in Germania,
con la dura imperiale, quanto a quello carolingio e medievale, ma anche
segnato dalla forte conflittualità religiosa e politica che ne consegue (cfr.
infra, cap. 5). A partire impronta degli Asburgo, quella dinastia che, secondo
la visione di Carlo e dei dagli anni Trenta, la Lega di Smalcalda, l’alleanza
politico-militare dei principi suoi consiglieri e propagandisti, è chiamata da
Dio a una missione universale. E

protestanti tedeschi, rappresenta una spina nel fianco per la politica di Carlo
V.

tuttavia una serie di fattori minano alla base il sogno – più accarezzato e Nei
due decenni successivi l’alleanza fra la Lega e i sovrani francesi, disposti a
propagandato che davvero progettato concretamente – di una monarchia
stringere accordi anche con infedeli ed eretici pur di infrangere il sogno di
universale.

potenza asburgico, costituisce un pericolo mortale per l’esistenza stessa del Il


primo elemento destabilizzante è rappresentato dall’espansionismo Sacro
romano impero. Carlo si impegna a fondo nello scontro, giungendo ottomano
nel Mediterraneo. Guidato in quegli anni da un sultano abile e anche a un
certo punto a cogliere una vittoria militare che pare decisiva, a intraprendente
come Solimano II detto il Magnifico (1520-66), l’impero Mühlberg, nel
1547. Quattro anni dopo, tuttavia, il rinsaldarsi dell’unione tra ottomano
realizza una duplice offensiva: nei Balcani, con la conquista di principi
protestanti tedeschi e corona francese ripropone il problema negli Belgrado
(1521) e di due terzi dell’Ungheria (1526), fino a porre l’assedio a stessi
termini e Carlo risulta incapace di sconfiggere la coalizione dei suoi Vienna
(1529), e nel Mediterraneo orientale, dove viene occupata l’isola di nemici,
cui dà indirettamente man forte il sultano ottomano.

Rodi (1522). Al medesimo tempo, la pirateria barbaresca del Nord Africa, la


Di fronte a tale situazione Carlo V si rende perfettamente conto cui base
principale è Algeri, sostenuta dall’impero ottomano compie numerose
dell’impossibilità di realizzare nel corso della propria vita l’agognata
egemonia scorrerie a danno delle popolazioni cristiane rivierasche del
Mediterraneo continentale. Egli immagina il proseguimento della missione
imperiale occidentale, specialmente di quelle sotto il governo di Carlo V
(Italia affidando a un unico erede, il figlio Filippo, l’insieme dei propri
domini.

meridionale, Sicilia, Sardegna, penisola iberica). Per un momento la lotta


Questa ipotesi, però, l’unica, a ben vedere, che avrebbe consentito all’idea
contro gli ottomani «infedeli» sembra far rivivere lo scontro delle crociate e i
imperiale di riprendere vigore, grazie a un’indispensabile stabilità dinastica,
combattenti spagnoli sono visti come la spada del cattolicesimo. Tuttavia,
finisce per naufragare. Non è solo l’ostilità di Ferdinando d’Asburgo, fratello
di malgrado l’impegno diretto di Carlo, che decide di guidare personalmente
le Carlo V, cui era stata promessa la successione al soglio imperiale, a
impedire forze ispano-imperiali nel tentativo di debellare la pirateria, e
nonostante la tale soluzione, ma anche l’avversione dei principi tedeschi (sia
cattolici sia conquista dell’importante base corsara di Tunisi (1535), non vi
sono successi protestanti), che vedono di cattivo occhio un imperatore troppo
potente.

risolutivi. Anzi le armate asburgiche sono costrette sulla difensiva tanto in


Alla metà degli anni Cinquanta, l’evidente impossibilità di vincere i troppi
Mediterraneo quanto nei Balcani. Non solo nel 1536 Solimano II stabilisce
un conflitti intrapresi convince Carlo V di trovarsi di fronte all’unico
avversario accordo di alleanza con il re Francesco I di Francia in funzione
antiasburgica, contro cui in nessun caso avrebbe potuto vincere; egli ritiene
infatti che il ma la lega cristiana formata dall’imperatore, dal papa, da
Venezia e da Genova mancato trionfo su tutti i propri avversari sia diretta
conseguenza della volontà subisce una decisa sconfitta nella battaglia navale
di Prevesa (1538), cui si divina. Questa convinzione produce in lui prima un
turbamento profondo e aggiunge il fallimento della spedizione imperiale
contro Algeri (1541). Lungo poi una vera e propria crisi spirituale che lo
conducono all’abdicazione e infine la frontiera danubiana Ferdinando
d’Asburgo è costretto a chiedere al sultano al ritiro in uno sperduto
monastero spagnolo, a Yuste. Nel giro di pochi anni, una tregua nel 1545 che,
due anni dopo, porterà alla conclusione di una pace Carlo chiude tutte le
partite aperte sul tavolo della politica europea. Nel 1555, quinquennale in cui
Ferdinando riconosce le conquiste ottomane e accetta di con la pace di
Augusta, siglata dal fratello Ferdinando, viene sancita la pagare un tributo
annuo a Istanbul.

convivenza nell’impero del cattolicesimo e del luteranesimo. Nel 1555-56,

attraverso un complesso meccanismo di successive abdicazioni, Carlo cede al


statale in Italia fra Medioevo ed età moderna, Il Mulino, Bologna 1994.

figlio Filippo i Paesi Bassi e la Franca Contea, le corone di Castiglia (con le


J.H. Elliott, La Spagna imperiale 1469-1716, Il Mulino, Bologna 1982 (ed.
or. 1969).

colonie americane) e d’Aragona, i domini italiani (Milano, Napoli, Sicilia),


Id., A Europe of Composite Monarchies, in «Past and Present», 137, 1992,
pp. 48-71.

mentre al fratello Ferdinando, già re di Boemia e d’Ungheria, Carlo


attribuisce J.R. Hale, Guerra e società nell’Europa del Rinascimento (1450-
1620), Laterza, Roma-Bari 1987 (ed. or. 1985).

il governo dell’Austria e quindi ne promuove l’elezione a imperatore, nel


1558, E. Le Roy Ladurie, Lo Stato del re. La Francia dal 1460 al 1610, Il
Mulino, Bologna 1999

poco prima di morire.

(ed. or. 1987).

La decisione di Carlo di cedere a Filippo II i Paesi Bassi e gli altri domini G.


Parker, La rivoluzione militare. Le innovazioni militari e il sorgere
dell’Occidente, Il Mulino, asburgici ereditati dalla casa di Borgogna risulta
apparentemente incongrua, Bologna 1990 (ed. or. 1988).

tanto più alla luce del fatto che tale mossa avrà profonde ripercussioni sulla
G. Petralia, «Stato» e «moderno» nell’Italia del Rinascimento, in «Storica»,
III, 8, 1997, pp. 7-successiva storia europea. Sia per ragioni logistiche (la
maggior vicinanza agli 48.

altri possedimenti asburgici in area tedesca), sia per logica dinastica P. Prodi,
Il sovrano pontefice. Un corpo e due anime: la monarchia papale nella prima
età moderna, (l’appartenenza a quello stesso asse ereditario degli Asburgo
attribuito a Il Mulino, Bologna 1982.

Ferdinando), i Paesi Bassi e la Franca Contea sarebbero dovuti andare a


quello M.J. Rodríguez Salgado, Metamorfosi di un impero. La politica
asburgica da Carlo V a Filippo II (1551-1559), Vita e Pensiero, Milano 1994
(ed. or. 1988).

che si viene configurando ormai come il ramo «imperiale» o «austriaco»


degli Asburgo. La scelta di assegnare tali domini al ramo «spagnolo» è
legata, oltre che a ragioni sentimentali – essendo la terra natia di Carlo V e il
cuore dell’eredità borgognona, culla della tradizione cavalleresco-imperiale a
lui tanto cara – al fatto che tali terre erano fra le più ricche ed
economicamente fiorenti del continente europeo. La cessione al figlio Filippo
dei Paesi Bassi e degli altri domini borgognoni testimonia l’attaccamento di
Carlo, costretto ad arrendersi di fronte al fallimento del suo sogno imperiale,
a un ideale egemonico basato su una potenza dinastica, che di quel sogno
costituiva certamente la parte più concreta e moderna.

Bibliografia

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ed età moderna, Einaudi, Torino 1999.

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politica, Vita e Pensiero, Milano 1998 (ed. or. 1988).

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(secoli XIV e XV), Unicopli, Milano 2004 (ed. or. 1979).

G. Chittolini, A. Molho, P. Schiera (a cura di), Origini dello Stato. Processi


di formazione

2. Ordini, ceti e forme della rappresentanza comporta importanti


conseguenze: gli uomini di Chiesa o ecclesiastici devono essere anzitutto
nutriti e curati a spese della società, ma, ciò che più conta, politica

bisogna riservare loro le dignità e gli onori sociali principali, in ragione di


una funzione collettiva ritenuta decisiva. Il clero è perciò nella società
europea occidentale di antico regime il primo ordine o primo stato.

Data la pervasività della visione cristiana nel mondo medievale e in quello


della prima età moderna, gli ecclesiastici non si limitano alla pur
fondamentale cura delle anime. Il clero secolare, vale a dire che vive nel
secolo, inserito nella società (formato da sacerdoti, parroci e vescovi
inquadrati in diocesi) e quello regolare, quello cioè che vive separato dal
mondo in monasteri e conventi, seguendo una «regola» (formato da monaci,
frati e da tutto il multiforme mondo degli Ordini e delle Congregazioni
religiose) assolvono a importanti funzioni sociali. Oltre alla sfera sacra,
basata sull’amministrazione dei sacramenti e sulla predicazione, le diverse
componenti ecclesiastiche amministrano ingenti patrimoni, sono titolari di
poteri pubblici, ovverosia governano in prima persona città e territori (è il
caso dei vescovi-principi nel Sacro romano impero, ma anche dello Stato
pontificio e di molte altre realtà minori), gestiscono istituzioni educative,
sanitarie e assistenziali, consigliano e Alle soglie dell’età moderna,
nell’Europa cristiana, l’universo naturale è guidano le coscienze di politici e
sovrani.

ritenuto essere preordinato e predisposto da Dio per la salvezza dell’uomo.


Ne Quest’insieme di funzioni spiega perché il primo ordine o primo stato sia
discende che anche il mondo sociale, sentito come parte integrante presente,
come vedremo, nelle principali istituzioni politiche rappresentative
dell’universo, è visto come un insieme che funziona, o dovrebbe funzionare,
dei ceti proprie del continente europeo (Parlamenti, Cortes, Stati generali).

entro un disegno divino. Da qui la tendenza a immaginare la società, A fianco


del clero anche i guerrieri svolgono una funzione vitale, quella di
analogamente agli organismi viventi, come organizzata in parti che,
proteggere, mediante le armi, le vite e i beni di tutti. E, anche in questo caso,
gerarchicamente disposte, dipendono l’una dall’altra e hanno un preciso ruolo
attorno a una funzione sociale ritenuta decisiva si forgia e si legittima nel
creare l’equilibrio dell’insieme. Questo orientamento, che chiamiamo
nell’Europa medievale la costituzione di un gruppo ben individuato, una
scelta organicistico e/o funzionalistico, ispira una divisione basilare della
società in tre che ha conseguenze decisive sull’assetto sociale successivo.
Come il clero, i gruppi chiaramente distinti fra loro: gli oratores, quelli che
pregano, e cioè il guerrieri devono essere mantenuti e anche ad essi vanno
riservati particolari clero; i bellatores, quelli che combattono, ovvero i
guerrieri; i laboratores, quelli onori. Ma, diversamente dal clero, i guerrieri
sono un gruppo sociale che si che lavorano, tutti gli altri. Queste tre funzioni
sociali sono immaginate come riproduce, che perpetua non solo i propri beni
e privilegi, ma anche il ricordo complementari e, al contempo, disposte
gerarchicamente: il primato, la delle proprie genealogie, fatte risalire,
miticamente, ad antichi progenitori, funzione sociale più importante è
attribuita al ruolo religioso. Coloro che sono spesso appartenenti al ceppo dei
conquistatori barbari. Il che frappone una il tramite con la sfera del sacro
vengono distinti dagli altri individui e barriera, non invalicabile ma tangibile,
tra loro e gli altri.

costituiscono un gruppo sociale separato – il clero – che si occupa di


garantire all’intera comunità la benevolenza della divinità e di schiudere a
ciascun essere umano le porte di accesso alla vita eterna. A causa della scelta
della Chiesa di imporre al clero il voto di castità, questo gruppo sociale di
norma non si 2.1. Nobili

riproduce e i suoi membri vengono perciò selezionati a ogni generazione tra


membri degli altri ordini.

Il riconoscimento della primazia del clero come gruppo sociale distinto


Anche la nobiltà affianca ben presto al proprio originale ruolo militare

compiti di direzione politico-amministrativa. Si tratta in pratica di una delega


Per tutte queste ragioni l’ordine nobiliare non è stato nella società europea da
parte del sovrano di funzioni di governo, politiche, amministrative e
occidentale un gruppo sociale chiuso e impermeabile. In Europa nobili non
giudiziarie (giurisdizione). Tale delega, prevalentemente connessa alla solo si
nasce, ma anche si diventa: in teoria attraverso lente pratiche sociali
concessione di un titolo e di un feudo abitato, finisce per divenire perpetua,
nobilitanti, come l’esercizio di alte cariche politiche e amministrative ovvero
costituendo perciò la base di un ordinamento quasi separato e su cui il potere
attraverso il servizio della corona, cioè quale ricompensa per attività
meritevoli del sovrano si viene molto riducendo. Un feudo, infatti, non è una
proprietà a favore del sovrano in campo militare e/o civile; in pratica, la
nobilitazione si privata, ma nel corso del Medioevo i nobili hanno acquisito la
facoltà di raggiunge più frequentemente attraverso la ricchezza. Soprattutto a
partire dal trasmetterlo in via ereditaria; inoltre la riconferma regia della
concessione tende XVI secolo, in ragione dell’enorme crescita dei bisogni
finanziari della a ridursi a un atto dovuto, mentre la confisca e il ritorno del
feudo al macchina statale, i sovrani iniziano infatti a vendere massicciamente
titoli patrimonio della corona rimangono eventualità remote, possibili solo in
caso di nobiliari, uffici e onorificenze che conferiscono lo status nobiliare
(cfr. infra, reati gravi quali la lesa maestà, l’offesa alla persona del monarca,
o la fellonia, il cap. 10).

tradimento a favore del nemico.

La ragione di questa rincorsa all’essere nobile è che la nobiltà non è soltanto


Inoltre, lentamente, si afferma nell’universo nobiliare una scala gerarchica un
gruppo sociale preminente, ma anche un linguaggio della distinzione, e cioè
che prende le mosse dai titoli feudali concessi dai sovrani (principe, duca,
l’insieme dei discorsi che esprimono (e permettono di pensare) la preminenza
marchese, conte, barone ecc.). Questi titoli sono simili in tutta Europa perché
sociale. Discorsi, perciò, attraverso cui si legittimano e si fissano i confini
derivano più o meno direttamente dai nomi con cui la monarchia dei franchi,
dell’ élite sociale e si distingue chi è dentro e chi è fuori, chi ha accesso alle
nel VII e VIII secolo, aveva organizzato il suo nuovo dominio territoriale
sulle risorse materiali e simboliche connesse a quella condizione e chi no.
Discorsi, basi della preesistente struttura romana.

anche, che consentono di discriminare tra coloro che sono nobili,


modellando, Occorre, però, tener presente che l’universo nobiliare non è stato
mai attraverso un sistema di precedenze, una scala gerarchica che permette di
completamente a disposizione del potere dei re. Nell’esperienza europea, in
stabilire chi viene prima (simbolicamente, ma anche fisicamente, nelle altre
parole, la legittimazione di questo gruppo sociale, la sua forma e processioni
religiose e nelle manifestazioni pubbliche) e chi dopo, ovvero –

disposizione non sono stati sempre e del tutto dipendenti dal volere dei
utilizzando uno schema di derivazione cristiana che contrappone il basso
sovrani. Certo, i re possono concedere titoli o anche crearne di nuovi, elevare
materiale all’elevato spirituale – chi sta più giù e chi più su nella scala
sociale.

alcune famiglie nobili, ostacolare l’ascesa di altre. E tuttavia tre fattori


limitano la pretesa regia di disegnare a proprio piacimento la scala delle
dignità. In primo luogo, tra le più prestigiose famiglie nobiliari si coltiva
l’ideologia della comune discendenza dai conquistatori barbari. Questa
ideologia comporta l’idea di un 2.2. Le corporazioni

sovrano commilitone, semplice primus inter pares, primo tra eguali, membro
di un gruppo di guerrieri che originariamente avevano scelto o eletto uno di
loro Ogni città d’antico regime europea è popolata da una quantità di gruppi
per guidarne le azioni belliche. In secondo luogo la nobiltà costruisce
parametri definiti rispetto al lavoro che svolgono. Centrale è il ruolo sociale
ed della propria dignità, soprattutto l’antichità, che non coincidono
economico delle corporazioni, che nascono e si sviluppano a partire dalla
necessariamente con il grado nobiliare. Si è tanto più nobili, cioè, quanto più
la seconda metà dell’XI secolo e la cui parabola si concluderà solo alla fine
del propria famiglia ha una discendenza nobiliare antica e acclarata,
ovverosia XVIII secolo. Non tutti i lavoratori ne fanno parte: esistono
artigiani i quali, riconosciuta universalmente come tale. In terzo luogo, infine,
la nobiltà nasce operando nelle aree rurali, non hanno alcun contatto con esse.
Le corporazioni non solo dalla concessione di un titolo, ma anche
dall’esercizio concreto del hanno nomi diversi a seconda dei paesi o delle
regioni: nella penisola italiana si potere signorile (delegato formalmente o
meno dal sovrano) e da processi di possono chiamare arti – termine più
comune, in uso a Firenze – oppure selezione delle famiglie più importanti la
cui ascesa sociale è cominciata nelle collegi, compagnie, corpi, matricole,
scuole o università; nell’Europa centrale città. In realtà, cioè, che spesso
sfuggono al potere dei sovrani, perché Amt, Innung o Zuft; in Inghilterra craft
o guild; in Francia métier o jurande.

assumono la forma di libere repubbliche o sono comunque fortemente intrise


L’origine di tali associazioni è legata al desiderio degli artigiani o dei
mercanti di idee repubblicane di reggimento civico.

di uno stesso settore produttivo di unirsi per difendere i rispettivi interessi.


Ciò comune destinato ai momenti di bisogno o di malattia di un maestro o al
significa anzitutto mantenere l’uguaglianza fra i membri della corporazione,
sostentamento di vedove e orfani degli iscritti. La cassa comune serve inoltre
a impedendo con statuti e regolamenti che qualcuno di essi diventi troppo
ricco finanziare attività caritatevoli o di comune interesse e a coprire le spese
e potente a danno degli altri iscritti. In secondo luogo, le corporazioni mirano
giudiziarie in caso di controversie fra gli associati.

ad acquisire di fatto e possibilmente di diritto il monopolio nei diversi ambiti


Le corporazioni acquistano, in virtù del loro peso economico, sociale e
manifatturieri o commerciali a danno dei concorrenti che non ne sono politico
all’interno delle realtà urbane, un notevole grado di controllo sulle membri.
Di conseguenza, nel corso del Medioevo, le corporazioni divengono attività
produttive e sul mercato del lavoro: in molte realtà europee, esse istituzioni in
grado di controllare minutamente i rispettivi settori di attività, esercitano,
tramite propri tribunali, la giurisdizione sulle controversie fra i loro
stabilendo le regole cui ciascun artigiano deve attenersi nella produzione e
membri e spesso decidono direttamente – o sono in condizione d’influenzare
ciascun mercante nel commercio di un determinato manufatto, i prezzi le
autorità cittadine – in tema di emigrazione e immigrazione di manodopera,
minimi e massimi delle merci, i salari da corrispondere ai lavoranti, l’orario
che innovazioni tecnologiche e conservazione delle conoscenze tecniche
relative ai essi devono rispettare e così via. All’interno delle città europee,
generalmente, procedimenti produttivi.
le corporazioni vengono distinte in arti maggiori, che raggruppano i mestieri
Inoltre esse assumono spesso funzioni di difesa delle città dai pericoli esterni
che godono di maggior prestigio economico e sociale, e arti minori, che e
compiti di tutela dell’ordine pubblico o viceversa sono potenziali motori di
accolgono i mestieri più umili. A partire dalla seconda metà del XIV secolo le
rivolte. Partecipano con un ruolo di spicco, a seconda della loro importanza,
al corporazioni conoscono un progressivo irrigidimento delle normative di
complesso sistema delle cerimonie cittadine, siano esse di natura secolare
accesso: s’incrina così il meccanismo tradizionale di ricambio all’interno
delle (come l’ingresso di sovrani e principi) o religiosa (come le feste dei
santi corporazioni con l’ingresso di nuovi membri; gli apprendisti stentano a
patroni e le principali celebrazioni liturgiche). Esse in sostanza organizzano,
raggiungere il rango di maestri, in quanto privi del denaro necessario ad
avviare distinguendola e gerarchizzandola, una parte importante dello spazio
sociale dei una propria bottega e per pagare le tasse sempre più elevate per
l’iscrizione alle non nobili e dei non ecclesiastici.

corporazioni e sono quindi costretti a diventare semplici salariati.

La struttura interna delle associazioni corporative è di tipo rigidamente


gerarchico. All’apice di essa si trova la direzione collegiale composta dai
maestri oppure, nel caso dei mercanti, da coloro che vantano un’attività
affermata e le 2.3. Una società di ceti e privilegi

maggiori entrate. L’assemblea dei maestri elegge i capi della corporazione,


rinnovabili generalmente ogni uno o due anni, e fissa le regole cui ogni Alla
funzione religiosa e militare corrispondono gruppi sociali separati, maestro
deve attenersi nell’esercizio della propria attività e nella formazione ciascuno
dei quali ha una propria scala sociale interna, una gerarchia, e che degli
apprendisti. Coloro che governano le corporazioni sono chiamati giurati
fanno riferimento rispettivamente al potere religioso (il papa) e a quello
politico nella Francia del Nord, consoli o baiuli nella Francia del Sud,
sindaci, abati o (il monarca, sia esso imperatore o re). A questi gruppi
vengono perciò attribuiti priori in Italia, Meister nelle regioni di lingua
tedesca. Per verificare il rispetto specifici ruoli sociali, un complesso di
risorse simboliche e materiali e, come si delle norme emanate, ciascun
maestro ha la possibilità di ispezionare i luoghi di vedrà, specifiche
rappresentanze nei massimi organismi politici.

attività (laboratori, botteghe, magazzini, banchi ecc.) degli altri membri della
Ma come si distinguono, tra loro e rispetto agli altri, la gran massa degli
corporazione per verificare l’osservanza delle normative: ad esempio, se le
individui delle società d’antico regime che non sono né ecclesiastici né
nobili?

merci vengano prodotte in maniera conforme alle disposizioni corporative È


evidente che il succitato schema tripartito non offre una descrizione della
oppure se gli apprendisti siano trattati bene e gli insegnamenti relativi al
maggioranza della popolazione, accomunata da una troppo generica funzione
mestiere vengano loro impartiti in modo corretto. Le corporazioni sono
spesso lavoratrice. Le persone che compongono il cosiddetto «terzo stato» si
affiancate da organizzazioni religiose di laici, le confraternite, che aiutano a
differenziano perciò secondo il ceto di appartenenza. Il ceto è un gruppo
sociale costruirne e cementarne l’identità, ponendone i membri sotto la
protezione di specifico, giuridicamente riconosciuto e creato per svolgere un
ruolo sociale uno specifico santo. A ciascuna corporazione è inoltre sovente
legata una particolare. In ordine crescente, dai meno ai più prestigiosi, è
possibile società di mutuo soccorso. Ogni membro, infatti, versa una quota in
un fondo

distinguere i vari gruppi artigianali, suddivisi in corporazioni, e poi i titolari


di che – laddove la legge non è uguale per tutti, ma diversa a seconda dei ceti

professioni (avvocati, medici, notai), i titolari degli uffici pubblici e infine i


tutte le questioni di precedenza divengono cruciali. Non è in gioco infatti una
mercanti. Occorre sottolineare che solo attraverso l’appartenenza a uno di
mera infrazione delle regole condivise, ma una profonda violazione questi
gruppi istituzionalizzati (e cioè facendo parte di un corpo collettivo, ad
dell’identità individuale e di gruppo. Se, ad esempio, oggigiorno a un
incrocio esempio la corporazione dei ciabattini) un individuo può praticare
qualcuno alla guida di un’auto passa con il semaforo che indica il rosso o
senza legittimamente un mestiere e avere voce pubblica (ed esercitare così
una dare la precedenza a destra, egli viola il codice della strada e si rende
qualche influenza sulla vita della comunità). In altre parole, nelle società di
responsabile di un comportamento scorretto, o forse anche pericoloso, ma
non antico regime, ciascuno nasce alla vita collettiva in quanto entra a far
parte di direttamente insidioso nei confronti di coloro che ha disinvoltamente
superato.

un corpo sociale che gode di riconoscimento giuridico. Da quel momento in


In antico regime, viceversa, il passare avanti con una carrozza senza cedere il
poi le qualità connesse a quel corpo, dette privilegi, rivestono e proteggono
passo alla carrozza di un individuo appartenente a un ceto superiore anche
l’individuo suo membro. Ciò che contraddistingue i diritti dei corpi
rappresenta un atto profondamente ostile: significa infatti mettere in dubbio la
sociali (o più raramente anche delle famiglie) e li fa diversi tra loro in una
veridicità della condizione sociale di chi è stato scavalcato e sfidare società in
cui la legge non è uguale per tutti, ma è diversa per ciascuno (a
indirettamente la sua capacità di difenderla.

seconda dell’appartenenza sociale, del ceto), è il privilegio. Da questo punto


di Nell’ordine nobiliare, che coltiva la pratica delle armi e l’ideologia del
vista, ovviamente, clero e nobiltà possono essere considerati come dei grandi
proprio ruolo militare, l’attenzione a tutte le questioni di precedenza è ceti,
anzi sono i ceti privilegiati per eccellenza.

proverbiale e sfocia non di rado nel duello, e cioè nel tentativo dell’offeso di I
privilegi sono, nelle società di antico regime, di diverso tipo. Esistono
ristabilire con il giudizio delle armi un valore sociale, una posizione di
anzitutto privilegi giurisdizionali, attinenti cioè alle caratteristiche, ai confini
e precedenza messa in dubbio. Questo perché l’appartenenza a un ceto sociale
ai limiti di estensione dell’autorità giudiziaria, quali ad esempio il diritto a
stabilita dalla legge o dalla consuetudine deve accompagnarsi a una essere
giudicati in processi penali o civili con particolari, specifiche modalità.

corrispondente reputazione, e cioè al necessario riconoscimento sociale della


Vi sono perciò tribunali speciali detti «fori», non solo per ecclesiastici e
nobili, giustezza della propria collocazione esistenziale in quella determinata
ma anche per soldati e membri di corporazioni, ceti o gruppi particolari.

posizione. Il nobile infatti deve corrispondere in ogni suo atto a ciò che lui
Inoltre, siccome far parte di un ceto significa godere anche dei privilegi della
crede essere l’essenza della condizione nobiliare. Come usa dire per indicare
il comunità cittadina, era tradizione che ci si potesse valere del diritto di
essere condizionamento di uno status sulle azioni di un individuo, noblesse
oblige, giudicati nella propria città da giudici concittadini.

espressione francese che significa che la nobiltà, l’essere nobili, obbliga.

I privilegi hanno poi degli importanti risvolti economici. Se ecclesiastici e Il


linguaggio che esprime questo sottile gioco della reputazione è il nobili, in
ragione dei propri rispettivi ruoli, vengono in tutt’Europa linguaggio
dell’onore. Se per le donne esso si declina prevalentemente nel parzialmente
o completamente esentati dalla tassazione, vi sono anche città o senso della
virtù, ossia dei comportamenti – specie sessuali – appropriati al specifici
gruppi che hanno il privilegio di non pagare un certo tipo di imposte o
proprio rango, al proprio livello sociale giuridicamente definito, per gli
uomini di godere di particolari beni. Quasi sempre questo godimento
rappresentava un esso tende ad avere più chiaramente due distinte accezioni.
Da una parte, come monopolio, e cioè il diritto di usufruire di una risorsa
pubblica escludendone per le donne, l’onore consente di delineare le virtù (in
questo caso virtù virili gli altri.

come la capacità di mantenere la propria famiglia o la bravura nel proprio Ma


soprattutto i privilegi contribuiscono a determinare il rango di un mestiere),
mentre dall’altra esso permette di articolare il difficile gioco sociale gruppo
sociale, e cioè la sua posizione sociale relativa, ovvero in rapporto agli della
precedenza e della reputazione.

altri gruppi. Per questa ragione una parte importante della conflittualità Il
processo di inflazione dei ranghi nobiliari, dovuto alla propensione dei
dell’antico regime è originata dalla tendenza dei ceti a difendere le proprie
sovrani a monetizzare il desiderio dei propri sudditi di acquisire titoli,
posizioni e preminenze, a sorvegliarne i confini, controllando i nuovi accessi,
a mettendo questi ultimi, più o meno nascostamente, in vendita, tende ad
rivendicarne puntigliosamente le attribuzioni (o a garantirsene di nuove) a
accentuare questi problemi ingolfando i ranghi superiori della società. Un
scapito dei ceti concorrenti.

conto è, infatti, essere uno dei dieci o dodici duchi di un regno, un altro
Questa conflittualità si estende ovviamente anche agli individui. È evidente
trovarsi insieme ad altri duecento pari grado. Poiché il rango è determinato

soprattutto dalla rarità della condizione privilegiata, è necessario inventare, in


dall’aristocrazia più recente: proprio il titolo di cavaliere del Toson d’oro, con
quest’ultimo caso, ulteriori elementi che consentano alla nobiltà più antica di
la relativa esibizione della preziosa catena aurea con medaglia, viene
concesso distinguersi da quella di più recente investitura. A partire dalla metà
del XVI con estrema parsimonia solo a coloro tra i grandes che meritano un
trattamento secolo, per questa ragione prendono ad avere un grande ruolo le
onorificenze, speciale, un segno di distinzione da esibire nelle cerimonie
pubbliche.

riconoscimenti che distinguono solo i più degni di essere onorati.

Nell’Inghilterra del primo Seicento, a causa della vendita di titoli nobiliari


minori, quali quelli di scudiero e cavaliere, è necessario creare un titolo
nuovo, il baronetto, per soddisfare la fame di distinzione dei folti ranghi della
nobiltà 2.4. Le forme della rappresentanza politica

minore.

Un’importante funzione viene svolta in questo senso dagli ordini militari e


Questa società che pensa se stessa come parte di un ordine dato, immutabile
cavallereschi. Sorti spesso nel Medioevo per combattere gli infedeli e
svolgere in quanto divino, si rappresenta secondo forme prestabilite, che
prevedono che le funzioni connesse all’immagine del guerriero generoso e
caritatevole – figura un individuo partecipi della vita politica non in quanto
tale, cioè come persona, tipica della tradizione cristiana – tali ordini, nel
corso dell’età moderna, servono ma in quanto parte di un ordine o ceto.
Organismi sopraindividuali cioè, dotati in pratica per venire incontro alla
richiesta sociale di distinzione, creando una di un riferimento preciso
all’ordine voluto da Dio, detentori di conseguenza di sorta di aristocrazia
internazionale. Il più prestigioso tra essi è quello religioso-propri diritti e
organizzati autonomamente in funzione dei fini collettivi a cui cavalleresco di
San Giovanni di Gerusalemme, fondato agli inizi del XII secolo sono
naturalmente preposti. La società politica nasce perciò dalla composizione in
Terrasanta e quindi stabilitosi a Rodi e, dal 1529, nell’isola di Malta, da cui il
di questi corpi sociali, immaginati come gerarchicamente disposti, ma anche
nome di Ordine di Malta. Assai prestigioso è poi l’Ordine del Toson d’oro,
come funzionalmente legati l’uno all’altro in modo da comporre un
organismo istituito dal duca di Borgogna Filippo il Buono nel 1430, il cui
titolo di gran unitario.

maestro passerà agli Asburgo dopo la morte di Carlo il Temerario (cfr. supra,
Nelle monarchie europee tali idee comportano la presenza, a fianco del cap.
1). Di origine medievale sono anche i tre ricchi e potenti ordini militari
sovrano, di corpi rappresentativi più o meno ampi che si richiamano alla
castigliani di Santiago, Calatrava e Alcántara, del cui controllo, alla fine del
Magna Curia, l’assemblea dei rappresentanti dell’antico regno franco. In tutte
Quattrocento, si impadroniscono i re cattolici. Nel corso del XVI e XVII le
principali monarchie europee, medievali e poi moderne, il re è così secolo
tutte le monarchie europee si dotano di nuovi ordini militari e affiancato da
un’assemblea dei rappresentanti del regno. Non si tratta però di cavallereschi
o utilizzano in maniera massiccia quelli già esistenti per soddisfare
un’assemblea elettiva, come avviene nelle moderne democrazie, in quanto
tale le richieste di distinzione dei gruppi aristocratici. Tipico è il caso
dell’Ordine di istituzione è composta da rappresentanze di ciascun ordine e
svolge Santo Stefano, istituito dal duca di Toscana (1562), e di quello dei
Santi un’importante funzione, quella del consiglio politico, e ha la rilevante
Maurizio e Lazzaro, creato dal duca di Savoia (1572).

prerogativa di autorizzare l’imposizione di nuove tasse. Secondo un Il ricorso


a tale strumento si spiega con il fatto che l’aumento dei titoli orientamento
diffuso, infatti, il sovrano decide su tutte le più importanti nobiliari finisce per
creare problemi anche nelle fasce più esclusive della questioni (anzitutto la
pace e la guerra) solo dopo aver ascoltato il parere dei nobiltà. Nella Castiglia
cinque e seicentesca, ad esempio, la scala nobiliare rappresentanti degli ordini
del regno.

culmina con la qualifica di grande. I cosiddetti grandes, oltre ad avere la In


Inghilterra, in Scozia, a Napoli e in Sicilia questa assemblea si chiama
precedenza nelle cerimonie pubbliche, godono del privilegio di rimanere con
il Parlamento. Nel caso inglese il Parlamento è diviso in due Camere: la
Camera cappello in testa in presenza del re, laddove tutti gli altri devono
restare a capo dei lord o dei pari del regno (detta anche camera alta, non
elettiva) dove scoperto in segno di sottomissione, ma soprattutto hanno il
diritto di essere siedono i signori cui il sovrano ha concesso titoli di nobiltà e
delegato la trattati con familiarità dal sovrano, costretto ad esempio a
rivolgersi a loro per giurisdizione sulla popolazione dei feudi loro assegnati,
oltre a un certo iscritto con l’appellativo di cugini e ad invitarli in varie
occasioni ad accedere a numero dei vescovi e abati del regno. Nella Camera
dei comuni, invece, particolari momenti della sua vita privata (come i pasti).
A seguito però siedono i rappresentanti delle città e delle terre abitate non
infeudate. In dell’inflazione del titolo di grande, che diviene relativamente
comune, la più Francia e nei Paesi Bassi questa assemblea, divisa in tre Stati
di cui fanno parte i antica e reputata nobiltà richiede e ottiene un’onorificenza
che la distingua

rappresentanti dei tre ordini, si chiama «Stati generali». In Francia tuttavia,


oltre territori della corona d’Aragona, il diritto di rimostranza per atti regi
compiuti agli Stati generali, riuniti di rado, esistono alcune corti di giustizia,
chiamate a detrimento dei privilegi acquisiti ( fueros) è particolarmente
garantito e ciò Parlements, tra le quali la più importante è quella di Parigi,
che ha il privilegio, rende le sedute assai difficili da gestire. Nel caso del
Parlamento inglese, poi, le tra l’altro, di verificare la congruità degli editti
regi alla tradizione giuridica del attribuzioni dei rappresentanti del regno
includono il diritto a chiedere la regno e quindi di effettuare o negare la loro
registrazione fra le leggi ufficiali. In modifica di decreti e a proporre
specifiche normative, nonché un potere Castiglia viceversa le riunioni dei
rappresentanti del regno, chiamate Cortes, giudiziario di ispezione e di
giudicatura nei confronti di funzionari della non prevedono l’obbligo dei
sovrani di convocare nobili e clero, di modo che corona.

esse vedono la presenza dei soli procuratori delle città. Viceversa in Aragona,
Non è dunque un caso se, a fronte di queste difficoltà di gestione delle
Catalogna e Valencia le assemblee, dette Corts, sono organizzate secondo la
assemblee rappresentative, i sovrani tendano a convocarle il meno possibile e
tripartizione degli ordini in camere, dette bracci. Nei territori del Sacro solo
in caso di necessità. Vedremo come una delle tendenze delle «nuove romano
impero, infine, esiste un’assemblea cui spetta l’approvazione delle
monarchie» sarà quella di tentare di fare a meno dei Parlamenti, cercando
leggi, il Reichstag (dieta), cui partecipano i sette principi elettori, numerosi
altrove i mezzi finanziari necessari alla loro politica.

prelati, principi e signori di vario grado e i rappresentanti di 85 città


imperiali.

In via generale, non si tratta di assemblee permanenti, bensì periodiche che si


riuniscono, a seconda dei casi, una volta all’anno o ogni tre-quattro anni,
oppure anche solo all’occorrenza. In queste riunioni le assemblee dei ceti o
dei 2.5. I due corpi del re

loro rappresentanti hanno facoltà di presentare al sovrano richieste e


rimostranze, mentre quest’ultimo chiede di approvare l’imposizione di tributi,
Durante le riunioni delle assemblee rappresentative degli Stati monarchici, il
permanenti o temporanei, per le sempre esauste casse della corona. Infatti
molti sovrano usa stare seduto sul trono, una sedia riccamente addobbata che
denota, monarchi europei possono aumentare le imposte esistenti, ma sono
obbligati a anche per la sua posizione soprelevata (per lo più poggiata su una
pedana o su chiedere l’espresso consenso delle assemblee per imporre nuove
tasse sui un palco), la superiorità di chi è legittimato a sedervisi, di chi cioè
viene a consumi (indirette) e sulle proprietà (dirette) (cfr. infra, cap. 10).

rivestire il ruolo sovrano nell’ambito di una dinastia (una successione di


padre A fronte di queste concessioni, formalmente gratuite e perciò dette
spesso in figlio di individui della stessa famiglia) designata da Dio al governo
del donativi, i rappresentanti chiedono al sovrano un contraccambio. Nel
farlo ci si regno. Sul trono il sovrano riceve, seduto e a capo coperto, le
richieste, i appella insistentemente a due delle principali caratteristiche della
sovranità. La consigli o le proposte di coloro che sono ammessi al colloquio,
in piedi e a prima è la munificenza, ovverosia la capacità del sovrano di
elargire titoli, capo scoperto. Ma anche in assenza del sovrano, il trono
rimane presente, pensioni, privilegi, riconoscimenti. Il sovrano è infatti
comunemente vuoto, a testimoniare la continuata presenza della monarchia.

immaginato, a somiglianza di Dio, come generoso elargitore di una grazia


Come l’uso di questo simbolo dimostra, i sovrani dell’Europa di antico
terrena, fatta di riconoscimenti materiali e simbolici, ai propri fedeli servitori.
regime tendono a legittimare il proprio potere attraverso l’idea che sia Dio a
La seconda caratteristica è la giustizia. Il sovrano è pensato, ancora una volta
a volere che un determinato esponente di una precisa famiglia regnante
governi, immagine di Dio, come il garante ultimo dell’equità, colui cui è
demandato il così come avevano fatto i suoi predecessori e così come
avrebbero fatto i compito di restaurare un mondo turbato da atti iniqui,
riportandolo al giusto successori. Ne deriva la tendenza delle monarchie a
fare della persona del re equilibrio insito nell’ordine divino delle cose. Poiché
gli atti del sovrano o dei l’immagine del potere pubblico, e anzi
l’incarnazione della respublica, cioè della suoi ministri e funzionari possono
avere urtato i privilegi, le leggi e le cosa pubblica; al contrario delle
repubbliche, nelle quali il potere non consuetudini del regno o di un suo
ordine, o essere giudicati addirittura in appartiene a persone determinate, ma
a cariche pubbliche che possono essere contrasto con la legge divina e con
quella naturale, occorre che il monarca ricoperte da diversi individui.

compia i debiti atti di riparazione, restaurando l’ordine violato.

La tendenza all’innalzamento sacrale della dinastia regnante ha un preciso


Spesso queste procedure comportano un defatigante lavorio di mediazione,
scopo. Si tratta di allontanare lo spettro della monarchia elettiva, e cioè di un
un tira e molla che fa sì che le sedute parlamentari si prolunghino nel tempo,
sovrano eletto dai nobili e magnati, o comunque dai rappresentanti del regno,
durando talora settimane o anche mesi. In alcuni casi, come ad esempio nei

un modello che conta remoti precedenti nella tradizione delle tribù Id., Per
una nuova storia costituzionale e sociale, a cura di P. Schiera, Vita e
Pensiero, Milano germaniche, ma che è presente nei sistemi elettivi
dell’imperatore e del papa.

2000.

La monarchia elettiva, pur sporadicamente, fa la sua comparsa in Europa, ad


S. Cerutti, Mestieri e privilegi. Nascita delle corporazioni a Torino (secoli
XVI-XVIII), Einaudi, esempio nel regno di Polonia, dove viene ristabilita dal
1572.

Torino 1992.
S. Cerutti, R. Descimon, M. Prak (a cura di), Cittadinanze, in «Quaderni
storici», nuova La costruzione di una legittimità dinastica, sottratta all’alea
dell’elezione e serie, 89, 1995.

stabilmente fissata, è così al centro dell’affermazione della monarchia. Il


regno G. D’Agostino (a cura di), Le istituzioni parlamentari nell’Ancien
Régime, Guida, Napoli di un sovrano viene inteso come parte di una più
ampia missione, quella di una 1980.

dinastia cui Dio ha affidato le sorti di un regno per il benessere dei sudditi e
la C. Donati, L’idea di nobiltà in Italia. Secoli XIV-XVIII, Laterza, Roma-
Bari 1988.

difesa della fede. Contribuisce a ciò una concezione della sovranità


ammantata A. Guenzi, P. Massa, A. Moioli (a cura di), Corporazioni e gruppi
professionali nell’Italia di tratti soprannaturali, di cui il segno forse più
vistoso è la credenza, diffusa in moderna, Franco Angeli, Milano 1999.

epoca medievale e nei primi secoli dell’età moderna, che i re di Francia e


A.M. Hespanha, Introduzione alla storia del diritto europeo, Il Mulino,
Bologna 2003 (ed. or.

Inghilterra fossero addirittura in grado di guarire con il tocco magico della


loro 1977).

mano una diffusa malattia infettiva, la scrofola.

E.H. Kantorowicz, I due corpi del re. L’idea di regalità nella teologia
politica medievale, Einaudi, Torino 1989 (ed. or. 1957).

È parte integrante di questo processo di legittimazione sacrale una teoria J.-P.


Labatut, Le nobiltà europee dal XV al XVIII secolo, Il Mulino, Bologna 1999
(ed. or.

della monarchia, studiata dallo storico tedesco Ernst H. Kantorowicz, che


1972).

prevede una sorta di sdoppiamento della figura del sovrano, che finisce, a S.
Laudani, Le corporazioni in età moderna: reti associative o principi
d’identità? , in «Storica», III, imitazione delle due nature di Cristo, umana e
divina, per avere anch’egli due 8, 1997, pp. 125-45.

corpi. Da una parte vi è la persona del re, il suo corpo fisico e mortale,
caduco e O. Niccoli, I sacerdoti, i guerrieri, i contadini. Storia di
un’immagine della società, Einaudi, destinato a perire; dall’altra, vi è la
figura del re che incarna simbolicamente un Torino 1979.

corpo immateriale, politico e spirituale, che si estende ad abbracciare il suo P.


Prodi, Il sacramento del potere: il giuramento politico nella storia
costituzionale dell’Occidente, Il regno e che non muore né può morire mai.
Esso rappresenta l’eternità del Mulino, Bologna 1992.

potere monarchico, indipendentemente dalle vicende terrene dei singoli B.


Salvemini, Potere e gerarchie sociali, in Storia moderna, Donzelli, Roma
1998, pp. 395-426.

sovrani regnanti. Al re in carne e ossa si affianca così il corpo spirituale o

«mistico» del sovrano che, come figura della monarchia, perde le sue
caratteristiche di finitezza umana per ascendere a una funzione semidivina di
garante dell’ordine terreno. Quel che più conta è che questo secondo corpo
abbraccia e raccoglie in sé la comunità politica e offre ad essa un principio di
unità e un sentimento di continuità e identità.

Bibliografia

S. Bertelli, Il corpo del re. Sacralità del potere nell’Europa medievale e


moderna, Ponte alle Grazie, Firenze 1990.

R. Bizzocchi, Genealogie incredibili. Scritti di storia nell’Europa moderna,


Il Mulino, Bologna 1995.

A. Black, Guilds and Civil Society in European Political Thought from the
Twelfth Century to the Present, Methuen and Co., London 1984.

O. Brunner, Vita nobiliare e cultura europea, Il Mulino, Bologna 1982.


3. La scoperta dell’America e gli imperi coloniali per circumnavigare
l’Africa, allo scopo di aggirare il Levante dove il commercio delle spezie è in
mano agli intermediari veneziani ed è reso spesso difficoltoso dalle tensioni
politiche fra i diversi regni musulmani. Un altro monopolio, questa volta dei
mercanti arabi dell’Africa settentrionale, che gli esploratori trecenteschi
tentano di spezzare è quello dell’oro. Per tutta l’età medievale, infatti, le
modeste quantità di questo metallo prezioso che circolano nel continente
europeo provengono dalle miniere del Senegal e del Niger. I sovrani di queste
terre ne fanno, infatti, oggetto di scambio, insieme agli schiavi, con tessuti e
sale portato dai mercanti arabi del Nord Africa; sono questi ultimi a
immettere l’oro nei circuiti commerciali del Mediterraneo e dell’Europa.

In tale contesto, tra il 1336 e il 1341, due navigatori genovesi al servizio della
corona portoghese hanno scoperto le Canarie, un arcipelago a circa 160

chilometri a largo della costa africana, abitato da una popolazione indigena.


La scoperta non dà, però, luogo ad alcuna forma d’insediamento, a causa
delle drammatiche vicende della peste nera di metà Trecento. Solo nel 1403
una 3.1. Commerci extraeuropei, rotte atlantiche e tecniche della spedizione
castigliana occupa le Canarie: una volta sterminati gli indigeni, verrà
impiantata nell’isola la coltivazione della canna da zucchero.

navigazione

Una questione assai rilevante è quella dello sviluppo delle tecniche navali e
degli strumenti di navigazione. Per solcare il Mediterraneo lungo le linee Nel
corso del XV secolo, l’intensificarsi dei traffici fra i maggiori centri costiere
le imbarcazioni utilizzano più i remi che le vele. Nel Quattrocento, mercantili
del tempo, Venezia e Genova, e i porti dell’Europa settentrionale,
l’introduzione di innovazioni provenienti dall’Europa settentrionale, quali la
favorisce lo sviluppo di alcune città iberiche affacciate sull’Oceano Atlantico.
In velatura composta (ossia formata da più di un albero e di una vela) e il
timone particolare, Cadice e Lisbona rappresentano gli scali ideali per una
fiorente unico dritto di poppa al posto del tradizionale remo, rendono più
manovrabili navigazione di tipo costiero: le navi genovesi o veneziane, adatte
a solcare il più e meglio governabili le imbarcazioni più diffuse a quel tempo:
la galera tranquillo Mar Mediterraneo, seguono infatti le rotte prossime alle
coste mediterranea, una nave lunga in media circa 40 metri, larga 5 o 6, con
limitate atlantiche della penisola iberica e della Francia per raggiungere
Londra, Bruges capacità di carico (circa 100 tonnellate), mossa soprattutto
dall’azione dei remi, e Anversa. Durante il Trecento e il Quattrocento non
sono però solo i vascelli e la nave tonda settentrionale, lunga dai 23 ai 27
metri, larga circa 10, dotata di di Venezia e Genova a percorrere le rotte
atlantiche. Infatti, sin dal XII secolo, i alberi e vele, che può trasportare
grandi carichi. I navigatori genovesi sono fra i mercanti portoghesi si sono
inseriti nelle correnti di traffico fra Mediterraneo e primi a rendersi conto che,
per affrontare con pesanti carichi di mercanzie le Atlantico esportando vini,
olio e sale e importando tessuti, metalli vili e onde dell’Atlantico, seppure
lungo le rotte costiere, occorre disporre di navi di preziosi, cereali e corallo.
Molto attivi nei traffici con l’Europa settentrionale grande stazza in grado di
navigare in maniera sicura. Ecco quindi come, nella sono anche i gruppi
mercantili catalani: Barcellona è un importante snodo seconda metà del XV
secolo, grazie all’innesto degli elementi indispensabili alla commerciale del
Mediterraneo occidentale, nonché la capitale di un regno, navigazione
costiera atlantica sulle navi mediterranee viene superata la quello d’Aragona,
che nel XV secolo ha assunto il controllo della Sardegna, tradizionale
distinzione fra galera e nave tonda e viene concepito un nuovo della Sicilia e
di Napoli.

tipo di imbarcazione, fornita di un complesso sistema di vele, armata di I


traffici sempre più intensi fra l’area mediterranea e quella atlantica del
cannoni per difendersi dalle aggressioni dei pirati e dotata di grandi capacità
di continente europeo ripercorrono, in maniera inconsapevole, il cammino
delle carico. Appartengono a questo nuova tipologia navale la caracca e la
caravella, esplorazioni che catalani e genovesi hanno condotto nell’Oceano
Atlantico nel entrambe imbarcazioni a tre alberi, nonché il galeone, una
grande nave a corso del XIII e XIV secolo. Costoro hanno infatti cercato
senza successo la via quattro alberi.

Contribuiscono infine allo sviluppo della navigazione e delle esplorazioni In


Portogallo, la crisi demografica causata dalla peste nera e dalle guerre
atlantiche la diffusione di strumenti quali la bussola dotata di un ago
magnetico civili della seconda metà del Trecento ha consentito l’ascesa
sociale dei ceti che indica, insieme alla stella polare, il Nord e il
perfezionamento, fra XIV e mercantili a danno dell’aristocrazia feudale. La
stessa nuova dinastia regnante, XV secolo, dell’astrolabio – conosciuto sin
dall’antichità –, che serve a misurare quella degli Aviz, si mostra
particolarmente sensibile alla tutela degli interessi l’altezza della stella polare
o del sole rispetto all’orizzonte. La triangolazione dei gruppi mercantili che
l’hanno sostenuta. In particolare, il principe Enrico effettuata rispetto al punto
in cui si trova la nave consente ai navigatori di (1394-1460) – detto in seguito
il Navigatore – promuove attività commerciali stabilire la latitudine in cui si
trovano. Tutte queste innovazioni creano peraltro ed esplorazioni, nelle quali
investe il proprio denaro. Spirito di crociata contro non poche difficoltà: ad
esempio, la bussola indica il Nord magnetico e non i musulmani e interessi
economici si mescolano in maniera inestricabile nella quello geografico, di
modo che sono necessari attenti calcoli per correggere tale politica degli
Aviz: nel 1415, le forze lusitane occupano Ceuta, in Africa discrepanza. In
sostanza la pratica della navigazione atlantica pone ai naviganti,
settentrionale, di fronte a Gibilterra. Inoltre i portoghesi avviano, siano essi
esploratori, mercanti o pescatori, il problema di abbandonare le stime
rispettivamente nel 1419 e nel 1427, la colonizzazione di Madera e Porto
delle distanze basate sull’esperienza a favore di calcoli e misurazioni. O, per
Santo, a circa 500 chilometri dalla costa del Marocco, e delle isole Azzorre
(in meglio dire, di passare dalle approssimazioni all’uso della geometria,
pieno Atlantico, a circa 1.800 chilometri da Lisbona). A Madera i
colonizzatori dell’algebra e dell’astronomia per calcolare posizione e rotta
delle navi.

europei introducono la coltivazione della canna da zucchero e la produzione


di Anche lo sviluppo della cartografia riveste un ruolo di primo piano. Questa
vino dolce. Lo stesso principe Enrico impianta a Madera uno zuccherificio e,
è infatti l’epoca dei portolani, rudimentali mappe che descrivono le coste nel
1456, le esportazioni dall’isola arrivano a ben 87.000 chilogrammi di
mediterranee, del tutto prive delle caratteristiche di attendibilità e precisione
zucchero. A quell’epoca, lo zucchero è considerato una spezia esotica e
quindi scientifica delle carte nautiche odierne, ma pur sempre in grado di
fornire utili preziosa: viene importato in Europa dal Levante e gli unici
europei a possedere notizie ai naviganti. L’avvio delle esplorazioni atlantiche
produce una vera e piantagioni di canna da zucchero sono i veneziani (nelle
isole di Creta e propria domanda di rappresentazioni efficaci di terre e rotte.
Sono la riscoperta Cipro). Il clima delle Azzorre risulta però poco propizio a
tale coltivazione, e la traduzione latina, nel 1409 (cui farà seguito l’edizione a
stampa nel 1479), spingendo i colonizzatori portoghesi a concentrarsi sul
grano e sul guado, una di un testo di età ellenistica fino ad allora ignoto, la
Geografia, opera pianta da cui viene estratto un colorante naturale utilizzato
nella produzione dell’astronomo e geografo Tolomeo di Alessandria (110-
160 d.C.), a fornire tessile.

nuovi e preziosi elementi alla nascente scienza della cartografia. A Firenze,


nel L’intensa attività di esplorazione delle coste dell’Africa occidentale svolta
dai clima culturale di un Umanesimo che guarda con particolare attenzione
alla portoghesi è legata alla necessità di approvvigionarsi di oro e, soprattutto,
di cultura greca ed ellenistica, il matematico, astronomo e geografo Paolo dal
schiavi africani per le piantagioni di canna da zucchero di Madera e delle
Pozzo Toscanelli (1397-1482), sulla scorta dell’opera di Tolomeo, elabora
una Azzorre, evitando la mediazione dei trafficanti arabi. Nel 1445 le navi
carta nautica che invia al re del Portogallo con una lettera in cui spiega il
portoghesi approdano alle isole di Capo Verde e quindi si spingono sempre
più percorso più breve da seguire per giungere alle favolose Indie, come
vengono a sud in Sierra Leone (1460) e nel golfo di Guinea (a partire dal
1469). Qui, nel definiti i territori dell’Estremo Oriente da cui provengono le
spezie. Questo 1482, viene costruita la stazione commerciale fortificata di
São Jorge de Mina, testo sarà in seguito inserito nell’opera storica di un altro
umanista, la Historia dalla quale i mercanti lusitani possono attingere al
mercato dell’oro del Sudan e rerum ubique gestarum di Enea Silvio
Piccolomini (in seguito papa Pio II), sulla della Costa d’oro. Comincia allora
a maturare l’idea di raggiungere le Indie quale il navigatore genovese
Cristoforo Colombo (1451-1506) formerà le sue aggirando via mare il
continente africano, del quale, peraltro, non sono note le conoscenze
geografiche.

reali dimensioni.

3.2. Alla conquista dell’Oriente: il Portogallo fra Quattro e Cinquecento


Capo di Buona Speranza. Ci vogliono però dieci anni prima che, nel luglio
1497, un altro portoghese, Vasco da Gama, parta da Lisbona con una flotta di
quattro navi, riesca a circumnavigare buona parte dell’Africa e ad attraversare
l’Oceano Indiano, approdando infine a Calicut (nell’odierna India) nel
maggio 1498.

La scoperta della nuova rotta per l’India pone però non pochi problemi.

Infatti Calicut, così come gli altri territori di quest’area, dai quali partono i
carichi di spezie – contrariamente alle leggende europee del tempo –, è
abitata da popolazioni di religione musulmana. Inoltre il commercio delle
spezie è saldamente in mano ai mercanti arabi, che le trasportano via mare
fino ai porti del Golfo Persico o del Mar Rosso, da dove giungono –
attraverso itinerari terrestri – nel Mediterraneo orientale. Viene quindi a
cadere l’illusione dei portoghesi di saltare l’intermediazione dei mercanti
«infedeli». In secondo luogo, l’intera area compresa fra l’Oceano Indiano, il
Golfo Persico e il Mar Rosso è un vero e proprio crocevia di commerci e
civiltà, antiche quanto quelle mediterranee. Qui, a differenza che in Africa, i
portoghesi hanno molto poco da offrire in cambio del prezioso pepe e delle
altre spezie, soprattutto stoffe, miele, zucchero e corallo. Il solo mezzo di
pagamento accettato dai Le esplorazioni geografiche fra Quattro e
Cinquecento mercanti orientali – a parte il corallo, assai ricercato in Asia – è
l’argento.

L’atteggiamento portoghese diventa quindi da subito aggressivo, al fine di


imporre prezzi bassi alle spezie ai produttori indiani. Per riuscire a battere il
Nel corso delle loro spedizioni lungo la costa dell’Africa, i portoghesi
sovrano di Calicut, essi mettono in pratica una tecnica cui i conquistatori
fondano basi commerciali costiere che rappresentano allo stesso tempo
europei faranno spesso ricorso in seguito: approfittano dei contrasti politici
ed indispensabili punti di rifornimento di cibo e acqua per le navi ormai
troppo economici esistenti fra i principi della zona. Pertanto nel 1500
riescono a lontane dalla madrepatria. Inoltre le difficoltà del ritorno in
Europa, ostacolato insediarsi a Cochin, città rivale di Calicut, dalla quale
intraprendono il dai venti contrari e dalle bonacce stagionali, costringono i
navigatori lusitani a commercio delle spezie con l’Occidente. Nel 1502 arriva
una nuova esplorare nuove rotte, allontanandosi dalle coste africane verso
l’alto mare. Essi spedizione lusitana formata da 14 navi armate di cannoni, le
quali bombardano infatti si rendono ben presto conto che, per viaggiare
agevolmente alla volta del Calicut e ne obbligano il sovrano ad aprire le porte
agli scambi con il Portogallo, le navi devono sfruttare venti e correnti diversi
da quelli utilizzati Portogallo. Nel 1504 la corona portoghese pone termine
alla fase di piena all’andata, compiendo un’ampia svolta in direzione nord-
nord-est. Vengono libertà di commercio delle spezie, decretando che queste
ultime debbano essere così inaugurate le due rotte che permettono di
raggiungere con relativa facilità obbligatoriamente ammassate presso la Casa
da Mina di Lisbona, la quale le coste atlantiche dell’Europa dall’Africa
occidentale: la volta da Guiné e quella provvede a rivenderle a un prezzo
prestabilito.

da Mina, in uso rispettivamente a partire dal 1443 e dal 1471.

A partire dal 1505 i portoghesi creano una serie di stazioni commerciali fra
Le esperienze accumulate nel corso delle esplorazioni delle coste africane e le
coste dell’Africa orientale e quelle dell’India occidentale, volte ad assicurare
il delle prime navigazioni in alto mare consentono alla marineria lusitana di
controllo delle rotte commerciali dell’Oceano Indiano. L’ideatore di questo
raccogliere preziose informazioni nautiche e geografiche. Ciò rende possibile
il sistema è il viceré Francisco de Almeida – il primo rappresentante della
corona progetto di circumnavigazione dell’Africa per arrivare alle Indie al
fine di portoghese nelle Indie –, il quale considera un’impresa inutile e
costosa impadronirsi del commercio delle spezie (pepe, cannella, chiodi di
garofano qualunque occupazione territoriale diretta delle aree interne e
privilegia ecc.). Alla fine del 1487, la punta estrema del continente africano
viene l’installazione di basi fortificate in corrispondenza delle città costiere di
doppiata da una spedizione guidata da Bartolomeo Díaz, il quale la battezza
maggiore utilità, che pagano solo un tributo al Portogallo, ma mantengono

governi relativamente autonomi.

Ciononostante, la strategia dei viceré portoghesi d’impedire con la forza il I


portoghesi cercano inoltre di bloccare le vie tradizionali del commercio
commercio lungo le vie che conducono al Mediterraneo orientale si rivela
delle spezie che attraverso il Mar Rosso e il Golfo Persico conducono al
vincente solo per un breve periodo. Infatti nei primi due decenni del Levante
mediterraneo. Non si fa attendere la reazione militare del sultanato
Cinquecento la conquista di Siria ed Egitto da parte dei forti eserciti della
d’Egitto, che interviene per tutelare gli interessi dei mercanti arabi
gravemente popolazione turca detta degli ottomani comporta una ripresa
dello sforzo colpiti da tale politica. Dietro gli egiziani vi è peraltro la mano
della repubblica militare per riaprire la via del Mar Rosso. L’alleanza del
nascente impero di Venezia, i cui interessi sono ugualmente in pericolo a
causa della pressione ottomano con Venezia è un dato di fatto che, a partire
dal 1520, rende sempre militare portoghese. La strategia aggressiva del
nuovo viceré Alfonso de più problematico per i portoghesi il blocco delle
rotte tradizionali delle spezie.

Albuquerque coglie importanti successi con la vittoria sulla flotta egiziana a


Senza contare l’esistenza di un fiorente contrabbando di spezie, la corona Diu
nel febbraio 1509 e la conquista di Hormuz (1515), porto di enorme lusitana,
nel quadro dell’alleanza con la Persia in funzione anti-ottomana, è rilevanza
strategica per il controllo dei traffici del Golfo Persico.

costretta a rinunciare al controllo del Golfo Persico e a consentire la ripresa


dei Il progressivo insediamento di basi lusitane nei gangli principali delle
rotte traffici con l’India. Ciò spiega perché il flusso delle spezie dall’Oceano
Indiano dell’Oceano Indiano fa parte di una strategia economica e militare
che mira a al Levante raggiunga negli anni centrali del XVI secolo livelli mai
conosciuti imporre con la forza una sorta di monopolio portoghese nel
commercio delle prima: fra il 1554 e il 1564, ad esempio, arriva ad
Alessandria dal Mar Rosso un spezie. A differenza di quello veneziano,
basato sulla vendita a prezzi assai flusso di pepe calcolato in ben 30-40.000
quintali annui.

elevati, il sistema creato dai portoghesi fa di Lisbona il maggior emporio


europeo per le spezie (in primo luogo il pepe), vendute a prezzi inferiori
rispetto a quelli praticati sulla piazza di Venezia. Infatti essi, da una parte,
impongono bassi prezzi ai venditori asiatici e, dall’altra, eliminando 3.3.
Scoperta e sfruttamento delle risorse del Nuovo Mondo l’intermediazione
araba e veneziana, nonché le imposizioni fiscali che gravano sulle merci nel
loro itinerario fra l’India e il Levante mediterraneo, riescono a Negli ultimi
anni del Quattrocento, mentre le navi portoghesi costeggiano vendere in
Europa a prezzi competitivi che consentono comunque ottimi l’Africa per
raggiungere l’Oceano Indiano, la corona di Castiglia promuove una margini
di profitto: ad esempio, nel 1504, 100 libbre di pepe costano sul spedizione
nell’Oceano Atlantico di enorme portata storica. Dopo che il mercato del
Cairo 192 ducati, mentre su quello di Lisbona solo 20.

trattato di Alcáçovas (1479) ha sancito il riconoscimento della sovranità La


rete delle basi lusitane viene irrobustita dal viceré Albuquerque, che
castigliana sulle Canarie e di quella lusitana sulle altre isole atlantiche e sulle
stabilisce nella città di Goa (1510), al centro della costa occidentale
dell’India, il coste dell’Africa occidentale, la Castiglia ha portato a termine la
reconquista della principale snodo mercantile e amministrativo portoghese in
India, cui si penisola iberica (1492). In questo contesto, il genovese
Cristoforo Colombo aggiunge l’importante porto di Malacca, cerniera dei
traffici fra l’Oceano propone alla regina Isabella di Castiglia di organizzare e
di finanziare una Indiano e il Mar della Cina. Goa diventa il cuore
dell’impero commerciale spedizione navale, che deve arrivare al Catai – ossia
la Cina, terra favolosa, ricca portoghese, che si amplia ulteriormente con la
creazione di un insediamento a di spezie e sete preziosissime – navigando
verso occidente, basandosi sulla Macao, sulla costa meridionale della Cina,
nel 1557. Nella città indiana convinzione della sfericità della terra. Il progetto
di Colombo è stato peraltro risiedono il viceré, massima autorità civile e
militare, e il vedor da fazenda, già bocciato, in quanto irrealizzabile e troppo
dispendioso, dal re del addetto a sorvegliare le merci e i traffici, nonché
preposto all’arsenale navale, Portogallo, tanto più che questi ha impegnato le
sue risorse nel sostenere la alla zecca e ai magazzini del pepe. Inoltre, a
partire dal 1506, le spezie vengono circumnavigazione dell’Africa. Un
identico parere viene espresso dai sottoposte al monopolio reale: è la corona
che, da allora sino al 1570, si assume consiglieri della regina Isabella. Alla
fine, però, Colombo ottiene il denaro l’onere di acquistare le spezie in Asia e
di rivenderle in Europa, con i relativi necessario a equipaggiare tre caravelle,
in parte dalla corona castigliana e in enormi profitti, attraverso la Casa da
India – come viene ribattezzata la Casa da parte dai mercanti genovesi che
hanno già finanziato la conquista e la Mina – e i propri rappresentanti ad
Anversa, la maggiore piazza commerciale colonizzazione delle Canarie.

europea d’inizio Cinquecento. La corona si riserva infine il monopolio Il 12


ottobre 1492 le tre navi, dopo oltre due mesi di navigazione,
dell’esportazione verso l’India dell’argento e del corallo.

approdano sulla terraferma: si tratta di un’isola delle attuali Bahamas, alla


quale nell’arcipelago che sarà in seguito battezzato Filippine. L’impresa di
Magellano Colombo dà il nome di San Salvador, prendendone possesso a
nome della è però coronata solo parzialmente da successo, non solo per la
durata e l’alto corona castigliana. Quindi la spedizione tocca Cuba ed
Española (Santo costo del viaggio in termini di vite umane e navi – fanno
ritorno solo il 10%

Domingo). Il genovese è convinto – e lo resterà fino alla morte – di avere


degli uomini e una sola nave –, ma anche perché, ad eccezione delle
Filippine, raggiunto non una terra sconosciuta, ma le propaggini di Cipango,
come è buona parte dei territori asiatici, ivi compresi le isole Molucche,
grandi chiamato a quel tempo il Giappone. Poiché infatti scopo primario della
sua produttrici di spezie, rientrano, in base al trattato di Tordesillas, nella
sfera impresa è l’apertura di una nuova via per i traffici con l’opulento
Oriente, è d’influenza portoghese.

comprensibile come Colombo cerchi di sovrapporre alla nuova realtà Nel


frattempo la corona castigliana autorizza lo sfruttamento delle nuove
«scoperta» le poche notizie, spesso leggendarie, disponibili su Catai e
Cipango.

terre americane: le isole di Santo Domingo e Cuba si riempiono di alcune


Con il rientro di Colombo in Spagna, nel 1493, si apre la fase delle migliaia
di soldati, nobili decaduti e avventurieri spinti dalla brama di oro. Gli
esplorazioni delle terre a occidente dell’Oceano Atlantico. Sin dall’inizio, la
indigeni vengono presto obbligati a cercare le pagliuzze di metallo prezioso
scoperta delle nuove rotte atlantiche pone alla corona portoghese e a quella
presenti nei fiumi e sono sottoposti a uno sfruttamento disumano. Lo
castigliana il problema della delimitazione dei rispettivi diritti. L’espansione
sfruttamento e le malattie (come il vaiolo e il morbillo), sconosciute nel
Nuovo della fede cristiana rappresenta per entrambe la motivazione ufficiale
e, per così Mondo e giunte con gli europei, provocano il crollo della
popolazione di Santo dire, propagandistica delle spedizioni alla ricerca di una
via diretta per Domingo da circa 600.000 persone nel 1492 a 27.000 del
1514, fino a 10.000

l’Estremo Oriente. Di qui il ricorso al pontefice, somma autorità spirituale e


al del 1530. Il ciclo delle risorse aurifere delle Antille si esaurisce negli anni
1513-contempo giuridica della cristianità, perché elimini ogni ragione di
contesa tra i 18 e di conseguenza i castigliani avviano la coltivazione della
canna da sovrani di Castiglia e Portogallo. Nel 1493, papa Alessandro VI
emette tre zucchero, sull’esempio delle Canarie. Anche le piantagioni
necessitano però di bolle in cui stabilisce una linea di demarcazione
corrispondente a un meridiano molta manodopera e, vista la progressiva
estinzione delle popolazioni a 100 leghe di distanza (circa 330 miglia
nautiche) dalle isole Azzorre. Tutte le autoctone, i dominatori cominciano ad
acquistare schiavi negri dai mercanti terre conquistate e scoperte che si
trovano a ovest di tale linea vengono portoghesi che controllano i traffici del
golfo di Guinea. Si tratta comunque di attribuite alla corona di Castiglia e
quelle a est ai sovrani del Portogallo. Tale un commercio di alcune centinaia
di schiavi all’anno, che raggiungerà le pronunciamento non è però ritenuto
soddisfacente dalle due parti che, con il dimensioni di una vera e propria
tratta solo nel XVII e, soprattutto, nel XVIII trattato di Tordesillas (giugno
1494), si accordano per spostare la linea di secolo (cfr. infra, cap. 20).
spartizione a 370 leghe dalle isole di Capo Verde. Con questo atto, le due La
ricerca dell’oro è la molla per l’ulteriore espansione castigliana sul corone si
arrogano in pratica il diritto di sovranità su buona parte della terra, continente
americano. Mentre in Asia i portoghesi hanno incontrato civiltà incuranti del
fatto che i territori in questione siano abitati da altre popolazioni.

con cui l’Europa ha rapporti da secoli, nel Nuovo Mondo i castigliani entrano
Effetto inaspettato del trattato di Tordesillas è l’attribuzione dell’odierno in
contatto con civiltà del tutto ignote, assai diverse fra loro per livelli di Brasile
alla corona lusitana. Infatti nel 1500, effettuando un’ampia manovra
sviluppo. In alcune zone le popolazioni indigene vivono organizzate in tribù,
verso ovest per raggiungere l’Africa meridionale, una flotta portoghese al
praticando la caccia e la pesca, nonché la coltivazione del mais – un cereale
comando di Pedro Álvares Cabral viene spinta dai venti sulle coste brasiliane
e sconosciuto nel continente europeo –, che richiede assai meno cure del
grano e prende possesso del territorio a nome della corona lusitana.

fornisce rese assai maggiori. In altre e vaste zone del Nuovo Mondo sono
Solo con il viaggio compiuto dal fiorentino Amerigo Vespucci, nel 1501,
presenti società assai evolute sotto il profilo dell’organizzazione politica,
prende corpo l’idea che le terre scoperte da Colombo non facciano parte
comprendenti popolazioni così diverse da poter essere definite imperi dagli
dell’Asia, ma siano un vero e proprio Nuovo Mondo. Una volta assodato che
si europei. Tuttavia gli imperi azteco e incaico non dispongono di una
tecnologia tratta di un nuovo continente, i navigatori al servizio della corona
castigliana sufficiente a resistere all’urto con la civiltà europea. Le armi da
fuoco – unite a riprendono la ricerca di una rotta per l’Oriente. È Ferdinando
Magellano, un notevoli dosi di spregiudicatezza e crudeltà – danno ai
conquistadores castigliani portoghese al servizio dell’imperatore Carlo V, a
cimentarsi con la una superiorità schiacciante. Nel 1519, una spedizione di
alcune centinaia di circumnavigazione dell’America: nel 1519 Magellano
salpa da Siviglia e, uomini, guidata da Hernán Cortés, sbarca in quello che
verrà ribattezzato superato lo stretto che da lui prenderà il nome, giunge due
anni dopo Messico e riesce ad abbattere l’impero azteco nel giro di due anni.
Allo stesso

modo, nel 1532, Francisco Pizarro distrugge l’impero degli Incas, nell’attuale
(castigliana, fiamminga, veneziana e francese) spinge il re Giovanni III ad
Perù, anche se solo nel 1548 la conquista di quest’area dell’America
allontanare con la forza possibili rivali e di avviare la colonizzazione del
Brasile.

meridionale può dirsi conclusa.

Lo strumento prescelto è quello di suddividere la costa in feudi concessi a


Tanto nel Messico azteco quanto nel Perù inca, l’arrivo da oriente dei
esponenti dell’aristocrazia lusitana, incaricati di assicurarne la difesa e di
avviare conquistadores viene letto come il concretizzarsi di antiche profezie,
l’espansione verso l’interno. Nel 1549, la corona decide però di riacquistare il
accompagnate da prodigi, circa la fine di quei regni in seguito al ritorno delle
controllo diretto del Brasile con la nomina di un governatore generale.

divinità che li avevano fondati. L’atteggiamento iniziale dei sovrani di


aztechi e inca è condizionato da tali credenze e rappresenta il tentativo di
civiltà vissute isolate per secoli di razionalizzare l’imprevedibile (l’esistenza
di un’altra civiltà più forte), «l’irruzione dell’ignoto» nella loro vita. Le
ragioni profonde della 3.4. La nascita della società coloniale americana
sconfitta delle popolazioni americane da parte di poche centinaia di
conquistadores non risiedono però in questo aspetto. Molto rapidamente,
infatti, Prima conseguenza della conquista è la distruzione dell’universo
religioso e maya, aztechi e inca prendono coscienza della natura del tutto
umana e culturale delle popolazioni americane: secondo la loro visione, la
sconfitta aggressiva dei nuovi venuti. Né il panico legato alla tecnologia
dell’acciaio e militare dei loro regni e imperi ad opera di semplici esseri
umani implica la all’uso dei cavalli (sconosciuti in America) rappresenta una
spiegazione sconfitta delle divinità che ne sono considerate le fondatrici e le
tutrici sufficiente, dal momento che, dopo le prime drammatiche sconfitte, gli
soprannaturali. La distruzione di templi e statue delle divinità locali condotta
indigeni riescono ad adeguare i propri metodi di combattimento. Un peso
assai dai conquistatori, nel nome del loro unico dio, comporta l’azzeramento
delle maggiore nel fiaccare le resistenze hanno le malattie arrivate
dall’Europa, credenze religiose e un vero e proprio trauma psicologico per le
popolazioni, contro le quali le popolazioni americane sono prive di difese
immunitarie.
derivante dal tramonto dei tradizionali punti di riferimento religiosi, culturali
e Inoltre un ruolo centrale gioca la concezione essenzialmente rituale della
mentali.

guerra: per i diversi popoli americani scopo del combattimento non è


uccidere Al saccheggio delle risorse e allo sterminio delle popolazioni
indigene l’avversario, ma catturarlo per poi sacrificarlo agli dei. Il modo di
combattere operato dai conquistadores si aggiunge l’azione della Chiesa
volta a evangelizzare dei castigliani risulta del tutto incomprensibile da un
punto di vista psicologico gli indios, estirpando le loro credenze tradizionali e
imponendo valori religiosi, e culturale per le diverse popolazioni americane.
Inoltre, per la loro cultura, alla culturali e di comportamento propri della
società europea. La lotta all’idolatria sconfitta militare deve far seguito una
sottomissione che si manifesta con il e alle superstizioni che sono ritenute
caratteristiche degli indigeni americani pagamento di un tributo,
accompagnata però dal mantenimento degli usi e viene condotta dai primi
missionari con uno zelo fanatico dagli esiti disastrosi: costumi tradizionali,
non dal saccheggio e dall’annientamento. Altro elemento le popolazioni
americane sono vittime non solo di uno sfruttamento spietato, essenziale per
spiegare la fragilità degli imperi autoctoni di fronte agli invasori ma anche
dello stravolgimento del mondo sociale, dei valori e della mentalità.

sono le divisioni e i conflitti politici interni che li caratterizzano – come ad A


fronte dei religiosi che giustificano i massacri e la riduzione in schiavitù
esempio la guerra civile in atto fra gli inca al momento dell’arrivo di Pizarro
–, degli indigeni vi è però anche chi, come Bartolomé de las Casas, il primo
che i conquistadores sono abilissimi a sfruttare per i loro fini.

sacerdote ordinato in America (1512), conduce una quarantennale battaglia


La brama di oro e pietre preziose rappresenta la principale preoccupazione
culturale a favore del riconoscimento dei diritti umani degli indios, negando
la dei conquistadores, che si dedicano alla sistematica e violenta spoliazione
di città e legittimità dell’occupazione delle loro terre e dello sfruttamento cui
essi sono popolazioni. Vengono inoltre avviate attività di estrazione dell’oro
nelle sottoposti. Le denunce di Casas – la più famosa è quella affidata alla
Brevísima miniere già note agli indigeni, che sono spesso ridotti in condizioni
di schiavitù relación de la destruyción de las Indias, scritta nel 1542 e
pubblicata nel 1551-52 –

per lavorarvi.

restano inascoltate, perché cozzano contro i cospicui interessi economici dei


Più tarda è la decisione del Portogallo di procedere alla colonizzazione del
conquistatori. Paradossalmente lo stesso Casas si mostra favorevole Brasile.
Secondo la tecnica consueta, infatti, fin verso il 1530 la corona lusitana
all’importazione in America di schiavi africani, pur di risparmiare alle
preferisce utilizzarne le coste per istituirvi punti di approdo per le navi dirette
popolazioni indigene il lavoro nelle miniere e nelle piantagioni.

verso le Indie. Tuttavia l’interesse di mercanti privati di varia origine

Superata la fase delle esplorazioni e della conquista vere e proprie, ha inizio


parte loro, gli encomenderos sono obbligati a fornire alla corona castigliana il
nei decenni centrali del XVI secolo il consolidamento della sovranità della
proprio servizio militare.

corona castigliana, per mezzo della creazione di istituzioni preposte al


governo Sin dalla sua prima comparsa, contemporaneamente alla
colonizzazione degli immensi territori dell’America centrale e meridionale.
Anche lo delle Antille, l’ encomienda diviene tuttavia oggetto di tensioni fra
la società sfruttamento delle risorse naturali comincia a perdere quei tratti di
mero coloniale e il sovrano, poiché quest’ultimo avverte il pericolo della
nascita di saccheggio che, accompagnato da crudeltà di ogni genere, ha
caratterizzato la un’aristocrazia nel Nuovo Mondo, nel quale l’autorità regia è
assai debole. Nel prima fase della conquista, per trasformarsi in un’attività
relativamente 1512-13 Ferdinando d’Aragona – reggente del trono di
Castiglia dopo la morte organizzata che coinvolge tanto i privati quanto la
corona. Nella seconda metà di Isabella – promulga le leggi di Burgos (dal
nome della città in cui si trova la del secolo la notevole diminuzione
demografica degli indios spinge le autorità corte), con le quali accetta l’
encomienda, ma sottolinea la dipendenza diretta castigliane a raggruppare
con la forza i superstiti in villaggi e a procedere alla degli indigeni americani
dal sovrano. La corona non possiede però gli vendita delle loro terre ai
coloni. Il lavoro forzato degli indigeni viene quindi strumenti concreti per
dare attuazione a queste leggi. Le terre conquistate sono utilizzato nelle
grandi fattorie dove si praticano l’allevamento e l’agricoltura di fatto sotto il
controllo di un ceto formato dai conquistadores o dai loro (viene introdotta
con successo la coltivazione delle banane, del tabacco, del discendenti. Per
tale motivo, il tentativo di Carlo V di riaffermare l’autorità caffè e della canna
da zucchero). Le preesistenti forme di riscossione dei tributi, regia in
America con le Nuevas Leyes del 1542-43, in questa e altre materie – fra
basate sulle prestazioni di lavoro e la fornitura di prodotti, si perpetuano fino
le quali il trattamento disumano degli indios –, cozza contro l’ostilità delle
città alla metà del Cinquecento. Da questo momento si diffonde la pratica del
coloniali e dello stesso Hernán Cortés, diventato uno dei maggiori proprietari
pagamento in denaro delle tasse dovute ai dominatori, da cui discende della
Nuova Spagna (Messico). In seguito allo scoppio di rivolte contro ogni
l’obbligo per gli indios di partecipare all’economia monetaria, ricevendo un
limitazione dell’autonomia dei municipi e del potere degli encomenderos, tali
salario per le attività che viene loro imposto di svolgere.

leggi vengono revocate nel 1545-46. Malgrado i successivi tentativi dello


stesso A differenza dei portoghesi, i conquistadores cercano di dar vita in
America a Carlo V e poi di Filippo II per ridurre progressivamente il ruolo
delle forme di organizzazione del territorio secondo gli schemi della loro
terra encomiendas, esse restano l’asse portante delle società coloniali. La
forza di d’origine. Una volta sottomesse le popolazioni indigene, essi
organizzano città questo strumento giuridico si esaurisce solo alla fine del
Cinquecento, a causa e villaggi e istituiscono municipi che, data la lontananza
dalla madrepatria e dal del tracollo demografico delle popolazioni indigene
per via delle malattie controllo della corona, assumono notevoli poteri. Ecco
perché la monarchia giunte dall’Europa e delle pessime condizioni di vita: nel
viceregno della castigliana cerca di ottenere un certo controllo della vita
coloniale: come freno Nuova Spagna gli indigeni passano da circa 25 milioni
nel periodo 1519-30 a ai continui conflitti fra i conquistadores intorno allo
sfruttamento delle ricchezze solo 1,1 nel 1601-1605.

americane nasce l’istituto giuridico dell’ encomienda de indios. In una


situazione Anche per quanto riguarda i rapporti economici con le colonie
americane, nella quale i diritti di proprietà sulla terra tolta con la violenza agli
indigeni la corona castigliana cerca di creare strumenti efficaci per assicurarsi
i più ampi sono talvolta labili, tale strumento consente di regolare i rapporti
fra i benefici possibili. Sin dal 1503 essa istituisce a Siviglia la Casa de
Contratación, conquistatori. L’ encomienda non riguarda affatto il possesso
della terra, ma un ufficio regio che ha il monopolio dell’organizzazione dei
traffici prevede semplicemente che il sovrano affidi a ciascun colono un certo
numero commerciali con le colonie, ivi compreso quello dei metalli preziosi.
Per il di indigeni americani ( encomendar vuole dire infatti affidare), ai quali
questi resto ampie sono le possibilità d’investimento per gruppi finanziari e
mercantili s’impegna a insegnare i principi della fede cattolica. In cambio, gli
indios sono non solo castigliani, ma anche genovesi, fiamminghi e tedeschi.
Inoltre la Casa tenuti a prestare il proprio lavoro nelle case, nelle miniere e
nelle terre de Contratación provvede a esigere le imposte sulle merci in
partenza e in dell’ encomendero. Sebbene il dominio sulla manodopera
indigena non nasca dalla arrivo dall’America ed esercita la giurisdizione
penale e civile su tutte le cause proprietà della terra da parte del colono, esso
finisce per acquisire alcune relative al commercio e alla navigazione. D’ora in
avanti Siviglia, con il suo caratteristiche tipiche del feudalesimo europeo. In
primo luogo, il lavoro porto affacciato sull’Oceano Atlantico, diviene il
maggiore snodo economico-nell’ encomienda è obbligatorio e non retribuito.
Inoltre i conquistatori finanziario per i rapporti fra l’Europa e le colonie
castigliane nel Nuovo stabiliscono il proprio dominio su determinati territori,
con i relativi villaggi, Mondo, sebbene nel 1529 Carlo V apra al commercio
con l’America altri nove che sono tenuti a versare tributi in natura, oltre alle
prestazioni di lavoro. Da porti castigliani. Accanto alla Casa de Contratación,
che dipende dalla corona,

sorge il Consulado (consolato), un’istituzione «privata» di tipo corporativo


che americane e quello dell’argento inviato dai coloni in Europa per pagare le
riunisce i mercanti di Siviglia e della regione circostante, l’Andalusia, che
mercanzie importate illegalmente in America.

partecipano ai traffici con l’America da una posizione di forza, visto il


sostanziale monopolio della città in questo ambito. In seguito altri
«consolati»

mercantili sorgeranno nelle città castigliane autorizzate a commerciare con le


colonie e nei maggiori porti americani (Vera Cruz, Nombre de Dios,
Bibliografia
Cartagena e La Habana).

La corona e i gruppi mercantili castigliani sono naturalmente interessati a un


F. Cantù, Coscienza d’America: cronache di una memoria impossibile,
Edizioni Associate, regime monopolistico nel commercio con le colonie:
tramite la Casa de Roma 2001.

Contratación e il potente Consulado sivigliano essi stabiliscono non solo i P.


Chaunu, La conquista e l’esplorazione dei nuovi mondi, Mursia, Milano 1989
(ed. or.

prezzi e le quantità delle merci che vengono inviate in America, ma anche i


1969).

prezzi delle derrate che da essa provengono, ricavandone enormi profitti.

C.M. Cipolla, Conquistadores, pirati e mercatanti. La saga dell’argento


spagnuolo, Il Mulino, Inoltre la corona – anche al fine di ridurre i rischi legati
alla pirateria francese e Bologna 1995.

inglese – attua una rigida organizzazione dei traffici basata sull’obbligo per le
J.H. Elliott, Il vecchio e il nuovo mondo 1492-1650, Il Saggiatore, Milano
1985 (ed. or.

navi che viaggiano fra il Vecchio e il Nuovo Mondo di riunirsi in grandi


1972).

J. Gil, Miti e utopie della scoperta, Garzanti, Milano 1992 (ed. or. 1989).

convogli scortati da vascelli da guerra. Tali convogli, due volte l’anno, G.


Gliozzi, Adamo e il Nuovo Mondo. La nascita dell’antropologia come
ideologia coloniale, La muovono da Siviglia alla volta di Vera Cruz e di
Portobelo o Cartagena. Al Nuova Italia, Firenze 1977.

ritorno le flotte si incontrano a Cuba, da dove riprendono il mare alla volta


M. Mahn Lot, Bartolomeo de las Casas e i diritti degli indiani, Jaca Book,
Milano 1998 (ed.

della penisola iberica sfruttando la «corrente del golfo» (scoperta nel 1513),
or. 1982).

sempre protette da navi da guerra.

L.N. McAlister, Dalla scoperta alla conquista. Spagna e Portogallo nel


Nuovo Mondo, 1492-I traffici americani risultano assai remunerativi, dal
momento che i 1700, Il Mulino, Bologna 1986 (ed. or. 1985).

conquistatori e i coloni – che sempre più numerosi affluiscono nel Nuovo A.


Pagden, La caduta dell’uomo naturale, Einaudi, Torino 1986 (ed. or. 1982).

Mondo – rappresentano un mercato di notevole importanza. Infatti, nei primi


G. Papagno, Colonialismo e feudalesimo, Einaudi, Torino 1972.

decenni della conquista e della colonizzazione i castigliani devono importare


J.H. Parry, Le grandi scoperte geografiche 1450-1650, Il Saggiatore, Milano
1994 (ed. or.

1960).

dalla terra d’origine buona parte delle derrate alimentari (farina, olio, vino)
e W. Reinhard, Storia del colonialismo, Einaudi, Torino 2002 (ed. or. 1996).

tutti i manufatti (armi, utensili metallici, tessuti, strumenti nautici ecc.) di cui
R. Romano, I conquistadores: meccanismi di una conquista coloniale,
Mursia, Milano 1974.

hanno bisogno. In cambio, oltre all’oro e alle perle, essi – a partire dal 1530

R. Romeo, Le scoperte americane nella coscienza italiana del Cinquecento,


Laterza, Roma-Bari inviano a Siviglia zucchero, cuoio, legnami pregiati e
coloranti naturali (indaco 1988 (ed. or. 1953).

e cocciniglia). Dopo il 1570, è l’argento del Messico e del Perù a


rappresentare N. Wachtel, La visione dei vinti. Gli indios del Perù di fronte
alla conquista spagnola, Einaudi, la principale voce delle esportazioni dalle
colonie americane. Cambia anche la Torino 1977 (ed. or. 1971).
tipologia delle merci importate: infatti man mano che, ai primi del XVII
secolo, la vite, il grano e l’olivo, nonché le manifatture di tessuti di bassa
qualità, impiantati nel Nuovo Mondo rendono i coloni sempre meno
dipendenti per tali prodotti, le importazioni dalla Castiglia riguardano in
misura crescente i manufatti di qualità (tessuti di lusso, vini e alimenti
pregiati, calzature, carta, orologi, oggetti metallici ecc.). Le manifatture
castigliane non sono però in grado di far fronte all’aumento della domanda
di tali merci o di produrle a prezzi alla portata dei coloni. Pertanto comincia
a prosperare un duplice contrabbando: quello dei mercanti portoghesi,
francesi e inglesi che, violando il monopolio castigliano, introducono i
propri prodotti nelle colonie

4. Umanesimo e Rinascimento

maniera scorretta, a causa di errori di trascrizione operati nel corso dei


secoli dai copisti, ossia da coloro che materialmente redigevano i testi in
forma manoscritta, prima – ma il fenomeno è presente anche dopo –
dell’invenzione della stampa.

Un altro aspetto essenziale dell’Umanesimo è dato dal «ritorno» della


cultura della Grecia antica in Europa, dove essa era sostanzialmente
scomparsa nel corso del Medioevo, al punto che la conoscenza stessa della
lingua greca si era perduta e autori come Aristotele erano stati letti e studiati
solo in forma parziale, nelle traduzioni latine elaborate dai dotti del mondo
musulmano. Nel tentativo di superare lo scisma fra la Chiesa cattolica e
quella ortodossa, nel 1438-42 si tiene un concilio a Ferrara (poi trasferito a
Firenze) che dà modo a numerosi eruditi greci di recarsi in Italia e di
stabilirvisi, contribuendo in ampia misura alla diffusione della conoscenza
del greco antico, anche grazie al fatto che essi recano con sé numerosi codici
manoscritti di autori dell’età classica, in particolare Platone (427-347 a.C.).

Il contributo più importante all’elaborazione della filologia, quale disciplina


4.1. Lo studio dei classici e la filologia

autonoma dal punto di vista metodologico, viene dall’opera di Angelo


Ambrogini, detto Poliziano (1454-94). Nella sua Miscellanea egli espone i
criteri principali dell’esame erudito dei manoscritti, dalle prove
paleografiche Umanesimo e Rinascimento possono essere considerati
momenti successivi all’ortografia, all’ usus scribendi, ancora in uso oggi
nella critica del testo. Per il di un medesimo processo culturale che nasce e si
sviluppa in Italia fra Tre e Poliziano la ricostruzione del testo nella sua
originalità serve a comprendere in Quattrocento e che assume dimensioni
europee nel corso del secolo seguente.

maniera ottimale il contesto storico nel quale esso è stato prodotto.

Con il termine di Umanesimo (dall’espressione latina humanae litterae) si


Non sono solo i testi letterari a passare al vaglio dell’occhio attento degli
definisce un movimento intellettuale caratterizzato da un atteggiamento
nuovo studiosi. Lorenzo Valla (1405-57) analizza con il metodo filologico il
nei confronti del mondo antico, cioè della Grecia e di Roma. La civiltà
classica documento che tradizionalmente segna la nascita della Stato della
Chiesa, viene considerata un modello ineguagliabile di cultura, cui attingere
e cui mediante l’atto di cessione di Roma e del Lazio fatta dall’imperatore
ispirarsi per elaborare una nuova concezione del mondo. Antesignano di un
Costantino (280 ca.-337) a papa Silvestro I (314-35). Valla nella De falso
credita nuovo modo di guardare alla classicità è il poeta Francesco Petrarca
(1304-74), et ementita Constantini donatione svela come il documento in
questione altro non che già alla metà del Trecento invita allo studio dei testi
latini e alla riflessione sia che un falso, fabbricato in un momento successivo
a quello della presunta sui loro contenuti.

redazione. Lo testimonia l’uso di espressioni linguistiche non attestate nel IV

Nel corso del Quattrocento queste sollecitazioni vengono raccolte da secolo


d.C., ma comuni nell’VIII.

diversi uomini di cultura che portano alla luce codici, dimenticati da secoli
Figura rilevante nella cultura umanistica europea è quella di Erasmo da
nelle biblioteche monastiche di tutta Europa, e riscoprono moltissime opere
di Rotterdam (1466 o 1469-1536). Personaggio dalla profonda sensibilità
autori famosi nell’antichità e da tempo dimenticati. Uno degli scopi
religiosa, Erasmo si impegna a conciliare le istanze della fede con il rigore
programmatici di questa operazione di ricerca è quello di restituire alla sua
intellettuale. Egli ritiene che la traduzione latina della Bibbia, la cosiddetta
purezza la lingua latina. Il latino, infatti, utilizzato durante l’intero Medioevo
Vulgata, in uso da circa un millennio nella liturgia ecclesiastica, sia un testo
negli ambienti religiosi e colti, appare, nel XIV e XV secolo, notevolmente
costellato di errori dei copisti. Pertanto, così come auspica un ritorno al
diverso rispetto a quello utilizzato nei versi di Virgilio e nelle prose di
cristianesimo evangelico delle origini, egli si dedica a elaborare un’edizione
Cicerone. Si pongono così le basi per la fondazione di una nuova disciplina,
la critica del testo greco del Nuovo Testamento, con traduzione latina a
fronte.

filologia, grazie alla quale si restituiscono alla forma originale testi


tramandati in

4.2. La nascita e la diffusione di un mezzo rivoluzionario: la decennio


successivo in tutti i maggiori centri italiani.

Grazie all’attività degli stabilimenti tipografici, dove si realizza in poche ore


stampa

quanto in precedenza richiedeva la fatica di mesi, aumenta in maniera


considerevole la quantità dei libri prodotti e diminuisce sensibilmente il loro
Un ruolo fondamentale nella diffusione e nella circolazione delle idee prezzo,
facilitandone in maniera inusitata la circolazione e la vendita. Per la
umanistiche e rinascimentali in tutto il continente europeo ha, a metà prima
volta nella storia europea, è possibile la formazione di una comunità
Quattrocento, l’invenzione della stampa a caratteri mobili. Fino a questo
intellettuale i cui componenti, seppure lontanissimi nello spazio, possono
momento la produzione libraria è generalmente costituita da testi realizzati a
dialogare leggendo i medesimi scritti. Inoltre, è chiaramente più facile che in
mano dagli amanuensi e trascritti da schiere di copisti in laboratori sparsi
per passato la diffusione pubblica del proprio pensiero. Come ha sottolineato
la l’Europa. Questo metodo non consente alte tirature e rende estremamente
studiosa Elizabeth L. Eisenstein, «la fioritura completa della cultura alto-
costoso un libro. A partire dal Trecento l’adozione della carta, un materiale
che rinascimentale nell’Italia del Cinquecento dovette molto ai primi
stampatori».

giunge in Europa tramite i mercanti che commerciano con gli arabi e che Un
ruolo particolare nella diffusione dei classici in Europa ricopre l’editore
risulta più economico della pergamena – fabbricata con pelle di pecora –

Aldo Manuzio (1447-1516). A Venezia, dove si trova la sua bottega, egli


utilizzata fino a quel momento, consente di abbassare il prezzo finale del
libro e coordina, sotto il nome di Accademia Aldina, un gruppo intellettuale
che di conseguenza favorisce una maggiore, seppure ancora molto ristretta,
annovera molti umanisti di varia provenienza, fra cui il poeta Pietro Bembo
ed diffusione. Già a metà Trecento Fabriano, nelle Marche, è un grande
centro di Erasmo da Rotterdam, oltre a un grande numero di esuli greci.
Grazie all’opera produzione della carta. Successivamente cartiere vengono
fondate a Voltri, di questo cenacolo intellettuale vengono editi, in una
versione filologicamente Padova, Treviso e Genova, e in Francia a Troyes e
nella regione della accurata, i classici greci e latini. Vedono così la luce
opere di Aristotele, Champagne.

Aristofane, Tucidide, Sofocle, Erodoto, Senofonte, Demostene, Platone, Una


tradizione leggendaria vuole che la stampa a caratteri mobili, il metodo
Virgilio, Orazio, Ovidio, Giovenale, Persio, Stazio. Aldo Manuzio pubblica
che rivoluziona il mondo del libro e della lettura, sia stata inventata a
Magonza, inoltre le opere di Bembo, gli Adagia di Erasmo e il Decamerone
di Boccaccio.

dall’orafo Johann Gutenberg (1400-68). In effetti, l’adozione di un nuovo La


diffusione delle edizioni cosiddette «aldine» è dovuta innanzi tutto alla cura
metodo di stampa è già attestato, in un periodo antecedente a quello in cui si
filologica, ma è favorita anche dall’adozione di un formato estremamente
sviluppa la produzione di Gutenberg, presso alcuni artigiani olandesi. Con
un maneggevole, «tascabile» per i libri e dall’uso di un carattere
appositamente metallo duro si fabbrica un punzone che reca all’estremità
una lettera alfabetica disegnato, il corsivo italico, particolarmente chiaro ed
elegante.

o un segno tipografico. Schiacciando questo punzone su una superficie di


metallo più morbido viene formata la matrice incavata, che permette in un
secondo momento di realizzare nella quantità necessaria caratteri dove il
segno tipografico o la lettera è in rilievo. I timbri così ottenuti – i tipi –
vengono poi 4.3. Tra fortuna ed eccellenza: come cambiano le figure di
utilizzati per comporre la pagina da imprimere su innumerevoli fogli di
carta. Il intellettuali e artisti

risultato della stampa così ottenuta è ulteriormente migliorato dall’adozione


di un inchiostro ricavato dalla miscela di pigmento nero con olio di lino,
anziché con acqua come era stato in precedenza. Il composto consente di
ottenere La riflessione sui testi antichi comporta l’elaborazione di una
visione del caratteri nitidi e parole uniformemente stampate.

mondo profondamente diversa da quella medievale. La centralità della figura


di Fra il 1445 e il 1455, a Magonza, vengono stampati il Messale, poi detto
di Dio nell’universo medievale aveva condotto all’elaborazione dell’ideale
Costanza, e la cosiddetta Bibbia di Gutenberg. Successivamente il nuovo
ascetico, caratterizzato dalla vita contemplativa e ritirata dal mondo, dalla
metodo si diffonde con grande successo in tutta l’Europa occidentale, per
rinuncia ai beni terreni e dal distacco dalle passioni. L’esempio che proviene
merito soprattutto degli artigiani tedeschi che lasciano Magonza per
stabilirsi dalla classicità è invece quello dell’importanza dell’individuo e
delle sue azioni altrove. In Italia le prime tipografie nascono fra gli anni
Sessanta e Settanta del nel mondo per il raggiungimento del bene più
prezioso, la gloria. I classici Quattrocento a Venezia, Roma, Subiaco e
Foligno, per poi svilupparsi nel forniscono molteplici esempi di
comportamenti virtuosi e di atti eroici che

vengono premiati con il plauso unanime. La cultura umanistica elabora,

«meccanica», ossia un lavoro manuale, era considerato avvilente: raramente


pertanto, un ideale caratterizzato da un nuovo atteggiamento nei confronti
quindi un rampollo di buona famiglia poteva intraprendere una carriera nel
della vita. Innanzitutto viene sottolineata la dimensione pubblica, sociale e
mondo dell’arte. Generalmente il pittore lavorava in una bottega, dove si
politica nel senso etimologico del termine (dal greco polis, città) in cui si
deve realizzavano i prodotti più diversi: non solo dipinti a soggetto sacro o
profano, svolgere l’esperienza umana. In contatto con i propri simili,
nell’esercizio di ma anche cassapanche per corredi nuziali, suppellettili per
la casa, bandiere, numerose attività, non solo politiche e militari, ma anche
culturali e ludiche, gualdrappe e così via. A partire dal XVI secolo si
afferma, invece, l’idea che che contribuiscono a sviluppare le qualità proprie
della sua natura, l’uomo l’artista possa e debba lavorare in solitudine,
seguendo non solo i desideri del rinascimentale è artifex suae fortunae,
artefice del proprio destino e delle proprie committente ma anche la propria
ispirazione. Il lavoro dell’artista viene, fortune, anche materiali.

quindi, apparentato a quello delle arti liberali, considerato un’attività di alto


Un personaggio che sembra riassumere in sé le diverse caratteristiche del
valore intellettuale.

modello rinascimentale è Leon Battista Alberti (1404-72). Figlio di un


Questo notevole cambiamento avviene in virtù di diversi fattori. In primo
mercante, egli si rifiuta di seguire le orme paterne e diviene architetto,
teorico luogo, cambia l’educazione dell’apprendista. Valore esemplare ha,
da questo della pittura e dell’architettura (come testimoniano le sue opere
De pictura e De punto di vista, l’esperienza del giardino di San Marco,
promossa a Firenze da re aedificatoria), autore di opere scientifiche ( Ludi
matematici), di una commedia, Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico,
mecenate e collezionista (cfr. supra, di opuscoli e di dialoghi filosofici.
Alberti elabora una peculiare visione del cap. 1). Qui Lorenzo il Magnifico
accoglie giovani promettenti, ai quali fa mondo nel dialogo La famiglia,
scritto intorno al 1433. L’opera, scritta in lingua impartire un’educazione di
tipo umanistico e liberale e non solo i rudimenti volgare e divisa in tre libri,
ha come protagonisti alcuni mercanti che discutono dell’arte alla quale
hanno deciso di dedicarsi.

sui problemi che il capo di una famiglia deve affrontare. Assume un valore A
imprimere una svolta nella pubblica considerazione nei confronti degli
rivoluzionario, a fronte di quanto fino a quel momento affermato dai
moralisti artisti è anche la sempre maggior qualificazione che serve per
concepire e e dai teologi, il valore che Alberti, attraverso le parole di uno dei
personaggi realizzare le opere desiderate dai grandi mecenati dell’epoca. A
questo principali, Giannozzo, attribuisce al denaro. Non solo esso è
indispensabile proposito, un profilo significativo offre la figura di Filippo
Brunelleschi (1377-all’uomo per vivere, ma è anche in stretta relazione con
l’uso del tempo: infatti 1446), architetto, ingegnere e scultore. Brunelleschi
applica le regole della solo colui il quale sa impiegare proficuamente il
proprio tempo può conseguire prospettiva matematica e della
proporzionalità per progettare le sue opere. Egli i propri scopi e ottenere ciò
che desidera. Lo scorrere del tempo, tratto si avvale di raffinate conoscenze
scientifiche e meccaniche per realizzare il suo caratterizzante dell’esperienza
umana, in contrasto con l’eternità che capolavoro, la cupola della chiesa di
Santa Maria del Fiore a Firenze, che viene contraddistingue la figura di Dio,
è specchio della laicità di Alberti, nella innalzata senza bisogno di centine
(strutture portanti provvisorie). In virtù delle convinzione che nulla possa
essere precluso all’uomo.

sue cognizioni di geometria egli elabora anche la prospettiva, che consente


la Grande fiducia nelle capacità dell’uomo nutre anche uno dei maggiori
rappresentazione della tridimensionalità all’interno di uno spazio
protagonisti dell’epoca rinascimentale: Leonardo da Vinci (1452-1519),
bidimensionale, come quello rappresentato da un dipinto, privo quindi della
pittore, scultore, architetto, ingegnere e scrittore. Autore di capolavori della
profondità.

pittura, come La gioconda, Leonardo è mosso da una curiosità insaziabile


verso A impersonare in maniera compiuta la figura dell’artista
rinascimentale, ogni aspetto della realtà che lo circonda, come testimoniano
i suoi numerosi dotato di grandi risorse intellettuali e irriducibile alla
disciplina dettata dal disegni. Secondo Leonardo, l’uomo deve perseguire la
conoscenza non committente, è sicuramente Michelangelo Buonarroti (1475-
1564), pittore, mutuandola dagli scritti degli antichi, ma attraverso
l’osservazione diretta della scultore, architetto, ingegnere e poeta. Notissimo
per i suoi capolavori, dagli natura. Le diverse nozioni di ottica, geometria,
anatomia, geologia, botanica, affreschi della Cappella Sistina al Mosè alla
cupola di San Pietro, Michelangelo è fisica, idraulica e balistica che egli trae
dall’esame dei fenomeni fisici altrettanto conosciuto fra i contemporanei per
l’ombrosità del carattere. Famosi confluiscono in progetti di macchine
avveniristiche.

sono gli scontri dell’artista con uno dei suoi più importanti mecenati, papa
All’interno del mondo rinascimentale un luogo privilegiato spetta all’artista
Giulio II, protettore di Bramante (1444-1514) e di Raffaello Sanzio da
Urbino

– pittore, scultore o architetto che sia –, che per la prima volta conquista
(1483-1520). Il pontefice tollera le asperità caratteriali di Michelangelo non
rispetto e prestigio all’interno della società. In precedenza il professare
un’arte solo perché vuole che egli rimanga al suo servizio, ma anche perché
si va

diffondendo nei mecenati un atteggiamento di disponibilità nei confronti dei


Machiavelli appare esemplare. Dopo essersi ricavato con astuzia e
spietatezza capricci e delle eccentricità degli artisti.

un’ampia signoria territoriale tra Romagna e Marche, il Borgia non riesce a


consolidare il proprio dominio, che frana non appena muore Alessandro VI:
ciò dà modo a Machiavelli di riflettere sulla sostanziale incapacità umana di
contrastare in maniera convincente la «fortuna».

4.4. La politica come scienza: Machiavelli e Guicciardini Ugualmente


disincantata è la visione del mondo che ha Francesco Guicciardini (1483-
1540), autore dei Ricordi e della Storia d’Italia. Giurista e Il quadro politico
all’interno del quale si sviluppa il Rinascimento italiano è uomo politico al
servizio di papa Leone X e di Clemente VII, Guicciardini caratterizzato da
notevoli tensioni e conflitti (cfr. supra, cap. 1). Forte appare elabora le sue
opere a partire dalla propria esperienza personale. Le vicende dunque il
contrasto tra i valori politici dell’antichità, tramandati dai testi classici
storiche, che spesso lo hanno visto testimone diretto, vengono rappresentate
che vengono editi, e la realtà contemporanea.

con lucidità estrema: descritte con nitidezza sono le motivazioni che


spingono Un’originale meditazione sugli scritti degli storici dell’antichità
classica, in i diversi protagonisti all’azione. Anche se talvolta i personaggi
sembrano agire particolare del greco Polibio e del latino Tito Livio, è quella
che elabora nobilmente, il calcolo del proprio «particulare», dell’interesse
personale, è Niccolò Machiavelli (1469-1527), che nel teso clima del primo
Cinquecento quello che li anima. La riduzione dell’azione umana alla ricerca
del proprio italiano riflette sulle modalità che consentono ai governanti di
conquistare o tornaconto riduce notevolmente la statura delle figure
rappresentate da conservare uno Stato. Al primo di questi problemi è
dedicato Il Principe (1513), Guicciardini, il cui pensiero, proprio perché
privo di alti ideali, appare meno al secondo i Discorsi sopra la prima deca di
Tito Livio (1513-17). Fondamentale è ardito di quello di Machiavelli.
per Machiavelli il confronto con il passato: poiché «il cielo, il sole, gli
elementi, li uomini» non sono «variati di moto, di ordine e di potenza, da
quello che erano antiquamente», lo sguardo acuto verso il passato aiuta a
interpretare il presente e può fornire soluzioni ai problemi che si presentano.
Inoltre, tutti gli 4.5. L’arte del vivere

Stati, quale che sia la loro forma – monarchia, aristocrazia, democrazia –,


vanno incontro a processi di trasformazione e di decadimento: la monarchia
degenera I centri da cui si irradia la cultura rinascimentale sono in primo
luogo le in tirannia; l’aristocrazia in oligarchia; la democrazia in
demagogia. Nei Discorsi corti principesche italiane: dei Visconti prima e
degli Sforza poi a Milano, degli Machiavelli riflette su episodi della vita della
repubblica romana, di cui coglie la Este a Ferrara, dei Gonzaga a Mantova,
dei Medici a Firenze, dei Montefeltro crisi. Secondo la sua teoria ciclica
della politica, il disfacimento della repubblica prima e dei Della Rovere poi a
Urbino. Diversi pontefici sono i committenti romana è inevitabile; tuttavia,
egli mostra come la decadenza sia frutto delle delle principali opere d’arte
del XV e XVI secolo e svolgono un’intensa opera azioni dei romani stessi. I
romani della tarda età repubblicana hanno tradito le di mecenatismo. Quello
che si viene elaborando all’interno degli spazi virtù dei padri: la parsimonia,
l’onestà, l’impegno nella vita militare, il senso cortigiani non è solo un
ideale culturale, ma una figura umana cui i dell’onore. Questi errori sono
stati ripetuti, secondo Machiavelli, dai suoi contemporanei che aspirino
all’ascesa sociale devono cercare di adeguarsi: il contemporanei,
responsabili della devastazione che colpisce l’Italia ad opera di cortigiano.

truppe mercenarie ed eserciti di sovrani stranieri.

A questa figura, Baldassarre Castiglione (1478-1529) dedica la sua opera


Nel Principe Machiavelli esamina le modalità che rendono possibile a un
principale, Il cortegiano. Si tratta di un testo dialogico in cui i diversi
personaggi signore di conquistare uno Stato e di governarlo. Anzitutto egli
sottolinea che discutono su quali siano le caratteristiche salienti del vero
gentiluomo di corte, il principe, per giungere al potere, deve essere «golpe e
lione», furbo e sottile in grado cioè di praticare in maniera esemplare tutte le
varie attività che vi si come una volpe e spietato come un leone, in modo da
non farsi travolgere dalla svolgono: danza, compone versi, suona un qualche
strumento, si esibisce nei

«fortuna», la forza cieca che governa le cose umane. Punto di riferimento


tornei cavallereschi con una certa «sprezzatura», ossia senza mai lasciar
costante della sua meditazione è la figura di Cesare Borgia, figlio di papa
trasparire la fatica che gli costa l’esercizio, ma come se fosse naturale tutto
ciò Alessandro VI (cfr. supra, cap. 1), protagonista di un’avventura politica
che a che egli fa. Il compito principale è, tuttavia, quello di consigliare al
meglio il

suo signore: «onde forse si poria dir che ’l divenir institutor del principe
fosse il quali la tradizione platonica si mescola a quella magico-astrologica
della cultura fin del cortegiano», come dice uno dei partecipanti al dialogo.
L’elaborazione egizia ed ebraica, dando origine a un sapere filosofico ed
esoterico, destinato di Castiglione chiude la parabola rinascimentale. Mentre
i primi umanisti cioè a essere rivelato a pochi sapienti, in grado di non farsi
distrarre dalle avevano creduto negli ideali repubblicani di matrice classica,
Castiglione apparenze delle cose e di essere iniziati ai segreti che consentono
la sembra prendere atto del fatto che tra fine Quattrocento e inizio
Cinquecento manipolazione della natura tramite le scienze «occulte».

la forma politica destinata al successo è quella principesca. Attraverso le


pagine La tradizionale visione dell’età umanistica e rinascimentale come del
Cortegiano egli vuole, quindi, elargire consigli ai monarchi del tempo,
contrassegnata da una forte impronta razionalistica ha spesso nascosto il
fatto suggerendo loro di prestare ascolto ai saggi e competenti uomini di
corte di cui che gli stessi intellettuali dediti alla riscoperta della cultura
classica o figure si circondano.

successivamente viste quali precorritrici delle novità scientifiche


seicentesche Il cortegiano diviene il libro più tradotto fra Cinque e Seicento:
assai (sulle quali cfr. infra, cap. 12) sono al contempo affascinati da dottrine
e idee numerose sono le edizioni che si contano in tutta Europa, specialmente
nelle che, alla luce dell’odierna visione razionalistica e scientifica della
realtà,

«nuove» monarchie. Da una parte questo testo suggerisce agli uomini di


lettere appaiono del tutto prive di fondamento. Si tratta di forme teoriche e
pratiche il modo di comportarsi alla corte di un principe, dall’altra esso
fornisce agli che, nel nome di un preteso sapere occulto ed esoterico,
promettono il aristocratici che frequentano le corti sovrane l’esempio ideale
dei dominio dei segreti della natura e del mondo. L’astrologia, con la diffusa
comportamenti da tenere in pubblico. Per lo stesso motivo, un successo
credenza a tutti i livelli della società che gli astri, specialmente il sole, siano
le altrettanto grande arride al Galateo di Giovanni Della Casa (1503-56), un
libro fonti primarie della vita e della forza, oppure agenti di poteri divini
dotati di che si propone di dettare gli elementi di etichetta e i principi delle
buone una diretta influenza sugli eventi mondani e le fortune degli uomini o
ancora maniere.

che il futuro sia scritto nei moti celesti e nelle figure che l’immaginazione
umana proietta sulla volta celeste, popolata di forze divine, ora benefiche ora
malefiche, rappresenta uno degli elementi che – pur attraverso differenti
elaborazioni concettuali – connette fra loro la cultura dell’antichità classica,
4.6. La natura e i saperi «occulti»

quella medievale e quella umanistica e poi rinascimentale. Il convincimento


che esista una stretta correlazione fra il mondo dei pianeti e la posizione
degli Nella visione cristiana medievale la natura è semplicemente la
raffigurazione astri (il macrocosmo) e quello degli eventi umani (il
microcosmo), oltre a della potenza e della volontà di Dio, una realtà da
ammirare nella sua bellezza o evocare la possibilità di padroneggiare la
mutabilità dei destini, si lega all’idea da scrutare per cogliervi i segni
dell’ira del Signore che si manifesta attraverso che il possesso dei segreti
della natura e dell’universo consentono la eventi straordinari (terremoti,
siccità, inondazioni). Con l’Umanesimo si fa manipolazione umana della
realtà. Sulla scorta della lettura degli scritti platonici strada una visione
diversa che valorizza la natura, vista come un soggetto

– si parla non a caso di neoplatonismo – alcuni intellettuali umanistici


relativamente autonomo, dotato di proprie regole da scoprire e indagare. La
ritengono che la natura sia un’entità vivente pervasa da uno spirito divino
che si riscoperta dei testi filosofici e scientifici del mondo classico, in primo
luogo di manifesta attraverso forze che si attraggono e si respingono
concorrendo a Platone – che giunge in Italia nella versione latina già ai
primi del XV secolo –

creare una profonda unità fra tutti gli esseri. Tramite la magia e l’alchimia –

favorisce l’emergere di un nuovo approccio alla realtà naturale e al suo


rapporto l’arte di manipolare pietre e metalli che si suppone posseggano
virtù magiche, con l’esistenza degli uomini. Particolarmente importante è la
figura del terapeutiche o spirituali – si ritiene quindi possibile, ai pochi
detentori delle fiorentino Marsilio Ficino (1433-99), che appronta la prima
edizione della necessarie e segrete conoscenze, di ottenere effetti
meravigliosi e sorprendenti traduzione latina delle opere di Platone (1477),
quella di alcuni scritti del utilizzando a proprio vantaggio le forze che già
agiscono in natura. Figure, ad filosofo greco Plotino (205-270) e del
cosiddetto Corpus hermeticum.

esempio, quali quella del medico svizzero Theophrast von Hohenheim,


meglio Quest’ultimo è un insieme di testi composti fra il II e il IV secolo d.C.
e noto come Paracelso (1493-1541), del medico e matematico pavese
Girolamo attribuiti alla mitica figura di Ermete Trismegisto (letteralmente
«Ermete tre Cardano (1501-76) e del napoletano Giambattista Della Porta
(1535-1615) volte grande», nome greco del dio Thot, fondatore della
religione egizia), nei sono caratterizzate da una singolare mescolanza di
cultura magico-alchemica e interessi scientifici che mostrano fino a che
punto i saperi magici siano connessi

inestricabilmente alla cultura scientifica successiva, soprattutto attraverso


l’idea

«magia», consistente nella profonda e razionale conoscenza delle leggi di


una visione quantificabile della realtà, attraverso la matematica, e l’esigenza
dell’ordine universale. Costoro infatti sono davvero in grado di leggere il di
una conoscenza da conseguire con metodi empirici (cfr. infra, cap. 12).

grande libro dei cieli, dove ogni mutamento può essere conosciuto perché già
Inoltre, nel Quattrocento e nel Cinquecento riscuote grande successo fra gli
scritto.

umanisti la qabbalah (termine ebraico che significa «ricezione»), una


dottrina mistica sorta all’interno dell’ebraismo nel XII secolo e diffusasi in
ambienti culturali cristiani dal XIII, che, a partire dalla speculazione sulla
natura di Dio e sulla derivazione dell’universo da lui, esamina la possibilità
di ritornare a Dio Bibliografia

attraverso molteplici mediazioni. Una delle figure più notevoli e «irregolari»

dell’Umanesimo italiano, Giovanni Pico della Mirandola (1463-94), è R.


Bainton, Erasmo della cristianità, Sansoni, Firenze 1970 (ed. or. 1969).

particolarmente influenzato dallo studio della qabbalah, al punto da voler J.


Burckhardt, La civiltà del Rinascimento, Sansoni, Firenze 1968 (ed. or.
1860).

dimostrare la fondamentale concordia fra tutte le dottrine filosofiche. Nel


1486

K. Burdach, Riforma, Rinascimento e Umanesimo, Sansoni, Firenze 1935


(ed. or. 1926).

egli vagheggia la convocazione di un convegno di dotti a Roma, al fine di P.


Burke, Cultura e società nell’Italia del Rinascimento, Einaudi, Torino 1984
(ed. or. 1972).

superare, per mezzo di una pubblica discussione, tutte le divergenze, ma il


Id., Le fortune del Cortegiano. Baldassarre Castiglione e i percorsi del
Rinascimento europeo, progetto viene bloccato dal pontefice e le tesi di Pico
sono condannate dalla Donzelli, Roma 1998 (ed. or. 1995).

Chiesa. In seguito Pico prende apertamente posizione per distinguere nelle


F. Chabod, Scritti sul Machiavelli, Einaudi, Torino 1964.

pratiche astrologiche ciò che è «vera» da ciò che è «falsa» scienza, nel nome
di Id., Scritti sul Rinascimento, Einaudi, Torino 1967.

E.L. Eisenstein, Le rivoluzioni del libro. L’invenzione della stampa e la


nascita dell’età moderna, un esame dei fenomeni celesti e del loro rapporto
con le vicende umane basato Il Mulino, Bologna 1995 (ed. or. 1979).
sulla ragione e sull’esperienza. Egli in particolare nega la validità delle E.
Garin, Medioevo e Rinascimento, Laterza, Roma-Bari 1980 (ed. or. 1954).

predizioni astrologiche sul futuro degli esseri umani nel nome della difesa
della Id., Lo zodiaco della vita. La polemica sull’astrologia dal Trecento al
Cinquecento, Laterza, libertà dell’uomo, unica creatura in grado di
determinare da sola il proprio Roma-Bari 1982.

destino.

Id., La cultura del Rinascimento, Il Saggiatore, Milano 1988 (ed. or. 1968).

Nel clima dell’effervescenza culturale a cavallo fra Quattro e Cinquecento,


Id., Scienza e vita civile nel Rinascimento italiano, Laterza, Roma-Bari 1993.

anche le tradizionali visioni aristoteliche che, sin dal Medioevo, connotano


la F. Gilbert, Machiavelli e Guicciardini, Einaudi, Torino 1970 (ed. or.
1965).

produzione e l’interpretazione del sapere in Europa subiscono significativi


C. Ossola, Dal cortegiano all’uomo di mondo, Einaudi, Torino 1987.

tentativi di sovvertimento. È il caso, clamoroso, del mantovano Pietro C.


Ossola, A. Prosperi (a cura di), La corte e il cortigiano, 2 voll., Bulzoni,
Roma 1980.

E. Romano, L’antichità dopo la modernità. Costruzione e declino di un


paradigma, in «Storica», Pomponazzi (1462-1524), docente nelle università
di Padova e Bologna, che, III, 7, 1997, pp. 7-47.

nella sua opera De immortalitate animae ( Sull’immortalità dell’anima), del


1516, G. Sasso, Niccolò Machiavelli, storia del suo pensiero politico, Il
Mulino, Bologna 1980.

muovendo dall’interpretazione della dottrina di Aristotele (IV secolo a.C.) Q.


Skinner, Le origini del pensiero politico moderno, 2 voll., Il Mulino, Bologna
1989 (ed. or.

sull’anima arriva a mettere in dubbio la possibilità di un’esistenza di 1978).


quest’ultima separata dalla materia, posizione subito censurata dalla Chiesa.
In C. Vasoli, La cultura delle corti, Cappelli, Bologna 1980.

un altro scritto assai importante, il De naturalium effectuum admirandorum


causis M. Viroli, Dalla politica alla ragion di Stato. La scienza del governo
tra XIII e XVII secolo, sive de incantationibus (1520), Pomponazzi cerca di
dare un’interpretazione Donzelli, Roma 1994.

«naturale» dei miracoli e degli eventi straordinari, utilizzando solo esempi


F.A. Yates, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Laterza, Roma-Bari
1981 (ed. or.

dell’antichità classica, ma con evidente allusione al cristianesimo e 1964).

Id., Cabbala e occultismo nell’età elisabettiana, Einaudi, Torino 1982 (ed.


or. 1979).

all’occultismo, e affermando che solo l’illusione o l’inganno possono far


credere P. Zambelli, L’apprendista stregone. Astrologia, cabala e arte
lulliana in Pico della Mirandola, agli uomini che le leggi della natura siano
violabili e piegabili dagli esseri umani Marsilio, Venezia 1995.

a proprio piacimento. Nella sua opera di demistificazione, il filosofo


mantovano ritiene che solo gli uomini più sapienti, non disposti ad accettare
le

«favole» create dalle religioni, possono comprendere il segreto della vera

5. Solo la grazia salva: la Riforma protestante L’idea della reformatio, della


riforma cristiana, non conduce necessariamente all’eresia, cioè
all’affermazione di dottrine sulla religione, sulla struttura ecclesiale o
sull’organizzazione sociale contrastanti con quelle sostenute ufficialmente
dalla Chiesa; ma di sicuro alla base della formazione di dottrine poi
qualificate come eretiche vi è una notevole ansia riformatrice: fare sì che la
Chiesa si conformi alla volontà espressa dal suo fondatore, Gesù Cristo. Il
messaggio evangelico viene assunto cioè come metro di giudizio non solo dei
comportamenti, ma anche delle teorie tradizionali della Chiesa.
Già nel XIV secolo dottrine eterodosse e riformatrici erano sorte e si erano
diffuse in Inghilterra (con John Wycliff, 1320-84) e in Boemia (con Jan Hus,
1369-1415), basandosi sulla critica nei confronti della ricchezza smodata
della Chiesa, del potere mondano conquistato dai membri del clero e del
potere temporale del pontefice. Ma è soprattutto nell’opera di un pensatore e
umanista olandese del secondo Quattrocento, Erasmo da Rotterdam (cfr.
supra, cap. 4), che la critica nei confronti della politica della Chiesa si fa più
influente e incisiva. In testi divenuti celebri come L’elogio della pazzia
(1509), Erasmo Durante la prima metà del XVI secolo si diffondono in
Europa idee cristiane critica aspramente la corruzione e l’immoralità della
Chiesa, la presunzione sulla religione e sulla vita molto diverse da quelle
insegnate dalla Chiesa ecclesiastica di possedere la verità su qualunque
aspetto della vita e l’eccesso di cattolica. A prima vista non si tratta di una
novità: periodicamente, nel corso potere del papa che, oltre a comportarsi
nei suoi domini temporali come dei secoli precedenti, la Chiesa aveva dovuto
fare i conti con l’esistenza, qualunque altro sovrano, pretendeva di
governare e indirizzare la vita civile ritenuta intollerabile, di visioni del
mondo ispirate al messaggio cristiano, ma in degli altri Stati. Malgrado le
sue durissime critiche nei confronti del papato e diversa misura dissenzienti
da quella ufficialmente affermata. I sostenitori di tali della Chiesa, allorché
nacque la Riforma protestante Erasmo rimase cattolico, idee, chiamati
eretici, erano tradizionalmente sottoposti a scomunica, cioè sebbene molti
suoi discepoli facessero una scelta diversa.

all’espulsione dalla comunità dei fedeli attraverso la privazione dell’accesso


ai Tutto ciò spiega il motivo per cui quando, nel 1517, giunge a Roma notizia
sacramenti, e additati come nemici della fede. Una volta che gli eretici erano
che in Sassonia un oscuro monaco, appartenente, come Erasmo, all’Ordine
stati condannati dalla Chiesa, l’autorità civile poteva agire con la forza
contro di agostiniano, di nome Martin Lutero (1483-1546), aveva diffuso 95
tesi loro, sino ad arrivare allo sterminio di massa, nel nome della difesa della
fede e teologiche sospette di eresia – l’immagine tradizionale dell’affissione
alle porte della repressione di ogni dissenso rispetto all’ortodossia
confessionale. Il della chiesa del castello di Wittenberg è del tutto inventata
in seguito a scopi ricorrente sorgere di dottrine eterodosse che, pur facendo
riferimento agli stessi propagandistici – nessuno nella Curia romana si
allarma in maniera particolare: sacri testi del cristianesimo (la Bibbia e
specialmente il Nuovo Testamento), si sarebbe provveduto a farlo ravvedere,
o altrimenti lo si sarebbe rimesso alla non si conformano alla dottrina
insegnata dalla Chiesa cattolica ha origine santa Inquisizione, il tribunale
ecclesiastico che, sotto la direzione vescovile, essenzialmente nella grande
distanza tra la visione del mondo proposta dai testi era incaricato di
sorvegliare e punire le idee eretiche in ogni diocesi.

sacri e la realtà ecclesiale e politico-sociale concretamente esistente:


l’insegnamento di Gesù Cristo, così come raccontato dai vangeli, propone
infatti ai fedeli un’etica della donazione e del sacrificio molto lontana dalla
pratica dell’accumulazione di beni materiali e di potere tipica della Chiesa
5.1. Le 95 tesi che sconvolsero il mondo

tardo-medievale. Da tale tensione nasce il frequente richiamo, per lo più da


parte di gruppi minoritari e di intellettuali, a una riforma della Chiesa che la
E invece quelle 95 tesi diffuse da uno sconosciuto giovane professore di
faccia ritornare a quella spiritualità e purezza ritenute tipiche delle origini,
Sacre Scritture divengono in breve tempo un evento che sconvolge il mondo
quando cioè il cristianesimo era solo una fede e non una religione ufficiale.

cattolico, distruggendo per sempre l’unità della Chiesa. Le idee di Lutero,


Dante Alighieri nella Divina commedia), ma anche della lenta liberazione
dai insomma, non saranno una semplice eresia, destinata prima o poi a
estinguersi peccati che vengono così, con il tempo, scontati e annullati. A
mezzo tra il con la repressione, ma una spaccatura profonda nell’Europa
cristiana, divisa da Paradiso e l’Inferno (sede trascendente della dannazione
e della sofferenza allora in poi tra cattolici, fedeli della Chiesa romana, e
protestanti, appartenenti eterna consistente nell’irrimediabile lontananza di
Dio), il Purgatorio si a una delle tante Chiese e sette confessionali originate
dal processo messo in presenta come una prigione temporanea, sorta di
proseguimento ultraterreno moto dalle posizioni luterane.

della battaglia tra le virtù e i vizi, tra lo spirito e la carne, tra l’imitazione di
Alla base della riflessione teologica di Lutero vi è, come sempre, il confronto
Cristo e il continuo rischio del peccato che travaglia quotidianamente la vita
tra la lettura dei testi sacri e la dottrina ortodossa della Chiesa, tra il
messaggio del credente.
di Gesù Cristo, sentito come una rivelazione dotata di un’irruente e attuale
Una vita condotta nella Chiesa e rispettando i suoi insegnamenti garantisce,
forza di espressione, e il sapere ufficiale tramandato piuttosto stancamente
dalla se non il Paradiso, almeno che il Purgatorio duri il più breve tempo
possibile.

tradizione ecclesiale. Studiando approfonditamente le Sacre Scritture, ma


Addirittura, esercitando azioni di preghiera in certi tempi e in certi luoghi, o
anche alcune lettere dell’apostolo Paolo, Lutero nota come sia chiara anche
solo svolgendo opere di carità o facendo offerte in denaro alla Chiesa, era
l’affermazione in esse che l’unica salvezza per l’uomo discende dalla grazia
possibile – in linea teorica dopo aver ottenuto l’assoluzione – ridurre la pena
da divina, da un gesto volontario del Signore che dona al singolo, secondo il
scontare in Purgatorio (computata, proprio come le condanne al carcere, in
proprio imperscrutabile giudizio, la vita eterna. Al contrario la Chiesa non
giorni, mesi e anni) e vedere già in vita annullati i propri peccati, attingendo
al svolge nelle Sacre Scritture alcun ruolo e il papa non vi è neppure
nominato.

tesoro di meriti accumulati da Cristo, dalla Madonna e dai santi. Il papa era
una Sottolineare con forza questo punto significa in sostanza per Lutero
additare sorta di amministratore in terra di tali meriti, che i fedeli potevano
facilmente come inutile o dannosa l’intera opera di mediazione fra l’uomo e
Dio che la acquisire: nei primi anni del Cinquecento, la pratica delle
indulgenze che Chiesa pretende di esercitare.

garantivano la cancellazioni dei peccati per i vivi e lo sconto di pena per i Il


tradizionale insegnamento cattolico vuole infatti che la struttura ecclesiale
defunti ha assunto i tratti di una vera e propria compravendita. In questo
modo affianchi costantemente il credente, aiutandolo a evitare gli errori e le
la Santa Sede può rastrellare denaro, con la complicità delle autorità laiche
ed tentazioni della vita materiale, attraverso l’amministrazione dei
sacramenti, ecclesiastiche dei luoghi in cui vengono bandite le indulgenze.
Proprio nel assolvendolo dai peccati in seguito al sincero pentimento
(mediante il 1517, in seguito a un accordo fra il giovane arcivescovo di
Magdeburgo, sacramento della confessione), indirizzandolo a una vita
spirituale scandita Alberto di Hohenzollern (che abbisogna di una grossa
somma di denaro per dall’esercizio della carità e delle opere di bene nei
confronti del prossimo e ottenere la dispensa pontificia che gli consenta di
cumulare il possesso di più predisponendolo a una buona morte (consacrata
dal sacramento dell’estrema vescovadi), e il papa Leone X (che necessita a
sua volta di fondi per la unzione). Anche dopo la fine dell’esistenza, però,
l’anima del fedele non è costruzione della basilica di San Pietro a Roma),
viene bandita un’indulgenza abbandonata. Coloro che sono rimasti in vita,
parenti e amici, possono pregare plenaria nei tre vescovadi di Hohenzollern
il cui ricavato è destinato a essere per essa, con la garanzia che la Chiesa
interceda per la sua salvezza nell’aldilà. In spartito fra l’arcivescovo e il
pontefice.

questo suo ruolo la Chiesa si giova anche della intercessione dei santi,
uomini e Avendo appreso le argomentazioni propagandistiche di tipo quasi
donne dalla vita e dalla fede esemplari, non di rado capaci, a imitazione di
commerciale adottate dal frate domenicano Johann Tetzel nel predicare
Cristo, di donare la propria esistenza (come martiri) in difesa del
cristianesimo l’indulgenza nei territori confinanti con la Sassonia, Lutero, il
31 ottobre 1517, e della Chiesa. I fedeli possono così godere, nell’itinerario
della propria anima invia le sue 95 tesi prima a Hohenzollern e poi ad alcuni
teologi. Il cuore della verso il paradiso – la sede celeste della definitiva
salvezza consistente nella posizione luterana può essere riassunto
nell’affermazione che solo la grazia beatitudine garantita dalla vicinanza del
divino –, della cooperazione tanto della salva: questo significa che il fedele
non può e non deve compiere azioni Chiesa terrena quanto di quella
ultraterrena, impersonata dai santi. Questo particolari per cercare la
salvezza eterna, ma deve solo avere fede. Solo la fede, percorso dell’anima
dei defunti passa, secondo la dottrina cattolica, per un la fede autentica, in
sostanza giustifica, cioè sottrae l’uomo alla schiavitù del luogo trascendente
di sofferenza temporanea, necessaria a purgare l’anima del peccato
originale. Inutili quindi sono, in vita, le confessioni e, se condotte a fedele
dalle scorie prodotte dai peccati, il Purgatorio. Si tratta di un luogo di fine di
garantirsi la salvezza eterna, le opere di bene: nessuno può prevedere né
dolore e di travaglio (si pensi a come esso viene immaginato e raccontato da
influenzare la sorte dell’anima, decisa solo dalla giustizia di Dio,

imperscrutabile e immodificabile dall’uomo. Le indulgenze sono quindi


ridurre l’influenza della Chiesa non solo in campo religioso, ma anche
politico, un’impostura: esse significano spacciare un credito che non si
possiede e fare sociale ed economico e, in prospettiva, di assicurarsi il
controllo delle strutture mercimonio di un bene divino, la grazia, donato
liberamente all’uomo. E

ecclesiastiche locali e di appropriarsi degli ingenti beni della Chiesa.

inutili sono le preghiere indirizzate ai santi, che, proprio come la Chiesa, non
Infine le dottrine di Lutero appaiono a molti gruppi sociali come lo possono
intercedere per l’anima del fedele. Il culto loro prestato attraverso strumento
religioso e culturale in grado di scardinare o modificare in immagini e
devozioni per i loro resti mortali (reliquie) sono poi qualificati di profondità
l’ordine politico-sociale esistente. Infatti esse vengono lette come
superstizione. La critica radicale cui Lutero sottopone le indulgenze contiene
l’affermazione di una via che assicura, attraverso l’abbattimento del potere
in embrione la messa in discussione del ruolo stesso della Chiesa, del clero e
mondano della Chiesa e del suo sistema di norme sociali vincolanti,
maggiore dei sacramenti così come essi si sono andati articolando e
sviluppando nei libertà per tutti. Secondo Lutero le Sacre Scritture sono
l’unica fonte autentica secoli precedenti: è una vera e propria rivoluzione
concettuale che incrina la della parola di Dio, l’unica autorità legittima cui
il cristiano deve fare visione del mondo che sorregge l’ordine costituito della
cristianità cattolica.

riferimento nella sfera religiosa. Sulla base del principio della «sola
Scrittura», egli quindi dichiara vana e senza fondamento ogni pretesa della
Chiesa cattolica, così come essa si è andata configurando storicamente, di
essere l’unica depositaria della facoltà d’interpretare la parola divina e di
mediare fra l’uomo e 5.2. Nascita del movimento protestante

Dio. Ne scaturiscono non solo la negazione di qualunque valore alla


tradizione teologica cattolica, al ruolo sacro del sacerdozio e al papato, ma
anche Grazie alla stampa e alla traduzione in tedesco – dato che erano state
redatte l’affermazione del principio della libera interpretazione delle
Scritture da parte in latino, segno che si trattava di un testo per soli dotti –,
le 95 tesi e gli altri del cristiano.
scritti di Lutero hanno una straordinaria circolazione in Germania. Le sue
Tutti questi diversi elementi concorrono in vario modo ad assicurare la opere
costituiranno circa un terzo di tutti i libri in lingua tedesca venduti tra il
fortuna del movimento riformatore protestante. All’inizio le idee di Lutero
1518 e il 1525. E i libri stampati nel ventennio 1520-40 saranno circa il
doppio sembrano un affare d’importanza secondaria, materia per una
contesa tra frati, di quelli editi nel ventennio precedente. Tale rapida
diffusione delle idee un’ennesima manifestazione del contrasto teologico e
culturale tra l’Ordine luterane e il loro straordinario successo non derivano
solo dal loro carattere agostiniano – che coltiva tradizionalmente le istanze
più spirituali, a partire radicale o, se si vuole, rivoluzionario, ma dal fatto
che esse interpretano bisogni dalla riflessione di sant’Agostino sul pensiero
di san Paolo – e l’Ordine largamente diffusi nella società del tempo.
Preoccupazioni di natura religiosa, domenicano, interprete della visione
cattolica derivante dal pensiero di san desiderio di critica ed esigenze di
mutamento rispetto all’ordinamento sociale Tommaso. Citato a comparire a
Roma per esservi processato, nel 1518, Lutero ed ecclesiale trovano nelle
dottrine del monaco agostiniano non solo una voce, viene difeso dal suo
diretto signore, il duca di Sassonia e principe elettore ma anche uno
straordinario strumento di elaborazione concettuale.

dell’impero, Federico il Saggio (1486-1525), che rifiuta di farlo partire. Nel


In primo luogo le dottrine luterane interpretano l’aspirazione, fortemente
frattempo le vicende dell’elezione del nuovo imperatore fanno passare la
avvertita in Germania e non solo, di rinnovamento morale e religioso,
nonché contesa in secondo piano (cfr. supra, cap. 1). Solo nel giugno 1520
papa Leone la diffusa protesta nei confronti di un clero ignorante, invadente
e corrotto.

X, con la bolla Exsurge Domine, condanna esplicitamente la dottrina di


Lutero, Esse attraggono e rassicurano perciò tutti coloro che condividono
l’esigenza di che rifiuta di sottomettersi e, il 10 dicembre, getta
pubblicamente tra le fiamme un rinnovamento profondo, sia spirituale sia
materiale, della vita religiosa e il documento pontificio.

degli ordinamenti ecclesiali. Inoltre, conferendo un ruolo centrale al


rapporto In quegli stessi mesi il monaco pubblica alcuni importanti scritti
che diretto – ossia privo di intermediari umani o sovrumani – fra l’uomo e
Dio, sintetizzano il suo pensiero circa il ruolo del papato e della Chiesa e,
più in grazie al libero accesso alle Sacre Scritture, la teologia luterana
rappresenta un generale, la sua visione della fede cristiana. Anzitutto Lutero
afferma a chiare passo importante verso una religiosità popolare più basata
sulla ragione, più lettere che il pontefice non è né può in alcun modo
considerarsi al di sopra comprensibile e meno magico-misterica.

delle Sacre Scritture, unica fonte di verità per l’uomo. In ciò egli riprende e
In secondo luogo alcuni sovrani trovano nelle idee luterane la possibilità di
amplifica il pensiero di Erasmo da Rotterdam, che sosteneva l’esigenza di un
ritorno alla purezza del cristianesimo originale e alla conoscenza della
Bibbia.

Tuttavia, nel trattato dall’eloquente titolo La cattività babilonese della


Chiesa, obbliga così l’imperatore a dare seguito alla scomunica, mettendolo
al bando Lutero svolge una netta critica dei sette sacramenti, affermando che
essi, senza dai territori dell’impero. A questo punto, però, interviene il duca
di Sassonia, il primato della fede, si riducono a semplici «sacrileghe
superstizioni di opere».

che provvede a mettere l’ex monaco al sicuro in un rifugio segreto (il castello
di Egli pertanto rifiuta in quanto rituali insignificanti ai fini della salvezza la
Wartburg), dove Lutero si dedica alla traduzione in tedesco del Nuovo
cresima e l’estrema unzione. Allo stesso modo il matrimonio, istituzione
Testamento – che viene stampato nel 1522 – allo scopo di consentire a tutti i
umana, non ha alcuna valenza sacramentale. La figura del sacerdote come
cristiani il libero accesso alla parola di Dio. Il successo di tale iniziativa è
gestore del sacro, trait d’union tra mondo terreno e aldilà, viene a sua volta
travolgente: tra il 1522 e il 1546 vengono infatti stampate circa 430 edizioni
smantellata. L’idea stessa di un clero come ordine separato, distinto da
quello dell’opera. Lutero traduce anche l’Antico Testamento, che vedrà la
luce solo dei fedeli, per Lutero è abominevole: ogni cristiano è chiamato al
rapporto nel 1534. Per comprendere appieno il significato e la portata di tali
scelte diretto con Dio e a essere sacerdote per se stesso e per gli altri. Ne
consegue occorre tener presente che la pratica di culto cattolica si fondava
non solo l’abolizione della struttura gerarchica del clero e della ragion
d’essere tradizionalmente sulla versione latina della Bibbia elaborata da san
Girolamo delle istituzioni ecclesiastiche secolari e regolari, ma anche che
tutti i fedeli, nel IV secolo d.C. e nota come Vulgata e sulla sua spiegazione
offerta dal senza distinzione, possono amministrare i sacramenti e predicare
la parola predicatore dal pulpito della chiesa. Dato che il latino era una
lingua perlopiù divina (dottrina del sacerdozio universale).

sconosciuta anche alla ristretta minoranza della popolazione europea che


sapeva Gli unici sacramenti di cui Lutero riconosce, sulla base delle
Scritture, la leggere e scrivere, si può ben dire che l’accesso diretto alla
parola evangelica era validità sono il battesimo, non più rito che cancella il
peccato originale, bensì nei fatti negato alla stragrande maggioranza dei
cristiani. Con la sua traduzione simbolo della morte e della risurrezione, il
momento di ingresso del cristiano dell’Antico e del Nuovo Testamento in
tedesco Lutero mira a scardinare il nella comunità, e l’eucaristia, che viene
mantenuta da Lutero come sistema tradizionale, rendendo disponibile a tutti
la lettura diretta o almeno sacramento, negando però valore alla dottrina
cattolica della transustanziazione, l’ascolto della voce di Dio.

secondo cui durante la messa il sacerdote opera la miracolosa


trasformazione La rapida divulgazione delle idee luterane, con un massiccio
ricorso alla delle specie del pane e del vino, che mantengono le loro
caratteristiche fisiche, stampa di testi e immagini a scopo propagandistico,
ha un effetto assolutamente nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo. In questo
modo la messa non è più dirompente nella realtà tedesca: in molte città,
spesso con l’appoggio dei un’offerta che l’uomo fa a Dio, ma uno dei
«luoghi» in cui la divinità si rivela.

principi e dei governi municipali, i fedeli esigono l’applicazione della


Riforma In un altro scritto del 1520, Alla nobiltà cristiana della nazione
tedesca, Lutero e non esitano a ricorrere all’uso della forza contro gli
ecclesiastici che attacca l’autorità del papa, l’avidità di ricchezze della
Chiesa e le sue ingerenze recalcitrano; si verificano così distruzioni di
reliquie, arredi e immagini sacri, nel potere terreno, invitando i magistrati
laici a difendere i cristiani da tali atti avendo Lutero criticato come idolatra
l’uso di addobbarne le chiese al fine di intollerabili. Alla negazione del
diritto del papato a tassare i fedeli per promuovere il culto; sacerdoti e
monaci abbandonano la vita ecclesiastica.

accumulare scandalose ricchezze Lutero unisce la totale negazione della


validità Principi e governi cittadini aderiscono alla Riforma luterana e
procedono dei voti tradizionali del clero regolare (castità, povertà e
ubbidienza) e, più in quindi a incamerare e a vendere i beni della Chiesa.
Inoltre alcuni esponenti generale, del celibato degli ecclesiastici.

della piccola nobiltà trovano nel luteranesimo uno strumento di


rivendicazione Nel 1521 Lutero viene ufficialmente scomunicato dal papa e
si trova, in politica e sociale contro la grande aristocrazia: due fra i primi
seguaci di Lutero, quanto eretico, fuori della Chiesa. Tuttavia non solo può
contare sulla l’umanista Ulrich von Hutten e il cavaliere Franz von
Sickingen, animano una protezione di Federico il Saggio, ma le sue idee,
propagandate da un manipolo spedizione contro i possedimenti
dell’arcivescovo di Treviri (1522-23), ma di seguaci tra cui spicca l’umanista
Filippo Melantone (1497-1560), conoscono vanno incontro a una dura
repressione da parte dei principi, che ricevono una notevole diffusione e un
grande successo in tutta la Germania. Ciò peraltro il pieno appoggio di
Lutero. Egli stesso dovette prender posizione preoccupa l’imperatore Carlo
V che, nel tentativo di evitare una rottura che si contro uno dei suoi primi
compagni, Andreas von Karlstadt noto come preannuncia traumatica, si
adopera per raggiungere un compromesso tra la Carlostadio, il quale –
durante l’assenza di Lutero da Wittenberg – si era fatto Santa Sede e Lutero.
Pertanto, nell’aprile 1521, convoca il monaco davanti alla propugnatore di
una lettura radicale del pensiero luterano, negando la presenza dieta
imperiale riunita a Worms. Qui, sulla base delle Sacre Scritture, Lutero reale
di Cristo nell’eucaristia e la validità del battesimo dei bambini.

rifiuta ostinatamente di recedere da qualunque punto della propria dottrina e


Anche nelle campagne le idee riformate rappresentano un grande richiamo e

risvegliano le tradizioni millenaristiche (relative all’imminenza della fine del


fronte contemporaneamente alla crisi religiosa in Germania e alla guerra
contro mondo), messianiche (l’attesa della venuta di un nuovo messia,
profeta o la Francia e l’impero ottomano. Tuttavia, la ragione fondamentale
della cautela salvatore dell’umanità) e utopistiche (la speranza in una
società radicalmente dell’imperatore risiede nella difficoltà a pensare
l’universo cristiano come diversa, immaginata spesso a base comunitaria ed
egalitaria). Nel 1524 esplode definitivamente scisso in diverse confessioni
religiose. L’ideale del ritorno la rivolta delle comunità contadine del Baden,
con lo scopo di recuperare i all’unità dei cristiani attraverso una
riconciliazione – che avrebbe tra l’altro diritti comuni sulle terre e le libertà
dei contadini calpestati e usurpati dai portato molti vantaggi indiretti
all’autorità imperiale, indebolendo quella feudatari e dai nobili. In nome del
vangelo essi si oppongono all’ordine papale – è largamente diffuso e
pertanto l’imperatore tenta ripetutamente la via costituito e invocano la
comunanza dei beni e la redistribuzione su base della mediazione. Costretto
dall’emergenza bellica (cfr. supra, cap. 1) a trattare egualitaria del potere:
tale agitazione si diffonde in molte aree della Germania, con i principi
riformati, Carlo V concede, in occasione della dieta imperiale della Svizzera
e del Tirolo. Figura di spicco di un movimento ricco di tenutasi a Spira nel
1526, una certa tolleranza nei confronti del culto luterano.

sfaccettature sociali e religiose è un altro seguace di Lutero, l’ex prete


Thomas Quando qualche anno dopo, nel 1530, migliorata la situazione
internazionale, Müntzer (1488-1525). Egli viene influenzato non solo dal
pensiero luterano, una nuova dieta viene convocata ad Augusta, al fine di
ricondurre i territori ma anche dalle visioni apocalittiche di alcuni
predicatori che alimentano un imperiali all’uniformità religiosa, cinque
principi e quattordici città rifiutano di intenso dibattito intorno alla
questione del battesimo. Essi infatti sostengono sottomettersi agli ordini di
Carlo V e stilano un documento di «protesta» nei che il battesimo degli
infanti è privo di valore, non essendo basato sulla fede e confronti
dell’imperatore. Da allora in poi saranno chiamati per questo sulla
conversione. I loro seguaci vengono denominati, a scopo denigratorio,

«protestanti» tutti i cristiani riformati che, abbandonata la Chiesa cattolica,


anabattisti, ossia «ribattezzatori».

seguiranno le nuove visioni teologiche nate nel solco del pensiero luterano,
Nella predicazione di Müntzer sono presenti idee millenaristiche e istanze
sulla scorta dell’autonoma interpretazione dei testi sacri. In occasione della
rivoluzionarie: egli predica la lotta armata contro i principi come prodromo
dieta, Filippo Melantone presenta una professione di fede luterana, nota
come dell’avvento del regno di Cristo sulla terra. Tali idee provocano la
dura Confessio augustana, dai toni moderati e concilianti, che egli ritiene
possa reazione dei principi e dei poteri dominanti: i seguaci di Müntzer
vengono costituire una mediazione tra protestanti e cattolici. Il tentativo
fallisce e, con massacrati nel 1525 nella battaglia di Frankenhausen (in
Turingia) e il loro capo esso, si chiude la fase di più aperto dialogo per
ritrovare l’unità perduta dei viene giustiziato. Lutero, preoccupato che il suo
pensiero, interpretato come cristiani.

strumento di insubordinazione sociale, sia travisato, approva e caldeggia La


ricerca del dialogo non è comunque ancora tramontata. Ne è
l’annientamento della rivolta nel suo scritto Contro le empie e scellerate
bande dei espressione, da parte cattolica, una commissione guidata dal
cardinale Gasparo contadini, in cui incita le autorità, istituite da Dio, alla
repressione sanguinosa.

Contarini, che, nel 1537, redige un documento sulla riforma della Chiesa (
Consilium de emendanda ecclesia), ammettendo indirettamente la fondatezza
di parte delle critiche protestanti alle condizioni della vita religiosa. Inoltre,
nel 1541, si tiene a Ratisbona, sotto gli auspici dell’imperatore, un ulteriore
5.3. Dai tentativi di conciliazione al conflitto incontro tra esponenti cattolici
e luterani, in cui Contarini esperisce un nuovo, ma infruttuoso tentativo di
raggiungere un compromesso sulla questione Grazie alla presa di distanze
dalle interpretazioni radicali del suo pensiero e centrale della
giustificazione.
dai movimenti sociali che esse suscitano, Lutero mantiene la solida alleanza
con Di fronte al progressivo irrigidimento teologico cattolico e al fallimento i
principi e i ceti dominanti tedeschi, mentre si va strutturando una vera e
delle prospettive di intesa, i principi protestanti – timorosi della potenza
propria Chiesa luterana. Da parte sua, l’imperatore Carlo V ha un
dell’esercito imperiale spalleggiato dai principi tedeschi cattolici – si
riuniscono atteggiamento inizialmente cauto nei confronti della Riforma. Da
un lato egli in una lega difensiva detta di Smalcalda. Ancora una volta
l’imperatore Carlo V, teme che l’uso della forza possa causare
l’inasprimento dei non facili rapporti frenato nella sua azione in Germania
dall’intervento francese, temporeggia con i principi, numerosi nella
Germania centro-settentrionale, che appoggiano prima di chiudere la partita
sul piano militare. Una netta vittoria dell’esercito più o meno apertamente le
idee luterane. Dall’altro, Carlo V è costretto a far imperiale sulle truppe
della Lega di Smalcalda ha luogo solo nel 1547 a Mühlberg. Per quanto
importante, questa vittoria non è però risolutiva a causa
del crescente sostegno francese ai principi protestanti. Si giunge così, in una
situazione di stallo, alla pace di Augusta (1555), nella quale Ferdinando
d’Asburgo, delegato dall’imperatore, riconosce l’esistenza della confessione
luterana in quei territori dell’impero i cui principi ne professano il credo. Le
popolazioni di tali territori sono perciò automaticamente considerate di fede
luterana. È il cosiddetto principio della cuius regio eius religio: vale a dire
che a ciascun suddito tocca professare la religione scelta dal proprio
sovrano, avendo come unica scelta l’emigrazione verso un luogo in cui la sua
confessione sia quella ufficiale. Si tratta, come si vede, di una soluzione
molto lontana dal principio di tolleranza: essa ha però il vantaggio di porre
termine – per un certo periodo – alla guerra civile religiosa nei territori
imperiali.

5.4. Protestantesimi

La diffusione di quello che potremmo chiamare lo «spirito protestante» nelle


città libere nell’area tra Svizzera e Alsazia, in cui vigono principi di
autogoverno municipale e tradizioni di tipo repubblicano, comporta la
maturazione degli elementi democratico-religiosi impliciti nell’impostazione
La cristianità divisa

luterana, ma contro i quali lo stesso Lutero, preoccupato degli effetti di


insubordinazione sociale che ne potevano scaturire, era corso ai ripari. Ne
deriva la nascita di forme di organizzazione confessionale basate non solo
sulla A Zurigo, ad esempio, grazie all’azione del riformatore Ulrich Zwingli
scomparsa del clero come ordine separato dalla comunità dei credenti, ma
(1484-1531), la città si trasforma in una sorta di democrazia a base
teocratica, anche sulla tendenziale abolizione della struttura gerarchica
ecclesiastica e su in cui le strutture ecclesiastiche svolgono un’azione di
sostegno, di controllo e innovazioni radicali in materia teologica.

di direzione dei quelle politiche. Obiettivo di tale trasformazione è la


creazione di una vera e propria «città di Dio» in cui tutta l’attività umana sia
regolata da valori cristiani. A differenza di Lutero, Zwingli afferma la
validità di due soli sacramenti: il battesimo e l’eucaristia, quest’ultima intesa
come segno della presenza di Cristo nella comunità e non come presenza
reale di Cristo nel pane e nel vino.

La spinta verso la diffusione del modello religioso e politico zurighese


coinvolge Berna e Basilea: i cantoni cattolici, preoccupati per l’espansione
protestante, prendono le armi e sconfiggono le forze di Zurigo nella battaglia
di Kappel, in cui muore lo stesso Zwingli (1531). L’espansione della Riforma
nella Confederazione elvetica viene bloccata. Anche qui, in quanto
formalmente territorio imperiale, viene alla fine esteso il principio del cuius
regio eius religio consentendo un certo grado di pacifica convivenza tra le
diverse fedi.

Alcuni seguaci di Zwingli – attraverso una rigorosa fedeltà alla lettera delle

Sacre Scritture – ridanno impulso all’anabattismo. Infatti essi sostengono il


mezzo della scomunica, tutti i comportamenti o le idee non conformi alla
valore del battesimo come scelta adulta e consapevole e non come atto sacro
da nuova ortodossia.
amministrare agli infanti, rifiutano di portare armi e di prestare giuramenti
nei L’organizzazione teocratica della società ginevrina voluta da Calvino
non ha tribunali. Le idee pacifiste degli anabattisti, considerati sia dai
luterani sia dai evidentemente alcun interesse per la tolleranza e il libero
dispiegarsi del cattolici alla stregua di sovvertitori dell’ordine sociale, sono
duramente messe dibattito delle idee. Il calvinismo rappresenta
emblematicamente la tendenza alla prova da atroci persecuzioni. Alcuni
anabattisti assumono quindi posizioni del movimento protestante, dopo aver
smontato la dogmatica cattolica, a sempre più radicali e favorevoli alla lotta
armata, nel contesto di un clima chiudersi nel recinto delle proprie certezze
teologiche e a modellare sulla loro fortemente impregnato di idee
millenaristiche. Nel 1533-35 alcuni elementi base la società intera. I
dissenzienti e gli eterodossi sono espulsi dalla comunità radicali anabattisti
assumono il potere nella città tedesca di Münster, mirando a oppure, nei casi
peggiori, come in quello del riformatore spagnolo Miguel edificarvi la nuova
Gerusalemme. La costruzione della società cristiana degli Servet, reo di non
credere nel dogma della Trinità, sono condannati a morte eletti porta in
breve a violenze e abusi che forniscono ai principi cattolici e mediante rogo
(1553). Accade così che le Chiese riformate riproducano luterani la
giustificazione per assediare la città e sterminarne gli abitanti.

l’intolleranza contro la quale avevano originariamente protestato: ne sono


Nel frattempo in alcune importanti città libere dell’impero – prima a vittime i
molti filoni di pensiero e pratica religiosa che scaturiscono dalla libera
Basilea, poi a Strasburgo (dove è influente la predicazione del riformatore
interpretazione delle Scritture. Diventano vittime di persecuzioni non solo gli
Martin Bucer) e infine a Ginevra – opera il riformatore francese Giovanni
anabattisti, ma anche gli antitrinitari, come i fratelli senesi Fausto e Lelio
Calvino (1509-64). Fondandosi sul pensiero di Lutero, Calvino rielabora in
Sozzini – esuli in Polonia e in Transilvania –, sostenitori, sulla base dei testi
modo originale la visione protestante, accentuando l’idea della
predestinazione.

sacri, di un razionalismo religioso e della trasformazione della confessione


Solo il Signore conosce quali anime verranno salvate e quindi chi sono gli
eletti cristiana in principio etico, e portavoce di principi di tolleranza negati
tanto alla salvezza eterna e chi i dannati. Agli uomini non resta che avere
fede e nell’Europa cattolica che in quella protestante.

dimostrare, non già con opere di carità, ma con la loro intera esistenza
terrena, In tutta l’Europa centro-settentrionale la diffusione del movimento
di appartenere al novero dei primi e non a quello dei secondi. La vocazione,
protestante procede con grande rapidità durante la prima metà del XVI
secolo.

ossia la chiamata di Dio a svolgere con zelo il proprio ruolo nella società, Il
luteranesimo diviene religione ufficiale nel regno di Svezia con la
separazione comporta l’esigenza di fare bene il mestiere che è stato
assegnato a ciascuno e di dalla Danimarca e l’ascesa al trono di Gustavo
Vasa (1523) e poi anche in suscitare ammirazione e rispetto in tutti gli altri
membri della comunità. Gli Norvegia, Islanda e Danimarca. Le idee di
Calvino, grazie soprattutto alla forte eletti, per Calvino, vanno riconosciuti –
come voleva Gesù Cristo – dai loro spinta alla predicazione del nuovo
messaggio riformato e all’intenso frutti, dal buon esito delle loro azioni del
mondo, non certo da occasionali proselitismo, conoscono un notevole
successo al di fuori di Ginevra. Gli stessi opere di bene. In ciò gli individui
sono sorretti e sorvegliati da una comunità scritti di Calvino, tra i quali
spicca la Istituzione della religione cristiana (1536), che vigila sulla moralità
individuale ed esercita una fortissima pressione contribuiscono a tale
successo. Intensa è l’opera di diffusione del messaggio regolatrice sui
singoli.

calvinista in Francia, dove i calvinisti vengono chiamati ugonotti, nei Paesi


A partire dal 1541 Ginevra, sotto la ferma guida di Calvino, dopo un lungo
Bassi e in Polonia. In Scozia il calvinismo si radica profondamente a seguito
periodo di dispute e di conflitti intestini, diviene così un esempio di città della
predicazione di John Knox (1513-72), che riorganizza, sulla base del
cristiana per tutti i protestanti di lingua francese, la realizzazione terrena del
modello ginevrino, la Chiesa locale. In Italia, in alcune valli piemontesi

«regno di Dio». Calvino stesso elabora le regole dell’organizzazione civile


ed all’interno del ducato di Savoia, dall’adesione al calvinismo trae nuovo
slancio ecclesiastica della nuova «comunità di santi», realizzando una
fusione del potere un movimento religioso, quello valdese, originato nel
Medioevo dalla civile e di quello religioso che trova la sua massima
espressione nel Concistoro.

predicazione spiritualista di Valdo di Lione (1140-1207) e sopravvissuto Si


tratta di un’istituzione, vero vertice della comunità, formata dai magistrati
malgrado la repressione cattolica.

del Consiglio cittadino e dai pastori, ossia uomini devoti che affiancano alla
propria attività lavorativa e al ruolo di capifamiglia la predicazione e
l’amministrazione del culto riformato. Al Concistoro spetta il compito di
sovrintendere al buon andamento della Chiesa riformata e di reprimere, per
5.5. L’anglicanesimo

Nonostante i successi della Riforma, nessuno dei maggiori regni lento


avvicinamento al movimento protestante, mediante l’adozione di un
dell’Europa cattolica abbraccia, in un primo tempo, il protestantesimo. Il
nuovo libro di preghiere, il Book of Common Prayer, del 1549, generalmente
sovrano d’Inghilterra Enrico VIII Tudor (cfr. supra, cap. 1) si schiera anzi
attribuito all’arcivescovo Cranmer, nel quale vengono eliminati tutti gli
aspetti apertamente contro le idee luterane, scrivendo un trattato in difesa
dei sette considerati superstiziosi nel culto, reso più semplice e da celebrare
in inglese.

sacramenti, a seguito del quale papa Leone X lo insignisce del titolo


onorifico Curiosamente, il movimento protestante, diffusosi in tutt’Europa a
partire di defensor fidei, difensore della fede. Presto però Enrico VIII avverte
da istanze dal basso e nutritosi di adesioni spontanee, si afferma viceversa in
l’importanza dell’occasione che la diffusione delle idee protestanti gli offre:
la uno dei più importanti regni del continente sulla base di una decisione
presa possibilità di ridurre l’influenza del papato sulla politica e sulla
società inglese.

dall’alto, da un sovrano, per ragioni squisitamente politiche ed economiche.


Si Uno degli ambiti in cui si esprimeva tale influenza era la politica
matrimoniale tratta di un segnale preciso. La frattura protestante,
indebolendo la presa della dinastia. Il divieto di divorziare, o quello di
sposare consanguinei, politico-sociale e istituzionale della Chiesa, rende la
sfera religiosa un ambito permette alla Chiesa di esercitare un controllo
sulle scelte dei sovrani, aperto allo scontro politico.
riservandosi all’occorrenza la possibilità di concedere le dispense
matrimoniali, in teoria annullamenti del vincolo nuziale, in pratica forme
discrezionali di divorzio mascherato. Attraverso tale regolazione della sfera
privata e familiare dei monarchi il papato ne condiziona la politica
dinastica.

Bibliografia

Di fronte alla richiesta di Enrico VIII di annullare le nozze con la moglie,


Caterina d’Aragona, dalla quale il re teme di non poter avere un erede
maschio, P. Adamo, La città e gli idoli. Politica e religione in Inghilterra,
1524-1572, Unicopli, Milano il pontefice Clemente VII oppone una tattica
attendista: una decisione 1999.

favorevole al sovrano inglese è osteggiata dall’imperatore Carlo V, di cui R.


Bainton, Martin Lutero, Einaudi, Torino 1960 (ed. or. 1950).

Caterina è la zia. Il monarca inglese ne approfitta per procedere a una


rottura Id., La riforma protestante, Einaudi, Torino 1994 (ed. or. 1952).

del legame di sudditanza spirituale alla Chiesa romana. Enrico, oltre a


risolvere P. Blickle, La riforma luterana e la guerra dei contadini, Il Mulino,
Bologna 1983 (ed. or.

il proprio problema matrimoniale – divorzia infatti da Caterina e sposa Anna


1981).

Bolena – con l’approvazione del Parlamento, emana nel 1534 l’ Atto di W.J.
Bouwsma, Giovanni Calvino, Laterza, Roma-Bari 1993 (ed. or. 1988).

supremazia, con il quale il sovrano inglese si proclama unico e supremo


capo D. Cantimori, Umanesimo e religione nel Cinquecento, Einaudi, Torino
1971.

J. Delumeau, La riforma, Mursia, Milano 1988 (ed. or. 1965).

della Chiesa d’Inghilterra, assegnando all’arcivescovo di Canterbury,


primate H.A. Oberman, Martin Lutero. Un uomo tra Dio e il diavolo,
Laterza, Roma-Bari 1987 (ed.

d’Inghilterra, il governo degli affari ecclesiastici. Per la prima volta un


sovrano or. 1979).

cristiano riunisce nelle proprie mani potere politico e autorità religiosa. Da


un Id., La riforma protestante da Lutero a Calvino, Laterza, Roma-Bari 1989
(ed. or. 1986).

punto di vista dottrinale, la nuova Chiesa d’Inghilterra non conosce H.


Schilling, Ascesa e crisi. La Germania dal 1517 al 1648, Il Mulino, Bologna
1999 (ed.

innovazioni, se non l’introduzione della Bibbia in inglese, voluta or. 1996).

dall’arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer. La rescissione del legame


L. Schorn-Schütte, La Riforma protestante, Il Mulino, Bologna 1998 (ed. or.
1996).

con la Santa Sede consente però alla monarchia di procedere alla


soppressione degli Ordini religiosi, da cui conseguono l’incameramento e la
messa in vendita delle loro ingenti proprietà terriere. Ciò da un lato
rimpingua le casse reali, duramente provate dalle guerre con la Francia,
dall’altro consente la formazione di un ceto di piccoli e medi nobili
proprietari fondiari, leali verso la corona e sostenitori della nuova
confessione religiosa.

D’altra parte Enrico VIII mantiene la gerarchia ecclesiastica e il clero


parrocchiale come ordine separato, essendo ben conscio che essi
rappresentano ora uno strumento utile al rafforzamento della monarchia.
Solo durante il breve regno di Edoardo VI Tudor (1547-53) la Chiesa
d’Inghilterra inizia un

6. La frontiera mediterranea e l’impero militare, che si viene consolidando


fra Quattro e Cinquecento grazie all’azione legislativa dei diversi sultani e
che raggiunge il culmine con Solimano il ottomano

Magnifico, detto Qanuni, il legislatore. Al vertice di un impero vastissimo e


abitato da popolazioni assai diverse per lingua e tradizioni, unite solo dalla
fede musulmana, e tra le quali per giunta vi sono cospicue minoranze
religiose (ebrei, cristiani cattolici e ortodossi), vi è il sultano: egli è il capo
supremo e detiene un’autorità assoluta in ogni ambito, eccezion fatta per
quello religioso, dove vige la legge del Corano. La sua reggia è il palazzo di
Topkapi a Istanbul, la cui parte interna è riservata alle stanze private, all’
harem dove, sotto il controllo della regina madre e la sorveglianza di diversi
eunuchi, vivono mogli e concubine del sovrano. In questa ala ha sede anche
la scuola dei paggi di corte, reclutati mediante la selezione di giovani schiavi
dalle famiglie cristiane dei Balcani, avviati al servizio del sultano per essere
destinati, una volta convertiti all’islam e se dotati delle necessarie qualità, a
ricoprire cariche amministrative di prestigio. La parte esterna del palazzo è
la sede del governo centrale: vi si trova la sala del divan o del Gran
consiglio centrale, presieduto dal gran visir.

Questi è una figura fondamentale, poiché viene scelto personalmente dal 6.1.
L’impero ottomano

sultano, che gli affida il proprio sigillo: egli detiene un potere pari a quello
del suo sovrano, che può destituirlo in qualsiasi momento dal suo incarico e
A metà del Cinquecento la grande espansione ottomana sul Mediterraneo,
decidere – come accade il più delle volte – di condannarlo a morte.
Attorniano cominciata nel 1453 con la conquista di Costantinopoli, può dirsi
conclusa.

il gran visir altri funzionari incaricati di singoli settori di governo (ad


esempio il Grazie all’azione militare di Maometto II (1451-81), di Bayezid II
(1481-1512) capo della cancelleria imperiale) e alcuni visir cui di volta in
volta vengono e soprattutto di Solimano il Magnifico (cfr. supra, cap. 1), il
dominio dei sultani attribuiti incarichi diplomatici e politici delicati. Dai
membri del divan si si estende dalle frontiere del Marocco fino al confine con
la Persia, dalle regioni diparte la capillare amministrazione che si estende a
tutte le province balcaniche alle rive del Mar Nero fino ad Aden. L’impero
ottomano è, quindi, dell’impero, a capo delle quali vi sono i governatori e,
sotto di loro, i una potenza di prima grandezza, sia dal punto di vista
territoriale sia da quello responsabili dei distretti. Partecipano al divan,
inoltre, il qapudan pascià, grande politico e militare. Al suo interno si
trovano, infatti, i territori che mettono in ammiraglio della flotta, e l’ agha, il
comandante dei giannizzeri. Le forze navali contatto il Mediterraneo con
l’Oceano Indiano, importantissimi dal punto di dell’impero sono costituite
nel Cinquecento da circa 200 galere da vista commerciale per raggiungere
l’India, e le piste carovaniere che, attraverso combattimento, che vengono
spesso affiancate durante le fasi di espansione la Persia, collegano l’Asia
centrale con il Mediterraneo (cfr. supra, cap. 3).

dalle navi dei corsari nord-africani. I giannizzeri compongono il più Agli


occhi dei contemporanei occidentali, l’impero ottomano da un lato
importante dei corpi di fanteria dall’esercito ottomano e ne costituiscono
suscita meraviglia per la grande capacità di espansione e per le doti dei suoi
l’elemento meglio addestrato: si tratta di uomini tolti giovanetti a famiglie
condottieri, ammiragli e mercanti, dall’altro evoca un diffuso timore in
quanto cristiane delle terre balcaniche, sottoposti a una dura preparazione e
disciplina potenza politica di religione musulmana. La società cristiana
guarda con paura militari; sono votati al celibato e fedeli in modo assoluto
al sultano. A livello alla potenza del sultano di Istanbul e ai corsari nord-
africani suoi tributari, locale, invece, l’organizzazione militare ottomana si
basa sul timar, ossia sulle responsabili di sanguinose scorrerie sulle coste
italiane e iberiche (cfr. supra, terre affidate a cavalieri ( sipahi) perché ne
riscuotano parte delle tasse e cap. 1).

provvedano a sistemarvi un numero adeguato di soldati.

Alla base della potenza ottomana vi è l’organizzazione amministrativa e


Dato che la religione ufficialmente professata all’interno dell’impero è
quella musulmana (in maggioranza sunnita), la base del diritto vigente è
costituita dal

Corano. Ne consegue che i qadi, giudici, si formano in scuole specializzate


potenza della casa d’Asburgo non finisce con la morte di Carlo V: i suoi
domini dove insegnano gli ulema, esperti di diritto. Qadi e ulema
appartengono a un vengono da lui stesso suddivisi tra il fratello Ferdinando
e il figlio Filippo negli corpo ordinato gerarchicamente al cui vertice vi è il
müfti di Istanbul, la più alta anni 1556-58 (cfr. supra, cap. 1). Al primo, già
re di Boemia e di Ungheria, autorità religiosa dell’impero. Il ruolo dei qadi è
rilevante, in quanto essi sono toccano i territori ereditari dell’area austriaca
e l’appoggio nell’ascesa al trono presenti nelle diverse città e hanno il
compito non solo di far rispettare la imperiale; al secondo vanno la
Castiglia, con le sue colonie americane, legislazione coranica in ambito
religioso, ma anche di vigilare nella sfera civile, l’Aragona, i Paesi Bassi, la
Franca Contea, lo Stato di Milano, il regno di sulla legalità del commercio,
sui mercati e sul rispetto della moralità.

Napoli e quello di Sicilia. Quella su cui regna Filippo II d’Asburgo è una


vasta Malgrado la dinastia regnante sia musulmana e la vita pubblica sia
regolata aggregazione di territori fra loro non contigui e diversi per leggi,
lingua, dalla legge coranica, all’interno dell’impero ottomano vige una
grande tradizioni e consuetudini. In ciascuno di essi, al momento di
assumerne la tolleranza religiosa. È vero che i diversi sultani procedono a
trasformare alcune corona, Filippo si è impegnato a rispettare leggi,
istituzioni e consuetudini.

chiese di particolare prestigio in moschee (come accade alla basilica di


Santa Pertanto, la «monarchia composita» (cfr. supra, cap. 1) di Filippo II
trova i suoi Sofia dopo la conquista di Costantinopoli) e decidono
l’edificazione a Istanbul unici elementi comuni nella persona del sovrano e
nella religione cattolica, di numerosi edifici religiosi, così da farne uno dei
grandi centri dell’islam; professata con grande fervore dal monarca e,
almeno nominalmente, da tutti i tuttavia, i governanti ottomani non nutrono
né mai nutriranno alcun interesse sudditi dei suoi regni e domini. Perciò essa
è detta monarchia cattolica (cfr.

alla conversione di chi professa una fede differente, così come non intendono
infra, cap. 8).

cancellare le peculiarità delle diverse popolazioni che vivono all’interno dei


Dopo la pace di Cateau-Cambrésis (1559), che sancisce la pace con la
confini imperiali. Ciascuna popolazione sottomessa al dominio ottomano
Francia e il passaggio della penisola italiana nella sfera d’influenza
asburgica, la conserva la propria lingua, la religione e le proprie tradizioni.
Le comunità lotta all’eresia protestante rappresenta la priorità per Filippo
II. Se infatti la fede religiose minoritarie – ebraiche e cristiane di rito
armeno o greco-ortodosso –
cattolica è il cardine della sua monarchia, è evidente che ortodossia
religiosa e sono organizzate in millet («nazione» nell’accezione medievale
del termine, che fedeltà al principe si configurano come due facce della
stessa medaglia.

identifica un gruppo di individui appartenenti a un’unica matrice etnico-


Strumento primario per combattere la diffusione delle idee riformate
linguistico-corporativa), a base urbana e governati dalle rispettive autorità
all’interno della Castiglia, dell’Aragona (nella cui corona è compresa la
religiose, come ad esempio il rabbino capo per gli ebrei o il patriarca per i
Sardegna) e della Sicilia è il tribunale dell’Inquisizione spagnola, nato nel
1478

cristiani, che sono responsabili della propria comunità dinanzi alle autorità
(cfr. supra, cap. 1) per giudicare e reprimere tutti i comportamenti e le
dottrine locali e imperiali.

eterodosse. Tale istituzione ha al proprio vertice un inquisitore generale che


Nella sfera amministrativa l’intera popolazione dell’impero ottomano è non
viene nominato dal papa, come avviene – con alcune eccezioni – negli
classificata in due gruppi principali. Il primo, quello degli ’askeri, cioè
soldati, altri tribunali inquisitoriali del mondo cattolico, ma dal sovrano. A
sua volta, comprende tutti coloro che esercitano una funzione, sia essa
militare, civile o l’inquisitore generale è affiancato da un consiglio di
nomina regia (il Consejo de religiosa, al servizio del sultano; la maggior
parte dei membri di tale categoria è la Suprema y General Inquisición): in
questo modo Filippo II dispone di un esente dalle imposte. Del secondo
gruppo, quelli dei re’aya, cioè i sudditi, importante strumento giuridico non
indirizzato alla repressione di reati penali, fanno parte i contadini, gli
artigiani, i mercanti e quanti non sono di fede ma al controllo delle coscienze
e dei comportamenti dei sudditi. L’efficacia musulmana: tutti costoro sono
obbligati al pagamento delle imposte.

dell’Inquisizione spagnola non è provata solo dall’alto numero di condanne


a pene che arrivano spesso alla morte, ma anche dal timore che essa, con le
sue procedure segrete e rigorose, è in grado di suscitare. Non a caso Filippo
II e i suoi ministri cercano di introdurre l’Inquisizione «al modo di Spagna»
nello 6.2. La monarchia cattolica di Filippo II
Stato di Milano (1563-64), provocando la durissima opposizione delle
istituzioni locali, che obbligano il sovrano a rinunciare al suo piano. In
quegli A fronte della realtà composita dell’impero ottomano, l’Europa
conosce il stessi anni, le voci circa la volontà di Filippo II di introdurre
l’Inquisizione lento tramonto dell’idea d’impero universale cristiano di
Carlo V. Tuttavia la spagnola a Napoli e nei Paesi Bassi provocano
analoghe crisi nei rapporti con i sudditi e le élites locali, contribuendo, nel
caso neerlandese, ad alimentare le

agitazioni che condurranno all’esplosione di una vera e propria ribellione


complessità dell’agire politico della maggiore potenza europea del contro la
corona (cfr. infra, cap. 9).

Cinquecento.

Il Consejo de Inquisición è uno dei più importanti consejos (consigli) di cui si


Nel quadro della politica di Filippo II alla penisola italiana è riservato il
avvale il monarca: si tratta di organismi composti da aristocratici,
ecclesiastici e ruolo di bastione della monarchia nello scacchiere del
Mediterraneo. Qui il letrados, ossia esperti di diritto e di amministrazione,
che forniscono al re i loro sovrano mira a garantire la stabilità politica e
sociale e la sicurezza militare dei pareri sulle diverse questioni che questi
sottopone loro. I consejos che si vanno territori da lui governati, nonché a
tutelare i propri interessi nei rapporti con gli articolando sin dall’epoca dei
re cattolici e che conoscono un ruolo crescente Stati di grandi o piccole
dimensioni che conservano la propria indipendenza con Carlo V, durante il
regno di Filippo II si caratterizzano a seconda delle (repubblica di Venezia,
ducato di Savoia, repubblica di Genova, ducato di competenze per materia o
per territorio. Al primo tipo appartengono il Consejo Mantova, ducato di
Parma e Piacenza, ducato di Modena e Stato pontificio). A de Estado e il
Consejo de Guerra, gli unici composti quasi esclusivamente da tale fine
Filippo II ricorre a una strategia, che sarà seguita anche dai suoi nobili, che
hanno il compito di discutere e avanzare proposte su problemi successori,
basata ora sull’esercizio sapiente di pressioni militari e diplomatiche,
relativi al governo dell’intera monarchia cattolica: l’uno per le questioni ora
sul ricorso ad accordi, ora sull’elargizione di titoli, onori e pensioni assai
eminentemente politiche e l’altro per quelle militari. Al Consejo de Hacienda
ben accetti ai principi e ai gruppi aristocratici italiani (cfr. supra, cap. 2).

spetta la competenza sulle questioni finanziarie, mentre il Consejo de


Ordenes Un’altra ragione fondamentale per la continua ricerca di paz y
quietud (pace e vigila per conto del sovrano sul complesso mondo degli
ordini militari tranquillità) nella penisola è legata allo scoppio della rivolta
dei Paesi Bassi castigliani di Santiago, Calatrava e Alcántara. Al secondo
tipo appartengono il (1566-67) e dal lungo conflitto che vi prende avvio (cfr.
infra, cap. 9). L’Italia Consejo de Castilla, che si occupa del governo
castigliano, quello de Aragón, così settentrionale – in special modo il ducato
di Milano – viene a costituire un come il Consejo de Indias, che si occupa di
quanto concerne le colonie vitale nodo di comunicazioni e di base logistica
per l’invio di truppe nei teatri americane. Infine vi è il Consejo de Italia,
incaricato di consigliare il sovrano bellici del Nord Europa. Di qui la
necessità di mantenere la stabilità politica e nelle questioni relative al
governo del regno di Sicilia, del regno di Napoli e territoriale di quest’area
e, più in generale, di tutta la penisola. A partire dal dello Stato di Milano. Ad
esso si aggiungeranno negli anni Ottanta del 1559 la presenza spagnola in
Italia si configura quindi non come un regime di Cinquecento il Consejo de
Portugal e quello de Flandes (Paesi Bassi).

occupazione, ma come una sorta di «sistema» di Stati che riconoscono il Il


meccanismo di funzionamento di queste istituzioni prevede che esse, proprio
legittimo sovrano in Filippo II e nella sua discendenza, conservando la dietro
richiesta del sovrano o di propria iniziativa, stilino un parere articolato su
propria fisionomia istituzionale e sociale. Su questa propensione alla
stabilità e singole questioni, la consulta. Questo documento viene inviato al
monarca, che al rispetto delle consuetudini e delle leggi di ogni realtà
politico-territoriale si lo esamina ed esprime la sua decisione annotandola
personalmente in calce.

innestano le priorità della monarchia, i cui interessi non risiedono Quindi,


esso ritorna al Consejo da cui proviene, che, sulla base di quanto
esclusivamente nella penisola iberica.

stabilito dal re, redige un decreto, una lettera o un ordine che, una volta
siglato da Filippo II, viene trasmesso – a seconda dei casi – a sovrani e
ministri stranieri oppure a viceré, governatori, ufficiali, istituzioni locali o
singoli sudditi della monarchia. A differenza del padre, sovrano con una
corte itinerante, Filippo II 6.3. L’azione di Filippo II nel Mediterraneo

stabilisce la propria residenza in Castiglia e, nel 1561, fissa la sede della


propria corte a Madrid, un piccolo borgo al centro della penisola iberica.
Dal suo La pace conclusa sul continente europeo consente a Filippo II di
monumentale palazzo dell’Escorial, nei pressi di Madrid, il sovrano –

concentrare le energie della monarchia nel bacino del Mediterraneo. Qui


circondato da cortigiani, ministri e consiglieri – governa la monarchia
cattolica infatti l’impero ottomano prosegue nella politica espansionistica,
con con una circospezione che gli vale la definizione di rey prudente, ma
finisce per l’appoggio delle flotte che la pirateria nord-africana utilizza per
le sue scorrerie creare non pochi problemi. Se infatti ai tempi lunghi delle
comunicazioni ai danni dei navigli e delle terre cristiane. Primo atto di
Filippo II è la dell’epoca – per cui un dispaccio impiegava venti giorni da
Madrid a Bruxelles controffensiva contro le basi della pirateria. Tuttavia la
spedizione (1560) per

– si sommano i tempi necessari perché un problema venisse discusso dai


occupare l’isola di Gerba, di fronte alle coste africane e di notevole
importanza Consejos del sovrano e infine fosse presa una decisione, risulta
evidente la

strategica per riconquistare la città di Tripoli – presa da Carlo V nel 1535 e


poi non rappresenta certamente un pericolo per la corona (sono circa 300-
400.000

perduta nel 1551 –, si rivela un autentico fallimento: la flotta cristiana viene


unità verso il 1570), ma vi sono parecchi timori circa la loro effettiva prima
sconfitta e poi distrutta da una violentissima tempesta (cfr. supra, cap. 1).

assimilazione alla cultura cattolica e la loro fedeltà. La conversione forzata


non Negli anni seguenti riprende inarrestabile l’offensiva ottomana: nel 1563
gli ha infatti cancellato né l’uso della lingua araba né il mantenimento delle
ottomani attaccano la fortezza nord-africana di Orano e nel 1565 l’isola di
tradizioni, dei costumi e dell’abbigliamento musulmani. Inoltre il fatto che i
Malta, che viene valorosamente difesa dai cavalieri dell’Ordine di Malta.
moriscos vivano prevalentemente nella parte meridionale della penisola
iberica Nel 1570 le potenti forze ottomane avviano la conquista dell’isola di
Cipro, (Granada, Valencia e Aragona) fa temere – vista anche la diffusione
nel uno dei maggiori possedimenti della repubblica di Venezia, assai
rilevante per banditismo in tali regioni – l’esistenza di legami con la
pirateria nord-africana o la produzione di zucchero, sale e cotone.
Nell’agosto 1571 cade l’ultimo addirittura con l’impero ottomano. Anche in
questo caso il semplice sospetto baluardo veneziano nell’isola, la città di
Famagosta: la popolazione cipriota, da di comportamenti eterodossi in
ambito religioso giustifica la preoccupazione lungo tempo sfruttata dai
veneziani, assiste indifferente allo sterminio delle per la lealtà dei sudditi
verso il sovrano.

forze della Serenissima. L’impero ottomano si annette così un territorio di In


concomitanza con il profilarsi della nuova fase di espansione ottomana,
grande importanza strategica ed economica nel Mediterraneo.

Filippo II intraprende pertanto una nuova campagna contro l’utilizzo della


Tutti questi avvenimenti sono fonte di estrema preoccupazione in tutta lingua
araba e per cancellare i molti elementi della religione musulmana ancora
l’Europa cristiana e soprattutto per la Santa Sede, che vede nell’avanzata
presenti nella vita dei moriscos. Nonostante la protezione accordata da
ottomana una minaccia mortale all’esistenza stessa della religione cattolica.

importanti aristocratici, la politica di assimilazione forzata nei confronti dei


Decisivo è il ruolo di papa Pio V (Michele Ghislieri, 1566-72) nello spronare
i moriscos viene applicata senza eccezioni, con l’unico risultato di far
scoppiare, principi cristiani alla crociata contro il pericolo «turco». Egli
propone di creare nel 1568, una vasta rivolta nella regione di Granada. Per
tre anni la zona un’alleanza tra tutti i sovrani che si faccia carico di armare
una flotta per montuosa delle Alpujarras diviene così teatro di una vera e
propria guerra che combattere le forze ottomane. Malgrado gli appelli del
pontefice, il cattolico oppone migliaia di ribelli a un intero esercito inviato
dalla corona. Solo nel Filippo II appare stranamente renitente. A impedire
che il sovrano decida di 1570 Filippo II riesce a venire a capo della
sollevazione e decide la muovere guerra all’impero ottomano vi sono
considerazioni di carattere deportazione e la dispersione dei moriscos in
tutto il territorio della Castiglia. In politico e finanziario. Anzitutto la
tradizionale aspirazione delle corone questo modo si dà una risposta al
problema della sicurezza del litorale iberiche è più quella di rendere sicuro il
Mediterraneo occidentale e di meridionale, ma non alla questione
fondamentale dell’esistenza nel cuore della assicurarsi il controllo dei porti
chiave della costa del Nord Africa, sbaragliando monarchia di una
minoranza refrattaria alla cancellazione della propria identità la pirateria,
che di intraprendere una guerra contro un nemico potente come il culturale e
religiosa.

sultano ottomano. In secondo luogo l’esplosione della rivolta nelle Fiandre


Solo nella tarda primavera del 1571, dopo laboriose trattative diplomatiche
spingono Filippo II e una parte dei suoi consiglieri a privilegiare lo
scacchiere (anche circa la ripartizione delle spese militari), viene stipulata
tra papa Pio V, la nord-europeo. Infatti la guerra ha costi assai elevati:
armare eserciti e flotte repubblica di Venezia e Filippo II un’alleanza contro
gli ottomani, detta Lega implica per la monarchia di Filippo II sostenere
enormi spese che gravano in santa, cui aderiscono anche la repubblica di
Genova, i duchi di Savoia e di massima parte sulle finanze della corona di
Castiglia. Questa, nonostante l’oro Toscana e l’Ordine di Malta, mentre non
dà la propria adesione la Francia, e l’argento che giunge dalle colonie
americane, non dispone di risorse illimitate tradizionale alleata europea del
sultano di Istanbul. Nell’estate dello stesso anno e neppure sufficienti a
mantenere per lungo tempo flotte ed eserciti in diversi la flotta della Lega
prende il largo dal porto di Messina per soccorrere l’ultimo scacchieri
europei e si trova quindi costantemente sull’orlo della bancarotta caposaldo
veneziano a Cipro, che in realtà è già caduto nelle mani delle forze (cfr.
infra, cap. 10).

ottomane.

Un’altra ragione che trattiene Filippo II dall’accogliere gli appelli papali


per una nuova crociata contro il pericolo ottomano è di ordine interno. Da
tempo le autorità politiche ed ecclesiastiche spagnole sono in allarme a
causa dei moriscos, discendenti delle popolazioni di fede musulmana
costretti a convertirsi 6.4. Guerra e guerriglia: le grandi battaglie e le
piccole scorrerie al cristianesimo (in Castiglia nel 1502 e in Aragona nel
1525). Il loro numero

Dopo numerose incertezze, il comando della Lega santa decide di cercare lo


In questo periodo, il Mediterraneo torna a essere il mare dei commerci e
scontro con la flotta del sultano Selim II. La battaglia navale fra le due
armate si della pirateria endemica, praticata con uguale intensità da
cristiani e svolge nelle acque del golfo di Patrasso, presso Lepanto, il 7
ottobre 1571.

musulmani. In Africa settentrionale le città barbaresche (Algeri, Tunisi, Sotto


il comando di Giovanni d’Austria (1545-78), fratellastro di Filippo II, alla
Tripoli), formalmente soggette al sultano di Istanbul, continuano la loro
flotta cristiana formata da 208 navi arride la vittoria dopo un lungo e
redditizia attività corsara a danno delle coste e delle rotte commerciali
sanguinoso combattimento contro le 230 navi ottomane.

dell’Europa mediterranea. Spesso i pirati saraceni si trovano in concorrenza


con Malgrado l’esultanza del mondo cattolico, la pur importante vittoria di
gli stessi navigli cristiani dell’Ordine di Malta o di quello di Santo Stefano,
Lepanto non viene sfruttata dalla Lega, che si dissolve rapidamente a causa
dei ugualmente dediti a simili attività, rivolte contro il «nemico» nord-
africano e profondi dissensi fra Venezia e la Spagna, legati ai diversi
interessi strategici. La ottomano e talora contro navi e merci europee. Da
ambedue le parti, le attività Serenissima preferisce, infatti, concludere una
pace separata con gli ottomani di «corsa» hanno come scopo non solo
l’acquisizione di beni materiali, ma rinunciando a Cipro in cambio di
garanzie per la sicurezza dei propri anche di prigionieri, sia uomini che
donne, da destinare alla schiavitù e spesso commerci (1573). Le forze
asburgiche, sempre sotto la guida di Giovanni ai lavori forzati sulle galere a
remi o dai quali – nel caso si tratti di persone d’Austria, si concentrano
invece sulla riconquista di Tunisi (1574), che però, facoltose – ricavare un
riscatto.

l’anno dopo, viene nuovamente perduta. Inoltre le esigenze del conflitto in


atto A partire dalla fine del Cinquecento e per tutto il secolo seguente il nelle
Fiandre spingono Filippo II a disimpegnare le proprie forze dall’area
Mediterraneo, quindi, non è più teatro di grandi scontri fra europei e
mediterranea.
ottomani. L’irrigidirsi dell’ortodossia e il diffondersi di un clima di
intolleranza Il successo di Lepanto non costituisce quell’evento epocale che
sin da allora all’interno del mondo cattolico contribuiscono semmai a fare di
quest’area si è voluto propagandare. Infatti, così come la vittoria dei franchi
sugli arabi a marina una frontiera religiosa e culturale relativamente
permeabile. Al di là dei Poitiers, nell’VIII secolo, la battaglia di Lepanto è
assurta, nella propaganda grandi e piccoli conflitti e della diffidenza che le
differenze religiose vanno politica e religiosa del mondo cattolico, a vero e
proprio mito che simbolizza il alimentando, la tradizionale fitta rete di
scambi commerciali si mantiene trionfo dell’Europa cristiana contro una
supposta invasione musulmana. In sostanzialmente intatta nel corso dei
decenni. Si diffonde però anche un realtà la perdita della flotta e degli
uomini fu un colpo notevole per la politica fenomeno al contempo culturale e
religioso, quello delle conversioni di ottomana, ma l’esaurimento del
conflitto nel Mediterraneo fu dovuto a ben europei cattolici all’islam. Accade
spesso che schiavi cristiani per sfuggire altri fattori: da un lato il prevalere
di diversi orientamenti strategici da parte dei un’esistenza miserevole in
terra ottomana accettino di convertirsi e membri della Lega santa e,
dall’altra, il riaccendersi della guerra tra l’impero intraprendano carriere al
servizio dei sultani che li portano ai vertici ottomano e la Persia portano a
un ridimensionamento della grande dell’amministrazione imperiale, come ad
esempio Uluj Ali, l’unico ammiraglio conflittualità politica e militare nel
Mediterraneo. Tanto la monarchia cattolica della flotta ottomana che riesce
a salvare la propria squadra a Lepanto, quanto l’impero ottomano devono
fare i conti con l’esigenza di spostare originario della Calabria e destinato a
diventare grande ammiraglio dell’impero, uomini e risorse su altri teatri
bellici. Ciò spiega perché nel 1581 Filippo II e il compiendo un’ascesa
sociale impensabile per l’Europa del tempo.

sultano Selim III (1574-94) siglino una tregua che verrà sempre rinnovata
negli anni successivi.

Al momento della firma di tale accordo l’attenzione di Filippo II è


concentrata sull’acquisizione della corona del Portogallo. Negli anni
successivi Bibliografia

sono i grandi conflitti in atto in Europa settentrionale – dalla Francia alle


Fiandre sino allo scontro con l’Inghilterra (cfr. infra, cap. 8) – a
condizionare la B. Bennassar, Storia dell’Inquisizione spagnola, Rizzoli,
Milano 1994 (ed. or. 1979).

politica internazionale di Filippo II. Enormi risorse vengono profuse dalla B.


Bennassar, L. Bennassar, I cristiani di Allah, Rizzoli, Milano 1991 (ed. or.
1989).

corona in tali conflitti: basti pensare al costo sostenuto per la costruzione


della S. Bono, Corsari nel Mediterraneo. Cristiani e mussulmani fra guerra,
schiavitù e commercio, Invencible Armada, la poderosa flotta realizzata per
invadere l’Inghilterra di Mondadori, Milano 1993.

Elisabetta I, che subisce però, nel 1588, una disastrosa e cocente sconfitta
nelle Id., Schiavi mussulmani nell’Italia moderna, ESI, Napoli 1999.

acque della Manica.

F. Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II, 2 voll.,


Einaudi, Torino

1986 (ed. or. 1949).

7. La Chiesa in armi: l’Europa della

J.H. Elliott, La Spagna e il suo mondo 1500-1700, Einaudi, Torino 1996 (ed.
or. 1993).

M. Knapton, Apogeo e declino del Mediterraneo, in Storia moderna,


Donzelli, Roma 1998, pp.

Controriforma

155-82.

J. Martínez Millán (a cura di), La corte de Felipe II, Alianza, Madrid 1994.

Id. (a cura di), Felipe II (1527-1598). Europa y la Monarquía Católica, 4


voll., Parteluz, Madrid 1998.
G. Parker, Un solo re, un solo impero. Filippo II di Spagna, Il Mulino,
Bologna 2005 (ed. or.

1978).

G. Ricci, Ossessione turca, Il Mulino, Bologna 2002.

I.A.A. Thompson, War and Government in Habsburg Spain (1560-1620),


Athalon Press, London 1976.

7.1. Il Concilio di Trento

Una delle vie per risolvere il problema protestante sarebbe stata la


convocazione di un concilio ecumenico. Nella Chiesa cristiana delle origini il
concilio, ossia la riunione straordinaria di tutti i vescovi – a quel tempo eletti
dalle singole comunità –, costituiva la massima autorità ecclesiastica. Con il
successivo prevalere dell’autorità papale romana, i concili divennero sempre
meno frequenti, anche se ancora sporadicamente convocati dai papi per
discutere importanti questioni teologiche. Malgrado i papi avessero
combattuto e prevalso sulle dottrine conciliariste, sviluppatesi nel corso del
XV

secolo e affermanti la supremazia del concilio sull’autorità papale, era


sopravvissuta una sotterranea convinzione che il concilio rappresentasse
l’unica istanza in grado di porre rimedio alla frattura della cristianità.

È naturale così che, di fronte al diffondersi delle dottrine protestanti, si


faccia strada l’ipotesi di un concilio come unica assise capace di porre fine
ai dissidi religiosi e ricomporre l’unità del mondo cristiano. Tuttavia,
sebbene lo stesso Carlo V propugni sin dall’inizio della Riforma luterana
l’esigenza di convocare un concilio ecumenico, né Leone X né Clemente VII
vi accondiscendono: troppo forte è il timore di una rinascita del
conciliarismo e troppo decisa è l’opposizione degli ambienti curiali,
preoccupati di essere il primo bersaglio delle istanze riformatrici. In effetti
solo con papa Paolo III

(Alessandro Farnese, 1534-49) il concilio viene prima annunciato, poi


L’imperatore, che aveva ritenuto di potere esercitare una certa tutela sul
convocato una prima volta a Mantova (1536) e quindi rinviato varie volte
fino concilio, non ha tenuto bene conto del fatto che Paolo III, attraverso i
legati al 1544, allorché viene convocato a Trento. La scelta di Trento come
sede del che presiedono i lavori, è in grado di controllarne e indirizzarne
l’attività. In concilio ha un duplice significato: si tratta di una città italiana
dal punto di vista seguito a lunghe discussioni viene adottata una soluzione
di compromesso che geografico, ma situata in un territorio che fa parte del
Sacro romano impero.

prevede una contestuale trattazione degli aspetti attinenti la riforma della


Per di più essa è la capitale di un principato governato da un principe-
vescovo.

Chiesa e di quelli dottrinari. Il papa riesce però a far prevalere la propria


Tale collocazione geografica e politica dà garanzie adeguate sia al pontefice
sia volontà: malgrado l’opposizione dell’imperatore, il concilio affronta
subito all’imperatore. Inoltre la vicinanza di Trento ai paesi di lingua
tedesca alcune questioni teologiche d’importanza fondamentale, oggetto di
critica o di costituisce un segnale di apertura verso i settori più disposti al
dialogo del completo rifiuto da parte protestante. Sono quindi approvati i
decreti conciliari variegato mondo protestante.

relativi al peccato originale, alla fede, alle fonti della rivelazione (le Sacre
Del tutto diversi sono invece gli obiettivi di Paolo III e di Carlo V. Il papa,
Scritture e la loro interpretazione), alla giustificazione e ai sacramenti.

sostenuto dal partito dei cardinali e dei vescovi più legati agli interessi
politici Entrato in urto con Carlo V, a seguito dell’assassinio del proprio
figlio, Pier ed economici della Curia romana, vede nel concilio unicamente
la sede in cui Luigi Farnese (1503-47) e del tentativo imperiale di occupare
il ducato intraprendere la restaurazione dell’autorità della Chiesa e lanciare
la lotta farnesiano di Parma e Piacenza, nella primavera 1547, Paolo III fa
approvare il contro gli eretici. Invece l’imperatore e il partito dei prelati a
lui vicini puntano trasferimento del concilio a Bologna, città appartenente
allo Stato della Chiesa, al raggiungimento di una soluzione di compromesso
con i protestanti che allo scopo evidente di assumerne il pieno controllo. A
causa della guerra tra consenta di salvaguardare l’autorità di Carlo V in
Germania. Accanto a costoro l’imperatore e il papa il concilio si blocca e lo
stesso papa, nel 1549, ne vi sono le istanze di una galassia di personalità
laiche ed ecclesiastiche che sospende i lavori.

nutrono la sincera speranza che il concilio consenta l’auspicata riforma


della La ripresa dei lavori conciliari a Trento viene decisa dal nuovo papa,
Giulio Chiesa cattolica e l’eventuale ricucitura della frattura dell’unità dei
cristiani.

III (Giovanni Maria del Monte, 1549-55), che, come segno di apertura, invita
D’altra parte il concilio, che si concluderà solo nel 1563, si svolge in modo
anche i rappresentanti riformati, i quali però rifiutano la proposta. Nel corso
tutt’altro che lineare e continuativo. La situazione politica europea fa sentire
della seconda fase del concilio (maggio 1551-aprile 1552) viene esaminata
la pesantemente i propri effetti: tra sospensioni e interruzioni più o meno
forzate, spinosa questione dell’eucaristia. Ancora una volta però gli eventi
politici i lavori conciliari occupano infatti poco più di un quadriennio.

internazionali causano l’interruzione del concilio. Deluso dall’atteggiamento


Sin dall’inizio la stessa realtà dei fatti risulta deludente per i fautori di un dei
due maggiori sovrani cattolici, al riaccendersi della guerra tra l’imperatore
e concilio di pacificazione e di riforma. Alla solenne seduta di apertura del il
re di Francia, Enrico II, alleato dei protestanti tedeschi, Giulio III sospende
concilio, il 13 dicembre 1545, presenziano solamente quattro cardinali,
l’assise tridentina.

altrettanti arcivescovi, venti vescovi e alcune decine di persone tra prelati,


Negli anni seguenti i conflitti bellici e l’ostilità di papa Paolo IV (Gian
teologi e giuristi. La stragrande maggioranza dei padri conciliari è inoltre
Pietro Carafa, 1555-59) all’idea stessa di concilio contribuiscono al italiana,
fatta salva una pattuglia di vescovi spagnoli. Il Concilio di Trento si
proseguimento della sospensione. Si deve attendere il novembre 1560 perché
il apre pertanto sotto lo stretto controllo del papa, che nomina alla
presidenza nuovo pontefice, Pio IV (Giovanni Angelo de’ Medici, 1559-65),
decida la dell’assemblea tre propri legati.

riconvocazione del concilio. Il contesto internazionale è radicalmente


mutato: La prima fase dei lavori (dicembre 1545-marzo 1547) è
caratterizzata dal il conflitto franco-asburgico si è concluso l’anno
precedente (cfr. supra, cap. 1) contrasto tra la linea imperiale e quella
pontificia. Carlo V desidera che siano in e la stessa corona di Francia
sollecita la ripresa del concilio, al fine di contrastare primo luogo affrontati i
problemi attinenti la disciplina del clero, rinviando la crescente penetrazione
calvinista nel proprio territorio. Passa però più di un l’esame delle questioni
teologiche a un secondo momento. Non vuole infatti anno prima che il
concilio possa effettivamente riprendere a Trento. La terza e precludere la
possibilità di un compromesso religioso con i principi protestanti, ultima fase
(gennaio 1562-dicembre 1563) è caratterizzata dalla trattazione di una volta
che abbia ristabilito la propria autorità in Germania e che il concilio temi
assai delicati, come la definizione dell’origine e del ruolo dell’autorità dei
abbia avviato le sospirate riforme della vita ecclesiastica. Tale strategia
cozza vescovi nella Chiesa. I padri conciliari si dividono profondamente sul
però con l’ostilità di Paolo III a qualunque concessione ai riformati.

significato dell’obbligo di residenza dei vescovi nelle diocesi di


appartenenza. I

prelati spagnoli e francesi affermano che tale obbligo è di «diritto divino»,


catechismo e all’insegnamento delle verità di fede riaffermate dal concilio
mentre gli italiani lo ritengono una questione di diritto canonico, tridentino
che si rivolgeranno le migliori energie della Chiesa, avviando una
riconoscendo in questo modo al papa la facoltà di concedere deroghe e sorta
di opera di ricristianizzazione del mondo cattolico. Anche la liturgia esce
dispense. Le due posizioni implicano chiaramente visioni diverse
dell’autorità riformata dalle assise conciliari: alla riaffermazione dell’uso
del latino come episcopale e di quella pontificia: la maggioranza
dell’episcopato italiano non è lingua liturgica fa seguito la pubblicazione del
nuovo messale romano per i disposta a rinunciare ai propri privilegi
tradizionali (cumulo di benefici e di parroci (1568).

entrate, esercizio di carriere politiche e curiali) a scapito della cura delle


anime.

Anche la struttura della Chiesa viene profondamente ripensata, al punto che


La Santa Sede, da parte sua, non è favorevole a un brusco mutamento che si
è parlato di un processo di tridentinizzazione della vita e delle istituzioni
esalterebbe il ruolo dei vescovi, investiti direttamente da Dio, a detrimento
ecclesiastiche. Il concilio rivolge anzitutto grande attenzione al clero, della
supremazia papale sulla Chiesa. Alla fine il concilio opta per una soluzione
stabilendo l’esigenza di una rigida separazione per aspetto (attraverso
l’obbligo di compromesso che, pur ribadendo il principio inderogabile
dell’obbligo di di indossare l’abito talare) e per comportamento (mediante
una moralità che residenza dei vescovi, evita di definire la natura di tale
disposizione, lasciando prevede l’obbligo inderogabile alla castità e al
celibato) rispetto al resto della di fatto intatta la facoltà del pontefice di
concedere dispense ed esenzioni in società. Viene sancito l’obbligo di
residenza di vescovi e sacerdoti con cura materia.

d’anime. I vescovi sono ora tenuti a indire periodiche assemblee del clero a
Sul piano dottrinale la principale cura del concilio è uscire dall’«incertezza
livello diocesano (dette sinodi) e a partecipare alle assemblee dei vescovi
della teologica» che aveva fino ad allora caratterizzato la Chiesa. I padri
conciliari si provincia ecclesiastica di cui le loro diocesi fanno parte (concili
provinciali), pronunciano su punti basilari della teologia cristiana, dei quali
i protestanti, ma nonché a effettuare visite pastorali per verificare le
condizioni morali e anche molti cattolici, avevano denunciato la scarsa
chiarezza e coerenza. In materiali delle persone e delle istituzioni
ecclesiastiche poste sotto la loro guida, primo luogo il Concilio di Trento
riafferma il valore della tradizione anche allo scopo di promuovere
l’applicazione dei decreti tridentini. Poiché il ecclesiastica come fonte
dell’autorità spirituale cristiana. Contro la dottrina clero secolare è spesso
ignorante e incapace perciò non solo di controbattere le protestante della
lettura personale delle Sacre Scritture viene dichiarata argomentazioni
protestanti, ma anche di amministrare i sacramenti e di istruire
l’insostituibilità del magistero della Chiesa e del clero, unici depositari della
i fedeli sui principi della fede cattolica, viene deciso di creare in ogni diocesi
un facoltà di leggere e interpretare il verbo divino nell’unica versione
autorizzata, seminario, un centro di istruzione in cui sarebbero stati formati
gli aspiranti quella della Vulgata. Contro la dottrina protestante della
salvezza mediante la sacerdoti. I decreti tridentini stabiliscono che il clero
secolare con cura d’anime sola grazia viene ristabilito il ruolo delle opere di
bene, garantito dalla presenza (strutturato sulla base delle parrocchie) abbia
il dovere di amministrare i mediatrice della Chiesa terrena e di quella celeste
(rappresentata dai santi). Ne sacramenti e di svolgere la predicazione
ordinaria e l’insegnamento ai fedeli dei discende, tra l’altro, la
riaffermazione di tutta una serie di credenze e di pratiche precetti basilari
della religione. Inoltre, per un miglior controllo delle comunità tradizionali
che erano state tra i principali bersagli delle critiche protestanti: i loro
affidate, i parroci sono obbligati ad annotare giornalmente in appositi libri
sette sacramenti e in particolare quello della confessione e dell’eucaristia –
circa tutti i battesimi, i matrimoni e le morti della loro parrocchia e a
registrare una il quale viene sancito il carattere reale e non simbolico della
presenza di Cristo volta l’anno, al momento dell’obbligo della comunione
pasquale, l’esatta (transustanziazione) –, la verginità della Madonna,
l’esistenza del Purgatorio, la composizione delle comunità (i registi degli
status animarum, «stati delle validità del culto dei santi e delle loro reliquie,
la capacità della Chiesa di anime»).

ridurre le pene ultraterrene tramite le indulgenze.

In generale si rafforza la struttura gerarchica della Chiesa, sottoposta a una


Una volta concluso il concilio, Pio IV ne approva i decreti (gennaio 1564),
più rigida prassi disciplinare e ricondotta strettamente sotto il controllo ma
resta in sospeso il problema della loro attuazione. La frettolosa chiusura dei
dell’autorità papale e degli organismi della Curia. I membri del clero
regolare, lavori conciliari fa sì che essa venga demandata completamente al
papa, che pur mantenendo le proprie esenzioni, sono sottoposti a maggiori
controlli e promulga la nuova «confessione di fede» tridentina (1564),
mentre il suo obbligati, in materia di confessione e predicazione, a ottenere
l’avallo dei successore, Pio V, cura la pubblicazione del Catechismo romano
del Concilio di vescovi delle diocesi in cui operano.

Trento (1566), un testo divulgativo e propagandistico ad uso dei parroci,


volto Al di là delle molte e talora confuse aspettative delle numerose parti in
a fissare la dottrina della Chiesa. Sarà proprio alla diffusione di questo
causa, il Concilio di Trento si rivela un passaggio assai diverso da quello

auspicato o temuto. Pensato, almeno da alcuni, come una riunione dei


cristiani l’Inquisizione spagnola (cfr. supra, cap. 1), e, anche in
considerazione della sua divisi affinché possano trovare il modo di superare
la frattura apertasi nella stretta dipendenza dalla Curia papale, essa è detta
romana. Essa riesce, nel corso Chiesa, è in effetti un’assise esclusivamente
cattolica, volta a riformare e a del Cinquecento e del Seicento, a edificare un
solido impianto istituzionale rafforzare le strutture della Chiesa di Roma. I
lavori del concilio tridentino poliziesco e giudiziario che, pur nelle diverse
realtà locali, rappresenta l’unica riflettono, in ultima analisi, la volontà del
papato di opporsi con tutte le forze autorità deputata a decidere in materia di
polizia della fede.

alla diffusione delle idee protestanti, rivendicando per se stesso il titolo di


guida Oltre ai gruppi ereticali, aderenti in vario modo alle dottrine
riformate, sono dell’unica e autentica Chiesa cristiana. Tale scelta avrebbe
provocato subito posti sotto osservazione dalla macchina dell’Inquisizione –
di cui il conseguenze di enorme portata sulla fisionomia dell’Europa nei
secoli cardinale Carafa è l’abile e spietato organizzatore – quegli esponenti
del mondo successivi, comportando profondi cambiamenti nella struttura
ecclesiastica e cattolico che più si sono prodigati per trovare una mediazione
e un accordo nella vita dei fedeli. A una Chiesa rilassata dal punto di vista
morale e con la parte più disponibile al dialogo del mondo protestante.
Inoltre disciplinare, certa del proprio ruolo di unica guida spirituale del
mondo particolare cura viene dedicata dall’Inquisizione alla caccia di
singoli o accolite cristiano, sarebbe succeduta una Chiesa combattente,
intenzionata a che, alla ricerca di uno spazio di libertà interiore, hanno
abbracciato gli riaffermare a ogni costo il proprio potere spirituale e politico
e a debellare, insegnamenti, teologicamente sfumati e non inquadrabili in
alcuna ortodossia anche con la forza delle armi, tutte le idee ritenute
eretiche. In altre parole, il protestante, dell’esule spagnolo Juan de Valdés
(1509-41). Attraverso diversi messaggio fondamentale che esce dal Concilio
di Trento è che la Chiesa canali le idee valdesiane conoscono un discreto
successo in ambienti cattolica non accetta la presenza di altre confessioni
cristiane e anzi promuove aristocratici ed ecclesiastici, specie fra tutti coloro
che, pur non condividendo un’imponente reazione, allo stesso tempo ideale,
religiosa, politica e militare, le posizioni luterane, sono alla ricerca di una
via interiore alla salvezza, basata alla Riforma, denominata dagli storici
«Controriforma» o (da parte degli sull’illuminazione del singolo da parte
dello spirito divino. Nel mirino di studiosi che ne vogliono sottolineare gli
elementi positivi di riorganizzazione Carafa entrano quindi figure di primo
piano del Collegio cardinalizio, come interna) «Riforma cattolica».
Reginald Pole e Giovanni Morone, personalità assai complesse nel
panorama religioso cattolico, sensibili alle istanze valdesiane e perciò
facilmente attaccabili con l’accusa di eterodossia. Contro il primo l’abile e
spregiudicato Carafa raccoglie materiali utili a bloccarne addirittura
l’elezione al soglio pontificio nel 7.2. Apparati e pratiche repressivi

conclave del 1549. Il secondo, dopo un’inchiesta di cui gli stessi pontefici
sono tenuti all’oscuro, viene clamorosamente incarcerato per ordine di
Carafa, Mentre il concilio è ancora oggetto di negoziati fra papa e
imperatore, si va divenuto papa Paolo IV, per essere poi prosciolto dalle
accuse solo nel 1559

strutturando nella penisola italiana una rete di polizia della fede volta alla
con l’elezione di Pio IV. Anche Ignazio di Loyola (1491-1556) finisce sotto
repressione delle idee riformate ed eterodosse. Con una bolla del luglio 1542

inchiesta da parte dell’Inquisizione, prima che l’Ordine religioso da lui


fondato, papa Paolo III riorganizza il tribunale dell’Inquisizione, istituzione
sorta su base la Compagnia di Gesù, divenga uno dei più potenti strumenti
della Chiesa e diocesana nel Medioevo (XII secolo), ma da tempo decaduta,
ponendola sotto che egli stesso sia in seguito proclamato santo.

il controllo di una struttura centralizzata: la Congregazione dei cardinali del


Caratteristica dell’Inquisizione è di raccogliere denunce anonime e di
Sant’Ufficio, dotati dell’autorità di commissari e inquisitori generali per la
lotta operare le proprie indagini nell’assoluto segreto, al punto che
l’imputato non all’eresia in tutta la cristianità. Formalmente presieduta dallo
stesso pontefice e può conoscere né i nomi degli accusatori né i capi
d’accusa. Da un punto di formata dai cardinali più autorevoli che da tempo
reclamano l’adozione della vista teorico il tribunale ha come scopo il
pentimento di colui che ha sostenuto linea repressiva, fra i quali spicca Gian
Pietro Carafa, la Congregazione del idee ritenute eretiche e la sua completa
abiura di tali convinzioni. La prassi Sant’Ufficio è incaricata di dar vita e
sovrintendere a una vera e propria rete di giudiziaria prevede l’uso
sistematico di violenze psicologiche e quello, tribunali per la repressione
dell’eresia e il controllo delle coscienze e dei saltuario, della tortura. Nel
caso l’eretico che ha abiurato venga nuovamente comportamenti. Il raggio
d’azione della nuova Inquisizione è sostanzialmente riconosciuto colpevole
di eresia, in quanto «relapso» (cioè ricaduto nell’errore), limitato all’Italia,
con l’eccezione di Sicilia e Sardegna, dove opera viene rilasciato al braccio
secolare per l’esecuzione capitale. Soprattutto nei primi decenni di vita,
l’Inquisizione romana agisce con estrema spietatezza

contro singoli individui e intere comunità riformate. Un caso particolarmente


reati che l’Inquisizione ora persegue hanno ben poco a che fare con le idee
drammatico è quello della comunità valdese della Calabria, che esisteva da
protestanti, trattandosi spesso di culti, feste, riti di origine pagana, che
avevano alcuni secoli, la quale, nel 1561, viene completamente sterminata.

nel tempo mantenuto una propria vitalità soprattutto, ma non esclusivamente,


Particolare attenzione è dedicata al controllo e alla repressione della nelle
campagne. Oggetto di repressione sono anche quelle manifestazioni
circolazione delle idee. Paolo IV pubblica nel 1559 il primo Indice dei libri
pubbliche, come il teatro, sospettate di consentire o, peggio, incoraggiare e
proibiti, e cioè un elenco di opere a stampa che vanno non solo escluse dalla
nutrire comportamenti licenziosi, immorali e irrispettosi verso la religione e
le diffusione nei centri di insegnamento, ma il cui possesso medesimo è
vietato ai autorità costituite.

fedeli, costituendo di per sé il segnale di inclinazioni ereticali. Per il suo


aggiornamento, che, data la mole crescente di pubblicazioni a stampa, non
risultava agevole, viene in seguito creata l’apposita Congregazione
cardinalizia dell’Indice (1572).

7.3. L’attuazione dei decreti tridentini e i nuovi Ordini religiosi L’attenzione


riservata alla circolazione delle idee fa capire quanto stretto sia il controllo
sull’attività intellettuale. Nel corso della seconda metà del L’applicazione
delle riforme tridentine incontra sin dall’inizio notevoli Cinquecento una
vera e propria morsa si stringe attorno ai pensatori più problemi, a causa
dell’atteggiamento diffidente non solo di porzioni rilevanti originali e meno
convenzionali: gli stessi scritti di Erasmo da Rotterdam, che dell’episcopato
e del clero, ma anche dei sovrani cattolici: nel 1564 Filippo II pure aveva
polemizzato aspramente con Lutero, finiscono per essere messi autorizza la
pubblicazione nei regni iberici dei decreti del concilio con una all’Indice. In
Italia, in particolare, Galileo Galilei (1564-1642), uno dei padri clausola di
salvaguardia a favore dei diritti della corona. Ancora nel 1615, la della
scienza moderna, viene processato e costretto all’abiura dall’Inquisizione
corona di Francia si rifiuterà di accettare formalmente la loro introduzione
in (cfr. infra, cap. 12) per aver sostenuto idee ritenute eretiche, tra cui l’aver
nome delle «libertà gallicane», vale a dire della condizione di particolare
aderito alla teoria eliocentrica copernicana (per cui la terra è rotonda e gira
autonomia del clero francese da Roma, tradizionalmente rivendicata dai
attorno al sole), mentre la Chiesa rimane ferma alla vecchia visione
geocentrica sovrani. In effetti la messa in atto dei dettami conciliari è quasi
ovunque tolemaica (secondo cui il sole gira intorno alla terra che è piatta ed
è posta al contrassegnata da contrasti e resistenze, provenienti dall’interno
delle società centro dell’universo). Anche il filosofo Tommaso Campanella
(1568-1639) cattoliche europee costrette a mutare comportamenti e pratiche
ben radicati e a viene processato, torturato e trattenuto in carcere per
trent’anni a causa delle subire un crescente rafforzamento del potere della
Chiesa e dei suoi sue idee, mentre il pensatore Giordano Bruno (1548-1600)
subisce il processo rappresentanti.

e la condanna al rogo, a Roma, in Campo de’ Fiori, nel 1600.

È chiaro che la censura ecclesiastica e l’azione dell’Inquisizione hanno un


effetto depressivo sulla vita intellettuale. Scoraggiati gli atteggiamenti critici
e le intuizioni creative, si diffondono pratiche di acquiescenza alla fede
religiosa imposta o tradizionalmente accettata, contrassegnate da un
sottofondo scettico.

In alcuni casi emergono anche vere e proprie tecniche di dissimulazione


delle proprie autentiche convinzioni (nicodemismo) dietro un’apparente
accettazione dei dettami della Chiesa. Anche l’istruzione universitaria risente
di questo clima censorio e conservatore e molti centri accademici, un tempo
all’avanguardia, entrano in una fase di vita stentata e di stagnazione
intellettuale.

Snidati e colpiti i focolai di idee eterodosse e costretti all’esilio numerosi


intellettuali, nel corso del Seicento l’Inquisizione si dedica a colpire tutte le
pratiche religiose e magiche, particolarmente diffuse negli strati popolari,
giudicate non ortodosse alla luce dei dettami tridentini. La maggior parte dei
spirituale della Chiesa e dei risultati infelici cui avevano condotto le scelte
assunte a Trento e la loro concreta applicazione, vero e proprio strumento di
affermazione del potere pontificio a scapito di quello dei vescovi.

In realtà un nuovo dinamismo nell’attività della Chiesa, talora assai


preoccupante per i poteri pubblici, si può percepire in alcuni casi a livello
diocesano. Dopo la conclusione del concilio, una nuova generazione di
vescovi, sostenuti da papi che combattono vigorosamente per difendere le
ragioni dell’autorità ecclesiale contro i poteri laici, inizia a modellare la vita
religiosa delle diocesi sulla base dei decreti di riforma. Ne è un esempio
l’azione svolta a Milano dall’arcivescovo Carlo Borromeo (1538-84), nipote
e segretario di Stato di papa Pio IV, il quale, con la sua figura energica e
carismatica, incarna un nuovo modello di vescovo, dedito alla
riorganizzazione ecclesiastica e alle opere pie, rigido sostenitore
dell’ortodossia, ostinato difensore della separazione e della preminenza della
Chiesa rispetto alla società laica. Egli si configura come il fermo interprete
dei dettami tridentini, attuando con zelo la riforma dei costumi del clero, di
tutti gli abusi e le incrostazioni profane nella vita religiosa. L’operato di
Borromeo, come anche di altri vescovi post-tridentini, genera però, non
sorprendentemente, una serie di nuovi conflitti non solo con segmenti
rilevanti del clero e della società, ma anche con il potere politico
impersonato dai ministri di Filippo II che governano lo Stato di Milano.

Gran parte dell’azione più influente e innovativa svolta dalla Chiesa nel suo
intento di controllo della vita religiosa e di riforma dei comportamenti
collettivi, una sorta di nuova cristianizzazione, è peraltro svolta non dal clero
Istituzioni ecclesiastiche e Ordini religiosi, nell’Europa del Cinquecento
secolare, ma da quello regolare (organizzato in Ordini religiosi maschili o
femminili). Già nel corso del Medioevo, a partire dal XIII secolo, gli Ordini I
sovrani vedono nelle riforme approvate dal concilio la tendenza a un
religiosi mendicanti (come i domenicani, i francescani, i carmelitani e gli
rafforzamento del potere papale sulle istituzioni ecclesiastiche delle diverse
agostiniani) sono venuti sostituendosi a un clero secolare ignorante e realtà
dell’Europa cattolica. Esso si può cogliere nella più forte struttura
impreparato nella funzione cruciale della predicazione. A differenza dei
gerarchica della Chiesa, nella sempre più accentuata riduzione dei margini
di parroci, che dipendono dal vescovo, i regolari sono organizzati in Ordini e
manovra del Collegio cardinalizio – in cui sono tradizionalmente
rappresentati Congregazioni con vertici autonomi, sotto il diretto controllo
della Santa Sede, gli interessi delle dinastie e delle aristocrazie europee – e
nella ridefinizione del e agiscono su indicazione dei propri superiori. La loro
presenza è molto ruolo e delle competenze dei nunzi, i rappresentanti
religiosi e diplomatici del radicata, soprattutto in ragione delle opere
caritatevoli e assistenziali da loro papa presso le corti cattoliche. La
crescente ingerenza del papato nella vita delle promosse, anche attraverso
luoghi pii e confraternite. Ad essi fanno poi Chiese locali e il progressivo
irrigidimento delle normative tridentine sono riferimento importanti e sentite
tradizioni cultuali e spirituali che sono tenute percepiti con delusione da
molti osservatori cattolici dell’epoca. Nel 1619, il in vita grazie a
un’imponente rete di conventi che si aggiunge e si sovrappone a frate servita
Paolo Sarpi (1552-1623), canonista e consultore della repubblica di quella
degli Ordini regolari più antichi, come i benedettini.

Venezia, pubblica – non a caso a Londra – la sua Istoria del concilio


tridentino, un Sin dagli ultimi anni del Quattrocento gruppi di laici e di
religiosi in diverse bilancio amaro, condotto con spirito critico e polemico
nei confronti del città italiane, spinti dall’esigenza di rinnovamento
spirituale, intraprendono un papato (e per questo prontamente messo
all’Indice) del mancato rinnovamento comune percorso sintetizzabile nella
scelta di santificazione a livello individuale

(attraverso la preghiera e l’ascesi) e di apostolato sociale (per mezzo di


opere i regolari (povertà, castità e ubbidienza), un quarto, il giuramento
esplicito di caritative). Questi gruppi danno vita a confraternite laicali dedite
ad attività obbedire in modo totale al pontefice e per lui ai propri diretti
superiori. Una assistenziali, dette Oratori del divino amore, che nascono a
Roma, Napoli, struttura fortemente gerarchizzata e un livello estremamente
elevato di Brescia, Venezia e Milano. In seguito, mentre in Germania si era
andato preparazione intellettuale fanno dei gesuiti il più importante Ordine
profilando l’insanabile conflitto tra Martin Lutero e la Chiesa di Roma, le
missionario, dedito ad attività di evangelizzazione che spaziano dall’America
esigenze di riforma della vita religiosa ed ecclesiastica di tutti coloro che
Latina all’Estremo Oriente. Al contempo, in concorrenza con i teatini e con
intendevano restare nell’ambito dell’ortodossia cattolica fanno maturare
nuove altri nuovi Ordini, come i padri delle scuole pie (scolopi), i gesuiti si
dedicano forme di organizzazione della religiosità e della carità. È
dall’esperienza degli alla rieducazione cristiana delle élites del mondo
cattolico. Sebbene Oratori del divino amore e dall’incontro con il napoletano
Gian Pietro Carafa, l’educazione non rientri fra i compiti specifici
dell’Ordine, secondo le all’epoca vescovo di Chieti, che il sacerdote
vicentino Gaetano da Thiene intenzioni del suo fondatore, la pressione di
autorità cittadine, sovrani e sviluppa l’idea di fondare l’Ordine dei chierici
regolari (1524), poi detto dei gerarchie ecclesiastiche per la creazione di
veri e propri collegi gestiti dai gesuiti teatini, composto da preti che vivono
secondo una regola comune e la cui e aperti a laici è tale che, dopo i collegi
di Goa (1542) e Gandia (1546), viene attività è indirizzata alla predicazione
e alla confessione, ma soprattutto fondato a Messina (1549) il primo collegio
italiano, modello per i successivi all’assistenza dei bisognosi.

(cfr. infra, cap. 11).


Diverso è il caso dell’Ordine dei cappuccini, che nasce nel 1528 dal distacco
di alcuni frati dai francescani osservanti nel nome dell’apostolato fra i ceti
popolari.

La grande novità nel mondo dei regolari è rappresentata dagli Ordini di


Bibliografia

chierici regolari che vanno nascendo a partire dal terzo decennio del
Cinquecento: i barnabiti (1533), i somaschi (1540), i gesuiti (1540), i W. de
Boer, La conquista dell’anima. Fede, disciplina e ordine pubblico nella
Milano della camilliani (1586), i caracciolini (1586) e gli scolopi (1617).
Abbandonato il Controriforma, Einaudi, Torino 2004 (ed. or. 2001).

tradizionale saio degli Ordini religiosi a favore dell’abito talare e lasciata la


vita D. Cantimori, Eretici italiani del Cinquecento e altri scritti, a cura di A.
Prosperi, Einaudi, appartata e ascetica dei piccoli conventi di campagna per
edifici insediati nelle Torino 1992.

città, essi si contraddistinguono immediatamente per un’organizzazione assai


L. Chatellier, La religione dei poveri. Le missioni rurali in Europa dal XVI al
XIX secolo e la più efficiente e duttile rispetto agli Ordini mendicanti e per
una vocazione costruzione del cattolicesimo moderno, Garzanti, Milano 1994
(ed. or. 1993).

spiccata all’assistenza di malati, orfani, poveri e prostitute, all’attività


pastorale M. Firpo, Inquisizione romana e Controriforma. Studi sul cardinal
Morone e il suo processo di predicazione e catechesi, all’azione missionaria
nelle campagne europee –

d’eresia, Il Mulino, Bologna 1992.

Id., Riforma protestante ed eresie nell’Italia del Cinquecento, Laterza, Roma-


Bari 1993.

considerate alla stregua delle terre di missione dell’America e dell’Asia –


alla G. Fragnito, La Bibbia al rogo. La censura ecclesiastica e i
volgarizzamenti biblici della Scrittura promozione di devozioni (come il
rosario) e all’istruzione primaria. Anche i (1471-1605), Il Mulino, Bologna
1997.

modelli di misticismo che sono promossi dai nuovi Ordini appaiono molto C.
Ginzburg, I benandanti. Stregoneria e culti agrari tra Cinque e Seicento,
Einaudi, Torino diversi da quelli ispirati alle tradizioni eremitiche: imbevuti
delle forme della 1966.

cerimonialità post-tridentina e barocca essi esprimono una forte tensione H.


Jedin, Riforma cattolica o Controriforma? , Morcelliana, Brescia 1949.

pedagogica e missionaria.

Id., Storia del Concilio di Trento, 5 voll., Morcelliana, Brescia 1949-81.

I teatini e i gesuiti indirizzano ben presto la loro azione al fine di occupare


H. Jedin, P. Prodi (a cura di), Il concilio di Trento crocevia della politica
europea, Il Mulino, stabilmente il centro della vita sociale e di influenzare,
attraverso l’istruzione Bologna 1979.

superiore, i comportamenti delle classi dirigenti. La Compagnia di Gesù, il


più J.W. O’Malley, I primi gesuiti, Vita e Pensiero, Milano 1999 (ed. or.
1993).

R. Po-Chia Hsia, La Controriforma. Il mondo del rinnovamento cattolico, Il


Mulino, Bologna importante tra i nuovi Ordini, viene istituito per iniziativa
di Ignazio di 2001 (ed. or. 1999).

Loyola, un nobile spagnolo che aveva abbandonato la carriera militare per


darsi A. Prosperi, Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori,
missionari, Einaudi, Torino 1996.

alla vita religiosa. Nel 1540 papa Paolo III riconosce ufficialmente le Id., Il
Concilio di Trento e la Controriforma, Einaudi, Torino 1999.

costituzioni dell’Ordine, che prevedono, oltre ai tre voti solenni comuni a


tutti Id., L’eresia del libro grande. Storia di Giorgio Siculo e della sua setta,
Feltrinelli, Milano 2000.

M. Rosa (a cura di), Clero e società nell’Italia moderna, Laterza, Roma-Bari


1992.

8. Cristianesimo lacerato: l’età delle guerre di

P. Sarpi, Istoria del Concilio tridentino, a cura di C. Vivanti, 2 voll., Einaudi,


Torino 1974.

S. Seidel Menchi, Erasmo in Italia, 1520-1580, Bollati Boringhieri, Torino


1987.

religione

8.1. La monarchia cattolica di Filippo II tra religione ed egemonia


All’indomani del Concilio di Trento, la riscossa della Chiesa cattolica si
manifesta in uno scenario che vede acuirsi le tensioni religiose e politiche. A
livello europeo la Chiesa può contare sulle potenti armi degli Asburgo, sia
del ramo di Spagna sia di quello d’Austria. In particolare Filippo II, erede di
Carlo V nei domini spagnoli e nelle Fiandre, elabora e propaganda una
visione del proprio ruolo sulla scena europea come difensore della vera fede.
Dal chiuso del suo castello-monastero dell’Escorial la realtà politica
europea gli appare significativamente diversa da come era potuta apparire
al padre Carlo dalla corte di Bruxelles. Questi aveva dovuto tenere conto del
proprio ruolo di imperatore, era stato costretto a mediare con i principi
protestanti tedeschi e si era reso conto dell’impossibilità di ricomporre la
frattura religiosa e di ristabilire l’obbedienza alla Chiesa di Roma in molti
territori centro-europei. Pur essendo cattolico e sincero credente, Carlo
aveva tenuto distinta (e subordinata) la causa della riunificazione della fede
cristiana da quella dell’egemonia dinastica della casa Asburgo nella
prospettiva più o meno remota, anche solo ideologica, di un ordine
universale imperiale. Per Filippo II questa distinzione si pone in modo molto
diverso. La sua monarchia, infatti, per quanto vasta, non è né può essere un
impero universale, ma una monarchia che, per quanto composita e
multinazionale, ha il suo centro, e il suo cuore, in

Castiglia. Ed è essenzialmente attraverso la storia castigliana che Filippo II


Filippo II, in quanto sovrano del Portogallo, deve accollarsi anche l’onere
della rielabora il senso della sua missione dinastica: così come dopo due
secoli di difesa degli interessi dei suoi nuovi sudditi.
aspre lotte i castigliani erano riusciti a liberare la penisola iberica dai
musulmani Contro il successo delle strategie di Filippo II agiscono però
forze potenti.

(è il processo storico noto come reconquista), ora si tratta di difendere la In


primo luogo l’insostenibilità degli enormi costi di un impegno militare
cristianità dalla minaccia ottomana e al contempo di riportare alla vera fede
contro l’impero ottomano (nel Mediterraneo e nei Balcani) uniti a quelli
l’Europa caduta nell’eresia. Il programma politico di Filippo II è per questa
necessari per finanziare un po’ ovunque la lotta al protestantesimo. In
secondo ragione un programma religioso-dinastico: esso prevede il tentativo
di luogo il policentrismo geopolitico europeo rende difficile unificare le forze
ricongiungere stabilmente l’Inghilterra – in passato alleata tradizionale
della cattoliche contro obiettivi comuni. In terzo luogo, il radicalizzarsi delle
Castiglia – al mondo cattolico, superando lo scisma anglicano ed estendendo
a posizioni religiose facilita l’espansione di una forma di protestantesimo, il
quell’area l’egemonia asburgica; di sostenere i principi cattolici e il ramo
degli calvinismo, molto più combattiva e ideologicamente agguerrita del
Asburgo d’Austria nel doppio impegno contro gli ottomani e contro i principi
luteranesimo. Ne derivano gravi problemi di coesione politico-sociale e
protestanti; nell’assistere e finanziare in Francia un partito ultracattolico
contrasti con l’autorità costituita in tutte le aree in cui il calvinismo si
propaga, fieramente ostile alla minoranza calvinista (ugonotti) presente nel
paese, tra cui i Paesi Bassi, di cui è sovrano Filippo II.

evitando però di rafforzare per questa via la monarchia francese; di


controllare Il risultato di questo scontro di forze avverse sarà una guerra
civile che gli orientamenti della Santa Sede, influenzandone le scelte e
possibilmente dilanierà l’Europa nella seconda metà del XVI secolo,
proseguendo poi, in facendo eleggere dei papi favorevoli alla politica
spagnola.

forme diverse, nel secolo successivo. In contrasto con i suoi stessi principi il
Filippo II, per realizzare questo progetto, ha dalla sua il fatto di governare il
cristianesimo si vedrà così ormai non solo diviso, ma drammaticamente più
vasto aggregato di Stati e di disporre della maggiore potenza militare del
lacerato (cfr. infra, cap. 9).
tempo. Egli può inoltre contare sulle ingenti risorse economiche (soprattutto
oro e argento) provenienti dalle colonie americane, le uniche che possono
far sperare di sostenere un impegno bellico a tutto campo (cfr. infra, cap.
10).

Inoltre Filippo II riesce ad ampliare ulteriormente i propri domini con


l’ascesa 8.2. L’Inghilterra di Elisabetta

al trono del Portogallo. Qui infatti, sin dal 1578, prende avvio una grave
crisi dinastica, allorché il giovane sovrano Sebastiano I (1557-78) rimane
ucciso Alla morte di Enrico VIII l’Inghilterra entra in una crisi di
successione nella disastrosa battaglia di Alcazarquivir – durante una
spedizione che mira alla dinastica che è anche una crisi religiosa. Sul trono
viene infatti ammessa, nel conquista del Marocco – nella quale perisce o
viene catturato anche il fior fiore 1553, la figlia di Caterina d’Aragona (la
moglie che Enrico aveva ripudiato per della nobiltà lusitana. In assenza di
eredi, la corona passa al fratello, il cardinale sposare Anna Bolena), Maria
Tudor. La successione sul trono inglese, e quindi Enrico, il quale, data l’età
avanzata e la condizione ecclesiastica – che gli ha alla guida della Chiesa
anglicana, di una regina cattolica, sospettata non a torto impedito di avere
figli legittimi –, non dà speranze di continuità dinastica.

di essere manovrata dagli spagnoli (sposa infatti Filippo II nel 1554), suscita
Filippo II, figlio di una principessa portoghese e cugino del defunto sovrano,
ha però la reazione di parte degli anglicani, spalleggiati dal variegato
universo delle i titoli di legittimità dinastica e la forza politica necessari per
ottenere la corona sette protestanti inglesi, la maggioranza delle quali
ispirate al credo calvinista, i del paese iberico.

cui esponenti sono detti puritani. Costoro sono viceversa favorevoli


all’ascesa al Alla morte di Enrico (1580), e dopo essersi assicurato
l’appoggio della trono di Elisabetta, la figlia nata dal contestato matrimonio
di Enrico VIII con maggior parte dell’aristocrazia e dell’alto clero
portoghesi, Filippo II fa Anna Bolena. La regina, consapevole del pericolo,
aveva fatto rinchiudere la occupare il paese dalle proprie truppe senza
difficoltà. Nel 1581 di fronte alle sorellastra Elisabetta nella torre di Londra
e aveva tentato di imporre un ritorno Cortes del Portogallo, Filippo II giura
solennemente di rispettare le leggi e i al cattolicesimo attraverso una dura
repressione degli avversari, motivo per il privilegi del regno. In linea di
diritto non ha luogo alcuna unificazione politica quale era stata
soprannominata dai puritani Maria la Sanguinaria. La morte della della
penisola iberica, poiché si tratta di un altro caso di unione dinastica. Le
regina, nel 1558, dopo soli quattro anni di regno, non permette però un
istituzioni portoghesi rimangono del tutto distinte da quelle castigliane e non
compiuto ritorno del paese al cattolicesimo. Inoltre si apre una nuova crisi di
vi è alcuna reciproca apertura dei mercati nei due imperi coloniali. Tuttavia

successione: mentre Elisabetta rimane la candidata del fronte protestante, i


sua più compiuta forma. Grazie a un’accorta propaganda, l’immagine della
cattolici puntano sulla cattolica Maria Stuart, cugina di Enrico VIII e regina
di

«regina vergine» – in quanto decide di non sposarsi per dedicarsi


interamente al Scozia, sostenendo l’illegittimità del matrimonio da cui era
nata Elisabetta, e bene del proprio regno – acquista larga popolarità,
sostituendo in parte il vuoto quindi la conseguente illegittimità delle sue
pretese al trono.

lasciato dalle forme più appariscenti di quello che era stato il culto mariano.

Il Parlamento inglese, però, investito della questione, risolve la successione a


Attenta a favorire i commerci e la produzione di pannilana inglesi, che
favore di Elisabetta. Gli esordi della nuova regina sono prudenti: Elisabetta
I cominciano a conquistare quote del mercato internazionale a danno di
quelli conosce bene i rischi che corre sbilanciandosi troppo a favore di una
delle fiamminghi, italiani e castigliani (cfr. infra, cap. 10), la regina gode di
un largo confessioni religiose in conflitto. Una parte del paese, l’Irlanda, è
cattolica e consenso. Molto apprezzata è la cura e la particolare attenzione
con cui viene anche in Inghilterra permane una forte minoranza cattolica. La
minoranza seguito lo sviluppo della marineria e della flotta militare. Sul
piano diplomatico puritana, d’altra parte, è molto attiva e influente tra le
classi dirigenti inglesi. La internazionale cresce l’ostilità inglese nei
confronti della potenza spagnola, scelta della regina è allora quella di
puntare su una Chiesa anglicana rinnovata, contro la quale la regina utilizza
la guerra di corsa. I corsari inglesi, di cui il più ma saldamente controllata
dalla corona.
famoso è forse il leggendario sir Francis Drake, praticano una fiorente e I
passi compiuti in questa direzione dalla regina sono coerenti: nel 1559

sistematica azione di pirateria a danno dei convogli di galeoni della corona


promulga l’ Atto di uniformità, con cui viene riformata la liturgia della
Chiesa spagnola, che giungono ai porti iberici, sotto scorta armata, con i
loro carichi di anglicana, reintroducendo un libro comune ufficiale delle
preghiere. Nel 1563, metalli preziosi. L’Inghilterra degli anni Ottanta del
Cinquecento si configura poi, con l’ Atto di supremazia, la figura sovrana
viene nuovamente imposta come ormai come il campione
dell’antispagnolismo e dell’anticattolicesimo.

capo della Chiesa. A completamento di questo processo, Elisabetta mette in


Ovunque la causa protestante invoca aiuto nella sua lotta contro la
monarchia sostanza in essere un compromesso ( settlement del 1569) che
delinea una Chiesa di Filippo II, come nel caso dei Paesi Bassi, la regina
Elisabetta è disposta a anglicana vicina al protestantesimo sul piano della
dottrina teologica (i 39

elargire, per lo più sottobanco e in modo informale, denaro e aiuti.

articoli di fede approvati nel 1562 sono ispirati alla dottrina calvinista), ma
Quando, a seguito della scoperta di un’ennesima congiura cattolica, simile
al cattolicesimo nella liturgia e nell’organizzazione ecclesiale (mediante il
Elisabetta fa processare, condannare e decapitare Maria Stuart (1587),
Filippo II mantenimento della rete di vescovadi e parrocchie). La prudenza
di Elisabetta decide di muovere guerra all’Inghilterra. Il sovrano fa allestire
la più grande rispetto ai cambiamenti sul piano liturgico – prudenza che i
puritani criticano, flotta militare fino ad allora messa in acqua, la cosiddetta
Invencible Armada, al nel nome della volontà di trasformare la Chiesa
anglicana in una religione fine di invadere l’isola. La scelta di attuare questa
mossa, certo azzardata, deriva pienamente riformata – nasce dalla
consapevolezza della presa che il rito dalla volontà di porre fine alla
sotterranea guerra che i pirati inglesi fanno ai cattolico continua a esercitare
su vaste fasce della popolazione. Anche sul traffici commerciali spagnoli e al
sostegno inglese alla causa protestante terreno della struttura ecclesiale la
regina respinge talune richieste, provenienti europea. Nel 1588, però, la
flotta spagnola, raggiunto lo stretto della Manica, dai settori radicali e
riecheggiate in Parlamento, di trasformare la Chiesa viene in parte dispersa
a causa di avverse condizioni atmosferiche e quindi anglicana in senso
presbiteriano, il che avrebbe significato il passaggio battuta dalla più
piccola, ma meglio organizzata flotta inglese, spalleggiata da dell’autorità
ecclesiastica dai vescovi (di nomina regia) ad assemblee di pastori navi
olandesi. Nel complesso la flotta inglese dimostra, almeno in quei mari, eletti
dalle comunità di fedeli, secondo il modello calvinista.

una maggiore manovrabilità e prontezza di fuoco della flotta spagnola,


ritenuta E tuttavia, sull’altro fronte, la regina è attenta a evitare sia un
matrimonio a torto invincibile.

con un principe cattolico o protestante, sia a circondarsi di consiglieri che Il


conflitto religioso in Inghilterra rimane aperto, ma i cattolici, perduta la
possano far temere un arretramento nel processo di costruzione di una
Chiesa speranza di un aiuto esterno, sono ormai perfettamente consapevoli
di essere anglicana che muove lentamente e prudentemente verso ulteriori
riforme in una minoranza e di non potere ribaltare la situazione (diversa è la
situazione senso protestante. Elisabetta non esita a reprimere le trame
cattoliche che fanno dell’Irlanda, dove essi restano maggioranza).
Soprattutto, dopo lo scoppio della capo a Maria Stuart, anche in vista di una
futura successione. E quando Maria, guerra anglo-spagnola, i cattolici
inglesi finiscono per rappresentare, grazie alla scacciata dalla Scozia da una
rivolta puritana, si rifugia in Inghilterra (1568), propaganda protestante,
uno spauracchio collettivo, sorta di quinta colonna del viene prontamente
incarcerata per ordine della sovrana nella torre di Londra.

nemico papista e spagnolo che attenta all’esistenza stessa di una comunità È


con gli anni Settanta che la fisionomia del regno di Elisabetta I prende la
nazionale di cui la regina rappresenta una sorta di personificazione.

8.3. Le guerre di religione in Francia fronte alla guerra civile strisciante e


all’aggressività dei poteri nobiliari, appare sempre più debole. Frutto di
questa politica sono, nel 1563, una prima serie di concessioni agli ugonotti,
cui viene accordata libertà di coscienza e una, sia pur All’indomani della
pace di Cateau-Cambrésis (1559), che ha segnato la molto circoscritta,
libertà di culto.
consegna dell’Italia al controllo della corona asburgica e di conseguenza la
fine Divenuta sospetta ai cattolici, la reggente non è però in grado di
controllare delle speranze francesi di espansione nella penisola, la Francia
entra in una l’aumento della tensione, che sfocia, nel 1567, in una vera e
propria guerra grave crisi politica. Morto improvvisamente il re Enrico II,
che pure aveva civile. Dopo alcuni anni di scontri militari dagli esiti alterni
si giunge alla pace conseguito con le armi il rafforzamento della frontiera
orientale del paese di Saint-Germain-en-Laye (1570), con la quale agli
ugonotti è riconosciuta annettendo i tre vescovati di Metz, Toul e Verdun, la
monarchia si trova a libertà di culto, nonché il controllo di alcune città
fortificate a garanzia della essere guidata da una reggente, la vedova
Caterina de’ Medici, che governa per loro sicurezza. In aggiunta a ciò
l’ammiraglio Gaspard de Coligny, uno dei capi conto del figlio bambino,
Francesco II (1559-60), e quindi dell’altro figlio, il degli ugonotti, viene
ammesso in seno al Consiglio di Stato. La presenza di giovane e debole
Carlo IX (1560-74).

Coligny effettivamente innesca uno spostamento degli equilibri cortigiani, Il


principale problema che deve affrontare Caterina – nello scenario già
avendo egli quasi convinto Carlo IX a favorire la causa protestante nei Paesi
complesso di una reggenza che inevitabilmente scatena gli appetiti di potere
dei Bassi, invertendo così la linea tendenzialmente filospagnola della
reggente. In grandi aristocratici del regno – è la straordinaria diffusione
della religione aggiunta a ciò Coligny contribuisce a organizzare un
matrimonio pacificatore calvinista. Pur rimanendo a livello generale una
piccola minoranza (tra il 5 e il tra uno dei capi del partito ugonotto, Enrico
di Borbone, re di Navarra, e 6 per cento della popolazione complessiva), gli
ugonotti si concentrano nella Margherita di Valois, sorella del re.
Preoccupata della crescente influenza di parte sud-orientale della Francia,
in alcuni importanti centri manifatturieri e Cologny, Caterina decide di
avvicinarsi ai cattolici e organizza un attentato marittimi come Lione e La
Rochelle e in alcune specifiche aree del Centro e volto a uccidere Coligny,
proprio in occasione delle nozze, officiate a Parigi del Nord. Inoltre essi
raccolgono vaste adesioni tra i ceti artigiani cittadini, ad nell’agosto 1572.
Coligny, tuttavia, sopravvive al tentato assassinio: timorosi eccezione di
Parigi, nel mondo delle professioni liberali e in seno della possibile ripresa
della guerra civile, Carlo IX e Caterina decidono di all’aristocrazia. Tra le
famiglie nobili ugonotte si contano casate di prima aderire al piano dei
Guisa per eliminare in un sol colpo, nella notte di San grandezza,
imparentate con la famiglia reale, come i Borbone e i Bartolomeo (il 23
agosto), lo stato maggiore della nobiltà ugonotta accorso per Montmorency.
Fieramente cattolica e propensa a fomentare posizioni radicali è assistere al
matrimonio reale. Alle prime uccisioni, fra cui quella di Coligny, invece la
potente famiglia dei duchi di Guisa, molto influente a corte. Lo segue un
massacro generalizzato ad opera della folla aizzata dalla fazione scontro
religioso si lega così a tradizionali rivalità nobiliari, in una miscela che
cattolica intransigente: si calcola che in quella notte e nel giorno seguente
rende assai precaria la posizione di sovrani minorenni e sotto la tutela
furono uccisi a Parigi circa 2.300 ugonotti inermi. Nei giorni successivi la
dell’ingombrante Caterina o comunque di carattere debole.

parola d’ordine dello sterminio degli ugonotti si diffonde nelle province, Il


partito protestante, preoccupato che il giovane sovrano sia allevato a corte
provocando altri 12.000 morti.

dal partito cattolico, tenta di allontanare la reggente, mirando a sostituirla


con Inizia così tragicamente la fase più violenta della guerra civile religiosa,
che Luigi I di Borbone principe di Condé (congiura di Amboise, 1560). Un
trae ulteriore alimento dalla morte, nel 1574, di Carlo IX e dall’ascesa al
trono tentativo di pacificazione fra cattolici e ugonotti, tramite la
convocazione di un dell’ultimo dei figli di Caterina, Enrico III (1574-89). I
Guisa, ritenendo il sinodo della Chiesa gallicana, fallisce, risultando
inconciliabili diverse questioni nuovo sovrano – che aveva concesso con
l’editto di Beaulieu libertà di culto teologiche, tra cui quella sulla natura
dell’eucaristia. I successivi tentativi della agli ugonotti – troppo arrendevole
nei confronti della fazione avversa, reggente di permettere una limitata
libertà di culto agli ugonotti pur di capeggiano la formazione di una Lega
cattolica (dicembre 1576), un vero e pacificare il paese insospettiscono il
partito intransigente cattolico, che dà il via proprio partito politico-religioso.
In un quadro di estrema radicalizzazione agli scontri con il massacro di
Vassy (1562), l’eccidio di un gruppo di ugonotti dello scontro, si viene a
profilare una crisi dinastica: infatti, nel 1584 muore un nell’alta Marna ad
opera dei Guisa. In questa temperie Caterina non si schiera altro dei figli di
Caterina ed Enrico II, ed essendo Enrico III privo di eredi la mai
completamente a favore di uno dei due fronti in lotta, ma tenta sempre di
corona spetterebbe, in base alla legge salica che vige in Francia – che
esclude le usare le fazioni una contro l’altra, per difendere l’autorità della
corona che, di donne dalla linea di successione al trono –, al parente più
prossimo della

famiglia dei Valois, ossia Enrico di Borbone, nel frattempo tornato al


dedicarsi al ripristino dell’autorità della corona e al risanamento delle sue
calvinismo e divenuto capo dello schieramento ugonotto. A questa
prospettiva disastrate finanze, nonché al ristabilimento della situazione
economica del la Lega cattolica contrappone, con l’appoggio della Spagna,
la candidatura del paese, logorata da trent’anni di guerra civile, coadiuvato
da un abile ministro, il cardinale Carlo di Guisa. Il conflitto diviene così
generale: le due fazioni duca di Sully. Malgrado il successo della sua politica
economica e finanziaria e politico-religiose, guidate rispettivamente da
Enrico di Guisa ed Enrico di la raggiunta pacificazione religiosa, Enrico IV
rimane tuttavia, per i settori più Borbone, si scontrano in modo sanguinoso.
Le forze del re Enrico III, assai oltranzisti dell’intransigenza cattolica, un
eretico «relapso», convertitosi per deboli rispetto a quelle dei Guisa, entrano
nel conflitto a fianco della Lega ragioni opportunistiche. Egli è inoltre
sospettato, a ragione, di voler stringere cattolica, venendo però sconfitte
dagli ugonotti (questa fase è passata alla storia un’alleanza antiasburgica
con i principi protestanti tedeschi e di voler come guerra dei tre Enrichi). La
diffidenza fra il sovrano e la Lega è fortissima: fomentare un fronte europeo
contro la monarchia cattolica. In tale clima, nel nel maggio 1588
l’insurrezione della città di Parigi organizzata dagli esponenti luglio 1610, il
sovrano, poco prima di intraprendere una spedizione militare in della Lega
obbliga il sovrano ad accettare la successione del cardinale di Guisa.

Italia, viene assassinato da un estremista cattolico.

Tuttavia nei mesi successivi il disastro dell’ Invencible Armada priva la Lega
del sostegno spagnolo. Enrico III decide allora di far assassinare Enrico di
Guisa nel castello di Blois e di far giustiziare il cardinale Carlo. Nei mesi
successivi il sovrano si allea con Enrico di Borbone. A seguito di quest’atto,
però, lo stesso 8.4. Monarcomachi e «politiques»

Enrico III cade, il 1° agosto 1589, sotto il pugnale di un fanatico frate


domenicano, Jacques Clément, e, in punto di morte, designa Enrico di
Durante e subito dopo il periodo delle guerre di religione, dunque, due
Borbone come proprio successore al trono di Francia.

sovrani francesi vengono, uno dopo l’altro, assassinati. Si tratta di una


pratica Enrico non ha davanti a sé un compito facile. Sconfitta la Lega
cattolica a estrema di lotta politica che è comprensibile solo nel clima di
divisione e di Ivry (1590), egli si trova di fronte a un paese profondamente
spaccato, in guerra feroce contrapposizione creato dalla spaccatura tra
cattolici e protestanti. È

con la Spagna, con la capitale, Parigi, in mano ai propri nemici. Egli allora
come se la divisione religiosa avesse improvvisamente dissolto quell’aurea
sceglie di rinnegare la fede nella quale era stato allevato, il calvinismo, e di
sacrale che i sovrani avevano sempre teso a preservare intorno alla propria
aderire al cristianesimo (1593). Questo atto consente la sua incoronazione a
re persona. Non più rappresentante di Dio in terra, un sovrano giudicato
nemico di Francia nella cattedrale di Chartres (febbraio 1594) con il nome
di Enrico IV

della vera fede finisce per essere considerato, anzi, un pericolo per la
comunità e gli apre le porte di Parigi («Parigi val bene una messa», pare
fosse il suo cristiana e di conseguenza la resistenza al suo potere e, al limite,
anche la sua celebre commento). Molti fautori della Lega cattolica, dopo
aver rifiutato la uccisione possono essere assimilate alla legittima difesa.
Idee come queste legittimità di un sovrano ugonotto, non possono ora fare a
meno di iniziano a circolare in Francia e nei Paesi Bassi a seguito
dell’esplodere dello sottomettersi al sovrano cattolico, che, nel 1595, ottiene
anche l’assoluzione di scontro religioso. Si afferma il tema della liceità
dell’uccisione di un sovrano papa Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini,
1592-1604), che lo riammette eretico, teorizzata dalle dottrine che la
storiografia ha definito, con qualche ufficialmente in seno alla Chiesa
cattolica sebbene «relapso», dal momento che imprecisione,
«monarcomache».

già una volta, per scampare alla strage della notte di San Bartolomeo,
Enrico si Si tratta infatti piuttosto del recupero della teoria politica greco-
romana era convertito al cattolicesimo per poi tornare, una volta al sicuro,
alla sua della tirannia. Secondo l’aristotelismo politico la monarchia tende
professione di fede ugonotta. La stessa Spagna è costretta dalle vittorie
militari naturalmente a degenerare in regime tirannico, che non è più un
regime del nuovo re e dal dissesto delle proprie finanze a siglare un accordo
di pace a monarchico, ma un diverso ordinamento politico. Nell’asprezza
dello scontro Vervins nel 1598. Nello stesso anno Enrico IV promulga
l’editto di Nantes, ideologico delle guerre di religione, le tesi della liceità
dell’opposizione al che riconosce cattolicesimo religione ufficiale in Francia,
ma garantisce agli potere costituito, dell’elusione dell’imperativo evangelico
di ubbidire a Cesare, ugonotti libertà di coscienza in tutto il regno e libertà
di culto in luoghi inizia a essere ammessa, nel caso almeno in cui Cesare
cessi d’essere tale per prestabiliti, oltre al controllo di numerose piazzeforti
come garanzia per la loro trasformarsi in un Nerone. I primi a elaborare
queste idee sono gli ugonotti sicurezza.

francesi, non a caso proprio nel momento più drammatico della lotta
religiosa, Conclusa la pace e chiusa la lunga fase di lotte religiose Enrico IV
può

negli anni che precedono e, soprattutto, seguono il massacro della notte di


San ordine equo e giusto. Al principe detentore della sovranità spetta
pertanto una Bartolomeo. In particolare ebbe enorme diffusione un testo
apparso anonimo potestà «legibus soluta», cioè la pienezza del potere
legislativo senza alcun nel 1576 e di controversa attribuzione: le Vindiciae
contra tyrannos.

vincolo rispetto ad altri poteri terreni, fermo restando il dovere di osservare


le Per testi come le Vindiciae l’obbedienza al sovrano è condizionata al leggi
divine e naturali, nonché quelle fondamentali del regno. Si apre così la
mantenimento di quella condotta ritenuta propria della regalità: si pretende
che strada alla teorizzazione del potere «assoluto» dei re. Il diritto di
resistenza, e il re sia un re di grazia, che elargisca con prodigalità ai sudditi,
e un re di meno che meno quello di reazione contro i sovrani per legittima
difesa, non giustizia, che ristabilisca cioè l’equilibrio armonico della società.
Ma se un re, sono ovviamente ammessi da Bodin.

invece di essere prodigo, vessa i suoi sudditi, se piuttosto che mettere


accordo Quello qui riassunto per sommi capi non è un mero dibattito teorico,
pur di tra le diverse parti del regno, si fa difensore di una contro le altre, egli
non è più enorme importanza. La radicalizzazione ideologica promossa dallo
scontro re, ma diviene tiranno, un usurpatore cui non è dovuta obbedienza.
Anzi si religioso in atto nel Cinquecento tende a spingere i detentori del
potere viene affermando il diritto a resistere a questo re-tiranno, sovrano
ingiusto e religioso, e cioè il papa, da una parte, e i capi delle Chiese e delle
sette nemico della vera fede. È interessante che tesi di questo tipo siano
teorizzate da protestanti, dall’altra, a pretendere sempre più frequentemente
di intervenire entrambe le parti in lotta: dal pensatore protestante scozzese
George Buchanan nelle questioni interne degli Stati. Un caso esemplare di
queste tendenze è il (1506-82) ai teologi cattolici del filone noto come
seconda scolastica. Fra conflitto che vede contrapposte la Santa Sede e la
repubblica di Venezia tra il questi ultimi spicca il gesuita castigliano Juan de
Mariana (1535-1624), 1605 e il 1607. Nata su un terreno eminentemente
giurisdizionale, la secondo cui il sovrano è obbligato a rispettare le leggi
fondamentali del proprio contestazione papale della liceità dell’arresto di
due chierici accusati di reati regno e della religione; nel caso in cui egli non
ottemperi a tale dovere, i comuni e della loro consegna al tribunale ordinario
e non a quello ecclesiastico, sudditi possono legittimamente ribellarsi alla
sua autorità. L’enfasi calvinista la controversia si estende al problema del
controllo dell’edificazione delle sulla liceità del diritto di resistenza solo se
proclamato non dal singolo, ma dai chiese e del patrimonio ecclesiastico nel
territorio della repubblica. Di fronte al magistrati cui è demandata la cura
del bene comune, non può nascondere le fermo rifiuto della Serenissima di
accedere alle condizioni richieste, papa Paolo affinità di argomentazioni con
le tesi che prendono forma in ambito cattolico.

V (Camillo Borghese, 1605-21) ricorre alla proclamazione dell’interdetto, e


È chiaro che impostazioni simili, che finiscono per condizionare la libertà
cioè al divieto al clero di esercitare le funzioni religiose in tutto il territorio
d’azione sovrana, vincolandola al rispetto di un patto implicito con i sudditi,
della repubblica. Questa, da parte sua, reagisce con durezza, imponendo al
minano il fondamento sacro dell’autorità regia, il suo ruolo di
rappresentante clero il normale svolgimento dei riti, un ordine a cui la
Chiesa veneta si terreno di Cristo. In particolare la possibilità dell’esistenza
di un re eretico uniforma, con l’eccezione di gesuiti e teatini, che sono
costretti ad minaccia non marginalmente la tesi del fondamento di diritto
divino della abbandonare il suolo della repubblica.

monarchia. In considerazione di ciò, nella Francia delle guerre di religione,


in Tali fatti suscitano enorme scalpore, così come le argomentazioni addotte
ambienti vicini alla corte, si va elaborando una teoria politica che consente
di dal massimo teologo e canonista al servizio della Serenissima, il frate
servita sottrarre l’autorità sovrana allo scontro religioso. Gli uomini
portatori di questa Paolo Sarpi, che, in una serie di scritti, difende le ragioni
della repubblica visione, e cioè alcuni personaggi che in un primo tempo
sono vicini alle contro la Santa Sede (cfr. supra, cap. 7). Alla fine, grazie alla
mediazione posizioni della reggente Caterina de’ Medici, del tutto
indifferente alle ragioni francese, la controversia viene appianata. A parte la
consegna dei due chierici religiose del conflitto, e che si stringono poi
attorno a Enrico di Borbone, rei – alla Francia e non al papato – Venezia
vede riconosciuta la propria prima e dopo la sua ascesa al trono, sono
definiti politiques.

sovranità e l’infondatezza delle pretese papali circa l’abrogazione delle leggi


Quest’etichetta denota i sostenitori di un rafforzamento dell’autorità regia e
venete da esso giudicate ingiuste. Il fatto stesso che la repubblica abbia della
concessione di una certa libertà di culto come unico rimedio alla divisione
vittoriosamente rintuzzato le ingerenze della Santa Sede costituisce un
ideologica religiosa. Tra essi, sicuramente il più influente è Jean Bodin, la
cui precedente importante, cui tutti i sovrani europei guarderanno con
grande teoria della sovranità, esposta nei Six livres de la république (1576),
ha un’enorme attenzione.

eco. Per Bodin la sovranità dello Stato è, per sua natura, unitaria,
indivisibile e perpetua; essa inoltre non deve conoscere limiti, se non quelli
che essa stessa si dà in ossequio alla legge naturale e a quella divina, al fine
di realizzare un

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una delle più popolate di Europa, con una densità abitativa e un tasso di S.
Sacerdoti, Sacrificio e sovranità. Teologia e politica nell’Europa di
Shakespeare e Bruno, urbanizzazione tra i più elevati: a metà del
Cinquecento vantano 19 centri Einaudi, Torino 2002.

abitati con popolazione superiore ai 10.000 abitanti. A un’agricoltura ricca


si C. Vivanti, Lotta politica e pace religiosa in Francia fra Cinque e Seicento,
Einaudi, Torino accompagna un artigianato florido, imperniato sulla
manifattura tessile. Il 1963.

fulcro di questa ricchezza risiede nelle Fiandre e Anversa, importante piazza


commerciale e finanziaria europea, ne è il cuore. Dopo l’Italia centro-
settentrionale i Paesi Bassi sono uno dei centri nevralgici dello sviluppo
europeo, e non solo economico: si pensi, solo per fare un esempio, alla
grande tradizione della pittura fiamminga, quella di Jan Van Eyck, di Rogier
Van der Weyden e di Hieronymus Bosch, su cui si innesterà poi la scuola
pittorica realistica olandese di Rembrandt, Vermeer e Bruegel; oppure,
ancora, all’influenza imponente di un pensatore e teologo come Erasmo da
Rotterdam (cfr. supra, cap. 4).

L’inserimento nella monarchia di Carlo V aveva giovato grandemente ai


Paesi Bassi. Questi era un sovrano viaggiatore, che si spostava
continuamente nei suoi domini, ma non v’è dubbio che il fulcro ideale e in
parte materiale della corte poliglotta e cosmopolita che lo attorniava
risiedeva a Bruxelles.

Durante la prima metà del Cinquecento, i Paesi Bassi con le loro 200 città e
i

3.000.000 di abitanti rappresentano dunque un’area economicamente


fiorente.

la propria emarginazione dai gangli della vita pubblica. Tale


preoccupazione Mentre le industrie tessili delle regioni di Liegi e di Bruges
godono di diventa realtà allorché Filippo II abbandona Bruxelles nel luglio
1559 per particolare successo, Anversa, dopo la creazione della famosa
Borsa (1531), si recarsi in Castiglia, lasciando come governatrice la
sorellastra Margherita di va affermando come il più importante centro
commerciale e finanziario Parma: non vi avrebbe mai più fatto ritorno.

dell’Europa (cfr. infra, cap. 10).

Un ulteriore elemento di tensione è dato dai problemi religiosi. Carlo V era


Questa prosperità subisce tuttavia, a partire dalla metà del Cinquecento, un
stato tutt’altro che indulgente verso coloro che riteneva degli eretici, i
improvviso arresto, cui fanno seguito alcuni segni di crisi. Il primo elemento
protestanti. La condanna delle idee riformate nei Paesi Bassi era stata che
modifica il quadro è la crescente concorrenza dei pannilana inglesi sul
proclamata sin dal 1520, prima cioè che la dieta di Worms la promulgasse
mercato internazionale. Anversa, in particolare, soffre la rivalità inglese
anche universalmente nei territori dell’impero. La normativa contro i
protestanti sul piano commerciale, e poiché i suoi traffici si alimentano
prevalentemente emanata nei Paesi Bassi nel 1529, già più dura di quella in
vigore nei territori delle merci straniere che vengono da lì riesportate, la
decisione dei mercanti tedeschi, era stata in seguito ulteriormente inasprita,
giungendo fino a inglesi di emigrare ad Amburgo nel 1569 è più di un
campanello d’allarme. Un prevedere la pena di morte per il semplice
possesso di un libro non ortodosso, secondo elemento di crisi è connesso alla
relativa perdita di importanza come la Bibbia tradotta in lingua volgare. La
persecuzione di luterani e dell’argento tedesco rispetto al massiccio afflusso
di argento americano (cfr.

anabattisti era stata brutale: al rogo dei libri era presto seguito quello degli
infra, cap. 10). Semplificando, si potrebbe dire che l’asse preferenziale che si
è uomini e si calcola che, nella prima metà del Cinquecento, circa 2.000

creato nel corso del Quattrocento fra i due centri di Augusta e di Anversa
viene protestanti fossero stati giustiziati per le loro idee. L’attività del
tribunale a soffrire la concorrenza del nuovo asse che lega Siviglia a
Genova. Le prospere dell’Inquisizione diocesana, riesumata a partire dal
1522, aveva condotto a regioni meridionali dei Paesi Bassi soffrono poi la
concorrenza interna che frequenti controversie giurisdizionali con la classe
dirigente locale, educata in deriva dallo sviluppo delle regioni del Nord del
paese, specializzatesi senso umanistico sulla scorta delle riflessioni di
Erasmo da Rotterdam circa la nell’agricoltura di tipo intensivo, nella pesca
e nel commercio marittimo. Il tolleranza e la fiducia nell’educazione morale
anziché nell’imposizione in miglioramento delle tecniche di bonifica permette
nelle province settentrionali ambito religioso. Nel complesso, tuttavia, la
persecuzione degli eretici ha solo

– grazie a ingegnosi sistemi di dighe – il prosciugamento di vaste aree e il


sfiorato i centri nevralgici della società, che condividono lo spirito della
drenaggio dei polders, le terre paludose sottratte al mare e destinate
repressione, anche se non gli eccessi. Il risultato è stato un blocco della
all’agricoltura. Questo processo è stimolato da un mercato interno in forte
penetrazione delle idee protestanti, che rimangono presenti solo in settori
crescita, cui si salda l’espansione delle attività commerciali. Mentre gli
zelandesi marginali del corpo sociale.

si specializzano nella pesca del merluzzo, i mercanti di Amsterdam, Haarlem


e Rotterdam diventano egemoni nel commercio del grano del Mar Baltico,
ossia del grano prodotto in Polonia e, in minor misura, in Russia che
confluisce al porto di Danzica per essere esportato. A partire dal commercio
del grano, gli 9.2. Le ragioni del conflitto con la Spagna

olandesi gradualmente estendono poi le proprie reti commerciali ai traffici


del vino, dei tessuti, dei metalli e del sale.

Tuttavia, nella prima metà degli anni Sessanta del Cinquecento il quadro
Alcune difficoltà vanno insorgendo anche sul piano politico. I Paesi Bassi
muta completamente a causa di una serie di fattori. L’elemento di sono infatti
formati da ben 17 province, ciascuna delle quali con proprie leggi,
trasformazione più importante è dato dalla penetrazione del calvinismo,
assente ordinamenti istituzionali e consuetudini. Un ruolo importante hanno
gli Stati fino al decennio precedente. L’ideologia calvinista funge da
catalizzatore per provinciali, le assemblee di ceto di ciascuna provincia, e gli
Stati generali dei tutti quei residui gruppi protestanti che la repressione ha
spinto su posizioni Paesi Bassi. Specialmente nell’area meridionale del paese
grande influenza teologiche e politiche più radicali. Inoltre, l’esplosione in
Francia, nel 1562, di politica esercita la grande aristocrazia. Tanto gli Stati
generali quanto la nobiltà uno scontro religioso di una violenza senza
precedenti tra cattolici e ugonotti hanno goduto di notevole rilievo durante il
regno di Carlo V. Con la contribuisce ad alimentare la propaganda
calvinista, sostenuta dalle reti di successione del figlio Filippo, la potente
aristocrazia del Sud e in particolare le emigrati francesi. Il calvinismo fa
inizialmente breccia nei settori artigianali famiglie dei grandi, raccolte nel
prestigioso Ordine della Freccia d’oro, temono

delle città del Sud dei Paesi Bassi colpiti dalla crisi delle manifatture e dei
Questo gruppo, con l’ascesa al trono di Filippo II, ha scalzato dalle posizioni
di commerci e nella piccola nobiltà del Nord, emarginata dal potere nelle
città, e potere la fazione fino ad allora dominante, guidata dall’inquisitore
generale riesce via via a estendersi ai gruppi sociali dei mercanti e degli
uomini d’affari.

Fernando de Valdés, erede del potere dell’antico segretario di Carlo V, Le


classi dirigenti urbane diventano, a questo punto, molto più attente alla
Francisco de los Cobos, e legata alla potente famiglia dei Toledo. La
pressione conduzione della politica ecclesiastica e alle questioni religiose.

dei nobili dei Paesi Bassi, appoggiati nascostamente da Margherita, conduce


Un secondo fattore di mutamento è dato dal deteriorarsi improvviso della
così al ritiro delle truppe, alla rinuncia alla riorganizzazione delle diocesi e
congiuntura economica, dovuto alla guerra commerciale con l’Inghilterra
all’allontanamento di Granvelle dal governo (1564). Viene infine creata
(1563-65), al blocco dei traffici baltici per una serie di conflitti in quell’area
e a un’apposita commissione di teologi incaricata di studiare la politica
cattivi raccolti nel 1564-65. Questi elementi, sommandosi fra loro, acuiscono
ecclesiastica.

una congiuntura economica fiacca che produce sacche di disoccupazione e


di Nel 1565, tuttavia, l’ascesa di Fernando Alvarez de Toledo, duca d’Alba,
malcontento che allarmano non poco il governo della reggente e le élites
come più ascoltato consigliere di Filippo II conduce a un improvviso
commerciali.

mutamento della politica della corona nei Paesi Bassi. Il sovrano si rifiuta di
Un terzo e ulteriore elemento di instabilità del quadro è poi dato abrogare o
mitigare la legislazione per la repressione dell’eresia e anzi mostra di
dall’insufficienza dei sistemi di relazione con la corte di Filippo II e voler
ampliare i poteri dell’Inquisizione, dando l’impressione di voler
dall’influenza della complessa politica madrilena sugli equilibri di potere a
impiantare nei Paesi Bassi la temutissima Inquisizione spagnola. La linea
Bruxelles. La grande aristocrazia dei Paesi Bassi, che annovera tra i suoi
conciliatoria di Margherita a Bruxelles e di Ruy Gómez a Madrid appare
esponenti più prestigiosi il principe Guglielmo d’Orange-Nassau, Lamoral
sconfitta e il gruppo dirigente della nobiltà fiamminga delegittimato. La crisi
conte di Egmont e Philippe de Montmorency, conte di Hornes, si sforza di
esplode.

trovare nella corte del sovrano interlocutori in grado di rappresentare i


propri punti di vista, che si riassumono nelle richieste di abolire il carico
finanziario attribuito alle 17 province per il pagamento delle truppe stanziali
della corona, di frenare le nomine di spagnoli in Consiglio di Stato e negli
altri uffici di 9.3. Repressione e rivolta

governo del paese e di moderare la repressione. Un ulteriore elemento di


controversia è dato dalla pubblicazione (1561) di un discusso piano per la
Nell’inverno del 1565 l’opposizione alla politica religiosa della corona si fa
riforma delle circoscrizioni ecclesiastiche nei Paesi Bassi, che prevede la
intensa. Un gruppo di esponenti della nobiltà minore, in maggioranza
cattolici, suddivisione del territorio in 18 vescovati, guidati da vescovi e da
un ma anche protestanti, si unisce per ottenere l’espulsione dell’Inquisizione
dai arcivescovo primate (residente a Mechelen). I nuovi vescovi, tutti di
nomina Paesi Bassi e sottoscrive un documento comune noto come il
Compromesso regia, avrebbero dovuto nominare, a loro volta, due
inquisitori in ogni diocesi.

della nobiltà. I grandi non partecipano all’iniziativa, ma l’appoggiano


Questo piano allarma il clero per l’evidente ampliamento dell’autorità
sovrana nascostamente sperando di giovarsene: tra i firmatari spicca del
resto il nome di nell’ambito della vita ecclesiastica (il diritto di nomina dei
vescovi era spettato Luigi di Nassau, fratello di Guglielmo d’Orange. Il 5
aprile 1566 una folla di sino ad allora ai capitoli delle cattedrali) e crea
nuovi timori di un’ulteriore circa 300 confederati si presenta in armi al
cospetto di Margherita, cui espansione delle attività inquisitoriali, sottoposte,
seppur solo indirettamente, consegna una petizione che chiede
l’annullamento dei recenti editti e la al controllo della corona.

convocazione di un’apposita sessione degli Stati generali per rivedere tutta


la Su tutti questi punti le posizioni del gruppo di pressione legato a Orange,
politica religiosa. Nel testo si mette in evidenza l’esasperazione popolare e si
Egmont e Hornes si scontrano con quelle di Antoine Perrenot, cardinale di
paventa un esito drammatico della vicenda, tale da condurre «all’aperta
rivolta e Granvelle, figlio di uno dei principali consiglieri di Carlo V, potente
ministro all’universale ribellione». Pare che uno dei consiglieri di
Margherita, alla vista che Filippo II ha posto al fianco della governatrice
Margherita. Le proteste della folla in attesa di essere ricevuta dalla
governatrice, definisca i confederati contro la politica di Granvelle, che
Margherita non osteggia, trovano ascolto come gueux, pezzenti o mendicanti.
L’epiteto, invece di essere respinto, viene nella fazione egemone a corte,
guidata da un nobile portoghese molto vicino al accettato: esso diverrà
presto popolare, indicando da allora in poi gli oppositori sovrano, Ruy
Gómez de Silva, e dalla importante famiglia dei Mendoza.

più risoluti del governo spagnolo.

Inoltre Alba, nella distribuzione degli alloggiamenti delle truppe – un


Paventando un ulteriore aggravamento della situazione, Margherita decide
universale elemento di frizione tra esercito e popolazione civile –, non fa di
cedere, promulgando un editto, detto di moderazione, che invita le autorità
rispettare la distinzione tra città fedeli e ribelli, finendo per colpire settori
della a una minore rigidità e ad attenuare la repressione. Il successo
dell’iniziativa società che si erano mantenuti fedeli alla corona.

origina un clima di effervescenza in tutto il paese. I protestanti, soprattutto i


Di fronte a questi comportamenti e di fatto esautorata, Margherita si
calvinisti, approfittano dell’allentarsi della repressione per uscire allo
scoperto e dimette e Alba ottiene dal sovrano la nomina a governatore
generale dei Paesi praticare cerimonie religiose in luoghi pubblici o
all’aperto, manifestazioni che Bassi. Questo fatto non va sottovalutato. Sino
a quel momento il territorio era i grandi si rifiutano di sciogliere con la
forza. La predicazione pubblica delle sempre stato governato da un membro
della famiglia del sovrano. La nomina di idee protestanti si fa intensa e
attrae grandi folle. Nei mesi successivi, questa un grande di Spagna a
governatore riduce questa carica a qualcosa di simile a spinta alla libera
predicazione produce un evidente mutamento del clima quella di un viceré e
rende pienamente visibile la trasformazione dei Paesi Bassi sociale, il cui
effetto più clamoroso è l’accendersi della furia iconoclasta dei in una
provincia come le altre della monarchia cattolica.

gruppi calvinisti, volta alla distruzione delle immagini sacre, degli arredi e
delle Il governo di Alba è rimasto tristemente famoso per la violenza della
reliquie nelle chiese e nei monasteri cattolici, in quanto giudicati elementi
repressione posta in atto. In parte la «leggenda nera» che circonda questi
anni è blasfemi.

frutto della propaganda calvinista, nutrita dall’attività di folte schiere di


esiliati e La crisi comincia ad aggravarsi: il governo manca di consenso e tra
i grandi si sostenuta dagli ugonotti francesi. E tuttavia tra il 1567 e il 1576, il
Consiglio registra una divisione fra Hornes e soprattutto Egmont, che –
preoccupati per dei torbidi (volgarmente conosciuto come Consiglio del
sangue), un tribunale la piega degli avvenimenti – vogliono aiutare
Margherita a riprendere il speciale istituito dal duca d’Alba per reprimere i
tumulti, commina circa 9.000

controllo della situazione, e Guglielmo d’Orange, che si schiera più


condanne, di cui oltre 1.000 capitali, comprese quelle dei conti di Egmont e
apertamente a favore dei protestanti, anche in ragione delle sue relazioni
Hornes (1568).

personali (aveva sposato la figlia di Maurizio di Sassonia, il più importante


Ad ogni modo, a far precipitare la situazione non contribuisce solo il
principe luterano tedesco). I confederati, da parte loro, fanno sempre nuove
dissenso religioso. Il mantenimento dell’esercito del duca d’Alba richiede
richieste di libero culto, mentre gli attacchi alle chiese cattoliche, malgrado
una un’enorme esborso di denaro, cui la corona fatica a far fronte, essendo
serie di tentativi di accordo, proseguono.

contemporaneamente impegnata a fronteggiare la rivolta dei moriscos e


quindi Le notizie che giungono dai Paesi Bassi allarmano il Consejo de
Estado a gli impegni militari nel Mediterraneo (cfr. supra, cap. 7). Il nuovo
governatore Madrid, dove la linea dura dei «falchi» guidati dal duca d’Alba,
che invocano rinunzia, in un primo tempo, a imporre nuove tasse grazie a un
accordo con gli l’invio di un esercito e una dura repressione, prevale sulla
tattica proposta dalle Stati generali che garantiscono parte della somma
richiesta, ma nel 1571, alla

«colombe» della fazione di Ruy Gómez, che hanno invece proposto un


viaggio scadenza del sussidio e di fonte alla prospettiva della bancarotta, il
duca decide del sovrano nei Paesi Bassi per riprendere in mano la situazione
con il prestigio di far riscuotere un’imposta del 10 per cento su tutti i
contratti e sulle vendite.

della sua autorità e il potere di convincimento dei sudditi derivante da un Il


rifiuto di tutti gli ambienti commerciali di dare applicazione a questa tassa
sapiente uso della grazia regia. Filippo II, pur non escludendo in futuro il si
somma alla crescente opposizione alle misure di governo del duca. Nel
viaggio, decide però di inviare un esercito, guidato dal duca d’Alba in
persona.

frattempo alcuni nobili fuggiti dai Paesi Bassi, con la complicità della
corona Intanto, con l’aiuto sostanziale di Egmont e Hornes, Margherita è
riuscita a inglese e degli ugonotti francesi, organizzano una flotta detta dei
gueux du mer, riportare l’ordine, sconfiggendo alcuni assembramenti di
truppe calviniste,

«pezzenti del mare», con cui attuano la pirateria ai danni delle navi spagnole
distribuendo guarnigioni nelle città insubordinate e punendo gli eccessi che
mantengono i collegamenti con la penisola iberica. I «pezzenti del mare»

anticattolici. L’arrivo del duca d’Alba alla testa di un esercito di 10.000


uomini riescono a conquistare alcuni importanti porti olandesi, da cui
procedono a (agosto 1567) muta però completamente la situazione. Alba si
comporta come impadronirsi dell’intera regione, mentre Luigi di Nassau
occupa le province un ministro plenipotenziario, agendo proprio contro quei
settori della classe meridionali dei Paesi Bassi con l’appoggio degli ugonotti
francesi. A sua volta dirigente locale cui Margherita si è appoggiata per
costruire un certo consenso Guglielmo d’Orange invade le province orientali
dalla Germania. Quest’ultima al proprio governo: il duca fa arrestare non
solo buona parte dei confederati, azione, anche in ragione delle conseguenze
del massacro della notte di San ma anche Hornes ed Egmont, mentre
Guglielmo d’Orange fugge in Germania.
Bartolomeo, che indebolisce gli ugonotti (cfr. supra, cap. 8), viene respinta e

Guglielmo trova rifugio nelle regioni settentrionali di Olanda e Zelanda, i


cui muore il governatore Requesens. Al vuoto di potere si accompagna così
Stati provinciali lo nominano proprio governatore ( stadhouder) e gli
forniscono l’ammutinamento dell’esercito di stanza nei Paesi Bassi, che si
lascia andare a mezzi per la guerra.

saccheggi ed eccessi di ogni tipo contro la popolazione civile.

Si è ormai alla ribellione aperta. Nel 1575 le due province di Olanda e Di


fronte alla paralisi del Consiglio di Stato di Bruxelles, incapace di Zelanda si
legano in un’unione per difendere le proprie autonomie e la libertà prendere
in mano le redini della situazione, i gruppi dirigenti delle province di culto.
Le deliberazioni, firmate congiuntamente dagli Stati e da Orange, leali,
guidati dal duca di Aerschot, procedono a mano armata (4 settembre
abbozzano un primo esempio di potere condiviso tra un’assemblea 1576)
all’arresto dei membri del Consiglio e alla convocazione degli Stati
rappresentativa e un’istanza esecutiva. La ribellione delle due province è
generali. Vengono avviate trattative con le province ribelli di Olanda e
Zelanda motivata con il diritto di resistenza al sovrano che compie azioni
tiranniche, e con il principe di Orange per un accordo sull’espulsione dai
Paesi Bassi di come l’imposizione di tasse senza consenso dei sudditi,
secondo motivi tutte le truppe straniere e sul congelamento della questione
religiosa. Nel ideologici elaborati proprio in quegli anni nel mondo
calvinista. Non è un caso frattempo, ai primi di novembre, la città di
Anversa, cuore finanziario e se Philippe de Mornay, uno dei supposti autori
del famoso testo Vindiciae contra commerciale dei Paesi Bassi, subisce un
drammatico saccheggio da parte delle tyrannos apparso in quegli anni in
Francia (cfr. supra, cap. 8), è amico personale truppe spagnole ammutinate,
che spinge le parti alla ratifica dell’accordo, di Orange ed è significativo che
le Vindiciae, pur concentrandosi conosciuto come la pacificazione di Gand
(1576), da parte di tutte le province.

prevalentemente sugli avvenimenti francesi, trattino Olanda e Francia come


A questo punto la posizione della corona spagnola muta decisamente: due
paralleli terreni di conflitto, scenari differenti di una medesima lotta per la
Filippo II stabilisce infatti di inviare come governatore generale un membro
libertà di fede. I rapporti tra ugonotti francesi e calvinisti olandesi sono del
della famiglia reale, il suo fratellastro Giovanni d’Austria, il vincitore della
resto molto stretti e Guglielmo d’Orange costituisce uno dei principali punti
di battaglia di Lepanto. Nel febbraio 1577 don Giovanni fa sue, con
l’emanazione contatto, grazie alla sua vasta rete di aderenze e conoscenze.
Detto il Taciturno di un editto perpetuo, le richieste degli Stati generali per il
ritiro delle truppe e e chiamato anche «padre della patria», egli, una volta
convertitosi al calvinismo, per il rispetto delle leggi delle province. In cambio
egli ottiene il costituirà il punto di riferimento di una rivoluzione condotta in
nome della riconoscimento della propria autorità e il ripristino della
religione cattolica difesa delle libertà costituzionali e del diritto a praticare
la propria fede.

come religione ufficiale. Le province in cui il calvinismo è ormai


maggioritario, Olanda e Zelanda, reagiscono rifiutandosi di ratificare la
decisione degli Stati generali, da cui ritirano i propri rappresentanti, e di
riconoscere don Giovanni come legittimo governatore. La guerra riprende e,
a seguito del richiamo delle 9.4. La nascita delle Province Unite

truppe spagnole nei Paesi Bassi, in molte importanti città lealiste delle
province meridionali (Bruxelles, Anversa, Bruges, Gand, Ypres) esplodono
rivolte L’incapacità del duca d’Alba a ridurre all’obbedienza le province
ribelli e di guidate dai calvinisti, che le consegnano a Guglielmo d’Orange.
Per un sconfiggere i «pezzenti del mare» spinge Filippo II a richiamarlo in
Spagna momento pare che le province si vadano unificando sotto la guida
del (1573). Il suo successore, Luis de Requesens, pone fine alla politica di
terrore Taciturno contro gli spagnoli, ma così non è. Le classi dirigenti delle
province del duca e alterna all’uso della forza militare contro le due
province ribelli meridionali osteggiano il radicalismo calvinista, il prevalere
della posizione timidi tentativi di accordo, che vengono però respinti. Anche
nelle province olandese e la supremazia della casa d’Orange. Esse sono
rimaste di fede cattolica rimaste fedeli alla corona il nuovo governatore deve
far fronte alla crescente e puntano non certo all’indipendenza, quanto al
rispetto delle proprie libertà e opposizione dei gruppi dirigenti locali,
desiderosi di riguadagnare le posizioni privilegi. Comprensibilmente il
fanatismo calvinista le spaventa anche più di di potere perdute durante il
governo del duca d’Alba. A ciò si aggiunge il grave quello cattolico e la
diffusione delle idee riformate presso le corporazioni delle problema
rappresentato dal finanziamento della guerra e segnatamente dal arti e
mestieri dette gilde (cfr. supra, cap. 2) e il popolo minuto delle città delle
pagamento delle truppe regie. A causa dell’impossibilità a sostenere tutti gli
Fiandre rischia di mettere a repentaglio il tradizionale ordine sociale
spostando impegni militari le finanze della Castiglia conoscono nel settembre
1575 un gli equilibri di potere a favore di maestranze cui l’ideologia
calvinista conferisce vero tracollo, costringendo Filippo II a dichiarare
bancarotta proprio mentre un’inusuale aggressività e compattezza.

La sfiducia nel comportamento di don Giovanni, da una parte, e nella

prepotenza dell’asse calvinista stretto attorno a Guglielmo d’Orange,


dall’altra, 9.5. La stabilizzazione della repubblica delle Province Unite
spinge l’aristocrazia delle province meridionali a cercare anzitutto una terza
via, con l’offerta del titolo di governatore generale all’arciduca Mattia
d’Asburgo, un nipote di Filippo II. Fallito tale tentativo, su cui per un breve
momento Nel corso degli anni successivi, nelle Province Unite (Groninga,
Frisia, sembra possa convergere l’accordo di tutte le province, si giunge alla
Gheldria, Olanda, Overijssel, Utrecht e Zelanda, più Drenthe, che non ha
divaricazione: nel gennaio 1579, allorché otto province settentrionali
stringono diritto di rappresentanza) prende una forma più definita il regime
di tipo tra loro un accordo di unione detta di Utrecht, dalla città in cui viene
siglata, al repubblicano. Muta in primo luogo la natura degli Stati generali
(con sede fine di coordinare la propria politica estera e militare, le province
meridionali all’Aja), che si trasformano da ampia assemblea dei ceti in
comitato ristretto nel sottoscrivono un patto, l’unione di Arras. Quest’ultima
viene poco dopo a patti quale ogni provincia gode di un solo voto, pur
potendo inviare anche più con la corona spagnola, grazie all’abilità del
nuovo governatore generale, rappresentanti, detti avvocati. Si afferma inoltre
sempre più nettamente la già Alessandro Farnese duca di Parma – nipote di
Filippo II e succeduto a don forte egemonia dell’Olanda, la provincia di gran
lunga più ricca e popolosa.

Giovanni, morto nell’ottobre 1578 –, sulla base del ritiro delle truppe e della
Infine, alla famiglia Orange-Nassau viene riconosciuto una sorta di diritto
promessa di un governo che operi con il consenso degli Stati generali. I
Paesi ereditario all’esercizio del comando dell’esercito: accade così che a
Maurizio di Bassi sono ormai divisi in due aree: la prima, quella delle
Province Unite Nassau, figlio di Guglielmo d’Orange, sia conferito il
comando generale nel ribelli, a egemonia olandese e calvinista; la seconda,
quella delle province 1587. Inoltre a livello provinciale la carica di
governatore e di comandante lealiste, valloni e cattoliche. Peraltro il
conflitto militare non s’interrompe e dell’esercito ( stadhouder) finisce per
essere assegnata a membri di quel gruppo Guglielmo d’Orange, dopo
qualche titubanza, aderisce all’accordo di Utrecht e familiare.

viene per questo dichiarato traditore in un bando emanato contro di lui da Si


crea così una sorta di competizione per il potere tra gli Stati generali, in
Filippo II. Il testo di difesa di Orange, l’ Apologia, presentato agli Stati
generali di cui il rappresentante dell’Olanda – che ha il titolo di gran
pensionario – Johan Delft nel 1580, diverrà presto famoso. In esso le
dottrine monarcomache van Oldenbarneveldt assume un ruolo decisivo, e lo
statolderato diviene carica vengono calate in una precisa congiuntura
politica e si sostiene il diritto del egemonizzata dagli Orange-Nassau. Nel
frattempo le Province Unite, sotto la popolo alla ribellione di fronte a un
sovrano, come Filippo II, dichiarato spinta delle esigenze economiche degli
influenti gruppi mercantili che spergiuro e tiranno. Questi temi sono ripresi
nell’atto di abiura con cui, nel sostengono Oldenbarneveldt, siglano una
tregua di dodici anni con la corona 1581, gli Stati generali delle province
ribelli dichiarano Filippo II decaduto.

spagnola, nonostante la contrarietà di Maurizio di Nassau (1609). I contrasti


tra Esse scelgono di darsi un nuovo sovrano, nella persona del duca d’Angiò,
gran pensionario e stadhouder si sommano alle frizioni tra le province –
suscitate fratello del re di Francia, nella speranza che le sue truppe
impediscano ad dai timori diffusi di uno strapotere olandese – e alle dispute
ideologiche tra le Alessandro Farnese la riconquista delle città meridionali
occupate negli anni diverse tendenze in seno alla Chiesa calvinista.

precedenti. Tuttavia Angiò non si mostra all’altezza della situazione, mentre


Nei primi anni del Seicento, infatti, ha inizio la polemica tra i fautori di una
l’abilità militare di Farnese porta all’espugnazione di Gand, Bruxelles e
Anversa versione tollerante e razionalista del credo calvinista, promossa da
Giacomo (1584-85).

Arminio (1560-1609), e i sostenitori intransigenti delle dottrine del Le


province settentrionali debbono affrontare ben presto la questione della
riformatore di Ginevra, guidati dal teologo Francesco Gomar (1565-1641).

forma di regime politico da adottare, a causa della scomparsa prima del


duca Questi ultimi sono in particolare scandalizzati dalla posizione di
Arminio sulla d’Angiò e poi dello stesso principe d’Orange, assassinato a
Delft nel luglio 1584

salvezza, favorevole a una visione assai sfumata della predestinazione. Nel


1610

da un fanatico cattolico. Al vuoto di potere al vertice viene ovviato con la il


clero di orientamento arminiano presenta agli Stati provinciali d’Olanda un
nomina del conte di Leicester, fiduciario di Elisabetta I d’Inghilterra, con cui
testo di protesta per gli attacchi subiti, chiamato «rimostranza». Gli Stati
esse stipulano un’alleanza in funzione antispagnola (1586). Alla fine gli Stati
olandesi, sotto l’influenza di Oldenbarneveldt, fanno propria la rimostranza
generali decidono di avocare a sé la piena sovranità, proclamandosi autorità
sostenendo le tesi arminiane, mentre lo stadhouder Maurizio appoggia i
suprema della nuova entità statale delle Province Unite (1589).
gomaristi. Da parte sua il clero antiarminiano elabora una sua contro-
rimostranza, cui fa seguito la risoluzione degli Stati olandesi volta a
reprimere le manifestazioni dei gomaristi, sottraendo di fatto allo stadhouder
il controllo

dell’esercito (1617). La grave crisi politica che ne scaturisce culmina, nel


1619, 10. Economia e finanze nel secolo dei genovesi

in una prova di forza di Maurizio di Nassau che, forte dell’appoggio


dell’esercito e degli Stati generali, fa arrestare Oldenbarneveldt – che viene
giustiziato – e i suoi seguaci. Inoltre promuove un sinodo della Chiesa
calvinista olandese che si celebra a Dordrecht e condanna i seguaci delle
dottrine arminiane.

Malgrado queste turbolenze, la repubblica delle Province Unite riesce a


trovare una propria stabilità nel corso dei primi due decenni del Seicento,
grazie anche alla tregua con la Spagna. Al suo scadere, nel 1621, riprende
una nuova lunga fase bellica – che s’inserisce nel conflitto noto come guerra
dei Trent’anni – che vede le Province Unite impegnate anche nel colpire la
monarchia cattolica nei suoi possedimenti coloniali e nei suoi interessi
commerciali. Con il trattato di Münster la corona spagnola rinuncia
definitivamente alle sue pretese di sovranità sulle sette Province Unite. Il
trattato viene pubblicato all’Aja, con una calcolata scelta di tempi, alle dieci
del mattino del 5 aprile 1648, nello stesso giorno e ora in cui, ottant’anni
prima, il duca d’Alba aveva fatto decapitare a Bruxelles i conti di Egmont e
Hornes.

10.1. Crescita della popolazione e della produzione agricola Nella seconda


metà del XV secolo in alcune aree europee si avvertono i Bibliografia

primi segnali dell’inizio di una nuova fase di crescita demografica dopo gli
sconvolgimenti prodotti in tutta Europa dall’epidemia nota come peste nera
(1347-51). Tuttavia, solo a partire dai primi decenni del XVI secolo si
registra A. Clerici, Costituzionalismo, contrattualismo e diritto di resistenza
nella rivolta dei Paesi Bassi quasi in tutta Europa una crescita generalizzata
della popolazione, tale non solo (1559-1581), Franco Angeli, Milano 2004.
da recuperare i livelli precedenti la peste nera, ma anche da superarli M. van
Gelderen, The Political Thought of the Dutch Revolt, Cambridge University
Press, ampiamente. Partendo dai circa 45 milioni di abitanti alla fine del
Trecento, la Cambridge 1992.

J.I. Israel, The Dutch Republic and the Hispanic World, 1606-1661,
Clarendon Press, popolazione europea raggiunge i 69 milioni un secolo
dopo, per arrivare agli Oxford 1986.

89 milioni nel 1600.

Id., The Dutch Republic. Its Rise, Greatness and Fall, 1477-1806, Clarendon
Press, Oxford Naturalmente i tassi di crescita demografica sono diversi da
paese a paese e 1998.

da regione a regione. Tuttavia, tale fenomeno è ovunque evidente: la


Castiglia S. Nadler, Baruch Spinoza e l’Olanda del Seicento, Einaudi, Torino
2002 (ed. or. 1999).

passa da 3 milioni di abitanti nel 1530 a 6 nel 1594, la Francia dai 16


milioni G. Parker, Spain and the Netherlands, 1559-1659, Fontana, Glasgow
1979.

d’inizio Cinquecento ai 19 del 1600 e la Germania da 12 a 16 milioni. La Id.,


The Dutch Revolt, Penguin Books, London 1985.

penisola italiana è protagonista di un notevole incremento demografico: essa


Id., The Army of Flanders and the Spanish Road, 1567-1659, Cambridge
University Press, conta 8,8 milioni di abitanti nel 1450, supera i 10 ai primi
del Cinquecento per Cambridge 2004 (ed. or. 1972).

arrivare a quasi 11,6 a metà secolo e a oltre 13 all’inizio del Seicento. In


H.H. Rowen, John de Witt. Statesman of the «True Freedom», Cambridge
University Press, Cambridge 1986.

particolare la crescita demografica è più sostenuta nelle isole di Sicilia e S.


Schama, Il disagio dell’abbondanza. La cultura olandese dell’epoca d’oro,
Mondadori, Milano Sardegna (del 29,5 per cento nel periodo 1550-1600) e
nell’area centro-1993 (ed. or. 1988).

settentrionale della penisola (14 per cento) rispetto al Mezzogiorno (8,8 per
C.H. Wilson, Queen Elizabeth and the Revolt of the Netherlands, Martinus
Nijhoff, The cento).

Hague 1979.

A richiamate maggiormente l’attenzione a livello europeo è la crescita della

popolazione urbana, grazie all’afflusso di persone dalle campagne e allo


Germania e Austria, di tre volte e mezzo nei Paesi Bassi, di quattro in
Polonia e sviluppo di nuovi centri. Infatti le città in cui prosperano le attività
Inghilterra, di sei volte e mezzo in Francia. Minore è l’impatto dell’aumento
manifatturiere e commerciali vedono aumentare la loro popolazione fino a
della domanda su altre derrate alimentari, come la carne, o sui prodotti
diventare, nel giro di pochi anni, grandi metropoli: Londra, che ha 40-
50.000

manifatturieri.

abitanti ai primi del Cinquecento, arriva a 224.000 nel 1605; la popolazione


di Il settore agricolo viene quindi sollecitato a produrre di più, in special
modo Siviglia cresce da 60.000 a 130.000 abitanti nell’arco del secolo e
quella cereali. Gli studiosi parlano perciò di «cerealizzazione»
dell’agricoltura europea Lisbona passa da 50.000 a 120.000 abitanti.

cinquecentesca. Poiché, in conseguenza della peste nera di metà Trecento, le


Cresce inoltre il tasso di urbanizzazione della popolazione (ossia la superfici
coltivate hanno conosciuto una forte riduzione, ora tornano ad percentuale
delle persone che vivono in città rispetto alla popolazione totale di ampliarsi:
vengono messe a coltura non solo le zone boschive, le terre paludose
un’area), che conosce livelli particolarmente elevati nei Paesi Bassi e nella o
abbandonate nei secoli precedenti, ma anche quelle destinate a prati e a
penisola italiana. Durante il XVI secolo, Amsterdam e Anversa crescono,
pascoli per il bestiame. Le bonifiche diventano un fenomeno che riguarda
varie rispettivamente, da 15.000 a 100.000 e da 50.000 a 100.000 abitanti;
Palermo zone europee, dalla Francia alla Bassa Sassonia, dall’Inghilterra ai
Paesi Bassi.

passa da 50.000 abitanti nel 1501 a 100.000 nel 1607; la popolazione di


Napoli Proprio qui tra il 1540 e il 1615 sono strappati al mare per mezzo di
bonifiche aumenta, durante il secolo, da 150.000 a 300.000 persone. I due
maggiori ben 80.000 ettari di terra. Anche in Italia si registrano notevoli
progressi in centri manifatturieri italiani del tempo, Milano e Venezia,
vedono rapidamente quest’ambito: nella repubblica di Venezia, lungo tutto il
XVI secolo, le crescere il numero dei loro abitanti in misura notevole: la
prima ha circa bonifiche riguardano circa 77.000 ettari, mentre tra il 1564 e
il 1580 sono 60.000 abitanti nel 1541, che diventano oltre 106.000 nel 1574.
La seconda ha bonificati 23.000 ettari nel Polesine appartenente al duca di
Ferrara. In Francia, 115.000 ai primi del Cinquecento e ben 150.000 verso il
1590.

Germania, Polonia e Boemia vengono condotti massicci disboscamenti allo


All’origine della ripresa demografica e quindi della crescita cinquecentesca
vi scopo di accrescere la superficie coltivabile. Le pianure della Russia sono
al sono due fattori concomitanti. Da una parte, si verifica una flessione della
centro di un intenso processo di colonizzazione e di disboscamento,
mortalità: le epidemie di peste e di altre malattie (tifo, vaiolo, colera) – che
soprattutto in direzione dell’area degli Urali settentrionali.

hanno decimato la popolazione europea fra Tre e Quattrocento – non hanno


il I cereali riguadagnano anche il terreno destinato all’allevamento e ad
altre medesimo grado di virulenza e diffusione avuto in precedenza. Non
mancano coltivazioni. In Inghilterra, dove è assai diffuso l’allevamento
ovino, si verifica, peraltro pestilenze assai gravi, come quella che colpisce
l’Italia settentrionale nel dopo il 1530, un’inversione di tendenza a favore
della cerealicoltura. In 1575-78, né periodi di grave carestia, come quella
che, negli anni Novanta del Francia, ad esempio, nella comunità rurale di
Lattes (vicino alla città di secolo, mette in crisi buona parte del continente.
D’altra parte, la Montpellier) la superficie coltivata a cereali passa da 1.120
a 1.579 ettari tra il combinazione fra l’aumento della natalità dopo le
epidemie tre e 1547 e il 1607, mentre regredisce quella destinata
all’allevamento. Cresce quattrocentesche e la riduzione della mortalità fra le
classi di età più basse, vale ovunque la produzione cerealicola: la
Terraferma veneta – come si chiama a dire fra i bambini e i giovani,
comporta il fatto che un maggior numero di l’insieme dei domini della
repubblica di Venezia nell’entroterra – diventa il persone raggiunga l’età
adulta e sia in grado di procreare. Si abbassa nel XVI principale fornitore di
grano della città capitale: quest’ultima, nel 1566-67, secolo anche l’età
media in cui le persone si sposano (che gli studiosi di importa dalla
Terraferma 180.000 staia annue di grano, che, nel 1599, demografia
definiscono età al matrimonio), ampliando così, nella vita delle diventano
oltre 400.000. La Sicilia, vero e proprio granaio d’Europa, esporta donne,
l’arco di tempo in cui esse possono generare figli.

mediamente, durante la seconda metà del Cinquecento, 400-500.000 quintali


La crescita demografica comporta, a sua volta, un notevole incremento della
di grano, soprattutto verso Genova e la penisola iberica.

domanda di derrate alimentari. Da ciò deriva una crescita dei prezzi dei
Tuttavia, bisogna avere presente che i progressi nella cerealicoltura europea
prodotti agricoli, particolarmente sensibile nella seconda metà del sono
legati in larga parte all’ampliamento delle superfici coltivate o, in altre
Cinquecento, che durerà sino ai primi anni o addirittura sino alla metà del
parole, a uno sviluppo estensivo dell’agricoltura. Le rese – cioè il rapporto
fra la Seicento. Particolarmente pronunciato è l’aumento del prezzo dei
cereali che semente utilizzata e il raccolto – aumentano di poco rispetto ai
livelli della sono alla base della dieta della gran maggioranza della
popolazione europea: seconda metà del XIV secolo. Solo in alcune aree dei
Paesi Bassi e dell’Italia durante il XVI secolo, quello del grano aumenta di
circa due volte e mezzo in settentrionale l’aumento della produzione è il
risultato di un incremento della

produttività agricola. Tutta la precarietà degli equilibri demografici e


manodopera del tutto insolita per l’epoca.

dell’agricoltura cinquecentesca emerge con chiarezza dalla carestia – frutto


di Inoltre, proprio il raddoppio della produzione di allume fra il 1490 e il un
peggioramento generale del clima – che, intorno al 1590, colpisce in modo
1560, destinata in buona parte all’esportazione, rappresenta un indicatore
del particolare i paesi dell’area del Mediterraneo. La carestia si trasforma
ben presto fatto che, nel corso del secolo, si verifica una crescita della
produzione tessile.

in una vera e propria crisi di sussistenza, segnata dall’aumento della


mortalità e Si sviluppano nuove manifatture in conseguenza della forte
domanda di tessuti, dalla caduta del numero delle nascite. Inoltre, tra la fine
del Cinquecento e i come ad esempio in Castiglia, dove centri come Segovia
e Toledo raggiungono primi del Seicento alcune gravi epidemie di peste
contribuiscono all’impennata risultati significativi nella fabbricazione di
panni di lana (la sola Segovia arriva a del tasso di mortalità.

sfornare ben 12-13.000 pezze nel 1580).

In Italia centro-settentrionale – con i Paesi Bassi meridionali l’area


economicamente più avanzata del continente – nella seconda metà del secolo
le manifatture laniere urbane registrano una crescita notevole. A fare la
parte del 10.2. La produzione manifatturiera

leone, nel settore laniero, sono Bergamo, Venezia e Firenze. Nella prima
città, la produzione passa dai 7-8.000 panni all’anno verso il 1540 a ben
26.500 nel Anche la produzione manifatturiera attraversa nel XVI secolo una
fase di 1596; nella seconda da 1.310 panni nel 1516 a oltre 10.000 verso la
metà del espansione che riguarda il settore tessile e – seppure in minor
misura – quelli secolo, per arrivare a 29.000 nel 1601-1602. Nella terza, la
crescita si concentra minerario ed edilizio. In particolare, lo sviluppo delle
armi da fuoco e le in pochi decenni: da una media annua di 16.000 panni nel
periodo 1550-60 si esigenze della raffinazione dei metalli, preziosi e non,
danno un notevole passa a una di 30.000 negli anni 1560-72. In tutti e tre i
casi, il decollo della impulso alla metallurgia. Nella seconda metà del
Cinquecento, grazie alla produzione e delle esportazioni è reso possibile da
due circostanze: da un lato, disponibilità di legname e di giacimenti di
carbone di ferro, sono soprattutto il l’assenza di concorrenza nei mercati del
Levante mediterraneo e, dall’altro, le territorio di Liegi e alcune aree
dell’Inghilterra e della Svezia a diventare i gravi difficoltà che attraversano
le città dei Paesi Bassi meridionali a causa delle maggiori produttori di
ferro. Peraltro le tecnologie del tempo consentono di vicende politiche degli
anni Sessanta. Infatti, prima i torbidi di natura politica e fabbricare
quantitativi assai limitati di ferro: Liegi produce 842,5 tonnellate di religiosa
e quindi lo scoppio della rivolta contro Filippo II (cfr. supra, cap. 9), ferro
nel 1562 e poco di più alla fine del secolo, mentre l’Inghilterra, sotto la nel
1567, danneggiano pesantemente la capacità produttiva di quelle terre, che
spinta delle necessità militari e navali, riesce a passare da una fabbricazione
di sono persino costrette a importare manufatti tessili italiani.

500 tonnellate di artiglieria di ferro nel 1575 a 1.000 nel 1600.

Un altro settore manifatturiero in crescita nei centri urbani dell’Italia Di


notevole rilievo – a causa del legame con l’industria tessile – è la vicenda
centro-settentrionale è quello serico. Il principale polo produttivo è
dell’allume, un minerale che, nelle tecniche del tempo, ha un’importanza
rappresentato dalle città dello Stato di Milano: nel 1580, nella capitale
fondamentale per la tintura dei tessuti. Nella prima metà del Quattrocento, la
lombarda, il giro d’affari del solo settore auroserico raggiunge la cospicua
cifra maggiore miniera nota è quella di Focea (in Asia Minore), controllata
dai di 6.661.000 lire, pari al 22 per cento del valore delle attività
economiche mercanti genovesi. Tuttavia, con la conquista dell’intera regione
da parte degli cittadine e al 15 per cento di quelle dell’intero Stato. Le
potenti corporazioni ottomani, i genovesi vengono estromessi da Focea
(1455) e il prezzo milanesi mantengono il monopolio della fabbricazione di
tessuti serici di lusso dell’allume sale subito alle stelle, perché i nuovi
padroni esigono, in cambio del

– esportati in tutta Europa, specialmente attraverso le fiere di Lione –,


mentre mero permesso di produrre ed esportare il minerale, il pagamento di
diritti nelle altre città lombarde (Como, Cremona e Pavia) si sviluppano
produzioni sempre più elevati. Il caso, però, vuole che, nel 1462, venga
scoperto a Tolfa, di qualità non altrettanto elevata. Notevole impulso hanno
in questo periodo le nei pressi di Civitavecchia (all’interno dello Stato della
Chiesa), un grande manifatture seriche, in special modo, a Genova, Bologna,
Mantova e nei centri giacimento di questo prezioso minerale. Il pontefice Pio
II ne affida l’appalto a urbani della repubblica di Venezia. La fabbricazione
di manufatti serici si compagnie di mercanti fiorentini, i quali lo
commercializzano in tutta Europa.

sviluppa anche in alcuni centri del Mezzogiorno (Napoli, Reggio Calabria,


Le miniere di Tolfa divengono una delle maggiori imprese minerarie del
Catanzaro e Cosenza) e della Sicilia (Messina e Palermo).
tempo, con oltre 700 operai a metà Cinquecento, una concentrazione di In
generale, nelle città dell’Italia centro-settentrionale, specializzate nella
produzione di tessuti di alta e altissima qualità, di elevato valore unitario e
assai

richiesti dai mercati dell’Europa settentrionale e del Levante mediterraneo, i


vengono pagate con l’esportazione di prodotti agricoli e materie prime
(cereali, salari dei lavoratori si mantengono relativamente più elevati e
quindi lino, canapa, cera, pellicce e cuoio). In particolare, cresce
l’esportazione di maggiormente in grado di far fronte al crescente costo della
vita rispetto a cereali dalla Polonia, specialmente negli ultimi anni del
Cinquecento e nei quanto avviene in buona parte del continente.

primi del Seicento, anche se essa arriva solo al 2,5 per cento della
produzione A trarre particolare vantaggio dalla domanda di tessuti di bassa
qualità locale. Sono polacchi i cereali acquistati dalle fiorenti città dei Paesi
Bassi e lo proveniente dalle ampie quote della popolazione europea che non
si possono sono anche i grani che i paesi mediterranei importano a caro
prezzo – a causa permettere i tessuti di lusso prodotti in Italia sono le
manifatture inglesi, che del lungo viaggio via mare – durante la carestia
degli anni Novanta del XVI fabbricano panni di lana di qualità media e
bassa.

secolo.

Un ruolo di primo piano nella crescita del volume dei traffici commerciali
che interessa le aree del Mare del Nord e del Mar Baltico nella prima metà
del Cinquecento spetta ai mercanti delle città costiere dei Paesi Bassi. I
marinai e i 10.3. Il ruolo degli scambi a lungo raggio

trasportatori della provincia settentrionale dell’Olanda sono protagonisti di


un’importante ascesa economica nella seconda parte del secolo (cfr. infra,
cap.

Nei traffici commerciali a lungo raggio, il bacino del Mediterraneo resta il


16). Infatti, a partire dalla fine degli anni Sessanta, la prospera zona
meridionale cuore dei commerci cinquecenteschi, che beneficiano
dell’aumento della del paese è scossa dalla rivolta contro la corona
castigliana e nel 1576 la stessa domanda di merci e derrate agricole. Il
grano, le materie prime e i manufatti città di Anversa subisce un saccheggio
dal quale non riuscirà a riprendersi. Le tessili e metallici, nonché, in minor
misura, le spezie rappresentano i prodotti città mercantili della parte
settentrionale dei Paesi Bassi cominciano quindi a maggiormente
commercializzati nel continente europeo.

sostituirsi nella gestione dei traffici con i porti del Baltico, avviando uno Sin
dal XV secolo, attraverso Venezia i gruppi mercantili della Germania
sviluppo i cui esiti saranno compiutamente visibili nel XVII secolo.

meridionale esportano la loro produzione tessile e i metalli, mentre


acquistano materie prime e spezie provenienti dal Levante. Tuttavia, cresce il
volume e il valore degli scambi che coinvolgono l’Europa settentrionale. Dai
porti della Castiglia settentrionale un importante flusso di lana greggia
alimenta il settore 10.4. Le finanze dei sovrani e delle repubbliche tessile
inglese e, soprattutto, quello dei Paesi Bassi meridionali. Proprio qui, nella
regione delle Fiandre, la città di Anversa diventa la principale piazza A
partire dalla seconda metà del XV secolo, in tutta Europa, si registra una
finanziaria e commerciale del continente europeo fino agli anni Settanta del
tendenza all’aumento della pressione fiscale. Ciò è dovuto, da un lato, alla
Cinquecento. Mercanti di tutti i paesi vi convengono al fine di comprare e
crescita dei prezzi – che si fa sentire particolarmente nel Cinquecento –, la
vendere ogni genere di mercanzie: qui infatti arrivano le spezie importate dai
quale spinge i pubblici poteri a cercare di adeguare le proprie entrate
portoghesi, le spezie e le derrate agricole del Mediterraneo, i tessuti di lusso
all’inflazione, dall’altro, alla dilatazione della principale voce di spesa
pubblica: della penisola italiana, i panni di media qualità della vicina
Inghilterra e quelli la guerra. I mutamenti nelle tecniche militari, con
l’introduzione delle armi di prodotti dalle locali manifatture, assai fiorenti;
qui, infine, affluiscono i metalli fuoco e l’ampliamento numerico degli
eserciti, comportano infatti un notevole preziosi che i mercanti castigliani
spendono per acquistare quelle merci di cui aumento dei costi bellici. Le
frequenti guerre richiedono una notevole hanno bisogno i mercati della
penisola iberica e delle colonie americane. Non a disponibilità di denaro non
solo per pagare le truppe – che fino alla seconda caso, la città di Anversa
vede sorgere le prime due Borse internazionali stabili, metà del XVIII secolo
sono formate da mercenari –, ma anche per vestirle, una per la quotazione
delle merci e una per la regolazione delle transazioni amarle ed
equipaggiarle. Dal momento che le entrate ordinarie sono troppo finanziarie.

esigue per farvi fronte – tanto più dovendo sostenere contemporaneamente i


In Europa centrale e orientale, l’aumento della popolazione comporta una
costi delle corti e degli apparati amministrativi e giudiziari –, le autorità di
crescita della domanda di manufatti tessili e metallici e di derrate alimentari
governo devono ricorrere all’incremento della tassazione straordinaria e
provenienti dal Mediterraneo, quali vino, frutta, sale e spezie. Tali merci
all’indebitamento. Ovunque l’aumento della pressione fiscale deve peraltro
fare

i conti non solo con le resistenze delle popolazioni, dei ceti privilegiati, delle
vantaggio delle oligarchie al potere. Infatti, gli interessi annui istituzioni e
dei corpi territoriali, ma anche con l’arretratezza degli strumenti di
sull’indebitamento consolidato provengono da quelle tasse indirette sui
accertamento della ricchezza. Pochi e quasi mai aggiornati sono i catasti o
consumi e sui commerci il cui peso ricade in misura maggiore sulle spalle dei
estimi nei quali vengono registrate la proprietà immobiliare e la ricchezza
ceti umili privi di patrimoni fondiari e che vivono di salari. In questo modo,
mobiliare. Le resistenze dei contribuenti e delle istituzioni locali sono
l’acquisto di titoli si presenta come un’ulteriore occasione di arricchimento
per fortissime, dal momento che aliquote fiscali più elevate sono in pratica i
ceti mercantili e aristocratici.

impossibili senza una conoscenza precisa dei redditi da tassare. Nello Stato
di Nel corso del XVI e del XVII secolo, lo strumento dell’indebitamento
Milano, ad esempio, la redazione dell’estimo generale ordinato
dall’imperatore conosce un notevole successo in tutta Europa. Il debito
fluttuante, vale a dire a Carlo V nel 1543 si conclude, dopo contrasti e rinvii
d’ogni sorta, solamente ai breve termine, che i principi contraggono con i
maggiori gruppi bancari a primi dei Seicento. I governi – monarchici o
repubblicani che siano – sono interessi assai elevati, è strettamente connesso
alle vicende politiche e militari.

quindi obbligati a ricorrere agli appalti delle imposte o alla loro pura e
semplice In particolare la corona di Castiglia, durante i regni di Carlo V, di
suo figlio alienazione a compagnie bancarie. In cambio della cessione dei
proventi di una Filippo II e dei loro successori, ricorre in misura massiccia
al mercato del o più tasse, essi forniscono alle casse pubbliche il denaro di
cui i pubblici poteri credito stipulando asientos con gruppi bancari
soprattutto tedeschi e genovesi e hanno bisogno.

quindi, nel terzo decennio del Seicento, portoghesi. Gli asientos non sono Il
secondo strumento cui sovrani, repubbliche e comunità locali fanno semplici
contratti di prestito, poiché prevedono anche che i banchieri ricorso per
sostenere i costi della guerra è quello dell’indebitamento. Già nel forniscano
il denaro nei luoghi che siano loro indicati, in cambio XIII e XIV secolo è
ampiamente diffusa la prassi di sovrani, aristocratici e papi
dell’assegnazione del gettito di determinate entrate. In questo modo, la
corona di contrarre prestiti a breve scadenza con le compagnie di banchieri,
è in grado di far affluire il denaro ai suoi eserciti sfruttando le reti
finanziarie e soprattutto senesi e fiorentini, che sono all’avanguardia in
Europa nelle commerciali dei gruppi bancari.

tecniche di trasferimento di denaro a medio e lungo raggio. I tassi


d’interesse I prestiti a breve termine servono ai sovrani per coprire la
differenza fra sono assai elevati in ragione del rischio che corrono simili
prestiti: nulla di più entrate e uscite, ma gli impegni politici e militari sono
tali che, già negli anni di facile che un rovescio politico o militare
impediscano il rimborso delle somme Carlo V, il debito fluttuante cresce a
dismisura e le entrate della corona e mandino in fallimento i banchi. Famoso
è il caso delle compagnie fiorentine vengono progressivamente alienate per
far fronte al pagamento degli interessi.

dei Peruzzi (1343) e dei Bardi (1345), che monopolizzano i prestiti alla
corona Nel 1557, appena asceso al trono, Filippo II dichiara la sospensione
dei inglese impegnata nella guerra dei Cent’anni in Francia: allorché il re
Edoardo rimborsi dei capitali e degli interessi dovuti ai banchieri, per
l’enorme somma III decide di cancellare in maniera unilaterale i suoi
colossali debiti, i banchieri di circa 8 milioni di ducati. I crediti dei
finanzieri, soprattutto genovesi, sono fiorentini vanno in fallimento.

convertiti in modo forzoso in juros, titoli del debito pubblico al 5 per cento.
Lo I maggiori comuni dell’Italia centro-settentrionale, delle Fiandre e della
stesso Filippo II ripete l’operazione nei momenti più gravi per la monarchia,
Germania seguono una strada diversa. Privi dei patrimoni fondiari di cui nel
1575 e nel 1596. Alla sua morte, nel 1598, si calcola che il debito
dispongono i sovrani, i governi municipali si devono finanziare per mezzo di
consolidato ammonti a quasi 85 milioni di ducati. Anche le sospensioni dei
forme di indebitamento che poggino sulla fiducia dei cittadini-investitori.

pagamenti – note impropriamente come bancarotte – decretate dai successivi


Nasce così il debito consolidato, basato sull’emissione di titoli pubblici che
sovrani castigliani nel 1607, 1627, 1647 e 1653 seguono lo stesso schema: al
garantiscono una rendita fissa e sicura – oscillante di solito fra il 7 e il 10
per blocco dei pagamenti segue la rinegoziazione dei tassi d’interesse con i
cento – derivante da specifiche entrate fiscali; solo in questo modo i comuni
maggiori gruppi bancari interessati o la trasformazione del debito fluttuante
in sono in grado di richiamare l’investimento di denaro liquido da parte di
consolidato. Ciononostante il livello dell’indebitamento, fluttuante e
mercanti, imprenditori, famiglie aristocratiche, enti ecclesiastici e singoli
consolidato, delle finanze castigliane rimane assai elevato per tutto il
Seicento.

cittadini. I maggiori comuni della penisola italiana – Genova, Venezia e


Anche la Francia conosce una notevole crescita dell’indebitamento della
Firenze – in via di trasformazione in Stati regionali (cfr. supra, cap. 1) sono
in corona. La genesi del debito pubblico si lega qui al modello comunale: è
infatti prima fila in tale processo di istituzionalizzazione del debito
«pubblico». Esso il municipio (Hôtel de Ville) di Parigi a vendere nel 1522
titoli che fruttano rappresenta un importante veicolo di redistribuzione della
ricchezza a l’8,33 per cento d’interesse, i cui interessi gravano sul gettito
delle imposte sui

consumi. L’amministrazione municipale parigina riesce a conquistare la


fiducia 10.5. Il commercio del denaro

degli investitori e pertanto viene chiamata a fungere da intermediaria fra la


corona e i banchieri. Tuttavia, la dilatazione del debito dei sovrani francesi è
tale che, nel 1552, essi tentano la via del consolidamento con la riduzione
degli Tanto la venalità degli uffici quanto le attività creditizie e gli appalti
delle interessi e la creazione di un’apposita cassa nella quale confluiscono
determinati imposte rappresentano per molti finanzieri una formidabile
occasione di cespiti fiscali destinati al pagamento dei crediti in rate annuali.
Il progetto promozione sociale. Grazie ai cospicui prestiti concessi ai
monarchi di tutta fallisce e, nel 1558, il re Enrico II è costretto a sospendere
i pagamenti, come Europa, sono numerosi i banchieri, i mercanti, gli
appaltatori – anche di umili ha fatto l’anno precedente il suo rivale Filippo
II. Alla stregua della corona origini – che riescono ad ascendere la scala
sociale, acquistando feudi e titoli castigliana, quella francese vede crescere
nel corso del XVI secolo il proprio nobiliari.

indebitamento. Nonostante nel 1599 Enrico IV cancelli d’autorità la quasi Il


funzionamento della fiscalità e delle finanze pubbliche è infatti totalità dei
debiti senza rimborsi o interessi, i suoi successori sono costretti a far
strettamente connesso all’attività di banchieri e finanzieri privati. Loro
ricorso al mercato del credito per far fronte alle continue guerre: a metà
principali requisiti sono la disponibilità di denaro liquido e la capacità di
Seicento, il debito della corona francese raggiunge i 300 milioni di lire
tornesi.

raccoglierlo da molteplici soggetti (sovrani, aristocratici, mercanti, enti Un


caso atipico nel quadro della politica del debito degli Stati d’antico
ecclesiastici, artigiani agiati ecc.), per poi convogliarlo laddove sia richiesto.

regime è costituito dallo Stato pontificio. Pur avviando solo nel 1526 un vero
e Inoltre chi maneggia e presta grandi somme deve godere di credito, ovvero
proprio indebitamento consolidato, i papi, grazie a una seria
regolamentazione della fiducia dei clienti e degli altri finanzieri, elementi
indispensabili per della materia e alla puntualità nel pagamento degli
interessi, riescono a muovere il denaro da un luogo all’altro del continente
per mezzo dello conquistare e a mantenere per lungo tempo la fiducia degli
investitori. In strumento creditizio per eccellenza: la lettera di cambio. Si
tratta di un questo modo, essi riescono a finanziarsi con l’afflusso di denaro
non solo dagli semplice accordo privato, nato nel basso Medioevo, nel quale
il prenditore o altri territori della penisola, ma anche dal resto dell’Europa
cattolica, senza mai traente ottiene la promessa di pagamento di una
determinata somma da lui dichiarare una sola sospensione dei pagamenti nel
corso dei secoli. Il rovescio versata al banchiere, detto datore o rimettente,
che s’impegna a fargli pagare il della medaglia è però rappresentato dal
fatto che gli interessi che la Camera denaro nella moneta della località
straniera di suo interesse da un altro apostolica paga sul debito consolidato
coprono ben il 44,8 per cento delle banchiere, con funzioni di pagatore o
trattario. A scelta del datore il contratto uscite complessive nel 1576, per
raggiungere il 65,9 per cento nel 1678.

può implicare il pagamento a una quarta persona, detta beneficiario. Il


Un’altra importante forma di indebitamento e, al contempo, uno strumento
beneficiario può «girare» la lettera, ossia indicare su di essa la propria
volontà con cui i sovrani europei legano a sé buona parte dei ceti
socialmente ed che la somma in questione sia versata a un’altra persona.

economicamente più importanti è la venalità degli uffici. Molti incarichi


Oltre a rendere possibile a mercanti, banchieri e a semplici viaggiatori di
militari, amministrativi e finanziari sono infatti venduti dalla corona al
miglior recare con sé denaro contante lungo gli itinerari allora assai
pericolosi di tutta offerente. In cambio l’acquirente ottiene la remunerazione
legata a quell’ufficio Europa, la lettera di cambio nasconde molto spesso
un’operazione di prestito a e le esenzioni cui esso dà diritto, senza doverne
necessariamente esercitare le interesse. La Chiesa vieta infatti – bollandolo
come peccato di usura – il funzioni di persona. Il fenomeno è diffuso
ovunque, ma raggiunge notevole prestito a interesse. Le leggi ecclesiastiche
e quelle civili prevedono un’unica importanza in Francia. Nel 1604, il re
Enrico IV arriva a introdurre una tassa forma di remunerazione del prestito,
quella relativa al «costo» delle operazioni annua proporzionale al valore
degli uffici, chiamata paulette (1604), che sono di cambio fra una moneta e
l’altra necessarie per spostare denaro da una località chiamati a pagare tutti
i detentori di cariche pubbliche. Inizia per questa via un e un’altra.

processo di venalità delle cariche pubbliche che finisce per consentire ai Sin
dal Quattrocento, grandi compagnie bancarie, come i Medici di Firenze
membri di una famiglia di esercitare un medesimo ufficio regio per più e i
Fugger di Augusta, hanno creato una solida rete di agenzie autonome in
generazioni ed eventualmente di rivenderlo al miglior offerente. Nel caso di
molte parti d’Europa. In particolare, i Fugger diventano i maggiori
finanziatori uffici tradizionalmente appannaggio di nobili, l’acquisto
conferisce titolo di dei principi germanici e, in special modo, della casa
d’Asburgo. Grazie nobiltà. La nobiltà acquisita tramite il denaro rimane
distinta dalla nobiltà all’enorme somma di 1 milione di fiorini da essi fornita,
Carlo d’Asburgo riesce militare o di spada e viene chiamata noblesse de
robe (cfr. supra, cap. 2).

a «comprarsi» l’elezione a sacro romano imperatore nel 1519 (cfr. supra,


cap. 1).

In cambio, i Fugger ottengono la cessione dei diritti di sfruttamento sulle


10.6. La questione dei prezzi

importanti miniere di rame e argento in Ungheria e nel Tirolo. Durante il


XVI secolo, sotto la spinta della crescente domanda di credito che proviene
non solo dai privati, ma soprattutto da principi e poteri pubblici, si va
istituzionalizzando La crescita dell’importanza dei banchieri e del mercato
del credito è legata una rete europea del cambio mediante lettera. Le fiere
dei cambi si tengono di anche alla maggiore disponibilità di metalli preziosi.
L’afflusso dei metalli norma quattro volte all’anno, nella stessa città (è il
caso di Lione) oppure in preziosi americani nella seconda metà del
Cinquecento costituisce un fatto luoghi diversi a seconda del periodo (come
nelle fiere della Castiglia) o delle assai rilevante per la storia dell’economia
e della società europee. In seguito al vicende politiche. I centri sede di fiere
sono gli unici in grado di intrattenere progressivo esaurimento dei
giacimenti di oro nelle colonie castigliane relazioni cambiarie dirette: tutte
le lettere spiccate da un’altra città devono d’America, l’attenzione dei
conquistatori si sposta sull’argento. Grande necessariamente passare per
uno di essi.

importanza hanno le scoperte di ricchissimi giacimenti a Potosí (Perù) nel


Nei primi anni del XVI secolo presso la città francese di Lione ha luogo la
1545 e a Zacatecas e Guanajuto (Messico) nel 1548 e 1558. Il quasi
maggiore fiera del tempo. Essa infatti beneficia di una collocazione
geografica contemporaneo perfezionamento del processo di raffinazione
dell’argento per al crocevia fra il polo finanziario della Castiglia, quello
della penisola italiana e mezzo del mercurio – di cui esistono giacimenti in
Perù – contribuisce al quello dell’Europa settentrionale. Tuttavia, Lione
subisce ben presto gli effetti decollo della produzione di questo metallo
prezioso, soprattutto a partire dal della formidabile concorrenza dei
mercanti-banchieri di una ricca città 1570.

marinara italiana: Genova. Dopo aver perso la sfida con Venezia per il
controllo Fino al 1600, giungono in Castiglia quantità di oro e d’argento
pari dei traffici con il Levante mediterraneo, il ricco ceto mercantile che
governa la rispettivamente al 2 e al 12 per cento degli stock dei due metalli
circolanti in repubblica di San Giorgio ha impiegato le proprie navi e i
propri capitali nei tutto il Vecchio Continente ai primi del secolo. Dalla
Castiglia l’oro e l’argento traffici commerciali con il mondo iberico, la
Francia e l’Europa settentrionale.

americani defluiscono verso le altre aree d’Europa. Tale fenomeno ha Inoltre


esso concede cospicui prestiti alla tradizionale alleata e protettrice, la
sostanzialmente due cause: da una parte, la necessità di acquistare quei
monarchia francese. Tuttavia a partire dal 1528, allorché la repubblica
manufatti che i mercati della penisola iberica e delle colonie richiedono e
che le abbandona l’alleanza con la Francia per quella con l’imperatore
Carlo V, i strutture produttive locali non sono in condizioni di fabbricare;
dall’altra, le mercanti e banchieri genovesi orientano decisamente verso il
mondo iberico esigenze politiche e militari di Carlo V e dei suoi successori.

non solo i propri investimenti, ma anche i capitali che sono abilissimi a


Proprio alla diffusione in Europa dell’argento americano gli studiosi dei
rastrellare tramite le loro efficienti reti creditizie. In virtù del rapporto primi
decenni del XX secolo hanno attribuito il deprezzamento della moneta e
privilegiato instaurato con la corona castigliana, i gruppi finanziari genovesi
(fra l’aumento della sua velocità di circolazione e di conseguenza l’ascesa
dei prezzi i quali spiccano i Centurione, i Pallavicino, gli Spinola, i
Grimaldi) si rilevata in molte aree d’Europa, definendola una vera e propria
«rivoluzione dei arricchiscono notevolmente. Non a caso un illustre studioso
spagnolo, Felipe prezzi». Nel XVI secolo i prezzi, soprattutto del grano e
degli altri cereali, Ruiz Martín, ha coniato l’espressione «secolo dei
genovesi» per identificare il aumentano, in diversa misura, un po’ ovunque.
Tuttavia, l’aumento dei prezzi secolo del primato genovese nel commercio
del denaro in Europa. Nel 1534 i non riguarda allo stesso modo altri generi.
I prezzi dei cereali e delle derrate banchieri genovesi danno vita alle fiere di
Besançon (nella Franca Contea, uno alimentari, pur con notevoli
fluttuazioni, sono assai maggiori di quelli dei dei domini di Carlo V), perciò
dette di «Bisenzone», in alternativa a quella di manufatti (tessili e metallici):
ad esempio, a Pavia tra il 1548 e il 1580 i primi Lione. La loro forza
finanziaria è tale che, nel 1579, possono trasferire le fiere registrano una
crescita dell’86 per cento, mentre quelli dell’abbigliamento del di Bisenzone
presso Piacenza, dove continuano a funzionare fino al 1621.

50 per cento; nella città tedesca di Spira, tra il 1520 e il 1620 mentre i prezzi
Tuttavia, il rapporto assai stretto con una corona sempre più indebitata della
segale e del frumento aumentano rispettivamente di 15 e 13 volte, quelli
finisce per esporre i banchieri genovesi ai rischi dell’insolvenza del loro
della carne e del sale crescono di 6.

maggiore cliente. Le frequenti sospensioni dei pagamenti decretate dalla


corona L’idea di «rivoluzione dei prezzi» è stata comunque sottoposta a
revisione in castigliana finiscono così per incrinare la fiducia degli
investitori e portare al quanto a lungo basata su dati erronei circa le
quantità di metalli preziosi ridimensionamento, a partire dalla metà del
Seicento, del ruolo dei genovesi americani giunte in Europa nel XVI e XVII
secolo. Infatti non solo non si sulla scena europea.

verifica durante il Seicento alcuna diminuzione dei flussi di oro e argento,


ma

si registra semmai una crescita. Poiché il Seicento è caratterizzato da una un


bene prezioso. In tali casi, le rendite dei proprietari crescono più dei prezzi
tendenza al ribasso dei prezzi, viene in pratica a cadere il nesso fra il rialzo
dei agricoli e di quelli delle materie prime, come accade in Inghilterra.

prezzi e l’ampliamento dello stock di metalli preziosi circolanti in Europa su


cui si basa l’idea di rivoluzione dei prezzi.

La reale portata della crescita secolare dei prezzi deve essere infine
ridimensionata sulla base di ulteriori considerazioni. Anzitutto, il tasso di
Bibliografia

inflazione cinquecentesco non è affatto drammatico – anche se non per


questo privo di conseguenze sulla vita economica del tempo – e viene
calcolato in M.-T. Boyer-Xambeau, G. Deleplace, L. Gilliard, Banchieri e
principi. Moneta e credito circa il 2 per cento annuo. Si tratta di un dato
tanto più moderato se posto a nell’Europa del Cinquecento, Einaudi, Torino
1991 (ed. or. 1986).

confronto con i tassi cui sono avvezze le società di epoche successive, specie
del F. Braudel, Civiltà materiale, economia e capitalismo, 3 voll., Einaudi,
Torino 1982 (ed. or.

XX secolo. Inoltre occorre tener presente che l’economia cinquecentesca è


1979).

assai meno legata all’uso della moneta di quanto si è ritenuto fino ad alcuni
R. Carande, Carlos V y sus banqueros, 3 voll., Crítica, Barcelona 2000 (ed.
or. 1943).

decenni fa. In quell’epoca l’autoconsumo e la circolazione delle merci al di


A. De Maddalena, Moneta e mercato nel ’500. La rivoluzione dei prezzi,
Sansoni, Firenze fuori dei circuiti di mercato sono infatti ancora prevalenti
in molte aree 1973.

d’Europa e di conseguenza è all’andamento della popolazione e della A. De


Maddalena, H. Kellenbenz (a cura di), Finanze e ragion di stato in Italia e in
Germania nella prima età moderna, Il Mulino, Bologna 1984.

produzione che bisogna guardare per comprendere i movimenti dei prezzi.


La Idd. (a cura di), La repubblica internazionale del denaro tra XVI e XVII
secolo, Il Mulino, tendenza inflazionistica è presente in Europa già all’inizio
del XVI secolo, Bologna 1986.

prima del massiccio afflusso di oro e argento dall’America. Pertanto è la


crescita E. Grendi, I Balbi. Una famiglia genovese fra Spagna e Impero,
Einaudi, Torino 1997.

demografica a far aumentare la domanda di derrate agricole, cui la


produzione E.J. Hamilton, American Treasure and the Price Revolution in
Spain 1500-1650, Harvard fatica a tener dietro, provocando la crescita dei
prezzi. L’afflusso dei metalli University Press, Cambridge (Mass.) 1934.

preziosi contribuisce solo ad accentuare una tendenza che, pur con differenze
F. Mauro, L’Europa del XVI secolo. Aspetti economici, Mursia, Milano 1974
(ed. or. 1966).

locali e regionali, è già in atto in buona parte del continente europeo.

A. Pacini, La Genova di Andrea Doria nell’Impero di Carlo V, Olschki,


Firenze 1999.

Sono soprattutto coloro che vivono di salari a subire gli effetti più pesanti R.
Romano (a cura di), I prezzi in Europa dal XIII secolo ad oggi, Einaudi,
Torino 1967.

dell’aumento dei prezzi. Non solo i braccianti agricoli, ma anche gli operai
dei Id. (a cura di), Storia dell’economia italiana, vol. II, L’età moderna verso
la crisi, Einaudi, Torino 1991.

settori manifatturiero ed edilizio urbani vedono contrarsi il loro potere B.H.


Slicher Van Bath, Storia agraria dell’Europa occidentale (800-1850),
Einaudi, Torino d’acquisto in termini di derrate alimentari. Inoltre vengono
seriamente 1972 (ed. or. 1962).

penalizzati dall’andamento dell’economia quei proprietari fondiari, fra i


quali I. Wallerstein, Il sistema mondiale dell’economia moderna, vol. I,
L’agricoltura capitalistica e le spiccano molti enti ecclesiastici, i quali hanno
stipulato contratti di enfiteusi, origini dell’economia-mondo europea nel XVI,
Il Mulino, Bologna 1978 (ed. or. 1974).

ossia di affitto perpetuo o a lunghissima scadenza (pluridecennale). Costoro


non possono rinegoziare i canoni, che si svalutano progressivamente nel
corso del secolo a beneficio degli affittuari. A essere invece avvantaggiati
dalla situazione sono i mercanti e gli imprenditori manifatturieri i quali,
complice la notevole disponibilità di manodopera, vedono ridursi il costo del
lavoro, mentre aumentano i prezzi di servizi e merci da loro commercializzati
e prodotti. In secondo luogo, quei proprietari fondiari i quali si occupano
personalmente della conduzione delle loro terre oppure le hanno affittate con
contratti a breve scadenza, ad esempio biennali. In questo modo, infatti, alla
scadenza dei contratti essi possono adeguare i canoni all’aumento dei prezzi,
mentre gli affittuari sono costretti a subire, in quanto privi di potere
contrattuale in un periodo in cui abbondano le braccia e la terra da coltivare
è

11. L’affermazione del barocco

filosofico e scientifico.

L’artista deve, quindi, dimostrarsi dotato di «ingegno», dote intellettuale che


consiste nel saper reperire forme e contenuti inusitati, spesso avvicinando
oggetti fra di loro distanti, apparentemente inconciliabili e impossibili da
accostare o da paragonare, e creando nessi inediti che li apparentino. La
creazione di processi associativi e di sottili corrispondenze, attraverso l’uso
costante dello strumento stilistico della metafora (una figura retorica che
opera un trasferimento di significato da un termine proprio a un altro legato
al primo da un legame di equivalenza), non è frutto dell’istinto irrazionale
dell’artista, ma della sua «acutezza», qualità che si sposa all’«ingegno» e
che suppone l’utilizzo di una logica stringente durante i momenti di
creazione artistica.

L’obiettivo principale dell’artista è quello di stupire chi fruisce della sua


opera. Un notissimo verso endecasillabo di Giambattista Marino (1569-
1625), uno dei più grandi esponenti del barocco letterario, recita: «è del
poeta il fin la meraviglia». Il verso sembra compendiare magnificamente uno
dei tratti caratterizzanti dello stile barocco, che vuole che al dovere della
novità 11.1. Ingegno e meraviglia

dell’artista corrisponda l’effetto della meraviglia dello spettatore. Questo


effetto può procedere da cause diverse: l’utilizzo di materiali rari, pregiati o
esotici o di forme desuete o miste, non rispondenti alle codificazioni
cinquecentesche (la La parola «barocco» ha un’etimologia controversa:
secondo alcuni studiosi tragicommedia, il poema eroicomico e così via); la
creazione di paragoni deriva da un termine che definisce una figura atipica
del sillogismo aristotelico; inconsueti; l’adozione di modi espressivi elitari,
in grado di essere recepiti solo secondo altri dalla parola portoghese
barroco, con la quale si indica la perla da quanti condividono con l’autore
una cultura raffinata ed esclusiva.

difettosa, dalla forma irregolare. In ambedue i casi, l’origine sottolinea la


natura Ciò che viene spesso elaborato dagli artisti è un linguaggio iniziatico,
anomala di ciò che viene definito «barocco», il cui carattere precipuo è dato
da misterioso, il cui alfabeto è costellato di simboli, imprese, emblemi:
elementi una strutturale infrazione a regole date. In effetti, l’irregolarità, la
ricerca in grado di compendiare una molteplicità di significati e di favorire i
legami di dell’insolito, la volontà di stupire sono i tratti che definiscono il
gusto barocco, senso, tenacemente ricercati dagli artisti infaticabili inventori
di metafore.

che si diffonde in Europa, con maggiore capillarità nelle aree cattoliche, fra
il Il linguaggio allusivo così creato viene propagandato mediante testi
letterari 1580 e il 1680. Gli stilemi barocchi investono ogni campo: non solo
gli ambiti di tipo normativo. La più famosa di queste opere, in Italia, è l’
Iconologia di delle arti visive, della letteratura e della musica, ma anche la
religiosità, la Cesare Ripa (ca. 1560-ca. 1625): edito per la prima volta nel
1593 e, dato il politica, la filosofia e il costume.

suo grande successo, più volte ampliato e ristampato lungo il secolo


seguente, Quasi per reazione alle codificazioni elaborate in piena temperie
questo manuale è indirizzato ai pittori che vogliano conoscere i modi della
rinascimentale e alle coeve forme di controllo e di coercizione che la Chiesa
rappresentazione simbolica dei più svariati soggetti, fra i quali primeggiano
le controriformista e gli Stati sulla via dell’assolutismo esercitano sugli
individui, virtù aristocratiche e cortigiane. Il testo di Ripa è il più diffuso fra
gli gli artisti cercano spasmodicamente l’originalità. In una società sempre
più innumerevoli trattati che vengono pubblicati sull’argomento fra tardo
autoritaria e rigida al fine di mantenere inalterato l’ordine costituito, il
Cinquecento e pieno Seicento. Paradossalmente, mentre si sviluppa in
maniera principale imperativo estetico è quello che spinge alla ricerca di
quanto è crescente un movimento culturale che appare rifiutare ogni regola,
cresce il trasgressivo, capriccioso, prodigioso, strano, alternativo: prassi
tollerata e tentativo di arginare e ricondurre entro rigidi limiti le molteplici
libertà incoraggiata, in ambito artistico e letterario, dalla committenza dei
sovrani, stilistiche che si diffondono in ogni ambito artistico.
dell’aristocrazia e dalla Chiesa cattolica, soggetti cioè che sono soliti
combattere Questo tentativo di «governo delle arti» smaschera una delle
linee sostanziali strenuamente ogni tentativo di eversione in campo religioso,
politico, che definiscono l’uomo barocco europeo: la sensazione angosciosa
e stringente

di vivere in un’epoca di crisi, contraddistinta dalla messa in discussione di


valori e profane, ma anche le processioni, gli autos da fé (letteralmente «atti
di fede», religiosi, politici, scientifici e filosofici ritenuti fino a quel momento
intangibili, come sono definite le cerimonie pubbliche in cui le persone
giudicate e il bisogno acuto e sofferto di contrastare la perdita dei propri
punti di colpevoli di eresia dall’Inquisizione fanno pubblica abiura delle loro
opinioni), riferimento cercando nuove, introvabili certezze. Su questi
sentimenti fanno le prediche, i cortei, le giostre, i tornei, i trionfi e così via.

leva i diversi poteri politici e religiosi, primo fra tutti la Chiesa In questo
caso, l’intera città diviene teatro, le facciate di chiese e palazzi sono
controriformistica, per operare uno stretto controllo sulla produzione
culturale i fondali fissi sui quali gli scenografi allestiscono apparati effimeri
che rendano del tempo attraverso l’esercizio della censura e della
committenza.

grandioso l’ambiente urbano nel quale si svolge l’azione spettacolare.


Spesso le architetture posticce, realizzate in materiali non nobili (legno,
stucco, cartapesta e così via) per un’occasione particolare, sono il prodromo
per una realizzazione duratura. Moltissime sono le città europee che, nel
corso del 11.2. Lo spettacolo del mondo

XVII secolo, vedono modificata la loro struttura e arricchito il loro


patrimonio monumentale. Gli interventi urbanistici sono realizzati al fine di
modellare lo L’intervento del potere politico nella sfera della cultura è
finalizzato a spazio in modo da migliorare la resa visiva delle feste
pubbliche, che acquistano ottenere il consenso dei sudditi. Per questo,
pontefici e cardinali nonché sontuosità grazie all’esuberanza decorativa
delle facciate degli edifici sovrani e aristocratici che, quando si tratta di
arricchire le proprie collezioni ecclesiastici e civili. Fra tutte, sicuramente è
Roma la città dove l’intervento personali o di costruire e decorare gli
ambienti in cui vivono, si rivelano strutturale e decorativo in gusto
pienamente barocco è maggiormente deciso.

committenti estremamente raffinati e mostrano di apprezzare l’esclusivo


Nella costruzione di una capitale in grado di affascinare con il suo sfarzo
quanti linguaggio simbolico elaborato dagli artisti barocchi, hanno un
atteggiamento vi giungono, la Chiesa controriformistica vede – insieme a
uno strumentale profondamente differente allorché l’opera d’arte
commissionata è destinata alla utilizzo della spettacolarità liturgica – uno
dei mezzi migliori per attuare la fruizione pubblica. In questo caso, si
prediligono oggetti artistici che propria propaganda e contrastare la
diffusione di idee protestanti.

impressionino per la loro magnificenza. Rafforza questa linea di tendenza il


L’uso di una cerimonialità sontuosa per la conquista del consenso non è
gusto del tempo e la stessa poetica barocca, concepita per la «meraviglia» di
chi esclusivamente appannaggio delle alte gerarchie curiali, ma anche dei
più guarda.

diversi poteri laici. Fra Cinquecento e Seicento, soprattutto nelle corti delle
Particolare rilievo, a questo proposito, assumono le forme composite di
grandi e piccole monarchie europee, vengono organizzati in maniera rituale
e espressione artistica, in particolare il teatro. Lo spettacolo teatrale è il
frutto pubblica i distinti momenti della vita del sovrano. Non solo
l’incoronazione, le dell’armonica sinergia fra molteplici arti: pittura,
scultura e architettura nozze, i battesimi degli eredi, i successi militari, i
funerali – le tappe più collaborano per la costruzione della scenografia, non
più fissa come nel teatro significative dell’esistenza di una dinastia –
vengono solennizzate con rinascimentale, ma in grado di riprodurre i più
diversi ambienti nelle più cerimonie pubbliche, cui assistono folle di sudditi,
ma anche i diversi momenti differenti condizioni grazie all’uso di specifiche
macchine che producono una della vita privata e quotidiana del sovrano
sono disciplinati da una rigida sorta di effetti speciali; la letteratura fornisce
il testo che gli attori recitano sul etichetta e, in alcuni casi, resi pubblici.

palcoscenico; la musica accompagna l’azione scenica ed è protagonista


degli Il cosiddetto «cerimoniale borgognone», introdotto a metà Cinquecento
per intermezzi che si svolgono fra un atto e l’altro dell’opera teatrale.
la prima volta alla corte del futuro re Filippo II per volere del padre Carlo
V, si La spettacolarità non contraddistingue, tuttavia, solo l’attività teatrale
in diffonde nella maggior parte delle corti europee. In base alle sue norme,
gli senso stretto; essa diviene un elemento imprescindibile della vita
pubblica.

aristocratici che vivono a corte ricoprono mansioni domestiche al servizio


del Laddove, nel corso del Rinascimento, lo spettacolo teatrale era un
momento di re – lo aiutano a lavarsi e a vestirsi, lo accompagnano nelle
cavalcate e a caccia, una festa riservata a chi frequentava le stanze della
corte signorile o principesca, assistono ai suoi pasti e così via –, rispettando
in ciò una gestualità rituale, nell’epoca barocca celebrazioni e
festeggiamenti si svolgono nelle strade e nelle dettata dalla sacralità del
corpo del sovrano. In questo modo, ogni attimo piazze, coinvolgendo l’intera
società. Diventano momenti spettacolari, in dell’esistenza del monarca
diviene spettacolo, cui – come accade nella reggia di grado di coinvolgere
tutti gli astanti, non solo le rappresentazioni teatrali, sacre Versailles di
Luigi XIV – tutti possono, a distanza, assistere (cfr. infra, cap. 17).

La figura del sovrano per diritto e volontà divina appare così immersa in

un’atmosfera rarefatta e preziosa, che contribuisce a renderne ancora più


sacra e fra artisti ed ecclesiastici. L’opera, nella versione più tarda,
approntata da inviolabile l’immagine.

Paleotti fra il 1595 e il 1596, si rivolge esclusivamente agli uomini di Chiesa,


ai quali propone, sull’esempio dell’ Indice dei libri proibiti, che le autorità
ecclesiastiche esercitino un diretto e costante controllo sui soggetti
rappresentati dai pittori e sulla loro conformità all’iconografia ufficiale della
11.3. La cultura della Controriforma

Chiesa. Meno rigide sono le direttrici che nei suoi trattati – il Trattato
dell’arte della pittura, edito nel 1584 e L’idea del tempio della pittura,
pubblicato nel 1591 –

La propaganda controriformistica non si esaurisce nel tentativo di


affascinare traccia il pittore Giovanni Paolo Lomazzo (1538-1600): tuttavia,
anche in i fedeli con il fasto delle cerimonie e degli spazi in cui esse si
svolgono. La questi testi è ripetutamente sottolineato l’intento devozionale
che l’arte deve Chiesa cattolica, nel corso del Seicento, svolge anche
un’importante ruolo avere. L’idea è ripresa nelle opere di Federico Zuccari
(1540-1609), il pedagogico nel plasmare le coscienze tanto degli analfabeti,
che sono la promotore della rifondazione della Compagnia di San Luca, che
si trasforma maggioranza nelle popolazioni europee, per mezzo dei linguaggi
artistici e delle nel 1593 in Accademia. Gli artisti che aderiscono a questa
istituzione si arti visive, quanto degli alfabetizzati, attraverso un notevole
sforzo educativo impegnano a rappresentare i soggetti sacri nel rispetto delle
direttive nei numerosi collegi e istituti di istruzione e l’uso attento dell’arma
della ecclesiastiche. In questo modo le loro opere non vengono rifiutate,
come censura in ambito artistico, letterario e filosofico (cfr. supra, cap. 7).

accade ad esempio a Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio (1573-1610),


i L’ultima sessione del Concilio di Trento (1562-63), in risposta alla furia cui
dipinti si distinguono nel panorama secentesco per il realismo con il quale
iconoclasta protestante, aveva riaffermato la legittimità del culto delle
immagini vengono rappresentati i soggetti sacri, che perdono così ogni
valenza sacre pur vietando ogni abuso. Tuttavia, l’interpretazione del
relativo decreto pedagogica.

conciliare, che era stato formulato, per ragioni di tempo, in modo assai Non
è solo nel campo delle arti che la Chiesa cattolica della Controriforma
stringato, dà avvio alla discussione sul ruolo dell’arte sacra. Molte sono le
voci, interviene al fine di creare una pedagogia religiosa assai ricca e
articolata non solo di letterati e artisti, ma anche di ecclesiastici e prelati,
che partecipano destinata alla popolazione europea, la maggioranza, che
non sa né leggere né alla discussione. L’arcivescovo di Milano e cardinale
Carlo Borromeo pubblica scrivere. Infatti una delle grandi innovazioni nate
dall’esigenza di contrastare nel 1577 le Instructionum fabricae et supelectilis
ecclesiasticae, un trattato dedicato efficacemente la diffusione delle idee
riformate o di riconquistare le coscienze all’architettura e agli arredi sacri,
in cui sostiene che l’artista deve avere come in aree divenute protestanti è
data dalla creazione di istituzioni educative, dalle massima ispiratrice il fatto
che l’arte deve essere al servizio di Dio e che questo scuole di villaggio,
spesso gestite dai parroci, ai collegi tenuti dagli Ordini principio deve essere
trasmesso ai fedeli. Qualche anno più tardi, nel 1590, il regolari. Spiccano
per la loro opera pedagogica rivolta ai ceti dirigenti, gli gesuita Giovanni
Molano dedica un’opera alla storia delle immagini sacre ( De istituti della
Compagnia di Gesù (cfr. supra, cap. 8).

historia sacrarum imaginum, 1590), ricordando gli errori in cui spesso per
L’iniziativa della Compagnia nel campo dell’istruzione ha un successo
ignoranza gli artisti incappano nella raffigurazione di episodi biblici o
enorme non solo per la domanda di formazione da parte dei ceti elevati, ma
evangelici. Inoltre egli si scaglia contro le idee dei protestanti in materia
anche grazie all’elaborazione di un nuovo modello pedagogico, d’ispirazione
artistica ed esalta il ruolo del mecenatismo come testimonianza di devozione.

umanistica e cattolica, e di codificazione del sapere, che confluisce nella


Ratio Tuttavia, lo scritto più importante sulla questione è il Discorso intorno
alle imagini studiorum (1599). L’ordinamento dell’insegnamento si basa
sulla divisione degli sacre e profane, edito nel 1594 dal cardinale Gabriele
Paleotti (1522-97), una alunni in classi di apprendimento, sulla progressione
degli studi, sulla delle figure di spicco della Chiesa post-tridentina. Paleotti
rimprovera i pianificazione di orari e programmi. Da un punto di vista
disciplinare i gesuiti frequenti errori di rappresentazione degli episodi sacri
da parte dei pittori e dei esercitano grande rigore e sollecitano la
competizione tra gli allievi mediante loro committenti, i quali non solo
ignorano le Scritture, ma sono anche premi e castighi, volti a inculcare negli
alunni dedizione e obbedienza. Nei cattolici tiepidi, e il frequente utilizzo di
elementi allegorici o simbolici nella collegi gesuitici vengono ammessi
studenti appartenenti alle più alte fasce pittura religiosa; al tempo stesso,
l’autore esalta la funzione didattica della sociali, che studiano il latino e il
mondo classico, spesso con il ricorso ad autori pittura, i cui prodotti
esemplari devono nascere da una stretta collaborazione teatrali, le cui opere
vengono messe in scena, seppure censurate negli aspetti più scabrosi,
condannati dalla cultura cattolica. Grazie all’ausilio del teatro, i

giovani educati dai gesuiti si abituano al controllo delle espressioni verbali e


atto in molta parte del continente europeo (cfr. supra, cap. 8), specialmente
corporee, preparandosi così all’ingresso a corte e a servire il sovrano in
nella cultura cattolica influenzata dalle tematiche della Controriforma, si fa
mansioni civili e militari.
strada l’esigenza di articolare un’idea di politica «cristiana» (ovviamente Il
successo dei gesuiti nel campo dell’istruzione superiore, che si giova anche
assumendo la confessione cattolica come unico credo cristiano) che tenga di
pratiche come quelle del ritiro, in cui si compiono coralmente i cosiddetti
conto del ruolo centrale dei sovrani nel mantenimento dell’ordine sociale e

«esercizi spirituali» – tecniche di meditazione religiosa e di controllo delle


religioso. In questo senso, una figura di spicco è senza dubbio quella dell’ex
pulsioni corporee –, è fulmineo: i collegi gesuitici passano dai 150 del 1580
ai gesuita Giovanni Botero (1544-1617), che nell’opera Della ragion di
Stato, 444 del 1626. I gesuiti, impiegati come direttori spirituali o confessori,
pubblicata nel 1589, afferma che ragion di Stato è la conoscenza «dei mezzi
atti diventano una presenza costante nelle cerchie aristocratiche e in tutte le
élites di a fondare, conservare e ampliare un dominio». Egli si sofferma sugli
strumenti governo dei paesi cattolici. Ne deriva una crescita senza precedenti
delle con cui il principe deve governare, guadagnandosi il consenso dei
sudditi (ad donazioni in vita e soprattutto dei lasciti testamentari. In breve la
Compagnia esempio non imponendo tasse eccessivamente onerose e
gratificando quanti lo giunge a raccogliere un enorme patrimonio, che
sostiene la fondazione di un meritino). Inoltre per Botero è fondamentale il
rapporto fra il potere sovrano e grande numero di collegi, scuole gesuitiche
per l’istruzione superiore, e di case la Chiesa: egli cerca di proporre ai
principi europei un modello di governo professe, istituti per la formazione
degli aspiranti gesuiti.

sostanzialmente antitetico a quello, laico e cinico, di cui Il Principe di


Niccolò Nel corso del Seicento, accanto ai collegi, sorgono veri e propri
convitti a Machiavelli è considerato il modello (cfr. supra, cap. 4). Il sovrano
deve infatti pagamento per soli rampolli dell’aristocrazia, i seminaria
nobilium (seminari dei essere un buon cristiano e saper utilizzare l’appoggio
della Chiesa per la stabilità nobili). L’esigenza dei sovrani di contare su una
nobiltà fedele ai propri dettami del proprio potere. Tuttavia risulta difficile a
Botero armonizzare il rispetto e quella delle famiglie aristocratiche di dare
ai propri figli una formazione atta a dell’etica religiosa cristiana con la
necessità del sovrano di utilizzare mezzi farli accedere alle più alte cariche
pubbliche (riaffermando al contempo la loro spregiudicati nell’opera di
governo e per conseguire il pubblico consenso.
distinzione dai figli di borghesi arricchiti e di nobili di dubbia origine) Altro
tema che incontra grande favore nella trattatistica politica e filosofico-
contribuiscono al successo anche di queste istituzioni, che passano da 56 del
morale seicentesca è quello della prudenza, non tanto intesa 1626 a 157 del
1710. Ai giovani nobili, oltre alla consueta istruzione classica,
machiavellicamente come cautela nelle azioni di governo, quanto come viene
impartita una vasta gamma di insegnamenti per una completa educazione
tendenza al «timor di Dio», secondo l’ottica cristiana, o alla cautela rispetto
alle propria di gentiluomini: oltre ai rudimenti di matematica e di filosofia, i
passioni nocive, nella prospettiva del neostoicismo. Quest’ultimo è un altro
giovani allievi studiano la scherma, l’equitazione, la danza, la scienza delle
filone di pensiero assai importante nel XVII secolo, che scaturisce dalla
rilettura fortificazioni, la geografia e le lingue moderne.

e dalla meditazione delle opere dello storico romano Cornelio Tacito (ca. 55-
Grande è anche l’influenza della Compagnia sulle università. In vari casi ai
ca. 120 d.C.) e del filosofo Lucio Anneo Seneca (4 a.C.-64 d.C.), da cui
collegi gesuitici viene riconosciuta dal pontefice la patente di università degli
discende una visione della realtà basata sui principi di autoconservazione e
di studi. In altri casi la Compagnia assume il sostanziale controllo della
equilibrio. Sul piano politico il neostoicismo contribuisce a elaborare una
preesistente università.

teoria delle passioni e degli interessi sulla cui base conservare la grandezza
dello Stato. Particolare successo la corrente neostoica incontra nelle élites
dei paesi cattolici, specialmente sul versante della riflessione storica: cifra
comune di intellettuali come Giusto Lipsio (1547-1606), autore
dell’antologia Politicorum 11.4. La politica barocca

Libri Sex (1589), Scipione Ammirato (1531-1601), con i Discorsi sopra


Cornelio Tacito (1594), Baltasar Álamos de Barrientos (1550-1640), con il
Tacito español A partire dagli ultimi decenni del Cinquecento e nel corso del
Seicento, la (1614), oltre alla condanna delle posizioni di Machiavelli,
giudicate irreligiose e riflessione sulla politica non insiste più sulla sovranità
e l’autorità del principe, immorali, è la meditazione sulle opere di Tacito e,
in particolare, sugli bensì sulla «macchina» del potere, sui segreti dello Stato
(i cosiddetti arcana avvenimenti dell’impero romano durante il regno di
Tiberio, assunto a imperii). A fronte dei cambiamenti derivanti dai conflitti
politici e religiosi in modello di sovrano crudele e tirannico. Anche in tali
autori, tuttavia, si avverte la difficoltà di coniugare i principi della religione
cattolica con il rigore e,

talvolta, la crudeltà indispensabili all’esercizio del potere, la sincerità con la


riflessione se le azioni dei principi, ancorché inique e immorali, possono
essere necessità, più volte ribadita, di servirsi della dissimulazione, ossia
della capacità giudicate razionali rispetto agli scopi e agli interessi che si
propongono.

di occultare le proprie più recondite intenzioni.

Proprio alla dissimulazione dedica un trattato che riscuote un grande


successo lo scrittore Torquato Accetto (prima metà del XVII secolo), autore
dell’opera Della dissimulazione onesta (1641), nel quale riprende teorie già
Bibliografia

ampiamente diffuse nella cultura politica europea. Lo stesso Machiavelli


aveva affermato, nel Principe, che è necessario per chi detenga il potere
«esser gran A.E. Baldini (a cura di), Botero e la «ragion di stato», Olschki,
Firenze 1992.

simulatore e dissimulatore: e sono tanto semplici gli uomini, e tanto A.


Battistini, Il Barocco. Cultura, miti, immagini, Salerno, Roma 2000.

obediscano alle necessità presenti, che colui che inganna, troverrà sempre
chi li G. Borrelli, Ragion di stato e Leviatano. Conservazione e scambio alle
origini della modernità lascerà ingannare». Tuttavia, Accetto dichiara di
distaccarsi nettamente da politica, Il Mulino, Bologna 1993.

Machiavelli, cui la cultura controriformistica imperante rimprovera una


morale G.P. Brizzi, La formazione della classe dirigente nel Sei-Settecento. I
seminaria nobilium nell’Italia disinvolta. Per Accetto il ricorso
all’occultamento delle proprie intenzioni e centro-settentrionale, Il Mulino,
Bologna 1976.

delle proprie emozioni è giustificato solo da una situazione di pericolo, nella


Id. (a cura di), La «Ratio studiorum». Modelli culturali e pratiche educative
dei Gesuiti in Italia quale è necessario difendersi. Diversamente, l’arte della
dissimulazione si tra Cinque e Seicento, Bulzoni, Roma 1981.

L. Chatellier, L’Europa dei devoti, Garzanti, Milano 1988 (ed. or. 1987).

trasforma in frode, atto che è giusto disapprovare. Simili linee di condotta M.


Fumaroli, La scuola del silenzio. Il senso delle immagini nel XVII secolo,
Adelphi, Milano vengono suggerite dal gesuita spagnolo Baltasar Gracián
(1601-58), che nel 1994 (ed. or. 1992).

1647 pubblica, sotto il nome del fratello Lorenzo per non incorrere nella Id.,
L’età dell’eloquenza. Retorica e «res literaria» dal Rinascimento alle soglie
dell’epoca classica, riprovazione della Chiesa, l’ Oráculo manual y arte de
prudencia, trecento massime Adelphi, Milano 2002 (ed. or. 1980).

commentate che difendono l’importanza della dissimulazione e dell’utilizzo


J.A. Maravall, La cultura del barocco. Analisi di una struttura storica, Il
Mulino, Bologna 1993

della cautela per chi voglia partecipare alla vita pubblica.

(ed. or. 1975).

Del resto, in un contesto caratterizzato della centralità delle corti sovrane C.


Ossola, Dal Cortegiano all’uomo di mondo: storia di un libro e di un
modello sociale, Einaudi, nei diversi paesi europei, dall’emergere dei
ministri favoriti e dall’articolarsi di Torino 1987.

prassi di governo straordinario miranti ad accrescere il potere delle corone


(cfr.

G. Procacci, Machiavelli nella cultura europea dell’età moderna, Laterza,


Roma-Bari 1995.

V.-L. Tapié, Barocco e classicismo, Vita e Pensiero, Milano 1998 (ed. or.
1957).

infra, cap. 13), uomini di cultura, religiosi e membri degli apparati R. Villari,
Elogio della dissimulazione, Laterza, Roma-Bari 1987.

amministrativi sono sempre più stimolati a intervenire nel dibattito sugli


arcana Id. (a cura di), L’uomo barocco, Laterza, Roma-Bari 1991.

imperii o a elaborare analisi della realtà politica del momento. L’attenzione


di M.A. Visceglia, La città rituale. Roma e le sue cerimonie in età moderna,
Viella, Roma 2002.

questi autori si va concentrando nel corso del Seicento non tanto sulle regole
generali della politica, ma su quelle appropriate ad affrontare ogni singola
situazione o a raggiungere determinati fini. Tipico è il caso degli arbitristas
spagnoli, cioè gli autori di arbitrios (mezzi straordinari per il
raggiungimento di un dato scopo) indirizzati al sovrano o ai suoi ministri al
fine di suggerire specifici provvedimenti per far fronte ai diversi problemi
della monarchia (ad esempio in ambito finanziario ed economico). In
Francia la produzione intellettuale assume caratteri disincantati e più
nettamente propagandistici, al servizio del ministro favorito o dei suoi
oppositori. Ne sono un esempio l’opera del duca di Rohan De l’interest des
princes et estats de la chrestienté (1633), che muove dall’affermazione che la
politica non si fa sui libri e riduce la dimensione teorica all’analisi
spassionata degli interessi degli Stati, e lo scritto di Gabriel Naudé
Considérations sur les coups d’état (1639), che pone al centro della

12. Un mondo di numeri: la nascita della scienza e la terra ruotare


circolarmente intorno a esso e intorno al proprio asse. Il primo movimento
giustifica il moto annuo apparente, mentre il secondo il moderna

moto diurno.

La teoria eliocentrica proposta da Copernico mantiene tuttavia molti


elementi di contatto con la tradizione. Da una parte, la centralità del sole
richiama la concezione ermetica e neoplatonica del mondo (cfr. supra, cap.
4); dall’altra, Copernico postula che i movimenti orbitali non seguano
traiettorie matematiche ma avvengano, come voleva Aristotele, grazie a sfere
cristalline reali, «per natura» perfette, immutabili e in movimento circolare.
Nonostante il permanere del retaggio di una tradizione culturale fatta di
convinzioni intellettuali e religiose – il discorso vale per molti dei
protagonisti delle innovazioni nell’ambito della scienza cinque e seicentesca
– l’opera di Copernico innesca nelle scienze fisiche e astronomiche un
processo rivoluzionario, che si concluderà solo con l’opera dello scienziato
inglese Isaac Newton.

La «rivoluzione copernicana» ha delle forti ripercussioni nel dibattito


filosofico e teologico del tempo. Il sistema aristotelico-tolemaico è, infatti,
alla base di una concezione del mondo politico e dell’esperienza religiosa
12.1. La rivoluzione celeste

fortemente immobilistica e rigidamente gerarchica. Sovvertire il modello


cosmologico dominante ha, pertanto, potenzialità eversive di grande rilievo
Ai primi del XVI secolo la visione del cosmo comunemente accettata è che
non vengono ignorate né dalla Chiesa cattolica né da quelle protestanti,
quella fondata sulla centralità della terra (geocentrismo), immobile al centro
che divengono decise avversarie delle teorie eliocentriche.

dell’universo. Essa deriva dall’elaborazione delle teorie del grande filosofo


greco La lezione copernicana, tuttavia, non rimane senza conseguenze. Nel
1572

Aristotele con l’apporto del modello matematico elaborato da Tolomeo di


l’apparizione di una nuova stella nella costellazione di Cassiopea spinge
Alessandria (cfr. supra, cap. 3). Il complesso sistema aristotelico-tolemaico
si l’astronomo danese Tyge Brahe, più noto con il nome latinizzato di Tycho
configura come un vero e proprio sistema di valori e ha una netta
connotazione Brahe (1546-1601), a dubitare dell’immutabilità e
dell’incorruttibilità del cielo.

gerarchica: ogni cosa ha il proprio luogo naturale a seconda della minore o


Inoltre, l’osservazione dell’intreccio delle traiettorie orbitali di comete e
pianeti maggiore perfezione della sua essenza. Esso nel XIII secolo è
diventato, grazie suggerisce a Brahe l’inesistenza delle sfere cristalline.
Un’ulteriore scossa al alle riflessioni del teologo Tommaso d’Aquino (1221-
74), dottrina ufficiale sistema aristotelico-tolemaico viene data
dall’astronomo tedesco Giovanni della Chiesa, cui i fedeli sono tenuti a
conformarsi.
Keplero (1571-1610). Per secoli, infatti, si era creduto che le orbite dei
pianeti I molti problemi matematici lasciati irrisolti dal sistema aristotelico-
fossero circolari; sulla base di elaborati calcoli matematici Keplero giunge
alla tolemaico spingono l’astronomo polacco Mikol/ay Kopernik, più noto
con il conclusione che le orbite celesti siano di forma ellittica e che il sole si
trovi in nome latinizzato di Niccolò Copernico (1463-1543), a formulare
nuove uno dei due fuochi: tesi che viene esposta nell’opera Astronomia nova
seu physica ipotesi sulla struttura dell’universo. Formatosi nell’Italia della
cultura coelestis ( Astronomia nuova, ovvero fisica celeste), pubblicata nel
1609, insieme ad umanistica, egli si ispira alla teoria astronomica,
antecedente a quella tolemaica, altre tesi, le famose leggi di Keplero,
formulate in termini strettamente formulata dal filosofo greco Pitagora (570-
490 a.C.). In accordo con essa e matematici.

attraverso l’utilizzo di raffinati metodi matematici, Copernico nella sua


opera De revolutionibus orbium coelestium ( Sulle rivoluzioni delle sfere
celesti), pubblicato nel 1543, espone una descrizione del cosmo che vede il
sole al centro dell’universo 12.2. Il metodo sperimentale: Galileo Galilei

In Italia le teorie di Copernico e di Keplero trovano un seguace d’eccezione,


la sua attività sperimentale nell’ateneo di Pisa. Qui egli si impegna a
dimostrare Galileo Galilei (1564-1642). Giovanissimo docente di
matematica come la centralità del sole e la mobilità della terra non siano
mere ipotesi all’Università di Pisa, Galileo compie le sue prime ricerche nel
campo della matematiche, ma verità fisiche.

fisica. Egli ritiene che la fisica aristotelica, tradizionalmente insegnata nelle


Le sue scoperte astronomiche fanno guadagnare a Galileo grande stima,
università europee, non sia in grado di dare un’effettiva conoscenza dei
anche fra le alte gerarchie ecclesiastiche. Ciò induce l’astronomo a credere
che fenomeni naturali. Essa, infatti, classifica i diversi oggetti presenti in
natura dal il copernicanesimo possa entrare a far parte delle dottrine
ufficiali della Chiesa punto di vista qualitativo. Secondo Galilei, invece, per
studiare la natura è cattolica. Egli sa che il maggiore ostacolo al riguardo è
dato dal fatto che necessario osservarne le caratteristiche primarie e reali,
che sono di natura l’interpretazione ufficiale della Bibbia è strettamente
connessa alla lettura che la quantificabile, matematica e meccanica. Egli,
quindi, mette a punto un metodo tradizione cattolica dà delle dottrine
aristoteliche. Pertanto, negli anni 1613-15

di ricerca che ha il suo fulcro nella formulazione di un’ipotesi matematica e


Galileo scrive sulla questione una serie di lettere private, che hanno una
grande nella sua verifica sperimentale, con una costante attenzione alla
misurazione circolazione manoscritta. In esse lo scienziato afferma che
natura e Scrittura numerica e geometrica dei fenomeni osservati. I diversi
esperimenti sul moto hanno una comune origine in Dio; tuttavia, la natura
delle verità che esse dei gravi e la scoperta della legge di isocronia delle
piccole oscillazioni del affermano è distinta. La Bibbia detiene un primato in
ambito religioso e pendolo sono il frutto di uno studio metodico basato sul
severo rispetto di dati morale, mentre la natura deve essere indagata tramite
il linguaggio della misurabili.

matematica e attraverso l’uso dell’esperienza. Su questa base occorre che le


La tecnologia del tempo, tuttavia, non consente a Galileo di disporre degli
verità scientificamente assodate diventino la base per una corretta strumenti
necessari per corrette rilevazioni numeriche. Di qui il suo impegno
interpretazione dei passi biblici che trattano di questioni naturali, dal
momento nell’ideare e fabbricare nuovi strumenti. Durante il suo soggiorno
a Padova, che se la Scrittura è infallibile, non lo sono i suoi interpreti. Nel
1616

nella cui università insegna dal 1592, egli costruisce una bilancia idrostatica
per interviene però la condanna da parte della Congregazione romana la
misurazione della densità di un corpo. Il suo maggiore successo è costituito
dell’Inquisizione delle teorie copernicane, in quanto contrarie alla verità
biblica dalla realizzazione del telescopio. Venuto a conoscenza della
costruzione, e false dal punto di vista filosofico. Lo stesso Galileo viene
ammonito dal effettuata da un fabbricante di occhiali olandese, del
cannocchiale, da usare cardinale Roberto Bellarmino (1532-1621), influente
teologo e inquisitore, a come oggetto di svago nei campi di battaglia per
osservare i movimenti del non propagandare il copernicanesimo –
limitandosi semmai ad attribuirgli il nemico o durante la navigazione,
Galileo comprende il valore scientifico di valore di una mera ipotesi di
natura matematica – e ad attenersi questo strumento. Egli costruisce
telescopi di qualità eccezionale per l’epoca e all’insegnamento delle dottrine
aristoteliche. Lo scienziato si sottomette alle li rivolge verso il cielo,
utilizzandoli per effettuare metodiche osservazioni richieste del Sant’Ufficio
e si dedica a convincere non solo e non tanto gli astronomiche. In questa
maniera egli ha modo di osservare, per la prima volta e accademici, quanto
coloro che si dilettano con lo studio delle materie con una certa compiutezza,
i satelliti di Giove – la cui scoperta verrà dedicata scientifiche, ai quali sono
indirizzate le sue opere in volgare, come il Saggiatore alla famiglia de’
Medici, granduchi di Toscana e suoi protettori, da cui il nome (1623), in cui
egli paragona la natura a un «grandissimo libro [...] scritto in di pianeti
medicei –, le fasi di Venere, i «mari» della Luna, le macchie solari, lingua
matematica».

l’anello di Saturno. Galileo comunica parte di queste clamorose scoperte nel


Nel 1632 Galileo pubblica il Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo,
Sidereus Nuncius ( Il messaggero delle stelle), pubblicato nel 1610. Queste
scoperte copernicano e tolemaico, che ha ricevuto l’autorevole avallo del
pontefice Urbano rafforzano in Galileo la convinzione della falsità delle
teorie aristoteliche: i VIII (Maffeo Barberini, 1623-44). In quest’opera,
Galileo si sforza di offrire corpi celesti non sono perfetti, come la disuguale e
scabra superficie della Luna una prova fisica in favore delle teorie
copernicane (si tratta di una spiegazione rende lampante, né incorruttibili,
come dimostra l’esistenza delle macchie basata sul movimento delle maree,
oggi totalmente insostenibile) e, quindi, solari; pertanto non è necessario
distinguere tra fisica terrestre e fisica celeste.

avvalora la tesi secondo la quale l’eliocentrismo non è una semplice ipotesi,


ma Inoltre, le osservazioni da lui compiute consolidano la teoria eliocentrica
a una verità fisica. Galileo, pertanto, viene denunciato in quanto sostenitore
di scapito di quella geocentrica, sostenuta dalla Chiesa cattolica.

dottrine eretiche: abbandonato dal papa, che ha messo in grave imbarazzo,


Ciò non impedisce che, a pochi mesi dall’uscita del testo, il granduca viene
processato dall’Inquisizione e condannato, nel 1633, alla pubblica abiura,
Cosimo II de’ Medici richiami Galileo in Toscana, affinché insegni ed
eserciti ossia alla ritrattazione, dell’eliocentrismo e alla carcerazione a vita,
che egli
sconterà nella sua villa di Arcetri, presso Firenze, dove continua la sua
opera di scopre le implicazioni ultime della sua scoperta, ossia il
meccanismo della ricerca e di scrittura. Nel 1638, infatti, egli pubblica i
Discorsi e dimostrazioni circolazione del sangue. Lo scritto, tuttavia, acuisce
le curiosità di uno studente matematiche intorno a due nuove scienze, in cui
getta le fondamenta di una scienza inglese, giunto a Padova per
specializzarsi in medicina, William Harvey (1578-del moto. Inoltre è qui
evidente l’esigenza di un nuovo metodo scientifico.

1657), che, a partire da quel momento, dedicherà le sue energie allo studio
del Mentre lo stesso Galileo nelle sue opere giovanili, sulla scorta della
tradizione cuore e della circolazione sanguigna. Le sue rivoluzionarie teorie
sono esposte aristotelica, aveva indagato le cause dei fenomeni naturali a
partire da una teoria nel saggio Exercitatio anatomica de motu cordis et
sanguinis ( Trattato anatomico sul complessiva della natura stessa, ora egli
si sforza di descrivere tali fenomeni in movimento del cuore e del sangue),
apparso nel 1628. Harvey, con grande ma termini quantitativi e matematici.

suggestiva semplicità, illustra i principali meccanismi della circolazione del


sangue nel corpo umano e la centralità del cuore nel sistema circolatorio,
autentica pompa di un raffinatissimo sistema idraulico. Con un intenso
lavoro di analisi empirica della fisiologia umana e animale, attraverso la
dissezione di 12.3. Una nuova medicina

cadaveri e la vivisezione di animali, Harvey compie una serrata opera di


sperimentazione e costruisce una nuova fisiologia circolatoria: il cuore è un
Anche in campo medico, tra Cinque e Seicento, si registrano scoperte
muscolo, la cui contrazione causa l’avvio della circolazione; il sangue,
passando audaci che modificano in maniera sostanziale l’idea del corpo
umano che si è attraverso l’aorta, la principale arteria umana, viene
distribuito a tutto il corpo, sviluppata nella cultura europea. A dare l’avvio a
una rinnovata visione della per poi passare nelle vene e affluire al ventricolo
cardiaco destro, per poi passare medicina è la pubblicazione, nel 1531, di
una delle maggiori opere della ai polmoni, ossigenarsi e tornare al
ventricolo sinistro, dal quale riprende il scienza medica dell’antichità, il De
anatomicis administrationibus del greco Galeno movimento circolatorio.
Harvey, come molti di coloro che contribuiscono ai (129-201). L’edizione di
tale testo spinge il fiammingo Andrea Vesalio (1514-profondi cambiamenti
del pensiero e della pratica scientifica seicenteschi, non è 64), docente presso
l’Università di Padova, a comporre una nuova opera affatto mosso da
un’idea di ricerca quale si affermerà solo in seguito. Egli infatti dedicata
all’anatomia umana, De humani corporis fabrica, pubblicata nel 1543. Nel si
ispira alle dottrine filosofiche di matrice aristotelica ed ermetica: l’intuizione
testo di Vesalio si avverte fortemente l’influenza di Galeno, soprattutto per
del ruolo fondamentale del muscolo cardiaco all’interno del corpo umano
quanto riguarda lo schema esplicativo dei diversi organi. Tuttavia, grazie
alla deriva da una tradizione, risalente ad Aristotele, che vuole che il cuore
sia il dissezione e all’osservazione diretta dei cadaveri, Vesalio è in grado di
innovare luogo dell’innato calore vitale. L’ipotesi della circolarità del moto
del sangue profondamente le conoscenze ereditate dall’antichità. Le tavole
che corredano ricalca l’idea della circolarità del moto planetario, e postula
un serrato il suo testo sono molto chiare e suggeriscono a quanti vogliano
occuparsi di parallelismo tra macrocosmo e microcosmo.

medicina di effettuare uno studio diretto dei corpi, anziché affidarsi


all’autorità di antichi maestri e ai tradizionali pregiudizi filosofici e religiosi.

Il successore di Vesalio nella cattedra di chirurgia e anatomia nell’ateneo


padovano, la cui facoltà di Medicina è nota in Europa per il suo prestigio, è
12.4. L’universo come macchina

Girolamo Fabrici d’Acquapendente (1533-1619). Egli segue il metodo


vesaliano, combinando le lezioni teoriche con la ricerca pratica, e a questo
fine Le esperienze compiute in campo fisico, astronomico e medico, nonché
crea il primo teatro anatomico stabile, l’aula dalla tipica forma di tronco di
l’attenzione, sempre più frequente a partire dal Cinquecento, per i dispositivi
cono, rovesciato al centro, nella quale si compiono le dissezioni dei cadaveri,
meccanici concorrono alla nascita di una concezione del mondo in contrasto
sotto gli occhi degli studenti seduti sulle tribune. Grazie al combinato utilizzo
sia con l’aristotelismo sia con il naturalismo: il meccanicismo. Questa nuova
delle teorie galeniche e dell’osservazione diretta, nel 1603, Fabrici pubblica
De visione filosofica è chiaramente enunciata nelle opere di tre intellettuali:
venarum ostiolis ( Sugli orifizi delle vene), una ricerca in cui si annunzia la
scoperta l’inglese Thomas Hobbes (1588-1679) e i francesi Marin Mersenne
(1588-delle valvole venose, che fanno affluire il sangue venoso al muscolo
cardiaco.

1679), frate dell’Ordine dei minimi, e Pierre Gassendi (1592-1655), secondo


i Forte è l’influenza delle teorie galeniche su Fabrici, il quale, pertanto, non
quali la conoscenza delle leggi del moto è sufficiente a spiegare l’intero

universo. Alla base di questa concezione vi è l’idea della soggettività delle

– come anche il corpo animale e umano – altro non sia che un’enorme
qualità sensibili (odore, sapore, colore e così via) degli oggetti che si trovano
in macchina, i cui ingranaggi sono tutti ugualmente importanti e necessari
per un natura. Esse non sono insite nei corpi: la loro determinazione è frutto
di ottimale funzionamento. Una tale visione del mondo si contrappone
un’operazione squisitamente soggettiva. Proprietà reali sono invece quelle
decisamente alle gerarchie che strutturano l’universo aristotelico-tolemaico
e materiali, misurabili matematicamente (dimensioni, forma geometrica,
peso e comporta una serie di conseguenze di notevole rilievo. La prima, di
ordine così via). L’intero universo è costituito da corpi che si muovono
squisitamente filosofico, è la svalutazione delle capacità conoscitive
dell’uomo continuamente sulla base di leggi matematiche; la conoscenza
delle leggi del

– lo scetticismo –, che viene chiaramente affermata da Gassendi: l’uomo può


moto attraverso la meccanica, pertanto, è in grado di far comprendere nella
sua conoscere effettivamente solo ciò di cui ha costruito gli ingranaggi; la
natura, realtà la struttura cosmologica.

pertanto, può essere conosciuta in maniera effettiva solo da Dio, il suo Il


filosofo che nella maniera più articolata espone il pensiero meccanicista è

«meccanico». Nel cosmo cartesiano Dio, tuttavia, una volta impresso il moto
René Descartes, conosciuto con il nome latinizzato di Cartesio (1596-1650).

alla materia, limita una volta per tutte il suo intervento e non svolge il ruolo
Nei Principia philosophiae ( Principi di filosofia), editi nel 1644, Cartesio
delinea la creatore riconosciutogli nel libro biblico della Genesi. Pertanto, le
dottrine struttura del mondo naturale, composto essenzialmente da materia
in cartesiane vengono condannate sia in campo protestante che in campo
movimento. La materia coincide con lo spazio geometrico che occupa; non
cattolico. Nei Paesi Bassi, a partire dal 1656, si vieta di professare le teorie
di esiste spazio senza materia. Pertanto, l’universo cartesiano si qualifica
come Cartesio all’interno delle università, mentre nell’Europa cattolica, a
partire dal uno spazio dove i corpi si urtano, in un continuo movimento di
«traslazione».

1663, i libri di Cartesio vengono messi all’indice.

Il movimento è stato impresso alla materia da Dio, al momento della


creazione.

Un altro esito del pensiero meccanicistico è dato dal materialismo. Per I


singoli movimenti non sono privi di ripercussioni per l’intero sistema: essi
Hobbes i concetti morali di bene e male non derivano dai comandamenti
generano, infatti, dei «vortici», i quali, a loro volta, secondo Cartesio, sono
alla divini, ma sono il frutto del movimento dei corpuscoli materiali che,
radice dei diversi fenomeni naturali.

incontrandosi con il corpo umano, generano le passioni del piacere (da cui Il
sistema concepito da Cartesio non deriva dall’osservazione della realtà e
l’idea di bene) e del dolore (da cui l’idea di male). La nascita di un’idea
comune dalla formulazione di un’ipotesi generale da sottoporre a prova: non
è frutto di di bene e di male discende a sua volta dalla forza dello Stato –
frutto di un un metodo induttivo. Esso, al contrario, è il prodotto di
deduzione logica a contratto fra gli individui (cfr. infra, cap. 16) – che
impone a tutti determinati partire da presupposti filosofici che egli crede
indubitabili: l’esistenza comportamenti. Un’altra figura chiave di questo
filone di pensiero assai dell’estensione (ossia lo spazio geometrico), il
movimento, l’immutabilità di rilevante è l’olandese Baruch Spinoza (1632-
77), secondo il quale Dio va Dio. Malgrado ciò, il meccanicismo cartesiano
segna la definitiva rottura che si identificato nella legge che governa il
mondo e quindi la religione diviene opera nel corso del Seicento con il
pensiero tradizionale aristotelico. Cartesio conoscenza della realtà, anziché
pura e semplice obbedienza a comandamenti afferma l’inutilità della
conoscenza delle qualità dei corpi e degli avvenimenti imposti dalle diverse
Chiese e confessioni.
cui essi danno luogo in natura, per ribadire la necessità di prendere in Il
vero e proprio punto di svolta nel pensiero filosofico e scientifico europeo
considerazione gli elementi quantitativi. Di fronte ai fenomeni naturali, egli è
dato però dall’opera dello scienziato inglese Isaac Newton (1642-1727) che,
invita lo scienziato a chiedersi «come» essi avvengano e non «perché».

dopo anni di studi e ricerche, pubblica, nel 1687, i Philosophiae naturalis


principia Contemporaneamente, la filosofia meccanicistica si distacca
decisamente dal mathematica ( Principi matematici di filosofia naturale).
Newton sostiene con naturalismo cinquecentesco che, seguendo principi
magici ed ermetici, chiarezza che compito della filosofia naturale non è
studiare la causa ultima del postulava l’esistenza di entità immateriali e forze
occulte in grado di imprimere moto – questione del tutto metafisica –, ma
analizzare il modo in cui una forza movimento alla materia e di determinare
gli accadimenti. Trascurando i opera e descriverla in termini di leggi
matematiche. Applicando le leggi della fenomeni dal punto di vista della
mera percezione da parte dell’uomo, coloro

«moderna» meccanica, che egli stesso ha contribuito a fondare, al


movimento che studiano la fisica indagano ora le caratteristiche misurabili
dei fenomeni dei pianeti del sistema solare, Newton giunge a elaborare e
dimostrare la legge naturali (resistenza dell’aria, attrito, specificità dei corpi
e così via) sulla base di di gravitazione universale (che cioè ogni corpo
sferico attrae ogni altro corpo rigidi criteri teorici.

con una forza proporzionale alla sua massa e inversamente proporzionale al


All’origine di tale metodo di indagine vi è l’idea secondo la quale l’universo
quadrato della distanza del corpo dal suo centro). Fisica terrestre e fisica
celeste

vengono così riunite, cancellando ogni separazione fra cielo e terra: si tratta
aristotelico-tolemaico, e che vede nell’insegnamento solo una perdita di
della fine definitiva del sistema aristotelico-tolemaico che ha prevalso nella
tempo, necessaria per la sopravvivenza, che lo distoglie dall’approfondire le
sue cultura europea per diversi secoli. A questo punto l’universo può essere
ricerche private sull’eliocentrismo.

definitivamente concepito come del tutto indipendente dall’ordine divino.


Il luogo del vero confronto intellettuale è l’accademia, una struttura Pertanto
lo stesso Newton, nel 1713, aggiunge alla seconda edizione dei informale al
suo nascere, nei primi del Cinquecento, che raccoglie appassionati Principia
una precisazione (lo Scolio generale) nella quale, preoccupato dalle di una
determinata disciplina che si incontrano periodicamente per discutere letture
atee della sua opera e in polemica con le dottrine cartesiane, riafferma
singole questioni. Con il passare degli anni anche la vita delle accademie si
l’insufficienza della sola matematica per spiegare l’universo, la cui
perfezione formalizza e si irrigidisce. Ogni circolo accademico si dota di un
nome, di un dimostra l’esistenza di un Dio trascendente, inteso come garante
dell’esistenza regolamento e di un’impresa, cioè di un’immagine con un
motto, che alluda al di un tempo e di uno spazio assoluti e immutabili, senza i
quali non sono fine che si propongono i suoi membri, ciascuno dei quali, a
sua volta, utilizza concepibili i fenomeni naturali.

durante le sedute un nome fittizio che ne dichiari le qualità. Moltissime sono


le accademie – sia letterarie che scientifiche – che, fra Cinquecento e
Seicento, nascono, fioriscono e muoiono in Europa. In Italia, in ambito
scientifico, si distingue la romana Accademia dei Lincei. Fondata nel 1603
dal principe 12.5. I luoghi del sapere: università e accademie Federico Cesi
(1585-1630), dopo essere stata sciolta per sospetta eterodossia, viene
rifondata nel 1605 con lo scopo di rinnovare il sapere scientifico in Sin dalle
sue origini, nei secoli del basso Medioevo, l’università rappresenta
opposizione alla dominante tradizione aristotelica; ad essa si affilia, nel
1611, il principale luogo di trasmissione dell’alta cultura nel continente
europeo. Nel anche Galileo. Significativa, ancorché breve, è l’esperienza
dell’Accademia del primo Cinquecento vi sono diversi atenei che godono di
grande prestigio Cimento, che opera dal 1657 al 1667: viene creata dal
granduca di Toscana (Bologna, Padova, Parigi, Oxford, Cambridge,
Salamanca, Heidelberg ecc.) e il Ferdinando II de’ Medici e dal fratello
Leopoldo, istituzionalizzando i loro numero è destinato a crescere nel tempo.
Fra Cinque e Seicento, tuttavia, tradizionali interessi scientifici e
sperimentali della corte fiorentina. Ancor più la struttura interna
universitaria non si viene sostanzialmente modificando.

travagliata è l’esistenza dell’Accademia degli Investiganti, sorta a Napoli nel


Nelle aule universitarie, dove si insegnano ius (diritto), artes (filosofia e
1663 per opera dello scienziato Tommaso Cornelio (1614-83) e di altre
figure medicina) e teologia, nonostante l’uso corrente del volgare nella vita
di spicco del panorama culturale partenopeo, allo scopo di discutere e
quotidiana, il latino resta la lingua con cui si comunica il sapere. In questo
promuovere la «nuova scienza» fra i ceti colti, scontrandosi con l’ostilità
delle idioma vengono trasmesse dai docenti conoscenze teoriche, spesso
obsolete, gerarchie universitarie. Dopo una prima sospensione delle attività,
nel 1670, che lo studente deve apprendere mnemonicamente al fine di
superare gli esami l’Accademia si ricostituisce nel 1683 per essere travolta,
nel 1691-94, dalle orali. Ancorata al nozionismo, poco incline a compendiare
nella didattica la accuse di ateismo mosse a un gruppo di intellettuali
napoletani.

lezione teorica e la sperimentazione pratica – con una significativa eccezione


In generale, in ambito italiano, la fragilità dell’esistenza di questi sodalizi
per quanto riguarda l’anatomia, le cui lezioni si svolgono nei teatri
anatomici –

intellettuali è dovuta spesso al fatto che vengono promossi da singoli


mecenati, l’università cinque e seicentesca non è un luogo dove si svolge
attività di non in grado di assicurare una duratura continuità all’accademia
né sufficiente ricerca. Anche se l’immagine tradizionale secondo cui la
nascita della «nuova protezione dalla vigilanza dell’Inquisizione contro ogni
forma di sapere che scienza» sarebbe avvenuta al di fuori del mondo
universitario o in opposizione potesse apparire eversivo dell’ordine sociale e
religioso.

ad esso è da considerarsi esagerata, è vero che molti dei protagonisti della


vita Una struttura più solida hanno in Europa la francese Académie Royale
des intellettuale e scientifica cinque e seicentesca, che pure insegnano nelle
Sciences e la Royal Society of London for the Improvement of National
Knowledge. La università, hanno un rapporto per lo più formale con le
strutture in cui prima viene fondata per volere del re Luigi XIV (cfr. infra,
cap. 17), nel 1666, e lavorano. L’università è, spesso, un luogo poco amato
dallo scienziato che vi si ospita al momento della sua nascita una ventina di
membri che arriveranno a guadagna da vivere: l’esempio emblematico è
rappresentato da Galileo Galilei, essere settanta nel 1699. La vita
dell’accademia è strettamente regolata dal docente universitario a Padova,
dove espone ai suoi studenti il sistema sovrano: i suoi componenti
percepiscono un salario dalla corona per dedicarsi alla sperimentazione in
diverse discipline e possono essere chiamati – come di

fatto avviene – alla corte di Versailles per prestare la loro opera al servizio
del re 1980).

per la progettazione e realizzazione di opere di interesse pubblico Id.,


Newton, Einaudi, Torino 1989 (ed. or. 1983).

(fortificazioni, edifici ecc.) o di svago privato del monarca (giochi d’acqua,


calcoli di probabilità per i giochi d’azzardo).

Diverso è il caso della Royal Society, che nasce, nel 1660, come sodalizio
privato formato da dodici membri che arriveranno a duecento nel 1670. La
Royal Society non è un luogo di sperimentazione, non utilizza per le sue
riunioni una sede lussuosa assegnatale dal sovrano – malgrado non manchi
il riconoscimento reale per le attività svolte, nel 1662 –, non dispone di
laboratori e non gode di finanziamenti pubblici. Essa è principalmente un
luogo di confronto e di verifica dei risultati scientifici che vengono ottenuti
altrove: settimanalmente i soci, che contribuiscono con una quota di
iscrizione e con contributi straordinari alla vita dell’associazione, si
riuniscono per discutere la più recente letteratura scientifica. Uno dei frutti
dell’attività della Royal Society è la pubblicazione del periodico
«Philosophical Transactions», che offre la cronaca degli esperimenti
scientifici più recenti e che, insieme al

«Journal de savants» dell’ Académie Royale, specializzato in ragguagli


letterari, compie una formidabile opera di divulgazione delle nuove
conoscenze in tutta Europa.

Bibliografia

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1984 (ed. or.

13. Tra guerra e rivolta: la crisi politica di metà opporsi al sovrano e quindi
a capeggiare un’insurrezione di vasta portata, che porterà al processo e alla
decapitazione del sovrano e alla proclamazione della Seicento

repubblica inglese.
Al di là degli esiti diversi che ciascuna di queste crisi politiche produrrà,
esse presentano taluni tratti comuni, che verranno qui di seguito messi in
evidenza.

13.1. Lo scenario: la guerra dei Trent’anni

Il Sacro romano impero, malgrado il compromesso raggiunto con la pace di


Augusta del 1555 (cfr. supra, cap. 5), a partire dagli anni Settanta comincia
a essere attraversato da profondi conflitti religiosi. La novità è data
dall’intensa controffensiva del cattolicesimo, che ha il proprio epicentro
nell’attività della Compagnia di Gesù (cfr. supra, cap. 11) di formazione
delle élites e di direzione spirituale di principi e aristocratici. In questo
modo, mentre nella Germania centro-settentrionale la nobiltà è in
maggioranza saldamente luterana, nella Durante gli anni Quaranta del XVII
secolo una sorta di terremoto politico parte centro-meridionale del paese
essa ritorna o rimane cattolica, soprattutto investe le principali monarchie
europee. In Spagna il sovrano Filippo IV

in Baviera, e nella vicina Austria. In secondo luogo, a rendere d’Asburgo si


vede costretto a fronteggiare una serie di spinte centripete che
progressivamente più instabile la situazione è la diffusione del calvinismo –
in investono alcuni regni della sua composita monarchia: alla mai risolta
crisi nei alcune aree della Germania e soprattutto in Boemia e Ungheria –,
una Paesi Bassi, in cui, dopo la tregua dei dodici anni (1609-21), si torna
alla guerra confessione religiosa che non era stata contemplata negli accordi
di Augusta.

aperta contro le Province Unite, si aggiunge, nel 1640, la ribellione della


L’imperatore Massimiliano II d’Asburgo (1564-76) aveva rispettato le
diversità Catalogna e del Portogallo, che quasi contemporaneamente
proclamano la loro confessionali e anche il suo successore, Rodolfo II (1576-
1612), aveva secessione. Come se non bastasse, mentre queste crisi sono
ancora aperte, mantenuto un atteggiamento analogo, arrivando, con la
Lettera di maestà (1609), esplodono insurrezioni nei domini italiani: nel
1647 si ribellano prima Palermo a concedere la libertà di coscienza ai
sudditi del regno di Boemia, dove i e larga parte della Sicilia, poi il regno di
Napoli. Nella città di Napoli e nel cattolici rappresentavano ormai una
minoranza. Tuttavia, l’aggressività Meridione d’Italia la rivolta assume
anch’essa in seguito un carattere dell’azione dei gesuiti, sostenuti dal
papato, e il profilarsi di contrasti all’interno secessionista, con la
proclamazione della repubblica napoletana.

della stessa famiglia imperiale – alcuni suoi membri infatti sono educati dai
Se la Spagna piange, l’altra grande potenza dell’epoca, la Francia, però non
gesuiti e mostrano una grande avversione per i protestanti – spingono nove
ride. La moglie del defunto sovrano Luigi XIII, Anna d’Austria, reggente per
principi luterani e calvinisti e diciassette città imperiali, guidati dal
calvinista conto di un erede ancora bambino, il futuro Luigi XIV, si vede
costretta a Federico IV del Palatinato, a costituire una lega difensiva,
l’Unione evangelica fronteggiare una rivolta generale, chiamata Fronda,
capeggiata dal Parlamento (1608). Il sorgere di questo nuovo soggetto
provoca, a sua volta, la reazione di di Parigi e da settori della nobiltà e
indirizzata a modificare gli assetti di venti principi cattolici che danno vita a
una propria alleanza politica, la governo, nel tentativo di allontanare il
primo ministro, il cardinale Giulio cosiddetta Lega cattolica, sotto la guida
del duca Massimiliano di Baviera.

Mazzarino. Ne deriverà una lunga e pericolosa guerra civile.

L’imperatore Mattia d’Asburgo (1612-19) attenua la politica di pacificazione


In Inghilterra, infine, la tendenza di Carlo I a governare dispoticamente, dei
suoi due predecessori e disattende la Lettera di maestà. La crescente
tensione introducendo nuove tasse senza il consenso delle Camere e
modifiche negli è alimentata anche dal problema della successione alla
corona imperiale: Mattia equilibri politico-religiosi in senso filocattolico,
conducono il Parlamento a è infatti privo di eredi e il suo successore
designato, Ferdinando, duca di Stiria,

è un cattolico intransigente. Il problema si fa particolarmente cogente in


Wallenstein (1634) e alla rinuncia ai piani relativi al rafforzamento
dell’autorità Boemia, uno dei domini diretti della casa d’Asburgo. Di fronte
al tentativo di imperiale.

Mattia di imporre limitazioni al culto calvinista, aprendo così la strada alla


Battuta anche la Svezia nella battaglia di Nordlingen (1635), per un
successione di Ferdinando, la città di Praga insorge, il 23 maggio 1618,
momento sembra che gli Asburgo abbiano vinto la partita per l’egemonia
prendendo d’assalto il castello e gettando dalla finestra i due rappresentanti
europea, sebbene l’imperatore venga a patti con i principi protestanti che
imperiali che vi si trovano (la cosiddetta «defenestrazione di Praga»). A
questo ottengono l’abrogazione dell’editto di restituzione. A questo punto la
Francia gesto insurrezionale fa seguito, alla morte di Mattia, il rifiuto dei
boemi di decide di intervenire, non solo come ha fatto nell’ultimo decennio, e
cioè con riconoscere Ferdinando come loro sovrano e il conferimento della
corona sostegni finanziari e aiuti agli avversari degli Asburgo, ma con le
armi. Inizia all’elettore Federico V del Palatinato, nuovo capo dell’Unione
evangelica così, alla metà degli anni Trenta, un allargamento e un’ulteriore
(1619).

intensificazione di un conflitto già senza precedenti per estensione temporale


Le truppe imperiali, con l’appoggio delle forze della Lega cattolica e dei
(dura dal 1618) e geografica. Con l’intervento francese, però, gli equilibri
tercios (reggimenti di fanteria) degli Asburgo di Spagna, hanno presto la
meglio militari, sia pure lentamente, mutano a sfavore degli Asburgo, fino
alla sconfitta sulle forze boeme e palatine nella battaglia della Montagna
bianca (1620).

decisiva inflitta dall’esercito francese a quello spagnolo a Rocroi (1643). Si


L’esercito ispano-imperiale, guidato dal conte di Tilly, riconquista la
Boemia, giunge così, finalmente, all’avvio di una serie di negoziati da cui
scaturiscono dove il cattolicesimo viene imposto con espulsioni, saccheggi,
confische di due diversi trattati di pace, uno siglato a Münster e l’altro a
Osnabrück, beni e una vera e propria pratica di rieducazione forzata delle
popolazioni, e conosciuti nel loro insieme come pace di Vestfalia (24 ottobre
1648), che invade il Palatinato. La minaccia di una tenaglia militare degli
Asburgo capace delineano importanti cambiamenti per l’equilibrio politico
europeo.

di frantumare in tutt’Europa le resistenze politico-religiose all’egemonia In


primo luogo la pace sancisce il tramonto del disegno egemonico degli
cattolica preoccupa però le altre potenze europee di orientamento
protestante, Asburgo, cui era connessa l’intenzione di riportare
all’osservanza cattolica che, negli anni seguenti, scendono in campo contro
gli eserciti dei due rami buona parte dell’Europa centro-settentrionale. La
Spagna, in particolare, è della casa d’Asburgo in un conflitto che ha come
teatro principale la Germania costretta a firmare la pace con le Province
Unite (cfr. supra, cap. 9). Anche il e, quale scenario secondario, l’Italia
settentrionale: la Confederazione elvetica Sacro romano impero e il potere in
esso esercitato dagli Asburgo escono assai che, con l’aiuto francese, rintuzza
il tentativo della Spagna d’impadronirsi della indeboliti in quanto a tutti i
poteri sovrani e alle città imperiali viene Valtellina, via d’accesso all’area
tedesca per le truppe spagnole provenienti riconosciuta piena autorità in
ambito politico e religioso nel quadro di dall’Italia (1620-30); la Danimarca
luterana (1625-29), battuta dall’esercito un’estrema polverizzazione
geopolitica della Germania in numerose entità cattolico assoldato da un
nobile boemo, Albrecht von Wallenstein, al servizio statali di vario ordine,
grandezza e confessione religiosa. Le clausole della pace dell’imperatore, e
quindi la Svezia, altra monarchia luterana (1629-35), di Augusta, inoltre,
vengono estese a ogni confessione protestante (e non solo preoccupata della
penetrazione delle truppe imperiali nella vicina Danimarca.

al luteranesimo).

La sostanziale affermazione delle truppe asburgiche provoca un mutamento


La pace di Vestfalia, inoltre, riconosce il ruolo di potenze a livello regionale
significativo nell’equilibrio religioso dei territori dell’impero, da più di
mezzo di alcuni paesi, come la Confederazione svizzera, di cui viene
definitivamente secolo regolato dalla pace di Augusta. Con l’editto di
restituzione (1629), stabilita l’indipendenza sovrana, e la Svezia, potenza
egemone nell’area del promulgato senza l’assenso della dieta imperiale,
l’imperatore Ferdinando II Baltico e del Mare del Nord.

(1619-37) ordina ai principi protestanti la restituzione dei beni ecclesiastici


Prosegue peraltro il conflitto tra la Spagna e la Francia, sia pure su scala
confiscati prima del 1552, il cui godimento era stato loro garantito dalla
pace di ridotta, fino alla sconfitta dell’esercito spagnolo nella battaglia delle
Dune Augusta. Egli inoltre trasferisce il titolo di principe elettore dal
sovrano del (1658) in seguito alla quale viene siglata la pace dei Pirenei
(1659). Al di là dei Palatinato all’alleato e cattolico duca di Baviera. Il
tentativo di Ferdinando II di guadagni territoriali della Francia, che ottiene
la provincia spagnola del governare l’impero senza ricorrere alla dieta e di
attuare riforme degli assetti Rossiglione, l’Artois e alcune piazzeforti nelle
Fiandre e nel Lussemburgo, la costituzionali per rafforzare il proprio potere
spinge i principi cattolici tedeschi pace dei Pirenei segna l’accettazione da
parte spagnola della sconfitta nella a intervenire: approfittando dei successi
dell’esercito svedese, essi subordinano competizione per l’egemonia
europea. Dopo quella data non solo la corte del il loro aiuto all’imperatore
all’eliminazione del potente e ambizioso re di Francia diviene il cuore della
diplomazia europea, emarginando quella di

Madrid, ma la cultura, lo stile, la moda francesi dilagano in tutt’Europa.


Finita quadro politico sia stato modificato, a partire dalla fine del
Cinquecento e in definitivamente l’epoca dell’egemonia spagnola inizia il
periodo del tutte le principali monarchie, dall’apparizione di favoriti
onnipotenti cui sono predominio continentale francese, cui sfuggono solo le
grandi potenze navali e affidate le redini del governo. La figura del favorito,
un amico del sovrano che commerciali: le Province Unite e l’Inghilterra (cfr.
infra, cap. 16).

riceve, in cambio dei suoi consigli, ma anche solo della sua compagnia,
speciali onori, è sporadicamente esistita sin dal Medioevo. Nel Cinquecento,
la presenza di favoriti si fa costante nelle grandi monarchie e tuttavia, in
generale, i sovrani di quel periodo, seguendo prassi di governo consolidate,
si astengono 13.2. Ministri-favoriti

dall’attribuire a un singolo individuo troppo potere, tengono strette in mano


le chiavi del patronage (vale a dire la facoltà di concedere grazie, privilegi,
pensioni, A prima vista, sulla base degli scenari sin qui delineati, si potrebbe
dedurre onorificenze ecc.), hanno cura di controbilanciare le fazioni
cortigiane dando a che la crisi politica di metà del Seicento cui si è fatto
cenno inizialmente sia ciascuna un qualche riconoscimento.

poco più che la prevedibile conseguenza della lunga guerra e della Questa
prassi viene per la prima volta modificata con il successore di Filippo
polarizzazione religiosa del continente. Ora, è certo che il più lungo conflitto
II, Filippo III (1598-1621), che concede al suo favorito, Francisco Gómez de
fino ad allora combattutosi in Europa, cui partecipano quasi tutti i maggiori
Sandoval, duca di Lerma, un enorme potere, consentendogli in pratica di
paesi, costringe ovunque le finanze statali a una disperata ricerca di denaro,
governare al posto proprio. Questa scelta, che si accompagna al gusto di
Lerma necessario per armare eserciti assai rilevanti per numero di effettivi e
costi di per lo sfarzo e il lusso, segnala in tutt’Europa la possibilità di uno
stile esercizio, nonché notevolmente accresciuti rispetto al passato. E non v’è
maggiormente consensuale di governo: tutte le classi dirigenti aristocratiche
dubbio altresì che l’urgenza finanziaria spinge le corone a usare metodi non
europee intravedono in questa delega di potere la possibilità di
un’accresciuta tradizionali per l’esazione dei tributi, ricorrendo a finanzieri
in grado di influenza politica e del suo riconoscimento sociale e simbolico, in
pratica la anticipare il denaro, eludendo le approvazioni delle assemblee
rappresentative, fine di uno stile di potere autocratico dei sovrani che era
cresciuto nell’epoca creando nuove imposizioni e così via (cfr. supra, cap.
10). Infine, è evidente delle guerre di religione.

che, su scala europea, la lotta tra cattolici e protestanti costituisce un crinale


L’esempio spagnolo viene presto imitato: in Inghilterra, dove al fianco di
ideologico decisivo, rispetto al quale si orientano i comportamenti politico-
Giacomo I si installa stabilmente un talentuoso membro della piccola
nobiltà, diplomatici e le conseguenti azioni militari.

George Villiers, poi creato duca di Buckingham, o in Francia, dove la regina


Questo schema interpretativo, tuttavia, non rende conto pienamente della
Maria de’ Medici, vedova di Enrico IV e reggente in nome del figlio
complessità della situazione creatasi a metà del Seicento e della sua novità
minorenne, Luigi XIII (1610-43), si appoggia al favorito fiorentino Concino
rispetto alla seconda metà del Cinquecento, periodo classico delle guerre di
Concini.

religione. Da una parte, infatti, non è il fiscalismo in quanto tale a condurre


Emerge però subito in questi anni l’altra faccia della delega di potere, la una
popolazione alla ribellione, ma la sua legittimità, le modalità d’esazione, i
creazione cioè di un sistema politico cortigiano dominato da una fazione
unica motivi per cui vi si ricorre, l’uso che si fa dei soldi raccolti. La
Castiglia, ad o largamente prevalente, quella guidata dal favorito o, come si
diceva in esempio, la regione forse fiscalmente più tartassata dell’Europa,
non si ribellerà Spagna, valido. Il controllo del processo di decisione politica
e il monopolio del in quella congiuntura ai suoi sovrani. Dall’altra parte,
non tutti i conflitti patronage da parte di una sola persona che non è il re
tendono a polarizzare il apertisi alla metà del Seicento riguardano temi
relativi alla divisione sistema politico in due fronti. Gli esclusi – dalle
decisioni, dalla grazia regia confessionale o alla libertà di culto: non è per
tali questioni, ad esempio, che la divenuta ormai grazia del favorito e in
breve dal potere – tendono a coalizzarsi gente si rivolta a Napoli, in
Catalogna o in Francia, mentre pressoché tutti i per dimostrare al sovrano di
essere in grado di prendere il posto del favorito, di conflitti dell’epoca sono
accomunati dalla condanna dei metodi assolutistici o essere cioè meglio di
questi capaci di servire la causa regia. Al contempo, inizia dispotici di
governo.

a divenire evidente come un’opposizione al favorito possa constare anche di


atti Per comprendere meglio cosa significhi questa resistenza
all’accrescimento di resistenza passiva o di renitenza, volti a rendere più
problematica, se non senza limiti del potere delle corone occorre tuttavia
valutare in che modo il l’approvazione, almeno l’attuazione delle scelte del
regime e a fare apparire agli occhi del sovrano necessaria una mutazione di
governo.

13.3. Il governo straordinario e di guerra economiche e finanziarie senza


alcun controllo, per introdurre nuove forme di tassazione. In tutti questi casi
il valido trova il modo di creare luoghi decisionali straordinari e diversi da
quelli previsti dall’ordinaria procedura: le juntas, giunte Se l’ascesa al
potere di Lerma (1598) aveva costituito una svolta, inducendo speciali di
ministri per decidere su una specifica questione o materia. Allo nelle
monarchie europee la prassi del governo tramite un favorito, la morte di
stesso tempo, per avere la certezza che le decisioni prese siano poi Filippo
III e l’ascesa al trono della monarchia cattolica del giovane Filippo IV

concretamente eseguite, occorre collocare in tutti gli snodi decisionali


uomini (1605-65) segnano un ulteriore, importante mutamento. Molto critico
nei di provata fedeltà. Non si tratta più solo della tradizionale fedeltà al
sovrano, ma confronti dell’attitudine lassista del padre, durante il regno del
quale la di una fedeltà al valido e alla politica del regime da questi diretto.

corruzione aveva raggiunto dei livelli mai visti, e della rinunzia di questi a Il
favorito come alter ego del sovrano: quella stessa figura che era apparsa con
interpretare un ruolo aggressivo in politica internazionale, Filippo IV si
Lerma una sorta di promessa di condivisione del potere estesa a tutta una
élite circonda di uomini intenzionati come lui a salvare la monarchia da
quello che aristocratica, diventa ora l’esatto opposto, l’esemplificazione
della potenza di un viene sentito come un incipiente declino. A tal fine questa
nuova classe gruppo politico derivante dal controllo della macchina statale
liberata dai suoi dirigente, nella quale emerge presto il valido Gaspar de
Guzmán, conte di tradizionali vincoli, la controfigura del tiranno, un potere
dispotico affermatosi Olivares (1587-1645), meglio noto in seguito alla
concessione del titolo di grazie al plagio della volontà sovrana.

duca di Sanlúcar, come il conte-duca, si propone di ripristinare in punta di È


interessante come tale trasformazione, e cioè l’affermazione di uno stile di
spada la superiorità spagnola, rinvigorendone l’attitudine bellica secondo
governo straordinario e di guerra, imposto da un favorito dotato di tutti i
l’esempio dell’aggressiva politica estera di Filippo II. Uno dei primi atti del
poteri, e che viene bollato dai contemporanei come arbitrario e illegittimo,
sia nuovo sovrano è infatti quello di non rinnovare la tregua dei dodici anni
siglata un’esperienza comune alle grandi monarchie europee. In Inghilterra
il duca di dal padre con le ribelli Province Unite. Alla ripresa della guerra
nei Paesi Bassi Buckingham, dopo essere riuscito nella non facile impresa di
diventare, alla segue poi una politica di massicci interventi militari a
sostegno degli Asburgo morte di Giacomo I Stuart, il favorito del successore
Carlo I, ovvero, come d’Austria nella guerra dei Trent’anni. Per sostenere
tale ambiziosa (ma osservano con preoccupazione i contemporanei, una
stella fissa nel panorama evidentemente anche molto onerosa) politica,
Olivares lancia, nel 1624, un politico inglese, è accusato di essere un
usurpatore e sospettato di voler piano volto a rendere la monarchia spagnola
più efficiente nella raccolta dei introdurre innovazioni dispotiche nello stile
di governo inglese, oltre che di tributi. Tale piano, chiamato Unión de armas
e cioè unione degli eserciti, favorire mutamenti nella Chiesa anglicana in
senso filocattolico (cfr. infra, cap.

prevede una redistribuzione del peso finanziario delle spese militari, che fino
ad 14).
allora era gravata essenzialmente sulla corona di Castiglia, sugli altri
territori Anche in Francia si manifesta una tendenza parallela. Luigi XIII,
dopo aver che compongono la monarchia. Il risultato mediocre raggiunto in
questo eliminato Concini ed emarginato la madre, Maria de’ Medici,
sostenitrice di tentativo è dovuto, in primo luogo, al crescente isolamento del
gruppo una politica più morbida verso la Spagna, si affida al duca di
Richelieu, dirigente del regime, formato da un nucleo ristretto di famiglie
nobili, amiche Armand-Jean du Plessis (1585-1642). Questi, già consigliere
della reggente e e alleate del valido, rispetto alla maggioranza
dell’aristocrazia castigliana e, in segretario di Stato dal 1616, ottiene nel
1622 il cappello cardinalizio e per secondo luogo, dalla resistenza opposta
non solo nella corona d’Aragona, ma questa ragione, entrato in Consiglio di
Stato, può coniugare il primato anche nella stessa Castiglia, i cui ceti
dirigenti temono che una partecipazione derivante dalla supremazia
religiosa alla delega di potere derivatagli da degli altri territori della
monarchia alle spese militari possa comportare una un’incondizionata
fiducia di Luigi XIII (a partire dal 1624).

condivisione non solo degli oneri, ma anche degli onori.

Muovendosi lungo una linea di rafforzamento dell’autorità sovrana, Per


ovviare agli ostacoli alla sua politica derivanti dalla sorda opposizione di
Richelieu si impegna a togliere agli ugonotti tutte le piazzeforti loro
assegnate una tradizionale classe dirigente, formatasi nel regno di Filippo III
e non di dall’editto di Nantes (l’ultima, la Rochelle, viene espugnata nel
1628), pur rado legata al passato regime di Lerma, il conte-duca di Olivares
ricorre sempre riconfermando la libertà di culto, mentre
contemporaneamente, a livello più frequentemente a mezzi straordinari. Si
tratta di sistemi per eludere o internazionale, reagisce al tentativo egemonico
degli Asburgo non esitando ad annientare l’opposizione politica annidata nei
consigli della corona, per pilotare appoggiare le forze protestanti nella
guerra dei Trent’anni. Sul piano della o disinnescare delicate sentenze
giudiziarie, per assumere rilevanti scelte politica interna Richelieu,
preoccupato dell’avversione che una parte

dell’aristocrazia francese nutre per il suo regime, oltre a utilizzare ogni


possibile Nei territori iberici della monarchia cattolica l’ostilità nei confronti
di strumento repressivo, invia propri uomini di fiducia, chiamati
«intendenti», a Olivares diviene tanto vasta e profonda tra l’aristocrazia da
indurla a progettare sorvegliare strettamente l’azione dei governatori,
principale carica di governo congiure e a mettere in essere una sorta di
generalizzato sciopero dalla presenza delle province francesi, appannaggio
praticamente ereditario di alcune grandi a corte, così da far capire al
sovrano la profonda disaffezione che la politica del famiglie della nobiltà.

valido provoca nel paese. Nel 1640, poi, quasi contemporaneamente,


Catalogna Soprattutto, Richelieu crea una potente rete di legami personali e
familiari e Portogallo si ribellano. Entrambi questi regni accusano in
sostanza Olivares di che gli consente di governare con efficacia, aggirando
la prassi ordinaria continue e premeditate violazioni dei propri privilegi e
delle proprie libertà. In dell’amministrazione e le sue lentezze, oltre che le
resistenze dei suoi Catalogna, a seguito di una rivolta popolare scoppiata a
Barcellona, dell’invio oppositori. In questa strategia egli si giova con
accortezza della teorizzazione, dell’esercito e della radicalizzazione
provocata dallo scontro militare, risalente agli anni delle guerre di religione,
del potere assoluto del re (cfr. supra, l’insurrezione si generalizza. Sulla base
del precedente olandese, i catalani cap. 8). Secondo questa teoria il sovrano,
oltre alla potestà ordinaria, che deve dichiarano rotto il vincolo di fedeltà
che li unisce agli Asburgo, cercando aiuto tener conto delle leggi
precedentemente emesse, delle consuetudini e delle e protezione presso il
sovrano francese. Solo dopo una lunga guerra, nel 1652, norme del diritto
comune, possiede una potestà straordinaria. In circostanze le truppe di
Filippo IV pongono fine alla ribellione.

speciali egli può cioè agire in violazione dei normali vincoli posti alla sua I
portoghesi, che lamentano similmente la violazione delle tradizioni azione
dall’ordinamento, a somiglianza di Dio nel momento in cui sospende le
politiche del regno e l’introduzione di sistemi di governo e gruppi di
interesse ordinarie leggi di natura e opera un miracolo. Il potere regio è, in
quest’ultimo estranei e ostili al bene comune, si richiamano alla tradizione
dinastica caso, assoluto, cioè sciolto dai normali vincoli che ne limitano
l’uso ordinario.

autoctona, precedente alla conquista del Portogallo da parte di Filippo II.


Nel Tali teorie offrono così la legittimazione per una serie di misure 1640, a
fronte della penetrazione olandese in Brasile, la maggiore colonia
straordinarie che, nelle mani dell’esclusivo gruppo di potere strettosi attorno
a lusitana, e dell’incapacità della corona asburgica di difendere gli interessi
dei Richelieu, divengono strumenti potenti di azione. Si attua così un
incremento sudditi portoghesi, la maggioranza della nobiltà decide di
riconquistare notevole della pressione fiscale, introducendo nuovi prelievi e
ideando inedite l’indipendenza e affida il trono al duca Giovanni di
Braganza (Giovanni IV, forme di esazione tributaria senza convocare gli
Stati generali. Laddove non si 1604-56). A favore di tale scelta si schiera un
forte movimento popolare, riescono a eseguire le misure ritenute necessarie,
a causa dell’esistenza di norme caratterizzato da una forma di rimpianto, a
metà strada tra il culto dell’eroe e la contrarie o di altri ostacoli legali,
vengono emanati appositi provvedimenti, tradizione millenaristica della
venuta del Messia, per l’ultimo sovrano riducendo al silenzio le voci critiche.
Di fronte alle numerose, imponenti

«naturale», chiamata sebastianismo dal nome di Sebastiano I, ultimo


sovrano rivolte che queste misure scatenano nelle campagne, viene
impiegato l’esercito, appunto della dinastia Aviz (cfr. supra, cap. 8).

in una sorta di guerra interna combattuta dalle truppe regie contro i sudditi.

La duplice secessione induce Filippo IV, infine, ad allontanare Olivares dal


potere (1643) e ad allargare la cerchia del governo a rappresentanti di
famiglie aristocratiche che Olivares aveva allontanato dal potere. Malgrado
ciò, in mancanza di una vera svolta nella politica di governo, la pressione
fiscale 13.4. Tempi di rivolta

continua a crescere in modo inerziale e il sistema politico non riesce più a


percepire il rischio di rottura dei legami di fedeltà che si va profilando. Se a
Pratiche di governo largamente simili, e che innovano profondamente tanto
Palermo la rivolta popolare, scoppiata nel 1647, ha per tema il cambiamento
nel rapporto tra il sovrano e i suoi sudditi, quanto nella distribuzione del
della politica fiscale e il rispetto delle prerogative del regno di Sicilia, a
Napoli potere, provocano effetti ugualmente simili: e cioè la resistenza di
tutti coloro essa assume toni più radicali a causa del tentativo riuscito del
viceré spagnolo che non approvano i nuovi metodi, la pressione delle élites
sul sovrano per la duca d’Arcos di scagliare il popolo contro una nobiltà
napoletana sospettata, rimozione del ministro favorito, non di rado la
ribellione popolare, talvolta un non a torto, di covare simpatie filofrancesi. A
causa della profonda frattura più ampio e violento sommovimento politico
indirizzato al cambio di regime.

politica creatasi tra la nobiltà e il popolo di Napoli, la prima è costretta così


a Tutto questo infatti accade in Europa alla metà del Seicento.

ritornare nei ranghi, mentre la rivolta, guidata nella prima fase da un


pescivendolo di nome Masaniello, assume un carattere di dura contestazione

dei ministri spagnoli, accusati di aver violato un contratto implicito tra


agosto 1648 è esplosa la rivolta, è di inviare contro la capitale l’esercito che
ha governanti e governati, che Carlo V avrebbe a suo tempo garantito con un
combattuto sino a quel momento contro gli spagnoli. Ne deriva una lunga,
mitico privilegio.

aspra guerra civile, che si complica con l’ingresso nel fronte


antimazzariniano A sua volta Masaniello viene ucciso dai suoi stessi
compagni di lotta, che ne del principe di Condé (1621-86) nel 1650. Non
basta infatti la decisione di temono lo straordinario fascino presso la plebe
cittadina. Non per questo Mazzarino di accelerare le trattative per la firma
della pace di Vestfalia, che la peraltro la rivolta si esaurisce, ma si estende
invece alle campagne e raggiunge le corona ha sino a quel momento
ritardato, per cercare di strappare il massimo più lontane province del
regno. L’intervento della flotta spagnola, che non esita risultato possibile, e
neppure l’allontanamento del ministro dal regno, una delle a bombardare
Napoli, produce anche in questo caso la rottura della fedeltà alla principali
richieste dei ribelli, per sopire l’insurrezione in armi. Tutti coloro corona e
la proclamazione della repubblica (ottobre 1647). Nei mesi successivi che
hanno conosciuto le durezze del regime straordinario – e in primo luogo le
divisioni nel fronte rivoluzionario e l’abilità dei ministri spagnoli a utilizzare
l’aristocrazia che si è vista estromessa da corte ed emarginata dal processo
di al contempo la pressione militare e l’arma delle trattative portano alla
decisione politica – continuano a opporsi a una soluzione della crisi, senza
riconquista della capitale (aprile 1648), mentre nelle campagne il
baronaggio tuttavia trovare un elemento unificatore alle loro diverse
richieste ed esigenze.

attua una spietata repressione.

Alla lunga la maggiore potenza finanziaria di Mazzarino, l’incapacità dei


vari Se nella monarchia spagnola il dissenso dai metodi di governo
straordinario segmenti sociali della ribellione di ottenere la convocazione
degli Stati generali e di guerra prende essenzialmente la forma di una serie
di rivolte centrifughe, e il richiamo all’obbedienza di un re troppo giovane e
incolpevole per essere in quella francese la stessa avversione produce la più
grave crisi politica europea attaccabile portano alla conclusione della
rivolta (1653).

di quegli anni, fatta eccezione per gli avvenimenti inglesi (cfr. infra, cap. 14).

Resta, in un paese devastato, la lezione universale che l’uso del potere In


Francia, dove il nuovo ministro-favorito della regina madre Anna arbitrario,
specie se esercitato da un’autorità ritenuta illegittima, ha un preciso
d’Austria, vedova di Luigi XIII e reggente per conto del minorenne Luigi
XIV, limite, oltre il quale provoca inevitabilmente la rivolta dei sudditi.

il cardinale Giulio Mazzarino (1602-61), ha ereditato dal suo predecessore


Richelieu i metodi di governo straordinario e di guerra, la direzione della
resistenza viene presa dalle corti riunite del Parlamento di Parigi,
spalleggiate dalla popolazione della capitale (aprile 1648). Ne segue una
durissima Bibliografia

requisitoria contro le modalità di governo adottate da questi due ministri: un


atto tendente a svellere dalle fondamenta il regime esistente, accusato di F.
Benigno, L’ombra del re. Ministri e lotta politica nella Spagna del Seicento,
Marsilio, Venezia dispotismo e di essere una deviazione rispetto all’antica
costituzione 1992.

consuetudinaria del regno di Francia. Le corti parlamentari riunite, infatti,


con Id., Specchi della rivoluzione. Conflitto e identità politica nell’Europa
moderna, Donzelli, Roma un proclama rivoluzionario, decidono l’abolizione
di quelle norme che 1999.
consentono l’arresto arbitrario, il trasferimento delle cause ad altro giudice,
R. Bonney, Political Change in France under Richelieu and Mazarin, 1624-
1661, Oxford l’aumento del prelievo fiscale avvenuto senza consenso delle
rappresentanze del University Press, Oxford 1978.

regno, l’affidamento della gestione del debito pubblico a finanzieri (che


usano R. Descimon, C. Jouhaud, La France du premier XVIIe siècle 1594-
1661, Belin, Paris 1996.

anticipare il contante per poi rifarsi, grazie a misure straordinarie, sulla R.


Descimon, J.-F. Schaub, B. Vincent (a cura di), Les figures de
l’administrateur.

Institutions, réseaux, pouvoirs en Espagne, en France et au Portugal (XVIe-


XIXe siècle), popolazione), l’invio di intendenti e commissari straordinari, la
creazione di Editions de l’école des Hautes Etudes en Sciences Sociales,
Paris 1997.

speciali giunte di governo per sottrarre argomenti politicamente cruciali alle


J.H. Elliott, The Revolt of the Catalans. A Study in the Decline of Spain
(1598-1640), legittime sedi di discussione. I rivoltosi, definiti con disprezzo
dagli ambienti Cambridge University Press, Cambridge 1963.

cortigiani frondeurs, e cioè ragazzi maldestri dediti a un gioco vietato e Id.,


Richelieu e Olivares, Einaudi, Torino 1990 (ed. or. 1984).

pericoloso, quello di scagliare pietre con la fionda, fanno proprio questo Id.,
Il miraggio dell’impero. Olivares e la Spagna dall’apogeo al declino, 2 voll.,
Salerno, Roma epiteto, che ai loro occhi ricorda invece l’immagine biblica,
tante volte ripetuta 1991 (ed. or. 1986).

ed evocata, di Davide che uccide il gigante Golia.

J.H. Elliott, L.W.B. Brockliss (a cura di), The World of the Favourite, Yale
University La reazione di Mazzarino, fuggito con la reggente da una Parigi
dove il 26

Press, New Haven 1999.


G. Parker (a cura di), La guerra dei Trent’anni, Vita e Pensiero, Milano
1994 (ed. or.

14. La rivoluzione inglese


1984).

J. Polisensky, La guerra dei Trent’anni, Einaudi, Torino 1982 (ed. or. 1958).

Alla morte senza eredi della regina Elisabetta I, nel 1603, si estingue la
dinastia dei Tudor e la corona inglese passa al nipote Giacomo Stuart (1566-
1625), re di Scozia. Figlio di Maria Stuart, Giacomo (VI di Scozia e I di
Inghilterra) era stato educato alla fede protestante: egli si trova, per diritto
dinastico, insediato sul trono della sovrana che aveva appoggiato la rivolta
scozzese contro la madre, l’aveva tenuta prigioniera per 19 lunghi anni e
l’aveva infine fatta giustiziare, accusandola di complotto, nel 1587 (cfr.
supra, cap. 8).

L’Inghilterra e la Scozia, i due regni che Giacomo governa, sono realtà


molto differenti. La Scozia, che John Knox aveva convertito alla fede
calvinista, è un vasto paese scarsamente popolato, dedito principalmente
all’allevamento, guidato da una forte nobiltà, da un Parlamento e da una
Chiesa calvinista, la Kirk, diretta secondo il modello ginevrino da un
Consiglio degli anziani.

L’Inghilterra è invece un paese in crescita, con una popolazione di 3 milioni


di abitanti, un’agricoltura ricca, una pastorizia fiorente, un artigianato
attivo e soprattutto un commercio marittimo in espansione. Il Parlamento
inglese, diviso in due Camere (quella dei lord, dove siedono in via ereditaria
i membri della nobiltà titolata e l’alto clero anglicano, e quella dei comuni,
che rappresenta il resto della popolazione), ha una solida tradizione di
intervento nella direzione politica del regno. La Chiesa anglicana, di cui il
sovrano è capo supremo, costituisce un fondamentale caposaldo del potere
della corona, che ne nomina i vescovi.

Quello religioso e dell’organizzazione ecclesiastica inglese è un ambito assai


delicato. Salita al trono dopo la breve restaurazione cattolica di Maria
Tudor (1553-58), Elisabetta aveva messo in atto un compromesso che
delineava una

Chiesa anglicana protestante nella dottrina teologica ma vicina al


cattolicesimo rapidamente sperimentato la distanza che separa il
relativamente appartato nell’organizzazione e nella liturgia. In seguito la
regina aveva pazientemente mondo scozzese dalla realtà di una grande
metropoli, quale quella londinese, ricostruito l’identità della Chiesa
nazionale inglese a partire dalla Chiesa pienamente inserita nel travaglio
della politica europea. Questa distanza è nazionale irlandese, modellata su
quella anglicana, ma – a causa del suo anche rilevabile negli aspetti
culturali e comportamentali. Gli osservatori del carattere minoritario –
decisamente più vicina al modello calvinista (cfr. supra, tempo notano infatti
come i sudditi inglesi siano rimasti sfavorevolmente cap. 8). Vi sono poi
gruppi di coloni inglesi ( New English) approdati in Irlanda colpiti dai modi
scarsamente regali, per non dire inurbani, del re e della sua dopo la riforma
anglicana e concentrati soprattutto nelle contee settentrionali folla di giovani
amici scozzesi, dediti soprattutto alla caccia e ai bagordi. La (Ulster) che
hanno dato vita a una Chiesa presbiteriana, organizzata cioè per scelta di
Giacomo I di affidarsi a Robert Cecil, ministro prediletto di Elisabetta,
congregazioni di fedeli e consigli degli anziani.

costituisce tuttavia una garanzia per la classe dirigente inglese, che guarda
con sospetto alle stravaganze della nuova corte. Il mutamento di stile più
rilevante, rispetto all’austera stagione elisabettiana, è dato dalla liberalità
del monarca, che tende a spendere senza controllo e a retribuire con
munifica prodigalità gli 14.1. L’Inghilterra di Giacomo I Stuart

uomini che lo circondano. Tale gestione disinvolta del patronage è in


sintonia con il nuovo stile sontuoso che il duca di Lerma – favorito di Filippo
III – ha Tentare di introdurre un’uniformità religiosa in realtà così diverse è
un imposto alla corte castigliana e che si diffonde presto in tutt’Europa; essa
però compito improbo e tuttavia per un sovrano la ricerca dell’uniformità
religiosa apre vistose voragini nel bilancio statale.

tra i sudditi – al di là del proprio personale credo – appare a quel tempo un


Le principali fonti di introito delle finanze della corona sono costituite dalla
dovere imprescindibile. È infatti largamente diffusa la convinzione – invero
rendita delle terre regie, dagli incassi di una serie di tariffe doganali e dai
non irrealistica – che la compresenza di diverse fedi conduca alla sedizione e
proventi di diritti di origine feudale. Questi redditi, si ritiene, devono essere
alla distruzione dei regni (cfr. supra, cap. 6). Giacomo I, che ha teorizzato in
un sufficienti ai bisogni della corona in tempo di pace. Viceversa, in caso di
guerra proprio scritto del 1598 l’origine divina del potere dei re, condivide
questo o di necessità straordinarie, il Parlamento può votare nuovi sussidi
per coprire punto di vista, ma le sue vicende personali lo hanno reso
estremamente le maggiori spese. Prima di autorizzare un donativo, tuttavia,
il Parlamento usa guardingo nei confronti del conflitto ideologico in materia
religiosa. Pur indirizzare al sovrano petizioni, richieste ed elenchi di
lamentele su abusi da introducendo i vescovi nella Chiesa scozzese e
operando varie correzioni volte sanare; si tratta di una funzione di garanzia
e di controllo che è sentita come a incrementare il controllo sovrano sulle
Chiese anglicana e irlandese, egli evita parte del diritto dei sudditi al
consiglio, e cioè all’orientamento della politica di aprire un contenzioso su
questo terreno, tollerando in pratica forme di culto regia. Un diritto che,
alcuni sostengono, discende dall’antica costituzione eterodosse. In quanto ai
cattolici, durante il suo regno, la repressione non va inglese e dalla
consuetudine giuridica, la cosiddetta common law. È questa la molto oltre
una più o meno severa riscossione delle multe affibbiate a chi ragione che
spinge i sovrani a convocare il Parlamento solo quando diserta la messa di
rito anglicano. Ciò malgrado non siano cessate le manovre strettamente
necessario.

delle potenze cattoliche volte a sobillare i sudditi irlandesi e venga scoperta


una L’inflazione ha tuttavia reso insufficienti gli introiti statali (cfr. supra,
cap.

congiura, il famoso «complotto delle polveri», volta a uccidere il re e a 10),


tanto più che al rigore finanziario di Elisabetta si è sostituita la propensione
provocare una strage in Parlamento (1605).

di Giacomo alla liberalità. La vendita di uffici, di onori e di titoli costituisce


un Il nuovo sovrano inoltre vede bene come al problema religioso si sommi il
rimedio parziale, in qualche caso temporaneo, al deficit. Il nuovo titolo di
carattere composito dei propri domini: Inghilterra e Scozia non formano un
baronetto, ad esempio, che nel 1611 è venduto a un prezzo di 1.000 sterline,
regno unito, ma solo una transitoria e insicura unione dinastica. Il progetto
di appena dieci anni dopo viene ceduto, a causa della sovrabbondanza
dell’offerta, Giacomo di fondere le due corone, unificandone le istituzioni –
un progetto per poco più di 200 sterline.

che anticipa di oltre un secolo l’effettiva nascita di quello che poi sarà (e
ancora Il sovrano si trova quindi obbligato a chiedere nuove tasse al
Parlamento, è) il Regno Unito (1707) –, viene infatti respinto dal
Parlamento.

che tuttavia è in generale alquanto restio a concederle. Ciò dipende Sin dal
suo arrivo a Londra, del resto, il successore di Elisabetta ha essenzialmente
dalla diversa visione che il nuovo re ha del ruolo della nazione nella politica
europea. Con Elisabetta l’Inghilterra – il più importante paese

protestante dell’Europa – aveva rappresentato, soprattutto nell’ultimo


evidenti soprattutto sul piano liturgico. Mentre la maggioranza dei fedeli di
ventennio del Cinquecento, l’alfiere della lotta antiasburgica e il principale
orientamento puritano rimane legata alla Chiesa anglicana, vi sono piccoli
sostegno della resistenza anticattolica nei Paesi Bassi, in Germania e in
Francia.

gruppi radicali che praticano forme di associazionismo e di culto non


conformi Giacomo invece ambisce a fare dell’Inghilterra un elemento di
mediazione e di alle prescrizioni ufficiali. Queste forme di dissenso aperto,
che possono pacificazione nella scena politica europea, facilitato in questo
dal periodo di giungere fino alla formazione di conventicole separate dalla
Chiesa relativa tregua instauratosi ai primi del Seicento. Le ragioni di tale
d’Inghilterra, rimangono tuttavia sporadiche durante il regno di Giacomo.

atteggiamento sono molteplici e complesse. Anzitutto la via attraverso cui la


Tramontata la prospettiva del matrimonio spagnolo a causa delle esose
Francia era uscita dalla lunga fase delle guerre di religione aveva sancito il
condizioni poste da Filippo IV e dal suo entourage, l’alleanza cattolica viene
mantenimento del cattolicesimo come religione di Stato e al contempo, con
comunque realizzata attraverso il matrimonio dell’erede Carlo con
Enrichetta l’editto di Nantes, aveva lasciato intravedere un modello di
possibile Maria, sorella del re di Francia. Questa scelta, con le modalità che
la convivenza di sudditi di religioni diverse (cfr. supra, cap. 8). In secondo
luogo, accompagnano (libertà pubblica di culto cattolico a Londra per la
regina e il suo la stabilizzazione della situazione interna francese operata da
Enrico IV

seguito, ipoteca sull’educazione dell’eventuale erede al trono), introduce un


configura il risorgere di una polarizzazione politica tra Francia e Spagna
rispetto elemento di scarsa sintonia con gli umori della nazione espressi in
Parlamento.

alla quale l’Inghilterra non può rimanere silente, mantenendo un


atteggiamento di generale opposizione al mondo cattolico, tanto più che
Giacomo aspira per il figlio Carlo, principe di Galles ed erede al trono, a un
matrimonio di rango, e ciò sia per ragioni di prestigio dinastico sia per 14.2.
Una stella fissa: Buckingham

consolidare la traballante unione dinastica tra Inghilterra e Scozia


attraverso un’alleanza internazionale di ampia portata.

A suscitare una diffusa avversione è soprattutto la fulminea ascesa a corte di


Questo indirizzo politico non è però condiviso dal Parlamento, nel quale
George Villiers (1592-1628), un nobile minore divenuto rapidamente –
grazie siedono in maggioranza uomini formatisi durante il regno
elisabettiano, al favore del sovrano – duca di Buckingham e uno dei più
ricchi signori propensi a ulteriori riforme della Chiesa anglicana in senso
protestante e a un d’Inghilterra. Dotato di indubbie qualità, Villiers aveva
sfruttato la sua più netto impegno anticattolico in politica estera. La
posizione del sovrano posizione privilegiata nell’ entourage privato del
sovrano – la cosiddetta risulta a costoro particolarmente incomprensibile nel
quadro degli avvenimenti bedchamber – per monopolizzare il patronage
regio e ascendere a una posizione di che in Boemia scatenano, nel 1618, la
guerra dei Trent’anni (cfr. supra, cap.

primato sul piano politico. Si racconta che egli abbia capito le potenzialità
13). Il fatto che nel cuore dell’Europa si accenda un aspro conflitto religioso
e politiche aperte a un favorito accompagnando il principe di Galles in un
politico che vede schierati, da una parte, l’elettore di fede calvinista
Federico V

avventuroso viaggio a Madrid (1623) volto a concludere il desiderato e non


del Palatinato, genero di Giacomo I di cui ha sposato la figlia Elisabetta,
realizzato matrimonio spagnolo e osservando il modello castigliano del
valido sostenuto dai sudditi boemi che lo hanno eletto proprio sovrano, e,
dall’altra, (cfr. supra, cap. 13). Comunque sia, l’emergere anche in
Inghilterra di un l’imperatore Ferdinando II e la Lega cattolica, la
successiva sconfitta delle forze sistema cortigiano dominato da un’unica
fazione dominante – simile a quello protestanti nella battaglia della
Montagna bianca, l’occupazione del Palatinato e che si va realizzando nelle
altre monarchie europee – deve confrontarsi con un la dura repressione in
Boemia sono tutti elementi che suscitano una forte eco sistema politico
peculiare, in cui il controllo della corte non garantisce in Inghilterra,
proprio mentre scade la tregua dei dodici anni (1609-21) e automaticamente
quello del Parlamento. Ciò tanto più che i gruppi nobiliari riprende la
guerra tra la corona spagnola e le Province Unite.

filospagnoli (come quello raccolto attorno agli Howards) o filoprotestanti La


prospettiva di un matrimonio con una principessa spagnola per il (guidati
dai conti di Southampton, di Pembroke e di Arundel) di cui volta a principe
di Galles frena tuttavia le mosse di Giacomo I in un momento in cui volta
Buckingham si serve, pur tendendo a mantenerli in posizione nel paese
riprende vigore la campagna anticattolica, promossa da gruppi subordinata,
continuano ad avere una forte presenza nel Privy Council e vaste calvinisti
che si definiscono godly o uomini di Dio, ovvero «puritani».

aderenze in Parlamento.

Quest’ultimo aggettivo, utilizzato talora come derisorio, indica in senso Alla


morte di Giacomo I, la successione di Carlo I sul trono inglese (1625)
proprio coloro che vogliono «purificare» la Chiesa inglese dei residui
cattolici,

avviene in un momento delicato. Le speranze di poter contare sull’alleanza


con Durante gli undici anni di governo diretto di Carlo I (1629-40) si
verifica la Francia in funzione antispagnola, che il conflitto apertosi in Italia
per il una rilevante trasformazione del clima politico inglese, un processo
che la controllo della Valtellina (1620) era sembrato delineare, si sono
spente con la storiografia ha tradizionalmente definito di progressivo
scollamento tra il pace firmata dai francesi a Monzón (1626), mentre i danesi
si trovano da soli a centro politico, la corte ( the court), e il paese ( the
country). Da una parte il fronteggiare le truppe imperiali. Le inquietudini
suscitate dalla prospettiva di sovrano, risoluto a non convocare il
Parlamento, è costretto ad affidarsi a un trionfo cattolico si accompagnano
alla crescente avversione per lo strapotere gruppi di mercanti-banchieri che
gli assicurano anticipi e prestiti in cambio di Buckingham, che continua
anche con il nuovo sovrano a svolgere un ruolo-della concessione di privilegi
e di monopoli commerciali. Dall’altra egli tende a guida nella politica
inglese.

reperire le risorse necessarie anche attraverso l’imposizione, talvolta Ad


aggravare le incomprensioni contribuiscono inoltre una linea oscillante
giuridicamente forzata, di dazi (come la riesumazione di un’imposta, la Ship
in politica estera, caratterizzata da una serie di maldestri tentativi di
intervento Money, normalmente esatta in caso di minaccia di invasione) e di
altre imposte sfociati in sfortunate spedizioni volte a sostenere l’elettore
palatino o a (cfr. supra, cap. 9). I tentativi dei sudditi di sottrarsi a queste
imposte e gli soccorrere gli ugonotti assediati dalle truppe del re di Francia
nella piazzaforte atteggiamenti di critica e di dissenso vengono severamente
repressi.

di La Rochelle. L’opinione maggioritaria in Parlamento è viceversa


favorevole La divaricazione fra la corte e il paese è evidente sul piano
dell’orientamento a una guerra antispagnola che abbia nei mari il suo teatro
e le ricche colonie religioso, con l’affermazione nella Chiesa anglicana
dell’egemonia arminiana e ispano-portoghesi come obiettivo.

l’esplosione del separatismo confessionale. L’arminianesimo, giunto in Il


ruolo di Buckingham diviene in breve il centro delle polemiche e Carlo si
Inghilterra dall’Olanda, rappresenta una versione moderata del vede
costretto a sciogliere il Parlamento del 1626 a causa degli attacchi al
protestantesimo, utile per rafforzare il potere della gerarchia episcopale e
proprio ministro, del quale sir John Eliot aveva chiesto la messa in stato
dell’autorità regia. Giacomo I, dopo un’iniziale diffidenza, la favorisce, ma
d’accusa ( impeachment), senza aver ottenuto le risorse finanziarie
necessarie alla senza un eccessivo coinvolgimento. Carlo invece mira a farne
il punto di corona. Buckingham tenta allora di aggirare l’opposizione
parlamentare mediazione del complicato puzzle religioso dei suoi regni. Un
prelato di ricorrendo a un prestito imposto ai sudditi abbienti, ricucendo i
rapporti con la orientamento arminiano, William Laud (1573-1643), viene
nominato dal grande nobiltà puritana e alternando misure repressive a
concessioni personali.

sovrano prima vescovo di Londra e poi arcivescovo di Canterbury, la più


Questa strategia non riesce tuttavia a rasserenare i rapporti con la Camera
dei elevata carica religiosa del regno. Sotto la sua guida la Chiesa
d’Inghilterra comuni che, riconvocata nel 1628, chiede al sovrano di firmare
– in cambio dei interrompe quel processo che, da Elisabetta in poi, l’ha vista
evolvere –

sussidi richiesti – una Petition of right ( Petizione dei diritti) nella quale si
soprattutto sul piano liturgico – in senso protestante. I comportamenti
proibiscono in futuro prestiti forzosi o altre forme di tassazione non
autorizzate eterodossi sono repressi e si tende a imporre l’uniformità del
culto. Ciò dal Parlamento, arresti arbitrari e procedure di emergenza
disposte in provoca la fuoriuscita dall’anglicanesimo di gruppi che non
tollerano l’ulteriore violazione della legge. La situazione precipita con
l’improvviso assassinio di mantenimento o rafforzamento di quegli elementi
del rituale (dalle feste dei Buckingham, che viene accolto con manifestazioni
di gioia in tutto il paese. Il santi all’inginocchiamento in alcuni momenti
della messa, dagli anelli nuziali al modello incipiente di governo
assolutistico incarnato dal favorito del re sembra segno della croce nel
battesimo, alla posizione dell’altare nelle chiese) che potersi dissolvere con
l’eliminazione di colui che era considerato responsabile ricordano da vicino
la liturgia cattolica. Alla crescita delle pratiche di non di avere importato un
sistema dispotico ed estraneo alle libertà inglesi. Il conformità si aggiunge
così la radicalizzazione della predicazione puritana, il sovrano decide a
questo punto di prendere in mano le redini del governo, proliferare delle
sette e la tendenza a emigrare in America del Nord, in quella facendo a meno
di un ministro favorito e, di fronte ai primi contrasti con il Nuova Inghilterra
che i godly vedono come una sorta di nuova terra promessa.

Parlamento, decide di scioglierlo, nel gennaio 1629, con la ferma intenzione


di La polarizzazione della scena politica internazionale a seguito
dell’intervento non riconvocarlo.
del sovrano svedese Gustavo Adolfo a fianco dei principi protestanti nella
guerra dei Trent’anni (1630) non aiuta del resto la serenità degli animi. In
un momento di duro contrasto politico-ideologico l’arminianesimo in
versione inglese finisce per apparire una specie di criptocattolicesimo e
questa 14.3. La monarchia personale di Carlo I

sensazione viene avvalorata dalle scelte di politica estera di Carlo I, che

pongono l’Inghilterra in una posizione defilata quando non ambiguamente


perciò come Short Parliament). Alcuni leader della Camera dei lord (il conte
di filospagnola. Questa linea, che rovescia quella del tradizionale appoggio
alle Warwick, lord Saye e Sale) e della Camera dei comuni (John Pym)
vengono Province Unite e ai principi protestanti tedeschi, fa temere uno
stravolgimento arrestati, mentre i lavori della parallela assemblea del clero
inglese ( Convocation) completo della tradizione elisabettiana su cui si fonda
la politica inglese.

vengono diretti in modo da fissare nuovi canoni per la Chiesa inglese e


Alimentano non poco tali timori lo stile della corte, dove al ritorno di un
autorizzare, in violazione della legge, dato che il Parlamento non aveva
potuto agente papale si aggiunge l’arrivo della regina madre Maria de’
Medici.

esporre le sue lagnanze, un sussidio finanziario. I nuovi canoni riprendono in


Carlo I, inoltre, non si limita a imporre una maggiore uniformità sostanza le
idee di Laud e non presentano novità sostanziali; nel clima concitato
all’anglicanesimo, ma è intervenuto anche sulle Chiese d’Irlanda e Scozia. In
di quei giorni essi paiono tuttavia un ulteriore passo verso la
cattolicizzazione Irlanda il lord deputato, Thomas Wentworth, conte di
Strafford (1593-1641), della Chiesa anglicana.

ha represso le tendenze presbiteriane e riformato la Chiesa locale sul


modello di Le trattative avviate per una pacificazione con gli scozzesi sono a
un punto quella anglicana. In Scozia, infine, Carlo cerca di far adottare una
forma rivista morto, dal momento che costoro pretendono un elevato
risarcimento del Common Prayer Book inglese. Proprio qui si registrano le
reazioni più forti finanziario a coprire i costi della guerra. Carlo si vede così
costretto di nuovo a alla politica religiosa della corona, sfociate in una
ribellione conosciuta come la convocare il Parlamento nel novembre 1640;
tale assemblea avrebbe poi preso guerra dei vescovi. Tra il 1638 e il 1639
l’assemblea della Chiesa scozzese il nome di lungo Parlamento ( Long
Parliament), poiché non si sarebbe più fatto decide non solo di respingere il
libro di preghiere, ma anche di abolire i sciogliere. La posizione del
Parlamento è infatti anzitutto quella di imporre al vescovi, creando una lega
armata per la propria difesa, il National Covenant. Di sovrano una
convocazione regolare dell’assemblea. Nel febbraio 1641 il re fronte a
questa sfida Carlo reagisce organizzando una spedizione militare per
approvava così l’ Atto triennale, che stabilisce una convocazione del
Parlamento sottomettere gli scozzesi, per il cui finanziamento, però, non
convoca il entro tre anni, pur garantendo il diritto regio di proclamazione e
scioglimento.

Parlamento, ma ricorre a circoli finanziari a lui legati e persino – tra lo


Parallelamente vengono avviati due procedimenti di impeachment contro i
sconcerto generale – a finanziatori cattolici.

principali protagonisti della politica del regime: il conte di Strafford e La


resistenza scozzese e la sconfitta dell’esercito inglese a Newburn fanno
l’arcivescovo Laud. L’azione parlamentare è appoggiata da una campagna
tuttavia di lì a poco precipitare la situazione, obbligando il riluttante sovrano
a popolare per la «purificazione» della Chiesa inglese, da condurre
risolutamente, concedere agli scozzesi un sinodo dove sarebbe stata decisa la
struttura come vuole una celebre petizione, «dalle radici sino ai rami».
Intanto in organizzativa della Chiesa scozzese. La reiterata volontà scozzese
di rigettare le Parlamento il processo avviato contro Strafford, da celebrare
dinanzi alla riforme e di mantenere la struttura presbiteriana obbliga infine
il sovrano a Camera dei lord, rischia però di naufragare, per mancanza di
prove concrete di convocare finalmente, nella primavera del 1640, il
Parlamento inglese.

atti di lesa maestà. Su proposta di John Pym, la maggioranza parlamentare


emette allora un decreto di colpevolezza per tradimento, un procedimento
che consente la condanna di Strafford anche senza processo, ma che richiede
l’assenso del sovrano.

14.4. Una guerra civile


Di fronte all’indecisione di Carlo, che prende in considerazione varie
eventualità tra cui la repressione armata, l’opposizione parlamentare si
appoggia All’apertura del Parlamento, il 13 aprile 1640, alcuni deputati,
sospettati sull’opinione pubblica londinese e su minacciose manifestazioni
popolari di non a torto da Carlo di essere d’accordo con gli scozzesi,
chiedono di discutere sostegno al proprio operato. Di fronte alla denuncia
pubblica delle manovre prima le proprie lamentele ( greviances) sulla
direzione degli affari pubblici e poi poste in atto per preparare un possibile
colpo di mano militare, Carlo cede, le richieste finanziarie per la guerra agli
scozzesi. Dopo undici anni di mancata firmando la dichiarazione di
colpevolezza, in pratica la condanna a morte del convocazione tale proposta,
che può contare sulla maggioranza dei voti, suo ministro. Nel maggio 1641
Strafford viene decapitato, proprio mentre significherebbe –
indipendentemente dai contenuti delle proteste, certo non viene approvato un
atto che impedisce lo scioglimento non consensuale del favorevoli al governo
– una lunga dilazione del sussidio. Il sovrano decide Parlamento.

allora, dopo appena tre settimane, di licenziare il Parlamento (conosciuto


L’attacco agli atti di governo che il Parlamento considera ispirati da principi
dispotici è sistematico: non solo viene ribadito il carattere anticostituzionale
e

illegale della tassazione senza consenso parlamentare con l’abolizione della


Ship extraparlamentare e dunque alla sedizione popolare, spinge Carlo alla
prova di Money, ma viene smantellato tutto l’apparato di governo volto alla
repressione forza. Nel gennaio 1642, il re irrompe improvvisamente in
Parlamento con (Camera stellata, alte commissioni di giustizia) o al
controllo centralizzato di 400 soldati deciso ad arrestare cinque leader
dell’opposizione parlamentare, tra determinate province (come i consigli che
sovrintendono agli affari scozzesi e cui John Pym. Questi ultimi, avvertiti,
riescono però a fuggire in tempo, sicché gallesi).

la prova di forza si risolve nella conclamata dimostrazione della volontà


sovrana A questo punto, ribaltata completamente la politica governativa,
inizia a di piegare il Parlamento a costo di violarne le immunità. A questo
punto manifestarsi dentro il Parlamento una diversità di idee su come
procedere. In l’agitazione popolare e le continue manifestazioni di protesta e
di sostegno al maggio la Camera dei comuni ha votato l’esclusione dei
vescovi dalla Camera Parlamento rendono rischiosa la permanenza a
Londra del sovrano, che si ritira dei lord, ma il mese successivo quest’ultima
lo ha respinto. Inoltre il tentativo a York con i suoi fedeli.

di far passare ai Comuni un decreto di abolizione del sistema episcopale


Mentre il Parlamento legifera in sua assenza, Carlo I decide di dare avvio
alla incontra forti resistenze, mentre una petizione presentata al re, nella
quale il prova di forza reclutando, a partire dall’estate 1642, un esercito di
volontari. È

Parlamento rivendica il diritto di approvare la scelta dei ministri, è respinta


dal l’atto di avvio della guerra civile. La polarizzazione politica tende a far
emergere sovrano.

in ogni contea e in ogni strato sociale due gruppi radicalmente contrapposti


Mentre in Parlamento vi è un ampio accordo sulla necessità di eliminare che
si combattono sul piano militare e su quello propagandistico, per quegli
elementi che sono avvertiti come eversivi del sistema politico guadagnare
alla propria causa la maggioranza di indecisi. Il paese si spacca così
tradizionale, riconducibili a un eccessivo rafforzamento del potere del
sovrano in due da un punto di vista geografico e sociale: in generale le
regioni del Nord e degli organi centrali di governo dello Stato e della
Chiesa, sulle prospettive e del Sud-Ovest del paese si schierano con il
sovrano, mentre l’area di Londra, del governo del paese si confrontano due
linee divergenti. La prima è quella di l’Est e il Sud-Est si allineano con il
Parlamento. Allo stesso modo la un guardingo ritorno alla normalità dei
ruoli, per cui il Parlamento dovrebbe maggioranza dei lord e della gentry, la
piccola nobiltà rurale, rimane fedele al re, lasciare il governo nelle mani del
re e dei suoi consiglieri e limitarsi a svolgere mentre tra le corporazioni
artigianali e nei ceti professionali il Parlamento le tradizionali funzioni,
opportunamente garantite, di controllo e di avviso. La raccoglie cospicue
adesioni.

seconda è quella del mantenimento di una condizione di tutela da parte del


Nell’autunno 1642 il Parlamento conclude un’alleanza con gli scozzesi (la
Parlamento nei confronti di un sovrano che ha ripetutamente mostrato una
Solemn League and Covenant) nella quale, in cambio di un aiuto militare, si
preoccupante propensione all’involuzione autoritaria e una tacita ma
evidente stabilisce un futuro ordinamento presbiteriano per la Chiesa
inglese. I inclinazione filocattolica. Ciò tanto più che, essendosi Carlo recato
nell’estate successivi scontri militari fra le forze realiste e quelle
parlamentari hanno un 1641 in Scozia per siglare un accordo, si paventa la
possibilità che, forte della esito incerto, con le seconde che, grazie all’aiuto
scozzese, assumono il soluzione del problema scozzese, egli decida di
sciogliere con la forza il controllo delle province settentrionali.
Contemporaneamente però le truppe Parlamento.

regie, dotate di una migliore cavalleria, guadagnano terreno nel Sud-Ovest.

Improvvisamente, nell’autunno del 1641, lo scoppio di una rivolta cattolica


Una serie di dissidi tra i lord puritani per il comando delle operazioni
militari in Irlanda sconvolge questi equilibri. Il Parlamento si trova ora
obbligato a rendono inoltre incerte le prospettive per lo schieramento
parlamentare. Il votare un sussidio al sovrano per la necessaria spedizione
repressiva, ma la Parlamento decide allora di dotarsi di un unico comando
militare, con una maggioranza dei deputati nutre forti timori che l’esercito
possa essere usato responsabilità distinta da quella del Parlamento:
nell’aprile 1645 un’ordinanza contro l’opposizione. Guidata da John Pym,
quest’ultima vota allora una parlamentare stabilisce l’incompatibilità tra
cariche politiche, inclusa la proposta di sussidio condizionata al controllo
parlamentare della scelta del presenza in Parlamento, e cariche
nell’esercito.

comando militare e contemporaneamente approva un testo, la Grande


rimostranza, che ricapitola gli elementi di dissenso, spiegando e articolando
le posizioni parlamentari. Il testo approvato ha un’evidente funzione
propagandistica e viene infatti stampato e distribuito. Questo atto,
interpretato 14.5. La sconfitta di Carlo I e la proclamazione del dal sovrano
e da una minoranza parlamentare sempre più preoccupata della
Commonwealth

piega presa dagli avvenimenti come un aperto invito al sostegno

Messa fuori gioco in questo modo la tradizionale leadership aristocratica, il


civile queste divaricazioni si aggravano: se un’assemblea convocata per
Parlamento si affida a militari di collaudata esperienza, come sir Thomas
discutere di questi temi, nel 1644-45, non è approdata ad alcuna conclusione
Fairfax, nominato comandante in capo, e Oliver Cromwell (1599-1658).

condivisa, dopo il 1646 la moltiplicazione dei gruppi religiosi rende


velleitario Questi organizzano un nuovo esercito ( New Model Army) che si
presenta, per qualunque tentativo di sintesi. Nascono gruppi che propugnano
atteggiamenti molti versi, differente dagli eserciti che sino ad allora hanno
calcato i campi di religiosi antitetici rispetto alla visione tradizionale, come i
quaccheri o i battisti, battaglia. Costituito sulla base di una partecipazione
volontaria, anche se che proclamano la necessità di un nuovo battesimo e la
nullità degli atti della retribuita, esso è attraversato da un forte senso di
corresponsabilità e di Chiesa ufficiale; i ranters, caratterizzati da
atteggiamenti eccentrici e dissacratori; impegno in una missione che molti
credono voluta da Dio. La ridotta presenza i seekers, propugnatori di una
ricerca individuale e critica della verità. Si tratta di nobiliare fra gli ufficiali
contribuisce inoltre al riconoscimento dei talenti e alla un universo variegato
di idee anticonformiste capaci di mettere «il mondo alla promozione di
piccoli proprietari (che costituiscono il nerbo della cavalleria) e rovescia»,
come vuole il titolo di un libro famoso dello storico inglese di artigiani (che
militano prevalentemente nella fanteria) a ruoli di comando.

Christopher Hill. Di fronte alla vera e propria esplosione propagandistica di


La creazione di un esercito con queste caratteristiche innovative e sotto
questi movimenti, che approfittano dell’allentamento della censura, il
dibattito un’unica direzione costituisce un vero punto di svolta: nel giugno
1645

religioso si sposta dal terreno dell’organizzazione della Chiesa a quello dei


l’esercito regio viene sbaragliato a Naseby, mentre il re si arrende alle
truppe limiti della tolleranza religiosa. Mentre cominciano a levarsi voci
preoccupate scozzesi che, nel 1647, lo consegnano al vittorioso schieramento
parlamentare.

per la distruzione di ogni autorità religiosa, uomini come Roger Williams


(ca.

Il panorama politico, tuttavia, si presenta alquanto diverso rispetto all’inizio


1604-83), che poi fonderà la colonia americana di Rhode Island, contestano
il della guerra civile. Non solo la scena politica non è ormai più racchiusa
nel concetto stesso di Chiesa di Stato, mentre il poeta John Milton (1608-74)
tradizionale palcoscenico cortigiano, ma neppure in quello parlamentare.

lancia nel suo scritto Areopagitica un vero e proprio appello per la libertà di
Elementi nuovi travalicano questi confini, segno di un allargamento della
parola e di stampa.

partecipazione politica a forze e soggetti che ne sono stati tradizionalmente


Nei centri urbani del Sud-Est, e in particolare a Londra, muovendo da
esclusi. Il primo dato è costituito dalla presenza dell’esercito, un nuovo
posizioni separatiste si vanno costituendo gruppi radicali che propongono
non soggetto politico, percorso da forti correnti radicali con cui fare i conti.
Ad esso solo un’ampia tolleranza religiosa, ma anche l’elezione di un nuovo
Parlamento si somma un variegato mondo settario e non conformista che è
andato a suffragio universale maschile e la proclamazione, sulla scorta
dell’esempio emergendo negli anni del crollo dell’autorità regia e di quella
religiosa olandese, della repubblica. Il più importante fra essi è quello dei
levellers anglicana: basti pensare al venir meno di ogni forma di censura.
Tra i soldati (livellatori), guidato da Richard Overton, John Lilburne e
William Walwyn.

come tra gli artigiani si discute liberamente della forma del governo politico,
Germinato dalle pratiche egualitarie cresciute nell’ambiente separatista, il
della natura dei rapporti tra Chiesa e Stato, delle radici e della legittimità
movimento dei livellatori – che sul piano religioso sostiene la possibilità per
dell’autorità. La sorte della Chiesa anglicana è naturalmente il principale
tutti gli uomini di raggiungere la salvezza attraverso la ragione – evolve in
senso argomento di discussione. Si confrontano tre principali posizioni. La
prima, democratico e antiautoritario, propugnando un programma di
radicali riforme che gli eventi hanno ormai travolto, si limita a proporre la
«purificazione» dei economico-sociali e politiche. La risoluta difesa della
sovranità popolare porta residui liturgici cattolici e punta a difendere, lungo
linee elisabettiane, la livellatori come John Wildman in conflitto con il
Parlamento, che essi struttura ecclesiastica, ivi compreso il tradizionale
ordinamento gerarchico. La accusano di accentramento decisionale e di
involuzione oligarchica.

seconda, che si potrebbe definire presbiteriana, propone un’omologazione


della Perseguitati per queste idee, essi si rivolgono direttamente al popolo,
Chiesa inglese al modello scozzese. La terza, detta congregazionalista,
sostiene assumendo atteggiamenti di sfida nei confronti dell’ordine costituito,
nel nome la necessità di lasciare spazio di autonomia alle libere assemblee
(congregazioni) della contrapposizione fra la gente ( the people) e l’autorità
del Parlamento: è il dei fedeli nel quadro di una Chiesa nazionale. A fianco
di quest’ultima caso di John Lilburne che, processato dinnanzi alla Camera
dei lord, rifiuta posizione si pongono poi coloro che non si sentono
rappresentati dalla Chiesa polemicamente di togliersi il cappello.

ufficiale e che rivendicano libertà di culto. Quest’ultima posizione è


chiamata Nel contesto di una crescente effervescenza popolare, soprattutto a
Londra, separatista e identifica gruppi non conformisti che si proclamano
della propagazione, dentro e fuori l’esercito, di un movimento radicale, detto
completamente autonomi («separati») dalla Chiesa ufficiale. Durante la
guerra degli indipendenti, che chiede lo scioglimento del Parlamento, la sua
radicale

riforma e il mantenimento di una linea di fermezza nelle trattative con il re,


la conservatori, espellendoli. Il troncone del Parlamento (perciò detto Rump
maggioranza parlamentare punta invece a una conciliazione con Carlo I.

Parliament) rimasto in carica apre così il processo al sovrano, che viene


Questi, da parte sua, tenta di usare le divergenze tra Parlamento ed esercito
condannato a morte e decapitato, in nome del popolo inglese, il 30 gennaio
trattando separatamente con entrambi, al fine di prendere tempo e preparare
la 1649. Tre mesi più tardi la Camera dei lord è abolita e, il 13 maggio,
viene rivincita militare grazie a un accordo con gli scozzesi, cui garantisce
l’adesione proclamato il Commonwealth, la repubblica.

della Chiesa anglicana al sistema presbiteriano. Nel giugno 1647 la


decisione del Parlamento di procedere allo scioglimento dell’esercito suscita
la dura protesta e quindi l’ammutinamento delle truppe, che vantano forti
crediti per le paghe arretrate. Si costituisce un consiglio generale
dell’esercito in cui, a Bibliografia
fianco degli ufficiali, siedono gli eletti dei singoli reggimenti. La guida della
protesta militare è assunta da Oliver Cromwell e da suo genero Henry
Ireton, P. Adamo, La libertà dei santi. Fallibilismo e tolleranza nella
rivoluzione inglese, 1640-1649, entrambi su posizioni indipendenti, mentre
nell’esercito cresce l’influenza dei Franco Angeli, Milano 1998.

livellatori e la circolazione di idee democratiche. In un’infuocata sessione di


F. Benigno, Specchi della rivoluzione. Conflitto e identità politica
nell’Europa moderna, Donzelli, dibattito tenutasi a Putney nell’ottobre-
novembre 1647, Cromwell e Roma 1999.

soprattutto Ireton devono impiegare tutta la propria influenza per frenare la


C. Hill, Il mondo alla rovescia. Idee e movimenti rivoluzionari
nell’Inghilterra del Seicento, spinta democratica presente tra le truppe. In
tale occasione, uomini come il Einaudi, Torino 1981 (ed. or. 1972).

colonnello Rainsborough, uno dei pochi ufficiali livellatori, o soldati semplici


Id., L’Anticristo nel Seicento inglese, Il Saggiatore, Milano 1990 (ed. or.
1971).

come Edward Sexby rivendicano una sorta di democrazia militare e cioè la


pari A. Hughes (a cura di), The Causes of the English Civil War, Macmillan,
London 1991.

M. Revelli, Putney. Alle radici della democrazia moderna, Baldini e Castoldi,


Milano 1997.

dignità di tutti i volontari che hanno combattuto contro il dispotismo e C.


Russell, The Fall of the British Monarchies 1637-1642, Clarendon Press,
Oxford 1995.

avanzano tesi che ancora oggi colpiscono per la loro modernità: che tutti i
Id., Alle origini dell’Inghilterra moderna. La crisi dei Parlamenti 1509-1660,
Il Mulino, cittadini maschi maggiorenni hanno, per diritto di natura, uguali
diritti politici, Bologna 2000 (ed. or. 1971).

e segnatamente la facoltà di eleggere i propri rappresentanti; che la


sovranità K. Sharpe, The Personal Rule of Charles I, Yale University Press,
New Haven 1992.

risiede nel popolo e la sua cessione deve essere temporanea e controllata;


che il L. Stone, La crisi dell’aristocrazia. L’Inghilterra da Elisabetta a
Cromwell, Einaudi, Torino potere del sovrano va di molto limitato e la
Camera dei lord abolita. Queste 1972 (ed. or. 1965).

idee confluiranno poi in un testo di vasta risonanza che invoca un accordo


tra Id., Le cause della rivoluzione inglese 1529-1642, Einaudi, Torino 1982
(ed. or. 1965).

l’esercito e il popolo per la riforma del sistema politico, chiamato Agreement


of M. Walzer, La rivoluzione dei santi. Il puritanesimo alle origini del
radicalismo politico, the people ( Patto del popolo). Dalla democrazia nella
Chiesa e nell’esercito si Claudiana, Torino 1996 (ed. or. 1965).

giunge così a un’idea generale di democrazia politica.

La fuga di Carlo I, l’11 novembre 1647, blocca tuttavia questo processo e


offre al generale Fairfax il destro per ristabilire il controllo parlamentare
sull’esercito. Un tentativo di insubordinazione viene soffocato e il movimento
livellatore inizia a questo punto un lento declino. Nella primavera del 1648,
mentre un’insurrezione realista divampa nel Galles e nelle contee del Sud-
Est, un esercito scozzese invade l’Inghilterra. Di fronte alla ripresa del
conflitto, una sorta di seconda guerra civile, Parlamento ed esercito sono
costretti a un accordo. Una volta sconfitte le forze scozzesi, tuttavia, tornano
a riproporsi le divergenze politiche: mentre l’esercito vuole che il sovrano
sia processato – una linea fatta propria ormai anche da Ireton – il
Parlamento cerca ancora una possibile via di mediazione. A questo punto, un
reggimento dell’esercito, guidato dal colonnello Pride, «purga» il
Parlamento dei suoi elementi più
15. Il Seicento fra crisi e trasformazioni

cento. Negli anni centrali del Seicento, nuove pestilenze colpiscono i paesi
dell’area mediterranea che sono stati risparmiati da quella di vent’anni
prima: Spagna (1647-51), Francia (1652), Sardegna (1652-56), Genova e
Italia meridionale (1656-59). A differenza di quanto è accaduto nel corso del
Cinquecento, i vuoti che si creano nella popolazione non vengono
rapidamente colmati: nel continente europeo si registra, per tutto il Seicento,
un calo o quanto meno una stagnazione demografica. L’unica e significativa
eccezione è costituita da alcune aree dell’Europa settentrionale (isole
britanniche, paesi scandinavi, Province Unite), dove si verifica un sensibile
aumento della popolazione.

In larghe parti del continente europeo la crescita della popolazione è frenata


o fermata dal susseguirsi di crisi di sussistenza e di epidemie di notevole
frequenza e ampiezza. Nel suo complesso, la penisola italiana subisce,
durante la prima parte del secolo, un calo medio del 13 per cento del numero
degli abitanti (il 21,3 per cento nell’area settentrionale, il 6 per cento nella
parte centrale, il 14,1 per cento nell’area meridionale). La tabella illustra
come l’area 15.1. Gli aspetti demografici

del Mediterraneo veda diminuire la propria popolazione, mentre i paesi della


parte settentrionale del continente conoscono una crescita secolare. In una
posizione intermedia si colloca la Francia. Particolare è, infine, la situazione
Nell’ultimo decennio del XVI secolo, il processo di espansione delle della
Germania e della Polonia, dove – a causa delle guerre – la popolazione
superfici coltivate, frutto della pressione esercitata dalla crescita
demografica complessiva diminuisce nel corso del XVII secolo.

cinquecentesca, comincia a mostrare seri segnali di difficoltà: una


successione di cattivi raccolti causa una gravissima carestia i cui effetti
risultano evidenti dall’innalzamento del tasso di mortalità della popolazione
e dalla riduzione di quello di natalità. Anche le epidemie di peste e altre
malattie – mai scomparse –

contribuiscono a mietere numerose vittime, soprattutto nelle affollate città di


varie parti del continente: la peste colpisce nel 1587-91 a Genova,
Barcellona e in Catalogna, mentre, negli anni seguenti, è la volta della
Castiglia e della Germania (1596-99), di Londra e dell’Inghilterra (1592-93
e 1603) e della Francia (a varie riprese nel periodo 1600-16).

Nel 1618, lo scoppio della guerra dei Trent’anni, combattuta soprattutto in


Boemia e Germania, ma che interessa anche Danimarca, Francia e Italia
Tab. 1 - La popolazione europea dal 1600 al 1700 (in milioni di abitanti)
settentrionale (cfr. supra, cap. 13), costituisce con il suo seguito di
devastazioni, carestie ed epidemie lo scenario di una serie di gravi crisi
demografiche. In Fonte: J. De Vries, European Urbanization 1500-1800,
Methuen and Co., London 1984, p.

36.

Germania le vicende belliche portano a cali della popolazione che, a


seconda delle regioni, oscillano dal 10 a oltre il 50 per cento. In Italia
settentrionale il susseguirsi di cattivi raccolti e gli effetti delle guerre portano
a una carestia nel 1628-29, cui fa seguito una devastante epidemia di peste
nel 1629-31. Essa La stagnazione demografica è legata non solo agli effetti
di guerre, carestie provoca un netto calo della popolazione: Venezia perde il
33 per cento dei suoi ed epidemie, ma anche all’inversione della tendenza
cinquecentesca abitanti, Bergamo il 40 per cento, Milano il 47 per cento e
Bologna il 24 per all’abbassamento dell’età al matrimonio. Vi sono infatti
numerosi indizi che
testimoniano come, nel XVII secolo, le persone si sposino a un’età più
avanzata situazione di equilibrio, fino al manifestarsi della successiva fase di
crisi. Per rispetto agli anni precedenti, con una conseguente riduzione
dell’arco di tempo quel che riguarda l’ambito rurale seicentesco,
l’interpretazione degli studiosi nel quale le donne possono procreare. Si
tratta di un fenomeno riscontrabile in neomalthusiani – come sono chiamati
coloro che si rifanno alle teorie di molte parti del continente, ma che appare
particolarmente pronunciato nelle Malthus – ha visto nell’arretratezza delle
conoscenze tecniche e nella scarsità di aree centrali e settentrionali. A
Ginevra, ad esempio, nella seconda metà del terre di buona qualità l’origine
della crisi. In realtà altri studiosi hanno criticato Cinquecento, all’interno
della borghesia cittadina, l’età media al primo i presupposti
dell’interpretazione neomalthusiana, dimostrando che terreni matrimonio è
di 22 anni per le donne e di 27 per gli uomini; mentre nella vergini, aree
paludose o coperte da foreste che possono essere coltivati non prima parte
del Seicento essa sale, rispettivamente, a quasi 25 e a 29. Tale mancano
affatto nella penisola italiana, in Inghilterra, in Francia e in Spagna.

fenomeno pare accomunare Inghilterra, Francia e Province Unite e ha la sua


Malgrado ciò, il fenomeno di espansione delle coltivazioni si arresta assai
prima spiegazione nel peggioramento delle condizioni di vita di buona parte
della di aver bonificato e messo a coltura le vaste estensioni disponibili di
terreno.

popolazione: il matrimonio e la procreazione vengono infatti rimandati in


Inoltre nell’Europa orientale la densità della popolazione è ancora assai
bassa attesa di tempi migliori. Ciò significa una diminuzione del numero
medio di rispetto alla parte occidentale del continente e, ciononostante, la
popolazione figli per ogni coppia sposata, da cui consegue una netta frenata
della crescita comincia a calare. Infine, sotto il profilo delle tecniche
agrarie, la rotazione demografica che ha contrassegnato il XVI secolo. Tali
fattori, combinandosi continua e la stretta integrazione fra allevamento e
agricoltura sono note sin dal con l’aumento della mortalità, sono all’origine
del ristagno della popolazione in tardo Medioevo e utilizzate in alcune zone
dei Paesi Bassi e della Lombardia. Il molte zone del continente. Si viene
infatti a inceppare il meccanismo problema è semmai che esse non si
diffondono fino al XVIII e XIX secolo (cfr.
demografico basato su una sorta di squilibrio dinamico fra alta natalità ed
infra, cap. 21).

elevata mortalità, che caratterizza i movimenti naturali della popolazione


Per comprendere il fenomeno della mancata crescita della popolazione
europea fino alla rivoluzione industriale tra Settecento e Ottocento (cfr.
infra, occorre piuttosto guardare ad altri importanti fattori di natura sociale
e cap. 22).

culturale, in primo luogo alla polarizzazione della ricchezza che si verifica


nell’Europa del XVI secolo e alla sua concentrazione in mani di gruppi
sociali che, nel XVII secolo, si rivelano assai meno dediti all’investimento
rispetto al passato. L’aumento dei prezzi agricoli, che dura nei primi decenni
del Seicento, 15.2. I problemi del mondo rurale

favorisce, soprattutto nell’area del Mediterraneo e in Europa orientale, il


predominio della cerealicoltura. Da parte loro, le popolazioni urbane e
rurali Al fine di analizzare la stagnazione della popolazione nel Seicento
occorre sono costrette a spendere per alimentarsi buona parte dei loro
redditi, il cui partire dalle vicende dell’agricoltura europea. Esse per molto
tempo sono state potere d’acquisto risulta svalutato a causa dell’aumento dei
prezzi agricoli.

interpretate alla luce di una visione detta di tipo neomalthusiano che


privilegia Inoltre, nelle campagne la diminuzione dei salari reali s’intreccia
con l’aumento un’analisi di stampo, per così dire, meccanico dei processi
economici e dei canoni d’affitto dei terreni e dei diritti signorili. Viceversa si
arricchiscono demografici della società europea di antico regime. Essa trae
origine dalla notevolmente i medi e grandi proprietari fondiari che
gestiscono in prima riflessione di Thomas Robert Malthus (1766-1834), un
economista inglese persona i terreni, coloro i quali conducono aziende
agrarie pagando ormai che, nel suo famoso Saggio sul principio di
popolazione (1798), mette in rilievo i esigui affitti in denaro a lunga
scadenza e i gruppi mercantili. Per lo più tutti limiti di un’espansione della
produzione agricola basata sulla mera estensione costoro preferiscono
accrescere le proprie entrate a danno dei redditi altrui e dei terreni coltivati.
Ogni crescita delle risorse agricole, che avviene secondo riducono le risorse
destinate all’aumento della produzione e al miglioramento una progressione
aritmetica (1, 2, 3, 4, 5, 6...), finisce infatti per favorire dei terreni. Nel corso
del Seicento, l’impoverimento di ampi strati della l’aumento della
popolazione, che ha luogo sulla base di una progressione popolazione
europea e il calo demografico si riflettono in una forte geometrica (1, 2, 4, 8,
16, 32...). Lo squilibrio che ne deriva è, secondo diminuzione della domanda
di derrate agricole, soprattutto di cereali. Ciò Malthus, causa di carestie e di
vere e proprie catastrofi demografiche comporta una drastica contrazione
degli spazi di mercato e il ritorno caratterizzate da tassi altissimi di
mortalità, che servono a ricreare una all’autoconsumo degli abitanti delle
campagne. Queste crescenti difficoltà rappresentano un ulteriore incentivo
per chi possiede capitali a non investirli

nel miglioramento qualitativo della produzione agricola. A fronte di tali del


22 per cento in Inghilterra e nei Paesi Bassi, del 17 per cento in Francia,
problemi, all’interno dei ceti aristocratici, soprattutto dell’area
mediterranea, dell’8 per cento in area scandinava e in Europa centrale
(percentuale che sale al prevale la preoccupazione di salvaguardare nel
tempo la propria preminenza 32 per cento nel caso della più diffusa segale) e
del 30 per cento in Europa all’interno della società. Non solo essi cercano di
mantenere l’integrità dei loro orientale. Anche in Italia centro-settentrionale
si registra un lieve calo nelle patrimoni mediante il ricorso al fedecommesso
– un istituto giuridico che rese del frumento, ferme peraltro a livelli
sostanzialmente invariati dal consente di stabilire fra i membri di una
famiglia, spesso per diverse Trecento.

generazioni, la linea successoria nella proprietà dei beni, vietandone


alienazioni S’innesca così un circuito vizioso nel quale la caduta della
domanda causa la totali o parziali –, ma destinano anche ingenti risorse alla
costruzione di palazzi diminuzione dei prezzi delle derrate agricole, con
un’inversione della tendenza e chiese, nonché all’istituzione di fondi speciali
(i monti dotali) per fornire doti cinquecentesca al rialzo: nell’area
mediterranea tale fenomeno è avvertibile già adeguate alle fanciulle nobili in
vista del matrimonio.

alla fine del XVI secolo, mentre in quella settentrionale si manifesta nel corso
Inoltre la preponderanza assunta dalla cerealicoltura rispetto a tutte le altre
del Seicento. Così come l’aumento cinquecentesco dei prezzi, anche la loro
coltivazioni aumenta di molto i rischi che uno scarso raccolto si trasformi in
diminuzione seicentesca non avviene in maniera uniforme per tutti i prodotti:
i carestia, mentre la diversificazione delle colture potrebbe rappresentare
l’unica cereali, ad esempio, ne risentono in misura maggiore rispetto al vino
e alla forma di relativa assicurazione contro i danni derivanti dal clima. È
infatti carne. Ciò è dovuto al fatto che una minore domanda di cereali spinge
difficile, ad esempio, che una cattiva annata colpisca al medesimo tempo
tanto i proprietari, affittuari e contadini verso una parziale diversificazione
delle raccolti di piante meno resistenti al freddo quanto quelli di coltivazioni
ad esso colture e un ritorno all’allevamento. Produrre cereali in una fase di
più resistenti. Un’altra conseguenza negativa della cerealizzazione
diminuzione dei prezzi risulta infatti poco conveniente e pertanto
dell’agricoltura del XVI secolo è la diminuzione dell’allevamento, che
s’interrompono le opere di bonifica tanto nei Paesi Bassi quanto nella
comporta, in molte zone, la decisa riduzione del concime disponibile per i
repubblica di Venezia. Gli incolti, i boschi e i pascoli tornano a espandersi in
campi. Ne consegue l’aumento del rischio che i terreni, già provati dalla
tutta Europa.

cerealicoltura – le cui piante esauriscono notevolmente il suolo –, si


impoveriscano ulteriormente, nonostante le rotazioni triennali. In questo
contesto, il raffreddamento del clima, che dura in Europa a partire dagli
anni Novanta del Cinquecento fino alla metà dell’Ottocento, contribuisce a
rendere 15.3. La nascita di una nuova gerarchia nella produzione più
frequenti le cattive annate agricole. Si sa ormai con certezza che in questo
manifatturiera

arco di tempo di circa tre secoli si verifica una piccola età glaciale. La sua
esistenza è testimoniata dall’avanzata dei ghiacciai, dal fatto che prodotti
agricoli come l’uva e il grano necessitano di maggior tempo per giungere a
Nel corso del Seicento si assiste a un importante mutamento negli equilibri
maturazione e dal più lento ritmo di crescita degli alberi. Non si tratta,
economici europei. Nonostante quel che spesso si crede, non ha luogo alcuna
naturalmente, di una vera e propria glaciazione, dal momento che le crisi
generale, quanto piuttosto una fase di acute difficoltà, con momenti di
temperature si sarebbero abbassate in Europa soltanto di 0,5-1 grado. Nella
vera e propria crisi in alcune aree. Ciò riguarda la produzione
manifatturiera e i parte centrale e settentrionale del continente si verificano
estati fresche e umide commerci così come il settore agricolo. La
diminuzione della domanda e della e inverni freddi e secchi. In quella
meridionale, gli inverni sono spesso umidi e quota di reddito che la gran
parte degli abitanti del continente possono si ha una straordinaria piovosità
nei mesi estivi. Proprio a questa piovosità si indirizzare all’acquisto di
manufatti mette in serie difficoltà tutte le realtà deve probabilmente
attribuire la maggior parte delle perdite dei raccolti e il industriali del
tempo. A seconda del tipo di risposta che ciascuna regione frequente
ripetersi di carestie.

europea riesce a dare alla fine dell’espansione produttiva cinquecentesca, si


La combinazione fra l’assenza di investimenti nella diffusione di tecniche
registra un declino del settore manifatturiero, soprattutto tessile, o una sua
intensive e il peggioramento delle condizioni climatiche spiega il fatto che le
ripresa.

rese agricole restano stazionarie o diminuiscono fra la prima metà del Le


gravi turbolenze del XVII secolo causano, in pratica, una selezione delle
Cinquecento e lo stesso periodo del Settecento. La resa del grano diminuisce
realtà economicamente più robuste, in grado di superare i numerosi periodi

critici. Realtà assai dinamiche nel Cinquecento subiscono un vero e proprio


6.200 del periodo 1630-45.

tracollo: è il caso delle manifatture tessili della Castiglia e della Catalogna.

Anche le manifatture seriche entrano in grave crisi ovunque, a Lucca come a


L’importante centro manifatturiero castigliano di Segovia, in difficoltà sin
Napoli. La fiorentissima industria genovese della seta conta nel 1565 circa
dall’ultimo decennio del XVI secolo, decade completamente in quello 10.000
telai; nel 1630 questi ultimi sono diminuiti a circa 4.000 e nel 1675 a
successivo a causa della concorrenza dei panni inglesi, francesi e italiani.
D’altra 2.500. A Milano, dove il settore serico rappresenta per tutto il
Cinquecento parte, anche in Francia entrano in crisi le industrie laniere di
Lione e Lilla, uno dei pilastri della produzione manifatturiera, il declino è
testimoniato dalla mentre quelle di Beauvais e Amiens declinano fin quasi a
scomparire dopo il diminuzione del numero dei telai da seta: mentre nel
1600 se ne contano circa 1630.

3.000, trentacinque anni dopo ve ne sono solo 600.

Nei Paesi Bassi meridionali, colpiti dagli effetti della lunga guerra tra le Le
ragioni della crisi del settore laniero e del ridimensionamento delle altre
province ribelli settentrionali e la corona spagnola (cfr. supra, cap. 9), si
registra produzioni tessili nelle città dell’Italia centro-settentrionale sono
diverse. A un declino demografico e produttivo delle città manifatturiere,
sebbene centri livello europeo la diminuzione della quota di reddito che le
famiglie abbienti come Gand e Bruges si specializzino nella fabbricazione di
tessuti di buona possono destinare all’acquisto di panni di alta qualità di
fabbricazione italiana qualità e nelle campagne circostanti si sviluppi la
produzione di lino. Ad determina una contrazione della loro domanda.
Inoltre, proprio il crescente avvantaggiarsi di tale crisi sono l’Inghilterra e
le Province Unite grazie alla fuga impoverimento di ampi strati urbani della
popolazione contribuisce verso di esse di capitali, imprenditori e
manodopera specializzata. In queste gradualmente a indirizzarne la
domanda di tessuti verso panni di bassa qualità e aree si sviluppa la
produzione delle cosiddette new draperies, vale a dire di panni prezzo
contenuto. In questo quadro, solo quei produttori che sono in di lana più
leggeri ed economici di quelli fabbricati tradizionalmente nei Paesi
condizione di modificare il tipo di offerta riescono a vendere le loro merci.
Di Bassi e nella penisola italiana. I piccoli centri olandesi di Leida e
Hondschoote fronte alle difficoltà dei primi decenni del Seicento, in
Inghilterra e Olanda i conoscono un vero e proprio boom produttivo che
dura per buona parte del mercanti-imprenditori mirano a contenere i costi
produttivi, in primo luogo secolo, grazie al successo dei loro panni in tutta
Europa. L’Inghilterra, dove della manodopera, a scapito della qualità del
prodotto che, però, si presenta più l’industria laniera si è andata affermando
nel corso del Cinquecento, vede colorato e «attraente» ai potenziali
acquirenti. La diffusione della fabbricazione crescere ulteriormente le
proprie esportazioni di manufatti di lana: nel 1660, i di panni di lana nelle
campagne inglesi permette ai mercanti-imprenditori di tessuti di lana
costituiscono i due terzi del valore complessivo delle risparmiare il 20-30 per
cento rispetto ai salari degli operai urbani e di esportazioni. A riprova della
crescita delle strutture produttive inglesi, vale la raggiungere mercati sempre
più lontani con le new draperies.

pena di ricordare che se, all’inizio del Seicento, circa i tre quarti delle
L’economicità di queste ultime rappresenta senza dubbio un elemento
esportazioni laniere sono formati da prodotti semilavorati, alla fine del
secolo la essenziale nel decretarne il successo, che si consoliderà nel XVIII
secolo. Le grande maggioranza dei manufatti esportati è costituita da
prodotti finiti.

manifatture delle città italiane faticano invece ad adattarsi ai cambiamenti:


esse Proprio i panni di lana inglesi e olandesi, leggeri e di basso prezzo, sin
dal basso Medioevo hanno puntato alla fabbricazione di tessuti di alta
conquistano progressivamente nel corso del Seicento i mercati mediterranei,
qualità e di elevato valore unitario. Nel momento in cui il mercato per tali
sbocco tradizionale della produzione di alta qualità delle città dell’Italia
centro-prodotti si contrae, esse non sono in grado di contrastare la
concorrenza inglese settentrionale. Qui la produzione di panni di lana, che è
stata sin dal XIV

e olandese prima nei mercati mediterranei ed europei e poi della stessa


penisola secolo uno degli assi portanti dell’industria tessile europea, subisce
un vero e italiana. Qui i mercanti-imprenditori delle maggiori città sono
legati a una proprio tracollo. In particolare, a Venezia la produzione laniera,
dopo aver tradizione produttiva plurisecolare cresciuta al riparo dalla
concorrenza interna raggiunto il suo culmine all’inizio del Seicento, cala da
una media di 16.600

grazie ai minuziosi regolamenti corporativi e da quella estera in forza della


panni del periodo 1624-30 a 7.979 nel 1662-68; a Milano lavorano ai primi
del superiore qualità dei tessuti. Ora però i mutamenti del mercato,
l’aumento del secolo circa 60-70 botteghe, che fabbricano circa 15.000
panni all’anno, ma prezzo della lana greggia – a causa del calo della
produzione castigliana e del intorno al 1640 ve ne sono solo 15 e la
produzione è calata a 3.000 panni. Le Mezzogiorno italiano – e gli elevati
salari pagati alla manodopera specializzata manifatture di Firenze, in
difficoltà sin dalla fine del XVI secolo, conoscono che lavora nelle botteghe
cittadine italiane, soprattutto in un’epoca di calo della una parabola
discendente più lenta, ma non per questo meno evidente, popolazione,
rendono le merci italiane sempre meno competitive. Risulta scendendo dai
13.000 panni di lana prodotti in media negli anni 1600-10 ai indicativo della
mentalità diffusa fra i mercanti e gli imprenditori delle città

della penisola il fatto che essi reagiscano alla crescente concorrenza


straniera traffico delle spezie con il Levante: i mercanti olandesi e inglesi, ai
primi del chiedendo ai pubblici poteri l’adozione di misure volte a
proteggere le realtà XVII secolo, cominciano a percorrere le rotte di
circumnavigazione dell’Africa produttive cittadine vietando tanto la
circolazione della manodopera quanto per raggiungere l’India e l’Estremo
Oriente. Violando quello che i portoghesi l’esportazione di materie prime
tessili, come la seta.

hanno considerato per tutto il Cinquecento un loro monopolio, essi sono così
in grado d’importare ad Amsterdam e a Londra spezie a prezzi assai
competitivi: s’intensificano pertanto i commerci con l’Asia. Protagonisti di
una grande espansione sono le marine mercantili olandese e inglese, le cui
flotte 15.4. Verso nuovi equilibri negli scambi commerciali mercantili
conoscono uno sviluppo notevole; la prima aumenta da 160.000

tonnellate nel 1567 a 400.000 nel 1670, mentre la seconda passa dalle
50.000

Lo sviluppo delle manifatture inglesi e olandesi e la crisi di quelle tonnellate


del 1572 alle 115.000 del 1629.

fiamminghe e italiane comportano l’avvio di un processo di cambiamento


nelle Il colpo di grazia a Venezia giunge allorché la guerra dei Trent’anni
blocca il gerarchie economiche internazionali. Non si tratta nel caso delle
città dell’Italia flusso di merci e argento tedeschi verso di essa. La città
lagunare perde centro-settentrionale di un tracollo improvviso, bensì della
progressiva perdita progressivamente il proprio vantaggioso ruolo di
intermediazione tra Europa di un primato produttivo e commerciale che esse
hanno esercitato sin dal continentale e Mediterraneo orientale. Il declino
veneziano non è comunque Medioevo. Più in generale, l’area del
Mediterraneo vede ridursi quel ruolo un evento improvviso e drammatico: il
volume delle merci sbarcate nel porto propulsivo negli scambi a lungo
raggio che neppure lo sviluppo dei traffici di Venezia resta infatti
sostanzialmente stabile durante il Seicento. Diminuisce nell’Oceano
Atlantico in seguito alla scoperta dell’America ha messo in invece il loro
valore e, soprattutto, le merci importate diventano assai di più di
discussione.

quelle esportate. Ciò significa che la città cessa di essere il grande centro Un
primo elemento da tenere presente è il quadro demografico. Nelle propulsivo
dei traffici e uno dei maggiori snodi internazionali regioni dell’Europa nord-
occidentale, pur colpite da carestie ed epidemie, non d’intermediazione
commerciale per trasformarsi in un semplice scalo al centro solo cresce la
popolazione, ma anche il tasso di urbanizzazione. Mentre qui il di una rete di
scambi a breve o medio raggio.

numero di coloro che vivono in centri urbani aumenta nel corso del secolo
Anche l’altra grande città mercantile della penisola, Genova, subisce gli
dall’8,2 al 13,1 per cento e nelle aree dell’Europa centrale dal 5 al 7,1 per
cento, effetti della stagnazione dei commerci mediterranei. Il suo traffico
portuale nei paesi dell’area mediterranea si registra complessivamente un
calo dal 13,7

rimane vivace nel periodo 1619-35, ma si riduce del 40 per cento nel 1657-
66.

all’11,7 per cento. Tale fenomeno risulta ancora più evidente ove si consideri
il L’unico centro urbano italiano che conosce una notevole crescita negli
ultimi numero complessivo di città con oltre 10.000 abitanti. Se infatti fra
1600 e decenni del Cinquecento e nel corso del Seicento è il porto toscano di
Livorno 1700 esso aumenta in Europa nord-occidentale da 40 a 53, in quella
che, grazie agli sgravi fiscali concessi dalle autorità, diventa la sede
principale mediterranea subisce un netto calo da 101 a 78.

delle attività commerciali olandesi, inglesi e francesi nel Mediterraneo.

Il calo della popolazione che si registra nelle città dell’area mediterranea In


maniera progressiva, il ruolo dei gruppi mercantili italiani s’indebolisce di
comporta una contrazione della domanda urbana di derrate agricole, nonché
fronte alla concorrenza di olandesi, inglesi e francesi. Se, fra il 1620 e il
1660, una riduzione del volume degli scambi commerciali, essendo gli
abitanti delle questi ultimi conquistano l’egemonia nei traffici mediterranei,
nella seconda città tradizionalmente orientati all’acquisto dei generi
alimentari e dei metà del secolo finiscono per imporsi anche nella gestione di
quelli su scala manufatti sul mercato. Persino le esportazioni castigliane
verso l’America italiana. Le maggiori città della penisola, un tempo
esportatrici di manufatti, tramite il porto di Siviglia entrano, dopo il 1620, in
una parabola discendente.

specialmente tessili, e intermediatrici fra Europa nord-occidentale e mondo


A uscire gravemente penalizzate dalla congiuntura seicentesca sono le
grandi mediterraneo sono così diventate importatrici dei prodotti delle
manifatture di città commerciali italiane. La concorrenza dei manufatti
inglesi e olandesi Olanda e Inghilterra. Le esportazioni sono ormai
rappresentate per lo più da risulta tanto più vincente in quanto il trasporto di
tali merci avviene con derrate agricole (vino, olio, uva passa) e materie
prime, come ad esempio la seta naviglio proprio che elimina completamente
la costosa intermediazione delle greggia (cfr. infra, cap. 20).

navi genovesi e veneziane. In particolare, Venezia perde la sua centralità nel


Proprio quest’ultima comincia a configurarsi come la maggiore voce delle
esportazioni della penisola italiana. Tra la fine del Cinquecento e i primi del

Seicento, infatti, mentre nelle città dell’area centro-settentrionale le XVIII, Il


Mulino, Bologna 1982.

manifatture seriche declinano, nelle campagne si va progressivamente Id., La


fine del primato. Crisi e riconversione nell’Italia del Seicento, Bruno
Mondadori, Milano diffondendo la coltivazione del gelso, ossia dell’albero le
cui foglie 1998.

costituiscono l’alimento indispensabile per il baco da seta. Ciò è reso


possibile G. Pagano De Divitiis, Mercanti inglesi nell’Italia del Seicento,
Marsilio, Venezia 1992.

G. Parker, L.M. Smith (a cura di), La crisi generale del XVII secolo, ECIG,
Genova 1988

dal fatto che nella penisola le condizioni climatiche sono particolarmente


(ed. or. 1978).

propizie e che i gelsi vengono piantati ai bordi dei campi, senza sottrarre
terra R.T. Rapp, Industria e decadenza economica a Venezia nel XVII secolo,
Il Veltro, Roma 1988

ad altre coltivazioni, mentre le molte cure di cui essi hanno bisogno sono (ed.
or. 1980).

garantite dalle famiglie contadine nei mesi invernali e primaverili, durante i


R. Romano, L’Europa tra due crisi, Einaudi, Torino 1980.

quali scarso è l’impegno del lavoro nei campi. In questo modo, molte
famiglie D. Sella, L’economia lombarda durante la dominazione spagnola, Il
Mulino, Bologna 1982 (ed.

contadine sono in grado di integrare le magre entrate, sfruttando pienamente


la or. 1979).

propria forza-lavoro nei periodi di inattività e di scarsi redditi.

I. Wallerstein, Il sistema mondiale dell’economia moderna, vol. II, Il


mercantilismo e il La gelsibachicoltura è legata alla produzione di seta
greggia per le consolidamento dell’economia-mondo europea 1600-1750, Il
Mulino, Bologna 1982 (ed.

manifatture delle città italiane. Già verso il 1600 essa raggiunge le 1.000

or. 1980).

tonnellate, metà proveniente dalla parte centro-settentrionale della penisola


e metà da quella meridionale. In seguito, la produzione di seta greggia e, più
in generale, di semilavorati destinati all’esportazione avviene
prevalentemente nelle aree rurali. Tipico è il caso dei contadi intorno alle
città lombarde, dove, nella seconda metà del Seicento, vengono impiantati
mulini per la fabbricazione di seta greggia. La materia prima proviene dalle
stesse zone rurali e la lavorazione può contare su una manodopera a basso
costo formata dalle famiglie dei contadini. Mentre nelle città della penisola
italiana scompaiono o sopravvivono stentatamente le manifatture che ne
hanno fatto la fortuna per diversi secoli, nelle aree rurali cominciano a
svilupparsi piccole manifatture dalle quali non escono però prodotti finiti,
come in passato, ma materie prime e semilavorati destinati all’esportazione.
Tali produzioni rappresentano indubbiamente il solo elemento di forza di un
settore, quello manifatturiero, che non è riuscito a superare – almeno nella
sua struttura urbana – la difficile congiuntura seicentesca, ma che non è
affatto privo di vitalità.

Bibliografia

T. Aston (a cura di), Crisi in Europa 1560-1660, Giannini, Napoli 1968 (ed.
or. 1965).

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52.

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J. De Vries, The Economy of Europe in an Age of Crisis (1600-1750),


Cambridge University Press, Cambridge 1976.

P. Malanima, La decadenza di un’economia cittadina. L’industria di Firenze


nei secoli XVI-

16. Divisione dei poteri, libertà, ricchezza: il particolarismi dei corpi


privilegiati. La nuova repubblica si costruisce non tanto sulla base del
modello tradizionale delle repubbliche cittadine anseatiche, modello di
società olandese e inglese

tedesche e italiane (Genova e Venezia), quanto sull’esempio, più radicale,


delle repubbliche cittadine protestanti (in primo luogo Ginevra) e delle
confederazioni cui esse danno luogo. Sono soprattutto i lunghi decenni di
guerra contro la corona spagnola a far sedimentare un forte e condiviso
sentimento antidispotico, che, nato sul terreno della difesa della libertà di
coscienza, si estende a molti aspetti della vita collettiva. Con esso emerge,
insieme a un nuovo principio di sovranità – espresso nella forma delle
istituzioni repubblicane –, un senso di appartenenza alla nazione e di
partecipazione alla cosa pubblica, cui si affianca una crescente affermazione
del principio della tolleranza religiosa.

A metà del Seicento si colloca anche la nascita della repubblica inglese, a


seguito di una guerra civile che ha visto contrapposti la monarchia degli
Stuart e il Parlamento. Tale evento segna, per la prima volta, l’instaurazione
per via violenta di un sistema repubblicano in un importante paese europeo,
drammaticamente evidenziata dal processo e dalla decapitazione del re
Carlo I in nome della volontà del popolo. Malgrado l’esperimento
repubblicano Tra il 1566 e il 1648 la monarchia degli Asburgo di Spagna, la
maggiore inglese venga presto interrotto dalla restaurazione monarchica
della dinastia monarchia del tempo, viene tenuta in scacco dalla rivolta delle
province degli Stuart, anche in tale caso la costante difesa delle prerogative
delle settentrionali dei Paesi Bassi. La vittoriosa resistenza della nuova
repubblica istituzioni rappresentative produce una consolidata e diffusa
opposizione delle Province Unite al dominio spagnolo non rappresenta solo
una guerra all’incremento dei poteri della corona, il riconoscimento della
necessità di un perduta per gli Asburgo, ma anche una sconfitta per le loro
ambizioni nuovo equilibrio tra i poteri e della salvaguardia di una serie di
diritti egemoniche europee e un’ulteriore conferma dell’impossibilità di
imporre con fondamentali dei sudditi. Prende così forma una sorta di
diarchia, un potere la forza delle armi la restaurazione del cattolicesimo.
Essa si configura, diviso tra sovrano e Parlamento, fino a giungere al
riconoscimento della soprattutto, come la vittoria di un modello di
organizzazione statuale per molti sostanziale centralità dell’istituzione
parlamentare come cuore del potere versi differente da quello che
caratterizza i maggiori paesi del continente. Nelle legislativo (cfr. infra, cap.
18).

Province Unite l’organizzazione dei poteri pubblici resta saldamente


ancorata a principi tradizionali di compartecipazione alle decisioni politiche
delle élites locali e al mantenimento dei corpi rappresentativi, gli Stati
provinciali e generali. Tale affermazione è particolarmente significativa
soprattutto se 16.1. Due poteri

confrontata con quanto avviene nella vicina Francia. Qui l’esito delle guerre
di religione è la monarchia di Luigi XIII e di Richelieu, di Mazzarino e poi di
Luigi XIV (cfr. supra, cap. 13 e infra, cap. 17), un modello statuale cioè che
La «nuova» repubblica ( Commonwealth) inglese e la «vecchia» repubblica
delle punta al rafforzamento – teoricamente senza limiti – delle prerogative
regie, Province Unite presentano più di un tratto in comune. In entrambe, a
fianco all’imposizione dell’uniformità religiosa di stampo cattolico, alla
dell’istanza rappresentativa (rispettivamente il Parlamento e gli Stati
generali) va centralizzazione amministrativa e all’incremento della fiscalità.

emergendo un potere esecutivo fondato sulla forza militare. Nelle Province Il


consolidamento e lo sviluppo economico e culturale delle Province Unite
questa dialettica ha radici antiche, legate al ruolo della famiglia Orange-
Unite, tuttavia, non va letto come risultato della mera resistenza di un
Nassau nella lunga guerra contro la corona spagnola e all’influenza e al
prestigio tradizionale sistema di equilibri di potere, basato sulla
conservazione dei che per tale via i suoi membri hanno saputo conquistare
(cfr. supra, cap. 9). Lo

stadhouder Federico Enrico aveva assunto il ruolo di una sorta di monarca


non eleggere, nel dicembre 1653, lord protettore della repubblica.

ufficiale, tendendo a rafforzare il proprio potere a scapito di quello degli


Stati Il nuovo regime si assesta così su un equilibrio, piuttosto precario, tra il
generali. I suoi tentativi di spalleggiare la causa degli Stuart, con cui aveva
Parlamento, che si conferma fulcro del potere legislativo, e il potere
esecutivo e stretto un’alleanza cementata dal matrimonio del figlio
Guglielmo con Maria, militare, affidato a Cromwell. Allorché il nuovo
Parlamento, eletto nel 1654 su figlia di Carlo I, si erano però infranti di
fronte alla resistenza degli Stati base censitaria ristretta, punta a ridurre i
poteri del lord protettore, questi non generali. I dissidi nella società delle
Province Unite sfociano in un conflitto esita a scioglierlo. La carica di lord
protettore, tuttavia, legata alla personalità clamoroso: allorché, nel 1648,
viene firmata la pace con la corona spagnola e carismatica di Cromwell –
capo dell’ala intransigente della rivoluzione e riconosciuta definitivamente
l’indipendenza delle Province Unite (cfr. supra, trionfatore della guerra
civile –, manca di una vera legittimità. Il tentativo di cap. 13), gli Stati
provinciali dell’Olanda decretano lo scioglimento trasferirla, alla morte di
Cromwell (1658), al figlio Richard ha breve durata.

dell’esercito e lo stadhouder Guglielmo II (succeduto al padre nel 1647)


decide Nel 1660 l’esercito, guidato dal generale George Monk, reinsedia il
«lungo»

di sfruttare per i propri fini il risentimento delle truppe e l’ostilità delle altre
Parlamento sciolto nel 1653. Questo ritorno verso una legittimità
istituzionale province allo strapotere olandese. Analogamente a quanto
aveva fatto lo zio e sentita come più certa apre la strada a un negoziato per il
ripristino della predecessore Maurizio di Nassau in occasione dei dissidi
interni del 1618-19

monarchia inglese.

(cfr. supra, cap. 9), Guglielmo II, con il consenso degli Stati generali, invade
nel Quello stesso anno Carlo II Stuart, figlio del sovrano giustiziato nel
1649, 1650 l’Olanda e procede a epurare i reggenti delle città a lui avversi e
gli Stati viene incoronato re d’Inghilterra. Il regime di compromesso
inaugurato da provinciali. La morte improvvisa impedisce però allo
stadhouder di consolidare il Carlo II segna per un verso la restaurazione
della monarchia e dei suoi attributi, proprio potere personale in senso
monarchico e consente all’Olanda di della Camera dei lord e della Chiesa
anglicana, ma garantisce anche la convocare una grande assemblea dei
delegati delle varie province che decide di sopravvivenza di molte conquiste
rivoluzionarie. Rimane in vigore gran parte lasciare vacante la carica di
stadhouder e quindi di impedire il formarsi di un della legislazione del 1641-
42 (con l’abolizione della Camera stellata e dello nuovo potere di tipo
personale. A questo punto, il ruolo chiave nella scena ship-money) e
soprattutto il Parlamento vede riconosciuto il proprio ruolo di politica delle
Province Unite è rivestito dal gran pensionario di Olanda, carica garanzia e
di controllo, nonché la propria competenza in materia fiscale. Al assunta, nel
1653, da Johan de Witt. Questo non vuol dire affatto che il lungo sovrano
viene concessa la riscossione dei dazi doganali e sui beni di consumo
periodo di vacanza dello statolderato (1650-72), coincidente con l’egemonia
(che a suo tempo era stata negata a Carlo I) e un’imposta diretta molto
limitata.

politica di de Witt, sia stato un periodo di pace.

I beni sequestrati negli anni della rivoluzione ai partigiani degli Stuart


vengono La compresenza di due poteri che esprimono tendenze ideologiche e
in parte restituiti, ma facendo attenzione anche ai diritti dei nuovi
compratori.

religiose differenti, seppur nell’ambito del protestantesimo


(moderati/puritani), Sul piano religioso, nel 1662 viene promulgato l’ Atto di
uniformità, che tende diversi interessi geografici (Olanda/altre province) e in
parte distinti a riportare omogeneità di culto entro la Chiesa d’Inghilterra,
imponendo a tutti radicamenti sociali (con i reggenti cittadini generalmente
avversi alla politica i ministri di attenersi strettamente al libro ufficiale delle
preghiere: 2.000 dei bellica degli Orange, che trovano viceversa maggiori
consensi tra la nobiltà circa 9.000 ecclesiastici inglesi rifiutano di adeguarsi
e vengono pertanto espulsi rurale e la plebe urbana) manifesta la forza del
modello e dell’esempio dalla Chiesa. Inoltre viene approvata negli anni
1664-65 una serie di leggi (il monarchico anche in un contesto repubblicano.
E tuttavia ciò, lungi cosiddetto Codice Clarendon) che restringe la libertà di
culto soprattutto per dall’indicare semplicemente la debolezza delle
istituzioni repubblicane, ne quelle sette che (come i quaccheri e i cosiddetti
Fifth Monarchists) univano sottolinea la vitalità, la capacità nel tempo di
garantire una partecipazione all’estremismo settario una propaganda
millenaristica che, accentuando politica che qualunque sistema monarchico
pare destinato a impedire.

l’estraneità del fedele dalla società e dalle sue leggi, è sentita come
pericolosa Una dialettica simile si manifesta, nella seconda metà del
Seicento, anche in per l’ordine costituito. L’idea di un’unica Chiesa inglese,
che raccolga tutti i Inghilterra. Sciolto nel 1653 il «lungo» Parlamento (cfr.
supra, cap. 14), ne sudditi, è comunque ormai tramontata.

viene eletto un altro, il cosiddetto «Parlamento dei santi», in cui figurano


molti Come in Olanda il sistema repubblicano come garanzia di
partecipazione esponenti del radicalismo religioso indipendente e settario,
benvisti dal gruppo politica riesce a sopravvivere alle tentazioni autoritarie,
così in Inghilterra, dirigente stretto attorno a Oliver Cromwell. Questi, dopo
aver guidato la entro la cornice monarchica, comincia a farsi lentamente
strada un sistema di repressione di un’insurrezione cattolica e
filomonarchica in Irlanda, si fa divisione dei poteri incardinato sulla
rappresentanza parlamentare.

16.2. I punti di forza di un’economia all’avanguardia cospicui guadagni


verso l’Europa occidentale e meridionale. È questa l’essenza
dell’intermediazione commerciale che fa la fortuna dei mercanti olandesi.
Non si tratta solo di esportare i manufatti e i prodotti locali, ma soprattutto
di A partire dalla tregua dei dodici anni (1609-21), la crescita economica
delle riesportare, dopo un’abile opera di riconfezionamento, quanto
importato da Province Unite è un fatto evidente per tutti gli osservatori del
tempo. A metà ogni angolo del globo. Ecco quindi che il sale del golfo di
Biscaglia viene del XVII secolo la repubblica è la maggiore potenza
marittima e commerciale trasportato nei magazzini dei porti olandesi e
quindi rivenduto con ottimi europea e ancora agli inizi del Settecento lo
scrittore inglese Daniel Defoe, profitti sui mercati del Baltico. Le barre e i
cannoni di ferro, prodotti dalle osservando come alla borsa merci di
Amsterdam si raccogliessero e venissero fonderie che l’olandese Louis de
Geer ha creato in Svezia, giungono ad valutati prodotti giunti da tutti gli
scali mondiali e da lì riesportati per ogni Amsterdam e da lì vengono
ridistribuiti in tutta Europa. Il grano caricato in dove, scrive che gli olandesi
sono i mediatori ( brokers) dell’universo. Questo Polonia prende la via del
Mediterraneo. I vini acquistati in Francia sono risultato è il frutto di una
lunga espansione, iniziata oltre un secolo prima.

assorbiti solo per circa un terzo dai consumatori delle Province Unite,
mentre Il territorio delle Province Unite comprende i delta di tre importanti
fiumi il resto viene tagliato ed esportato verso le terre nordiche che sono
disposte a dell’Europa nord-occidentale: la Schelda, la Mosa e il Reno.
Questi corsi pagare bene per i vini spacciati per olandesi.

d’acqua hanno rappresentato, sin dal Medioevo, arterie di comunicazione e


di Il mercato interno olandese è caratterizzato da un elevato livello di traffici
di una certa rilevanza fra i territori tedeschi, francesi, fiamminghi, da
monetizzazione; i pagamenti in natura rappresentano un elemento
secondario una parte, e il Mare del Nord e il Mar Baltico, dall’altra. Lungo
il loro corso si in un paese le cui strutture economiche sono ampiamente
coinvolte nei traffici erano quindi sviluppati piccoli ma dinamici empori
commerciali, quali su scala locale e internazionale. Anche il settore agricolo
trae benefici dalle Dordrecht, Deventer e Utrecht. La povertà del suolo di
queste zone attività commerciali e allo stesso tempo le alimenta, dato che,
grazie alle contribuisce, infatti, a spingere gli abitanti alla pesca e ai
commerci fluviali e importazioni di grano dal Baltico, gli agricoltori delle
Province Unite possono marittimi.

dedicarsi alle colture specializzate e alla produzione di latticini, destinati a


L’importanza del mare nella vita delle popolazioni olandesi si riflette nel
soddisfare tanto la domanda interna quanto quella estera. Ciò significa non
solo grande sviluppo della cantieristica navale: la costruzione del primato
delle che i contadini devono acquistare in denaro derrate alimentari e
prodotti Province Unite è legata alla sua flotta. I cantieri olandesi sono
all’avanguardia in manifatturieri, ma anche che i proprietari terrieri, spesso
arricchitisi con le Europa grazie alle maestranze artigiane e alla
disponibilità di legname a buon bonifiche e le costruzioni di canali, hanno
denaro da investire nelle mercato proveniente dal Baltico. Non è certo un
caso che qui venga costruito, manifatture, nella pesca e nel commercio.

nel 1595, il primo fluyt: un nuovo tipo di vascello mercantile dalla chiglia
piatta Il sistema finanziario e creditizio costituisce un altro punto di forza del
e assai profonda e dallo scafo allungato, che necessita di un numero di
marinai primato economico delle Province Unite. In una situazione
caratterizzata da inferiore alle navi esistenti e possiede una notevole
capacità di carico (500-600

una disponibilità di denaro sconosciuta in gran parte d’Europa, il costo del


tonnellate), con costi di fabbricazione inferiori del 50 per cento a quelli di
altre denaro è decisamente basso. Non a caso, nella capitale olandese sorge,
nel imbarcazioni. Questi elementi fanno diminuire sensibilmente il prezzo dei
noli 1609, la Banca dei cambi ( Wisselbank), che riceve pochi e selezionati
depositi in e pertanto le navi olandesi diventano i mezzi di trasporto più
richiesti. Il moneta ed emette, in cambio, dopo la saggiatura e la pesatura,
banconote dal naviglio mercantile delle Province Unite conosce una crescita
notevole: dalle valore superiore a quello del denaro sonante. Qui inoltre
viene inaugurato, nel 160.000 tonnellate del 1567 a ben 400.000 un secolo
dopo, più del 1611, il nuovo edificio della Borsa: non è il primo luogo di
contrattazione di tonnellaggio complessivo delle flotte mercantili inglese,
spagnola e francese questo tipo, ma è il primo a raggiungere una posizione
di preminenza nel messe insieme.

quadro degli scambi internazionali paragonabile a quella dell’odierna Borsa


di Le aree principali verso cui si dirigono i traffici commerciali olandesi
sono il New York. Le contrattazioni talora conoscono ritmi frenetici: sono
quotate Mare del Nord e il Baltico. Nel secondo caso, si tratta di una vera e
propria merci di ogni genere provenienti da tutti gli angoli della terra allora
conosciuti egemonia: verso quest’area la flotta mercantile olandese esporta
pesce, vini, sale e si arriva persino a comprare e vendere barili di aringhe
che devono ancora e prodotti coloniali provenienti dalla penisola iberica;
dai porti baltici essa essere pescate!

importa invece legname e soprattutto grano, a loro volta riesportati con


Anche in ambito manifatturiero si verificano progressi significativi: Leida,

un piccolo borgo alla fine del Cinquecento, uno secolo dopo è un’importante
nel Levante, mercato di sbocco tradizionale delle manifatture dell’Italia
centro-città industriale, grazie allo sviluppo della produzione di tessuti di
lana. Ad settentrionale, che subiscono un durissimo colpo (cfr. supra, cap.
15). Tuttavia, Amsterdam, Haarlem e Utrecht prosperano invece la
manifatture seriche grazie è il commercio delle spezie orientali a
rappresentare una vera svolta nella storia alla materia prima importata
dalla penisola italiana (cfr. supra, cap. 15). Inoltre, i mercantile delle
Province Unite. Infatti, nel 1591, Filippo II stipula con alcuni grandi
giacimenti di torba forniscono energia a basso costo a saline, saponifici,
consorzi commerciali tedeschi, spagnoli e italiani un contratto di esclusiva
per fabbriche di mattoni e di pipe, mentre segherie, oleifici e cartiere
vengono la commercializzazione in Europa del pepe importato a Lisbona. I
gruppi alimentate dall’energia eolica fornita da centinaia di mulini che
danno mercantili olandesi, esclusi dal commercio in quanto ribelli alla
corona, si un’impronta inconfondibile al paesaggio. Grazie alla favorevole
congiuntura e attivano per stabilire contatti diretti con le aree dell’Asia ove
viene prodotta la alle possibilità offerte dallo sviluppo commerciale dei
piccoli centri urbani, le preziosa spezia. Nel 1596, le navi olandesi arrivano
a Giava, nell’arcipelago città dei Paesi Bassi settentrionali conoscono un
notevole incremento indonesiano, dove sorge la prima base commerciale.
Negli anni demografico. Se intorno al 1525 vive in città ben il 31-32 per
cento degli immediatamente successivi seguono molti altri viaggi, tutti
finanziati da abitanti del territorio che darà origine alla repubblica delle
Province Unite, compagnie private, finché nel 1602 il governo delle Province
Unite promuove verso il 1675 la percentuale raggiunge il 45 per cento, con
punte che in Olanda la creazione di un’unica compagnia per i commerci con
l’Estremo Oriente: arrivano al 61 per cento. Quest’ultima è la provincia più
prospera e popolosa: dalla fusione delle diverse società esistenti nasce la
Compagnia unita delle Indie tra il 1500 e il 1650 essa sola passa da 275.000
a 900.000 abitanti.

Orientali ( Verenigde Oostindische Compagnie, nota semplicemente come


VOC).

L’aumento della popolazione è anche il risultato di un notevole flusso Si


tratta di una società con una struttura di tipo federativo, essendo suddivisa in
d’immigrati. La crisi che colpisce i Paesi Bassi meridionali a partire
all’incirca sei Camere che rappresentano i sottoscrittori del capitale iniziale
(appartenenti dal 1580 non solo favorisce lo sviluppo economico delle
province alle città olandesi di Amsterdam, Deft, Rotterdam, Hoorn e
Enkhuizen, settentrionali, ma ha un’altra conseguenza importante per la
società olandese: nonché a quella zelandese di Middelburg). In seguito,
grazie alla quotazione in l’immigrazione di protestanti dai territori rimasti
sotto il controllo spagnolo, ai borsa delle azioni, altri capitali proverranno
da altre parti delle Province Unite, quali si aggiungono puritani inglesi e
ugonotti francesi in fuga dai rispettivi dall’Inghilterra, dalla Germania e
persino dall’Italia.

paesi. Si tratta di un apporto importante non solo di manodopera qualificata,


Il governo concede alla Compagnia non solo il monopolio dei commerci ma
anche di conoscenze tecniche, imprenditoriali, finanziarie e mercantili.

delle Province Unite nell’immensa area fra l’Africa e l’Asia, ma anche il


L’immigrazione è un fenomeno significativo anche dal punto di vista
privilegio di agirvi con una vera e propria autorità politica e militare. Si
tratta di numerico: la popolazione di Amsterdam è formata per un terzo da
immigrati o una novità significativa, perché quella che ben presto si
trasforma in una società discendenti di immigrati. La società delle Province
Unite si dimostra capace per azioni ottiene il potere di creare e amministrare
insediamenti coloniali, di come nessun’altra di accogliere e valorizzare
queste energie. Simbolo del clima costituire una forza militare con cui
tutelare i propri interessi, ostacolando e di relativa tolleranza che vige nel
paese è la presenza di un’attiva e numerosa attaccando la concorrenza, e
infine di stringere accordi con i principi dei comunità ebraica che partecipa
dello sviluppo economico e sociale.

territori in cui si insedia.

Il successo della VOC è notevole: alla base vi sono alcune scelte che faranno
scuola nella storia dell’espansione coloniale europea. Una prima importante
caratteristica della VOC è data dalla volontà di stabilire un saldo controllo
sulla 16.3. L’egemonia nei commerci internazionali e l’esperienza
produzione e sul commercio delle spezie. Nelle terre dell’arcipelago
coloniale

dell’Indonesia in cui sorgono i suoi principali insediamenti coloniali (come


Batavia, l’attuale Giakarta) viene infatti attuata una specializzazione delle
colture: la noce moscata a Banda, i chiodi di garofano ad Amboina, il pepe e
il Già a partire dagli anni Novanta del Cinquecento, le navi olandesi caffè a
Giava. A fare le spese dell’imposizione di monocolture e cominciano a
spingersi nel Mediterraneo trasportando nei porti italiani grano
dell’organizzazione coloniale sono le popolazione indigene, ridotte in
schiavitù polacco. Nel corso dei primi due decenni del secolo successivo, i
mercanti per lavorare nelle coltivazioni che arricchiscono gli azionisti della
VOC. Nel delle Province Unite sono protagonisti di una rapida penetrazione
economica resto dell’Asia, la politica della Compagnia passa per la stipula
di accordi con le

autorità locali. Nei riguardi della concorrenza europea – soprattutto


spagnola e 16.4. L’imbarazzo dei ricchi, l’orgoglio dei pezzenti portoghese –
la VOC agisce con estrema aggressività al fine di affermare il proprio
monopolio nei commerci con l’intera Asia. A tale scopo, viene rapidamente
edificata una serie di basi commerciali e militari che garantiscono Alla base
del successo economico delle Province Unite vi è una società con il
funzionamento degli scambi dalla Persia al Giappone, ricorrendo alla forza
caratteri che hanno pochi riscontri nell’Europa del tempo. Nel XVI secolo
per fare piazza pulita dei competitori: ad esempio, nel 1637, la Compagnia si
l’aristocrazia locale, pur rivestendo un ruolo assai importante, non
costituisce il assicura il controllo del commercio del cinnamomo di Ceylon
espellendo fulcro della vita sociale, soprattutto a fronte delle ricche
borghesie cittadine che dall’isola i portoghesi.

cominciano a prosperare (cfr. supra, cap. 9). Prevalgono rapporti sociali, La


penetrazione commerciale olandese in Estremo Oriente riproduce in
giuridici ed economici fondati su una sorta di contrattualismo che permea
sostanza i meccanismi dell’intermediazione già sperimentati con successo in
l’intero corpo sociale e la stessa vita amministrativa. Tanto nelle relazioni
fra Europa: gli uomini della Compagnia importano in Giappone merci dalla
Persia proprietari terrieri e fittavoli e nei rapporti fra le diverse comunità,
quanto e dall’Indocina, ottenendo argento con cui acquistare seta,
porcellane e spezie all’interno dei comitati locali che si occupano della
gestione delle dighe o nelle in Cina; parte di queste ultime merci serve anche
per comprare, a prezzi amministrazioni municipali predomina il metodo
degli accordi tra soggetti vantaggiosi, cotone in India da scambiare
nell’arcipelago indonesiano sempre autonomi che riconoscono nell’altro una
controparte di pari livello e non un con pepe e spezie.

subordinato o un vassallo.

Un altro problema di approvvigionamento, questa volta relativo all’argento,


Nel corso del Seicento la società delle Province Unite appare aperta e –

è all’origine dell’istituzione, nel 1621, della Compagnia delle Indie


occidentali almeno per gli standard del tempo – tollerante. La guida una
classe dirigente ( West-Indische Compagnie, nota come WIC). Con la fine
della tregua dei dodici coesa, imperniata sulle comunità cittadine di mercanti
dalle cui fila provengono anni e la ripresa del conflitto, la Spagna riesce a
rendere più efficace l’embargo i reggenti, ossia gli amministratori locali e i
delegati degli Stati provinciali, economico e commerciale nei confronti delle
Province Unite, dove non portatori di un’ideologia paternalistica, ma anche
controllori di importanti giunge più l’argento americano proveniente da
Siviglia. Scopo della nuova sistemi di assistenza pubblica in favore delle
fasce bisognose. Il sostanziale compagnia è quello di condurre un’aggressiva
politica di espansione monopolio delle cariche consente ai reggenti di
integrare tra le proprie fila i commerciale e coloniale a danno della
monarchia spagnola – di cui fa parte gruppi professionali, gli impiegati
pubblici e i gruppi di artigiani più ricchi e anche la corona portoghese – in
Africa occidentale e in America. Le navi della influenti; ma anche la nobiltà
rurale, un ceto relativamente chiuso, finisce per WIC danno luogo a
un’autentica guerra di corsa contro i galeoni spagnoli che concedere le
proprie figlie in matrimonio ai rampolli delle famiglie mercantili.

trasportano l’argento americano a Siviglia: nel 1628, l’ammiraglio Piet


Heyn Gelosa delle proprie tradizioni di autonomia, di derivazione medievale,
arriva a impadronirsi della flotta spagnola di ritorno nella madrepatria con
il suo questa classe dirigente ha saputo contemperare particolarismi e
privilegi con la preziosissimo carico. Fra il 1630 e il 1641, la WIC conquista
inoltre buona necessaria apertura al mercato. Gli interessi commerciali
giocano infatti un parte delle colonie portoghesi in Brasile, nonché vari altri
possedimenti lusitani ruolo di primo piano nelle scelte politiche e negli
orientamenti ideali della in Africa, come l’Angola. Nasce l’idea di
impiantare un commercio triangolare repubblica. Ne è un simbolo l’opera di
Ugo Grozio, nome latinizzato di Huig fra i Paesi Bassi (fornitori di merci
europee), l’Africa (da cui deportare schiavi van Groot (1583-1645), il
teorico di quel gruppo di tradizione erasmiana e di in America) e il Brasile
(produttore di zucchero da importare nelle Province orientamento religioso
arminiano strettosi attorno alla figura del gran Unite). Tuttavia, non vi è il
tempo di realizzare questo progetto. Il distacco del pensionario
Oldenbarenveldt (cfr. supra, cap. 9). Nella sua opera Mare liberum
Portogallo dalla monarchia spagnola (1640) porta a un rapido
rovesciamento (1609) Grozio, contestando le pretese spagnole e portoghesi
di monopolio della situazione: nel giro di quindici anni, i portoghesi
riconquistano tutte le della navigazione nei mari occidentali, aveva sostenuto
che la libertà di colonie e la WIC inizia una parabola discendente che
condurrà al suo navigazione, di commercio e di pesca costituisce un diritto
originario e scioglimento nel 1674.
naturale delle nazioni. Sono così gettate le basi dell’idea di un diritto
internazionale che lo stesso Grozio sviluppa nel suo volume De jure belli ac
pacis (1625), che approfondisce in particolare il ruolo delle potenze neutrali.

Innalzare la bandiera della libertà di navigazione e di commercio significa

non solo minacciare gli interessi coloniali ispanici, ma anche ribadire i


propri e microscopi, consentono nuove scoperte (cfr. supra, cap. 12), che si
inscrivono diritti nei confronti del temibile vicino inglese. Gli inglesi
guardano alle in un clima di tolleranza e di accettazione delle basi razionali
della conoscenza Province Unite con un misto di gelosa ammirazione e di
irritata invidia. Negli ben diverso da quello che si respira in buona parte
dell’Europa cattolica o anni Venti del Seicento lo scrittore inglese Thomas
Mun aveva lanciato una protestante.

vera e propria campagna antiolandese, mentre John Selden (1584-1654)


aveva L’apertura alla cultura internazionale è favorita dal ruolo delle
Province ribadito in polemica con Grozio le tradizionali tesi del dominio
delle nazioni Unite come centro di diffusione della cultura e delle notizie su
scala sui propri mari nel Mare clausum. Non si tratta di mere diatribe
accademiche, continentale e presto mondiale. L’industria della stampa è
fiorente in Olanda, ma di dispute culturali che hanno all’origine gli aspri
conflitti anglo-olandesi che rappresenta il più importante mercato librario
europeo del tempo. Qui relativi alle licenze di pesca, agli statuti delle
comunità mercantili e alle inoltre si pubblica una notevole quantità di
opuscoli e gazzette, antenate dei politiche commerciali.

giornali, che godono di un’immensa risonanza.

Ciononostante, le Province Unite rimangono a lungo, per l’opinione La


lunga guerra contro la corona spagnola ha radicato un gusto per pubblica
inglese, la terra invidiata del benessere. Nelle sue Osservazioni sulle
l’anticonformismo intellettuale che non manca di produrre risultati
significativi Province Unite del 1673 William Temple sostiene che il segreto
della ricchezza sul piano teorico. Le Province Unite sono infatti la culla del
giusnaturalismo olandese risiede nella sobrietà e nell’attitudine al risparmio.
Bernard de seicentesco, che si distingue dalla tradizionale lettura del diritto
naturale in Mandeville (1670-1733), un olandese che vive in Inghilterra,
ribatte che, al quanto offre una nuova visione della natura, non intesa più in
senso tomistico contrario, l’opulenza olandese è data dal consumo, specie da
quello cospicuo.

come catena dei gradi della perfezione, ma come natura-ragione. Questo


Entrambi hanno validi argomenti con cui appoggiare le proprie tesi. Da una
giusnaturalismo razionalistico, cui dà il proprio contributo un folto gruppo
di parte esiste indubbiamente nelle Province Unite uno stile di austera
semplicità esuli, tra cui spicca la figura di Cartesio (cfr. supra, cap. 12),
trionfa con l’opera e di non ostentazione del potere e della ricchezza. De
Witt, il gran pensionario di Baruch Spinoza e di Samuel Pufendorf. Nel
Trattato teologico-politico (1670) che di fatto regge per lunghi anni la vita
politica della repubblica, vive Spinoza sostiene l’identificazione della
religione con la legge naturale della modestamente e usa camminare a piedi
senza corteo di accompagnamento.

libertà e della giustizia, che garantisce la libertà di coscienza e i diritti


Dall’altra parte vi è altrettanto chiaramente un’ampia fascia sociale capace
di individuali. Ancora più esplicitamente, sul finire del secolo, Pufendorf
sostiene consumi di lusso: l’esplosione della grande pittura olandese
seicentesca è che la legge naturale, indipendente dalla volontà e
dall’esistenza stessa di Dio, alimentata da una committenza socialmente
diffusa, costituita soprattutto da può essere indagata razionalmente e
sintetizzata in una serie di massime, che ricchi mercanti.

impongono il rispetto della libertà individuale, della proprietà, dei contratti


Il naturalismo, l’attenzione per la vita di tutti i giorni rappresentata dai
stipulati. Mentre il metodo geometrico era servito a Cartesio a dare nuovo
quadri famosi di Rembrandt o di Vermeer esprime bene i gusti di questo
fondamento alla presenza di Dio, la matematica diviene per questi autori
patronage mercantile, così diverso da quello cortigiano di cui si avvalevano i
l’esemplificazione dell’indipendenza della natura razionale del mondo dal
suo Rubens e i Van Dyck. La cura per il particolare, l’esattezza quasi
maniacale del creatore: «Dio non può far sì che due più due non faccia
quattro».

paesaggio che questa pittura esprime dipendono cioè da una società che cura
con assiduità l’investimento nelle campagne, la manutenzione delle case, il
lindore delle strade; una società in cui, com’è stato osservato, la parola
schoon, bello, muta in quegli anni di significato finendo per assumere il
valore di 16.5. Competizione e conflitto: il declino delle Province Unite e

«pulito». Lo stesso spirito di osservazione che anima la pittura si riscontra


nella l’ascesa dell’Inghilterra

diffusione della scienza e delle conoscenze tecniche, incentivata dall’uso


della matematica e della geometria. Dalle pompe di drenaggio agli strumenti
di navigazione, dalla cartografia alla lavorazione delle lenti, le innovazioni
Con la seconda metà del Seicento, le Province Unite cominciano a risentire
tecniche si legano allo sviluppo scientifico promosso da università come
Leida della presenza di un serio competitore economico: l’Inghilterra.
L’isola, nella che, seppur di recente formazione, accolgono alcuni tra i
migliori ingegni seconda metà del Cinquecento e nei primi del Seicento, ha
attraversato un europei. L’astronomia e l’anatomia, favorite dalla rapida
evoluzione di telescopi periodo di crescita manifatturiera e commerciale,
soprattutto grazie alla

produzione di tessuti di lana. Dopo le difficoltà del terzo decennio del politici
di quel periodo, è più giusto parlare di politiche di stampo Seicento, i
pannilana inglesi di bassa qualità conquistano i mercati del mercantilistico.
Le misure dei pubblici poteri volte a proteggere gli spazi Mediterraneo.
Proprio al fine di condurre traffici nel Mediterraneo è nata a interni dalla
concorrenza estera (per mezzo di dazi doganali, divieti Londra, sin dal 1581,
la Compagnia del Levante ( Levant Company), sotto il d’importazione, leggi
sulla navigazione) e quelle volte a promuovere lo controllo della corona e i
cui componenti possono, però, commerciare sviluppo economico (attraverso
l’incentivazione delle manifatture e autonomamente. Ad essa fa seguito, nel
1600, la creazione della Compagnia l’istituzione di compagnie commerciali
sotto il controllo governativo) inglese delle Indie orientali ( Est India
Company, nota come EIC) e quindi di rappresentano – pur con differenze
sostanziali da paese a paese – il altre società che hanno come scopo il
commercio con l’Africa occidentale e denominatore comune di un’azione che
cerca di coniugare politica di potenza con il Canada. Esse sono in origine
semplici associazioni temporanee di e benessere della comunità.

mercanti e investitori che si riuniscono in vista di un’unica spedizione Tali


politiche mercantilistiche messe in atto da Francia e Inghilterra creano
commerciale. Pur non avendo alle spalle i capitali né il peso politico e
militare seri problemi all’economia olandese: a partire dal 1670 le attività
industriali che può mettere in campo la VOC, queste compagnie finiscono
per urbane delle Province Unite conoscono, con l’importante eccezione di
quelle trasformarsi in società con l’appoggio della corona, che concede loro
il legate al settore navale, una netta contrazione. L’economia della piccola
monopolio del commercio con determinate aree del globo nella speranza
repubblica risente in negativo del progressivo allentamento di quella stretta
d’incrementare le entrate doganali grazie alla loro attività d’importazione.
Solo integrazione fra i diversi settori, finanziario, commerciale e navale, che
ne ha nel 1657, in seguito a una riforma che pone fine a un periodo di
incertezze, la fatto la fortuna. In questo modo, il paese diventa maggiormente
vulnerabile EIC diventa una società per azioni.

all’ondata protezionistica europea cui anche la repubblica finisce per


adeguarsi.

Nel 1651 il Parlamento promulga una legge, il Navigation Act, allo scopo di
A danneggiare l’economia olandese sono poi le gravi turbolenze politiche:
favorire lo sviluppo della marina e dei traffici inglesi e di colpire, allo stesso
l’espansionismo del re di Francia Luigi XIV verso i Paesi Bassi spagnoli –
come tempo, la posizione egemonica delle Province Unite. La legge contiene
una sono definiti i territori rimasti sotto il governo asburgico – spinge i
gruppi serie di misure di tipo protezionistico, riassumibili in due punti
principali: tutte dirigenti delle Province Unite ad abbandonare il
tradizionale orientamento le merci importate in terra inglese debbono essere
trasportate da naviglio filofrancese e ad animare un’alleanza con Svezia e
Inghilterra (1668). I contrasti inglese o battente bandiera del paese da cui
esse provengono; al naviglio inglese con Luigi XIV culminano, nel 1672, con
l’invasione francese delle Province è riservato il monopolio nei commerci
con le colonie inglesi. In questo modo Unite, che provoca un terremoto
politico interno: esplodono rivolte contro il si vuole evitare il transito delle
merci attraverso porti di paesi terzi, quali governo e Guglielmo III d’Orange
(1650-1702), figlio di Guglielmo II, viene Amsterdam, e l’aumento del loro
prezzo a causa della riesportazione. L’ Atto di nominato stadhouder, mentre
de Witt perisce vittima di un linciaggio all’Aja navigazione viene rinnovato
nel 1660 e completato con norme ulteriori negli (cfr. infra, cap. 17).

anni successivi. Tali provvedimenti danno origine a ripetuti conflitti bellici


con le Province Unite (nel 1652-54, 1664-67 e 1672-76). Tuttavia, essi
mirano a rafforzare una marina ancora debole a confronto di quella
olandese e vengono applicati solo parzialmente e con fatica.

16.6. Gentiluomini, mercanti e scienziati

In questo contesto si collocano le riflessioni sulla ricchezza e i modi per


incrementarla, garantendo ai sovrani le risorse per finanziare la loro politica
di La struttura della società inglese si presenta, alla metà del XVII secolo,
più potenza e alle popolazioni il benessere e la prosperità. L’insieme di tali
complessa di quella olandese. Al vertice esiste un’articolata nobiltà, distinta
in riflessioni, sviluppate da diversi autori fra gli ultimi decenni del XVI
secolo e la titolati, cavalieri, scudieri e semplici gentiluomini. Al di là delle
differenze, prima metà del XVIII, è stato definito mercantilismo, dal momento
che sono tutti questi gentlemen condividono la gentility, ossia quella
ricchezza che gli scambi commerciali di merci e manufatti e i relativi mezzi
di pagamento ad consente di dedicare tempo allo svago e al servizio della
comunità. Nelle attirare prevalentemente la loro attenzione.

campagne, al di sotto della nobiltà vi sono i proprietari non nobili, i


cosiddetti In realtà, più che di una teoria unitaria del mercantilismo –
termine che è yeomen e i piccoli proprietari ( husbandmen), che detengono
terra con titolo di stato coniato solo nel XIX secolo – in cui si riconoscano
pensatori e uomini

proprietà o di affitto. Più in basso ancora nella scala sociale si trovano i Il


ventennio rivoluzionario 1640-60 costituisce per la società inglese uno
lavoratori agricoli e i servi. Nelle città, e soprattutto a Londra, esistono forti
spartiacque: la rottura degli schemi autoritari e delle rigidità sociali
prodottasi comunità mercantili e di uomini delle professioni, capaci spesso di
divenire in questi anni avrà effetti di lungo periodo. Soprattutto l’affermarsi
della lingua gentlemen, e un complesso e combattivo universo artigianale.

inglese al posto di quella latina nella lettura della Bibbia, nelle leggi e nella
La tradizionale omogeneità dei gruppi dirigenti nel tardo Seicento comincia
prosa scientifica contribuisce all’ampliamento delle possibilità di lettura, cui
a incrinarsi, con il manifestarsi di una distinzione, anzitutto politica, tra gli
danno un grande contributo le gazzette. Inoltre, anni di libera
sperimentazione interessi terrieri e rurali ( landed interest) e quelli
commerciali e urbani ( monied e di grande eccitazione intellettuale creano
un clima positivo nei confronti del interest). Alla radice di questa
opposizione stanno le trasformazioni subite cambiamento e delle novità. Ciò
risulta particolarmente evidente nell’ambito dall’Inghilterra. Il primo
elemento di cui tener conto è l’enorme trasferimento della filosofia e della
scienza, i cui progressi, legati ai nomi di William Harvey, di terra messo in
moto dalla rivoluzione di metà secolo. All’alienazione di parte Robert Boyle
e Isaac Newton (cfr. supra, cap. 12), molto devono al clima delle terre della
Chiesa anglicana si era accompagnata la vendita di dell’Inghilterra della
seconda metà del Seicento.

possedimenti della corona e dei beni dei partigiani realisti emigrati. Questa
Lo stesso atteggiamento che gli scienziati mostrano nell’osservazione del
disponibilità fondiaria, unita all’abolizione delle corti penali centrali, che
mondo naturale viene a essere applicato anche alla sfera sociale. Il
rivolgimento avevano cercato, nel periodo 1620-40, di porre un freno ai
processi di rivoluzionario costituisce in questo senso il punto di partenza per
rifondare le recinzione delle terre comuni, aveva incrementato la mobilità
sociale nelle basi della convivenza civile. Fuggito dall’Inghilterra allo
scoppio della guerra campagne, allargando il ceto dei possidenti medio-
grandi e rendendo civile, Thomas Hobbes (cfr. supra, cap. 12) prima nel De
cive e poi nel Leviatano tendenzialmente più difficile la vita dei piccoli
proprietari e dei piccoli (1651) applica la teoria contrattualistica che i
pensatori calvinisti hanno affittuari.

elaborato a sostegno della teoria della resistenza per rifondare viceversa il A


questo processo si accompagna l’introduzione di una tassazione sulla terra
principio di autorità. Lo Stato, il moderno Leviatano – un mostro biblico –,
relativamente pesante e omogenea. La restaurazione degli Stuart non
modifica perde il suo fondamento di diritto divino per rivelarsi nella sua
essenza di le cose in questo ambito, sicché la tassazione finisce per svolgere
un ruolo di prodotto umano, vero e proprio male necessario. Esso infatti,
secondo Hobbes, positiva selezione dell’investimento terriero: solo
investimenti in terre ben si fonda sul monopolio della forza che i cittadini
cedono all’autorità in cambio coltivate potevano cioè sopportare un’imposta
fondiaria che, dopo il 1689, della difesa delle proprie persone e dei propri
beni. L’assolutismo trovava così raggiungerà perfino il 20 per cento, anche
in considerazione dell’esistenza di una giustificazione razionale, mentre
perde il suo fondamento di legittimità numerose alternative per i capitali in
cerca di remunerazione.

sacrale.

La crescita della ricchezza e dello status di coloro che hanno interessi


L’espressione più compiuta del nuovo spirito razionalistico e calcolatore sta
commerciali e manifatturieri procede di pari passo all’espansione in campo
soprattutto nell’opera – di enorme impatto – degli aritmetici politici. Per
navale. La crescita dei porti – non più solo Londra, ma anche Glasgow,
Bristol, uomini come John Graunt, William Petty e Gregory King capire il
mondo Liverpool – trascina con sé quella delle città, dove a fianco delle
fiorenti sociale significa in primo luogo misurarlo. La raccolta delle
statistiche è comunità mercantili si rafforzavano i ceti professionali. Alla fine
del XVII considerata la base necessaria per l’applicazione alla società dei
principi secolo il peso di questa ricchezza non-landed è cresciuto
enormemente e prende matematici e dunque per la soluzione di ogni
problema. Le loro opere possono avvio una polemica dei proprietari al fine
di spostare la tassazione sulla essere considerate l’espressione più piena di
quella fede ottimistica nelle ricchezza mobile (includendovi le comunità di
profughi ugonotti francesi, di capacità di trasformazione della società umana
che la secolarizzazione del mercanti olandesi e di ebrei). Tali contrasti non
vanno esagerati: i ricchi pensiero ha reso possibile.

mercanti si nobilitano con relativa facilità, grazie all’acquisto di terre,


mentre viceversa capitali provenienti dalla ricchezza terriera sono
regolarmente investiti nelle imprese commerciali. E tuttavia la piccola
nobiltà terriera (i cosiddetti squires) inizia a elaborare un modello di vita
distinto da quello dalla Bibliografia

gentry urbana e caratterizzato da uno stile rurale, ma ingentilito, che si


ritrova, in chiave idealizzata, nella grande stagione del romanzo
settecentesco inglese.
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Il 10 marzo 1661, il giorno dopo la morte del cardinale Giulio Mazzarino,


Luigi XIV dichiara di voler governare direttamente, senza più delegare il
proprio potere a un ministro favorito. Questa scelta segna la fine di una
pratica

– il governo tramite un ministro fiduciario dotato di pieni poteri – durata


oltre mezzo secolo. La decisione di Luigi XIV sarà infatti presto imitata in
tutte le principali monarchie. Le ragioni di questo mutamento sono evidenti.
La crisi politica che aveva investito le monarchie europee alla metà del
secolo aveva coinvolto intimamente il sistema politico creato dalla pratica
del valimiento, mostrando con tutta evidenza i danni che comportava la
creazione di regimi a fazione unica, autorizzati a farsi scudo della pretesa
assolutezza della volontà regia e a monopolizzare il controllo del patronage
regio. Ne era venuto un rischio difficilmente sottovalutabile per l’esistenza
stessa dell’istituzione monarchica. Luigi XIV, che da bambino era stato
costretto alla fuga da una Parigi in rivolta, tra la popolazione in armi che
innalzava barricate, aveva un ricordo molto preciso e vivido dell’accaduto.
La sua decisione di cancellare quell’evento traumatico, facendo bruciare
tutta la documentazione relativa a quegli eventi, dimostra la volontà precisa
non solo di chiudere definitivamente una pagina della storia francese, ma
anche di annullarla, di rimuoverla.

Il regno di Luigi XIV durerà mezzo secolo. In questi anni sarà forgiato un
sistema di governo e un equilibrio di poteri basato sul tentativo di utilizzare
in modo più proprio la teoria, sempre contestata, della potenza assoluta della
volontà sovrana, sino a farne uno stile di governo e un sistema di potere che
la

storiografia ha in seguito chiamato «assolutismo».

del regno di scegliere un giovane il cui addestramento ed equipaggiamento è


a La tradizionale visione storiografica, condizionata dalla prospettiva carico
della sua comunità produce, ogni qualvolta venga riunita la milizia,
nazionalistica francese, ha spesso fornito una visione del regno di Luigi XIV
in massicci fenomeni di renitenza e diserzione. Abbandonare il lavoro
agricolo termini di continuità con gli sforzi di riorganizzazione della
monarchia seguiti significa infatti per i contadini e le loro famiglie perdere
preziose braccia e alla fase di disgregazione dell’epoca delle guerre di
religione (cfr. supra, cap. 8).

ridurre la capacità produttiva e di sostentamento. Ben pochi contadini In


questo senso, l’azione di sovrani come Enrico IV e Luigi XIII, e soprattutto
accettano quindi di essere arruolati nella milizia: eccettuando le aree di
confine quella dei ministri-cardinali Richelieu e Mazzarino, è stata letta in
termini di o quelle costiere, più esposte ad attacchi militari, il sistema della
milizia dà crescita progressiva di una stessa sostanziale tendenza al
rafforzamento modesti risultati e costringe anzi i ministri del re a impiegare
tempo e denaro dell’autorità regia, alla centralizzazione amministrativa,
all’omogeneizzazione nel perseguire i disertori.

normativa, solo lievemente scalfita da qualche occasionale incidente di


Sfruttando il desiderio della popolazione di uscire una volta per tutte dai
percorso (le rivolte degli anni Trenta e, soprattutto, la Fronda), una tendenza
lunghi anni di devastazione prodotti dalla guerra civile e orchestrando
un’abile infine culminante nel lungo regno del Re Sole, come viene definito
Luigi campagna propagandistica che glorifica i successi della dinastia
borbonica, Luigi XIV.

XIV riesce a coagulare, attorno alla prospettiva di pacificazione interna e di


La cesura costituita dalla scelta di Luigi XIV di abbandonare il sistema di
espansione militare, più o meno permanente, verso l’esterno, un sostanziale
governo tramite un ministro favorito plenipotenziario e di governare
consenso tra i ceti dirigenti del paese. Ciò malgrado gli elevatissimi costi,
direttamente, per quanto importante, è invece solo una delle numerose cesure
finanziari e umani, che tale politica, paragonabile per impegno al sogno e
delle novità che il nuovo sovrano introduce.

asburgico di assoggettare l’Europa, comporta, causando un sempre più


gravoso carico fiscale sulla popolazione francese.

Nello scenario europeo una prima direttrice espansiva della politica di Luigi
XIV è quella verso est, con l’obiettivo di portare le frontiere del regno sino al
17.1. Un re di guerra
fiume Reno, e verso nord-est, in direzione dei Paesi Bassi spagnoli e delle
Province Unite. Lungo questo asse il monarca si avvale dell’opera del più Al
centro della politica di Luigi XIV sta il grandioso disegno di sostituire
notevole ingegnere specializzato nella costruzione di fortificazioni
dell’epoca, all’egemonia asburgica sull’Europa quella francese, facendo
proprio quello che Sébastien Le Prestre di Vauban (1633-1707). Sfruttando
la notevole superiorità era stato il principale elemento di legittimazione
dell’azione internazionale conferita alla difesa dai nuovi sistemi di
fortificazione bastionata, che rendono degli Asburgo: la difesa della fede
cattolica. A tale disegno, articolato e lunghi e difficili gli assedi, Vauban
progetta e realizza un sistema integrato di complesso, il Re Sole si dedica
con tenacia per decenni. Ne è presupposto la piazzeforti in grado di creare
sul confine orientale una sorta di frontiera mobile, creazione di un esercito
stabile, ben armato ed equipaggiato, da usare contro il cortina difensiva e
insieme sicura retrovia per l’effettuazione di operazioni nemico, ma anche,
all’occorrenza, atto a stroncare sul nascere ogni forma di militari offensive.

insubordinazione o di ribellione dei sudditi francesi. A tale scopo Luigi XIV

Il cardine della politica estera di Luigi XIV è però costituito dai complessi
affida per un ventennio a un abile ministro della guerra, Francois Michel Le
rapporti con la monarchia cattolica. Il sovrano francese rivendica infatti il
Tellier marchese di Louvois (1641-91), il compito di riorganizzare il sistema
di proprio diritto di successione al trono asburgico, sia in quanto figlio di
Anna reclutamento, sottraendolo al tradizionale controllo nobiliare, di
dotare le d’Asburgo (sorella di Filippo IV), sia per aver sposato Maria
Teresa, infanta di truppe di uniformi comuni, di inquadrarle gerarchicamente
in modo stabile e Spagna e figlia di Filippo IV. Entrambe le principesse
avevano in teoria di provvedere al loro acquartieramento nelle prime
caserme. Assai minor rinunciato ai propri diritti ereditari sulla corona
iberica, ma Luigi non esita a successo incontra Louvois nell’opera di
rifondazione delle milizie. Egli, a servirsi dei propri legami familiari con la
dinastia asburgica per raggiungere il partire dal 1688, cerca di rivitalizzare
questa antica istituzione medievale per suo scopo. L’obiettivo della
successione borbonica al trono spagnolo segnerà sostituire l’esercito –
impegnato su diversi fronti – nelle mansioni di presidio gran parte delle
mosse compiute dal Re Sole sullo scacchiere internazionale.
delle piazzeforti. Tuttavia, la creazione dell’obbligo per ogni parrocchia
rurale Ad aprire il varco alle pretese del sovrano francese è la morte di
Filippo IV

d’Asburgo (1665), cui succede il figlio Carlo II (1661-1700), che è ancora

bambino. Il governo della monarchia è affidato alla reggenza della madre


Province Unite intervengono l’impero e la monarchia spagnola, mentre
Marianna d’Austria, affiancata da una giunta di ministri. La regina si mostra
l’Inghilterra firma una pace separata (1674). La guerra si trascina fino al
1678, particolarmente incline ad affidarsi a una serie di favoriti, mentre – in
allorché, con la pace di Nimega, le Province Unite vedono salvaguardata la
opposizione al suo governo – cresce la popolarità del figlio bastardo di
Filippo propria indipendenza e integrità territoriale, mentre la monarchia
cattolica è IV, Giovanni d’Austria (1626-79), che gode del prestigio
derivante dal fatto di costretta a cedere a Luigi XIV la Franca Contea e altre
importanti città lungo il aver guidato la riconquista spagnola di Napoli
(1648) e di Barcellona (1652).

confine dei Paesi Bassi spagnoli. Durante il conflitto la città di Messina si


ribella Di questo stato di debolezza e di divisione interna della monarchia
spagnola sa al dominio asburgico, chiedendo e ottenendo l’invio di una flotta
francese che approfittare prontamente Luigi XIV. Nel 1667-68 egli dà il via
alla cosiddetta però, alla conclusione della guerra, si ritira, riconsegnando
la città alla corona

«guerra di devoluzione», facendo occupare dalle proprie truppe i Paesi Bassi


spagnola.

spagnoli e la Franca Contea, territori appartenenti alla monarchia cattolica.


La Le mire espansionistiche di Luigi XIV sui territori lungo il confine
orientale giustificazione di tale atto di aggressione è data dal fatto che gli
Asburgo non del regno non sono tuttavia soddisfatte. Negli anni 1680-83 il
sovrano, avevano versato la dote di Maria Teresa (che era stata pattuita
all’epoca del giovandosi delle sentenze delle «Camere di riunione», appositi
tribunali creati matrimonio nel 1659) e che pertanto la principessa non
poteva considerarsi per rivendicare i diritti, veri o presunti, della corona
francese sulle aree decaduta dai suoi diritti ereditari. In secondo luogo,
servendosi dell’opera di contermini ai territori acquisiti nel corso dell’ultimo
secolo, attua una serie di alcuni giuristi, Luigi XIV rivendica i diritti della
moglie sui Paesi Bassi e la annessioni (Alsazia e Strasburgo), subito seguiti
dall’erezione di fortificazioni Franca Contea sulla scorta di una norma
successoria che qui vige in alcune sotto la direzione di Vauban. Mentre
l’attenzione dell’intera Europa è regioni – specialmente in quella, assai
importante, del Brabante –, il diritto di calamitata dall’assedio che l’esercito
ottomano pone a Vienna, capitale devoluzione appunto, che riserva la
successione nei beni dei genitori dell’impero (luglio-settembre 1683), Luigi
XIV, buon alleato del sultano di esclusivamente ai figli di primo letto. In
questo modo il sovrano francese può Istanbul, è costretto a sospendere la
propria politica di annessioni. Nel 1684

dichiarare di agire a tutela degli interessi di Maria Teresa, figlia di primo


letto, egli procede a una nuova prova di forza, questa volta contro Genova,
che viene essendo Carlo II nato da seconde nozze di Filippo IV.

bombardata dalla flotta francese, al fine di rendere palese alla repubblica


che il Le Province Unite non possono però accettare un’espansione francese
fino ruolo della finanza genovese a sostegno della monarchia spagnola
comporta ai propri confini meridionali, preferendo appoggiare la corona
spagnola per ormai più danni che benefici. In questo modo, il Re Sole
costringe la non trovarsi a stretto contatto con l’invadente vicino. Il governo
olandese, repubblica genovese a una dichiarazione di neutralità e
all’accettazione della sotto la guida di de Witt (cfr. supra, cap. 16) forma
quindi un’alleanza con protezione francese. A fronte di tutto ciò si forma, nel
1685, un’alleanza l’Inghilterra e la Svezia, costringendo Luigi XIV alla pace
di Aquisgrana antifrancese: la Lega di Augusta. Vi aderiscono l’impero, la
monarchia cattolica, (maggio 1668), con cui rinunzia alle sue pretese sui
Paesi Bassi e la Franca molti principi tedeschi, la Svezia e le Province Unite,
cui poi si aggiungono Contea in cambio dell’acquisizione di alcuni territori
delle Fiandre (con le l’Inghilterra e il ducato di Savoia. Ne deriva una lunga
e logorante guerra che importanti città di Lilla e Douai).

dura dal 1688 al 1697 e si conclude con la pace di Rijswijk, con cui la
Francia è La minaccia rappresentata dall’espansionismo francese, per la
prima volta, dà obbligata a cedere i territori conquistati durante il conflitto e
anche alcuni di vita a un meccanismo di reazione internazionale che era
stato sperimentato in quelli annessi con il meccanismo delle Camere di
riunione, mantenendo però precedenza contro gli Asburgo e che si sarebbe
riproposto in seguito in varie Strasburgo.

occasioni. La prima tra esse è legata alla guerra mossa da Luigi XIV contro
le Il meccanismo di reazione internazionale all’azione espansionistica
francese Province Unite, a causa dei contrasti in materia commerciale, dal
momento si ripeterà ancora, nel 1700, allo scoppio della guerra di
successione spagnola che il sovrano ambisce a trasformare la Francia in una
grande potenza (cfr. supra, cap. 9), in cui, alla morte senza eredi di Carlo II
d’Asburgo, Luigi commerciale. Nel 1672, dopo essersi assicurato la
neutralità dell’imperatore, XIV cercherà di imporre la successione al trono
spagnolo del nipote Filippo di nonché l’alleanza di alcuni principi tedeschi e
dell’Inghilterra, il Re Sole fa Borbone duca d’Angiò, con il nome di Filippo V
(1700-46).

invadere le Province Unite dai propri eserciti. Il paese, scosso da torbidi I


costi della politica di potenza di Luigi XIV e delle guerre da essa originate
interni, si salva solo ricorrendo alla rottura delle dighe e all’allagamento di
impongono uno straordinario sforzo economico alla Francia. A tal fine il Re
ampie aree, per impedire i movimenti delle truppe francesi. A difesa delle
Sole affida a un ex collaboratore di Mazzarino, Jean-Baptiste Colbert (1619-

83), controllore generale delle finanze (1665) e segretario della casa reale e
della degli apparati pubblici, consentano di evitare acquisti all’estero. Sono
così marina (1669), il compito di razionalizzare e di riorganizzare il sistema
create, ad esempio, le famose manifatture Gobelin, che realizzano pregiati
finanziario e tributario del regno. Si tratta non solo di ridurre l’enorme
debito arazzi, o la rinomata industria di vetri Saint-Gobain. Più in generale,
Colbert pubblico (che nel 1661 inghiotte il 62 per cento delle entrate statali),
ma anche profonde grandi sforzi per portare la produzione manifatturiera
francese a livelli di aumentare il prelievo fiscale, rendendolo al contempo più
celere ed efficace, di eccellenza in Europa: procede alla redazione di oltre
150 regolamenti per cercando di ridurre le diffuse pratiche di elusione e
renitenza. Nonostante garantire la qualità dei prodotti che escono dagli
arsenali, dalle fonderie di alcuni parziali successi – con la soppressione di
numerosi uffici e la cannoni, dalle manifatture tessili. Ufficiali regi
appositamente creati sono semplificazione della contabilità statale – Colbert
non è in grado di fare a meno incaricati di controllare la lavorazione e di
denunciare le eventuali del sistema degli appalti delle imposte, anch’esso
causa di un aumento della contravvenzioni alle norme. Queste sono
estremamente rigide: nel caso della pressione fiscale che grava pesantemente
sui contadini, mentre aristocrazia e produzione tessile, per esempio, esse
precisano la composizione dei colori, lo clero mantengono le loro esenzioni
(cfr. supra, cap. 10). Inoltre egli crea una spessore delle stoffe, il numero dei
fili della trama e così via. Inoltre Colbert potente struttura, le cosiddette
Fermes générales, incaricata della riscossione delle vede nel sistema delle
corporazioni di mestiere la migliore garanzia per uno imposte indirette e di
quelle gravanti su sali e tabacchi. Per giunta, a partire dal sviluppo ordinato
dell’intero settore manifatturiero e cerca, con un decreto 1667, a motivo
delle guerre di Luigi XIV, le spese aumentano in maniera regio del 1673, di
estenderle a tutto il paese, incontrando però l’ostilità dei massiccia
contribuendo a rendere sempre più difficile la situazione delle finanze gruppi
mercantili. Mentre in Inghilterra i regolamenti interni all’attività statali
francesi, con un ritorno all’indebitamento.

industriale vanno cadendo in disuso, la Francia imbocca la strada opposta. I


In ambito economico l’azione di Colbert, sostenitore di quella particolare
risultati non corrispondono, però, alle aspettative del ministro: molte pratica
mercantilistica (cfr. supra, cap. 16) passata alla storia come colbertismo, è
manifatture sono condannate a un rapido declino o una vita stentata, resa
basata sulla concessione di privative e di monopoli, con cui creare o
rafforzare possibile dalle sovvenzioni e dalle commesse della corona. Solo le
manifatture settori ritenuti strategici. Colbert nutre un’estrema fiducia nel
commercio che producono armamenti per l’esercito e materiali navali per la
marina internazionale come mezzo per attrarre metalli preziosi in Francia,
muovendo riescono a sopravvivere, sebbene i loro profitti finiscano nelle
borse di quei dal presupposto che la potenza di una nazione dipenda dalla
sua ricchezza mercanti-imprenditori legati a Colbert, che ne detengono la
concessione.

monetaria e che questa, a sua volta, derivi da una bilancia commerciale


attiva.
Grandi energie il ministro profonde nella promozione del settore navale, A
tal fine il governo deve servirsi della tassazione delle merci provenienti
mercantile e militare e delle compagnie commerciali. La creazione di una
dall’estero, in modo da scoraggiare l’importazione di costosi prodotti
lavorati.

marina in grado di competere con quelle olandese e inglese costituisce il


primo Pertanto Colbert ritiene necessario incoraggiare, con la riduzione dei
dazi passo di una strategia volta a imporre la Francia sulla scena dei traffici
doganali, l’importazione di materie prime o di prodotti semilavorati che
dopo internazionali. A questo fine vengono create svariate compagnie. Le più
la lavorazione o la rifinitura in Francia possono essere utilmente riesportati,
importanti, entrambe costituite nel 1664, sono la Compagnia delle Indie
consentendo di accumulare per questa via metalli preziosi (cfr. supra, cap.
16).

orientali ( Compagnie des Indes orientales) e quella delle Indie occidentali Il


principale obiettivo di Colbert è il raggiungimento dell’autosufficienza (
Compagnie des Indes occidentales), a cui è attribuito dalla corona il
monopolio del economica, per ottenere il quale ritiene necessario scardinare
l’egemonia che le commercio, rispettivamente, con le zone a est del Capo di
Buona Speranza –

Province Unite esercitano da tempo negli scambi internazionali e alla quale


è con annesso possesso del Madagascar – e con il Canada, le Antille,
l’America soggetta la stessa Francia, con una continua emorragia di capitali
verso meridionale e l’Africa occidentale. Le due compagnie ottengono dal
sovrano Amsterdam. Nel 1664, Colbert promuove l’adozione di una serie di
tariffe francese il diritto di concludere accordi diplomatici e di svolgere
azioni doganali, con la speranza di un duplice vantaggio: da una parte, si
maggiora il militari. Vi è, però, un’importante differenza rispetto alle
compagnie europee prezzo finale delle merci importate e quindi se ne
scoraggia l’acquisto sul cui devono fare concorrenza: mentre queste ultime
sono formate mercato interno; dall’altra, i dazi costituiscono una fonte di
denaro per le casse esclusivamente da mercanti, quelle francesi annoverano
il sovrano, membri regie.

della famiglia reale, ministri, aristocratici e cortigiani nel ruolo di maggiori


Nel settore manifatturiero, Colbert accompagna le misure protezionistiche
azionisti. Sono, in sostanza, sotto il controllo diretto della corona.

con l’istituzione di manifatture regie che, oltre a servire ai bisogni della


corte e

17.2. Il controllo del sacro

Luigi XIV. Solo nel 1692 viene raggiunto un compromesso fra il sovrano e il
nuovo papa, Innocenzo XII (Antonio Pignatelli, 1691-1700), senza comunque
che il primo rinunci definitivamente alle proprie pretese.

La politica aggressiva di Luigi XIV propone l’immagine – ampiamente La


centralità della questione religiosa agli occhi del Re Sole aveva peraltro
propagandata dallo stesso monarca e dagli artisti, scultori e intellettuali al
suo visto l’avvio, negli anni precedenti, di una politica antiprotestante,
mediante servizio – di un re guerriero circonfuso da un’aura di vittoria.
Tuttavia l’incoraggiamento ai soprusi ai danni delle comunità ugonotte. A
partire dal altrettanto importante, nella creazione dell’immagine del Re Sole,
è la sua 1679 il sovrano procede all’emanazione di leggi che escludono gli
ugonotti politica religiosa. Essa è volta a restaurare una completa
identificazione tra dagli uffici pubblici e consentono l’alloggiamento forzato
delle truppe nelle potere politico e potere religioso e a rendere il sovrano
anche, nei fatti, il capo case dei sudditi di fede non cattolica: tutto ciò al fine
di ottenere il loro ritorno della Chiesa francese. Riscoprire la tradizione
sacra dei sovrani di Francia, al cattolicesimo. Tale politica porta Luigi XIV
a promulgare l’editto di asseriti discendenti dei re d’Israele, unti in
occasione dell’incoronazione con Fontainebleau (1685), con il quale viene
revocato il precedente editto di l’olio santo, capaci di guarire
miracolosamente la scrofola (una malattia Nantes (1598), il famoso atto con
cui Enrico IV aveva chiuso l’epoca delle infettiva), significa restituire al
trono una fonte di legittimazione di primaria guerre di religione, garantendo
agli ugonotti libertà di culto (cfr. supra, cap. 8).

importanza.

Tutti i culti protestanti, pubblici e privati, vengono ora vietati e gli edifici di
Luigi XIV si mostra fermamente intenzionato, nel riprendere il controllo
culto ugonotti demoliti. Ciò causa l’esilio di circa 200.000 ugonotti verso
della sfera del sacro e delle Chiesa, a non accettare alcuna subordinazione
al l’Olanda, la Svizzera, l’Inghilterra e la Germania. Una parte consistente
di papato rispetto agli affari della istituzioni ecclesiastiche francesi nel nome
della questi emigrati è costituita da abili artigiani e professionisti. La
restaurazione tradizione gallicana (cfr. supra, cap. 7). Questa posizione
provoca del monopolio cattolico della vita religiosa comporta così per la
Francia una inevitabilmente durissimi contrasti con la Curia papale. Un
primo elemento di perdita secca di intelligenze e di capacità professionali,
contribuendo ad frizione con Roma è dato dal tentativo di Luigi XIV di
estendere, nel 1673, appesantire ulteriormente una congiuntura economica
già negativa a causa dei anche ai territori di nuova conquista il privilegio
della regalia, che consente al costi ingenti delle guerre del Re Sole.

sovrano francese di amministrare le rendite delle diocesi nei periodi (non


rari) La volontà del monarca di farsi interprete della riaffermazione di
vacanza della sede, cioè di mancanza di un vescovo titolare. Il passo più
dell’ortodossia cattolica si manifesta anche nella lotta a una corrente
religiosa deciso nella riaffermazione del potere regio sulla Chiesa francese è,
però, la interna alla Chiesa francese, detta giansenismo. Questa tendenza
prende il convocazione, nel 1681, di un sinodo gallicano che approva l’anno
seguente la nome dal teologo cattolico e vescovo di Ypres Cornelis Jansen,
meglio noto dichiarazione dei Quattro articoli, con cui viene stabilito: che il
sovrano e i come Cornelio Giansenio (1585-1638), e ne difende le idee,
nonostante la governanti laici non sono soggetti all’autorità ecclesiastica
negli affari condanna ufficiale postuma che la sua opera riceve dalla Chiesa.
Il giansenismo temporali; la validità dei decreti del Concilio di Costanza che
aveva sancito la predica il ritorno a una spiritualità personale e austera,
intimamente superiorità dei concili sui pontefici; che il papa deve esercitare
la sua autorità in antigerarchica, nutrita dalla lettura e dalla meditazione
diretta del vangelo e conformità delle tradizioni gallicane; che, sebbene il
papa sia la massima influenzata dalle opere di sant’Agostino. Pur rimanendo
nell’ambito della fede autorità nelle questioni di fede, le sue decisioni non
possono essere considerate cattolica, i giansenisti professano un
atteggiamento composto da ansia di definitive ove siano prive dell’avallo
della Chiesa nel suo complesso. La rinnovamento interiore, dall’aspirazione
al ritorno a un più puro cattolicesimo conflittualità fra Luigi XIV e la Santa
Sede, retta da Innocenzo XI (Benedetto delle origini e da propositi di riforma
della Chiesa venati di tendenze Odescalchi, 1676-89), raggiunge il suo acme,
nel 1687-88, quando esplode la conciliariste. Molti sono i sostenitori del
giansenismo in Francia, dove il contesa delle franchigie, ossia delle
immunità giurisdizionali che i movimento ha la propria roccaforte
nell’abbazia cistercense di Port Royal.

rappresentanti diplomatici francesi a Roma rivendicano per sé e per tutti i


Negli anni del suo regno, Luigi XIV interviene duramente contro i
giansenisti, propri servitori, spesso con grave detrimento dell’ordine
pubblico: la mostrandosi più zelante dello stesso pontefice, senza però
riuscire a distruggere scomunica dell’inviato del Re Sole, marchese di
Lavardin, e il suo rifiuto di l’influenza delle idee gianseniste. Emarginato e
combattuto, il giansenismo sarà accettare tale atto in quanto egli dichiara di
agire in nome del proprio sovrano, in seguito esplicitamente condannato
come movimento eretico nel 1713 con la provocano, ai primi del 1688,
l’invio in segreto della scomunica allo stesso bolla papale Unigenitus.

17.3. Un nuovo equilibrio politico nell’impedire il ritorno a forme di


ingerenza delle corti di giustizia nelle scelte politiche, egli, nel 1673, toglie ai
Parlamenti del regno il diritto di rimostranza, ossia la facoltà di rifiutare la
registrazione immediata degli editti regi; per il Luigi XIV è molto attento a
eliminare quei poteri che possono essere resto sceglie una strategia duttile,
basata sulla mediazione e sulla condivisione.

considerati concorrenti rispetto all’autorità sovrana. Nei riguardi Tutto


questo non toglie che, in presenza di atti che il sovrano considera di
dell’aristocrazia, una volta messo in chiaro che il ritorno al governo diretto
del insubordinazione, vengano presi provvedimenti spesso molto severi. In
questi sovrano comporta la fine di qualunque pretesa di un diritto alla casi la
scelta di Luigi XIV è anzi di cogliere l’occasione per dimostrare
compartecipazione al potere, il Re Sole tenta, per quanto possibile, di
esemplarmente, attraverso la punizione crudele dei rei, quanto grande
sarebbe realizzare un nuovo processo di integrazione. Alla nobiltà vengono
offerte l’errore di chi osasse in futuro contrapporsi al sovrano.

maggiori occasioni di servizio, tanto nell’esercito, nella marina e Il modello


di monarchia realizzato in Francia da Luigi XIV viene presto
nell’amministrazione, quanto negli uffici cortigiani. Questi ultimi, tra l’altro,
imitato da altri sovrani. Particolarmente importante è, in questo senso, sono
di molto accresciuti con l’edificazione di una nuova, maestosa reggia a
l’influenza esercitata su due monarchie europee: la Prussia e la Russia.

Versailles, nei pressi di Parigi, che diviene un notevole polo di attrazione per
Il ducato di Brandeburgo-Prussia è sorto nel 1525 in seguito alla tutti i
nobili, sia che cerchino di attingere al patronage regio, sia che vogliano
secolarizzazione dei possedimenti dell’Ordine monastico-cavalleresco
seguire o influire sui processi decisionali.

teutonico da parte del gran maestro Alberto di Hohenzollern, che aveva


aderito L’immagine tradizionale di Versailles come gabbia dorata per
un’aristocrazia alla riforma luterana. Il ducato è formato, sotto la dinastia
degli Hohenzollern, sostanzialmente deprivata di qualunque autonomia
politica è senz’altro forzata.

da due distinti (e distanti) territori e, sotto la guida del duca Federico Il


processo che Luigi XIV avvia non è infatti tanto di costrizione, quanto di
Guglielmo (1640-88), detto il Grande Elettore, intraprende una strada per
certi consenso. La fine del sistema di governo attraverso il regime di un
ministro versi molto simile a quella della Francia. La nobiltà terriera degli
Junker viene favorito comporta una maggiore possibilità per i nobili di
aspirare a posti e strettamente coinvolta tanto nella creazione di un esercito
permanente quanto privilegi che il sovrano distribuisce personalmente,
dosandoli con cura tra i vari nel rafforzamento degli apparati statali. Tale
tendenza viene accentrata dal figlio gruppi e le diverse fazioni. Altrettanto
forzata è peraltro la visione, tramandata Federico (1688-1713), che –
ottenuto dall’imperatore nel 1701 il titolo di re di da una lunga tradizione
storiografica, di un Luigi XIV che avrebbe preferito Prussia – assume il
nome di Federico I.

circondarsi di ufficiali di estrazione borghese, divenendo così il mallevadore


di Anche in Russia a un periodo assai turbolento, caratterizzato da grandi
una nuova classe dirigente. Piuttosto, Luigi XIV favorisce (e cioè nobilita)
rivolte (come quella dei cosacchi del Volga, guidati dal leggendario Stenka
famiglie dedite da generazioni al servizio della corona, e che quindi si
possono Razin, 1630-71) e da guerre civili legate a contese dinastiche, segue
una fase di legittimamente considerare più affidabili, rispetto ai clienti di un
grande nobile, rafforzamento dell’autorità sovrana intrapresa dallo zar
Pietro I Romanov, la cui fedeltà è certamente condivisa con quest’ultimo.
Allo stesso modo, i detto il Grande (1689-1725). Dopo aver visitato da
giovane l’Europa famosi intendenti «di giustizia, polizia e finanze»,
funzionari di nomina regia occidentale, e in particolare la Francia, questi si
sforza, al suo ritorno in patria creati ai tempi di Richelieu al fine di
controllare la vita delle province, che la (1698), di applicare gli strumenti
della nuova monarchia costruita dal Re Sole storiografia ha visto come
strumenti della nuova razionalità assolutistica, sono alla realtà russa. Anche
in questo caso si assiste così in primo luogo al in realtà personaggi spesso
ben inseriti nelle reti locali di potere.

rafforzamento e all’ammodernamento dell’esercito (per il quale viene


Uguale atteggiamento è tenuto dal Re Sole tanto nei confronti dei pays
introdotta la coscrizione obbligatoria) e della marina, anche grazie all’aiuto
di d’état – ossia i territori, come la Bretagna e la Linguadoca che
mantengono personale tecnico proveniente dall’Europa occidentale. Inoltre,
sul piano un’ampia autonomia e il diritto di gestire l’imposizione delle tasse
– e dei loro interno, lo zar cerca di coinvolgere, seppure con scarso
successo, l’aristocrazia Stati provinciali, quanto rispetto al Parlamento di
Parigi. Anziché cercare di nel nuovo esercito e nell’apparato statale,
rafforzato e reso più efficiente. Ferreo annullare le franchigie locali e di
sottomettere i pays d’état a nuovi regimi fiscali, è altresì il controllo
monarchico sulla Chiesa ortodossa, con l’allontanamento e Luigi XIV adotta
la linea della contrattazione caso per caso, mirando a ottenere la
persecuzione dei religiosi che non intendono sottomettersi all’autorità dello
il massimo contributo finanziario dagli Stati provinciali. Anche rispetto al
zar. Infine, un forte impulso viene dato, grazie all’intervento diretto dello
Parlamento parigino Luigi XIV adotta una linea analoga: inflessibile Stato,
all’attività estrattiva e metallurgica nella zona degli Urali.

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18.1. La fine della monarchia Stuart

A partire dagli anni Settanta del Seicento, in Inghilterra, riprende a


manifestarsi una crescente diffidenza tra il sovrano, Carlo II Stuart, e il
Parlamento, che si tramuta ben presto in sorda ostilità. Al centro delle
tensioni vi è, ancora una volta, una mescolanza di questioni religiose e
politiche. Il Parlamento sospetta, a dire il vero non a torto – dato che un
trattato segreto stipulato da Carlo II nel 1670 con Luigi XIV prevede il
ritorno dell’Inghilterra al cattolicesimo –, che il sovrano voglia riprendere la
tradizionale inclinazione filocattolica della casa Stuart. Carlo II aveva infatti
sposato una principessa portoghese, di fede cattolica, e quando il fratello del
re (Giacomo duca di York, primo nella successione al trono, essendo Carlo II
senza figli) si converte al cattolicesimo, i sospetti diventano certezze. Anche
nel 1672, in occasione della dichiarazione di guerra alle Province Unite,
voluta dal re a seguito degli accordi con la Francia che ha promesso di
finanziare la corona inglese, il Parlamento manifesta scarso entusiasmo. Nel
1673 il sovrano è costretto dall’opposizione parlamentare a revocare la
Dichiarazione di indulgenza con cui aveva voluto, l’anno precedente,
eliminare ogni contenuto penale dalla legislazione religiosa; tale mossa, che
pure può favorire l’universo delle sette protestanti – dette non conformiste
rispetto all’ortodossia della Chiesa anglicana –, avrebbe garantito nei fatti
la possibilità per i cattolici di praticare privatamente il proprio culto

senza incorrere in un reato penalmente perseguibile. Nel 1673 il Parlamento


rifiuto del Parlamento di ratificare tale decreto, Giacomo II lo scioglie e
cerca approva allora il Test Act, una legge che esclude per 150 anni i
cattolici da tutte di farlo applicare ugualmente. Il ricorso a pratiche di
governo di ispirazione le cariche civili e militari, obbligando così Giacomo
Stuart ad abbandonare la assolutistica spinge allora i più influenti esponenti
whig e tory a chiedere carica di lord grande ammiraglio. Una seconda legge
del 1678 toglie inoltre ai soccorso allo stadhouder d’Olanda, Guglielmo III
d’Orange, marito di Maria cattolici la possibilità di sedere nei due rami del
Parlamento, di modo che i lord Stuart – figlia primogenita di Giacomo II, ma
allevata nella fede protestante –

cattolici sono costretti a lasciare i propri seggi nella Camera alta. La paura
per che nel novembre 1688 sbarca in Inghilterra alla testa di un esercito.

una restaurazione del cattolicesimo in terra inglese produce


un’accentuazione Mentre il sovrano fugge in Francia, Guglielmo viene
accolto trionfalmente a delle tensioni: la scoperta di una presunta congiura
«papista» per assassinare il Londra: dopo un acceso dibattito, nel febbraio
1689 Guglielmo e Maria sono sovrano e assicurare l’ascesa al trono di
Giacomo viene ampiamente sfruttata proclamati a pieno titolo sovrani
d’Inghilterra. La nuova rottura della dagli esponenti whig. Con questo
termine – che originariamente aveva legittimità dinastica (con l’esclusione
non solo di Giacomo II ma dei suoi figli) designato i presbiteriani scozzesi
che rifiutavano di sottomettersi agli Stuart –

viene giustificata dalla maggioranza parlamentare con la motivazione che il


vengono ora definiti quei ricchi mercanti e aristocratici di fede puritana che
si sovrano aveva violato la costituzione inglese infrangendo il contratto
originario oppongono al governo di Carlo II, il quale, da parte sua, può
contare su un tra monarchia e popolo e che, allontanandosi dal territorio
inglese, aveva proprio partito di corte, detto dei tories (parola derivata da
un’espressione abdicato e lasciato il trono vacante. In questo modo si
saldano le istanze dei irlandese che significava bandito). L’opposizione whig
spinge il Parlamento ad whigs (con il richiamo alla rottura di un contratto
tra sovrano e nazione) e le approvare una nuova legge per impedire la
successione di Giacomo, l’ Atto di preoccupazioni legittimiste dei tories (con
l’affermazione che il trono viene esclusione, che viene però respinto dalla
Camera dei lord (1680). A fronte della assegnato ai nuovi sovrani in quanto
rimasto vacante). Contestualmente repressione delle forme di dissenso
religioso e delle pratiche di culto non all’accettazione della corona,
Guglielmo e Maria sono obbligati a giurare conformiste, il Parlamento
chiede il rispetto delle garanzie di libertà personali e solennemente di
rispettare il Bill of Rights ( Dichiarazione dei diritti), in forza del approva
un’importante legge – presentata dall’esponente whig Anthony quale il
Parlamento viene indicato come organo rappresentativo della nazione,
Cooper, conte di Shaftesbury – che vieta l’arresto arbitrario dei sudditi
inglesi, detentore della piena potestà legislativa – la corona non può in alcun
modo garantendo il rispetto del diritto dei detenuti a essere esaminati da un
giudice concedere deroghe o sospensioni delle leggi senza il consenso
parlamentare – e (riassunto dalla celebre formula dell’ Habeas corpus).

della facoltà esclusiva d’imporre tasse.

Nel 1683 la scoperta di una congiura orchestrata da alcuni estremisti whig,


al La stabilità della nuova monarchia è subito dimostrata dalla sua tenuta,
nel fine di assassinare Carlo II e il fratello per mettere sul trono un figlio
naturale 1690-91, di fronte all’insurrezione dei seguaci di Giacomo II in
Scozia, del re, offre il destro al sovrano per una dura repressione degli
oppositori alla facilmente repressa, e in Irlanda – di dimensioni assai più
ampie vista la politica della corona. La storia sembra ripetersi, tanto più che
Giacomo II, una preminenza del cattolicesimo –, che viene stroncata nel
sangue.
volta salito sul trono, nel 1685, nomina taluni ufficiali dell’esercito di fede
La storiografia inglese ha coniato per le vicende legate alla caduta degli
cattolica, in palese violazione del Test Act, e quindi aggiorna i lavori del
Stuart e all’ascesa al trono di Guglielmo e Maria d’Orange l’epiteto di
Parlamento di fronte alla prima contestazione, facendo mostra di voler
rivoluzione «gloriosa e pacifica», per enfatizzare – in opposizione agli eventi
governare senza di esso e puntando a rafforzare gli effettivi dell’esercito, per
drammatici del 1640-49 – il carattere relativamente consensuale e non
violento imporre la propria volontà. Di nuovo i lord puritani, membri delle
stesse del cambio di dinastia e l’inaugurarsi, grazie ad esso, di una fase di
espansione famiglie che avevano appoggiato la rivoluzione nel 1640-49, e la
maggioranza senza precedenti della potenza inglese.

della Camera dei comuni si trovano schierati all’opposizione. Tutto ciò


avviene in un contesto internazionale segnato dalla decisione di Luigi XIV di
revocare l’editto di Nantes (cfr. supra, cap. 17), atto che avvia su scala
europea una nuova fase di conflitto religioso.

18.2. Il re regna ma non governa

La rottura definitiva fra corona e Parlamento si verifica allorché il sovrano,


nell’aprile 1687, promulga una Dichiarazione di indulgenza che concede ai
Con la cosiddetta «seconda rivoluzione inglese» si stabilizza definitivamente
cattolici e ai non conformisti piena libertà di culto e abolisce il Test Act. Al

in Inghilterra l’idea di un potere condiviso tra il popolo – la fonte primaria


della Ha così inizio la lunga era del predominio whig nel Parlamento
inglese, un sovranità, che esprime la sua volontà attraverso il Parlamento – e
il sovrano. In periodo nel quale si afferma un nuovo equilibrio di poteri tra il
sovrano e le particolare, al re non è più consentito sciogliere le Camere
d’arbitrio.

Camere, nelle quali i raggruppamenti politici, antenati dei moderni partiti, si


Abbandonata ogni teoria di sovranità di diritto divino e di potere
assolutistico, contendono l’egemonia.

si va affermando l’idea di un patto, un contratto tra il re e i cittadini inglesi.


Di Giorgio I è un tedesco estraneo alla vita politica di una nazione di cui
ignora questo patto, oltre alla separazione dei poteri esecutivo e legislativo,
fanno parte perfino la lingua e inaugura perciò la prassi di delegare
largamente il potere le garanzie alla libertà di parola, di stampa e di culto –
ribadita con il Toleration esecutivo ai ministri, scelti fra esponenti whig. Tra
questi emerge Robert Act del 1689, che abroga le leggi contro i non
conformisti, puritani e i Walpole (1675-1745), che resterà al potere per oltre
un ventennio, dal 1721 al quaccheri, ma non contro i cattolici –,
l’inammissibilità di un esercito 1742. In questi anni il gabinetto dei ministri –
da qui l’espressione «governo di permanente in tempo di pace, l’intangibilità
della proprietà privata. La corona, gabinetto» – comincia a riunirsi non più
alla presenza del sovrano, ma sotto la pur conservando il diritto di veto sulle
leggi votate dal Parlamento, ne è in un presidenza di un ministro, in seguito
detto primo ministro. È Walpole che certo senso controllata attraverso
l’approvazione del bilancio statale. Inoltre il inaugura la prassi di essere il
solo contatto fra il monarca e gli altri ministri, così sovrano mantiene la
direzione della politica estera, anche se viene inaugurata la da essere in
grado di costringere alle dimissioni o persino di congedare i prassi di
informare le due Camere del contenuto dei trattati diplomatici. Allo ministri
che dissentano dalla sua linea. Il governo gradualmente diviene stesso modo,
la nomina dei ministri rimane prerogativa regia, fermo restando
un’istituzione distinta dalla corona, responsabile di fronte al sovrano, che ne
che essi sono soggetti al giudizio politico del Parlamento.

mantiene il diritto di nomina, ma anche di fronte al Parlamento, che deve Di


fronte alla prospettiva della successione di Maria e Guglielmo, che non
votargli la fiducia. Emerge in questo contesto la figura del moderno primo
hanno figli, il Parlamento, per escludere le pretese al trono del cattolico
ministro, non più solo amico personale e fiduciario del sovrano, ma carica
Giacomo Edoardo, il figlio di Giacomo II che Luigi XIV ha riconosciuto re
istituzionale obbligata a godere della fiducia anche della maggioranza dei
d’Inghilterra, con l’ Act of settlement (1701) proclama l’esclusione dei
cattolici membri del Parlamento: in pratica, egli deve essere anche il capo
della dalla successione dinastica e designa come erede al trono Anna,
un’altra figlia di maggioranza parlamentare.

Giacomo II, e, dopo di lei, Sofia, nipote di Giacomo I Stuart e moglie del La
nuova articolazione dei poteri vede perciò, a fianco del re, un Parlamento
principe elettore tedesco Giorgio di Hannover. Alla morte di Guglielmo, nel
che resta in carica non più per tre, ma per sette anni, detentore della potestà
1702, preceduta un anno prima da quella di Maria, il trono passa ad Anna
legislativa, e un governo responsabile dell’attività esecutiva; in esso, accanto
alla (1702-14) e quindi, alla sua scomparsa, alla dinastia degli Hannover.

figura del primo ministro, alcuni ministri sovrintendono all’attività di


dicasteri Giorgio I di Hannover (1660-1727) si trova però ad affrontare nel
1715

responsabili di particolari rami dell’amministrazione dello Stato. Al sovrano


l’insurrezione della Scozia. Gli scozzesi approfittano di una successione
dalla rimane una notevole influenza sulle più importanti scelte, specie in
politica legittimità dubbia per rimettere in realtà in discussione il nuovo
assetto estera, e con essa il ruolo di garante delle istituzioni e simbolo
dell’identità della costituzionale realizzato nel 1707 con l’ Union Act, che
aveva proclamato la nazione. Un re, come si prende a dire, che regna ma
non governa.

fusione dei due regni e sancito la nascita del Regno Unito di Gran Bretagna
e Durante il corso del XVIII secolo whigs e tories cominciano ad alternarsi
al Irlanda. L’unificazione era stata di fatto un’incorporazione della Scozia,
già governo. Raggruppamenti politici fluttuanti e non ben definiti, essi non
sono unita da un punto di vista dinastico all’Inghilterra dal 1603 (cfr. supra,
cap. 14), differenti nella provenienza sociale (più dei due terzi dei
parlamentari sono nella più popolosa e ricca Inghilterra, con l’unica
garanzia per l’aristocrazia proprietari terrieri), quanto negli interessi
economici che intendono tutelare: i scozzese di una presenza minoritaria nei
due rami del Parlamento di Londra whigs sono interessati, spesso in prima
persona, ai traffici commerciali e godono (16 posti nella Camera dei lord e
45 in quella dei comuni). Repressa la rivolta dell’appoggio dei ceti più
dinamici; i tories tutelano i gruppi dell’aristocrazia scozzese (che si ripeterà
in proporzioni maggiori e con un esito più fondiaria più tradizionali e meno
coinvolti dalle trasformazioni economiche in drammatico nel 1745-46), gli
esponenti del partito whig, confinati atto (cfr. infra, capp. 20 e 28). Occorre
peraltro tener presente che il diritto di all’opposizione durante il regno di
Anna e che hanno pilotato la transizione voto è assai ristretto, essendo su
base censitaria, secondo la concezione per cui dinastica, si trovano in
condizione di notevole vantaggio politico rispetto agli solo chi possiede un
dato reddito è sufficientemente indipendente da poter avversari tory, la cui
fedeltà al nuovo regime appare dubbia.

partecipare in piena libertà alla vita politica. Inoltre le circoscrizioni


elettorali in

cui è diviso il paese non rispettano alcun criterio di omogeneità e,


soprattutto, aperto dalle correnti più estreme del non conformismo (come i
seekers) si di proporzionalità fra il numero degli elettori e quello dei
deputati, ma innestano tendenze razionalistiche ( latitudinarianism) o
approcci come quelli del rispecchiano una notevole stratificazione di leggi,
consuetudini e interessi.

deismo, che interpreta risolutamente la religione in un’ottica razionalistica.

Pertanto può accadere che importanti e popolosi centri urbani, come


Londra, Secondo John Toland (1670-1722), autore di Cristianesimo senza
misteri (1696), eleggano lo stesso numero di rappresentanti di una
circoscrizione rurale poco tutto ciò che vi è di essenziale nella religione si
trova nella morale naturale, popolosa (e quindi più facilmente controllabile
dai notabili locali).

mentre ciò che non si spiega nel cristianesimo va rifiutato; egli non esita In
tale contesto si innesca il processo di formazione degli ingredienti-base
addirittura a sottoporre la Bibbia a una disamina razionalistica,
accettandone della dialettica parlamentare moderna: il ruolo decisivo degli
elettori nel delle parti, criticandone altre, rifiutandone altre ancora.

determinare la composizione del Parlamento e la prevalenza di uno dei due


In nessun altro paese europeo del tempo esiste una simile dialettica politica e
schieramenti in competizione; il diritto-dovere della maggioranza
parlamentare non è quindi un caso se il Regno Unito appare nel corso del
XVIII secolo, agli di esprimere il primo ministro e il governo in accordo con
il sovrano; il ruolo occhi dell’opinione pubblica colta e illuminata di tutto il
continente, un di opposizione della minoranza come necessaria funzione di
controllo, sì da modello cui guardare con ammirazione. Nell’immaginazione
politica dei paesi evitare derive autoritarie del governo; la sostanziale
accettazione da parte di soggetti a monarchie di diritto divino, in cui sono
continuamente tentati o tutti i partecipanti alla competizione delle regole del
gioco. I membri del percorsi cammini di stampo assolutistico, il regime
monarchico inglese, con il partito contrario, allontanatisi i giorni dello
scontro civile, divengono non più suo sistema di poteri divisi, le sue libertà
garantite, il suo sistema nemici, ma solo avversari e si è disposti ad accettare
la loro ascesa al governo e il rappresentativo bicamerale, costituisce un
modello invidiato. Quando proprio passaggio all’opposizione.

all’ammirazione per il sistema politico si coniugherà il fascino esercitato


dalla grande potenza commerciale, marittima e militare della Gran
Bretagna, l’anglomania dilagherà in Europa.

La partecipazione politica, infatti, nel resto del continente europeo continua


18.3. Il fascino del modello inglese

ad avvenire quasi ovunque secondo modalità tradizionali, e cioè attraverso


la cooptazione nei ristretti circoli cortigiani e dei consiglieri del principe o
Contro la giustificazione razionale dell’assolutismo elaborata da Hobbes a
attraverso le carriere (amministrativa, militare, ecclesiastica) al servizio
della metà secolo (cfr. supra, cap. 16), proprio all’indomani della seconda
rivoluzione corona. Ovunque in disuso le antiche istituzioni rappresentative
dei ceti, di cui del 1688-89, John Locke (1632-1704) pubblica i Due trattati
sul governo (1690).

i sovrani diffidano, la pressione dell’opinione pubblica comincia a farsi


sentire Allo Stato onnipotente di Hobbes Locke contrappone uno Stato dai
poteri in modo indiretto attraverso i libri, le «gazzette», compilazioni di
notizie strettamente limitati, obbligato ad arrestarsi di fronte ai diritti
incomprimibili antesignane dei moderni giornali, e la diffusione di
pamphlets, fogli a stampa dell’individuo: la libertà di stampa, di parola, di
religione, il diritto alla volanti, per lo più anonimi e in grado così di sfuggire
alla censura. La proprietà e l’uguaglianza di fronte alla legge. Il principale
compito dello Stato discussione politica avviene spesso in luoghi informali,
nei caffè e nei salotti, al va considerato anzi la difesa di questi diritti da chi
cerchi di violarli.
di fuori delle sedi preposte, segno di una crescente difficoltà a stabilire punti
di L’assolutismo infrange la legge di natura e costituisce un pericolo contro
il contatto tra il sistema decisionale politico e i punti di vista, le opinioni e gli
quale la ribellione è giustificata: per evitare questo rischio è bene perciò che
il interessi dei gruppi sociali.

potere sia diviso in una serie di funzioni (esecutiva, legislativa, giudiziaria)


che, Questi due aspetti della partecipazione politica, il prendere parte a
poste in mani diverse, si contrappongano e si bilancino.

meccanismi decisionali attraverso le carriere negli organi dello Stato e la


Anche la religione non sfugge a questa ondata razionalistica. Negli anni
della discussione informale in sedi non pubbliche, convergono poi
nell’attività delle rivoluzione (cfr. supra, cap. 14) erano state sostenute le
teorie più audaci: società segrete e specie della Massoneria. Nata in
Inghilterra nel 1717 e Milton aveva giustificato il regicidio e sostenuto il
divorzio, mentre altri formalizzata con la promulgazione da parte della gran
loggia inglese della avevano affermato il carattere di mero documento
storico della Bibbia e difeso Constitutions of the Freemasons del 1723,
questa associazione si richiama alla perfino la legittimità della fede islamica.
Alla fine del XVII secolo, nel varco tradizione gerarchica delle corporazioni
di mestiere del Medioevo e alla disciplina dell’ubbidienza propria
dell’universo degli ordini religiosi. Essa si

presenta come un’associazione di eletti dello spirito, che rifiuta


discriminazioni 19. Il gioco delle dinastie: i nuovi assetti politici basate sul
privilegio di nascita, si ispira a idee di pace, di fratellanza universale e di
tolleranza religiosa e pratica una mutua solidarietà tra i propri membri.

europei nella prima metà del Settecento

Divisa in varie sette, spesso con caratteristiche e ideologie differenti, la


Massoneria è accomunata da rituali di stampo parareligioso e dall’ideale di
un sapere esoterico che viene trasmesso all’interno dell’associazione e a cui
si accede per diversi gradi di iniziazione, il cui percorso è riservato a pochi.

La Massoneria ha larghissima diffusione nel corso del Settecento: si aprono


logge (come sono definiti i luoghi di riunione degli associati) nelle principali
città europee, dalla Spagna alla Russia, e nelle colonie in America. Di una
loggia possono far parte uomini di diversa estrazione, nobili e no, liberi
professionisti, funzionari dello Stato e non di rado ecclesiastici. A causa
della mancanza di libertà di stampa e di associazione la sua attività si svolge
nascostamente, venendo talora repressa, più spesso tollerata e qualche volta
utilizzata dalle autorità per creare consenso a politiche di riforma degli
assetti politico-sociali (cfr. infra, capp. 23 e 24).

Il XVIII secolo si apre con una lunga e quasi ininterrotta serie di conflitti
Bibliografia

bellici. Essi non hanno più come scopo precipuo l’annientamento del nemico
nel nome della «vera fede», bensì quello del mantenimento dell’equilibrio fra
i diversi attori politici. Infatti, ogni qualvolta una potenza europea cerca di
J.C.D. Clark, English Society 1688-1832, Cambridge University Press,
Cambridge 2000.

accrescere il proprio potere, le altre intervengono per ridimensionarla, così


da L. Colley, Britans: Forging the Nation, 1707-1837, Vintage, London 1996.

salvaguardare i rispettivi interessi. Le guerre settecentesche, di conseguenza,


Id., Prigionieri: l’Inghilterra, l’impero e il mondo, 1600-1850, Einaudi,
Torino 2004 (ed. or.

2002).

risentono sempre meno di motivazioni religiose e riflettono sempre di più G.


Giarrizzo, Massoneria e illuminismo nell’Europa del Settecento, Marsilio,
Venezia 1994.

l’esigenza di difendere o stabilire interessi territoriali e dinastici.

M.C. Jacob, Massoneria illuminata: politica e cultura nell’Europa del


Settecento, Einaudi, Il motivo primo della situazione di instabilità con cui si
apre il Settecento è Torino 1995 (ed. or. 1991).

legato agli effetti del dispiegarsi della preponderanza francese, sostituitasi


sul J. Miller, The Glorious Revolution, Longman, London 1983.
teatro continentale a quella spagnola, che si era venuta lentamente
consumando L.B. Namier, The Structure of Politics at the Accession of
George III, 2 voll., Macmillan, nella seconda metà del Seicento. A seguito
della pace dei Pirenei (1659) e London 1929.

soprattutto dopo l’ascesa al trono di Carlo II d’Asburgo (1665), inetto,


infermo J.H. Plumb, The Growth of Political Stability in England. 1675-
1725, Macmillan, London e senza eredi, la Spagna non è più il campione
invitto della fede cattolica, la 1967.

potenza di riferimento di tutto un universo economico e culturale, ma un A.


Trampus, La Massoneria nell’età moderna, Laterza, Roma-Bari 2001.

G.M. Trevelyan, La rivoluzione inglese del 1688-89, Il Saggiatore, Milano


1968 (ed. or.

paese in declino sociale e morale, il grande malato d’Europa. Il secondo


motivo 1938).

è dovuto all’ascesa di nuove aggressive potenze, decise a modificare gli


equilibri diplomatici e militari stabiliti: non solo l’Inghilterra e le Province
Unite, ma ora anche la Russia, la Svezia e la giovane Prussia, in
competizione per il controllo dell’area del Mar Baltico. Ma vi è un terzo
elemento che spiega la forte instabilità politica di quegli anni ed è
l’incipiente conflitto, sottile ma decisivo, tra il principio di legittimità
dinastica, che la teorizzazione della
potestà assoluta sospinge verso la violazione dei tradizionali limiti, e le
Essendo Carlo II d’Asburgo privo di discendenza, negli ultimi anni del XVII
resistenze dei poteri territoriali. In nome del principio di legittimità, ma certo
secolo diversi accordi di spartizione dell’eredità asburgica vengono siglati
tra anche grazie alla nuova teorizzazione assolutistica, i sovrani si sentono
ora in l’impero, governato dal ramo austriaco degli Asburgo, e la Francia di
Luigi grado di intervenire maggiormente rispetto al passato sui propri
complessi XIV, mentre Inghilterra e Province Unite, interessate all’apertura
dei mercati dinastici, tentando con vario esito di modificarli, plasmandone le
forme coloniali americani della Spagna, seguono con estrema attenzione
l’evolversi istituzionali. Tali interventi suscitano a loro volta l’opposizione
sorda o talora la della situazione. Tuttavia, tali accordi restano lettera morta
in quanto le resistenza manifesta dei tradizionali corpi territoriali, avvezzi a
vedere rispettate potenze europee non riescono ad accordarsi circa la
spartizione dei territori le proprie prerogative. Non si tratta solo di
un’avversione alla novità, pure della monarchia. Inoltre Luigi XIV prepara
con grande abilità la successione largamente presente nella cultura del
tempo. Lentamente e quasi borbonica alla corona spagnola: poco prima di
morire, il 1° novembre 1700, inavvertitamente, si fa strada una sensibilità
per un nuovo e diverso tipo di Carlo II designa quale proprio erede Filippo
d’Angiò (1683-1746), nipote di legittimità, non meramente dinastica, ma che
potremmo chiamare Luigi XIV, con la clausola di rinunciare all’unione
dinastica tra i due regni.

protonazionale. L’idea cioè che un sovrano, anche se non necessariamente


nato Questi assume il nome di Filippo V di Spagna. La lunga competizione
tra le nei domini su cui regna, debba tuttavia corrispondere intimamente alla
due più importanti dinastie d’Europa sembra giunta a un punto di svolta
sensibilità del suo popolo, anzitutto rispettandone i costumi e le usanze,
quella dirimente: infatti, impadronendosi del trono asburgico, i Borbone
realizzano tradizione che ne incarna, per così dire, lo spirito.

un asse franco-spagnolo che minaccia di sottomettere l’intera Europa.


Contro questo pericolo agisce l’imperatore Leopoldo I d’Asburgo (1640-
1705), ben intenzionato a rivendicare la corona spagnola in virtù degli stretti
legami familiari con l’estinto ramo asburgico: egli convince le Province
Unite e l’Inghilterra a formare la cosiddetta Grande coalizione dell’Aja
(1701), un’alleanza internazionale contraria all’insediamento sul trono
iberico di Filippo V, cui in seguito aderiscono la Prussia, il Portogallo, il
ducato di Savoia e vari principi tedeschi.

Le operazioni belliche, iniziate nel 1702, volgono a favore della coalizione


antifrancese. In Spagna l’evento più importante è la ribellione della
Catalogna, che si rifiuta di riconoscere come sovrano Filippo V, indicando
come legittimo successore l’arciduca Carlo d’Asburgo (1685-1740), figlio
dell’imperatore. In Italia gli austriaci hanno la meglio sulle forze franco-
spagnole, conquistando prima Milano (1706) e poi Napoli (1707), mentre la
flotta inglese occupa Gibilterra e l’isola di Minorca e consente l’occupazione
asburgica della Sardegna (1708). La guerra sembra volgere al peggio per i
Borbone, con le truppe alleate che penetrano addirittura in territorio
francese, quando la morte dell’imperatore Giuseppe I, nel 1711, spiana la
strada all’elezione imperiale del fratello minore Carlo, già candidato della
coalizione al trono spagnolo, il quale prende il nome di Carlo VI. Ciò cambia
radicalmente la situazione, in quanto gli alleati di Carlo VI non sono
intenzionati a combattere i Borbone per L’Europa nel 1700

favorire una riedizione della monarchia asburgica di Carlo V (cfr. supra,


cap. 1).

Per tale motivo, nonché per l’orientamento contrario alla guerra


dell’Inghilterra con l’ascesa al potere dei tories, gli alleati abbandonano
Carlo VI 19.1. La guerra di successione spagnola

e concludono con i Borbone il trattato di Utrecht (1713), cui segue quello tra
Spagna e impero a Rastadt (1714).

della fedeltà. Ora, infatti, la lealtà verso gli spagnoli viene a cozzare con la
fedeltà alla dinastia Asburgo, poiché adesso la dinastia legittima di Spagna è
quella dei Borbone, gli storici nemici. Di questa incertezza cercano di
approfittare i consiglieri di Filippo V e, in particolare, il suo primo ministro,
cardinale Giulio Alberoni (1664-1752), che lancia nel 1717 un ambizioso
progetto, non concordato con la Francia, di riconquista dell’Italia, iniziato
con l’occupazione in armi della Sardegna e, l’anno seguente, con il tentativo
di conquistare la Sicilia. La rimessa in discussione di trattati da poco firmati
suscita però una reazione internazionale che obbliga la Spagna a capitolare
e a firmare la pace dell’Aja (1720), con cui sono ribaditi gli accordi di
Utrecht e Rastadt.

L’unica significativa novità, vista la dimostrata incapacità dei Savoia a


difendere la Sicilia, è l’assegnazione dell’isola all’imperatore, mentre ai
Savoia, in cambio, viene ceduta la Sardegna, più prossima al Piemonte e
maggiormente controllabile.

19.2. Unioni e conquiste

L’Europa nel 1714

Il caso della Catalogna, negli anni della guerra di successione spagnola,


mostra bene come, di fronte a radicali contrapposizioni dinastiche, che
Questi trattati, in un certo senso, rappresentano un passaggio epocale,
mettono in gioco la lealtà dei sudditi, si aprano nuove possibilità alla
resistenza poiché ridisegnano la mappa politica europea. La Spagna, con le
colonie dei corpi territoriali tradizionali (cfr. supra, cap. 2). A sua volta,
l’esito di uno americane, viene assegnata a Filippo V di Borbone, ma con
una clausola che scontro armato e concretamente la riconquista in armi di
territori che un vieta il ricongiungimento dei territori spagnoli al trono di
Francia.

tempo erano stati aggregati alla corona solo per discendenza dinastica rende
L’Inghilterra, potenza vincitrice, ottiene le piazzeforti militari e commerciali
di possibile a Filippo V pensare a una riconfigurazione dei loro assetti
giuridici, ivi Gibilterra e Minorca, decisive per la penetrazione nel
Mediterraneo, compresi l’annullamento di privilegi, la modificazione di
confini e la importanti territori in America settentrionale (Terranova e
Nuova Scozia, cioè riorganizzazione politica o amministrativa.
il Canada atlantico) e il lucroso asiento, ossia l’appalto esclusivo del
commercio Va ricordato, in altre parole, come uno Stato conquistato con le
armi degli schiavi nelle colonie spagnole d’America (cfr. infra, cap. 20).
All’impero consenta al principe, almeno teoricamente, una maggiore libertà
di intervento.

sono attribuiti parte dei domini spagnoli e segnatamente i Paesi Bassi Sul
piano giuridico, infatti, il diritto di conquista, di cui i sovrani si avvalgono
meridionali, il regno di Napoli, il regno di Sardegna e lo Stato di Milano. Il
per legittimare i propri atti, esime il reggitore dal dovere di rispettare i
privilegi ducato di Mantova viene annesso al Milanese, a sua volta privato di
concessi o i contratti onerosi stipulati dai suoi predecessori. Tutto il sistema
Alessandria, della Lomellina e di Valenza, cedute al duca di Savoia, il quale
delle immunità, delle franchigie e dei monopoli può adesso essere
rinegoziato, ottiene il regno di Sicilia (con la conseguenza che la dinastia
sabauda può ora e insieme ad esso venire ridisegnata la scala degli onori
nobiliari, grazie ai vuoti fregiarsi di un titolo regio). È evidente che questi
trattati segnano la fine lasciati da quella parte dei gruppi dirigenti che hanno
optato per una diversa dell’egemonia spagnola in Italia e l’inizio della
presenza austriaca.

fedeltà dinastica.

Si tratta di una svolta radicale che divide profondamente le aristocrazie e i In


Spagna Filippo V decide di avviare un moderato processo di ceti dirigenti
della penisola italiana, posti di fronte a un vero e proprio dilemma
riorganizzazione amministrativa che ha come traguardo la relativa, ma, per

l’epoca, notevole unificazione giuridica e amministrativa delle corone di La


lotta per l’egemonia tra le potenze europee ha un’altra pagina Castiglia e
Aragona, sul modello della Francia. Viene così varata una serie di
significativa, agli inizi del XVIII secolo, relativa al controllo del Mar Baltico.
È

piani di riforma dell’amministrazione, riuniti nella Nueva planta (1716), che


un’area importante in quanto snodo dei traffici commerciali via mare
tendono a fare della Spagna un regno maggiormente unificato, annullando o
dell’Europa nord-orientale: qui convergono, ad esempio, per essere esportati
riducendo il grado di autonomia dei singoli regni che tradizionalmente verso
altre zone del continente i grani polacchi e i pellami russi. A seguito della
compongono la monarchia dei re cattolici. Va sottolineato che è da atti come
prima guerra del Nord, combattuta tra il 1655 e il 1660, l’egemonia
all’interno questo che prende avvio il processo di differenziazione politica
delle classi di quest’area era stata assunta dal regno di Svezia, sotto la
dinastia Vasa.

dirigenti spagnole, con le élites castigliane schierate a difesa di un modello


di L’egemonia svedese è tuttavia mal sopportata dalla nobiltà della Livonia
(una Stato per quanto possibile centralizzato e i gruppi dirigenti provinciali
regione oggi a cavallo tra Estonia e Lettonia), che chiede aiuto allo zar di
gradualmente sempre più orientati alla tutela delle autonomie locali.

Russia, Pietro il Grande (cfr. supra, cap. 17), il quale, alleatosi con
Danimarca e Diversa, ma per certi aspetti simile, appare la situazione
creatasi con l’ascesa Polonia, attacca la Svezia nel 1702, approfittando
anche dei suoi problemi sul trono d’Inghilterra (1702) della regina Anna
Stuart, secondogenita di interni, legati alla giovane età del sovrano, Carlo
XII (1682-1718), e ai conflitti Giacomo II (cfr. supra, cap. 18), che decide di
avviare il processo di fra corona e nobiltà. Sorprendentemente il sovrano
svedese si rivela un abile integrazione di Scozia e Inghilterra, unificando i
due regni in uno solo, stratega e riesce, con il sostegno della Gran Bretagna
e delle Province Unite, a chiamato Gran Bretagna (1707). Tale unificazione,
che era stata già vagheggiata costringere in breve la Danimarca alla pace.
Le truppe svedesi invadono poi la (ma mai portata avanti concretamente) al
tempo di Giacomo I, agli inizi del Polonia, obbligando il sovrano Augusto II
Wettin di Sassonia (1670-1733) a Seicento, comporta in sostanza
l’annessione della Scozia, che perde la propria lasciare il trono, sul quale i
nobili polacchi insediano un aristocratico gradito tradizionale autonomia
giuridica e amministrativa, ivi compreso il Parlamento.

alla Svezia, Stanislao LeszczyĔski. La preponderanza militare svedese trova


però Se una parte dell’alta nobiltà scozzese può vedere vantaggi nel
partecipare al un argine insuperabile nella nascente potenza militare russa.
La Svezia non è in Parlamento britannico, a una quota significativa degli
scozzesi, quella di condizione di impedire la penetrazione russa nell’area del
Baltico, dove – alla orientamento giacobita (e cioè nostalgico dei legittimi
sovrani di casa Stuart), foce del fiume Neva – viene dato inizio alla
costruzione di San Pietroburgo, questo atto appare come un sopruso
inaccettabile.

città destinata a divenire la seconda della Russia, dopo Mosca. L’invasione


della Non v’è da stupirsi perciò se la Scozia si ribellerà due volte in
trent’anni Russia da parte di Carlo XII, resa difficile dal rigido inverno,
finisce per (1714 e 1745) nel nome dei diritti degli Stuart. Queste rivolte
finiranno per infrangersi contro la resistenza dell’esercito di Pietro il
Grande nella battaglia nutrire nell’immaginario collettivo, ma anche nella
coscienza del popolo della Poltava (1709). Lo stesso monarca svedese trova
la morte, nel 1718, in scozzese, l’idea di un’identità separata rispetto a
quella inglese. Analoghi occasione di una nuova campagna militare contro la
Russia. Con la pace di episodi di ribellione contro il dominio inglese si
verificano del resto anche in Nystadt (1721) la Svezia è costretta a cedere i
suoi possedimenti in Germania Irlanda. Proprio nello stesso momento in cui
il Parlamento di Londra, con la all’Hannover, alla Prussia e alla
Danimarca. Inoltre essa riconosce le conquiste scelta di un sovrano tedesco
che non parla neppure inglese (cfr. supra, cap. 18), territoriali russe (Livonia
e territori sulle coste del Mar Baltico), mentre in esalta un principio
dinastico del tutto svincolato da logiche di identificazione Polonia viene
reinsediato Augusto II di Sassonia. La Russia entra così a far nazionale, la
messa in atto di mutamenti istituzionali in senso centralizzatore parte a pieno
titolo delle grandi potenze europee, mentre la Svezia vede prepara il terreno
a una radicale opposizione delle province. Forte nella Scozia declinare il suo
controllo del Baltico e il suo ruolo politico-militare nell’area.

del Settecento, tale opposizione getterà anche in Irlanda i germi di quella


L’estrema instabilità della situazione polacca, rivelata dalla seconda guerra
consapevolezza di tipo protonazionale che costituirà la base necessaria per
dar del Nord, non manca di generare un ulteriore conflitto, noto come la
guerra di vita al movimento indipendentista irlandese del XIX secolo.

successione polacca. Infatti, alla morte del re Augusto II (1733), Stanislao


LeszczyĔski avanza nuovamente pretese di successione al trono, appoggiato
ora dalla nobiltà polacca e dalla Francia. Il successore del Re Sole, Luigi XV
(1710-74), ha infatti sposato, nel 1725, la figlia di LeszczyĔski. Queste
pretese 19.3. Le guerre del Nord e la successione polacca cozzano, però,
contro quelle di Augusto III Wettin, figlio del defunto sovrano,

sostenuto a sua volta dall’impero e dalla Russia, che invade la Polonia. I


Alberto di Baviera.

Borbone di Francia e di Spagna, alleati in quello che viene definito il «patto


di L’offensiva prussiana nei territori asburgici porta all’occupazione della
Slesia, famiglia», si lanciano allora in un’offensiva su scala continentale
contro gli mentre le truppe francesi e bavaresi invadono la Boemia. Maria
Teresa decide Asburgo. Mentre i francesi occupano la Lorena e Milano, gli
spagnoli invadono allora di dividere la coalizione avversa, trattando la pace
con Federico II di la Sicilia e Napoli. La successiva pace di Vienna (1738)
stabilisce una Prussia, cui concede la Slesia, regione assai importante per le
sue ricchezze significativa variazione della mappa politica europea.
minerarie (1742). Inoltre, con un’abile politica diplomatica, la sovrana
riesce Il trono polacco viene attribuito ad Augusto III, mentre a LeszczyĔski
viene anche ad attirare dalla propria parte la Gran Bretagna, le Province
Unite e il riconosciuto il ducato di Lorena, ma solo a titolo vitalizio e con il
patto che, regno di Sardegna.

alla sua morte, il territorio passi alla figlia e quindi alla corona francese.
Allo spodestato duca di Lorena, Francesco (1708-63) – marito di Maria
Teresa, figlia dell’imperatore Carlo VI –, viene dato in contraccambio il
granducato di Toscana, in ragione dell’avvenuta estinzione della dinastia dei
Medici (1737).

Da parte sua, l’imperatore deve rinunciare ai regni di Napoli e di Sicilia,


attribuiti a Carlo di Borbone (1716-88), figlio primogenito di Filippo V di
Spagna e di Elisabetta Farnese, mentre il ducato di Parma e Piacenza – in
seguito all’estinzione dei Farnese – viene attribuito all’imperatore, che
conserva lo Stato di Milano.

19.4. La guerra di successione austriaca

Gli equilibri politico-diplomatici continentali sanciti dalla pace di Vienna


non durano a lungo. Appena due anni dopo, nel 1740, la morte
dell’imperatore Carlo VI senza eredi maschi apre la strada a un nuovo
conflitto internazionale.

Anzitutto Carlo VI aveva designato Francesco di Lorena, marito della figlia


Maria Teresa (1717-80), a cingere la corona imperiale. In secondo luogo,
l’imperatore aveva cercato di imporre la successione di Maria Teresa ai
domini ereditari della casa d’Asburgo (Austria, Boemia e Ungheria),
emanando un L’Europa nel 1748

editto di dubbia legittimità, noto come Prammatica sanzione (1713), con cui
aveva modificato la legge di successione, privilegiando la discendenza
diretta, anche se femminile, rispetto a quella collaterale. Una figlia femmina
poteva Forte di queste nuove alleanze e della sostanziale tenuta dei suoi
domini così succedere, in mancanza di eredi maschi, al posto del fratello del
sovrano: austriaci e ungheresi, Maria Teresa attua una serie di campagne
militari erano così estromesse dalla successione le due figlie del fratello
maggiore e coronate da successo in Germania e nei Paesi Bassi asburgici. In
Italia, mentre il precedente imperatore, Giuseppe I, e i loro rispettivi mariti,
l’elettore di regno di Sardegna deve fronteggiare l’offensiva francese, la
repubblica di Sassonia e il duca di Baviera. Non sorprende che, alla morte di
Carlo VI, i Genova, alleata della Francia, viene occupata militarmente dalle
truppe sovrani di Sassonia e Baviera avanzino pretese sui territori austriaci:
con austriache, che si scontrano, però, con un’inattesa rivolta da parte della
l’appoggio di Francia, Spagna, Prussia e Sardegna, rifiutano di riconoscere
la popolazione. L’episodio che dà inizio all’insurrezione – il lancio di una
pietra Prammatica sanzione e sostengono l’elezione al trono imperiale del
duca Carlo contro gli invasori da parte di un ragazzo genovese, Giovan
Battista Perasso detto Balilla – sarà letto in seguito dalla storiografia
nazionalistica come uno dei

primi segni del risveglio di una coscienza nazionale italiana. Esso va


piuttosto 20. L’espansione europea e le nuove gerarchie

considerato come un altro degli episodi di attivazione di forme di resistenza


provinciale ai processi di aggregazione e disgregazione territoriale che una
fase economiche internazionali

di alta instabilità politico-diplomatica rende possibili.

Tale instabilità è naturalmente l’altra faccia della prassi consolidata della


ricerca dell’equilibrio cui mirano tutte le principali potenze europee e che
consiste nell’esigenza di bilanciare e controbilanciare continuamente le forze
dei contendenti, in modo da evitare che una singola potenza prenda
decisamente il sopravvento sul continente. La pace di Aquisgrana (1748), che
conclude la guerra di successione austriaca, sancisce la conquista prussiana
della Slesia e assegna al secondogenito di Filippo V di Spagna il ducato di
Parma e Piacenza concedendo anche modesti vantaggi territoriali al regno
di Sardegna.

Soprattutto, Maria Teresa vede riconosciuta la sua successione ai domini


asburgici e l’elezione del marito Francesco al trono imperiale.

Episodi come la rivolta genovese testimoniano però come le logiche


dinastiche stridano e, a volte, risultino contrastanti con l’identificazione delle
popolazioni in istituzioni territoriali e poteri tradizionali. Di più, esse
finiscono per innescare processi che attivano una sorta di consapevolezza
diffusa della diversità territoriale, processi che costituiranno, alla lunga,
fattori decisivi nella Durante gli ultimi decenni del XVII e per tutto il XVIII
secolo, sulla scia formazione della coscienza nazionale.

delle Province Unite, due nuove potenze, l’Inghilterra e la Francia, si


presentano sullo scenario dei traffici con l’Asia, l’Africa e l’America. Per la
prima volta, le compagnie commerciali europee cominciano a tessere una
tela d’interessi e scambi su scala realmente mondiale. Le rotte dei commerci
Bibliografia

conoscono così una concorrenza sempre più agguerrita fra inglesi, francesi e
olandesi, che sono però fra loro uniti nella volontà di scardinare il
monopolio esercitato da Spagna e Portogallo sulle attività economiche dei
rispettivi imperi P. Alatri, L’Europa dopo Luigi XIV (1715-1731), Sellerio,
Palermo 1986.

coloniali. Con la seconda metà del Settecento, la concorrenza in India e in


Id., L’Europa delle successioni (1731-1748), Sellerio, Palermo 1989.

America settentrionale fra inglesi e francesi si trasforma in un aperto


confronto A. Álvarez-Ossorio Alvariño (a cura di), Famiglie, nazioni e
Monarchia. Il sistema europeo durante la Guerra di Successione spagnola,
in «Cheiron», 39-40, 2003.

militare, la guerra dei Sette anni (1756-63) (cfr. infra, cap. 24), che ha in
palio il J. Duindam, Vienna e Versailles. Le corti di due grandi dinastie rivali
(1550-1780), Donzelli, primato coloniale e commerciale mondiale. A uscire
vittoriosa è la Gran Roma 2004 (ed. or. 2003).

Bretagna che, alla fine del XVIII secolo, è la vera dominatrice dei mari del
G. Quazza, Il problema italiano e l’equilibrio europeo (1720-1738), Società
subalpina di storia globo grazie alla maggiore marina mercantile e da
guerra del tempo.

patria, Torino 1965.


Proprio tali conflitti fanno da catalizzatori all’avvio di una nuova fase,
quella Id., La decadenza italiana nella storia europea. Saggi sul Sei-
Settecento, Einaudi, Torino 1971.

dell’affermazione del dominio politico-territoriale delle compagnie V.-L.


Tapié, Monarchie e popoli del Danubio, SEI, Torino 1972 (ed. or. 1969).

commerciali europee nelle aree su cui gravitano i rispettivi interessi


economici.

Id., L’Europa di Maria Teresa, Mondadori, Milano 1982 (ed. or. 1973).

Mutano in sostanza le forme della presenza europea negli altri continenti: M.


Verga (a cura di), Dilatar l’Impero in Italia. Asburgo e Italia nel primo
settecento, in aumentano gli insediamenti coloniali, soprattutto in America
settentrionale e

«Cheiron», 21, 1994.

in alcune parti dell’Asia, e si intensificano le relazioni economiche fra i paesi


europei e il resto del mondo, come prova l’aumento del volume complessivo
degli scambi. Non si tratta peraltro di rapporti paritetici, ma degli esordi
dell’instaurazione di una vera e propria gerarchia mondiale nei rapporti
dell’Oceano Atlantico. Esso riesce infatti a riprendere il controllo del Brasile
e economici, politici e umani, che ha al proprio centro l’Europa e che
sfocerà nel delle basi in Angola. Il primo diventa la nuova frontiera
dell’espansione colonialismo del XIX secolo.

coloniale portoghese: nel 1649 viene fondata la Compagnia generale del


commercio del Brasile ( Companhia Geral de Comércio do Brazil). La
presenza lusitana conosce un’importante trasformazione rispetto al passato:
partendo dalla catena di stazioni commerciali situate sulla costa si comincia
a colonizzare il territorio brasiliano e a sfruttarne gli ampi spazi. Nel corso
del Seicento la coltivazione della canna da zucchero, importata negli ultimi
decenni del secolo precedente dalle Azzorre, si sviluppa sino a diventare la
principale attività. Per lavorare nelle piantagioni del Nord del Brasile non
sono però sufficienti gli indigeni sopravvissuti alla spietatezza dei
colonizzatori; si ricorre quindi all’importazione di schiavi dall’Africa
occidentale e segnatamente dalla colonia portoghese dell’Angola.

La scoperta di cospicui giacimenti d’oro (1697) e di diamanti (1729) nella


provincia di Minas Gerais, oltre all’incremento del traffico di manodopera
schiava per lavorare nelle miniere, produce due importanti conseguenze: lo
spostamento verso il Sud dell’asse economico della colonia, con il decollo di
Rio de Janeiro, porto della zona mineraria, e l’afflusso di coloni sempre più
numerosi, al punto che, alla fine del Settecento, risiedono in Brasile circa 2

milioni di Portoghesi, vale a dire tanti quanti vivono nella madrepatria.


Inoltre, grazie all’oro, il Brasile è in grado di acquistare merci europee, in
primo luogo manufatti tessili inglesi. I gruppi mercantili inglesi, nei primi
decenni del XVIII Colonie e commerci europei nel Settecento

secolo, avviano un’opera di penetrazione economica tanto in forza degli


accordi sanciti dal trattato anglo-portoghese di Methuen (1703), quanto
ricorrendo al contrabbando ai danni del monopolio commerciale che la 20.1.
I cambiamenti negli imperi coloniali del Portogallo e della madrepatria
esercita sui traffici della sua colonia americana.

Dopo il 1766 il calo della produzione d’oro delle miniere del Minas Spagna
favorisce una ripresa delle attività agricole nel Nord del paese, che
riacquistano il primo posto nelle esportazioni anche grazie all’introduzione
delle colture del Nel corso della seconda metà del Seicento, gli imperi
coloniali più antichi, tabacco e del cotone. Questi prodotti alimentano i
traffici con la Gran quelli del Portogallo e della Spagna, risentono
inevitabilmente del declino delle Bretagna, che infatti, oltre ad essere il
maggior alleato politico, è anche il rispettive corone sulla scena politica
europea, nonché della sempre più incisiva principale partner commerciale
del Portogallo, che importa grano, tessuti e azione delle compagnie
commerciali olandesi, inglesi e francesi. Mentre è manufatti inglesi
pagandoli con l’oro e le derrate agricole brasiliani.

ancora in atto la guerra d’indipendenza dalla Spagna, la corona portoghese


Diverso è il caso dell’impero coloniale della Spagna, che si concentra per lo
arriva a concludere un’alleanza politica ed economica con l’Inghilterra: nel
più in America centrale e meridionale. Da un punto di vista formale, il regno
1662, l’importante base indiana di Bombay viene ceduta agli inglesi come
dote iberico continua a esercitare il monopolio dei traffici con le sue colonie
della principessa lusitana che sposa il re Carlo II Stuart.

americane. In realtà esso incontra oggettive difficoltà che limitano il suo La


progressiva contrazione del ruolo portoghese nello scenario asiatico è,
effettivo esercizio. Anzitutto le grandi distanze da coprire con la navigazione
a almeno in parte, compensato dai successi che il paese ottiene sullo
scacchiere vela fra il porto di Siviglia – sostituito nel 1717 da Cadice – e il
Nuovo Mondo cui si aggiungono le insidie rappresentate dagli attacchi di
corsari e nemici (gli

olandesi e gli inglesi). In secondo luogo, vi sono le debolezze strutturali


egemone degli olandesi nei traffici internazionali, togliendo loro, durante la
dell’economia spagnola che, sin dalla fine del Cinquecento, non si dimostra
in seconda metà del secolo, il primato nell’intermediazione e nel trasporto
merci grado di produrre i manufatti richiesti dalle società coloniali (cfr.
supra, cap.

per conto terzi. Alla fine del Settecento la Gran Bretagna esercita in pratica
il 15): la Spagna è costretta infatti ad acquistarli negli altri paesi europei,
monopolio mondiale dei servizi marittimi: dal noleggio di navi e ciurme
pagandoli con l’argento americano. Inoltre, tra XVII e XVIII secolo si
sviluppa all’assicurazione di imbarcazioni e mercanzie trasportate.

un’intensa attività di contrabbando condotta con l’America spagnola dai


Anche la sua diretta rivale, la Francia, conosce una notevole crescita dei
mercanti olandesi, francesi e soprattutto inglesi. Proprio questi ultimi, grazie
traffici, benché – dopo essersi liberata dalla subordinazione ad Amsterdam –
sia alla complicità delle colonie portoghesi in Brasile, riescono a penetrare
con i costretta a subire la supremazia navale e commerciale della Gran
Bretagna.

loro manufatti in tutta l’America meridionale, mentre i francesi inviano flotte


Come nel caso di quest’ultima, l’espansione degli scambi facenti capo alla
cariche di prodotti europei di cui il mercato coloniale fa grande richiesta. La
Francia è legata al mercato coloniale americano e alla crescita delle
compiacenza e la complicità delle autorità locali è tale che nel periodo 1701-
25

importazioni di prodotti che sono, a loro volta, riesportati nel resto


d’Europa.

il commercio del viceregno del Perù è assicurato al 60 per cento da navi Pur
fra mille difficoltà, la Compagnia francese delle Indie occidentali e francesi.

attraverso di essa la corona riescono a soppiantare gli olandesi nel


monopolio Altro elemento importante è quello della tratta degli schiavi
africani verso le commerciale con le colonie francesi delle Antille (Santo
Domingo, Guadalupa, colonie spagnole in America. Sin dal XVI secolo la
Spagna, per far fronte alla Martinica), le cui piantagioni producono grandi
quantità di zucchero. Dalla domanda, preferisce ricorrere al metodo dell’
asiento: si tratta di una sorta di colonia del Canada giungono invece ai porti
atlantici della Francia pellicce, appalto – con relativo monopolio – del
commercio di schiavi con le colonie derrate agricole, pesce, ferro e legname.

spagnole, che viene attribuito per mezzo di una gara internazionale a singoli
o a Il ventennio 1721-42, nel quale la Gran Bretagna è guidata da Walpole
(cfr.
compagnie. Nel 1700 la Francia, grazie all’ascesa al trono spagnolo di
Filippo V

supra, cap. 18), vede un notevole rafforzamento delle basi economiche del di
Borbone, si aggiudica l’ asiento de negros. Esso peraltro si aggiunge alla
fiorente paese. La classe dirigente whig, di cui Walpole è espressione, punta
tratta degli schiavi che le compagnie fornite di regolare monopolio della
corona essenzialmente al benessere interno e alla difesa delle libertà
tradizionali, francese svolgono fra l’Africa occidentale e le piantagioni delle
sue colonie nelle ritenendo che la potenza economica britannica sia meglio
tutelata dalla pace.

Antille. Il trattato di Utrecht (1713) attribuisce però alla Gran Bretagna non
Ciò comporta una relativa estraneità dell’Inghilterra rispetto ai conflitti
politici solo l’esclusiva nella fornitura di schiavi africani nelle colonie
spagnole, ma continentali. Tuttavia, gli stessi gruppi mercantili e industriali
che hanno anche il permesso d’inviare ogni anno alle due maggiori fiere
coloniali un sostenuto per anni Walpole cominciano in seguito a voltargli le
spalle, vascello carico di merci britanniche. È solo un primo passo verso
l’apertura ritenendo più proficua una politica estera aggressiva nei riguardi
di Spagna e formale dell’impero spagnolo agli scambi internazionali. Poco a
poco l’America Francia. Approfittando di ricorrenti episodi di corruzione
che coinvolgono la spagnola, così come quella portoghese, diventa una vera
e propria colonia maggioranza parlamentare, William Pitt (1707-78) detto il
Vecchio, con una commerciale inglese.

serie di ripetute campagne di stampa e di offensive parlamentari, riesce a


ottenere le dimissioni di Walpole. Entrato al governo nel 1746, Pitt
rappresenta gli interessi e le aspettative di quei settori della società inglese
che vogliono un governo impegnato nella difesa e nell’espansione dei
possedimenti 20.2. La Gran Bretagna alla conquista dell’impero coloniali. È
da questi orientamenti che scaturisce la partecipazione inglese alla
cosiddetta guerra dei Sette anni (1756-63), un conflitto europeo che vede, per
Nel corso del XVIII secolo l’Inghilterra diventa la prima potenza ragioni
distinte, la Gran Bretagna e la Prussia alleate contro la Francia, l’Austria
commerciale del globo. Gradualmente la legislazione degli Atti di
navigazione e la Russia (cfr. infra, cap. 24). Dal punto di vista britannico si
tratta di un (cfr. supra, cap. 17) favorisce lo sviluppo di una florida industria
navale e il conflitto condotto al fine esclusivo di sconfiggere la concorrenza
francese formarsi di una potente marina, mercantile e militare. Grazie a tali
strumenti le nell’espansione coloniale in America settentrionale e in India. In
America compagnie commerciali inglesi si dimostrano in grado di erodere la
posizione settentrionale, in particolare, i coloni inglesi e francesi si sono
ripetutamente scontrati a causa dell’espansione verso ovest, i primi
muovendo dalle tredici

colonie lungo la costa atlantica e i secondi, più da settentrione, a partire dai


dell’Africa occidentale. Qui tali mercanzie sono vendute in cambio di
schiavi, loro possedimenti nel Canada orientale. La posta in gioco è il
controllo avorio e oro. Gli schiavi africani sono trasportati in America
centrale e dell’Ohio, zona nella quale i francesi hanno stretto alleanza con le
locali tribù meridionale, dove fruttano zucchero, legnami pregiati, tabacco e
cotone indigene di pellerossa, conosciuti come «indiani». Dopo una serie di
rovesci ed grezzo. Oro e avorio prendono invece la via dell’Estremo Oriente
per essenzialmente grazie all’ostinazione politica di Pitt, gli inglesi riescono
a acquistare tessuti di seta e di cotone, tè, caffè e spezie che vengono spediti
in conquistare importanti piazzeforti francesi e a occupare il Quebec e la sua
Inghilterra, da dove sono commercializzati in tutta Europa. Nel Vecchio
capitale, Montreal (1759-60). In ragione di ciò, nella pace di Parigi (1763),
che Continente i mercanti britannici acquistano quelle merci di cui
l’Inghilterra conclude la guerra dei Sette anni, la cartina politica
dell’America settentrionale non dispone e che sono richieste dal mercato
interno oppure servono, a loro viene ridisegnata a favore della Gran
Bretagna, che ottiene dalla Francia il volta, per essere riesportate (legname
del Baltico, canapa, pece e catrame, lino, Canada e tutti i territori a est del
fiume Mississippi e dalla Spagna la Florida.

ferro svedese e russo, vino e frutta del Mediterraneo).

Tanto interesse per il continente americano è spiegabile con il fatto che Il


ruolo essenziale del commercio di schiavi africani si basa sulla domanda di
esso, nel Settecento, diventa il principale mercato di sbocco per le merci
manodopera per le piantagioni di canna da zucchero delle colonie delle
Antille.
europee, dopo l’Europa e il bacino del Mediterraneo. Nel Nuovo Mondo ha
Man mano che tali piantagioni aumentano di dimensioni trasformandosi in
luogo, infatti, una notevole crescita della popolazione, dovuta non solo al
fatto vere e proprie aziende agricole, cresce anche il fabbisogno di
manodopera che nascono più esseri umani, ma anche all’arrivo di emigrati
dall’Europa e di servile. L’importazione di schiavi neri dall’Africa
occidentale nelle colonie schiavi dall’Africa. Ne consegue un aumento della
domanda di una vasta europee del Mar dei Caraibi, già presente nel
Cinquecento, conosce una forte gamma di manufatti (dai diversi tipi di
tessuto agli utensili di ferro) che devono espansione nel tardo Seicento. Nel
corso del XVIII secolo la tratta degli schiavi essere importati dall’Europa,
dal momento che nel Nuovo Mondo non vi sono verso le colonie americane
rappresenta una delle direttrici dei commerci manifatture. Del resto, le stesse
potenze coloniali non incoraggiano la nascita di triangolari fra Europa,
Africa e America. Tale grande corrente di traffico è in attività produttive che
possano in alcun modo fare concorrenza a quelle della grado di mobilitare
interessi e capitali in mezzo mondo: fra il 1701 e il 1800

madrepatria.

vengono comprati e condotti come schiavi in America oltre 6 milioni di La


Gran Bretagna è il paese europeo che trae i maggiori benefici africani per
opera di trafficanti di varie parti d’Europa e delle colonie del Nord
dall’ampliamento del mercato americano, soprattutto grazie al commercio
dei America. Le compagnie britanniche che si dedicano alla tratta finiscono
ben tessuti di cotone e lino di provenienza indiana. A partire dal 1750, essa
conosce presto per occupare il primo posto nella classifica settecentesca del
commercio un vero e proprio boom delle esportazioni, con una posizione di
primo piano degli schiavi africani. Solo nel 1808 il Parlamento di Londra
decreterà proprio del settore tessile: nel 1750-59 il cotone e la lana coprono
da soli il 56

l’abolizione della tratta nelle colonie britanniche, aprendo una campagna


per cento del valore del commercio con l’estero; nel 1800-1809 tale
internazionale a tale scopo.

percentuale salirà al 67 per cento. Per quel che riguarda la destinazione


delle merci, il 10 per cento delle esportazioni inglesi viene assorbito dal
continente americano nel 1700-1701; tale quota sale al 37 per cento nel
1772-73 e a ben il 57 per cento nel 1797-98.

20.3. Nuove egemonie e nuovi commerci con l’Asia I traffici con l’America
s’inseriscono in una vasta rete di commerci fra le varie parti del mondo che
le compagnie commerciali britanniche organizzano Nel corso del tardo
Seicento e del Settecento i rapporti economici instaurati nella prima metà del
Settecento. Il principio ispiratore è molto semplice e per dalle compagnie
commerciali europee con i mercati asiatici conoscono alcuni nulla originale,
se non per il fatto di essere applicato su scala mondiale: si tratta significativi
cambiamenti. In primo luogo, si riduce il valore delle importazioni di pagare
le merci acquistate con altre merci e quindi di porre rimedio a una di spezie
e aumenta quello dei manufatti, soprattutto tessili (cotone indiano e secolare
emorragia di metalli preziosi verso l’Asia. Si va quindi strutturando un seta
cinese). Infatti, se nel 1621 le spezie e i tessuti asiatici rappresentano sistema
di scambi multilaterali che coinvolge ben quattro continenti e che ha il
rispettivamente il 74 e il 16,1 per cento delle merci importate dalla
Compagnia proprio cuore finanziario a Londra: dalla Gran Bretagna
partono armi, oggetti inglese delle Indie orientali (EIC), nel 1698-1700 le
proporzioni sono quasi metallici e alcolici inglesi, nonché manufatti indiani
di cotone, alla volta

invertite, essendo diventate il 22,9 e il 54,7 per cento. Allo stesso modo si
britannici introducono in Europa e che incontra grande successo nel XVIII
registra un’inversione di tendenza nella composizione delle merci vendute
sulla secolo: il tè cinese. Vi è però un problema: l’unica moneta di scambio
accettata piazza di Amsterdam dalla Compagnia olandese delle Indie
orientali: le spezie e in Cina – come si è detto – è l’argento. Per rimediare
alla continua e i tessili passano, rispettivamente, da oltre il 59 e il 17,5 per
cento del valore tradizionale emorragia di argento europeo verso l’Asia, gli
uomini della EIC, complessivo delle mercanzie vendute nel 1648-50 al 38 e
al 43,4 per cento nel soprattutto a partire dal 1730, cominciano a pagare il
tè mediante il 1698-1700.

contrabbando di una merce assai richiesta dal mercato cinese, ancorché


Inizialmente la Compagnia olandese si è servita dei filati e dei tessuti di
proibita: l’oppio. Grazie alla produzione di quest’ultimo nel Bengala, la
cotone indiano per acquistare spezie nell’arcipelago indonesiano e
risparmiare il compagnia inglese riesce ad assumere il controllo del
redditizio commercio del prezioso argento. Tuttavia, il cotone viene scoperto
anche dalla moda europea tè dalla Cina.

e dai piantatori delle colonie del Centro e del Sud America, che hanno
bisogno L’incremento del commercio dei manufatti tessili e del tè favorisce lo
di tessuti leggeri e di poco prezzo per vestire gli schiavi che cominciano ad
spostamento del centro dell’attività della compagnia inglese dalla costa
affluire dall’Africa. Il principale produttore dei manufatti di cotone è l’area
occidentale a quella orientale dell’India: Calcutta diventa la sua sede
principale.

nord-orientale dell’India – e in particolare il Bengala –, sulle cui coste, nel


Inoltre ha inizio, nei primi decenni del Settecento, la progressiva
penetrazione corso della seconda parte del XVII secolo, si sono stabilite
alcune basi della EIC nella vita politica indiana al fine di meglio tutelare i
propri sempre commerciali inglesi e francesi. È l’agenzia di Calcutta della
EIC (fondata nel più consistenti interessi economici. Ciò anche perché, a sua
volta, la 1690) ad aggiudicarsi di fatto il controllo dell’esportazione di
questa merce Compagnia francese delle Indie orientali cerca di introdursi
nei sempre più molto richiesta in Europa. Qui riscuotono particolare
successo i calicò (tessuti proficui traffici dell’Europa con l’India occidentale.
Nel Bengala, a leggeri che prendono il nome da Calicut), le mussole bianche
di Dacca e i Chandernagore, la compagnia francese – che a differenza di
quelle inglese e chintz stampati a colori vivaci di Musulipatam e Madras. Le
sole importazioni olandese non è una società indipendente di mercanti, ma
un’istituzione di calicò in Inghilterra aumentano da 500.000 pezze nel 1701-
10 a 980.000

pubblica che dipende dalla corona – apre una base commerciale. Nel 1744 la
negli anni 1731-40: come scrive il mercante inglese John Cary, nel 1699,
«ben rivalità economica tra Francia e Inghilterra si trasforma in uno scontro
aperto pochi pensano di essere ben vestiti se non si sono messi addosso abiti
di calicò».

nel quale sono coinvolti anche i principi indiani, complice la guerra allora in
Gli agenti della EIC battono sul tempo i concorrenti olandesi, avendo atto
tra le due potenze sullo scenario europeo (guerra di successione austriaca,
messo per primi l’occhio sulla produzione bengalese, e si rivelano più abili
1740-48). Il conflitto in India prosegue anche dopo la conclusione della pace
in nell’intessere proficui rapporti con i mediatori locali. Inoltre la EIC, a
Europa, fino agli accordi franco-inglesi del 1754 che mirano a rendere
neutrali differenza della compagnia rivale, lascia ai suoi rappresentanti e
funzionari la tutti i territori al di là del Capo di Buona Speranza. Tuttavia, è
l’Inghilterra ad facoltà di avviare proprie attività commerciali su scala
locale, riservandosi il avere rafforzato le proprie posizioni, grazie al
predominio navale.

monopolio dei traffici fra l’India e l’Europa.

Non a caso l’India è il secondo scenario bellico extraeuropeo in cui Francia


L’invasione del mercato britannico da parte dei tessuti di cotone indiani a e
Gran Bretagna si affrontano in occasione della guerra dei Sette anni (cfr.
infra, basso prezzo spinge gli industriali lanieri a ottenere dal Parlamento,
nel 1701 e cap. 24). Le forze britanniche, guidate da Robert Clive,
sconfiggono i francesi nel 1721, leggi volte a scoraggiare l’importazione dei
calicò indiani. Tali e i loro alleati bengalesi e quindi conquistano, dopo un
lungo assedio, provvedimenti hanno il risultato di stimolare in Inghilterra la
produzione di l’importante base di Pondicherry (1760). Il successivo trattato
di pace stabilisce manufatti di cotone di bassa qualità per far fronte alla
domanda dal resto la definitiva affermazione dell’egemonia britannica in
India. Con la fine delle d’Europa, dall’America e dall’Africa: cresce perciò
l’importazione di cotone ostilità, la compagnia assume prima di fatto e, dal
1765, anche formalmente greggio, che diventa una materia prima
fondamentale per la nascente industria l’amministrazione del territorio del
Bengala e diventa la padrona della sua cotoniera.

economia, con i molti vantaggi del caso. La presenza della Compagnia


francese Al fine di evitare la continua emorragia di argento verso l’Asia e in
special delle Indie orientali nel subcontinente indiano comincia a declinare,
fino a mondo verso la Cina, dove il metallo prezioso è l’unica moneta
accettata, le giungere alla sua soppressione nel 1790. Anche commerci come
quello del compagnie europee ricorrono sempre di più ai commerci
triangolari. In questo salnitro – di cui i paesi europei hanno bisogno per
fabbricare la polvere da sparo caso un ruolo fondamentale è giocato da un
altro prodotto che i mercanti e che sono in mano olandese – diventano un
monopolio inglese. Infine, non

solo si arresta l’emorragia di argento per pagare i prodotti indiani, che


d’ora in settentrionali, Province Unite e Inghilterra. È però vero che nel
corso del avanti vengono scambiati con merci europee ai prezzi fissati dalla
EIC, ma XVIII secolo il Mediterraneo cessa di essere l’area degli scambi
commerciali quest’ultima diventa erogatrice di servizi ai principi indiani
sotto forma di più intensi e profittevoli. I traffici dell’Atlantico sono diventati
i più importanti prestiti di denaro e di fornitura di contingenti di soldati, fino
ad assumere il in valore, se non in volume, e sulle rotte che collegano
Europa, Asia, America controllo della riscossione delle imposte e
dell’amministrazione delle finanze e Africa sono comparse nuove mercanzie
delle quali i paesi del Mediterraneo locali.

sono semplici acquirenti. Per giunta, anche quelle realtà che fino al Seicento
Ben presto gli operai tessili e i produttori di seta grezza si vedono costretti
sono state all’avanguardia nella produzione manifatturiera e nei commerci
per legge a fornire alla EIC il grosso della loro produzione ai prezzi da essa
internazionali, come l’Italia centro-settentrionale e alcune zone della
penisola stabiliti. Al tempo stesso, i mercanti indiani, che fino a quel
momento hanno iberica, non solo hanno visto declinare inarrestabilmente le
proprie attività svolto una proficua intermediazione con gli inglesi, vengono
sostituiti da agenti economiche, ma hanno perduto il controllo della
commercializzazione dei loro indiani e da funzionari inglesi che trattano
direttamente con gli artigiani.

prodotti (cfr. supra, cap. 15).

Inoltre, non appena la EIC riesce a ottenere il controllo sulle entrate


pubbliche Nel Settecento le flotte olandese, inglese e francese dominano gli
scambi nel del ricco Bengala, non ha più bisogno di importare argento in
India e può bacino del Mediterraneo sia sotto il profilo dei servizi marittimi
sia per quanto servirsi dell’attivo del bilancio non solo per pagare le proprie
esportazioni dal riguarda la vendita di prodotti coloniali, come lo zucchero e
il caffè, sia per il Bengala, ma anche per provvedere all’argento per
l’acquisto di tè e seta in Cina commercio di pesce, grano, bestiame,
manufatti tessili e metallici e per e coprire le spese amministrative della
compagnia in Inghilterra. Si calcola che l’approvvigionamento di metalli
(soprattutto ferro, piombo, stagno e rame). In dal 1757 al 1780 siano stati
prelevati nel Bengala, in maniera più o meno lecita, cambio i paesi
mediterranei esportano uva passa, frutta secca, vino e olio.

e trasferiti in Inghilterra sotto forma di merci e denaro oltre 38 milioni di


Occorre comunque tener presente che nel funzionamento degli scambi sono
sterline. È questo il primo passo verso la nascita del sistema coloniale
britannico presenti livelli e tipologie diversi: da una parte, mantengono una
certa in India, che solleva forti discussioni in Inghilterra a causa del
monopolio floridezza le correnti di traffico a breve distanza, ad esempio fra
una città e il esercitato dalla EIC – pagato peraltro con il versamento di
ingenti somme territorio circostante, e quelle a medio raggio, che fanno capo
ad alcune realtà all’erario pubblico –, e dell’ampio ricorso alla corruzione
di uomini politici per urbane di tradizione mercantile come Genova,
Marsiglia e Barcellona; mantenere le proprie posizioni. Nel 1773 il
Parlamento inglese approva la dall’altra, vi sono i traffici a lunga distanza,
che nel Settecento sono ormai nomina del primo governatore generale del
Bengala. Nel frattempo, il nuovo dominati da mercanti e merci provenienti
dall’Inghilterra, dalla Francia e dalle conflitto con la Francia (1778-83)
provoca un ulteriore ampliamento dei Province Unite. Tipico è il caso dei
territori ottomani del Mediterraneo territori direttamente controllati dalla
EIC. A questo punto diventa inevitabile orientale, un tempo mercato di
sbocco delle manifatture tessili italiane, ora l’intervento del potere politico
britannico. Nel 1784 e nel 1813 il Parlamento dominio pressoché
incontrastato dei panni dell’Europa settentrionale.

inglese vota due leggi (l’ India Act e il Charter Act) con cui pone le attività
della Il Mezzogiorno d’Italia, specialmente nella seconda metà del XVIII
secolo, compagnia sotto il controllo politico, finanziario e militare delle
autorità di conosce una notevole penetrazione economica britannica.
Interessante, a Londra e ne abolisce il monopolio del commercio con l’India.

questo proposito, è il caso della Sicilia, che si trova soggetta a una


dipendenza per così dire «multipla»: infatti l’isola, per il commercio
d’importazione e per i traffici di medio raggio, fa capo ai porti italiani di
Napoli, Livorno e Genova, mentre, per quel che concerne l’esportazione
delle proprie merci sulle rotte 20.4. Il ruolo del Mediterraneo nella nuova
divisione internazionali, deve ricorrere alle flotte atlantiche. In questo modo,
la Sicilia si internazionale del lavoro

viene a trovare all’estremità inferiore della gerarchia degli scambi quale


mera esportatrice di materie prime e prodotti grezzi (grano, vino, seta
greggia, sale, soda ecc.) e importatrice di manufatti inglesi, francesi e
tedeschi e di prodotti Da tempo gli storici hanno abbandonato la visione
tradizionale di un’area coloniali.

mediterranea che entra in una fase di decadenza plurisecolare prima a causa


Una voce importante nella bilancia commerciale della penisola italiana è
delle grandi scoperte geografiche e quindi dell’ascesa economica delle
potenze rappresentata dall’esportazione di notevoli quantitativi di seta
greggia e di filo

di seta per le manifatture della Francia (in particolare Lione), della


Germania 21. Vita urbana e mondo rurale

meridionale e dell’Inghilterra. La diffusione nel tardo Seicento della


coltivazione del gelso nelle campagne italiane fa in modo che la penisola,
alla fine del Settecento, produca ben il 75 per cento di tutta la seta greggia
europea.

Anche nello sviluppo della produzione serica si registra una differenza


significativa fra la situazione dell’Italia centro-settentrionale, dove essa
cresce di quattro volte rispetto al Seicento, e quella del Mezzogiorno – che
pure ha introdotto per primo la gelsibachicoltura –, dove i progressi sono più
contenuti. Tale diversità si riflette nel tipo di seta esportata: la parte centro-
settentrionale si specializza nella produzione e vendita di filato di seta –
ossia di un prodotto semilavorato –, che prende la strada dei setifici francesi
dove viene trasformato in tessuto finito; il Mezzogiorno invece si dedica
soprattutto all’esportazione di seta greggia: si calcola che da qui, verso il
1780, provenga ben il 60-70 per cento di tutte le esportazioni di seta greggia
della penisola.

A partire dall’ultimo decennio del Cinquecento la grande maggioranza delle


Bibliografia

popolazioni europee, tanto nelle città quanto nelle campagne, conosce un


deciso peggioramento delle proprie condizioni di vita (cfr. supra, cap. 15).

Infatti la crescita demografica si traduce, da una parte, in un notevole


aumento M. Aymard, La fragilità di un’economia avanzata: l’Italia e le
trasformazioni dell’economia europea, in R. Romano (a cura di), Storia
dell’economia italiana, vol. II, Einaudi, Torino dell’offerta di manodopera e
in una riduzione dei salari agricoli e, dall’altra, in 1991, pp. 5-137.

un incremento dei redditi per i grandi proprietari terrieri. In pratica, vi è una


H. Furber, Imperi rivali nei mercati d’Oriente 1600-1800, Il Mulino,
Bologna 1986 (ed. or.

notevole richiesta di terra da coltivare da parte delle famiglie contadine,


dove 1976).

un maggior numero di bocche da sfamare implica la crescita


dell’autoconsumo, C. Hill, La formazione della potenza inglese. Dal 1530 al
1780, Einaudi, Torino 1977 (ed.

cioè della tendenza a produrre derrate agricole e manufatti con lo scopo or.
1967).

primario e talora esclusivo di soddisfare le esigenze della sopravvivenza. Al


J.I. Israel, Dutch Primacy in World Trade, 1585-1740, Clarendon Press,
Oxford 1991.

contempo, vi è un’ampia domanda di prodotti agricoli destinati alla vendita


nei H.S. Klein, Il commercio atlantico degli schiavi, in V. Castronovo (a cura
di), Storia mercati cittadini, regionali o internazionali. L’incremento della
popolazione e dell’economia mondiale, vol. II, Dalle scoperte geografiche
alla crescita degli scambi, Laterza, della domanda di prodotti agricoli spinge
i proprietari che gestiscono in prima Roma-Bari 1997, pp. 427-45.

S. Laudani, La Sicilia della seta. Economia, società e politica, Meridiana


Libri, Catanzaro persona le loro terre ad accrescere le proprie entrate
producendo 1996.

semplicemente di più, grazie all’estensione delle coltivazioni, e pagando


bassi F. Mauro, L’espansione europea 1600-1870, Mursia, Milano 1977 (ed.
or. 1967).

salari ai braccianti. È un fenomeno che si manifesta in tutto il continente I.


Wallerstein, Il sistema mondiale dell’economia moderna, vol. II, Il
mercantilismo e il europeo: in una fase di alti prezzi agricoli, si ha una
notevole riduzione del consolidamento dell’economia-mondo europea 1600-
1750, Il Mulino, Bologna 1982 (ed.

potere d’acquisto dei salari, ossia del loro valore reale in rapporto al costo
della or. 1980); vol. III, L’era della seconda grande espansione
dell’economia-mondo capitalistica vita.

1730-1840, Il Mulino, Bologna 1995 (ed. or. 1989).

Un’altra ragione del peggioramento del tenore di vita delle popolazioni


rurali europee nel XVI secolo è l’avvio del processo di progressiva
eliminazione della piccola proprietà contadina soprattutto nella Francia
meridionale, in Italia e nella penisola iberica. A causa dell’aumento
demografico, la terra posseduta da una singola famiglia viene distribuita fra
un numero sempre maggiore di

eredi, dando luogo a una vera e propria polverizzazione della proprietà:


poderi soprattutto, dall’esistenza di un quadro giuridico (con contratti
d’affitto di sempre più piccoli non sono però in grado di soddisfare le
esigenze alimentari lunghissima durata o con istituti come il fedecommesso)
che ostacola la minime dei nuclei familiari. I contadini si vedono quindi
obbligati ad compravendita della terra e l’attuazione di migliorie per
renderla più acquistare cereali sul mercato a prezzi sempre più alti e a
vendere la loro forza produttiva. Le esportazioni di derrate agricole da
queste aree nel corso del lavoro in cambio di salari sempre più ridotti. Di
fronte a queste difficoltà, essi primo Settecento sono rese possibili
dall’estensione delle terre coltivate e dalla sono costretti a indebitarsi con i
grandi proprietari, con esponenti dei ceti ridotta domanda interna legata alla
stagnazione demografica. Nel caso di mercantili o imprenditoriali urbani o
altri soggetti di estrazione cittadina.

Francia, Spagna e Italia, le rese dei cereali si mantengono sostanzialmente


Questa è spesso la via maestra che porta al sequestro o alla vendita dei
terreni stabili fra la seconda metà del Seicento e i primi due decenni
dell’Ottocento, per insolvenza. Cresce quindi nel mondo rurale il peso della
media e grande nonostante il lieve incremento che si registra nel periodo
1750-99. Con proprietà fondiaria e si diffonde la pratica del lavoro salariato
e degli affitti.

l’importante eccezione delle aree intorno alle città, l’agricoltura del Gli anni
intorno alla metà del XVII secolo rappresentano, in un certo senso,
Mezzogiorno della penisola italiana si dedica quasi esclusivamente alla un
periodo di svolta per la storia delle campagne e, più in generale,
cerealicoltura estensiva e all’olivicoltura.

dell’economia europea. Da questo momento, infatti, l’evoluzione delle


diverse Il quadro della Catalogna o dell’Italia centro-settentrionale è molto
diverso, realtà produttive e demografiche comincia a differenziarsi in
maniera sempre anche grazie alla maggior disponibilità di un elemento
fondamentale per più profonda. Rispetto al passato i fenomeni economici e
l’andamento della l’agricoltura: l’acqua. Nella pianura della bassa
Lombardia, dell’Emilia e della popolazione conoscono scansioni
cronologiche sempre più differenziate a Romagna particolarmente ricca di
acque – da cui la definizione di pianura seconda delle aree geografiche. I
prezzi dei prodotti agricoli, ad esempio, caduti irrigua – prende slancio lo
sfruttamento intensivo della terra. Grazie alle ovunque nel corso degli anni
della crisi, mostrano livelli assai diversi. Non che importanti opere di
canalizzazione e a una maggior cura del terreno – legata manchino alcuni
elementi comuni nel panorama delle campagne europee: le alla diffusione di
tecniche agronomiche spesso di origine medievale –

condizioni di vita delle popolazioni contadine generalmente non migliorano –

s’investono capitali nei miglioramenti agricoli, come l’impianto di alberi da


com’era invece accaduto dopo la crisi demografica trecentesca – poiché i
salari frutto e vigneti o l’introduzione di nuove colture, come il mais. Inoltre
si punta agricoli non aumentano o aumentano di poco su base reale mentre
la rendita sulla rotazione continua e sull’integrazione fra agricoltura e
allevamento. Si dovuta ai proprietari non diminuisce. In sostanza, secondo la
felice espressione tratta di progressi lenti ma costanti.

di Paolo Malanima, è possibile affermare che «il sistema economico sembra


Anche in Germania vi sono progressi rallentati e diversi da regione a
muoversi in una sorta di equilibrio di stagnazione».

regione: nel Baden, nel Palatinato e nel Nassau si diffondono le colture della
patata e delle piante foraggiere per incrementare l’allevamento. Altrove,
come in Sassonia, la pratica del maggese, pur riducendosi sensibilmente,
conosce alti e bassi legati a varie ragioni di ordine economico e sociale, non
scomparendo 21.1. Un’Europa a due velocità

fino all’inizio dell’Ottocento. Infine, in Russia non vi è alcun progresso


tecnico: le sue pianure restano il regno del latifondo dedito alla
cerealicoltura Nell’analisi delle vicende dell’agricoltura nel resto del
continente europeo estensiva mediante tecniche assai arretrate,
sostanzialmente identiche a quelle bisogna considerare il tipo di tecniche
produttive adottate, se intensive o medievali. Nonostante alcuni blandi
tentativi d’innovazione, l’aumento della estensive. La decisione di estendere
il suolo coltivabile risulta prevalente produttività si traduce in pratica
nell’ulteriore sfruttamento della manodopera nell’area del Mediterraneo –
dove predomina ampiamente l’autoconsumo –

servile che non può per legge abbandonare la terra che lavora (istituto detto
anche perché qui la cerealicoltura ha raggiunto, durante il XVI e il XVII
della servitù della gleba). L’economia di sussistenza, con le sue pratiche
agricole secolo, livelli eccezionali (cfr. supra, cap. 10). In special modo in
Spagna e antieconomiche (come il maggese e i campi aperti) e le sue rese
bassissime, nell’Italia meridionale, le campagne sono contrassegnate da
metodi di segna i caratteri delle campagne russe fino a Ottocento inoltrato.

coltivazione basati sulla pratica del maggese – ossia di lasciare riposare un


terzo Assai diversa è la situazione delle Province Unite. Qui i metodi di dei
campi coltivati un anno ogni tre – e dalla presenza di latifondi e, coltivazione
utilizzati ormai da secoli prevedono che i campi siano suddivisi in tre parti e
coltivati seguendo cicli di tre (o quattro) anni in cui si alternano la
coltura di grano, quella dell’avena e il periodo di riposo. Il principale
problema campagna), cominciano a puntare sul miglioramento
dell’allevamento bovino.

dell’agricoltura è infatti legato all’impoverimento del suolo da parte delle


Essi hanno quindi bisogno di quantità sempre maggiori di foraggio e
ricorrono, coltivazioni. L’unico concime utilizzato è quello di provenienza
animale, che pertanto, alle tecniche agricole di rotazione continua,
sviluppate nelle terre risulta però insufficiente a ricostituire la fertilità dei
terreni impoveriti. Per fiamminghe e già note nei Paesi Bassi e in alcune
zone della Lombardia fin dal aumentare la produttività del suolo si fa ricorso
a nuove tecniche agricole che tardo Medioevo. Il sistema ideato nelle
campagne fiamminghe, fra Anversa e contemplano l’impiego di grandi
quantità di concime animale. Si rende perciò Gand, che abolisce il maggese,
si diffonde in Inghilterra nel corso del XVIII necessario produrre molto
foraggio per alimentare il bestiame che fornirà il secolo. Nella sua versione
di maggior successo, esso è noto come «sistema di concime e quindi si
cercano sistemi di coltivazione più razionali ed efficaci. A Norfolk» (dal
nome della contea in cui viene adottato per la prima volta) e questo scopo,
già nel Cinquecento la pratica del maggese ha cominciato a prevede la
divisione dei terreni in quattro parti, in cui si alterna la coltivazione lasciar
spazio alla coltura del ravizzone e della colza. Nel corso del Seicento, di
grano, rape, orzo e trifoglio. In questo modo, si ottengono tre risultati queste
due piante erbacee vengono sostituite con piante foraggiere (l’erba
importantissimi: aumenta la superficie coltivabile senza interruzioni, grazie
alla medica, il trifoglio, la rapa, alcune leguminose), che costituiscono non
solo un scomparsa del maggese; viene ricostituita la fertilità dei campi
grazie alle piante alimento per il bestiame, ma sono anche in grado di
rigenerare la fertilità del foraggiere (come la rapa, il trifoglio e le
leguminose) che servono a fissare nel suolo e quindi di ripristinarne la
capacità produttiva. Esse, infatti, grazie ad terreno gli essenziali elementi
azotati di cui esso ha bisogno; e infine queste alcuni batteri presenti nelle
loro radici, sono in grado di fissare i sali presenti stesse piante, dopo la
falciatura e la fienagione, forniscono un nutrimento di nell’azoto atmosferico
nel terreno e quindi di restituirgli le proprietà perdute buona qualità per il
bestiame. Ne è una riprova l’aumento stesso del peso degli con le coltivazioni
precedenti.
animali. Il bestiame di buona qualità, a sua volta, fornisce una maggior
quantità La stretta connessione fra l’agricoltura e l’allevamento consente di
non solo di letame da usare nella concimazione, ma anche di carne e latte
(da raggiungere molti benefici: i terreni vengono resi più fertili; il bestiame,
cui derivano burro e formaggio). Tale rotazione quadriennale consente infine
allevato in maniera più razionale, produce latticini da destinare
all’esportazione di introdurre nel ciclo anche alcune piante dette
«industriali» perché forniscono e concime per i campi. Tuttavia, le campagne
olandesi non raggiungono il materia prima per le manifatture tessili, come il
lino, o per l’illuminazione, tasso di sviluppo che invece marcherà
l’Inghilterra nel corso degli anni centrali come la colza.

del Settecento. Il motivo è dato dal fatto che i rendimenti agricoli – ossia il
L’adozione su larga scala delle nuove tecniche apre la strada a una crescita
rapporto fra terreno coltivato e prodotto ottenuto – non aumentano in misura
dei rendimenti, per il grano, da 7,4 a 13,5 quintali per ettaro nell’arco di
tempo particolarmente significativa: ad esempio, nel caso dei cereali, essi
sono fra il 1650 e il 1800. In secondo luogo, la stretta integrazione fra
allevamento e superiori solo di due o tre volte a quelli che si registrano in
altre zone agricoltura (conosciuto come mixed farming) rompe il circolo
vizioso che ha d’Europa. Infine anche il livello della produttività – vale a
dire il rapporto fra caratterizzato le campagne europee per tutto il Medioevo
e la prima età lavoro e produzione – nelle Province Unite non è sufficiente a
consentire un moderna. Per la prima volta, le due attività non sono più
incompatibili e decollo dell’agricoltura paragonabile a quello inglese.

l’ampliamento delle terre arabili non avviene a scapito di quelle destinate


all’allevamento e viceversa. Si inaugura così un circolo virtuoso che alcuni
studiosi hanno definito «rivoluzione agricola» e che porta l’Inghilterra a
diventare esportatrice di cereali sui mercati europei. I profitti ottenuti con il
21.2. Le «enclosures» e la rivoluzione agricola in Inghilterra commercio
sono reinvestiti nell’ampliamento delle proprietà e nel miglioramento delle
coltivazioni.

L’Inghilterra, in un certo senso, fa tesoro dei successi dell’agricoltura dei Le


conoscenze agronomiche alla base di questo sviluppo sono presenti da Paesi
Bassi mutuandone le nuove tecniche. Peraltro, già nella seconda metà del
tempo anche in altre realtà europee. Tuttavia, in Inghilterra esse si
trasformano XVII secolo, a causa della flessione dei prezzi dei cereali e alla
stabilità di quelli in innovazioni e, per così dire, attecchiscono meglio e più
rapidamente, a causa della carne e dei prodotti derivanti dalla zootecnia,
come ad esempio i latticini, della presenza di un quadro sociale, economico e
politico assai favorevole. Dal i proprietari terrieri inglesi, soprattutto i
cosiddetti squires (gentiluomini di punto di vista delle forme di gestione della
terra, infatti, nelle campagne inglesi è in atto un processo, che ha preso
avvio nel XV secolo, quello delle recinzioni

( enclosures) dei terreni.

sul mercato grazie all’impiego delle nuove tecniche agricole. Esse possono Il
principale ostacolo allo sviluppo di un’agricoltura progredita e orientata al
cominciare a fare affidamento su attrezzi agricoli migliorati, come l’aratro
mercato è rappresentato dalle forme tradizionali di sfruttamento della terra
su Rotherham, più leggero e maneggevole grazie alle ruote e dotato di un
versoio base comunitaria. Tradizionalmente i terreni agricoli europei sono
«aperti» (da curvo in grado di rivoltare in profondità le zolle di terreno, cui
segue, nel 1771, cui il termine inglese di open fields), cioè non possiedono
muretti o altre forme la fabbricazione del primo aratro interamente in ferro.
In secondo luogo, di separazione che ne indichino l’appartenenza a un
privato; i campi sono bisogna ricordare l’invenzione della seminatrice,
brevettata da Jethro Tull nel coltivati secondo criteri stabiliti dalla comunità,
anche perché la loro proprietà 1701 (benché si diffonda effettivamente a
partire dal 1730), la quale consente di è spesso frammentata tra diverse
persone. Infine su di essi gravano i diritti seminare non più a mano,
casualmente, ma distribuendo la semente in maniera collettivi – come la
raccolta di legna o di altri prodotti, in certe stagioni più razionale, su linee
parallele distanziate fra loro, in modo da permettere alle dell’anno – di cui
godono i membri delle comunità. Nel Settecento, la piante di crescere e
irrobustirsi in uno spazio sufficiente.

coltivazione dei campi secondo criteri comunitari e l’esercizio di diritti


Grazie agli elevati rendimenti che l’impiego della rotazione continua e
collettivi sulle proprietà private sono sempre più sentiti come una limitazione
l’integrazione fra agricoltura e allevamento su ampia scala garantiscono alle
intollerabile da parte del robusto ceto di medi e grandi proprietari terrieri
grandi aziende agricole, l’Inghilterra, a partire dal 1730, può permettersi
non inglese, particolarmente attento ai guadagni che le nuove tecniche
possono solo di sfamare una popolazione in crescita, ma anche di esportare
cereali nel fornire. Inoltre essi sono in grado, se necessario, di ottenere
l’appoggio del resto d’Europa.

Parlamento per superare con apposite leggi le vivaci opposizioni di piccoli


Dal punto di vista sociale, le recinzioni causano la drastica contrazione del
proprietari e comunità rurali alle enclosures.

ceto dei piccoli proprietari e dei coltivatori diretti: secondo una stima del
1780, Il processo di recinzione contempla l’accorpamento delle proprietà –
con la solo il 20 per cento della terra inglese è coltivata direttamente dai
suoi conseguente abolizione dei diritti collettivi – e la distribuzione delle
terre proprietari. Ancor più drammatiche sono le conseguenze per quelle
frange comunitarie. In pratica, per esempio, un proprietario, che possiede il
10% delle sociali che non possiedono appezzamenti di terra e che
sopravvivono grazie alle terre in una comunità, ha il diritto di venderle
accorpate, se necessario terre comuni. Per tutti coloro che vengono di fatto
espulsi dalle campagne permutandole con altri terreni dello stesso valore ed
estensione. Inoltre riceve recintate si aprono tre possibili strade: l’impiego
come braccianti nelle nuove una quota dei beni comuni più o meno
corrispondente all’ammontare delle sue aziende agricole, la migrazione
verso le città alla ricerca di migliori condizioni terre. L’intera proprietà
viene così recintata e dà vita a un’azienda agricola che di vita e infine la
riduzione in stato di povertà. Per tale ragione la percentuale può essere
gestita direttamente dal proprietario o data in affitto. Tutto ciò della
popolazione attiva dedita all’agricoltura cala, nel periodo 1700-1800, dal
solleva notevoli resistenze all’interno delle comunità rurali inglesi, ma i medi
e 70 al 37 per cento, proprio mentre si registra una crescita demografica
grandi proprietari hanno la legge dalla loro parte: è infatti sufficiente
possedere complessiva del 57 per cento.

la maggioranza del valore delle terre per ottenere dal Parlamento il diritto
alla recinzione. In questo modo, due o tre possidenti sono in grado d’imporre
la propria volontà in zone rurali anche abbastanza estese. Nel nome
dell’affermazione dei diritti della proprietà privata della terra, il processo di
21.3. Le nuove colture: verso il mutamento delle abitudini recinzione assume
ritmi vertiginosi: nel corso del Seicento, sono recintati alimentari europee

almeno 10 dei 24 milioni di acri di terra coltivabile nel regno d’Inghilterra;


nel secolo successivo e nei primi due decenni dell’Ottocento, avvengono
recinzioni per 14 milioni di acri, 6 per leggi parlamentari e 8 sulla base di
L’abbandono della cerealicoltura estensiva – fonte di scarsi rendimenti
accordi privati.

perché condotta su terreni poco adatti – avviene in alcune regioni europee a


Dal punto di vista economico, la principale conseguenza delle enclosures
vantaggio dell’introduzione di nuove colture provenienti dall’America (il
mais, settecentesche è la creazione delle condizioni ottimali per la
formazione di la patata, il peperone, la zucchina, il fagiolo ecc.). È questa
una delle lente aziende agricole di ampie dimensioni – gestite direttamente
dai proprietari o da trasformazioni che riguardano il mondo della
produzione agricola in un arco di fittavoli – dedite alla produzione non più
per l’autoconsumo, ma per la vendita tempo assai lungo che, in alcuni casi,
va dalla fine del Seicento-primi del

Settecento sino all’Ottocento inoltrato.

(nella Francia settecentesca arriverà a 50 quintali per ettaro contro i 6-9 del
La fortuna del mais (o granturco) parte dalla penisola iberica – dove già
grano) è dapprima una curiosità per erboristi e botanici europei. Si diffonde
intorno al 1650 comincia a imporsi come un elemento abituale della dieta dei
con grande lentezza nel Seicento: suscita, infatti, grande diffidenza in quanto
si contadini – per raggiungere la Provenza, l’Italia settentrionale, la
Slovenia e teme che causi malattie e viene impiegato solo come cibo per gli
animali. Solo l’Ungheria. Nel XVIII secolo la sua coltivazione incontra un
successo nella seconda metà del XVIII secolo la coltivazione della patata
comincia ad relativamente rapido in virtù del fatto che dà rendimenti
notevoli: nell’area attecchire, perché alcune cattive annate dei cereali
obbligano la popolazione a arretrata del Sud-Ovest della Francia, a fronte di
una resa per seme – ossia il nutrirsi di questo tubero: il successo è notevole
nei Paesi Bassi, in Irlanda, rapporto fra la quantità seminata e quella
raccolta – di 1 a 5 per il grano, si Inghilterra e Germania settentrionale.
L’affermazione definitiva della ottengono rese di 1 a 25 per il mais.
Quest’ultimo presenta inoltre il grande coltivazione della patata nel resto del
continente avviene solo durante vantaggio di costare la metà o anche meno
del grano: ecco perché, durante il l’Ottocento.

Settecento e l’Ottocento, diventa un prodotto essenziale per l’alimentazione


Accanto ai prodotti che modificano la dieta alimentare, cominciano ad dei
contadini della pianura padana.

affluire in Europa prodotti agricoli coloniali che migliorano il tono Vale la


pena di soffermarsi particolarmente sulle aree italiane di diffusione
dell’organismo e lo sostengono nelle fatiche del lavoro. Si tratta anzitutto del
del mais perché permettono di analizzarne da vicino i progressi: la ragione
del tabacco (che viene masticato o fumato), del cacao, del caffè e del tè.
Questi tre successo del mais va cercata proprio nella sua duttilità d’uso,
nella sua capacità ultimi prodotti, che si diffondono nel continente
soprattutto nel corso del Sei e di adattarsi alle condizioni assai diversificate
dell’agricoltura italiana dell’epoca.

Settecento, sono consumati sotto forma di bevande dalle fasce agiate della
Nel XVII secolo, la nuova coltura si diffonde nel Veneto; quindi, fra Sei e
società. Tra gli strati meno abbienti cresce invece il consumo di alcolici: non
Settecento conquista la Lombardia e il Piemonte; raggiunge poi, soprattutto
solo del vino, ma anche del rum, un distillato della canna da zucchero, delle
durante il Settecento, la Toscana. Qui, in una zona caratterizzata dalla
acquaviti (gin e brandy), della vodka, ottenuta dalla distillazione del
frumento, prevalenza della piccola e media azienda agricola, il mais trova le
migliori e soprattutto della birra, che deriva dalla fermentazione alcolica
dell’orzo, del condizioni sociali d’insediamento. Grazie al consumo di esso i
produttori luppolo o altri cereali.

agricoli possono riservare alla vendita in città il prodotto più apprezzato, il


Contestualmente ai nuovi prodotti originari dell’America, cresce il grano. Si
va organizzando, così, a poco a poco, un vero mercato per il mais, ma
consumo individuale di alimenti già presenti nel continente europeo. È il
caso da esso passa soltanto una parte minoritaria della produzione, destinata
del burro o dello strutto (lardo di maiale), usati in Europa settentrionale, e
principalmente all’autoconsumo. In Lombardia, invece, il mais ottiene uno
dell’olio e del grasso di montone, utilizzato in Europa meridionale. Anche il
straordinario successo: viene inserito nelle rotazioni di sei-nove anni
consumo di carne può aumentare in quelle aree europee in cui si verifica un
comprendenti il riso, il prato e il grano proprie della pianura irrigua, ma
anche miglioramento e una razionalizzazione delle tecniche di allevamento.
Lo stesso in quelle biennali e triennali del cosiddetto «altopiano asciutto» e
delle colline, discorso vale per il pesce, specialmente per le aringhe e il
merluzzo, pescato nei sempre a scapito del maggese.

ricchi banchi di Terranova, nell’Oceano Atlantico settentrionale, individuati


In virtù degli alti rendimenti il mais ben presto comincia a diventare la base
sin dal 1495 dall’esploratore Sebastiano Caboto. La crescita della quantità
di alimentare per buona parte della popolazione contadina, al punto che si
pesce pescato è impressionante: alla fine del XVIII secolo, la pesca del
impone progressivamente una gerarchia all’interno dei consumi di cereali: i
merluzzo in Atlantico coinvolge oltre 1.500 imbarcazioni e fornisce circa
contadini sono costretti a nutrirsi prevalentemente, o esclusivamente, di mais
90.000 tonnellate di pesce. Conservato sotto sale o essiccato (baccalà o sotto
forma di pane oppure di polenta. Questo fenomeno coinvolge anche le
stoccafisso), il merluzzo comincia a essere consumato non solo nelle zone
città: le più povere e le più piccole devono ricorrere in misura sempre
costiere del Nord Europa, ma diviene, nel corso del Sei e Settecento, una
maggiore al mais, mentre le più grandi e ricche difendono con energia le
loro componente importante della dieta delle regioni mediterranee (spesso
come tradizionali abitudini di consumo di grano.

piatto «di magro» nei giorni dell’anno in cui il cattolicesimo prevede Più
lenta, ma dalle conseguenze economiche e alimentari assai importanti è
l’astensione dalle carni).

l’introduzione della patata, un altro prodotto originario del Sud America.

Questo tubero altamente calorico e di rendimento assai maggiore del grano

21.4. Le forme della produzione manifatturiera padre dell’apprendista a


versare del denaro perché il figlio venga cresciuto dal maestro e da questi
istruito ai segreti della produzione.
Una prima evoluzione della forma produttiva di tipo artigianale è quella Gli
studiosi hanno individuato tre tipologie di produzione manifatturiera –

nota come industria a domicilio (conosciuta anche con la definizione inglese


di l’industria domestica, quella artigianale e quella accentrata – che non
putting out system), da non confondersi con l’industria domestica. In questo
rimandano a stadi cronologicamente successivi, bensì convivono nelle varie
caso, la separazione fra l’attività artigianale e quella commerciale è assai
netta.

aree d’Europa dal basso Medioevo fino alla rivoluzione industriale


settecentesca L’esempio classico è rappresentato dalla manifattura laniera.
Essa, nelle sue (cfr. infra, cap. 28) e alla diffusione dei processi di
industrializzazione tra Otto e forme più evolute, si articola nelle cinque fasi
della preparazione della materia Novecento.

prima, della sua filatura, della tessitura, della rifinitura e della tintura.
Figura L’industria domestica rappresenta la forma di produzione di
manufatti centrale è quella del mercante-imprenditore, il quale dirige le
diverse fasi ed è (specialmente tessili) rivolta all’autoconsumo familiare;
essa è presente nelle proprietario della lana e della merce finita: nella sua
bottega egli non solo tiene campagne, dove nei momenti liberi dal lavoro nei
campi si può dedicare tempo la contabilità delle sue diverse attività, ma
immagazzina la materia prima alla fabbricazione di tessuti. Si tratta di una
forma di produzione che non è del greggia, i manufatti semilavorati e quelli
finiti. Qui inoltre ha luogo la prima tutto impermeabile al mercato – potendo
essere venduta in caso di necessità –

fase del lavoro, la preparazione della lana, che viene pulita e pettinata (la o
a forme di scambio legate alle relazioni sociali delle famiglie: ad esempio,
con cardatura) a seconda della lunghezza delle fibre. A questo punto, la lana
viene la costituzione di doti in oggetti manufatti che accompagnano la donna
al consegnata a donne che, nelle proprie case, provvedono a filarla. La lana
filata momento del matrimonio e che conoscono quindi una circolazione non
legata viene poi affidata a tessitori che lavorano sempre nelle loro
abitazioni. Le fasi alla compravendita.

successive, come la tintura, vengono condotte nelle botteghe di artigiani La


produzione manifatturiera di tipo artigianale è quella più diffusa. Essa
specializzati. Al termine del ciclo produttivo, di circa due mesi, i tessuti finiti
avviene nelle botteghe ad opera di lavoratori specializzati, coadiuvati da uno
o tornano al magazzino del mercante-imprenditore, che provvede alla sua
più aiutanti, ed è diretta alla vendita sul mercato. L’attività di una bottega
vendita.

artigiana richiede un notevole investimento di denaro nell’acquisto delle Nel


Medioevo l’industria a domicilio è prevalentemente urbana. Tuttavia,
materie prime (minerale di ferro, lana ecc.), degli attrezzi o dei macchinari
nell’Inghilterra della seconda metà del XIV secolo, per ovviare al costo della
(mossi da energia idraulica, animale o umana), come i filatoi, le fornaci e i
manodopera, prende avvio nello Yorkshire e in altre aree del paese un
processo mulini. Nelle aree rurali non mancano le attività artigianali, ma nei
centri di ridislocazione delle manifatture nelle aree rurali. Nel Quattrocento
altre urbani il mercato sul quale è possibile vendere i manufatti è ben più
ampio, a regioni, come il Brabante, la Catalogna, la Castiglia e la
Linguadoca, motivo della domanda più elevata, e l’approvvigionamento di
materie prime è conoscono una certa diffusione delle industrie a domicilio
nelle campagne. In più facile, poiché alle città fa capo la maggior parte dei
traffici commerciali.

diverse parti dell’Europa centrale e settentrionale (Fiandre, Inghilterra,


Boemia Infine, qui una popolazione più numerosa e concentrata fornisce la e
territorio di Zurigo) tale processo raggiunge la sua pienezza nel corso della
manodopera salariata indispensabile al funzionamento delle botteghe.

seconda metà del Seicento e nel Settecento. Nelle campagne, infatti, le


famiglie All’interno del mondo della produzione manifatturiera sono infatti
contadine possono dedicarsi all’attività manifatturiera durante i periodi
riconoscibili diversi livelli di stratificazione sociale, che vanno dal piccolo
dell’anno di minore occupazione nel lavoro dei campi, integrando così i loro
artigiano, come il fabbro e il calzolaio, il quale fabbrica direttamente i
propri magri redditi. Peculiare è il caso inglese: qui, fra Cinque e Seicento,
le prodotti, al proprietario di una grande officina con diversi salariati e che
spesso campagne possono essere suddivise in base a una tipologia che
contrappone le si dedica al commercio all’ingrosso delle sue merci presso le
fiere. I lavoratori comunità caratterizzate da campi aperti e abitato compatto
( field), dedite rappresentano la manodopera stipendiata dal maestro
artigiano titolare della essenzialmente all’agricoltura, a quelle ad abitato
sparso in zone di pascolo e bottega e le loro condizioni di lavoro sono spesso
assai pesanti. Accanto ai foresta ( forest), dedite all’allevamento e alla
caccia. Spesso in questo secondo dipendenti, vi sono poi garzoni o
apprendisti, ossia bambini o ragazzi che tipo di comunità insieme
all’allevamento e al lavoro agricolo è presente frequentano la bottega di un
maestro artigiano per apprendere il mestiere e l’industria tessile a domicilio.
Nelle regioni occidentali e sud-orientali del paese aprire un giorno una loro
attività. Essi non ricevono alcun salario, anzi è il vi sono zone in cui essa
diviene l’attività principale. Questa manifattura

domestica si giova della spinta espansiva dei commerci che rinsalda nuovi
Bibliografia

rapporti con i mercanti-imprenditori.

Anche le Fiandre, regione appartenente ai Paesi Bassi austriaci,


rappresentano un caso di grande interesse. Qui, infatti, nel 1733, tre quarti
M. Ambrosoli, Scienziati, contadini e proprietari. Botanica e agricoltura
nell’Europa occidentale (1350-1850), Einaudi, Torino 1992.

degli abitanti delle campagne si dedicano ad attività industriali. Inoltre ha P.


Kriedte, H. Medick, J. Schlumbohm, L’industrializzazione prima
dell’industrializzazione, grande successo la produzione di tessuti di lino nelle
aree rurali della Boemia, Il Mulino, Bologna 1984 (ed. or. 1977).

che viene commercializzata dai mercanti tedeschi fino in America. Ciò ha


fatto P. Malanima, Il lusso dei contadini. Consumi e industrie nelle
campagne toscane dei Sei e parlare gli studiosi di un fenomeno di
protoindustrializzazione, che avrebbe Settecento, Il Mulino, Bologna 1990.

preparato la rivoluzione industriale ottocentesca, addestrando i lavoratori


alle M. Montanari, Nuovo convivio. Storia e cultura dei piaceri della tavola
in età moderna, Laterza, attività manifatturiere, creando capitali da
destinare all’investimento produttivo Roma-Bari 1991.
e favorendo, grazie al miglioramento dei redditi delle popolazioni rurali, un
Id., La fame e l’abbondanza: storia dell’alimentazione in Europa, Laterza,
Roma-Bari 1994.

aumento demografico e quindi della manodopera disponibile. In realtà non è


C. Poni, Fossi e cavedagne benedicon le campagne. Studi di storia rurale, Il
Mulino, Bologna affatto provato un legame diretto fra lo sviluppo
protoindustriale sei e 1982.

Id. (a cura di), Protoindustria, in «Quaderni storici», 52, 1983.

settecentesco e quello industriale ottocentesco: al contrario, in molti casi le


G. Postel-Vinay, Le trasformazioni dell’agricoltura in Europa, in V.
Castronovo (a cura di), aree di protoindustrializzazione conoscono fasi di
decadenza proprio durante la Storia dell’economia mondiale, vol. II, Dalle
scoperte geografiche alla crescita degli scambi, rivoluzione industriale,
mentre la crescita demografica riguarda in misura Laterza, Roma-Bari 1997,
pp. 305-22.

persino maggiore regioni meramente rurali. Un nesso fra realtà di tipo E.


Sereni, Storia del paesaggio agrario italiano, Laterza, Roma-Bari 1991 (ed.
or. 1961).

protoindustriale e sviluppo industriale può essere visto nel fatto che B.H.
Slicher Van Bath, Storia agraria dell’Europa occidentale (500-1850),
Einaudi, Torino l’allargamento della produzione in ambito rurale non può
procedere 1972 (ed. or. 1962).

indefinitamente, a causa dei costi crescenti che il mercante-imprenditore


deve sostenere per far funzionare un’attività decentralizzata, condotta da
parecchi lavoratori a tempo parziale. Ciò può spingere l’imprenditore a
intraprendere la via dell’accentramento della produzione.

La terza tipologia produttiva, minoritaria, è quella dell’industria accentrata,


nella quale la manodopera salariata si concentra in un solo luogo sotto
un’unica direzione. L’accentramento è legato a uno o più elementi, spesso
interagenti fra loro: l’unicità del prodotto da realizzare, come avviene nel
settore edilizio, per la costruzione di chiese e palazzi, o in quello
cantieristico (assai importanti sono gli arsenali navali e le cartiere); quella
della materia prima da ricavare (nel caso delle miniere di argento, rame,
ferro, piombo ecc.); quella di strumenti costosi; quella di complessi
procedimenti produttivi (la manifattura di arazzi, tappeti e porcellane).
Spesso è il potere politico a promuovere le manifatture accentrate, nelle
quali si producono materiali strategici (navi e armamenti), come nel caso
dell’Arsenale di Venezia che nel 1560 occupa ben 2.000

lavoratori, oppure beni di lusso che richiedono materie prime assai costose e
artigiani altamente specializzati, come nel caso delle manifatture della
corona di Francia di Gobelins (arazzi) e Saint-Gobain (vetri) (cfr. supra,
cap. 17).

22. Famiglia, genere, individuo

diversi da quelli di una bambina, ancor più tale differenza viene marcata
dall’adolescenza. Si strutturano allora due identità diverse, che sono alla
base di ruoli sociali distinti, e che vengono oggi chiamate identità di genere.

La famiglia, infine, è il luogo che riproduce i valori gerarchici che fondano


le strutture sociali. Gli stessi rapporti asimmetrici che vigono nella realtà
economica (ad esempio tra un maestro di bottega e i suoi operai), in quella
politica (ad esempio tra un signore e i soggetti sui quali gode di
giurisdizione) oppure culturale e ideologica (ad esempio tra un predicatore e
i fedeli che lo ascoltano) si riproducono necessariamente nelle strutture
familiari. In esse, infatti, si ritrovano insieme individui adulti già formati e
individui (bambini e adolescenti) da formare alla vita sociale. Questi
rapporti, inevitabilmente asimmetrici, sono quelli attraverso cui, in un
processo chiamato educativo, i ragazzi e le ragazze apprendono le regole
fondamentali del gioco sociale. Allo stesso tempo essi sono gli stessi rapporti
attraverso cui si struttura l’identità di genere. Un individuo impara così non
solo come ci si comporta nel mondo degli adulti, ma come ci si comporta a
seconda se ci si prepara a essere uomini La prima area di socialità di un
individuo è costituita dalla famiglia. Questo o donne, soggetti con ruoli,
diritti e doveri pensati come differenti.

termine, tuttavia, è ambiguo. Con esso si intendono infatti due cose differenti,
Su questo complesso universo familiare, durante l’antico regime, la Chiesa
solo in parte coincidenti: per un verso, la parola famiglia indica il gruppo di
cattolica, prima, e le chiese nate dal solco della Riforma, poi, hanno svolto
una persone che risiedono sotto lo stesso tetto (o gruppo coresidente), e cioè
fondamentale funzione di direzione e di controllo, prescrivendo le l’insieme
di coloro che dormono in una stessa casa e mangiano a una stessa
fondamentali norme comportamentali e verificandone la messa in pratica da
tavola il cibo cucinato in un medesimo focolare. Per altro verso, invece, con
parte dei nuclei familiari. A partire dal tardo XVII secolo, tuttavia, alcune
l’espressione famiglia si indica un insieme di relazioni di parentela, un
gruppo importanti trasformazioni inizieranno a interessare e a modificare le
strutture di persone, cioè, che non necessariamente vivono insieme, ma che si
intende della vita familiare.

«avvicinato» e, per così dire, legato da rapporti giuridici ed emozionali che


lo coinvolgono e lo stringono, in contrapposizione al resto dei legami sociali.

In entrambi i casi il concetto di famiglia dipende solo in parte dalla


conformazione delle norme giuridiche o dall’assetto dei valori tradizionali
22.1. Conviventi e parenti

incorporati in consuetudini accettate. Così come la decisione di allargare o


meno la sfera della coresidenza a parenti, magari bisognosi, viene decisa a
Le forme di famiglia, intese come forme di coresidenza, sono varie. La più
seconda della convenienza, così l’area della parentela si può estendere o
semplice è la famiglia nucleare, composta da un coppia con figli. Se insieme
ad restringere, al di là di quello che viene fissato dalle norme, in relazione
alle essa convivono uno o più familiari, ad esempio un nipote o uno zio,
allora la vicende condivise, sicché non è raro il caso di familiari, nel senso di
parenti, famiglia si fa più complessa ed è detta allargata. Se poi una coppia
con prole che non si frequentano o che addirittura si ignorano.

convive con la coppia dei nonni o con quella di uno dei figli, la famiglia si
dice La famiglia poi è il luogo dove si strutturano le prime differenze che
multipla. Una particolare forma di famiglia multipla è quella della
convivenza fondano l’identità individuale. L’identità sessuale ascrittiva,
l’essere cioè nati di due fratelli con i rispettivi nuclei familiari. Questo tipo di
famiglia è maschi o femmine, viene infatti inserita in un contesto culturale
che spiega frequente soprattutto laddove esiste un patrimonio (ad esempio un
gregge) cosa significa concretamente questa identità sessuale, a quali ruoli
diversi e in indiviso, la cui assidua cura impone ai fratelli una stretta
cooperazione.

parte contrapposti dà origine. Se essere bambini è una cosa nettamente


Secondo un’interpretazione in voga nell’Ottocento, ma ripresa ancora
differente dall’essere bambine, se da un bambino ci si attende comportamenti

frequentemente durante il Novecento, la famiglia tradizionale europea di età


ineluttabilmente segnata dal passaggio dalla famiglia patriarcale complessa
alla moderna sarebbe stata essenzialmente allargata e patriarcale, cioè
dominata dalla famiglia nucleare moderna tende a essere applicata alla
famiglia intesa come figura del maschio adulto più anziano, per evolvere poi,
a partire dal XVIII gruppo di parenti. Anche in questo caso, la famiglia
sarebbe segnata, nel secolo, verso la famiglia nucleare. Questa impostazione,
che si potrebbe passaggio dalla società d’antico regime alla società
moderna, dalla definire evoluzionistica, vede le forme di vita familiari
disposte lungo una scala trasformazione da una struttura parentale
fortemente coesa, dominata da regole che va dalla famiglia tradizionale alla
famiglia nucleare moderna. Con l’avvento e riti collettivi – che
continuamente ne reinventano e ne rafforzano il legame di delle
trasformazioni economiche e sociali legate alla nascita solidarietà parentale
–, a una struttura più semplificata e anzi tendenzialmente
dell’industrializzazione (cfr. infra, cap. 28), che modificano la società
contadina, chiusa in stessa, debolmente legata a reti parentali esterne a se
stessa.

la famiglia abbandonerebbe, secondo questa teoria, i tratti tradizionali di un


Di nuovo, recenti ricerche hanno viceversa mostrato come la forza delle reti
grande gruppo convivente strettamente controllato da regole di obbedienza e
familiari sia variabile nel tempo e da contesto a contesto. Non sono mancate,
in di deferenza per scindersi in tante unità nucleari meno legate da vincoli
pieno antico regime, esperienze di famiglie che si disancorano (perché
parentali. All’indebolimento delle strutture larghe di coresidenza
geograficamente o socialmente mobili, ad esempio, o perché povere) dalle
reti corrisponderebbe, in altre parole, un allentarsi della forza dei legami di
parentali, così come non sono mancate in seguito esperienze di
rafforzamento e parentado.

di crescita dei legami parentali. In generale, anche in questo caso, sono le


Recenti ricerche, tuttavia, hanno dimostrato falsa questa impostazione. Le
famiglie più ricche a costruire e coltivare importanti reti di relazioni
parentali.

forme di famiglia sono state, nei secoli dell’età moderna, varie, anche se Tra
le famiglie nobili, poi, è esistita la consuetudine di coltivare il mito delle
indubbiamente a partire dal XVIII secolo si assiste a una crescita
quantitativa origini familiari, da ricondurre a un passato il più possibile
antico, non importa della famiglia nucleare. La loro differenza, più che
essere legata a se accertato o inventato (cfr. supra, cap. 1). Questa passione
per l’antichità delle un’evoluzione, si spiega in relazione ai contesti
economici e culturali con cui la origini familiari si spiega con la supremazia
assegnata nell’antico regime a ciò famiglia interagisce. È chiaro che una
famiglia contadina che detiene un che dura nel tempo (segno di fermezza, di
stabilità e di corrispondenza al volere congruo appezzamento di terreno da
coltivare tende ad assumere le dimensioni di Dio) rispetto a ciò che muta
(segno di volubilità, di fragilità e di deviazione ottimali rispetto al
fabbisogno di lavoro, inglobando parenti singoli o anche da un ordine
stabilito). A fianco di questa ragione, però, ve n’è un’altra: la coppie di
familiari. Al contrario, una famiglia di operai salariati che vive in città
delimitazione, attraverso il linguaggio della parentela, dei confini delle
alleanze.

tende a limitare la convivenza alla coppia con figli, allargandosi


saltuariamente a Il matrimonio, soprattutto – ma non solo – per le famiglie
nobili, significa ospitare qualche altro familiare bisognoso, perché malato o
indigente. In anzitutto affermare una relazione di alleanza, da rinsaldare o
da creare, con generale, nell’Europa di antico regime sono le famiglie ricche
a essere un’altra famiglia. Da qui la centralità del matrimonio nella vita
familiare.

tendenzialmente più complesse, mentre le famiglie degli strati popolari


risultano più facilmente nucleari.

Inoltre, le famiglie mutano col tempo. Così come gli individui, anch’esse
hanno un ciclo di vita. Una coppia giovane che si distacca dalla famiglia di
22.2. Uomini e donne all’altare

origine tende a dare luogo a una famiglia in crescita numerica con l’arrivo
della prole. Si tratta di una fase delicata della vita familiare, in cui sul lavoro
di un Il matrimonio, nella società europea occidentale d’antico regime, è un
maschio adulto, e su quello della sua compagna, grava il peso crescente di
figli sacramento. Quello che in epoca precristiana era un semplice contratto
privato, in età infantile. Solo con il matrimonio dei primi figli adulti la
famiglia tende a diventa con il cristianesimo un rito sociale dominato da un
motivo religioso.

decrescere numericamente ed è in questa fase che essa può eventualmente


Attraverso questa profonda trasformazione la Chiesa ha esercitato per secoli
allargarsi ad accogliere qualche familiare convivente. Con l’arrivo della
un’influenza decisiva sulla vita familiare. Per prima cosa, essa ha imposto un
vecchiaia e poi con la morte di uno dei membri della coppia, la famiglia
tende modello preciso di matrimonio, monogamico, eterosessuale,
indissolubile. In, infine a disgregarsi, con la possibilità per il membro
residuo della coppia di secondo luogo, ha stabilito la regola delle nozze
esogamiche, e cioè contratte al essere, a sua volta, ospitato in un altro
nucleo familiare.

di fuori della sfera dei parenti, proibendo le unioni ravvicinate (come ad La


stessa visione evoluzionistica che vede la famiglia coresidente come

esempio tra zio e nipote) tanto diffuse nel mondo antico prima dell’avvento
del del mondo, è però mitigato, da una parte, dalla possibilità per la donna
di essere cristianesimo. In terzo luogo, infine, la Chiesa ha difeso la libertà
degli un soggetto giuridico positivo, abilitato a comprare, vendere e prima di
tutto individui di sposarsi a piacimento, preferibilmente con l’assenso della
famiglia ereditare (nella forma della dote o nel caso di mancanza di figli
maschi) e, di origine, ma, al limite, anche senza di esso.

dall’altra, dall’importanza stessa dell’alleanza matrimoniale. Rare sono le


aree Ora, mentre il modello matrimoniale monogamico non ha fatto fatica a
d’Europa dove si sono stabiliti dei sistemi sociali di eredità basati sulla
stretta imporsi, corrispondendo a un bisogno sociale di stabilità condiviso, le
nozze conservazione dei beni della linea agnatica (e cioè della famiglia del
padre).

esogamiche e la libertà di scelta del coniuge sono stati principi storicamente


Nella maggioranza dei casi i beni ereditari circolano largamente attraverso
le contestati dalle famiglie. La logica familiare tradizionale, che considera il
doti anche lungo la linea cognatica (quella della famiglia della madre).

matrimonio essenzialmente come un’alleanza attraverso cui si realizza il


Malgrado si tratti pur sempre di un’alleanza tra maschi di diverse famiglie,
ciò passaggio ereditario dei beni, tende infatti a uno stretto controllo sulle
unioni finisce per attribuire alle donne un ruolo cruciale, sul piano
patrimoniale e, in matrimoniali. Il che significa un’inerziale preferenza per il
parente, l’amico, il senso lato, politico.

vicino conosciuto, con cui è possibile progettare scambi equi di dote (la
somma in denaro o in beni che riceve la figlia che va in sposa, spesso a
fronte di una fuoriuscita dall’asse ereditario). Si tratta, in altre parole, di
una preferenza a ripetere nel tempo le nozze con famiglie conosciute e
alleate. Questa 22.3. La transizione demografica

preferenza verso un matrimonio ravvicinato urta spesso contro le regole


della Chiesa, che impongono di non sposarsi entro un certo numero di gradi
di Uno degli elementi che ha mutato, durante il XVIII secolo, gli assetti della
parentela e che di fatto impediscono, per questa via, qualunque ripetizione a
famiglia in Europa è la modificazione degli equilibri demografici. La ruoli
invertiti delle unioni. Le famiglie, che tendono a considerare preferibile
popolazione di antico regime è strutturalmente una popolazione giovane, lo
scambio delle doti, anche spostato nel tempo, si vedono così ostruita questa
segnata da alti livelli sia di mortalità sia di natalità (cfr. supra, capp. 10 e
15). A possibilità e costrette all’incognita di progettare alleanze con famiglie
con cui partire dalla fine del Seicento e poi più chiaramente nel Settecento,
alcuni non vi erano state precedenti unioni matrimoniali.

elementi iniziano a modificare questo quadro. Il primo tra essi è il rarefarsi


Ancor più contestato è il principio della libertà di scelta del coniuge che la
delle grandi epidemie: mentre tra il XIV e il XVII secolo le epidemie, tra cui
Chiesa, attraverso la teoria dell’amore, vuole riservato all’individuo che
desideri soprattutto la peste, hanno avuto una periodicità ricorrente, cui si
attribuisce la sposarsi. Anche in questo caso la logica familiare vuole
viceversa riservare la responsabilità di annullare improvvisamente lunghi
periodi di crescita scelta dei matrimoni alla strategia familiare, indirizzata
all’ottimizzazione delle demografica, abbassando drammaticamente i livelli
di popolazione, con il risorse economiche e/o politiche, lasciando agli
individui un ruolo residuale.

Settecento le epidemie scompaiono progressivamente. Ai primi del secolo si


Se sul terreno matrimoniale si apre così una dialettica serrata tra le famiglie
e verifica l’ultima importante epidemia di peste nel continente europeo e, nei
la Chiesa, sull’altro grande aspetto organizzativo della vita familiare, quello
decenni successivi, la medicina fa i suoi primi progressi con l’invenzione
della dell’ordine gerarchico e della divisione di genere dei ruoli sociali, le
famiglie vaccinazione contro il vaiolo, autentica piaga della popolazione
infantile. Del trovano invece nella Chiesa un forte sostegno. Non solo vi è un
forte impulso resto, le popolazioni europee appaiono più capaci rispetto ai
secoli passati di ecclesiastico a sancire il dovere di ubbidienza dei figli verso
i padri, ma esso si difendersi dall’assalto dei morbi, perché relativamente
meglio nutrite. Un accompagna al riconoscimento della subordinazione di
tutto l’universo qualche merito va anche ascritto, soprattutto nel caso delle
epidemie più femminile a quello maschile. Il principio gerarchico assegna un
ruolo decisivo virulente, come la peste, ai sistemi di contenimento del
contagio (attraverso la al padre, il capo di casa, cui toccano tutte le decisioni
più importanti della vita chiusura delle dogane, i lazzaretti e le quarantene
delle navi sospettate di avere a familiare. Più in generale, ai maschi sono
riservate le attività lavorative più bordo morbi infettivi).

rilevanti, lasciando alle donne l’educazione dei figli, la cura della casa e
taluni Un secondo elemento che contribuisce ad abbassare i livelli di
mortalità è il lavori sussidiari o considerati secondari (ma non per questo
meno impegnativi) relativo (ma, data la rilevanza del fenomeno, decisivo)
ridursi della mortalità come la filatura, la tessitura o certi tipi di raccolte
agricole.

infantile. Ne deriva un generale innalzamento delle speranze di vita. Un terzo


Questo dominio maschile, tradizionale in Europa come in molte altre aree
elemento, dipendente quest’ultimo dalla diffusione della Riforma protestante,
è l’incremento dei livelli di nuzialità e quindi di natalità delle aree riformate,
quelle cioè in cui non è più in vigore l’obbligo di celibato per il clero o dove
si fa meno forte l’impulso al reclutamento ecclesiastico.

Questo insieme di condizioni che definiscono la cosiddetta transizione


demografica vedono, in un primo tempo, un abbassamento dei livelli di
mortalità con il mantenimento di elevati livelli di natalità e, di conseguenza,
una crescita della speranza di vita che si traduce in un netto aumento
demografico. Con il tempo però si manifesta una sorta di stabilizzazione del
Tab. 2 - L’andamento della popolazione europea dal 1650 al 1800

nuovo equilibrio demografico, caratterizzato da più moderati tassi non solo


di mortalità, ma anche di natalità. Lentamente infatti, grazie alla minore
pressione Fonte: A. Bellettini, L’evoluzione demografica nel Settecento, in
Id., La popolazione italiana. Un dovuta alla mortalità infantile, l’età al
matrimonio delle donne si alza, profilo storico, Einaudi, Torino 1987, p. 100.

restringendo così il periodo di fertilità e quindi la possibilità di procreare.

Inoltre si assiste alla diffusione di vere e proprie tecniche anticoncezionali,


miranti cioè a praticare rapporti sessuali non diretti alla procreazione. Resa
Si è notato che laddove si verifica una crescita delle rese e della produttività
possibile dall’uno o dall’altro di questi fattori, una più moderata natalità
mostra del lavoro agricolo, come in Inghilterra e nei Paesi Bassi, si hanno
anche i tassi subito, nel caso di famiglie possidenti, i suoi benefici effetti. Non
soltanto si maggiori di crescita demografica, mentre nei paesi, come la
Spagna e l’Italia, evita uno spezzettamento del patrimonio (o le tensioni
derivanti dalle pratiche caratterizzati da rese stagnanti, anche la
popolazione cresce con gli stessi ritmi di esclusione dall’asse ereditario dei
fratelli cadetti per riservare il bene al di un secolo prima. Indicativo è il caso
della Francia: nel periodo dal 1700 al primogenito o al prescelto), ma si
rende possibile assegnare a ciascuno dei figli 1800, a fronte di un aumento
dei suoi abitanti stimato al 40 per cento, si una porzione anticipata della
futura eredità per permettergli di fondare su più registra una crescita della
stessa misura dei rendimenti agricoli.

solide basi il nuovo matrimonio. In breve, un regime a bassa pressione


demografica (caratterizzato da bassi livelli di natalità e mortalità) sostituisce
un regime ad alta pressione demografica (con elevati tassi di mortalità e di
natalità), producendo una maggiore capacità delle famiglie di accumulare
capitali e di 22.4. L’individualismo affettivo

metterli a disposizione dei propri membri.

La transizione demografica è possibile anche grazie all’aumento delle


risorse Parallelamente alle trasformazioni nell’andamento demografico, altri
disponibili, fenomeno quest’ultimo legato alla diffusione di conoscenze e
mutamenti iniziano a interessare la vita familiare nel corso del XVIII secolo.

tecniche agricole, all’ampliamento dei commerci e al miglioramento delle


Nelle aree protestanti, soprattutto in quelle calviniste, la religione tende per
condizioni igieniche e sanitarie (cfr. supra, capp. 20 e 21).

ragioni dottrinali ad addossare all’individuo la responsabilità morale, ma


anche La nuova dinamica della popolazione inizia a interessare, a partire
dai materiale, delle proprie scelte. Ne deriva un’accentuazione dell’idea che
decenni a cavallo tra XVII e XVIII secolo, l’Inghilterra e quindi, nel corso
del ciascuno deve modellare la propria vita e quindi, indirettamente, una
tendenza XVIII secolo, l’Europa nord-occidentale. Le regioni dell’Europa
meridionale e ad attribuire agli individui, e non alle logiche familiari, la
scelta del coniuge.
orientale, caratterizzate da un’alta mortalità, radicata in specifiche
condizioni Muovendosi nel solco della tradizionale posizione della Chiesa
cattolica, socio-ambientali, dovranno attendere invece il XIX secolo inoltrato
per favorevole alla libera scelta degli individui, questa tendenza contribuisce
a porre mettere in evidenza questa stessa tendenza. Nella tabella, le
variazioni l’accento sulla libertà individuale e fonda un mutamento di
sensibilità di percentuali della popolazione mostrano non solo il notevole
incremento che enorme importanza.

avviene nella seconda metà del Settecento, ma anche i differenti livelli di La


tradizionale teoria cristiana dell’amore come forza positiva e collante dei
crescita registrati in ciascun paese.

legami sociali viene ora riletta e trasformata spontaneamente in una teoria

sociale delle relazioni interpersonali, in un codice laico e universale delle


che si propone come autonomo al di fuori delle vecchie cerchie cortigiane. Si
passioni. Soprattutto nell’Inghilterra del Settecento prende corpo quello che
è tratta di un’evoluzione che, iniziata in Inghilterra, prende gradatamente
piede stato chiamato il romanzo sentimentale. Si tratta di un genere
narrativo che in tutt’Europa.

apparentemente riproduce la dinamica affettiva dell’epoca, ma che in realtà


Le conseguenze di questi mutamenti sull’universo familiare e affettivo plasma
una nuova sensibilità amorosa, articolata in un’inedita dinamica saranno
ovunque rilevanti. Progressivamente, nel tardo XVIII e poi nel XIX

relazionale. Al centro di questi romanzi sta infatti la liberazione del legame


secolo, il matrimonio tende a essere vissuto sempre più come una scelta
amoroso da ogni vincolo o pregiudizio sociale: l’idea che, per amore, si vive,
si individuale, svincolata dalle strategie familiari e/o dalla precettistica lotta
e si muore, ma soprattutto si sfidano le convenzioni e le barriere sociali.

ecclesiastica. La dimensione affettiva, e le scelte che comporta, divengono


Anche se il messaggio di liberazione affettiva che il romanzo sentimentale
elementi fondamentali delle libertà individuali.
propone appare in teoria universalistico, aperto a chiunque, esso rispecchia,
in pratica, il punto di vista del pubblico che li legge, oltre che di coloro che li
scrivono. E tanto gli uni quanto gli altri appartengono per lo più a quella che
in Inghilterra viene chiamata la gentry, un gruppo sociale ristretto, ma
socialmente Bibliografia

influente, in parte formato da nobili di campagna che non disdegnano gli


affari, in parte da possidenti borghesi che ambiscono ad assumere
comportamenti Ph. Ariès, Padri e figli nell’Europa medievale e moderna,
Laterza, Bari 1968 (ed. or. 1960).

sociali nobiliari, in parte da ceti urbani affaristici che mimano e


reinterpretano i M. Barbagli, Sotto lo stesso tetto. Mutamenti della famiglia
in Italia dal XV al XX secolo, Il modelli culturali dei gentiluomini. Ciò che
più conta è che questi diversi Mulino, Bologna 1996.

ambienti tendono a fondersi culturalmente, assumendo stili di vita simili. Tra


i M. Barbagli, D.I. Kertzer (a cura di), Storia della famiglia in Europa. Dal
Cinquecento alla comportamenti di tale mondo di benestanti, grazie anche
alla diffusione della Rivoluzione francese, Laterza, Roma-Bari 2002.

pratica della lettura personale, sta appunto una nuova educazione


sentimentale, F. Benigno, Famiglia mediterranea e modelli anglosassoni, in
«Meridiana. Rivista di Storia e appresa non più solo attraverso i sermoni
della messa domenicale, ma Scienze sociali», 6, 1989, pp. 29-61.

direttamente mediante la lettura, immergendosi nelle traversie dei


personaggi R. Bizzocchi, In famiglia. Storie di interessi e affetti nell’Italia
moderna, Laterza, Roma-Bari 2001.

dei romanzi.

M.W. Flinn, Il sistema demografico europeo (1500-1820), Il Mulino, Bologna


1991 (ed. or.

Sono soprattutto le donne le principali fruitrici di questo genere di scrittura.

1981).
Si tratta, per lo più, delle stesse donne della gentry che, per privilegio
sociale, J. Goody, Famiglia e matrimonio in Europa, Laterza, Roma-Bari
1991 (ed. or. 1983).

tendono a essere escluse dal lavoro manuale e che vengono destinate a


divenire P. Laslett, Il mondo che abbiamo perduto, Jaca Book, Milano 1973
(ed. or. 1965).

«l’angelo del focolare», vale a dire il punto di riferimento principale delle L.


Stone, Famiglia, sesso e matrimonio in Inghilterra tra Cinque e Ottocento,
Einaudi, Torino dinamiche affettive ed educative incentrate sulla famiglia.

1983 (ed. or. 1977).

Si può aggiungere che lo stesso concetto di privacy che viene inventato e R.


Wall, J. Robin, P. Laslett (a cura di), Forme di famiglia nella storia europea,
Il Mulino, messo in pratica negli stessi anni dalle famiglie della gentry,
quell’idea di una Bologna 1984 (ed. or. 1983).

privatezza assoluta e impenetrabile che difende e protegge la libertà


familiare, permette in realtà la nascita di un nuovo mondo sentimentale, cui
poi la sensibilità romantica attingerà a piene mani.

Questa evoluzione è facilitata dalle nuove forme di socialità privata che si


diffondono, e cioè i circoli o club, le sale di riunione e i locali dove si
consumano le nuove bevande che la «rivoluzione dei consumi» del XVII
secolo mette a disposizione delle classi abbienti, il tè, il caffè, la cioccolata
(cfr. supra, cap. 21). In questi nuovi ambienti, oltre che nei più tradizionali
salotti, si evolve una nuova forma di socialità, che vede ancora una volta le
donne protagoniste. Si fa strada un universo femminile colto e benestante, il
primo

23. Diradare le tenebre: il mondo al lume della Seicento vengano i due filoni
intellettuali fondamentali sulle cui basi si è venuta costruendo la stagione
illuministica. Anzitutto vi è il giusnaturalismo ragione

olandese di Grozio, Altusio, Spinoza, con la critica del fondamento biblico


dell’autorità politica e l’introduzione dell’idea di un diritto naturale e
razionale come base e fondamento dei sistemi sociali (cfr. supra, cap. 16). Se
una comunità possiede naturalmente dei diritti, essa può cederli a un potere
esecutivo solo sulla base di un contratto, che prevede precisi limiti e
condizioni. Ne deriva, con John Locke, non solo la critica della commistione
del potere sacrale e di quello statale e l’affermazione del principio della
libertà di coscienza, ma anche la definizione dello Stato come quella
istituzione sociale che riconosce e garantisce i diritti naturali propri di ogni
uomo.

Il secondo filone intellettuale che precorre e fonda la stagione illuministica,


intrecciandosi e fondendosi con il giusnaturalismo, è quello del deismo. Si
tratta della contestazione del concetto di religione rivelata, e perciò imposta
dall’alto, a favore dell’idea di una religione naturale che va scoperta e
analizzata alla luce della ragione (cfr. supra, cap. 18).

Tanto il mondo naturale quanto quello sociale cessano così di essere mere
espressioni della volontà divina e divengono terreni autonomi di ricerca Il
Settecento appare segnato da un fermento intellettuale nuovo e intellettuale.
La verità, non più rivelata, va perciò faticosamente cercata con gli
dirompente, che attraversa in varie forme l’intero continente europeo e a cui
si strumenti intellettuali di cui l’uomo via via si dota. La ragione deve
prendere il è dato convenzionalmente il nome di Illuminismo. L’immagine
che questa posto della rivelazione e i nuovi interpreti dell’una, i filosofi,
devono sostituire espressione evoca vuole immediatamente trasmettere il
senso del gli obsoleti esegeti dell’altra, i teologi.

cambiamento: dove prima imperano le tenebre della superstizione religiosa,


dell’ignoranza, del clericalismo e del fanatismo ideologico occorre
introdurre il lume della ragione. Si tratta di un diverso stile di pensiero che si
afferma a scapito delle più tradizionali visioni del mondo, improntate
all’osservanza dei 23.1. La crisi della coscienza europea

dogmi religiosi. Si viene lentamente imponendo, almeno nei circoli più colti e
avvertiti, una diversa atmosfera intellettuale, più libera e spregiudicata,
ostile al sapere convenzionale, avversa al dogmatismo clericale, nemica del
principio di Nel periodo a cavaliere tra l’ultimo ventennio del XVII secolo e
la fine del autorità. Questo mutamento è reso possibile dalla presenza di
formazioni lungo regno di Luigi XIV (1715) alcuni segnali di trasformazione
degli statuali come l’Inghilterra e le Province Unite, in cui si pratica una
relativa orientamenti culturali e degli stili di vita hanno indotto gli storici a
identificare tolleranza religiosa, in cui si incoraggiano la libera ricerca
scientifica e il una fase di trasformazione della vita intellettuale e sociale
europea. A tale dibattito fra tesi diverse e in cui si promuove la circolazione
di libri e giornali.

riguardo lo studioso francese Paul Hazard ha coniato, nel 1935, una Queste
esperienze politico-sociali basate sulla divisione dei poteri contrastano
definizione rimasta celebre, parlando di un periodo di «crisi della coscienza
nettamente con la legittimazione sacrale, la teorizzazione assolutistica e la
prassi europea». In un lasso di tempo relativamente breve, pochi decenni, a
una dispotica della maggioranza delle monarchie europee settecentesche. La
loro società essenzialmente basata sul principio di autorità e sulla deferenza
verso il esistenza consente di pensare una perfettibilità dei sistemi sociali, sia
sul piano potere politico e religioso si sarebbe sostituita una società fondata
sul diritto, la politico, con il mantenimento e potenziamento delle istanze
rappresentative, tolleranza, l’indipendenza della morale dalla religione, la
libera ricerca sia su quello economico, con una crescita della ricchezza
collettiva.

scientifica. Questo diverso atteggiamento verso il nuovo, che si esprime nella


Non è un caso perciò se proprio dall’Inghilterra e dalle Province Unite del
curiosità per i viaggi e le popolazioni extraeuropee, nell’accettazione di cibi
e

bevande provenienti dall’Estremo Oriente (cfr. supra, cap. 21), in un


originariamente un atteggiamento individuale alieno dall’ubbidienza a ogni
atteggiamento critico e scettico verso le autorità costituite, è ben riassunto
dalla Chiesa istituzionale e soggetto solo alla devozione allo Spirito santo.
Criticato e famosa discussione, iniziata in Francia e perciò chiamata
querelle, sulla combattuto da Giovanni Calvino, il libertinismo religioso si
estingue, per dar superiorità degli antichi rispetto ai moderni.

luogo a un atteggiamento più complesso, profondamente influenzato nel XVII


Fin dall’Umanesimo e dal Rinascimento il mondo classico aveva secolo dalla
ripresa della morale stoica (cfr. supra, cap. 11). Con il termine
rappresentato per la cultura europea una fonte di autorità preziosissima e
libertini vengono così ad essere identificati quegli spiriti liberi (chiamati
anche alternativa alla Bibbia (cfr. supra, cap. 4). Da allora, per oltre due
secoli, non era

«spiriti forti») che – sostanzialmente atei – non mancano, però, di possedere


e stata mai posta in discussione la superiorità del mondo antico, una sorta di
età di praticare una propria etica, talvolta anche rigida, secondo un
atteggiamento dell’oro in cui la cultura e le arti avevano raggiunto livelli di
perfezione che ha tratti di somiglianza con il parallelo diffondersi del
giansenismo (cfr.

altissimi, rispetto ai quali tutta la successiva elaborazione intellettuale


appariva supra, cap. 17).

impari. Ora però si inizia a dubitare di questa superiorità e vi è chi


argomenta Il libertinismo veicola così, reinterpretandolo, un atteggiamento
elitario e che, per quanto magnifiche fossero state le realizzazioni dell’età
classica, esse non di rado esoterico già presente nella cultura
rinascimentale: la saggezza devono cedere il passo rispetto a quelle dell’età
attuale, «moderna». Gli autori sarebbe un cibo prelibato, ma adatto solo a
palati raffinati, un nutrimento moderni, anche se individualmente inferiori ai
grandi pensatori e artisti classici, intellettuale destinato solo a quei pochi
che possono giovarsene e che hanno su questi ultimi un indiscutibile
vantaggio: ne conoscono i testi e le disprezzano la superstizione, ineluttabile
pasto del volgo. Questo opere. Nani sulle spalle di giganti, essi sono così in
condizione di vedere più atteggiamento di superiorità e di distinzione,
alimentato dalla rilettura dei testi lontano. Non semplici imitatori o epigoni,
essi raggiungono un di più di dell’epicureismo e del materialismo antichi,
conduce alla teorizzazione di conoscenza e di realizzazione culturale e
artistica che, magari minimo sul piano un’assoluta libertà del pensiero, che
stride notevolmente con le costrizioni e i individuale, possiede però un
gigantesco effetto cumulativo collettivo. Grazie vincoli all’espressione
intellettuale imposti dalle autorità civili e religiose in alla forza dei numeri e
alla conoscenza del passato, la società moderna può in gran parte del
continente europeo.

tale maniera superare i confini precedenti, oltrepassare le soglie del sapere


sulle Invece che maturare per questa via una critica dell’ordine costituito, il
quali il mondo classico si era dovuto arrestare.

cosiddetto libertinismo si mantiene piuttosto come un orizzonte individuale di


Questa discussione ha grande importanza, perché con essa si inizia a libertà
interiore, che talvolta – come nella Francia del Settecento – finisce per
elaborare una diversa idea della storia. Fino ad allora la vicenda
dell’umanità era influenzare i costumi di vita, estremizzandoli alla ricerca di
un piacere stata immaginata e letta sulla base di uno schema ciclico, un’idea
mutuata svincolato dalle norme religiose e dal costume sociale. Per questa
ragione dall’osservazione del succedersi delle stagioni e del moto rotatorio
dei pianeti.

l’espressione «libertino» in seguito prende a identificare, nel linguaggio Ora


invece comincia a farsi strada una concezione evolutiva di tipo lineare e
comune, un individuo dedito a letture, ma soprattutto a comportamenti
cumulativo della storia umana, attraversata da un processo di accrescimento
licenziosi ed estranei alla morale corrente.

quantitativo e qualitativo senza fine e senza limiti chiamato progresso. Tale


visione progressiva identifica così una tendenza evolutiva indirizzata al
miglioramento delle condizioni di vita, delle istituzioni politico-sociali e delle
creazioni artistiche e letterarie: una tendenza che è possibile seguire come
filo 23.2. L’Illuminismo francese

rosso della storia dell’umanità.

Inoltre la discussione sulla superiorità degli antichi e dei moderni ha Il


trapasso dall’età di Luigi XIV, morto nel 1715, alla reggenza durante la
notevole rilievo anche in un altro senso: essa permette di capire come certi
minore età di Luigi XV e poi al regno di quest’ultimo, rappresentano per la
temi, ripresi dalla cultura classica, acquisiscano adesso una nuova e diversa
Francia un’epoca di allargamento degli orizzonti culturali. Con la fine della
autonomia. È il caso della questione della ricerca morale individuale,
svincolata guerra di successione spagnola si chiude il ciclo di guerre del Re
Sole: a Parigi dalla religione tradizionale, che caratterizza il filone
intellettuale noto come si respira una nuova atmosfera, resa possibile dagli
intensi rapporti con la Gran libertinismo.
Bretagna. La maggiore libertà di stampa consente la diffusione di idee Nato
all’interno della Riforma protestante, il libertinismo identifica

eterodosse, mentre la congiuntura politica favorisce la conoscenza del


modello trattato: la monarchia, la repubblica e il dispotismo. La loro natura
profonda politico-istituzionale, ma anche socio-culturale inglese.
Dall’Inghilterra e viene analizzata in rapporto a precisi principi dinamici
che li animano e dall’Olanda giungono ora testi di autori deisti e libertini,
quando non vere e all’influenza di fattori geografici e climatici. Ne deriva un
sistema rigido e proprie provocazioni intellettuali, come quella del medico
olandese Bernard de sistematico di interconnessioni, che produce effetti
necessari. Animato da una Mandeville, che aveva pubblicato a Londra nel
1705 un poemetto destinato a prospettiva scettica e pessimistica sulla natura
profonda delle passioni umane, larga notorietà: La favola delle api. Vi si
racconta di un alveare che prospera Montesquieu finisce per proporre la
divisione dei poteri come strumento finché i suoi membri mantengono
costumi viziosi, mentre va in rovina nel fondamentale per la conservazione
della libertà. Il sistema politico che meglio momento in cui essi assumono
comportamenti virtuosi. La morale del testo è gli pare interpretare questa
esigenza di conservazione delle libere istituzioni è la chiara: atteggiamenti
individuali che, sul piano morale, possono essere monarchia parlamentare e
costituzionale «all’inglese», in cui i corpi intermedi e criticabili, come la
ricerca del lusso, divengono, dal punto di vista collettivo, le istituzioni di
garanzia (come in Francia i Parlamenti) giocano un ruolo utili stimolatori
del benessere economico. In altre parole, la ricchezza fondamentale.

impiegata in modo apparentemente improduttivo per ragioni di prestigio Se


le Lettere persiane di Montesquieu rappresentano la presa di coscienza
sociale può trasformarsi in uno stimolo per la domanda e quindi in un
collettiva dei mali tradizionali della società francese, è con la pubblicazione
nel incentivo per la produzione di merci. I vizi privati possono divenire così
1734 delle Lettere inglesi di Voltaire che la Gran Bretagna diviene per i
francesi pubbliche virtù.

un vero e proprio modello alternativo, il sistema politico-sociale ideale


rispetto L’attrazione per l’Inghilterra, che con il passare del tempo diverrà
in Francia al quale far risaltare le tendenze dispotiche, l’intolleranza
religiosa, l’arretratezza un vero e proprio stile intellettuale, carico di
evidenti significati politici economica e sociale della Francia. Voltaire è lo
pseudonimo di François-Marie antidispotici, testimonia di
un’insoddisfazione crescente degli intellettuali per Arouet (1694-1778), un
intellettuale destinato a influenzare profondamente le condizioni del regno.
Nel 1721 Charles-Louis de Secondat, barone di con le sue opere letterarie,
filosofiche e storiche il dibattito culturale europeo.

Montesquieu (1689-1755), pubblica le sue Lettere persiane, una sorta di È


significativo che il viaggio in Inghilterra da cui derivano le Lettere sia stato
romanzo epistolare che costituisce una critica acida e corrosiva delle
istituzioni originato dalla necessità di un periodo di esilio dal suolo francese
a seguito del e dei costumi della nazione. Montesquieu immagina infatti che
tre viaggiatori suo stile di vita libertino e delle provocazioni intellettuali di
cui era stato persiani visitino Parigi, e attraverso i commenti e le descrizioni
epistolari della protagonista (oltre che di uno scontro personale con il duca
di Rohan, uno dei visita, intrecciati ad altre lettere provenienti da Istanbul,
denuncia le condizioni grandi aristocratici del tempo).

di arretratezza in cui versa la Francia. Percorso da una vena polemica


L’Inghilterra descritta da Voltaire rappresenta ciò che la Francia avrebbe
antidispotica, il testo contiene già quelli che saranno, in seguito, i cavalli di
potuto essere e non è: un paese libero e tollerante, aperto alla discussione
battaglia della critica politica illuministica: la denuncia della superstizione,
dei filosofica e alle nuove teorie newtoniane, prospero e lontano dalla
rigidità vizi derivanti dal dogmatismo religioso e da pratiche come quelle del
celibato cetuale della società d’antico regime. La pubblicazione delle Lettere
inglesi ecclesiastico e del monachesimo contrapposte all’ideale della libertà
di pensiero (chiamate anche Lettere filosofiche) dà a Voltaire, insieme a
nuovi problemi con la e della tolleranza religiosa.

giustizia francese (le Lettere sono condannate e quindi bruciate per mano del
Lo spirito liberale che aleggia nelle Lettere persiane si ritrova anche nelle
opere boia di Parigi), un’enorme notorietà in tutt’Europa. Ritiratosi in un
castello mature di Montesquieu: le Considerazioni sulle cause della
grandezza dei romani e della Lorena, Voltaire prende a tessere
un’impressionante rete di relazioni con sulla loro decadenza (1734), un testo
che esclude il caso o l’azione della gli intellettuali europei del tempo. Si può
ben dire che con Voltaire provvidenza dall’analisi degli avvenimenti storici
per lasciare spazio a una l’Illuminismo inizia ad assomigliare a ciò che
avrebbe voluto essere: un ricostruzione razionale della catena di cause degli
eventi, e soprattutto Lo spirito movimento intellettuale coerente che si
batteva in ogni parte del continente delle leggi (1748-54). Quest’ultima
opera non è solo uno dei grandi testi per il progresso civile. In realtà, anche
a voler considerare solo la Francia i dell’Illuminismo europeo, ma è anche
una pietra miliare della storia del philosophes (come cominciano a essere
chiamati gli illuministi) hanno opinioni pensiero liberale. L’essenza delle
leggi (il loro «spirito»), secondo Montesquieu, differenti su molti dei temi
principali della vita pubblica, oltre ad appartenere a può essere indagata
solo attraverso procedimenti razionali e non attraverso differenti scuole di
pensiero filosofico e morale. Essi sono accomunati anguste tecniche
deduttive. Tre sono gli universi politico-sociali descritti nel essenzialmente
dalla tendenza a contrapporsi alla tradizionale visione

parareligiosa del mondo sociale, dalla fiducia nella ricerca intellettuale,


dalle non è solo conseguenza dell’essere le idee illuministiche minoritarie in
un radici culturali libertine e deiste (spesso amplificate dalla partecipazione
alle contesto intellettuale ancora dominato dalle dottrine teologiche e
metafisiche, logge massoniche) e dalla volontà di esercitare, attraverso
l’opinione pubblica, ma deriva dal fatto che un gruppo di philosophes riesce
nella difficile impresa di un’influenza sulle scelte dei governi.

raccogliere il nuovo sapere in un’opera a stampa aperta ai contributi dei più


Lo stesso Voltaire aveva offerto del resto la più chiara manifestazione di
originali pensatori del tempo. Si tratta dell’ Encyclopédie, progenitrice delle
quest’ultima propensione, divenendo per alcuni anni il mentore e il
consigliere moderne enciclopedie, ma soprattutto manifesto ideologico del
pensiero di Federico II di Hohenzollern (1712-86), sovrano di Prussia, che
ama illuministico. Ne sono artefici il filosofo e scrittore eterodosso Denis
Diderot presentarsi come protettore delle arti e delle lettere e – secondo il
modello (1713-84) e il matematico Jean-Baptiste Le Rond d’Alembert (1717-
83). Il platonico – «re filosofo».

«prospetto» dell’ Encyclopédie viene diffuso nel 1750, ricevendo


immediatamente Disilluso da Federico II e ritiratosi a Ferney, vicino
Ginevra, Voltaire vi un elevato numero di sottoscrizioni che consentono una
tiratura per l’epoca compone, oltre a celebri romanzi filosofici ( Candide) e
racconti ( Zadig, elevatissima: oltre 4.000 copie. Si tratta di un’impresa
editoriale senza Micromega), due importanti opere storiche, che fondano un
nuovo genere, la precedenti (con 60.000 voci distribuite in 17 volumi di testo
e 11 di tavole storiografia cosiddetta filosofica: il Saggio sui costumi e lo
spirito delle nazioni, una illustrate) e che può giovarsi del lavoro di
distruzione dei pregiudizi e degli ricostruzione della storia europea da Carlo
Magno a Carlo V d’Asburgo, e Il errori compiuto da opere antecedenti, come
il Dizionario storico e critico di Pierre secolo di Luigi XIV, una storia della
Francia dall’avvento di Luigi XIII alla morte Bayle (1646-1706) o il
Dizionario filosofico di Voltaire. Ora però non ci si vuole del Re Sole. Con
Voltaire la storia cessa di essere incentrata sul mondo antico e più limitare a
mettere in luce la mancanza di plausibilità delle certezze sulla tradizionale
lettura provvidenzialistica delle vicende europee che ne dogmatiche fondate
sull’interpretazione biblica o le incongruità e le avevano offerto intellettuali
«devoti» come Bossuet. L’Europa di Voltaire contraddizioni di tutte le
ricostruzioni che si basano su elementi metafisici o include i popoli dell’Asia
e delle Americhe, con le loro religioni diverse dal teologici, bensì di
ridisegnare una mappa aggiornata della conoscenza cristianesimo. Inoltre lo
sguardo di Voltaire non si sofferma solo sugli universale. Il primo volume,
che contiene l’introduzione di d’Alembert, viene avvenimenti bellici e le
vicende dinastiche, ma si allarga a comprendere pubblicato nel 1751, seguito
poco dopo dal secondo. Sospesa nel 1752 a causa fenomeni sociali
complessi, che vengono scrutati per coglierne, trascurando i dell’accusa di
empietà, la pubblicazione viene ripresa nel 1753 e prosegue al particolari, i
tratti essenziali. Si tratta di una storia interpretativa che illustra ritmo di un
volume all’anno, fino al 1757. Di fronte all’intensificarsi degli apertamente i
vizi del fanatismo religioso, dell’intolleranza ideologica e del attacchi,
culminati nella revoca dell’autorizzazione regia e nella condanna di
bigottismo per indicare la strada di un futuro migliore. Rispetto all’epoca a
lui papa Clemente XIII (1758-69), d’Alembert rinunzia a proseguire nella
contemporanea, il secolo di Luigi XIV appare a Voltaire un’epoca di
splendore conduzione dell’opera e la sua edizione viene nuovamente sospesa.
Sarà solo la nazionale, ricolmo di realizzazioni culturali e artistiche, di
progresso tenacia di Diderot a permettere la ripresa semiclandestina della
stampa. Gli economico e civile, di stabilizzazione politica e di egemonia
internazionale.

ultimi dieci volumi del testo sono inviati ai sottoscrittori a partire dal 1766,
Quello che i sovrani a lui contemporanei non riescono a essere, i demiurghi
di seguiti poi dalle tavole. Nel 1772 la gigantesca impresa è, dopo un
ventennio, un mondo migliore, pare a Voltaire sia riuscito a Luigi XIV.
Delineando gli compiuta.

splendori del secolo passato – un’operazione intellettuale destinata a Una


delle caratteristiche salienti dell’ Encyclopédie è la nuova attenzione
influenzare tutta la storiografia successiva – più evidenti appaiono i mali
riservata alla scienza e alle tecniche. In un mondo vagliato alla luce della
presenti, e cioè la povertà materiale e morale della nazione.

ragione solo il pensiero scientifico-matematico consente di addentrarsi nei


misteri della natura alla scoperta delle leggi che ne regolano la vita. Il XVIII
secolo si distingue del resto per una veloce crescita delle discipline
scientifiche.

Nel campo delle scienze naturali enormi passi avanti, soprattutto sul piano
23.3. L’«Encyclopédie»

della classificazione delle specie vegetali e animali e su quello della analisi


dei microrganismi, erano stati compiuti grazie agli sforzi del francese
Georges-Se l’Illuminismo appare a molti come un movimento intellettuale
coeso, ciò Louis Leclerc di Buffon (1704-88), dello svedese Carl von Linné,
noto come Linneo (1707-88), e dell’italiano Lazzaro Spallanzani (1729-99).
La chimica

conosce al contempo una nuova stagione, grazie agli sforzi di Antoine-


Laurent filosofico-morali, si estende a quelle economico-sociali. Per il
medico di corte Lavoisier (1743-99), mentre gli studi fisici si dedicano al
problema di francese François Quesnay (1694-1774), autore di un famoso
trattato chiamato riconoscere e riprodurre le correnti elettriche, grazie ai
lavori di Benjamin Tableau économique (1756), l’economia va studiata come
una formazione Franklin (1706-90), di Luigi Galvani (1737-98) e poi di
Alessandro Volta naturale dotata di sue proprie leggi. Alla base della
fisiocrazia (termine che (1745-1827), che metterà a punto il sistema di
accumulazione dell’elettricità, la nasce dalla fusione di due termini che in
greco antico significano «potere della pila.

natura»), come viene definita la corrente di pensiero di Quesnay e dei suoi


Questo atteggiamento di fiducia nelle capacità della ragione si estende anche
seguaci, detti fisiocratici, sta la convinzione che il valore delle merci sia una
all’analisi del mondo umano: è tipica della stagione illuministica la
diffusione di qualità intrinseca delle stesse che deriva dalla loro produzione
naturale.

concezioni filosofiche innovative come il sensismo, e cioè la tendenza a La


natura sarebbe in sostanza il motore originario dispensatore di valore,
ricondurre la conoscenza umana ai dati dei sensi (è il caso del francese
Étienne mentre le successive trasformazioni delle merci in manufatti,
attraverso ad Bonnot, abate di Condillac, 1714-80) e dell’esperienza (come
per il grande esempio una lavorazione artigianale o industriale, non
aggiungerebbero nulla in filosofo e storico scozzese David Hume, 1711-76),
oppure il materialismo, una termini di valore. Questa teoria ritiene del tutto
preminente il ruolo visione di tipo meccanicistico della natura e dell’umanità
che esclude tutti i dell’agricoltura, considerata la grande madre della
ricchezza di un paese, presupposti dogmatici, come ad esempio l’esistenza
dell’anima o di Dio.

rispetto all’industria e al commercio, settori tradizionalmente al centro delle


Questo tipo di impostazioni filosofiche sono anche estese, come vedremo,
alla pratiche mercantilistiche. Per i fisiocratici – a differenza degli scopi che
si erano comprensione dei fenomeni sociali, con conseguenze di enorme
rilievo sulla prefisse le politiche mercantilistiche – è necessario che il
meccanismo percezione della società.

economico, per funzionare adeguatamente, si sviluppi con la massima


naturalità e cioè con la maggiore libertà d’azione possibile. Le derrate
agricole, in primo luogo il grano, devono perciò poter liberamente circolare.
Da qui la massima «laissez faire, laissez passer» (lasciate fare, lasciate
passare), divenuta 23.4. La natura del vincolo sociale

presto celebre in tutta Europa, sorta di slogan della prima dottrina


economica dichiaratamente liberista. A corollario di questa impostazione
teorica va Una buona parte dello sforzo intellettuale dei pensatori cosiddetti
illuministi ricordato che, per i fisiocratici, l’unica leva legittima in mano al
governo è è diretta a fondare su basi nuove la visione della società. Esclusa
quella fiscale: la rendita terriera, espressione massima della ricchezza
prodotta, un’impostazione di tipo metafisico – che fa cioè discendere dalla
volontà divina va dunque tassata, indipendentemente dal rango sociale del
suo possessore, l’organizzazione sociale – si punta a stabilire su presupposti
diversi la morale quindi anche quella nobiliare.

collettiva. Per gli esponenti della corrente dell’utilitarismo, quali il francese


Ben più potente sarà su questo terreno però l’elaborazione di colui il quale è
Claude-Adrien Helvétius (1715-71) e l’inglese Jeremy Bentham (1748-1832),
celebrato come il padre dell’economia politica moderna, il pensatore
scozzese l’uomo va guardato per quello che è e non per quello che dovrebbe
essere.

Adam Smith (1723-90), autore del celeberrimo trattato Indagine sulla natura
e le Piaccia o non piaccia, occorre prendere atto che le sue azioni non sono
mosse cause della ricchezza delle nazioni (1776). Convinto come i fisiocratici
dal desiderio di aiutare il prossimo, ma da quello di massimizzare il proprio
dell’esistenza di leggi naturali che esprimono il processo naturale di
creazione utile e il proprio piacere. Piuttosto che demonizzare questo
atteggiamento, della ricchezza, Smith è debitore però verso il pensiero
utilitaristico che vede esso va valorizzato e indirizzato a vantaggio del
benessere collettivo.

nei comportamenti individuali, ispirati dall’egoismo, la base del benessere


Come la natura, da Galilei in poi, è stata studiata alla ricerca di leggi
sociale. Secondo Smith, ciò che rende utili collettivamente le azioni
egoistiche matematiche che ne rappresentano l’essenza nascosta (cfr. supra,
cap. 12), così degli individui è l’esistenza del mercato, un meccanismo
astratto che agisce ora anche la realtà sociale è immaginata come
intellegibile alla luce di leggi, come una «mano invisibile» che regola,
ordina, distribuisce la ricchezza. La regole naturali ferree che regolerebbero
nascostamente il comportamento fede nel mercato è in sostanza la credenza
nell’esistenza di leggi di natura che umano. Si registra così la circolarità di
un medesimo atteggiamento regolano il mondo sociale dell’economia. Queste
leggi si possono comprendere intellettuale razionalistico e scientista che,
dalle discipline scientifiche e e descrivere attraverso il meccanismo,
determinabile matematicamente, della domanda e dell’offerta, un
meccanismo che si autoregola e che equilibra le

quantità prodotte e i prezzi delle merci. Superato il pregiudizio fisiocratico È


merito, tra gli altri, di Cesare Beccaria (1738-94), autore del celeberrimo
relativo alla derivazione del valore dalla sua produzione naturale, Smith
ritiene Dei delitti e delle pene (1764), aver svolto una critica radicale del
carattere che il valore sia frutto del lavoro umano e quindi delle attività
artigianali, irrazionale e inumano di pratiche giudiziarie allora assai diffuse,
quali la tortura industriali e commerciali. Tutto ciò ha fondamentali
conseguenze per le e la pena di morte, e aver avanzato la proposta di
considerare la pena non come politiche economiche. Quanto più si lascia al
mercato la possibilità di una vendetta sociale, ma come una misura di
correzione che deve essere esprimere la coerenza e l’efficienza del suo
meccanismo, tanto più si rende proporzionale al danno inflitto e indirizzata
tanto all’espiazione quanto al possibile accrescere la ricchezza della
nazione.

recupero del reo. Attraverso dibattiti come quello sui caratteri dell’esercizio
A dimostrazione dell’articolazione di posizioni diverse che si registrano nella
della giustizia penale, la cultura ispirata dai principi illuministici penetra
stagione chiamata illuministica vi sono le teorie che offrono del vincolo
sociale profondamente non solo tra i dotti, la cosiddetta società delle lettere,
ma nel una versione meno ottimistica di quella proposta dalla nascente
scuola liberista corpo vivo della società europea.

di economia politica. Mentre per Smith la divisione sociale del lavoro, e cioè
il processo di suddivisione e ripartizione fra lavoratori dotati di mansioni
specifiche delle azioni lavorative nelle nascenti fabbriche (cfr. infra, cap.
28), costituisce la chiave di volta del progresso umano, per il pensatore
ginevrino Bibliografia

Jean-Jacques Rousseau (1728-78) esso è il segno di un grave arretramento,


una caduta dell’uomo dalla felicità dello stato di natura (immaginato come
una sorta R. Darnton, L’intellettuale clandestino. Il mondo dei libri nella
Francia dell’Illuminismo, di paradiso perduto), iniziata con l’instaurarsi
della proprietà privata. Da questa Garzanti, Milano 1990 (ed. or. 1982).

degenerazione era derivata in particolare la diseguaglianza sociale e F.


Diaz, Filosofia e politica nel Settecento francese, Einaudi, Torino 1972.

l’introduzione di gusti artefatti produttori di corruzione morale. Nel famoso


Id., Per una storia illuministica, Guida, Napoli 1973.

Contratto sociale (1762) Rousseau tratteggia viceversa la fisionomia di una


V. Ferrone, I profeti dell’illuminismo. Le metamorfosi della ragione nel tardo
Settecento italiano, repubblica ideale retta da un vincolo collettivo, un
contratto sociale stretto fra Laterza, Roma-Bari 2000.

tutti gli individui che ne fanno parte. Questo contratto non si basa su V.
Ferrone, D. Roche, L’Illuminismo. Dizionario storico, Laterza, Roma-Bari
1997.

presupposti utilitaristici, ma sulla condivisione di uno stesso comune sentire


D. Outran, L’Illuminismo, Il Mulino, Bologna 1997.

M. Rosa, Dispotismo e libertà nel Settecento, Dedalo, Bari 1964.

che consente il superamento delle singole volontà individuali in un afflato F.


Venturi, Settecento riformatore, 5 voll., Einaudi, Torino 1969-90.

solidale, una sorta di religione civile, che conduce, mediante meccanismi di


Id., Utopia e riforma nell’Illuminismo, Einaudi, Torino 1970.

democrazia diretta o delegata, alla formazione di un’unica volontà generale.

Id., Le origini dell’Enciclopedia, Einaudi, Torino 1977.

Solo quest’ultima è capace di riassumere ed esprimere l’essenziale


sentimento M. Vovelle (a cura di), L’uomo dell’Illuminismo, Laterza, Roma-
Bari 1992.

che crea il vincolo sociale e che si manifesta nella virtù patriottica.


La presenza di una tematica critica, nostalgica di un mondo passato, aperta
a un sentimentalismo alieno dal freddo razionalismo di tanta letteratura
illuministica – nonché precorritore della futura stagione culturale romantica

testimonia dell’impossibilità di definire l’Illuminismo come un movimento.

Esso è piuttosto la rottura di un universo mentale dogmatico ancora


largamente dominante e l’apertura di un’originale fase di critica degli
ordinamenti esistenti, dei saperi consolidati, delle autorità stabilite. Questa
valenza essenzialmente critica si esprime in molti campi, ma è
particolarmente efficace in taluni versanti, quali quello della difesa dell’idea
di tolleranza e quello della critica delle pratiche inumane di trattamento
degli inquisiti e dei detenuti, che implicano – come strumento giuridico in
grado di produrre prove per l’accertamento della verità – il ricorso alla
tortura.

24. Il dispotismo riformatore

Non si tratta senza dubbio di un compito agevole, in primo luogo per l’ovvia
resistenza delle popolazioni al prelievo, ma soprattutto perché, nelle società
di antico regime, vigono limiti ben precisi alla possibilità di tassazione da
parte del sovrano. In generale vale la regola che, per imporre nuove tasse,
occorre ottenere l’assenso delle assemblee rappresentative, dei ceti o dei
corpi territoriali. Molte città, regioni e ordini privilegiati, inoltre, hanno con
il tempo ricevuto dai sovrani, attraverso graziose elargizioni o privilegi
acquistati a caro prezzo, l’esenzione da questo o quel tipo di prelievo fiscale.

Convocare le assemblee rappresentative per chiedere donativi straordinari


(così il linguaggio cavalleresco del dono definisce le nuove imposizioni) ha
però evidenti inconvenienti. Spesso, per comprare i voti di parlamentari o di
membri di altre assemblee occorre fare delle concessioni che, in termini
monetari valgono altrettanto o più di quello che si riesce a ottenere. Si
spiega anche così la propensione delle corone europee, a partire dalla metà
del Seicento, a governare senza convocare i vari tipi di rappresentanze dei
sudditi.

Non resta dunque ai sovrani che sperimentare diversi sistemi per aggirare il
Nella seconda metà del XVIII secolo si registra una marcata tendenza dei
divieto di imporre nuove tasse, mascherando la loro natura come balzelli
leciti, sovrani a modificare gli assetti giuridici, economici e politico-sociali
dei loro oppure ricorrere all’aperta violazione dei privilegi dei sudditi o
regni. Tale propensione all’intervento o, come allora si inizia a dire, alla
riforma all’ottimizzazione dei redditi che provengono dai loro beni privati e
non dalla delle regole e delle forme giuridiche, amministrative ed
economiche che loro potestà pubblica (cfr. supra, cap. 10). Tutte e tre queste
vie vengono presiedono alla vita collettiva costituisce, per molti versi, una
novità. Per secoli ripetutamente percorse. Si tenta così di aumentare il gettito
del prelievo il sovrano è stato pensato e rappresentato come il difensore
degli equilibri mediante l’ampliamento surrettizio di imposte legittime; di
superare con la stabiliti, il munifico elargitore di grazie e il severo
distributore della giustizia, forza o con il convincimento la resistenza dei ceti
e gruppi privilegiati a un non certo come qualcuno cui tocca il compito di
modificare lo stato delle cose qualche restringimento delle proprie
franchigie; di rendere profittevoli al (cfr. supra, capp. 1 e 8). Certo, nella
concezione del sovrano come il garante massimo i beni privati (chiamati
«beni di camera») della corona.

della giustizia, il riparatore dei torti, vi è certamente l’idea che tocchi al re


Già durante il XVII secolo e più compiutamente nel secolo successivo si
correggere gli abusi, ma in questo senso gli viene riconosciuta una funzione
diffonde nei domini asburgici dell’impero una corrente di pensiero chiamata
propriamente restaurativa, non riformatrice. Lungi dall’idea che tocchi al
cameralismo, specializzata nell’avanzare proposte teoriche e pratiche per il
sovrano plasmare il mondo a proprio piacimento, si pensa che sia suo dovere
miglioramento dell’efficienza delle rendite imperiali. Elementi diversi di
quelle intervenire per ripristinare l’antico ordinamento voluto da Dio, che la
discipline che oggi chiameremmo economia, scienza della finanze e scienza
corruzione della vita sociale, causata dai peccati degli uomini, ha, con il
passare dell’amministrazione (denominate nel loro complesso scienze
camerali) del tempo, guastato.

convergono in queste analisi che mano a mano, prendendo le mosse da La


tendenza dei sovrani settecenteschi all’innovazione del proprio ruolo si
miglioramenti nell’amministrazione del dominio dinastico, finiscono per
spiega anzitutto con il bisogno di migliorare l’efficienza della macchina
statale riguardare l’insieme della macchina statale. Le scienze camerali
aspirano a ai fini bellici. Ciascun sovrano pensa che sia suo precipuo
compito ingrandire i fornire al principe un arsenale di strumenti che
connettano la politica propri domini e rendere imperitura la gloria della
propria dinastia, a spese dei economica e fiscale (come ad esempio le misure
protezionistiche e le azioni di paesi vicini e delle dinastie concorrenti. In un
periodo in cui la guerra viene politica monetaria) e la modificazione degli
apparati statali.

condotta essenzialmente per mezzo di truppe mercenarie, la potenza delle


armi Anche nella Spagna degli Asburgo si era diffusa, a partire dagli inizi
del XVII dipende direttamente dalla capacità dell’apparato fiscale di
prelevare somme secolo, l’abitudine da parte di studiosi e di intellettuali di
fornire al sovrano sempre maggiori di denaro dai sudditi (cfr. supra, capp.
10 e 19).

proposte scritte su come migliorare lo stato delle finanze pubbliche e, più in

generale, le condizioni del regno. Questi progetti di modificazione delle


un’immediata rilevanza politica, ma che indirettamente offrono spunti di
norme e delle strutture esistenti, gli arbitrios (cfr. supra, cap. 11), erano stati
riflessione sulle caratteristiche ed eventualmente i difetti della vita collettiva.
A sollecitati dall’acuta percezione del declino ( declinación) della Castiglia
rispetto questa riflessione pubblica contribuiscono del resto in modo
determinante le alle potenze concorrenti: la Francia, l’Inghilterra e le
Province Unite. Il stesse corone.

successo economico e commerciale di queste due ultime nazioni obbligava in


I sovrani tradizionali non hanno bisogno di giustificare il proprio operato.

particolare gli arbitristas a guardare con attenzione alle politiche da esse


poste in La loro legittimità è data dalla presunzione che sia Dio a volerli sul
trono. Le atto sul piano commerciale. Cresce, nel corso del Seicento, la
consapevolezza loro azioni, di conseguenza, devono essenzialmente
rispettare la legge divina e che la potenza politica e militare sia legata alla
forza economica degli Stati, gli ordinamenti da essi stabiliti. Tutto inizia a
mutare con l’affermarsi, a partire misurabile in termini di capacità di
attrarre e tesaurizzare la moneta buona, di dal tardo Seicento, di dottrine che
affermano esistere a disposizione dei sovrani, possedere raccolti sufficienti a
sfamare la popolazione, di avere una bilancia a fianco della potestà
ordinaria, una potestà straordinaria, completamente libera commerciale
attiva, solide manifatture e soprattutto una popolazione in crescita da
controlli: proprio come Dio si serve ordinariamente della legge di natura,
(cfr. supra, cap. 16). Questa prospettiva, di stampo mercantilistico, subisce
ma può fuoriuscirne in casi speciali attraverso un atto supremo, il miracolo,
tuttavia nel corso del XVIII secolo una significativa evoluzione.

così il sovrano, a somiglianza di Dio, usa ordinariamente i suoi poteri


normali, che sono limitati, mentre in casi particolari ha la facoltà di
utilizzare una potestà straordinaria o assoluta, svincolata da qualsiasi
norma.

A differenza di Dio, tuttavia, i sovrani si trovano obbligati a spiegare ai 24.1.


Il ruolo crescente della sfera pubblica

propri sudditi come mai utilizzino una prerogativa così speciale e


straordinaria.

In mancanza di tali spiegazioni il rischio, corso abbondantemente alla metà


del Le rivoluzioni di metà Seicento (cfr. supra, cap. 13) costituiscono
un’intensa Seicento, è di essere percepiti non più come legittimi sovrani
bensì quali fase di dibattito sulle questioni fondamentali della vita pubblica,
e in primo tiranni. Ora le argomentazioni giuridico-teologiche che
normalmente si luogo sul ruolo in essa della Chiesa e della religione. Di più,
si ha in quel utilizzano per giustificare la legittimità del potere sovrano sono
insufficienti a periodo un’estensione di tale dibattito a strati sociali che mai
avevano preso sostenere gli atti della sovranità assoluta. Occorre adesso
richiamare non solo la parte a una discussione politica. Nella società di
antico regime la partecipazione legge di Dio, ma anche il bene della
collettività, la salvezza delle anime insidiata al dibattito politico è infatti
limitata, in condizioni normali, ai gruppi dirigenti.

dai nemici della vera fede, ma anche, mano a mano, il beneficio dei poveri e
Superata la crisi politica di metà secolo si assiste in tutt’Europa a un degli
oppressi, l’alleviamento delle sofferenze e così via.
ridimensionamento di tali ambiti di dibattito: si riafferma la politica, intesa
Questi argomenti giustificativi scivolavano così progressivamente, come su
come scienza del dominio, disciplina segreta e riservata a pochi (cfr. supra,
cap.

una sorta di piano inclinato, dal registro argomentativo strettamente


teologico a 11), una politica che torna così a essere prerogativa di taluni
ambienti influenti quello di stampo morale e filosofico. Anche in ragione
della diffusione delle esistenti nelle capitali e dei ristretti circoli cortigiani.

dottrine del diritto naturale, elaborando la nozione di bene comune, si


forgiano Se i testi a stampa ( pamphlets) direttamente politici si rarefanno,
fino quasi a concetti nuovi come quelli dell’utilità per il maggior numero di
persone o della sparire sotto i colpi della censura, si osserva tuttavia una
crescita notevole delle pubblica felicità.

gazzette. Questi fogli di informazione periodica a pagamento, progenitori dei


A differenza delle massime tratte direttamente dalla Bibbia, queste nostri
giornali, raccontano – dapprima episodicamente e poi con periodicità
argomentazioni sono tuttavia maggiormente soggette a scrutinio, più sempre
più fissa – i principali avvenimenti della politica europea: i fatti bellici,
facilmente opinabili. Si entra in un terreno giustificativo incerto, nel quale gli
gli eventi diplomatici e tutto il mondo rutilante che ruota attorno alle corti
apparati esegetici sperimentati nei secoli per interpretare la parola di Dio
sovrane. Insieme alle nascite reali, alle feste e ai balli di corte, vi trovano
spazio possiedono una minore efficacia. Soprattutto, a forza di giustificare
con simili gli avvenimenti sociali, i riti, le cerimonie e anche i fatti imprevisti,
distruttivi argomenti le azioni dei sovrani, si apre una contraddizione tra
queste dottrine e (come i terremoti), straordinari, mostruosi.

quelle volte a legittimare il fondamento ultimo della sovranità, che


rimangono Si tratta di descrizioni, relazioni e racconti che spesso non hanno
ancorate al concetto di diritto divino.

La rottura della concezione negativa di ogni innovazione, vista

precedentemente come pericolo, potenziale turbamento dell’assetto conflitto


bellico di dimensione planetaria, ma anche la presa d’atto del tradizionale,
voluto da Dio, comporta inoltre l’apertura di un terreno nuovo di mutamento
irreversibile dei rapporti di forza tra le potenze europee. Negli discussione
pubblica. Se il mondo politico ed economico-sociale è passibile di ultimi due
secoli la politica continentale aveva ruotato attorno alla rivalità tra riforma
per migliorarne l’efficienza, occorre allora guardare agli esempi gli Asburgo
dei due rami spagnolo e austriaco e i sovrani di Francia, i Valois stranieri e
confrontare i risultati delle diverse politiche adottate dagli Stati, in prima e i
Borbone poi. Anche dopo le guerre di successione spagnola e modo, per così
dire, da misurare i propri vizi e virtù rispetto a quelli altrui.

austriaca il panorama non era sostanzialmente mutato: malgrado l’ascesa di


Questo terreno di competizione e di proposta diventa un formidabile potenze
come l’Inghilterra, le Province Unite, la Prussia e la Russia, il palcoscenico
in cui mettere in mostra il talento. Ciascuno può consigliare il principale
ostacolo alla preponderanza francese in Europa era rimasta la casa sovrano
su un aspetto della politica pubblica, sperando che un’eventuale d’Asburgo,
titolare della corona imperiale.

adozione dei propri suggerimenti possa comportare un qualche avanzamento


Con la guerra dei Sette anni questo quadro muta radicalmente: la Francia e
nella considerazione regia delle qualità del proponente. Si afferma una
nuova l’impero si trovano infatti allineate, sia pure per interessi diversi, da
una stessa figura di consigliere, che non è reclutato necessariamente nelle
cerchie parte. Questo storico ribaltamento di alleanze evidenzia la crescente
forza cortigiane, ma che invece si arruola spontaneamente al servizio del re
militare degli avversari dell’inedito asse franco-imperiale, ossia la Gran
provenendo dalle file dell’opinione pubblica colta, scrivendo e talora
Bretagna da un lato e la Prussia dall’altro.

stampando un memoriale, un discorso, un progetto. Nasce così la figura


All’origine del conflitto stanno, infatti, due diverse questioni politico-
dell’intellettuale come consigliere del principe.

diplomatiche: la rivalità tra la Francia e la Gran Bretagna per i


possedimenti Concorrono a dare forma a questa nuova figura sociale
personaggi di diversi coloniali in America settentrionale e in India (cfr.
supra, cap. 20) e i dissidi tra la ceti: sacerdoti, funzionari, esponenti delle
professioni liberali si appassionano Prussia e l’impero attorno al possesso
della Slesia, occupata dalla Prussia all’idea di poter cambiare,
migliorandola, la vita sociale. Non si tratta più, come durante la guerra di
successione austriaca (cfr. supra, cap. 19). Nel 1756 si in passato, solo di un
esperto, di un tecnico di determinate problematiche che formano due
schieramenti a scopo difensivo: da un lato la Francia, la Russia, la avanza
proposte circoscritte, ma di un gruppo nuovo di persone culturalmente Svezia
e l’impero, dall’altro la Prussia e la Gran Bretagna. È Federico II di
influenti, che guardano alla potestà assoluta del sovrano come a un
grimaldello Prussia a rompere gli indugi e a muovere guerra all’impero:
nonostante la sua attraverso cui scardinare l’ordinamento esistente, una
potente leva con cui tattica vincente gli consenta di affrontare separatamente
gli alleati e di riportare sollevare il mondo.

una serie di vittorie nel 1757-58, la preponderanza militare degli avversari Il


vero e proprio universo discorsivo e concettuale incentrato su piani di finisce
per prevalere nel corso del 1759, portando all’invasione della Prussia e
riforma è evidentemente destinato a entrare in contraddizione con la natura
all’occupazione di Berlino (1760). Nel 1762, però, la Russia e la Svezia si
autocratica del potere assoluto, che non ammette alcuna compartecipazione
al ritirano dal conflitto e a quel punto il sovrano prussiano riesce a
ricacciare processo decisionale. L’accoglimento o meno di una proposta
dipende infatti l’esercito imperiale.

esclusivamente dalla volontà sovrana ed è inevitabilmente filtrato dal Anche


nei teatri bellici americano e indiano il conflitto, dopo alcuni iniziali
tradizionale serrato gioco delle fazioni cortigiane. Ne risulta una
frustrazione insuccessi, volge a favore della Gran Bretagna, sebbene la
Spagna entri in guerra crescente, originata dalla contraddizione tra le
potenzialità inespresse delle nel 1762 a fianco della Francia.

proposte di un’opinione pubblica che inizia a sentirsi la vera depositaria del


La pace di Parigi (febbraio 1763) stabilisce che la Slesia rimanga alla
Prussia, bene comune e il carattere rinsecchito e autoreferenziale della vita
politica.

mentre la Gran Bretagna ottiene consistenti vantaggi territoriali a spese dei


francesi in India e soprattutto in America settentrionale, dove acquista il
Canada e i territori a est del fiume Mississippi, nonché la Florida dalla
Spagna (che riceve in cambio dalla Francia la Louisiana, cioè il territorio
tra le 24.2. La guerra dei Sette anni (1756-63)

Montagne Rocciose e il Mississippi).

Viene così sancita la nascita di due nuove supremazie militari, ma anche il


La cosiddetta guerra dei Sette anni non rappresenta solo il primo vero ruolo
egemonico di due modelli politici: da una parte la Gran Bretagna, prima
potenza navale e coloniale europea, estende il suo dominio ai mari
dell’intero

globo, unendo alla preponderanza militare il successo commerciale e un


realtà la grande maggioranza delle azioni della corona sono dirette a
migliorare modello unico di governo monarchico-parlamentare. Dall’altra la
Prussia si la vita economica, a ottimizzare il funzionamento del prelievo
fiscale e a avvia a divenire, grazie alla forza del suo esercito terrestre, la
prima potenza proteggere la produzione agricola mediante misure di taglio
protezionistico.

militare continentale. In questo caso il sistema di governo è quello


assolutistico Per ottenere questi risultati, necessari alla politica di potenza,
Federico II e dispotico, ma di un dispotismo nuovo, venato di una forte spinta
rafforza notevolmente taluni apparati statali, tentando di trasformarli, con
riformatrice.

alterni risultati, in docili strumenti di trasmissione degli ordini centrali.

Tali politiche garantiscono all’esercito prussiano un saldo retroterra e


permettono a Federico II di proseguire nella sua azione di allargamento a
oriente dei confini prussiani. L’ingerenza nei confronti del debole regno di
24.3. Sovrani illuminati?

Polonia è in questo senso costante. Nel 1764, infatti, alla morte di Augusto
III Wettin (cfr. supra, cap. 19), il sovrano, in accordo con la Russia, impone
sul Federico II di Hohenzollern, sovrano di Prussia dal 1740 al 1786, detto il
trono polacco il nobile Stanislao Poniatowski (1732-98). Dopo tre anni
Grande, rappresenta il modello del sovrano assolutistico sensibile alla
cultura Federico II interviene nuovamente a seguito della guerra civile
originata dal illuministica e propenso perciò a intervenire sulla realtà
sociale ed economica tentativo del re di Polonia di modificare il paralizzante
assetto istituzionale del proprio regno con piani di riforma. In conflitto con il
padre, Federico polacco (basato sull’elettività del monarca e sull’esercizio
del diritto di veto Guglielmo I, che aveva previsto per lui una rigida
educazione luterana, il degli aristocratici nella dieta) e promuove un accordo
con l’impero e la Russia giovane Federico ha propensione per le lettere e la
musica e ama circondarsi di per la spartizione della Polonia (1772). Mentre
la Russia ottiene la Bielorussia e intellettuali illuminati (sarà amico
personale di Voltaire). Divenuto sovrano, parte della Lituania, l’impero si
annette la Galizia e la Prussia acquista la Prussia tuttavia, egli prosegue
sostanzialmente lungo le tradizionali direttrici occidentale. Questo accordo
sarà poi seguito da altre due spartizioni della assolutistiche, incentrate sulla
politica di potenza e sul rafforzamento Polonia, realizzate nel 1793 e nel
1795 (quest’ultimo atto segnerà la scomparsa dell’economia prussiana.

del paese come entità politica autonoma).

Le sue principali cure sono dedicate, sin dall’inizio, al rafforzamento e


L’ingrandimento territoriale e il ridisegno dei confini orientali non sono
miglioramento dell’esercito, che diverrà presto uno dei più efficienti
d’Europa.

tuttavia la principale ragione per cui Federico II viene indicato con l’epiteto
di Federico II eccelle nella capacità di coinvolgere nell’esercito la piccola
nobiltà Grande. Alla base della sua fama, tra i contemporanei e tra i posteri,
vi è rurale prussiana (i cosiddetti Junker), che ne diventano il nerbo. Per
forgiare soprattutto la costruzione, certo ancora approssimativa,
dell’identità quadri militari preparati e obbedienti egli deve rassicurare la
nobiltà protonazionale prussiana. Anche le indubbie doti di condottiero
militare e sull’intangibilità del suo predominio sociale nelle campagne e, al
contempo, stratega passano in secondo piano rispetto alla coerente azione
svolta da inaugurare appositi istituti di educazione alla vita militare, le
accademie. Al Federico II per la costruzione del senso di appartenenza a una
comunità centro di questa operazione di reclutamento sta il trasferimento del
vecchio

«nazionale».
concetto di fedeltà personale al sovrano a una sorta di nuova devozione nei
Anche Caterina II, zarina di Russia dal 1762 al 1796, sarà detta, per ragioni
confronti di un’entità impersonale, lo Stato, di cui Federico II si professa non
dissimili, la Grande. Tedesca di origine (il suo vero nome è Sofia di
servitore, anzi «il primo servitore». Uno Stato che, a somiglianza di Dio,
chiede Anhalt-Zerbst), assume il nome di Caterina al momento di sposare
(1745) essenzialmente obbedienza.

l’erede al trono russo. Questi, divenuto zar ai primi del 1762 con il nome di
Abile propagandista di se stesso, Federico II costruisce consapevolmente la
Pietro III (1728-62), viene deposto da Caterina – e quindi ucciso di lì a poco

sua leggenda di sovrano tollerante, protettore dei commerci e delle grazie a


un colpo di Stato ordito da un nobile russo, Grigorij Orlov, suo manifatture,
permissivo nei confronti della stampa, attento a favorire la favorito. Educata
alla cultura illuministica, anche Caterina II, come Federico II, diffusione
dell’istruzione, nemico della tortura e della pena di morte. Malgrado guarda
essenzialmente a occidente, ai paesi più sviluppati, come modelli da cui una
serie di interventi legislativi in questo senso, la fama di Federico II come
trarre insegnamenti per le riforme economiche e sociali da attuare in Russia.

sovrano riformatore è, in parte, frutto di questa azione di autopromozione. In


Il più corposo intervento della sovrana è dedicato a smantellare, secondo
linee già sperimentate dall’Inghilterra anglicana e dalla Francia gallicana,

l’enorme potere e ricchezza della Chiesa ortodossa. A causa delle spese 24.4.
Le riforme nell’impero asburgico

sostenute durante la guerra dei Sette anni, Caterina emana un decreto di


confisca delle proprietà ecclesiastiche, sopprimendo ben 500 dei 900
conventi del paese. L’assoggettamento del clero russo viene attuato
trasformando i Non è strano il fatto che i più importanti interventi di riforma
politica, sacerdoti in stipendiati dello Stato.

sociale ed economica siano promossi da una sovrana come Maria Teresa


Che tuttavia gli interventi della zarina siano ispirati solo alla lontana dalle
d’Asburgo (moglie dell’imperatore Francesco I), che è una fervente
cattolica, teorie illuministiche è dimostrato dal rafforzamento della presa
nobiliare sulle necessariamente distante dalla cultura dei lumi. L’imperatrice
ha però ereditato popolazioni rurali, attraverso il divieto ai contadini di
appellarsi alla giustizia dal padre Carlo VI l’idea che la crescita economica
sia alla base della politica di regia contro le prepotenze dei signori. Questo
decreto del 1767 non allevia potenza e si serve abilmente della spinta
all’efficienza del prelievo fiscale e al certo la triste condizione delle comunità
contadine, vincolate alla terra da miglioramento della macchina statale
proveniente dalla tradizione cameralista.

condizioni servili e sfruttate al limite delle possibilità umane da proprietari


L’apparato dello Stato, sotto la guida dell’abile cancelliere di corte e di
Stato terrieri senza scrupoli (cfr. supra, cap. 21). Il malcontento e
l’irrequietezza che Wenzel Anton von Kaunitz (1711-94), riceve un forte
impulso alla covano nelle grandi pianure russe esplodono nel 1773 in una
rivolta razionalizzazione: ad esempio, nel 1761, viene abolito il Directorium
in publicis et cameralibus che assomma competenze in ambito finanziario e
amministrativo, generalizzata. Guidati dal leggendario Emel’jan Pugaþëv –
che proclama di sostituito da organi specializzati. Si tenta di uniformare gli
ordinamenti dei essere il redivivo zar Pietro III –, i contadini dell’area dei
fiumi Ural e Volga si domini diretti della corona asburgica (Austria e
Boemia, mentre l’Ungheria ribellano in massa, costringendo la zarina a
usare l’esercito contro i propri continua a mantenere un’ampia autonomia) e
soprattutto si emanano sudditi per sedare nel sangue l’insurrezione (1775).

provvedimenti incisivi (ammirati da tutti i sovrani d’Europa) per


assoggettare la Negli anni successivi, a fronte di una serie di interventi
diretti, sulla scia nobiltà al pagamento delle tasse. Un altro terreno
importante di intervento dell’esempio di Federico II, a introdurre l’istruzione
elementare statale e statale è quello dell’istruzione, di fatto sottratta alla
Chiesa e resa obbligatoria a gratuita (ma solo nelle città, escludendo così la
grande maggioranza della partire dal 1774, con una scuola in ogni
parrocchia; essa, così come la scuola popolazione russa, che vive nelle
campagne), garantire una qualche libertà di superiore e l’università, è posta
sotto il controllo diretto dello Stato. Interventi stampa e stabilire regole per
l’autogoverno locale, Caterina decide di stabilire in parziali nei campi
dell’assistenza sociale e della sanità vanno nella medesima una Carta della
nobiltà (1785) lo statuto privilegiato del ceto nobiliare, direzione e questa
forte volontà di riforma si accresce ulteriormente a partire fissandone in ogni
distretto la composizione e gratificandolo di ulteriori dal momento in cui, nel
1765, viene associato al trono il figlio di Maria Teresa, esenzioni (dalla
tassazione personale e dal servizio militare) e garanzie (i nobili Giuseppe II
(1741-90).

sono ad esempio esclusi dalle pene corporali). Questi provvedimenti


Divenuto questi imperatore del Sacro romano impero nel 1780, il profilo
costituiscono comunque una breve stagione, in quanto con il sopravvenire
riformatore della politica asburgica si accentua decisamente. Fondamentale
è la della rivoluzione francese la zarina orienta la propria politica culturale
in senso sua azione diretta allo smantellamento dell’universo ecclesiastico
tradizionale, tradizionalistico, abbandonando ogni idea di riforme.

attraverso l’assoggettamento del clero in una cornice statuale e nazionale.


Interi Questa svolta è del resto preparata dal progetto imperiale
diplomatico-ordini religiosi vengono soppressi (1781) e molti conventi
chiusi; vengono militare (noto come progetto «greco») ideato dal nuovo
favorito della zarina ristrutturate diocesi e parrocchie e aperti seminari
generali per la formazione Grigorij Potemkin: si tratta, una volta avvenuta la
spartizione della Polonia, di del clero sotto il controllo statale. I beni
ecclesiastici, soprattutto del clero attuare un’espansione verso sud-est al fine
di restaurare l’impero romano regolare, vengono incamerati dallo Stato che,
con il ricavato dalla loro vendita, d’Oriente (di cui i sovrani russi si
proclamano eredi, creando e alimentando il non solo ripiana l’enorme debito
creato dai conflitti militari, ma stipendia i mito di Mosca come terza Roma,
nuova capitale dell’impero cristiano sacerdoti e i vescovi, secondo il modello
inaugurato da Caterina II di Russia.

universale dopo Roma e Costantinopoli) a spese del decadente impero La


ritualità di stampo barocco viene scoraggiata, mentre vengono promosse
ottomano. Con una prima guerra (1768-74) la Russia ottiene Azov e parte
forme di devozione più austere e rigorose.

delle regioni che si affacciano sul Mar Nero; in seguito a un secondo


conflitto All’assoggettamento della Chiesa nei territori imperiali si
accompagnano con gli ottomani (1787-92) acquista la penisola di Crimea.
numerosi (e giustamente celebrati) provvedimenti a garanzia dei diritti delle

persone: nel 1781 Giuseppe II concede agli ebrei il godimento degli stessi
(specialmente in Ungheria), dall’altro provoca la richiesta da parte del
mondo diritti civili di tutti gli altri sudditi dell’impero e quindi, con la
patente di contadino della completa abolizione degli obblighi verso i signori.
Alla morte tolleranza dello stesso anno, accorda libertà di culto alle
professioni di fede di Giuseppe II, il suo successore Leopoldo II (1747-92) si
premura di annullare cristiana non cattoliche. Inoltre viene introdotto per i
non cattolici il tali riforme e di ripristinare la situazione precedente.

matrimonio civile, insieme alla possibilità per questi ultimi di divorziare. Nel
1787 il nuovo codice penale prevede l’abolizione della tortura e delle
discriminazioni di ceto di fronte alla legge; resta però una notevole durezza
delle pene detentive. Inoltre la polizia mantiene compiti di vigilanza e la
libertà 24.5. La soppressione della Compagnia di Gesù

di stampa resta assai limitata.

Questi provvedimenti racchiudono una prospettiva nuova: il Uno dei terreni


sui quali si misura la capacità dei sovrani di attuare decisi riconoscimento di
diritti da parte di un sovrano che, di propria iniziativa, interventi di riforma è
quello dei rapporti con la Chiesa cattolica. Nel corso decide di limitare la
propria potestà assoluta. Il potere regio, in altre parole, della seconda metà
del XVIII secolo acquistano progressivamente peso le mentre si sforza di
abbattere qualunque potere concorrente esprimendo la politiche di tipo
giurisdizionalistico, vale a dire l’intervento del potere politico tendenza a
livellare le condizioni giuridiche dei sudditi, riconosce aree di negli ambiti
dell’ordinamento ecclesiastico non connessi alle questioni diritto pubblico
naturale come bisognose di protezione e di rispetto. Tale strettamente
religiose e dogmatiche: dalla gestione dei beni ecclesiastici (cui prospettiva,
che implicitamente fa riferimento all’esistenza di un’opinione viene dato
l’appellativo di «manomorta» a causa del vincolo di inalienabilità) ai
pubblica alle cui aspettative fornire adeguate risposte, non scioglie tuttavia il
rapporti fra le chiese locali e il papato, dalle nomine ai vescovadi e ai
benefici nodo del problema: e cioè la contraddizione tra il riconoscimento di
diritti ecclesiastici alla giurisdizione dei tribunali ecclesiastici, dalla
formazione del intangibili al potere della corona e la tendenza a definirli e a
regolamentarli in clero al controllo degli ordini religiosi.

modo autocratico, svincolato da qualunque trattativa o impostazione di tipo


In tale contesto una vicenda di grande rilievo è quella della Compagnia di
contrattualistico con forme di rappresentanza della società.

Gesù, che rappresenta, sin dalla seconda metà del XVI secolo, il simbolo
della Un’altra parte degli interventi di governo di Giuseppe II è motivata, più
che capacità della Chiesa controriformistica di ingaggiare e vincere la
battaglia per da ragioni ideologiche, dal fascino esercitato dal modello
statale prussiano e arginare le idee protestanti (cfr. supra, capp. 7 e 11). Con
il trascorrere del dalle difficoltà a competere con esso. La struttura imperiale
mal si presta allo tempo, tuttavia, i gesuiti erano divenuti un potente
strumento di intromissione scopo, essendo per lo più l’imperatore un sovrano
formale, che dipende per del papato negli affari di Stato: ricchissimi grazie
ai lasciti testamentari, l’essenziale dal potere dei principi (cfr. supra, capp. 1
e 13). Tentativi condotti culturalmente assai influenti, in ragione del loro
ruolo centrale nell’istruzione da Giuseppe II per accrescere il proprio potere
imperiale si scontrano con superiore, ma soprattutto politicamente
potentissimi, grazie alla benevolenza di un’accanita resistenza dei corpi
territoriali, che lo costringono ad abbandonare i sovrani di cui erano
divenuti i confessori e i consiglieri spirituali. Il fatto stesso suoi progetti.

che la Compagnia rappresenti il nerbo culturale dell’opposizione agli


interventi Un successo relativamente maggiore incontra la protezione delle
giurisdizionalistici e che sia alle dirette dipendenze del pontefice – sottratta
manifatture e dell’agricoltura, condotta sulla base di idee mercantilistiche. A
perciò ai tentativi di irreggimentazione su base territoriale del clero – ne
fanno ciò si accompagnano provvedimenti di abolizione del vincolo dei
contadini alla un perfetto bersaglio delle polemiche illuministiche e delle
politiche terra, la cosiddetta servitù della gleba, nei diversi territori
asburgici (1781-85).

riformatrici.

Inoltre Giuseppe II decreta l’introduzione della mappatura precisa delle La


prima espulsione dei gesuiti si verifica in Portogallo, ad opera di proprietà
terriere, il catasto (1781-89). Infine, nel 1789, viene emanato un Sebastião
José de Carvalho e Melo, marchese di Pombal (1699-1782), per un
provvedimento che abolisce l’obbligo per i contadini di fornire prestazioni
ventennio (1756-77) ministro onnipotente del sovrano Giuseppe I. Nel 1759

lavorative gratuite nelle terre dei feudatari e introduce un’imposta fondiaria


questi decide di espellere la Compagnia, prendendo come scusa la condanna
di unica (con un’aliquota del 12 per cento) valida per tutti i sudditi. Tuttavia
tale una presunta congiura gesuitica. Il sovrano e Pombal hanno di mira le
provvedimento – imposto dall’alto senza alcuna preoccupazione in termini di
ricchezze fondiarie dei gesuiti e procedono a questo passo nel quadro di una
consenso – da un lato scatena la dura opposizione dei ceti aristocratici

politica di riforme volta al rafforzamento del potere statale e al


illuministiche. La Lombardia austriaca è, in questo senso, una sorta di
ridimensionamento di quello del clero e dei nobili.

laboratorio per la sperimentazione delle nuove politiche pubbliche, prima


che Il provvedimento portoghese viene presto imitato dai regni della casa di
esse vengano adottate nei domini ereditari degli Asburgo. Il principale
Borbone: prima in Francia (1764) e poi, tre anni dopo, in Spagna, a Napoli,
in provvedimento, adottato nel 1760, è l’avvio del catasto geometrico
particellare, Sicilia e a Parma, seguiti dagli altri Stati della penisola
italiana. I gesuiti realizzato da Pompeo Neri. Ciò mette a disposizione del
governo non solo una diventano così una sorta di simbolo di tutto ciò che
occorre riformare: della mappatura realistica della proprietà fondiaria –
basata non più come in passato superstizione cieca contrapposta alla
ragione trionfante; della soggezione dei sulle denunce dei proprietari, ma
sulle rilevazioni di pubblici funzionari –, poteri statali al papato; della
sottoutilizzazione delle risorse economiche di un presupposto per una più
equa distribuzione del carico fiscale, ma anche uno patrimonio fondiario
imponente, improduttivo e protetto dalle franchigie strumento conoscitivo
fondamentale del territorio, decisivo per impostare ecclesiastiche; del
monopolio clericale dell’istruzione e del sapere, da affidare interventi di
riqualificazione agraria come le bonifiche, la costruzione di canali ora allo
Stato; della soggezione della potestà sovrana all’oscura influenza dei di
irrigazione e la regolazione della rete fluviale navigabile. Anche per quanto
confessionali. Inutile dire che si tratta spesso di critiche, almeno in parte,
concerne le politiche giurisdizionalistiche, la Lombardia è il luogo di
ingiuste. I patrimoni terrieri gesuitici sono spesso ben amministrati, in media
sperimentazione privilegiato dai sovrani asburgici: qui infatti, nel 1765,
viene meglio di quelli del resto del clero; inoltre, per quanto non si
distinguano sul istituita la «giunta economale» per le materie ecclesiastiche,
che produce una terreno dall’assistenza sociale, i gesuiti avevano svolto
un’importante azione serie di provvedimenti – fra cui la limitazione e quindi
lo smantellamento delle nell’istruzione pubblica; le missioni gesuitiche,
infine, sono spesso portatrici di esenzioni fiscali dei beni della Chiesa – che
prefigurano le più radicali scelte pratiche solidaristiche relativamente
avanzate per l’epoca.

assunte da Giuseppe II nel corso dell’ultimo ventennio del secolo.

Soprattutto, l’accusa principale indirizzata alla Compagnia, quella di esser


Altrettanto significative sono le riforme avviate in Toscana sotto la guida del
portatrice di una doppia fedeltà politica – al sovrano e al papa –, può essere
granduca Pietro Leopoldo, fratello minore di Giuseppe II e quindi suo
tranquillamente estesa a qualunque altro esponente del clero regolare. Le
successore nel 1790. Sotto il suo governo vengono avviate importanti riforme
ragioni per cui i gesuiti vengono espulsi da molti Stati cattolici devono
quindi economiche e giuridiche. Nel primo ambito Pietro Leopoldo è il primo
essere almeno in parte ricondotte a un riassestamento interno alla Chiesa,
entro principe d’Europa ad abbandonare le tradizionali politiche di stampo
la quale si fanno strada idee di riforma non dissimili, per molti aspetti, da
quelle mercantilistico e protezionistico per adottare, in ossequio alla dottrina
che contraddistinguono la vita politica e sociale dell’Europa.

fisiocratica (cfr. supra, cap. 23), un orientamento favorevole al libero


scambio. Il Non v’è da stupirsi perciò se, a conclusione di questo processo,
papa terreno di confronto (e di scontro) più importante è quello del mercato
dei Clemente XIV (Giovanni Vincenzo Ganganelli, 1769-74) decide nel 1773
di grani, soggetto tradizionalmente a una regolamentazione minuziosa da
parte sciogliere la Compagnia di Gesù. Per la sua ricostituzione bisognerà
attendere delle autorità. Nel 1767 viene liberalizzato il commercio interno
dei grani e, il nuovo clima culturale creato dalla rivoluzione francese: sarà
papa Pio VII, nel nel 1775, quello con l’estero. A tali misure si
accompagnano la soppressione 1814, a ripristinare la Compagnia. Tuttavia,
data la loro importanza nel settore delle corporazioni di arti e mestieri
(1770) e l’abolizione delle dogane interne scolastico, dopo lo scioglimento
dell’Ordine i gesuiti riescono a rimanere in (1781). Inoltre il granduca si
preoccupa di promuovere la diffusione della alcune città della Svizzera, in
Austria e in Prussia, dove Federico II, sovrano piccola proprietà terriera e lo
sviluppo agricolo della Toscana, mediante la

«illuminista» e luterano, li prende sotto la propria protezione.

concessione in affitto perpetuo di terre confiscate alle opere pie e di beni


privati della dinastia ai mezzadri che le lavorano. Tale tentativo peraltro
fallisce, poiché i grandi proprietari fondiari riescono ad accaparrarsi gli
appezzamenti messi all’asta.

24.6. Le riforme in Italia

Non meno importante è poi la riforma del codice penale del 1786 che,
ispirata alle idee di Cesare Beccaria, stabilisce, per la prima volta in
Europa, L’orientamento riformatore di Maria Teresa e di Giuseppe II
produce l’abolizione della pena di morte e della tortura e introduce misure di
parziale profondi effetti in Italia, favorito dalla diffusione nella penisola delle
idee riconoscimento dei diritti delle persone (come l’obbligo di motivare le
sentenze e il divieto di confiscare i beni dei condannati). La sperimentazione

riformatrice di Pietro Leopoldo si spinge a promuovere la redazione di un


25. Niente tasse senza rappresentanza: la nascita

progetto di costituzione, allestito fra il 1779 e il 1782 da Francesco Maria


Gianni e che non avrà mai attuazione, che prevede l’istituzione di
un’assemblea degli Stati Uniti d’America

legislativa – formata su base rappresentativa e non più di ceto – senza il cui


consenso il sovrano non è in condizione di governare.

Se in Lombardia e in Toscana le riforme presentano una cifra riconoscibile,


in altri Stati italiani, come nel regno di Sardegna, esse si muovono lungo
binari più tradizionali, ispirando politiche di stampo mercantilistico. Nel
caso poi dei regni di Napoli e di Sicilia, gli interventi di un ministro
riformatore come il toscano Bernardo Tanucci (1698-1783), al servizio
prima di Carlo III di Borbone e quindi, al momento del passaggio di
quest’ultimo sul trono di Spagna nel 1759, del figlio Ferdinando IV (1751-
1825), al fine di limitare il potere nobiliare ed ecclesiastico, incontrano
enormi resistenze e producono quindi scarsi risultati.

Bibliografia

La rivolta delle colonie americane contro il dominio britannico (1775-83), da


cui hanno origine gli Stati Uniti d’America, costituisce uno degli eventi C.
Capra, Il Settecento, in D. Sella, C. Capra, Il Ducato di Milano dal 1535 al
1796, Utet, centrali della storia mondiale. Anzitutto, per la seconda volta
nella vicenda Torino 1984, pp. 153-663.

della civiltà occidentale, e cioè dopo la rivolta dei Paesi Bassi contro la
corona Id., La Lombardia austriaca nell’età delle riforme. 1706-1796, Utet,
Torino 1987.

D. Carpanetto, G. Ricuperati, L’Italia del Settecento, Laterza, Roma-Bari


1986.

spagnola e la conseguente nascita delle Province Unite (cfr. supra, cap. 9),
una I. De Madariaga, Caterina di Russia, Einaudi, Torino 1988 (ed. or.
1981).

popolazione soggetta conduce una guerra vincente per l’autodeterminazione


e F. Diaz, Dal movimento dei lumi al movimento dei popoli. L’Europa tra
illuminismo e rivoluzione, quindi sceglie liberamente il proprio sistema di
governo. In secondo luogo, Il Mulino, Bologna 1986.

questa rivolta vittoriosa è condotta sulla base di principi repubblicani,


fondati F. Renda, L’espulsione dei gesuiti dalle Due Sicilie, Sellerio,
Palermo 1993.

sull’idea che l’origine della sovranità risieda nel popolo. Infine,


l’insurrezione M. Rosa, Settecento religioso. Politica della Ragione e
religione del cuore, Marsilio, Venezia dei coloni americani, che non è
esagerato chiamare «rivoluzione americana», 1999.

conduce a un inedito assetto politico-istituzionale di stampo liberal-M.


Taccolini, Per il pubblico bene. La soppressione di monasteri e conventi
nella Lombardia democratico. Il che implica il riconoscimento di una serie di
diritti individuali austriaca del secondo Settecento, Bulzoni, Roma 2000.

e l’affermazione di un principio di sostanziale uguaglianza dei cittadini di


fronte V.-L. Tapié, L’Europa di Maria Teresa, Mondadori, Milano 1982 (ed.
or. 1973).

A. Trampus, I gesuiti e l’Illuminismo. Politica e religione in Austria e


nell’Europa centrale (1773-alla legge (dove tuttavia per cittadini si
intendono i maschi bianchi inseriti nel 1798), Olschki, Firenze 2000.

mondo lavorativo). Ciò nel quadro di una divisione dei poteri garantita da
una F. Venturi, Settecento riformatore, 5 voll., Einaudi, Torino 1969-90.

costituzione scritta (1787-89) che regola anche l’equilibrio tra i vari Stati
nati dalle ex colonie e il nuovo governo federale di tipo presidenziale cui i
singoli Stati, unendosi, danno origine.

Questo inedito assetto socio-politico appare per diverse ragioni assai


differente e lontano da quello prevalente nell’Europa settecentesca, terra di
monarchie, di ceti e privilegi, di retaggi feudali, di assenza di libertà. Un
mondo nuovo sorge proprio nella terra che, agli occhi dei primi emigrati

inglesi puritani, doveva essere la «terra promessa», il «regno di Dio in


terra». Gli condotta attraverso piantagioni che adoperano come forza lavoro
gli schiavi Stati Uniti d’America appaiono, agli osservatori contemporanei
europei, neri, deportati dall’Africa (cfr. supra, cap. 20). Si tratta di realtà
sociali diverse, l’esempio di una società in cui la ricchezza è molto più
livellata, la giustizia accomunate da una spinta alla liberazione individuale,
alla ricerca personale di meglio distribuita, le opportunità generosamente
offerte a tutti, le libertà maggiori opportunità. Rispetto alla società inglese,
che costituisce comunque il individuali garantite, gli interessi sociali
bilanciati e difesi. Questa sorta di loro punto di riferimento essenziale, le
colonie americane sono, nel loro improvviso «miracolo» sociale si produce
grazie a un conflitto politico lungo e complesso, una società meno portata
naturalmente ad attribuire valore alla articolato, che dividerà tanto la
società britannica quanto quella americana. Il tradizione e all’antichità,
meno deferente nei confronti delle gerarchie proprie suo esito, per nulla
scontato, produrrà una compagine politico-sociale destinata delle società
europee.

ad assumere, già durante il XIX secolo, un ruolo di primo piano sulla scena
Una seconda componente, che solo apparentemente contrasta con la prima,
mondiale.

è quella comunitaria, derivante in parte dall’essere le prime colonie


costituite essenzialmente da gruppi di mercanti, ma ancor più dal fatto che
questi ultimi professano un credo riformato di tipo calvinista. L’adesione alla
prospettiva teologica puritana, oltre a diffondere la convinzione che
l’affermazione 25.1. Il mondo coloniale nord-americano

personale sul piano lavorativo sia il segno certo della benevolenza divina
(cfr.

supra, cap. 5), comporta l’attribuzione di grandi responsabilità alla


comunità dei Gli interessi coloniali dell’Inghilterra, a somiglianza di quelli
di Portogallo e credenti, che tende a regolare i comportamenti dei singoli e
l’intera vita sociale.

Province Unite (cfr. supra, cap. 20), nascono in funzione dei traffici
economici.

Se a ciò si aggiunge che le colonie americane sono il punto di approdo di


tutti Anche in America settentrionale la penetrazione inglese comporta la
creazione coloro (puritani e «non conformisti», cioè appartenenti al
composito universo di una serie di basi commerciali disposte lungo la costa
atlantica, dedite agli delle sette protestanti) che ritengono inadeguata la
Chiesa anglicana, troppo scambi con le popolazioni indigene dell’entroterra
e legate alla madrepatria per vicina nei riti e nell’organizzazione ecclesiale
all’aborrito papato romano, si via marittima. Tale caratteristica, che
differenzia le colonie inglesi dalle grandi vede bene come le terre del Nuovo
Mondo costituiscano per molti una vera e estensioni territoriali conquistate
dalla monarchia spagnola nella parte centrale propria nuova Gerusalemme:
il luogo dove costituire finalmente la comunità e meridionale del continente
(cfr. supra, cap. 3), avrà durature conseguenze. In degli eletti, coloro che,
secondo un imperscrutabile disegno divino, saranno primo luogo, la base
sociale degli insediamenti inglesi è formata essenzialmente salvati. Queste
due componenti, quella individualistica e quella comunitaria, si da mercanti,
artigiani e, più in generale, da persone alla ricerca di una migliore
mescolano con gradazioni differenti a seconda del contesto sociale ed sorte
economica rispetto a quella, assai grama, che hanno lasciato nel economico.
Se nelle città prevalgono comportamenti più liberi, che continente europeo.
Insieme a loro vi sono poi nuclei di deportati, delinquenti permettono il
dispiegarsi delle capacità economiche di ciascuno, nell’universo comuni o
indesiderati che il governo britannico allontana dalla madrepatria. Si rurale
le comunità religiose tendono a mantenere un controllo più serrato sulla
tratta comunque di una popolazione giovane, in costante crescita, fortemente
vita collettiva.

attratta dalle ricchezze naturali e dalla possibilità di acquisire terre nel


Nuovo Questa forte presenza comunitaria organizzata, unita all’origine
Mondo. Al primo gruppo di colonie, il cosiddetto New England
essenzialmente commerciale degli insediamenti e alla tradizionale politica
(Massachusetts, Connecticut, Rhode Island e New Hampshire), localizzato a
mercantilistica del governo inglese, fanno sì che queste colonie godano di
ampi settentrione – attorno all’importante città di Boston –, si va poi
affiancando un margini di autonomia, incentrati sulla presenza di assemblee
rappresentative altro gruppo di colonie (New York, New Jersey e
Pennsylvania) legate alla elettive. Il controllo esercitato dal governo inglese
sull’amministrazione locale è formazione di alcuni grandi centri commerciali
e portuali, tra cui primeggiano infatti essenzialmente indiretto, guidato da
preoccupazioni di natura New York e Philadelphia. Esse presentano un
universo sociale più articolato, prevalentemente economica. I traffici con le
colonie, regolati dagli «atti di con la presenza di componenti migratorie
olandesi e tedesche. Più a sud, navigazione» (cfr. supra, cap. 16), sono
imperniati sull’obbligo per queste sempre lungo la costa atlantica, altre
colonie ancora (Delaware, Maryland, ultime di commerciare esclusivamente
con la madrepatria, assoggettando le Virginia, le due Caroline, Georgia) si
sono specializzate nell’attività agricola, merci in arrivo e in partenza alle
tassazioni decise dal Parlamento di Londra.

Per il resto, gli spazi di autogoverno affidati ai gruppi dirigenti locali sono

notevoli. In ogni colonia il governatore e i pochi funzionari nominati dalla


potere poteva manomettere. Anche in questo caso, viceversa, il rapporto di
corona si limitano a controllare che la vita associata si svolga normalmente
e forza tra la madrepatria e le colonie sembra consentire l’imposizione di
misure sono spesso costretti a negoziare accordi con le élites che dominano
le di natura giuridica e fiscale non contrattate con le assemblee locali.

assemblee locali (che controllano le finanze delle colonie e gli stessi stipendi
dei Su questo insieme di questioni la discussione pubblica è assai ampia,
tanto in funzionari regi).

Gran Bretagna quanto nelle colonie, dividendo le opinioni su quella che si


La conflittualità fra i governatori e le assemblee delle singole colonie, che si
potrebbe considerare la configurazione da dare al nascente impero
britannico.

richiamano alla tradizione parlamentare inglese, rimane peraltro


circoscritta È soprattutto l’esito vittorioso della guerra dei Sette anni (1756-
63) a grazie alla politica pragmatica adottata dal governo inglese, una
politica che rappresentare un punto di svolta, ponendo seriamente tali
questioni all’ordine evita bracci di ferro sulle questioni di principio e tenta di
trovare, per lo più del giorno. Grazie alle favorevoli clausole del trattato di
Parigi del 1763 (cfr.

con successo, soluzioni di compromesso. Nel corso del XVIII secolo, tuttavia,
supra, capp. 20 e 24), la Gran Bretagna si trova infatti a decidere sul modo
di questo equilibrio si viene a rompere.

governare non più un insieme di colonie disposte lungo la costa atlantica


nord-americana, ma un vero e proprio territorio imperiale, con enormi
possibilità di espansione tanto verso nord, a danno delle ex colonie francesi,
quanto verso ovest, in direzione delle terre abitate dai «selvaggi» pellerossa.
La guerra, 25.2. Niente tasse senza rappresentanza: le ragioni di un conflitto
inoltre, aveva accentuato la consapevolezza delle colonie nord-americane di
avere interessi propri, in questo caso convergenti, ma comunque All’origine
dei dissidi fra le colonie e la Gran Bretagna vi sono certamente
necessariamente distinti da quelli britannici. Non mancano i segni di quella
che contrastanti interessi economici e fiscali. Il governo può decidere come e
dove oggi chiameremmo la creazione di un’identità nord-americana, tassare
le merci provenienti dalle colonie e quelle ad esse destinate. Inoltre, per
tendenzialmente differente rispetto a quella inglese originaria.

tutelare gli interessi della madrepatria, esso pone notevoli vincoli allo
sviluppo Dal punto di vista britannico, poi, vi è il problema di ripartire gli
enormi economico delle colonie americane e, in special modo, allo sviluppo
di una costi dello straordinario sforzo bellico, i cui principali risultati sono
marineria coloniale. Comprensibilmente tra i gruppi mercantili nord-
rappresentati dall’affermazione dell’egemonia sull’intero continente nord-
americani cominciano a serpeggiare sentimenti di malcontento rispetto a una
americano, dal quale sono espulsi i francesi. I provvedimenti varati a tale
sorta di disparità di trattamento tra le imprese della madrepatria e quelle
proposito tra il 1763 e il 1765 dal governo britannico presieduto da lord
coloniali. Ciò detto, la ragione essenziale del contrasto che si manifesta
sempre George Grenville (1712-70) interrompono la tradizionale politica di
scarsa più evidente negli anni Cinquanta e Sessanta del Settecento è di
natura politica: interferenza nella vita delle colonie su alcuni punti
fondamentali. Una serie di esso agita tanto il mondo inglese quanto quello
americano e verte intorno atti politici denunziano, agli occhi dei coloni
inglesi, l’intenzione del governo all’estensione della partecipazione popolare
alle scelte governative e ai limiti al londinese di mutare a proprio favore gli
equilibri politici e amministrativi nelle potere sovrano.

colonie. Anzitutto, nel 1763 viene stabilita l’organizzazione in quattro nuove


La discussione su questi temi è tradizionalmente assai vivace in Gran
province dei territori americani sottratti alla Francia e soprattutto i territori
Bretagna: sulla composizione della rappresentanza, ad esempio, la
tradizionale dell’Ovest sono posti sotto il diretto controllo della corona, con
l’esplicito visione whig sostiene il diritto a partecipare al governo del paese
da parte di divieto di crearvi nuovi insediamenti. Tali provvedimenti sono
accompagnati coloro che pagano le tasse, attraverso l’elezione di propri
rappresentanti in dall’aumento della presenza militare britannica, il cui
costo grava sui coloni, e Parlamento. Al contrario, lo statuto vigente delle
colonie esclude proprio da misure volte a far meglio rispettare i monopoli
britannici e a riscuotere questa possibilità, assoggettando i sudditi americani
alle decisioni del efficacemente i dazi doganali, spesso elusi grazie al
contrabbando. A tale Parlamento britannico. Per quanto concerne poi i limiti
posti al potere riguardo viene anche istituito uno speciale tribunale, la corte
del sovrano, la stessa tradizione parlamentare inglese aveva sostenuto, tra
l’altro Viceammiragliato, con giurisdizione sul commercio e la navigazione,
privo di votando fondamentali atti pubblici (cfr. supra, cap. 18), la necessità
di giuria popolare e perciò percepito dai coloni come un indebito strumento
riconoscere alcuni diritti inviolabili del cittadino, diritti naturali che nessun
repressivo del governo. Viene infine decretata la proibizione di nuove
emissioni di cartamoneta o di titoli nelle colonie.

Una questione fondamentale è costituita dalla tassazione, poiché non solo


25.3. La guerra d’indipendenza

viene accresciuto il prelievo fiscale, ma viene introdotta un’apposita tassa


con cui finanziare i costi dell’amministrazione britannica in America: lo
Stamp Act crea una tassa di bollo su ogni genere di atti commerciali e sui
giornali. Nella La reazione del governo North è durissima: il porto di Boston
viene chiuso, tradizione inglese l’introduzione di tasse senza l’approvazione
dei il consiglio provinciale viene trasformato da elettivo in organismo di
nomina rappresentanti del regno è considerata la quintessenza del
dispotismo, un regia, con l’assunzione di ampi poteri da parte del
governatore. Se, dal punto di attacco alle libertà e alle proprietà dei sudditi.
Conseguentemente, dal punto di vista dei coloni, è necessaria una riprova
della distanza che separa la politica vista dei coloni, lo Stamp Act appare
come una tassa imposta senza consenso, un delle autorità britanniche dai
sentimenti e dagli interessi americani, questa è vero e proprio atto d’arbitrio
che evoca quelli perpetrati, nella sfera fiscale e fornita, nel giugno 1774, dal
Quebec Act. Si tratta di una legge che istituisce non solo, dagli Stuart (cfr.
supra, cap. 14). Poco importa se la nuova tassa è nell’ex colonia francese un
governo senza rappresentanza locale, procedure votata dal Parlamento,
poiché lì non siede alcun rappresentante dei coloni giudiziarie prive di giuria
e che concede libertà di culto ai sudditi cattolici. Il d’America.
provvedimento viene sentito come una violazione del patto implicito tra le La
protesta delle colonie si concentra all’inizio sulla tassazione. Oltre a casi
colonie e la Gran Bretagna per due ragioni. La prima è che il mantenimento
di di resistenza al pagamento della nuova tassa, si verifica una crescita
dell’evasione una forte comunità cattolica nel Quebec evita una possibile
assimilazione del fiscale, mentre alcune assemblee coloniali dichiarano
illegali le imposte votate territorio alle colonie puritane del New England. La
seconda è che la tolleranza senza il proprio consenso. La parola d’ordine
che emerge nei dibattiti pubblici del culto – tradizionalmente garantita a tutti
gli esponenti riformati – non è che si vanno allargando, grazie anche alla
diffusione dei giornali e al livello ritenuta accettabile nei confronti dei
cattolici, visti come sostenitori del potere elevato di istruzione media
esistente, è un’affermazione netta del legame tra assoluto dei sovrani, che
priva i popoli delle loro libertà. Il governo britannico, cittadinanza e
pagamento delle imposte: no taxation without representation, niente nel
proteggere i cattolici del Quebec, sembra voler rinverdire quell’alleanza tra
tassazione senza rappresentanza. La mobilitazione nelle colonie – che conta
potere monarchico dispotico e Chiesa anglicana filopapista contro cui i
puritani sull’appoggio di influenti esponenti whig a Londra – produce, nel
1766, inglesi avevano combattuto nel XVII secolo (cfr. supra, cap. 14).

l’abrogazione dello Stamp Act. Tuttavia il Parlamento approva una legge che
La risposta dei coloni è la convocazione a Philadelphia di un congresso
afferma il proprio legittimo potere di legiferare in qualsiasi caso per le
colonie.

continentale dei rappresentanti delle tredici colonie britanniche, nel 1774,


nel Nuove tensioni però esplodono negli anni 1767-70 con la decisione del
quale prevale peraltro una linea moderata e di conciliazione che prevede, da
governo britannico di ricorrere a ulteriori imposizioni fiscali nelle colonie.

una parte, azioni di boicottaggio delle norme commerciali e fiscali e,


dall’altra, Neppure l’abrogazione parziale di queste tasse, nel 1770, riduce il
tasso di l’invio al sovrano di una petizione perché abroghi le leggi vessatorie
e, più in conflittualità, sebbene alcuni rappresentanti whig invitino invano il
Parlamento generale, la ricerca di un compromesso sulle principali
questioni. Re Giorgio a tenere in considerazione la fondatezza delle proteste
coloniali. Nel 1773 il III (1738-1820) decide però di reagire con la forza a
quella che giudica una governo britannico di Frederick North (1732-92), al
fine di salvare la aperta ribellione e ordina all’esercito di ristabilire l’ordine
nelle colonie Compagnia inglese delle Indie orientali dalla bancarotta, vara
una legge che le americane. Nell’aprile 1775 si verificano i primi scontri
armati fra l’esercito assegna il sostanziale monopolio del commercio del tè
nelle colonie americane.

regio e le milizie del Massachusetts: è l’inizio della guerra d’indipendenza. Il


Contro questo ennesimo atto di arbitrio, ritenuto lesivo degli interessi dei
mese successivo si riunisce a Philadelphia il secondo congresso continentale,
mercanti americani, ha luogo un’azione di protesta dal forte impatto
emotivo: formato dai delegati delle assemblee delle tredici colonie, che
stabilisce di un gruppo di coloni, travestiti da indiani, gettano in mare il
carico di tè di una organizzare un esercito comune, posto sotto il comando di
George nave della Compagnia all’ancora nel porto di Boston. L’episodio,
divenuto Washington (1732-99).

famoso come Boston Tea Party, è il primo segnale che l’agitazione


antifiscale sta Il più esperto esercito britannico ha in un primo tempo la
meglio sulle male mutando di segno per trasformarsi in vera e propria
agitazione politica.

organizzate milizie coloniali e riesce a conquistare sia New York sia


Philadelphia (1776-77). Tuttavia, esso deve misurarsi con le difficoltà dei
collegamenti nei grandi spazi americani e con l’ostilità della maggioranza
della popolazione, che presta aiuto agli insorti. È significativo inoltre che
l’opinione

pubblica europea, sensibilizzata dalla propaganda organizzata dall’inviato


delle Questa impostazione, che evidentemente priva la neonata repubblica
colonie ribelli Benjamin Franklin, segua con partecipazione questa vicenda.
Ne americana di una coerente direzione politica, appare a molti del tutto è
chiaro segnale la presenza a fianco degli insorti americani di numerosi
insoddisfacente. Mentre le assemblee dei singoli Stati procedono a darsi un
volontari, venuti in America a difendere la libertà delle ex colonie. Nel nuovo
assetto costituzionale, il dibattito sulla forma definitiva da dare agli Stati
frattempo, il 4 luglio 1776, il Congresso continentale approva, non senza
Uniti si fa assai acceso. Si sviluppa quindi un movimento d’opinione,
chiamato contrasti, la Dichiarazione d’indipendenza stilata da Thomas
Jefferson (1743-federalista o anche nazionalista, che propugna la revisione
degli Articoli di 1826). In questo celeberrimo testo – presto imitato con ancor
maggiore confederazione nel senso di un deciso rafforzamento del governo
centrale. Si va nitidezza da analoghe dichiarazioni da parte delle singole ex
colonie, come la così affermando l’idea di dotare gli Stati Uniti di una vera e
propria Virginia e il Massachusetts – le ragioni della ribellione sono definite
a partire costituzione scritta, che regoli il patto tra i cittadini, portatori di
inalienabili dal riconoscimento del diritto naturale dei popoli alla vita, alla
libertà e alla diritti, gli Stati sovrani, difensori del diritto di
autodeterminazione delle ricerca della felicità. Trattandosi di diritti
inalienabili, laddove un governo li comunità, e il costituendo potere centrale.

ostacoli o li conculchi, come nel caso del governo britannico, si mette Nel
maggio 1787 si riunisce a Philadelphia una convenzione appositamente
chiaramente nelle condizioni di essere abbattuto.

convocata per redigere la costituzione: quello che, dopo aspri dibattiti, viene
Intanto le sorti della guerra cominciano a mutare: nel 1777 l’esercito
approvato nel settembre di quello stesso anno è un testo breve ed efficace,
americano consegue la sua prima vittoria, a Saratoga. Determinanti, negli
anni composto da soli sette articoli. Esso delinea una repubblica di tipo
federale, con successivi, sono gli aiuti militari e i rifornimenti che giungono
agli insorti dalla un forte potere federale dotato di una propria sovranità,
parallela a quella dei Francia e dalla Spagna che, nel 1778-79, entrano in
guerra contro la Gran singoli Stati. Ne è espressione un Congresso formato
da due Camere, in cui la Bretagna. Dopo tre lunghi anni, la vittoria arride ai
ribelli, che sconfiggono Camera dei rappresentanti è eletta direttamente dai
cittadini degli Stati Uniti definitivamente l’esercito britannico nella battaglia
di Yorktown (1781). Con il sulla base di una ripartizione dei seggi
proporzionale alla popolazione dei successivo trattato di Versailles, firmato
nel 1783, la Gran Bretagna riconosce singoli Stati, mentre il Senato è
composto da due rappresentanti nominati da l’indipendenza delle sue ex
colonie nord-americane – che nel frattempo hanno ogni singolo Stato. In
questo modo si raggiunge un compromesso fra le istanze assunto il nome di
Stati Uniti d’America – cui cede la sovranità sui territori federaliste e quelle
degli Stati, specie dei più piccoli e meno popolosi, timorosi compresi fra i
Grandi Laghi, la Florida e il fiume Mississippi.

di venire schiacciati dal peso dei più grandi. L’equilibrio e la separazione


dei poteri – secondo la lezione di Montesquieu (cfr. supra, cap. 23) – sono
parte fondante del nuovo sistema istituzionale. Al potere legislativo federale,
cui sono assegnate precise sfere di intervento, delimitando ma al contempo
25.4. La costituzione degli Stati Uniti

garantendo l’autonomia legislativa dei singoli Stati, si aggiungono la


creazione di un potere esecutivo autorevole e dotato di ampi spazi di azione
(come il Nel marzo 1781, sotto la spinta delle esigenze belliche, viene deciso
di dar potere di veto sulle leggi del Congresso), incentrato sulla figura del
presidente vita a un’autorità confederale dei tredici Stati sorti dalle ex
colonie britanniche, degli Stati Uniti, e quella di un potere giudiziario
indipendente, articolato su superando la resistenza di coloro i quali sono
restii a cedere parte della propria due distinti ambiti, federale e dei singoli
Stati. A guardia della costituzione sovranità a un governo centrale di tipo
confederale. Gli Articoli di confederazione, viene istituita un’apposita Corte
suprema, incaricata di interpretare il testo votati in quell’occasione,
costituiscono in pratica la prima costituzione degli costituzionale, di
proteggere i diritti dei cittadini e di dirimere, sulla base del Stati Uniti. Tale
testo si configura tuttavia come una sorta di trattato fra Stati principio della
superiorità della legge costituzionale sulla legge ordinaria, i sovrani, ognuno
dei quali è rappresentato da un delegato all’assemblea conflitti tra le diverse
istituzioni, federali e statali.

confederale, il Congresso, e che mantengono amplissime prerogative. Il


potere A completamento della carta costituzionale, entrata in vigore nel
1789, confederale finisce in pratica per rivestire un ruolo di coordinamento
fra gli viene approvato nel 1791 un Bill of Rights, una carta dei diritti che
ribadisce la Stati, con un Congresso privo di autonomia in materia
finanziaria e con volontà del potere federale di rispettare i diritti individuali
(alla vita, alla funzioni relative ai rapporti con l’estero.

proprietà, alla ricerca della felicità, alla libertà di pensiero e di culto)


naturalmente dati e inviolabili. Occorre peraltro ricordare che gli indigeni
(«pellerossa»), gli schiavi africani e le donne restano del tutto esclusi dai
diritti 26. La rivoluzione francese

di cittadinanza del nuovo Stato. Seppure integrata e modificata dagli


emendamenti approvati nel corso del tempo, la Costituzione del 1787 è ancor
oggi quella in vigore negli Stati Uniti d’America.

Bibliografia

G. Abbattista, La rivoluzione americana, Laterza, Roma-Bari 1998.

T. Bonazzi (a cura di), La rivoluzione americana, Il Mulino, Bologna 1987.

A. Hamilton, J. Jay, J. Madison, Il federalista, a cura di M. D’Addio, G.


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Bologna 1960 (ed.

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P. Linebaugh, M. Rediker, I ribelli dell’Atlantico. La storia perduta di


un’utopia libertaria, Feltrinelli, Milano 2004 (ed. or. 2000).

Nel decennio compreso tra il 1789 e il 1799 la Francia conosce la più A.


Testi, La formazione degli Stati Uniti, Il Mulino, Bologna 1993.

straordinaria trasformazione politica mai realizzatasi sino a quel momento


nella G.S. Wood, I figli della libertà, Giunti, Firenze 1996 (ed. or. 1992).

storia dell’Europa occidentale. In quegli anni l’universo politico


tradizionale, che i rivoluzionari avevano preso a chiamare «antico regime»,
viene spazzato via, creando una nuova cultura politica, che è ancor oggi alla
base della società contemporanea. La società di ordini o di ceti (cfr. supra,
cap. 2) viene sostituita da una società, almeno idealmente, democratica ed
egualitaria. La concezione del diritto fondato sul privilegio, a sua volta, è
sostituita dall’idea dell’uguaglianza di tutti i cittadini, senza distinzione
alcuna, di fronte alla legge.
Il potere monarchico, infine, viene travolto e sostituito da un potere
repubblicano esercitato da rappresentanti eletti che interpretano il sentire
comune del nuovo soggetto sovrano: il popolo come nazione.

Questa enorme trasformazione, che costituisce uno dei pilastri su cui è stata
costruita la società dei secoli XIX e XX, è possibile perché la società francese
vive in quegli anni un processo di allargamento della partecipazione politica,
di polarizzazione ideologica e di radicalizzazione imponente nelle sue
dimensioni e sconvolgente nei suoi esiti.

26.1. I limiti di un sistema

Il sistema politico di ispirazione assolutistica creato da Luigi XIV (cfr. supra,

cap. 17) presenta due principali limiti che appaiono evidenti nel corso del Le
speranze nobiliari di vedere allentato l’autoritarismo monarchico avevano
XVIII secolo. In primo luogo, la decisione di non convocare più gli Stati
vissuto una breve stagione di gloria nel regime seguito alla morte di Luigi
XIV, generali (l’ultima convocazione risale al 1614) priva la monarchia di
una camera tra il 1715 e il 1726, in cui il reggente (per il minorenne Luigi
XV) Filippo di compensazione utile a cogliere gli umori profondi e gli
orientamenti delle d’Orléans, fratello di Luigi XIV, aveva tentato di allargare
la partecipazione élites e dei gruppi sociali più dinamici del paese,
interpretati solo in parte politica delle élites aristocratiche. Tuttavia tale
politica, realizzata attraverso un dall’universo cortigiano. Questa mancanza
di un canale di collegamento allargamento delle strutture cortigiane e non
mediante un recupero degli Stati adeguato tra la corte e una società, come
quella francese, articolata e complessa, generali, si era presto esaurita. In
quegli stessi anni si era anche consumato il finisce per consentire ai
Parlamenti e in special modo a quello di Parigi tentativo, ideato dal
finanziere scozzese John Law (1671-1729), di risanare le (suprema corte di
giustizia civile e penale con giurisdizione su circa un terzo finanze statali
promuovendo la crescita economica del paese attraverso del territorio del
regno) di assumere un ruolo di supplenza, una sorta di diritto l’emissione di
cartamoneta. Law aveva avanzato idee innovative, tra cui la di
rappresentanza morale degli interessi del paese. E tuttavia la natura di corti
rinuncia alla convertibilità in oro delle banconote e la conversione di parte
del giudiziarie e non di assemblee rappresentative dei Parlamenti francesi fa
sì che debito pubblico in azioni della banca di emissione e di una Compagnia
delle essi siano, nel migliore dei casi, in grado di correggere gli orientamenti
politici Indie occidentali che ottiene il monopolio dello sfruttamento della
Louisiana.

elaborati dall’esecutivo, non certo di produrre autonome proposte. Inoltre il


La nuova banca reale emette, nel 1719-20, banconote per un valore
superiore Parlamento di Parigi, attraverso le remonstrances (rimostranze),
ossia il rifiuto di al miliardo di lire, data anche la forte domanda dovuta alla
mancanza di denaro registrare e quindi di rendere esecutivi gli atti del
sovrano o del Consiglio di circolante. Il sistema è in teoria solido, ma Law
commette un errore fatale. Per Stato ritenuti contrari alle leggi fondamentali
del regno, partecipa in modo aiutare la corona nella sua opera di
consolidamento del debito pubblico, il indiretto alla dialettica politica che ha
i suoi punti di riferimento nelle dispute finanziere acconsente di accettare
titoli di Stato al loro valore nominale – il cui tra cattolici oltranzisti (detti
«devoti») e giansenisti (numerosi tra i parlamentari) valore di mercato è
meno della metà – in pagamento per l’acquisto di azioni o negli scontri tra
fazioni cortigiane per il controllo del patronage e dei della Compagnia. Si
scatena quindi un’autentica corsa all’acquisto delle azioni, meccanismi
decisionali. Più che un’istituzione capace di dare voce alla società perché
tutti i detentori di titoli preferiscono convertirli. Ciò fa naturalmente
francese, il Parlamento parigino finisce per essere un prolungamento
dell’arena gonfiare il prezzo delle azioni della Compagnia ben al di là delle
previsioni di cortigiana e di ristrette cerchie parigine.

Law. Tuttavia, nella primavera del 1720, la Compagnia annuncia un


irrisorio In secondo luogo, per quanto Luigi XIV fosse riuscito a conseguire
dividendo del 2 per cento per i suoi numerosissimi investitori, che
cominciano sostanziali incrementi della tassazione senza il consenso dei
rappresentanti dei a vendere le proprie azioni. In estate l’intera architettura
di Law rovina, con ceti del regno, un’ulteriore crescita del prelievo incontra
evidenti ostacoli. Il ripercussioni in tutta Europa. Mentre il finanziere fugge
dal paese, sia la banca primo tra essi è costituito dallo statuto privilegiato
della nobiltà, dotata di sia la Compagnia delle Indie vengono sciolte; la
corona ritira dalla circolazione un’ampia immunità fiscale. Non meno
rilevante è l’esenzione di cui godono i tutte le banconote e le obbligazioni
cartacee, il cui valore complessivo beni ecclesiastici. I ripetuti progetti di
riforma fiscale, e in particolare quello ammonta all’astronomica cifra di 4
miliardi di lire: è la bancarotta.

che prevede l’introduzione di un’imposta secca del 5 per cento ( vingtième,


cioè Ha inizio nel segno di questo doppio fallimento il lungo regno di Luigi
XV

un ventesimo su tutti i redditi), si scontrano, tra il 1749 e il 1751, con la dura


(1726-74), pronipote del Re Sole e sostenitore di un ritorno all’autocrazia
opposizione dei Parlamenti, della Chiesa e del partito devoto a corte.

monarchica, durante il quale non emergono soluzioni atte ad allargare la La


mancanza di istituzioni capaci di assicurare un collegamento fra il
partecipazione politica, né a risolvere la ricorrente penuria di mezzi
finanziari governo e la realtà del paese e la difficoltà a riformare il sistema
fiscale sono tra delle casse statali. Benché la politica espansionista del Re
Sole sia ormai ridotta loro strettamente connesse. Una parte della nobiltà,
schierata su posizioni a una più accorta strategia di contenimento delle
potenze emergenti (Prussia, antiassolutistiche, maturate al tempo della
Fronda (cfr. supra, cap. 13) e poi Russia) e di mantenimento delle posizioni
francesi nel teatro europeo e cresciute nell’opposizione al regime – definito
dispotico – di Luigi XIV, coloniale, le spese belliche continuano a rimanere
ingenti. La tentazione ammette l’ipotesi di una condivisione del carico
fiscale, ma esige in cambio una ricorrente del regime di Luigi XV è allora
quella di risolvere la penuria di qualche forma di partecipazione al processo
decisionale, una prospettiva che il risorse finanziarie con misure autoritarie
assunte dal Consiglio del re, dopo una Re Sole aveva a suo tempo
fermamente escluso.

consultazione limitata a ristretti ambienti cortigiani e a piccole cerchie di

funzionari. Queste misure incontrano però invariabilmente l’opposizione del


farine» – i problemi di fondo restano insoluti. In particolare, l’appoggio
Parlamento parigino, che si innesta sui contrasti tra le fazioni cortigiane;
queste assicurato dalla Francia ai ribelli nord-americani contro la Gran
Bretagna causa ultime agiscono al fine di influenzare il sovrano nella scelta
dei ministri (in un notevole aumento del debito pubblico. Jacques Necker,
l’intellettuale e Francia non vi è un primo ministro, ma le cariche più
importanti sono quelle finanziere ginevrino che, nel 1776, ha preso il posto
di Turgot, appare più dei ministri degli Esteri e della Giustizia e del
controllore generale delle consapevole del predecessore della necessità di
cercare e di trovare tra i gruppi finanze). Così quando, nel 1763, il
controllore delle finanze Bertin propone dirigenti e nell’opinione pubblica un
più ampio consenso alle istanze l’istituzione del catasto fondiario, uno
strumento che prelude evidentemente riformatrici e all’esigenza di riassetto
delle finanze regie. Si spiega così il gesto alla tassazione di tutta la proprietà
terriera, inclusa quella esente, si manifestano clamoroso con cui il ministro
decide, nel 1781, di rendere pubblico il opposizioni insormontabili, guidate
dal Parlamento di Parigi e dai Parlamenti disastrato bilancio statale –
considerato tradizionalmente un segreto di Stato –, provinciali, che portano
al licenziamento del ministro.

un atto clamoroso che spinge i settori più conservatori della corte a chiedere
e Di fronte a tali difficoltà ad attuare iniziative di riforma, nel 1770 il nuovo
ottenere le sue dimissioni.

ministro della Giustizia di Luigi XV, René-Nicolas de Maupeou (1714-92),


Gli anni successivi vedono aggravarsi la crisi politico-finanziaria, per la cui
tenta la via di una riforma giudiziaria che prevede la decisa riduzione del
ruolo soluzione si tenta il coinvolgimento di una rappresentanza scelta di
nobili di dei Parlamenti, accompagnata dalla promessa di un ritorno alla
convocazione rango e di illustri esponenti del mondo della finanza e delle
professioni, in degli Stati generali. Questo tentativo, definito all’epoca coup,
e cioè colpo di comitati di consulenza di nomina regia, le cosiddette
«assemblee dei notabili».

mano, con cui il ministro cerca di colpire una delle istituzioni portanti della
Già in questi comitati emerge con nettezza la sensazione di un paese diviso:
da monarchia, rappresenta la più conseguente manifestazione della volontà
di una parte vi è chi punta a una trasformazione della monarchia in senso
applicare concretamente la teorica assolutezza della volontà sovrana.
L’ascesa al costituzionale, dall’altra i settori più conservatori della nobiltà e
dell’alto clero trono di Luigi XVI (1754-93), nel 1774, interrompe però
l’estremo tentativo vedono nell’indebolimento della monarchia l’occasione
per una ridistribuzione di Maupeou, ripristinando i tradizionali poteri dei
Parlamenti. La scelta del del potere a vantaggio degli ordini privilegiati. A
questa sorta di stallo politico nuovo sovrano di non insistere con una
soluzione autoritaria che rischia di contribuisce l’accresciuta virulenza degli
attacchi del Parlamento di Parigi, in spaccare il paese coincide con la
crescita di un’opinione pubblica che, in cui ormai prevalgono elementi più
giovani e radicali, meno sensibili al mancanza di libertà di stampa, si
esprime attraverso le gazzette e i pamphlets, tradizionale legame con
segmenti della corte. In alcuni famosi atti di fogli anonimi di argomento
polemico e/o satirico circolanti di mano in mano.

remonstrance il Parlamento, con toni che echeggiano gli anni drammatici


della Conseguentemente, la soluzione del difficile problema del disavanzo del
Fronda, denuncia con forza il «dispotismo ministeriale» e il gravame fiscale
bilancio statale viene affidata a intellettuali riformatori, come Jacques
Turgot crescente sulle spalle dei meno abbienti. Di fronte all’impossibilità di
trovare (1727-81) e Jacques Necker (1732-1804), personaggi ben visti in
quei circoli una soluzione non conflittuale alla crisi politico-finanziaria, nel
1788 il sovrano colti e benestanti che coltivano le teorie di Montesquieu
della necessità di una e i suoi ministri prendono una decisione che appare,
per certi versi, un divisione dei poteri, leggono i testi dei filosofi illuministi,
guardano con disperato azzardo: convocare gli Stati generali, unica
istituzione in grado di ammirazione la monarchia parlamentare inglese e si
apprestano ad appoggiare i autorizzare l’imposizione di nuove tasse, per il
mese di maggio del 1789.

ribelli nord-americani nella loro guerra d’indipendenza.

Come molte assemblee di ceto di antico regime, gli Stati generali francesi
sono divisi in tre ordini o Stati, che si riuniscono in camere separate: il clero,
la nobiltà e il terzo stato, che raggruppa i rappresentanti della stragrande
maggioranza della popolazione, quella che non fa parte dei primi due.

26.2. Una crisi politica

Convocati saltuariamente dai sovrani di Francia per ottenere l’assenso del


regno all’indirizzo politico deciso dai sovrani e per approvare l’introduzione
di nuove All’indomani della crisi del 1774-75 – allorché la carestia,
attribuita alla imposte, gli Stati generali non possiedono una chiara e
codificata normativa politica di liberalizzazione del mercato dei grani voluta
dal controllore delle che ne definisca con precisione i caratteri giuridici e le
modalità di azione.

finanze Turgot, produce una serie di rivolte popolari note come «guerra delle
Nella primavera del 1789 si mette in moto un complicato sistema elettorale
per la nomina dei rappresentanti dei singoli Stati, che prevede assemblee di

parrocchia, di città e di regione, al quale si accompagna la redazione di del


sovrano, che prima richiama e poi licenzia nuovamente Necker, che
documenti politici, anch’essi distinti per ordini, contenenti l’elenco dei
concede il raddoppio del numero dei deputati del terzo stato ma non il voto
problemi del paese e delle rivendicazioni ( Cahiers de doléances) per i quali
ci si per testa – atto che vanifica il precedente facendolo anzi apparire una
beffa –, attende provvedimenti adeguati dagli Stati generali.

aggravano una situazione già potenzialmente esplosiva.

Le elezioni dei rappresentanti agli Stati generali si svolgono in un clima di


Riunitisi il 5 maggio del 1789 a Versailles, gli Stati generali si impegnano
grande incertezza, mentre l’invito del governo agli storici e ai cultori delle
nelle settimane successive a sciogliere il problema delle modalità di
votazione, tradizioni patrie di approfondire le caratteristiche di un’istituzione
che, non senza raggiungere un accordo. Le proposte di mediazione avanzate
dalla nobiltà convocata più da 175 anni, è in pratica sconosciuta, sfocia in
un dibattito molto liberale sono infatti bocciate dall’intransigenza della
maggioranza dei nobili, acceso sulla composizione e sul ruolo della
rappresentanza. Su due punti in schierata in una difesa rigida e ottusa delle
proprie prerogative. Il 17 giugno, particolare vi è grande incertezza: sul
numero di rappresentanti da attribuire al rifiutando il voto per ordine, i
rappresentanti del terzo stato, cui si sono uniti terzo stato e sulle modalità di
voto degli Stati generali: se cioè ciascun ordine alcuni esponenti del basso
clero, si proclamano Assemblea nazionale, ossia debba votare al proprio
interno esprimendo poi un unico voto (voto per rappresentanza della
nazione. Di fronte all’ipotesi che la maggioranza degli Stati ordine) o se
viceversa ciascun deputato agli Stati generali, prescindendo generali, su
iniziativa della nobiltà liberale, proceda a deliberazioni, Luigi XVI
dall’ordine di appartenenza, debba esprimere un singolo voto (voto per
testa).

ordina di sbarrare la porta della sala dove si tengono le sedute, mentre


corrono Non si tratta di una disputa accademica. Quella parte della nobiltà
francese voci incontrollate di scioglimento anticipato degli Stati generali. I
deputati del di orientamento liberale, decisa a proporre agli Stati generali un
modello di terzo stato, a questo punto, il 20 giugno, si riuniscono nell’attiguo
salone della monarchia parlamentare all’inglese e che ha il suo
rappresentante più influente pallacorda e compiono un atto chiaramente
eversivo proclamandosi Assemblea in Luigi Filippo duca d’Orléans (1747-
93), imparentato con il re, primo titolo nazionale costituente e giurando di
non sciogliersi finché non avranno dato alla del regno e maggiore
proprietario terriero dell’intera Francia, aveva promosso Francia una
costituzione. Il ricongiungimento dei raggruppamenti minoritari la
costituzione di un raggruppamento politico a fini elettorali noto come liberali
della nobiltà e del clero all’Assemblea costringe un Luigi XVI ostile e partito
patriota. Esso punta ad acquisire la maggioranza agli Stati generali,
riluttante alla piega presa dagli avvenimenti a riconoscere la trasformazione
aggiungendo alla presumibile minoranza di eletti liberali tra i nobili e in
seno al degli Stati generali in Assemblea nazionale costituente e a invitare
perciò anche clero l’altrettanto presumibile maggioranza dei rappresentanti
del terzo stato.

il resto della nobiltà e del clero a farne parte (9 luglio 1789). Lo strappo
Affinché ciò accada è necessario, però, che si adotti il voto per testa, perché
istituzionale è così apparentemente ricucito.

altrimenti, in caso di voto per ordine, avrebbero prevalso gli orientamenti


filoassolutistici prevalenti nei primi due Stati.

La strategia prescelta dai settori più retrivi della nobiltà e del clero, tra cui
spicca il conte di Artois, Carlo di Borbone (1755-1824), fratello del re, è
infatti 26.3. L’irruzione della piazza (1789-91)

proprio quella di conseguire una maggioranza tra i rappresentanti dei nobili


e tra quelli del clero e di ottenere il mantenimento del tradizionale voto per
Nei giorni immediatamente successivi alla nascita dell’Assemblea nazionale
ordine. Ciò garantirebbe alle posizioni conservatrici, contrarie a ogni ipotesi
di voci insistenti circolano a Parigi circa strani ammassamenti di truppe
attorno allargamento della partecipazione politica, una maggioranza di due
voti su tre alla capitale e sul colpo di Stato in preparazione da parte del
sovrano al fine di negli Stati generali.

stroncare il nascente regime rappresentativo. Questo timore, che oggi Tra


questi due schieramenti il debole e inetto Luigi XVI oscilla in modo sappiamo
fondato, provoca un’insurrezione del popolo di Parigi, che il 14

politicamente incoerente, spesso trascinato dalla moglie, più abile, ma non


luglio del 1789 attacca e devasta la Bastiglia, carcere della capitale e odiato
meno incerta, Maria Antonietta (1755-93), figlia di Maria Teresa d’Asburgo.

simbolo del dispotismo. Si manifesta così, per la prima volta, quello che sarà
La stessa regina del resto, in quanto austriaca, per le sue discusse amicizie e
uno degli aspetti caratterizzanti della rivoluzione, il protagonismo popolare.
Le naturalmente a causa del suo indubbio ascendente sul sovrano, è un
ideale discussioni che si svolgono nell’Assemblea vengono infatti rese
pubbliche, bersaglio polemico da parte della stampa e dei circoli colti della
capitale, e consentendo l’avvio di forme di partecipazione nel paese. La
diffusione dei contribuisce così al discredito dell’istituzione monarchica. Le
scelte ondivaghe

temi politici era organizzata da gruppi politici, detti club, che, presenti in un
primo momento strettamente pilotate dai gruppi politici presenti in
Assemblea, si sono via via dotati di ramificazioni nella capitale e nelle
province.

Assemblea, esse diverranno sempre più un soggetto parzialmente autonomo.

Si forma così un’opinione pubblica infinitamente più estesa e informata di


Strati sociali, come il popolo minuto, normalmente esclusi dalla
partecipazione quella esistente fino a quel momento: nelle strade e nei locali
pubblici ampie politica, coinvolti strumentalmente nell’arena politica per
condizionarne le quote della popolazione discutono degli avvenimenti e delle
questioni sul scelte, impareranno presto a influenzare con la propria azione
il quadro tappeto, prendendo parte alle vicende politiche.
politico. A Parigi, in particolare, si forma un autonomo soggetto popolare, i
Tutto ciò è reso possibile non solo dal tracollo degli apparati di repressione
e cosiddetti sanculotti ( sans-culottes), chiamati così perché indossavano i
pantaloni di censura, ma anche dalla rapida radicalizzazione della
discussione politica. La lunghi e non i pantaloni corti e aderenti, le
cosiddette culottes, di moda tra fuga da Parigi degli esponenti più oltranzisti
della nobiltà reazionaria, come il l’aristocrazia.

conte di Artois, e la creazione di un vero e proprio partito degli emigrati, Da


una parte abbiamo così un enorme e fondamentale lavoro legislativo
fortemente legato agli ambienti di corte, produce un clima di sospetto che
svolto dall’Assemblea e diretto a smontare pezzo a pezzo le fondamenta
coinvolge direttamente la figura del sovrano. Questi, da parte sua, appare
così dell’antico regime per costruire un nuovo equilibrio costituzionale;
dall’altra, politicamente tentennante e tanto profondamente incerto sulla
propria strategia nei momenti cruciali, troviamo una corte incapace di
assumere la guida del da stimolare continue illazioni su un complotto volto a
stroncare il nascente processo, tentata continuamente da ipotesi di colpo di
Stato militare, cui si regime costituzionale o, come si sarebbe detto poi, la
rivoluzione. La contrappone una piazza che interviene duramente, a più
riprese, per difendere costruzione dell’immagine dell’ aristocrate, la figura
nera e intrigante del la rivoluzione e imporre forti accelerazioni al processo
di mutamento privilegiato che trama nell’ombra per difendere un dispotico
antico regime, istituzionale. Una di queste irruzioni violente della folla
popolare, chiamate vizioso e corrotto, corrisponde alla creazione
dell’immagine del patriota journées (giornate rivoluzionarie), è costituito
dalla marcia del popolo minuto di rivoluzionario, che combatte apertamente
per la libertà, l’uguaglianza e la Parigi su Versailles, il 5-6 ottobre del 1789,
che costringe con la forza il fratellanza tra i cittadini. Tra questi due estremi
non vi è più uno spazio sovrano a trasferirsi nella capitale, seguito
dall’Assemblea nazionale, sotto la politico, ma il sovrano non sembra
capirlo.

minacciosa protezione popolare.

Mentre a Parigi si insedia un nuovo governo municipale, espressione del Se


la proclamazione della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (29
movimento rivoluzionario, dotato di una milizia armata, la guardia nazionale

agosto 1789), con la quale, per la prima volta dopo l’analoga dichiarazione
guidata da un aristocratico liberale, eroe della guerra d’indipendenza
americana, americana, vengono riconosciuti come naturali e imprescrittibili
i diritti Marie-Joseph de Motier marchese di La Fayette (1757-1834) –, nelle
individuali (alla libertà, alla proprietà, alla sicurezza e alla resistenza
campagne si diffonde un’ondata di sommosse contadine, detta «grande
paura», all’oppressione) e sancita l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte
alla legge, diretta a sventare sul nascere la reazione aristocratica: in tutto il
paese i avviene in un clima di sostanziale concordia, le scelte successive
iniziano a contadini assaltano i castelli, bruciano gli archivi che contengono
la dividere l’Assemblea. È il caso della discussione sul ruolo del sovrano
nella documentazione relativa ai diritti signorili e distruggono tutti i simboli
del nuova costituzione e in concreto sull’opportunità di concedere al
monarca il potere feudale. In parte in risposta a questi avvenimenti, il 4
agosto 1789 la diritto di veto sulle leggi votate dall’Assemblea, che, a
maggioranza, viene nobiltà liberale guida l’Assemblea nazionale a
proclamare l’abolizione del definito solo come sospensivo. Ancor più difficile
è l’assunzione di regime feudale, in particolar modo dei diritti gravanti sulle
persone, e di provvedimenti volti a risolvere la grave situazione finanziaria,
mediante la qualunque privilegio ad esso connesso.

confisca dei beni del clero (novembre 1789), che costituiscono la garanzia
per Le decisioni dell’Assemblea nazionale sono quindi direttamente
l’emissione di una sorta di cartamoneta, gli «assegnati» (validi per il
rimborso condizionate da ciò che succede nel paese e viceversa. Di più, i
principali club del debito pubblico e per l’acquisto dei beni ecclesiastici
messi in vendita).

che organizzano le correnti presenti nell’Assemblea godono di seguito


popolare Vengono approvate drastiche riforme: dalla soppressione dei
Parlamenti alla e sono perciò in grado di organizzare manifestazioni a
sostegno di questa o separazione del potere giudiziario dal legislativo e
dall’esecutivo; dalla quella scelta. Si crea così un sistema politico che ha non
due soli fuochi suddivisione del paese in 83 dipartimenti, divisi in distretti,
cantoni e comuni, (l’Assemblea nazionale e la corte), ma tre, dove il terzo è
costituito dalla piazza, alla costituzione civile del clero (luglio 1790) che,
obbligando i religiosi a vale a dire dall’azione, spesso violenta, delle masse
popolari. Dopo esser state in prestare giuramento di fedeltà al nuovo regime,
delinea una Chiesa nazionale

francese autonoma dal papato, i cui membri diventano funzionari stipendiati


una serie di importanti mutamenti nel sistema politico francese. Da una parte
la dallo Stato e nella quale le nomine di vescovi e parroci sono decise su
base corte cessa progressivamente di essere un luogo di proposta politica.
Una volta elettiva. A seguito di questo atto molti altri aristocratici decidono
di emigrati molti esponenti dell’aristocrazia e dell’alto clero, il sovrano si
vede raggiungere i primi emigrati e di ingrossare le fila dei rifugiati
all’estero; sempre più isolato, costretto a sperare nell’aiuto delle potenze
straniere per insieme a loro emigrano anche i religiosi che decidono di non
prestare il rimediare alla progressiva diminuzione del proprio potere, che
egli giudica giuramento richiesto al nuovo regime (chiamati perciò
«refrattari» in inaccettabile. Nel frattempo il fratello del re, il conte di Artois
e i circoli dei opposizione agli ecclesiastici «costituzionali»).

nobili emigrati tentano con tutti i mezzi di coinvolgere l’imperatore Leopoldo


Altro atto molto importante è l’approvazione della legge Le Chapelier II e il
sovrano di Prussia Federico Guglielmo II in una coalizione militare volta
(febbraio 1791), che abolisce le corporazioni e dichiara la libertà del lavoro
e di a soffocare la rivoluzione e a restaurare l’antico regime in Francia: una
prima iniziativa economica, vietando al contempo lo sciopero e ogni
associazione dei intesa in questo senso viene firmata a Pillnitz nell’agosto
1791.

lavoratori a scopi di rivendicazione salariale.

Il risultato di questa radicalizzazione si fa sentire nell’Assemblea legislativa,


Dopo aver inutilmente tentato di condizionare gli avvenimenti politici,
dominata dalla Società degli amici della costituzione (un club chiamato
anche Luigi XVI, sentendosi sotto scacco, decide di abbandonare la Francia
per dei «giacobini», perché i suoi membri si riuniscono nell’ex convento
ritornarvi in armi. Nel giugno 1791 fugge da Parigi con la propria famiglia
per domenicano, detto dei frati giacobini), il gruppo politico che raccoglie
sin raggiungere gli emigrati, certo della solidarietà delle altre dinastie
regnanti dall’inizio il meglio della nobiltà liberale. Da un lato i giacobini
assumono via europee, interessate anch’esse a schiacciare un processo che
rischia di via posizioni più rigide, che conducono all’emarginazione prima
del duca incendiare l’intero continente. La carrozza su cui il sovrano e la
famiglia reale d’Orléans (che ha assunto il nome di Philippe égalité), poi di
La Fayette e viaggiano in incognito viene, però, intercettata a Varennes e il
sovrano viene infine alla scissione di un gruppo più moderato guidato dallo
stesso La Fayette e ricondotto a Parigi. Nonostante le richieste dei membri
più radicali dal conte di Mirabeau, detto dei foglianti (dal nome della sede
del club, che dell’Assemblea nazionale, la maggioranza decide per il
mantenimento della tiene le sue riunioni presso l’ex monastero parigino
dell’Ordine dei foglianti); forma di governo monarchico-costituzionale. Una
manifestazione di dall’altro emergono sia all’interno che all’esterno dei
gruppi giacobini posizioni ispirazione apertamente repubblicana, il 17 luglio
1791 presso il Campo di più chiaramente repubblicane. Dichiaratamente
repubblicano è il club dei Marte, viene brutalmente repressa dalla guardia
nazionale, provocando

«cordiglieri» (dal nome dell’ex convento francescano in cui s’insedia),


guidato un’enorme eco e laceranti divisioni nell’Assemblea.

da Georges Danton (1759-94). Accadde così che, in seno dell’Assemblea


Quest’ultima, a conclusione del proprio lavoro, proclama, nel settembre
legislativa, riunitasi per la prima volta nell’ottobre 1791, benché la
maggioranza 1791, la costituzione. La Francia diventa con essa una
monarchia costituzionale sia di orientamento moderato, le posizioni
repubblicane, tra le quali si in cui al sovrano spetta il potere esecutivo,
attraverso la nomina dei ministri, distingue il gruppo dei deputati detti
girondini (perché in esso vi è una forte mentre il potere legislativo tocca a
una Camera eletta con un sistema elettorale componente proveniente dal
dipartimento della Gironda), diventino sempre a doppio livello: gli aventi
diritto al voto passivo (i maschi adulti che paghino più influenti.

imposte pari al salario di tre giornate di lavoro) eleggono speciali elettori


fra Nell’aprile 1792, dopo accesi dibattiti, l’Assemblea dichiara guerra al
nuovo coloro che godono del diritto di voto attivo (e versino imposte pari al
salario di imperatore Francesco II d’Asburgo (1769-1835), sotto la spinta
dei gruppi dieci giornate di lavoro) i quali, a loro volta, designano i deputati
della nuova moderati – che auspicano in questo modo un rafforzamento del
nuovo regime Assemblea legislativa.

– e dello stesso Luigi XVI, nella segreta speranza di essere reintegrato nelle
funzioni di sovrano con pieni poteri. La situazione si fa subito drammatica:
mentre gli eserciti imperiale e prussiano invadono il suolo francese, la
rivoluzione sembra sul punto di essere spazzata via. Ancora una volta, però,
è la 26.4. La Prima Repubblica (1792-94)

piazza a determinare un’accelerazione del processo rivoluzionario. La folla


di Parigi, lanciata in quella che è forse la più famosa e terribile giornata I
tumultuosi eventi che segnano i primi due anni della rivoluzione vedono
rivoluzionaria, il 10 agosto 1792 assale il palazzo reale delle Tuileries e
costringe l’Assemblea legislativa a ordinare la deposizione e l’arresto di
Luigi

XVI, sotto l’accusa di tradimento della patria.

dei cosiddetti «arrabbiati» e degli «hebertisti», ovvero seguaci di Jacques-


René Viene anche formato in tale occasione un Comitato esecutivo
provvisorio, Hébert), e dalla temibile agitazione di piazza dei sanculotti.
All’inizio di giugno guidato da Danton, e stabilita l’elezione a suffragio
universale (maschile) di una del 1793 la folla arriva al punto di assediare in
armi la Convenzione che, nuova assemblea costituente, chiamata
Convenzione, con il compito di dare spaventata, ordina l’arresto di 29
deputati girondini accusati di agitazione alla Francia una nuova costituzione
non più monarchica ma repubblicana.

controrivoluzionaria.

Questi eventi spiazzano una parte dello stesso gruppo dirigente della Grazie
al sopravvento preso dai gruppi montagnardi, la Convenzione rivoluzione,
sostituito rapidamente da leve più giovani e meno compromesse approva (24
giugno 1793) la costituzione detta dell’anno I, assai avanzata in nei rapporti
con la corte. Non più nobile di estrazione, questa nuova senso democratico
(essa prevede, fra l’altro, la divisione dei poteri, il suffragio generazione di
rivoluzionari proviene spesso dalle province ed esercita le universale
maschile e il riconoscimento del diritto al lavoro e all’assistenza), che
professioni liberali: il nuovo leader dei giacobini, Maximilien de Robespierre
però non entrerà mai in vigore. Infatti, mentre le forze della coalizione
(1758-94), è un avvocato, mentre la guida del gruppo dei girondini viene
antifrancese invadono il paese, in diverse province esplodono sollevazioni
assunta da un giornalista, Jacques-Pierre Brissot (1754-93).

girondine di stampo federalista contro il soffocante potere dei giacobini e di


Questo nuovo gruppo dirigente è capace, in un momento di assoluta Parigi.
Il potere viene saldamente assunto dal Comitato di salute pubblica, un
emergenza, di riorganizzare l’esercito, fronteggiare la penuria alimentare,
organo straordinario formato da 12 membri, fra i quali Robespierre, Louis
espellere i preti refrattari, confiscare i beni degli emigrati e galvanizzare il
paese.

Antoine Saint-Just (1767-94) e altri esponenti montagnardi (affiancato da un


Allo stesso tempo, in un clima di enorme tensione, mentre la folla invade le
Comitato per la sicurezza generale incaricato della polizia politica).

carceri, trucidando presunti nemici della patria, si iniziano a istituire dei


Dichiarando di voler arginare la guerra civile e la disgregazione della
tribunali straordinari, per processare coloro che tramano, o si teme tramino,
a repubblica, questo organo decide l’eliminazione fisica, sistematica e senza
danno della rivoluzione. Queste misure, unite alla leva obbligatoria di
massa, possibilità di difesa, di tutti gli avversari politici: è la fase del
Terrore. Dopo rendono possibile la vittoria militare di Valmy (20 settembre
1792) contro essere stati sottoposti a processi sommari dai tribunali
rivoluzionari, sotto i imperiali e prussiani: la patria è salva. Due giorni dopo
la Convenzione, appena colpi della ghigliottina (moderna macchina per la
decapitazione ideata dal riunita, proclama la Prima Repubblica francese.
Luigi XVI, processato e medico Guillotin) cadono esponenti del passato
regime come la regina Maria condannato a morte, viene giustiziato il 21
gennaio 1793.

Antonietta, aristocratici liberali come il duca d’Orléans, intellettuali come il


chimico Lavoisier o il poeta André Chenier, quindi uno dopo l’altro famosi
leader della rivoluzione come Brissot, Danton ed Hébert. Insieme ad essi
sono giustiziati migliaia di veri o presunti avversari del regime.

26.5. La guerra civile e il «Terrore» (1793-94)

Il regime rivoluzionario adotta, per celebrare la propria nascita, un nuovo


calendario (a contare dall’instaurazione della repubblica); esponenti
radicali Mentre la morte di Luigi XVI spinge le potenze europee alla
formazione di lanciano campagne di scristianizzazione, con la creazione del
culto della una vasta coalizione antifrancese, la situazione interna del paese
si fa Ragione o di quello dei martiri rivoluzionari. Nel frattempo la pesante
drammatica. Da un canto, in una Parigi in mano ai sanculotti si registra
ormai situazione economica viene arginata drasticamente con misure di
calmiere dei una continua e insostenibile pressione sulla Convenzione da
parte delle masse prezzi e di controllo della produzione.
popolari, dall’altro, nella regione della Vandea, il rifiuto della coscrizione di
massa unito alla predicazione di ecclesiastici «refrattari» e all’avversione
alla rivoluzione della nobiltà locale, produce una rivolta generale di stampo
monarchico e cattolico. In pochi mesi la situazione sfugge di mano alla
maggioranza girondina che guida la Convenzione, stretta dalla formidabile
tenaglia costituita dalla fazione più radicale dell’assemblea, detta Montagna
(della quale fanno parte esponenti giacobini e cordiglieri e le fazioni
estremiste
vengono subito ghigliottinati, mentre il Comitato viene gradualmente sciolto,
sono abrogate le leggi speciali sui sospetti e i tribunali rivoluzionari,
vengono riammessi nell’assemblea i deputati girondini espulsi ed epurati i
sostenitori di Robespierre. L’eliminazione della classe politica radicale fa
riapparire sulla scena i filomonarchici, che si dedicano a una serie di
cruente vendette personali contro esponenti giacobini e sanculotti, episodi
nel loro complesso noti come
«Terrore bianco».

La Convenzione procede allo smantellamento delle norme di protezione


sociale, come il calmiere dei prezzi, creando un forte scontento popolare. Le
difficoltà economiche generate da un inverno assai rigido fanno esplodere la
rivolta del popolo parigino il 20 maggio 1795, che viene però repressa nel
sangue e apre la strada a un ulteriore giro di vite antipopolare e
antigiacobino.

In questo clima, la Convenzione vara, il 22 agosto 1795, la nuova


costituzione (detta dell’anno III), improntata all’esigenza sia di sottrarre
l’attività legislativa alla pressione delle masse popolari sia di evitare una
restaurazione realista. La costituzione, di orientamento assai moderato, con
norme che limitano la libertà di stampa e di associazione, cerca, attraverso
la reintroduzione del voto per censo a doppio livello e l’istituzione di un
Parlamento bicamerale (Consiglio dei Cinquecento, che formula e discute le
leggi, e Consiglio degli anziani, che approva o respinge le leggi), di restituire
sicurezza al legislativo. La clausola per la quale i nuovi eletti devono
comunque per almeno due terzi essere stati membri della Convenzione
assicura la continuità repubblicana della rappresentanza, mettendola al
riparo dalla possibile vittoria elettorale dei filomonarchici. La Costituzione
assegna il potere esecutivo a un Direttorio, composto da cinque membri.

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La figura di Napoleone Bonaparte (1769-1821) occupa un posto di assoluto


rilievo nella storia e nell’immaginario europeo tra XVIII e XIX secolo.
Grande condottiero, abile politico ed eccellente stratega, egli appare ai
contemporanei e poi agli storici come un portento. Napoleone inaugura un
periodo di preponderanza francese sulla scena politica e militare del
continente europeo, fatta salva solo la potenza della Gran Bretagna, in virtù
della propria supremazia economica e navale. Ma l’aspetto straordinario del
personaggio Napoleone, che colpisce almeno tanto quanto la sua
invincibilità bellica e la sua capacità di statista, consiste nella sua
irresistibile ascesa al potere. Napoleone Bonaparte non nasce sovrano di
Francia. La sua famiglia, di origine corsa, appartiene alla classe media. Con
lui, per la prima volta, dopo Oliver Cromwell (cfr. supra, cap. 14), un
generale di modeste origini acquista un potere monocratico che si trasforma
successivamente in potere monarchico. Non è un caso se entrambi i
condottieri, Cromwell e Napoleone, devono la loro ascesa a sconvolgimenti
politici di vasta portata, gli unici nella storia europea che hanno visto due
sovrani sul trono (Carlo I Stuart e Luigi XVI Borbone) processati e
condannati a morte in nome del popolo.

Dal popolo francese, del resto, Napoleone sa benissimo di dover ricevere la


necessaria legittimazione a governare. Anche quando riesce a farsi eleggere
prima re e poi imperatore egli sceglie di titolarsi sovrano dei francesi, non
della Francia, a indicare chiaramente che la sua legittimità discendeva dal
consenso popolare, non dalla successione dinastica garantita da una
presunta volontà divina. Per questa ragione Napoleone appare un
personaggio bifronte.

Da una parte egli è, e sa bene di essere, l’erede della rivoluzione. Contro le

potenze europee legittimiste che vogliono imporre alla Francia il ritorno


della riguardi sia dei monarchici, sia dei settori repubblicani radicali,
definiti nel loro dinastia borbonica, Napoleone riafferma il diritto dei
francesi a scegliersi il insieme giacobini (sebbene abbiano posizioni assai
variegate), che non si proprio governo e, altro punto essenziale, quello di
mantenere alcune rassegnano a una normalizzazione in senso moderato degli
assetti politici. In conquiste del periodo rivoluzionario, come ad esempio una
certa concezione particolare, nel 1796 il Direttorio sventa a Parigi una
cospirazione di stampo della cittadinanza, che comporta una almeno teorica
uguaglianza dei cittadini democratico-egualitario (chiamata perciò
«congiura degli eguali») capeggiata da di fronte alla legge.

François-Noël detto Babeuf (1760-97) e da Filippo Buonarroti (1761-1837).

D’altra parte, Napoleone sa altrettanto bene di rappresentare la forza di un


Questa doppia emergenza, bellica e interna, viene risolta dal Direttorio
principio monarchico che, dopo la tempesta della rivoluzione, va
riacquistando affidandosi a una soluzione di tipo militare. Viene attuato
anzitutto un attacco influenza e prestigio. Per molti francesi, stanchi delle
faide e delle violenze contro l’impero e il regno di Sardegna lungo due
direttrici: a una prima armata, della guerra civile strisciante o manifesta che
ha travagliato per anni il paese, si di gran lunga la più importante, è affidato
il compito di varcare il Reno per tratta di affidare le redini del governo a un
uomo forte, in grado di imporre il impegnare il grosso delle truppe imperiali,
mentre a una seconda è assegnato proprio potere anche alle due posizioni
estreme esistenti nel paese: i l’incarico di valicare le Alpi per invadere il
Piemonte e minacciare la filomonarchici, che desiderano la restaurazione
dei Borbone e il ritorno Lombardia austriaca. Mentre però l’armata del
Reno incontra serie difficoltà all’antico regime, e i cosiddetti «giacobini»
(chiamati così in ricordo del più nell’offensiva ed è costretta a ripiegare, il
corpo di spedizione inviato in Italia, famoso dei club rivoluzionari), coloro
che vogliono costruire una salda sotto la guida di Napoleone Bonaparte,
ottiene una serie di straordinari successi repubblica che incarni i principi
della rivoluzione. Napoleone Bonaparte tenta, (1796). Costretto rapidamente
alla resa il regno di Sardegna, invasa la riuscendovi, l’impresa quasi
impossibile di farsi accettare dalla maggioranza Lombardia e i territori
padani dello Stato della Chiesa (schierato con la degli uni e degli altri. A tale
fine egli deve presentarsi, in maniera ambigua ma coalizione antifrancese),
Napoleone conquista prima Milano e poi Mantova, efficace, come erede
della monarchia assoluta e, al contempo, della rivoluzione.

minacciando seriamente di raggiungere Vienna da sud. Con la pace di Un


erede straordinario, certo, ma imperfetto.

Campoformio (17 ottobre 1797) l’impero riconosce la sovranità francese sui


Paesi Bassi meridionali e sulla Lombardia, ottenendo in cambio i territori
della repubblica di Venezia, che conclude così tristemente la sua millenaria
storia di Stato indipendente. La Francia, che aveva già ottenuto dal re di
Sardegna Nizza 27.1. La svolta militare della rivoluzione

e la Savoia, esercita così sulla penisola italiana un netto predominio.

Questa egemonia non dipende solo dalla forza delle armi, ma anche
L’entrata in vigore, nel 1795, della costituzione dell’anno III (cfr. supra, cap.

dall’entusiastico appoggio che buona parte degli italiani mostra per gli
ideali 26) non risolve di per sé la situazione dell’ordine pubblico in Francia.
La repubblicani, al fine di liberarsi delle strutture oppressive dell’antico
regime. Le clausola per la quale i due terzi dei membri delle nuove Camere
devono essere popolazioni dei ducati padani e dei territori papali ad essi
confinanti (Bologna, eletti tra i membri della Convenzione suscita infatti la
rabbiosa protesta dei Ferrara, Modena e Reggio Emilia) danno vita in quei
mesi a una repubblica monarchici, che danno vita a Parigi, il 4 ottobre, a
un’insurrezione repressa filofrancese, la Cispadana, che adotta per prima
come simbolo il tricolore dalle truppe di un oscuro generale di sicura fede
repubblicana, Napoleone italiano, modellato su quello francese. Poco dopo
la Cispadana verrà inglobata Bonaparte. Alla fine dello stesso mese viene
nominato il primo Direttorio, in una più vasta repubblica cisalpina, che
comprende anche la Lombardia, formato da repubblicani, ex membri della
Convenzione che avevano votato a mentre in Liguria, al posto dell’ormai
fatiscente repubblica oligarchica di favore della condanna a morte di Luigi
XVI.

Genova, nasce la repubblica ligure. Anche il potere pontificio nello Stato


della Il Direttorio deve affrontare una situazione assai difficile. La Francia,
Chiesa crolla sotto i colpi dell’invasione delle truppe francesi, cui segue la
malgrado i successi militari (che portano alla pace con la Prussia e la
Spagna, nascita della repubblica romana (febbraio 1798). Inoltre, in seguito
al tentato nonché alla trasformazione delle Province Unite nella repubblica
batava, sotto intervento del re di Napoli, Ferdinando IV di Borbone, a favore
del papa, il controllo francese), resta in guerra con la Gran Bretagna,
l’impero e il regno anche il regno di Napoli alla fine del 1798 viene occupato
dai francesi, che di Sardegna. Sul piano interno, poi, il Direttorio assume
misure repressive nei promuovono la costituzione della repubblica
partenopea, mentre Ferdinando IV si rifugia in Sicilia, protetto dalla flotta
britannica.

Una volta sconfitto l’impero, solo la Gran Bretagna si oppone ormai alla
27.2. Dal consolato all’impero

Francia repubblicana. Per minacciare i commerci britannici con l’India e


l’Estremo Oriente, il Direttorio decide una spedizione militare in Egitto,
inviandovi una spedizione guidata da Bonaparte. Questi sconfigge l’esercito
La scelta di affidare le sorti della repubblica a un «uomo forte», che gode
egiziano nella battaglia delle Piramidi (1798), ma la flotta francese viene
della fiducia dell’esercito, poggia soprattutto su due ragioni. La prima è
annientata da quella inglese, comandata dall’ammiraglio Horatio Nelson
l’incapacità del Direttorio a «terminare la rivoluzione» e ad assicurare la
stabilità (1758-1805), nelle acque di Abukir. Il piano di fare dell’Egitto un
avamposto politica. La seconda è l’emergenza bellica, creatasi con la
formazione della per ostacolare i commerci inglesi tramonta e Bonaparte
decide allora di seconda coalizione antifrancese (formata da Gran Bretagna,
Russia, impero, ritornare in Francia (1799).

Prussia, impero ottomano, Svezia e regno di Napoli), decisa a stroncare


quella Anche sul piano interno il Direttorio cerca di risolvere militarmente i
che considera l’anomalia francese. Gli effetti della ripresa bellica si vedono
problemi politici. Il principale ostacolo è costituito dalla vittoria dei
monarchici all’inizio soprattutto in Italia, dove si erano costituite varie
repubbliche sul nelle elezioni dell’aprile 1797. Grazie all’appoggio di un
esercito i cui comandi modello francese che nel 1798-99 vengono abbattute.
A Napoli, ad esempio, la e quadri ufficiali si sono formati con la rivoluzione
e sono imbevuti di ideali repubblica partenopea crolla sotto i colpi
dell’esercito «sanfedista» (cioè repubblicani, il Direttorio esegue un colpo di
Stato (detto di fruttidoro, 4

cattolico tradizionalista, devoto della «santa fede» e alla causa della


legittima settembre 1797), annullando i risultati delle elezioni ed epurando i
dinastia borbonica) guidato dal cardinale Fabrizio Ruffo e sostenuto dagli
filomonarchici.

inglesi: i liberali che ne hanno guidato le sorti vengono giustiziati in maniera


Nonostante i ripetuti colpi di Stato, la situazione rimane assai delicata.

drammatica. In coincidenza dell’arrivo nella penisola dell’esercito russo-


Mentre nelle campagne il banditismo è ormai fuori controllo, con ripetuti
imperiale simili sollevazioni sanfediste mettono fine anche alle altre
esperienze saccheggi di massa da parte di contadini armati (chiamati
chouannerie dal repubblicane.

soprannome di un famoso fuorilegge, detto chat-houant, cioè il gufo), il


quadro Napoleone però decide di non rassegnarsi alla perdita della presa
sull’Italia.

politico è assai instabile, dato che il pendolo della politica oscilla adesso
Dopo che la Russia, sconfitta in Svizzera, ha abbandonato la coalizione
pericolosamente dall’altra parte, favorendo la vittoria dei giacobini nelle
antifrancese, il primo console varca nuovamente le Alpi con un esercito e
elezioni dell’aprile 1798. Il Direttorio reagisce con un nuovo colpo di Stato,
il infligge una dura sconfitta alle forze sarde e imperiali a Marengo (1800).
Ne 22 floreale (11 maggio), con cui annulla le elezioni.

scaturisce la pace di Lunéville con l’impero (1801) e quindi ad Amiens con la


L’abate Emmanuel-Joseph Sieyès, un rivoluzionario protagonista della Gran
Bretagna (1802).

prima Assemblea nazionale e famoso per avere scritto il più noto pamphlet
Sul piano interno, nel luglio 1801, il nuovo regime consegue un
dell’Ottantanove (dal titolo Che cos’è il terzo stato? ), decide allora di
organizzare, fondamentale successo, firmando un concordato con la Santa
Sede, in base al in accordo con il generale Bonaparte, un colpo di Stato
militare, che, per il quale il papato riconosce la repubblica francese e la
vendita dei beni giorno in cui viene compiuto, viene detto del 18 brumaio (9
novembre) 1799.

ecclesiastici, ottenendo in cambio il riconoscimento del cattolicesimo come


Con la scusa di sventare un’ennesima congiura giacobina i due Consigli
religione della maggioranza dei francesi. Viene stabilito che i vescovi
saranno vengono epurati dall’esercito, il Direttorio sciolto e il potere
assunto da tre designati dal primo console e nominati dal papa. Il
concordato consente al uomini che si autoproclamano «consoli» della
repubblica: Sieyès, Bonaparte e papato di ristabilire il proprio controllo
sulla Chiesa francese, che gode ora di Roger Ducos. Nelle intenzioni di
Sieyès il consolato dovrebbe dare stabilità importanti privilegi sul piano
organizzativo e finanziario. Tuttavia, al fine di alla Francia garantendo
l’ordine pubblico, grazie alla preminenza dell’esecutivo affermare la
supremazia dell’autorità statale, Napoleone emana i cosiddetti sul potere
legislativo. Nei fatti però tale preminenza è fondata sulla forza delle

«articoli organici», che limitano gli effetti del concordato e dispongono armi,
per cui di fatto il potere appartiene a chi è in grado di controllare
l’uguaglianza dei culti in Francia.

l’esercito, cioè Bonaparte. E infatti se la nuova costituzione, detta dell’anno


Avendo consolidato la propria posizione con la fine della guerra e mediante
VIII, che entra in vigore il 25 dicembre 1799, assegna il controllo delle due
l’accordo con la Chiesa, nel 1802 Napoleone si fa proclamare primo console
a assemblee legislative al triumvirato dei consoli, Napoleone, con la carica
di vita – atto ratificato da un plebiscito addomesticato –, primo passo per la
primo console, ossia di capo dello Stato, si assicura un sostanziale
predominio.
trasformazione del consolato in monarchia. Nei mesi successivi sono così

emanati ulteriori decreti che incrementano i suoi poteri, fra cui anche il
diritto Con Napoleone si realizza per la prima volta nella storia europea il
regime di di designare il proprio successore. A coronamento di questo
processo, viene un uomo che fonda il proprio potere autoritario sul controllo
dell’esercito e approvata il 18 maggio 1804 la costituzione dell’anno XII,
ratificata da un che, al contempo, si preoccupa di legittimare il proprio ruolo
tramite il nuovo plebiscito, che trasforma la carica di primo console in
quella, ereditaria, consenso, espresso tramite plebiscito, della maggioranza
della popolazione.

di imperatore dei francesi. La Francia non è più una repubblica ma un


impero, Questo modello farà scuola nell’Europa del XIX secolo, a partire
una scelta benedetta dal papa Pio VII (Gregorio Luigi Barnaba Chiaramonti,
dall’imitazione che ne farà Luigi Napoleone, nipote di Napoleone I e 1740-
1823), che – nel corso di una solenne cerimonia il 2 dicembre di quel
protagonista nel 1851 di un colpo di Stato autoritario, sancito a posteriori da
un medesimo anno nella cattedrale di Notre Dame a Parigi – consacra
Napoleone plebiscito. Gli storici hanno chiamato questo fenomeno
cesarismo, con imperatore porgendogli la corona che egli stesso si pone sul
capo.

riferimento al regime di dittatura militare imposto nella Roma antica da


Giulio La ricerca della legittimazione passa naturalmente anche per la
creazione di Cesare e che aveva posto fine, proprio come quello di
Napoleone, una nuova aristocrazia ereditaria che, pur non godendo dei
privilegi fiscali e all’esperienza di governo repubblicano (48 a.C.).

giudiziari della nobiltà d’antico regime ed essendo aperta al merito e alla


Per i francesi, stanchi di un lungo periodo di insicurezza, Napoleone
promozione sociale, rappresenti una fondamentale base di consenso al nuovo
rappresenta la certezza della fine dei contrasti politici interni, una regime
napoleonico. Vengono così creati nuovi titoli nobiliari, volti a
normalizzazione che tuttavia promette di conservare una parte delle
conquiste ridisegnare l’ élite sociale francese, assegnati a militari e
funzionari fedeli realizzate dalla rivoluzione. Ed effettivamente l’ordine
politico e sociale all’imperatore.
costruito da Napoleone è qualcosa di molto diverso da quello della
monarchia Allo stesso tempo Napoleone si impegna in un fondamentale
sforzo di dei Borbone. Si realizza infatti la rottura di quell’universo di diritti
e di poteri riforma della vita associata: procede al riordino delle finanze
pubbliche legittimi di antico regime che la politica assolutistica aveva solo
scalfito.

(mediante la coniazione di un nuova moneta, il franco d’argento, la cui Il


perno del mutamento introdotto da Napoleone è la riforma emissione è
garantita dalla Banca di Francia) e del sistema giudiziario (basato sul
amministrativa. Le tecniche di comando elaborate in ambito militare sono
controllo dei giudici da parte del governo e sulla creazione dei tribunali
infatti, per così dire, «trasferite» alle procedure esecutive della macchina
statale, d’appello) e promuove una fondamentale opera di codificazione del
diritto.

impostata in modo strettamente gerarchico e piramidale. L’intero territorio


Nel 1804 egli promulga il Codice civile, che riassume molte delle conquiste
francese, suddiviso in dipartimenti, è sottoposto a un intenso lavoro di
raccolta della rivoluzione (libertà individuale, libertà del lavoro, laicità dello
Stato, di informazioni e statistiche necessarie all’azione di un governo
centralizzato. Il uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e abolizione del
feudalesimo) e controllo sulle realtà locali viene realizzato attraverso la
scelta governativa degli afferma con chiarezza il diritto di proprietà privata.
A questo seguiranno il amministratori e, soprattutto, dalla presenza in ogni
dipartimento di prefetti e, Codice di commercio (1807) e il Codice penale
(1810).

nei circondari in cui questi ultimi sono divisi, di sottoprefetti, con funzioni di
Rassicurati i gruppi dirigenti del paese sul rispetto assoluto del diritto di
controllo e di direzione generale su tutti gli aspetti della vita collettiva
proprietà, Napoleone procede a rafforzare gli apparati di sicurezza e, in
(dall’ordine pubblico alle attività economiche, dalla fiscalità alla coscrizione
particolare, una potente polizia, affidata a Joseph Fouché (1759-1820). Abile
militare).

nello sventare i tentativi inglesi di minare dall’interno il regime napoleonico,


il In ogni ambito lo Stato pretende di avere un ruolo sempre più incisivo, il
nuovo apparato di polizia si dedica alla tutela dell’ordine pubblico per dare
che, se da un lato produce il netto miglioramento delle condizioni sanitarie,
dei sicurezza alle attività economiche e commerciali, ma anche alla
repressione di livelli di istruzione e dell’efficienza dell’amministrazione e
delle finanze statali ogni forma di dissenso, anche grazie a un’efficiente
censura.

(queste ultime sottratte alla pratica degli appalti a banchieri privati),


dall’altro comporta la sottomissione di un’intera società agli ordini emessi
da un potere imperscrutabile e la tendenza delle autorità a porre stretti
vincoli all’attività individuale, ricorrendo a un serrato controllo poliziesco. È
nato un nuovo 27.3. La monarchia amministrativa

ordine in cui un potere esecutivo di ispirazione militaresca, pur riconoscendo


l’irreversibilità di alcune conquiste rivoluzionarie, tende a servirsene per
legittimare la propria gestione autoritaria.

Se per un verso è decisivo il processo di razionalizzazione delle strutture alla


patria e al bene collettivo, e soprattutto la conferma dei principi egualitari
statali, ricostruite secondo una logica piramidale e secondo il principio di
della rivoluzione, che impongono che gli alti gradi dell’amministrazione
siano ubbidienza gerarchica, non meno importante è anche la formazione di
riservati ai meritevoli e non ai privilegiati per nascita. A questo fine
Napoleone personale addestrato a lavorare nelle nuove strutture pubbliche,
un gruppo riforma il sistema dell’istruzione superiore, con la creazione dei
licei statali sociale enorme che non solo cresce numericamente, ma va anche
assumendo la (1802) e quindi delle grandi scuole pubbliche d’eccellenza (fra
cui l’ école consapevolezza del proprio ruolo al servizio dello Stato. Chi ne
fa parte gode di polytechnique e l’ école normale supérieure), vere e proprie
fucine di quadri per un salario sicuro e di un corrispondente ruolo sociale,
ovvero della l’amministrazione pubblica, militare e civile. Grazie al talento
chiunque può considerazione pubblica per chi ha un impiego statale, e che
oltretutto si vede adesso aspirare, anche partendo da posizioni sociali
inferiori, a una carriera al come titolare di una missione, quella di
rappresentare e servire lo Stato di servizio dello Stato.

fronte ai bisogni dei cittadini.


In questo modo, lo Stato assume sempre più – avviando una linea di tendenza
propria del XIX secolo – la forma anonima e imperscrutabile di una catena
di comando, da cui provengono ordini che devono essere eseguiti. Al 27.4.
L’egemonia francese in Europa e le sue conseguenze posto del principio di
fedeltà personale si afferma quello dell’adesione impersonale a un ruolo e
agli obblighi che esso comporta. Anche laddove Preoccupata per la forza del
nuovo regime napoleonico, la Gran Bretagna rimane centrale la forma
monarchica, essa si piega alle nuove regole di riprende la guerra contro la
Francia, a partire dal 1803. All’inizio di quello organizzazione dello Stato e
diventa quella che è stata chiamata una «monarchia stesso anno, Napoleone
aveva ottenuto dalla dieta del Sacro romano impero il amministrativa», una
monarchia cioè che fa perno sui «moderni» apparati consenso alla
riorganizzazione dell’area germanica in funzione antiasburgica e
dell’amministrazione pubblica più che sulla tradizionale legittimazione
sacrale.

filofrancese. Ne consegue che l’imperatore Francesco II proclama l’impero


Apparentemente la quantità di direttive emanate dall’amministrazione è tale
ereditario d’Austria. La Gran Bretagna promuove, nel 1805, una terza da
ridurre il peso delle scelte degli impiegati pubblici e di quella che inizia a
coalizione antifrancese, cui partecipano l’impero austriaco, la Russia, la
Svezia essere chiamata la burocrazia (cioè il potere degli uffici) statale.
Sembrerebbe a e il regno di Napoli. La flotta britannica dell’ammiraglio
Nelson riesce a prima vista che la precisione delle norme sia tale da ridurre
il margine di sgominare, nelle acque di Trafalgar, vicino a Cadice, la flotta
francese, ma discrezionalità del funzionario, in ossequio all’ideale dei
rivoluzionari francesi l’esercito austro-russo subisce una disastrosa sconfitta
da parte dell’armata di una legge scritta e pubblica, che non possa dare
adito alla rinascita di poteri napoleonica ad Austerlitz. Il successivo trattato
di Presburgo vede la cessione particolari e di privilegi.

da parte dell’Austria di una serie di territori (Veneto, Dalmazia, Istria) al In


realtà, la straordinaria crescita della produzione legislativa, l’affermarsi di
neonato regno d’Italia – erede della repubblica cisalpina, divenuta per un
breve un certo tecnicismo giuridico e l’ampliamento del raggio di intervento
dello periodo, tra il 1802 e il 1805, repubblica italiana – di cui è sovrano
Napoleone.
Stato finiscono per incrementare sensibilmente il potere di mediazione degli
Nel corso del 1806 l’imperatore dei francesi ridisegna la cartina europea,
con la apparati pubblici. Essendo troppe le norme da rispettare per essere
ricordate a creazione di una serie di Stati satelliti della Francia sui quali
insedia propri memoria, il funzionario ha un notevole spazio di manovra
attraverso la congiunti: ad esempio il regno d’Olanda viene assegnato al
fratello Luigi selezione delle norme da eseguire prima e di quelle da eseguire
dopo, ovvero Bonaparte e il regno di Napoli a un altro fratello, Giuseppe. In
Germania viene da tralasciare, potendo egli contare su una vastissima
gamma di atteggiamenti, istituita la confederazione del Reno, di cui
Napoleone è «protettore», che tra la pronta ubbidienza e l’indolente
trascuratezza.

riunisce gli Stati satelliti della Francia, mentre l’imperatore Francesco II I


burocrati sono, a ben vedere, i protagonisti della monarchia proclama
(agosto 1806) la fine del Sacro romano impero. In altri casi, pur
amministrativa. È grazie a loro, infatti, che il regime napoleonico si
consolida; mantenendo le dinastie locali o creando nuovi Stati all’apparenza
indipendenti, sono ancora loro a creare i modelli di gestione della cosa
pubblica che le armate ma in realtà sotto stretto controllo francese,
Napoleone punta a indebolire e francesi esportano, a seguito della spinta
espansionistica impressa da intimorire le grandi potenze.

Napoleone, in tutto il continente europeo. Sostiene questo protagonismo della


La Prussia cerca di resistere allo strapotere francese, animando una quarta
burocrazia una nuova etica del servizio pubblico, ispirata a valori di
dedizione

coalizione antifrancese, ma Napoleone riesce a sconfiggere prima i prussiani


e Il deterioramento delle relazioni fra la Francia e gli altri paesi europei
porta, poi i russi. Stringendo un accordo con la Russia (pace di Tilsit, 1807)
nel 1809, alla formazione della quinta coalizione antifrancese e a una nuova
Napoleone decide di dimezzare la Prussia creando il regno di Vestfalia,
guerra che si conclude con la disfatta dell’esercito austriaco (battaglia di
assegnato a un altro fratello, Girolamo, e il granducato di Varsavia (dal
1812

Wagram) e l’occupazione di Vienna. La durissima pace imposta da


Napoleone chiamato regno di Polonia), affidato al sovrano di Sassonia, altro
alleato della all’Austria prevede, oltre alla perdita di diversi territori,
l’accettazione della Francia.

supremazia francese, sancita da un’alleanza e dal matrimonio, nel 1810, tra


Ridotte all’impotenza Austria e Prussia e trovato un accordo con la Russia,
Napoleone e Maria Luisa d’Asburgo (1791-1847), figlia dell’imperatore
l’unico ostacolo alla completa affermazione dell’egemonia francese in
Europa è d’Austria. Il tentativo di dare all’impero francese un erede di
sangue reale verrà la Gran Bretagna. Ormai guidato da una strategia
espansionistica di tipo coronato dalla nascita, nel 1811, di Napoleone
Francesco, re di Roma.

imperiale, ma impossibilitato a invadere l’Inghilterra a causa della sua


assoluta L’affermazione in tutta l’Europa dell’egemonia francese e il
diffondersi con superiorità navale, Napoleone decide di isolarla
economicamente dal essa di principi politici, modelli amministrativi (con la
suddivisione in continente, al fine di distruggere la principale fonte di
ricchezza della potenza dipartimenti dei territori annessi all’impero e
l’introduzione dei prefetti), britannica: i commerci (cfr. supra, cap. 20).

istituti giuridici (attraverso l’imposizione dei codici) e culturali diversi da


quelli Il 21 novembre 1806 l’imperatore decreta in Francia e in tutti i paesi
satelliti tradizionali porta alla nascita di forme di resistenza di stampo
tradizionalistico e e occupati il «blocco continentale», con cui si vieta
qualunque traffico con la legittimistico. Lo stesso nuovo concetto di patria
basato sull’autonoma capacità Gran Bretagna. Il blocco viene quindi esteso,
nel 1807, agli altri paesi europei di determinarsi da parte del popolo-
nazione, propagandato dalle truppe (come Russia, Svezia, Spagna, Prussia) e
successivamente a tutte le navi di paesi francesi, offre un potentissimo
strumento ideale, atto a essere usato da tutti neutrali che portano merci
britanniche. L’efficacia del blocco è legata, da un coloro che ritengono
l’occupazione o l’influenza francese sulla propria terra lato, alla capacità (e
alla volontà) dei diversi Stati ad applicarlo rigidamente e, come un
inaccettabile sopruso e una violazione delle proprie leggi e dall’altro, alla
capacità delle economie continentali di rimpiazzare i prodotti consuetudini
tradizionali.
britannici (specialmente materie prime e manufatti). Nessuna delle due
condizioni viene rispettata: il contrabbando britannico assume enormi
proporzioni, mentre l’economia francese (in cui favore Napoleone emana
anche una normativa di stampo mercantilistico) non si dimostra in grado di
sostituire la produzione britannica, anche in ragione del fatto che in
Inghilterra è in corso la rivoluzione industriale, con la conseguente capacità
di sfornare manufatti a costi più competitivi rispetto a quelli continentali (cfr.
infra, cap.

28).

Per raggiungere l’obiettivo di un maggior controllo delle coste – e quindi


una maggiore efficacia del blocco – Napoleone ordina l’occupazione dello
Stato pontificio, che viene annesso al regno d’Italia, mentre papa Pio VII,
dopo aver scomunicato l’imperatore, viene deportato a Savona (1809). Allo
stesso modo, a seguito del rifiuto del Portogallo di applicare il blocco,
Napoleone, in accordo con il sovrano di Spagna, Carlo IV di Borbone (1748-
1819), fa invadere il paese, ma lo sbarco di forze inglesi costringe i francesi
al ritiro. Nel frattempo, approfittando di una disputa dinastica, l’imperatore
decide, nel 1808, di spodestare il re di Spagna per insediare sul trono il
fratello Giuseppe Bonaparte, già re di Napoli, la cui corona viene assegnata
a Gioacchino Murat, un abile maresciallo dell’esercito che aveva sposato la
sorella di Napoleone, Carolina.
27.5. I l tramonto dell’impero napoleonico

Dopo una fase di alleanza tra Francia e Russia, che hanno dato modo
all’impero zarista di espandersi nella regione del Caucaso e in Finlandia, i
rapporti tra le due potenze divengono tesi a seguito della decisione russa
(1810) di riprendere i commerci con la Gran Bretagna rompendo e in
sostanza vanificando il blocco continentale. Napoleone decide allora di
invadere, nel giugno 1812, la Russia, forte di un esercito imponente di quasi
700.000

uomini. Approfittando della breve estate russa, Napoleone avanza in


territorio nemico, battendo le truppe zariste a Borodino e giungendo alla
metà di settembre a occupare Mosca. L’inverno è alle porte e la città si
presenta a Napoleone con un aspetto spettrale, poiché è stata abbandonata.
Per giunta, mentre l’imperatore è in vana attesa della richiesta dello zar di
un colloquio di pace, Mosca viene data alle fiamme dai russi. Temendo
l’imminente morsa del gelo, privo di rifornimenti, snervato dalla tattica
attendista del generale russo Michail Kutuzov – che attua una strategia
basata sul logoramento dell’esercito nemico facendo terra bruciata ed
evitando grandi battaglie in campo aperto –

Napoleone ordina la ritirata. La lunga marcia di ritorno di quella che era


stata la Grande Armée, l’armata più temuta d’Europa, è disastrosa.
Attaccata ripetutamente ai fianchi, stremata dal freddo e dalla fame, soggetta
a diserzioni L’Europa nel 1812

e colpita da epidemie, essa, al suo ritorno in Francia, conta meno di 50.000

uomini.

Una delle aree in cui più fortemente si manifesta questa avversione è la La


prima vera sconfitta di Napoleone spinge le potenze europee a Germania e,
più in generale, tutti i territori di lingua tedesca. Tra il 1809 e il organizzare,
nel 1813, una nuova coalizione, la sesta. Mentre in Spagna la 1810, ad
esempio, in Tirolo (soggetto al dominio del filofrancese regno di guerriglia
dà vita a un’insurrezione generale che caccia i francesi riportando sul
Baviera) scoppia un’accesa rivolta nazionalistica, guidata da Andreas Hofer.
Ma trono i Borbone, Napoleone, dopo alcuni effimeri successi, viene battuto
a è soprattutto in Spagna che la reazione antifrancese, dai marcati caratteri
Lipsia (16-19 ottobre 1813, la cosiddetta «battaglia delle nazioni») dalle
forze cattolici e legittimistici, esplode con una violenza e una determinazione
alleate, che invadono la Francia e occupano Parigi (marzo 1814).
Abbandonato inaudite, sin dall’insurrezione di Madrid (2 maggio 1808). Con
il sostegno da molti esponenti del suo stesso regime, l’imperatore è costretto
ad abdicare, dell’esercito britannico, gli insorti spagnoli attuano un tipo di
resistenza nuova, mentre viene proclamata la restaurazione della monarchia
dei Borbone, nella basata su scontri sporadici e su una continua, logorante
azione di sabotaggio persona del conte di Artois, fratello di Luigi XVI (cfr.
supra, cap. 26), che verso le truppe d’occupazione da parte di forze
irregolari. Tale inedita forma di assume il nome di Luigi XVIII. Mentre il
trattato di Parigi (maggio 1814)

«piccola» guerra, che evita le battaglie in campo aperto e preferisce le


imboscate stabilisce il ritorno della Francia ai confini del 1792, i territori
assoggettati a ed è chiamata perciò in spagnolo guerrilla, guerriglia, vede il
coinvolgimento a quest’ultima cadono a uno a uno come le tessere di un
domino, lasciando vari livelli della popolazione locale, dalla resistenza
passiva all’appoggio logistico spazio alla restaurazione delle precedenti
dinastie. Napoleone viene esiliato sino alla partecipazione attiva.

all’isola d’Elba, che gli viene assegnata come possedimento.

La restaurazione dei Borbone in Francia non è affatto facile: la volontà di


ripristinare l’antico regime cozza contro i grandi cambiamenti avvenuti in
seno alla società francese. Il malessere dovuto alla sconfitta e alla perdita di
egemonia

francese, unito alla crisi economica provocata dalla piena affermazione della
28. La prima rivoluzione industriale

potenza commerciale inglese, creano una miscela di scontento e di


insofferenza prontamente avvertita da Napoleone, che, nel febbraio 1815,
fugge dall’Elba e sbarca in Francia, incontrando un’accoglienza entusiastica
da parte della popolazione e dell’esercito, ed entra trionfalmente a Parigi.
Mentre Luigi XVIII è costretto a fuggire, le potenze europee alleate formano
una settima (e ultima) coalizione antifrancese. Le forze britanniche, guidate
dal duca di Wellington, con l’appoggio dell’esercito prussiano, hanno però
ragione dell’armata napoleonica nella celeberrima battaglia di Waterloo, in
Belgio (18

giugno 1815). La vittoria degli alleati pone fine all’ultima, breve stagione
napoleonica, i cosiddetti «cento giorni». Mentre Luigi XVIII rientra a Parigi,
Napoleone viene mandato in esilio nella minuscola isola di Sant’Elena,
sperduto possedimento britannico in pieno Oceano Atlantico, dove,
controllato a vista, morirà il 5 maggio 1821.

Con l’espressione «rivoluzione industriale» si definisce una trasformazione


Bibliografia

epocale e irreversibile che subiscono le strutture produttive europee a partire


dalla seconda metà del Settecento. Il primo paese europeo a sperimentare
questa trasformazione, in maniera profonda e duratura, è l’Inghilterra, che
dal L. Bergeron, Napoleone e la società francese, Guida, Napoli 1975.

M. Caffiero, La nuova era. Miti e profezie dell’Italia napoleonica, Marietti,


Genova 1991.

1760 al 1830 è protagonista di mutamenti tali da garantirle per i decenni C.


Capra, L’età rivoluzionaria e napoleonica in Italia. 1796-1815, Loescher,
Torino 1986.

successivi uno sviluppo inarrestabile e cumulativo. I cambiamenti che A. De


Francesco, Vincenzo Cuoco. Una vita politica, Laterza, Roma-Bari 1987.

intervengono in questi decenni nella struttura sociale ed economica


britannica F. Della Peruta, Esercito e società nell’Italia napoleonica,
Franco Angeli, Milano 1988.

vengono tradizionalmente riassunti con l’espressione «prima rivoluzione J.


Godechot, L’Europa e l’America all’epoca napoleonica, Mursia, Milano
1985 (ed. or.

industriale», a sottolineare la specificità dei processi che si svolgono sul


suolo 1967).

inglese fra Sette e Ottocento e la loro differenza da quelli che, a partire dal
G. Lefebvre, Napoleone, Laterza, Roma-Bari 1991 (ed. or. 1935).

terzo decennio del XIX secolo, sperimenterà l’Europa occidentale.

L. Mascilli Migliorini, Napoleone, Salerno, Roma 2001.

L’espressione «rivoluzione industriale» comincia a essere usata dai J.


Tulard, Napoleone e il grande impero, Mondadori, Milano 1985 (ed. or.
1982).

contemporanei, i quali vogliono sottolineare l’analogia dei cambiamenti nel


Id., Napoleone: il mito del salvatore, Rusconi, Milano 1994 (ed. or. 1987).

S.J. Woolf, Napoleone e la conquista dell’Europa, Laterza, Roma-Bari 1990.


mondo economico britannico con quelli che contemporaneamente si
sperimentano in Francia in campo politico e istituzionale. Essa entra ben
presto nel vocabolario comune, godendo fino a tempi recenti di una grande
fortuna storiografica. Negli ultimi decenni del XX secolo, il suo uso è stato
fortemente criticato da alcuni studiosi: si discute tuttora se il cambiamento
avvenuto possa dirsi veramente «rivoluzionario» o se la gradualità che lo
caratterizza non possa farlo ritenere il frutto di una lenta evoluzione. In
sostanza, se esso possa essere considerato una «frattura» nello svolgimento
della storia umana o se, al contrario, non possa essere visto sotto il segno
della «continuità» rispetto al passato. Sono state soprattutto le ricerche
quantitative condotte dagli studiosi negli ultimi decenni a mostrare il
modesto incremento annuo del prodotto

interno lordo inglese fra la seconda metà del Settecento e la prima parte
questo riguardo risulta essenziale la maggiore resistenza del cotone, fibra
dell’Ottocento. Sulla base di queste stime, che qualificano come molto basso
il vegetale, che si presta perciò alla meccanizzazione assai meglio della lana,
fibra ritmo di crescita annua media dell’economia inglese rispetto a quello
delle di origine animale.

economie industriali europee di un secolo più tardi, si è quindi giunti a La


manifattura del cotone, così come quella di quasi tutti i tessuti, può
ridimensionare il carattere «rivoluzionario» della prima industrializzazione.

essere sostanzialmente suddivisa in quattro fasi: la preparazione, nella quale


il Tuttavia, se la crescita economica britannica non sembra essere stata
rilevante, materiale grezzo viene pulito e «pettinato» in modo da porre le
fibre in parallelo se esaminata sulla scorta di parametri stabiliti per
l’osservazione di realtà molto fra loro; la filatura, in cui le fibre vengono
trasformate in filo; la tessitura, in cui successive nel tempo, lo è sicuramente
se confrontata con quella dei secoli il filo viene intrecciato nel senso della
larghezza e della lunghezza; la finitura (a precedenti. Infatti l’elemento
caratterizzante della crescita economica inglese, sua volta composta da
diversi possibili procedimenti, quali, ad esempio, il tra XVIII e XIX secolo, è
costituito non tanto dalla sua improvvisa candeggio, la tintura o la
stampatura). I primi progressi tecnologici si hanno nel lievitazione, quanto
dalla sua costante accelerazione rispetto al passato.
settore della tessitura, il cui ritmo viene accelerato grazie alla diffusione
della

«navetta volante»: un marchingegno, realizzato da John Kay fra il 1730 e il


1760, in grado di spostare meccanicamente – e non più a mano – il filato sul
telaio e quindi di produrre stoffe di ampiezza maggiore rispetto a quella delle
28.1. Invenzioni e innovazioni

braccia del tessitore, con un cospicuo aumento della produttività. La


diffusione della navetta, fra il 1750 e il 1770, accresce ben presto la
necessità di filati e di È nel settore tessile, in particolare in quello cotoniero,
che avvengono le conseguenza stimola altre invenzioni che facciano
aumentare la produttività dei prime significative modifiche nei modi di
produzione. I cotonifici non hanno filatoi impiegati a domicilio, eliminando
la strozzatura determinata dal ritmo in Inghilterra la lunga tradizione che
può vantare la manifattura dei panni di più rapido della tessitura e da quello
più lento della filatura. Per farvi fronte, lana: è un settore «giovane» in
rapida espansione, grazie ai prezzi contenuti dei viene adottata la cardatrice,
in origine ideata per i lanifici da Lewis Paul e da prodotti che offre sul
mercato. I manufatti di cotone realizzati in India e John Wyatt (che l’hanno
brevettata nel 1738). Negli anni successivi, fanno la importati dalla
Compagnia inglese delle Indie (cfr. supra, cap. 20) hanno loro comparsa il
filatoio meccanico a energia manuale, la jenny, di James cominciato a
conquistare i mercati europei, americani e africani nella prima Hargraves
(1764-70), il filatoio idraulico ( water-frame), brevettato da Richard metà del
Settecento, in quanto meno cari rispetto ai tessuti di seta e di lana.

Arkwright nel 1769, e infine la mule jenny, creata da Samuel Crompton nel
Ben presto, al fine di far fronte alle periodiche cadute dell’offerta dei tessuti
1779, un filatoio in grado di produrre una notevole quantità di filato
resistente, indiani e di sfruttare l’ascesa della domanda nel mercato interno e
privo dei difetti e delle irregolarità che caratterizzavano quello realizzato a
internazionale, sorgono in Inghilterra i cotonifici. Da questo momento la
mano. I risultati sono sorprendenti: la superiorità dei filatoi meccanici e
concorrenza indiana viene progressivamente soffocata, anche in forza del
fatto idraulici su quelli manuali è assoluta. Del resto, la stessa jenny
diventerà alla fine che la Compagnia delle Indie viene privata del monopolio
del commercio con del secolo obsoleta: anche i modelli più perfezionati con
oltre 80 fusi non il subcontinente, di cui la corona britannica assume il
controllo politico ed potranno competere con la produttività dei 200-300 fusi
di cui disporranno i economico. Nel corso del XIX secolo l’India passerà
quindi da area produttrice filatoi a energia idraulica.

a mercato di sbocco dei manufatti di cotone inglesi.

L’aumento della produzione di filato da parte di questi nuovi macchinari


L’esigenza di incrementare la produzione comporta pertanto la ricerca e
mette in difficoltà il settore della tessitura, che non è in grado di smaltirla. I
l’adozione di tecniche in grado di velocizzare le diverse fasi di lavorazione
per primi telai sono, infatti, diventati in breve tempo antiquati. Di qui l’opera
di giungere al prodotto finito, riducendo contemporaneamente i costi. Il
settore graduale perfezionamento dei macchinari esistenti: nel 1787 vede la
luce il cotoniero appare il più ricettivo nei confronti di quelle invenzioni
meccaniche telaio meccanico di Edmund Cartwright, che troverà il suo
complemento che migliorano tempi e modi di produzione ed è il più pronto a
trasformarle in ideale, nel 1825, nel filatoio automatico di Richard Roberts.

innovazioni, vale a dire a inserirle in posizione di primo piano all’interno del


Il susseguirsi di queste invenzioni segue uno schema che è stato definito a
circuito produttivo, facendone così un importante elemento economico. A

«botta e risposta» (David S. Landes): le innovazioni introdotte in una


determinata fase del processo produttivo e il conseguente aumento della

produzione finiscono per mettere sotto forte pressione quelle


immediatamente ritmo serrato delle innovazioni, le nuove tecnologie stentano
a imporsi a causa precedenti e successive creando vere e proprie strozzature.
Di qui l’esigenza di degli alti costi d’impianto e di produzione per altiforni a
coke: nel 1760 vi sono ulteriori innovazioni che correggano lo squilibrio e
rendano più omogenei i in Inghilterra solo 17 di tali altiforni e 31 nel 1775.
Per giunta questi ultimi, ritmi di produzione a monte e a valle della fase in
cui si sono verificati i primi nonostante le loro dimensioni sempre più grandi,
non riescono a sfruttare a cambiamenti. Questa sequenza, infatti, non investe
unicamente filatura e pieno le possibilità del processo di combustione a
causa dell’insufficienza delle tessitura, ma tutti gli altri settori connessi alla
produzione di tessuti di cotone: tecniche di aerazione. Tale inconveniente
verrà risolto solo con il ricorso la meccanizzazione della filatura ha come
presupposto la corrispondente all’immissione dei potenti getti di aria
prodotti dalle macchine a vapore e accelerazione dei processi preliminari di
pulitura, cardatura e preparazione; allo quindi con il sistema di Neilson di
preriscaldamento dell’aria (1829).

stesso modo, subiscono un’accelerazione le operazioni di finitura dei tessuti,


Un altro problema è dato dal fatto che la ghisa è ancora troppo dura e che
vengono sbiancati non più all’aperto sui prati (se ne producono infatti di
friabile. Occorre quindi privarla di tutte le impurità per trasformarla in ferro
più del terreno disponibile), ma con apposite procedure chimiche, dapprima
lavorabile e resistente, ma le tecniche tradizionali sono troppo lente e
costose. I con l’acido solforico e, dall’ultimo decennio del Settecento in poi,
con il cloro.

procedimenti di pudellaggio e laminazione ideati da Henry Cort (brevettati


nel L’industria cotoniera, con la progressiva meccanizzazione in tutte le
varie 1783-84) permettono rispettivamente di produrre una ghisa più
malleabile e di fasi produttive, assume così un ruolo primario nel processo di
sottoporla a una torchiatura per privarla delle impurità e trasformarla in
barre di industrializzazione in Inghilterra, come del resto dimostrano, nel
volgere di ferro. A questo punto, diviene possibile utilizzare il ferro per
realizzare alcuni decenni, il considerevole incremento di produzione e il
sensibile strutture complesse di notevoli dimensioni. Migliora così anche la
qualità degli miglioramento della produttività. La migliore qualità dei filati
realizzati grazie impianti e ne viene ulteriormente stimolata la
meccanizzazione, come alle macchine e il loro basso prezzo sul mercato
consentono al cotone di testimonia l’impennata della produzione inglese di
ghisa e la moltiplicazione sostituirsi alla seta e al lino e di eliminare i
concorrenti delle cotonate inglesi dei centri di estrazione di carbon fossile e
di fabbricazione di ferro. L’aumento praticamente da ogni mercato, di modo
che la massa dei nuovi prodotti possa della richiesta di carbone legata al
notevole sviluppo della siderurgia comporta essere venduta.

uno sfruttamento sempre più in profondità dei giacimenti carboniferi. I pozzi


Tuttavia, nonostante la sua rapida espansione, l’industria cotoniera non
delle miniere richiedono, però, un enorme impiego di energia al fine di
induce analoghi mutamenti nel resto dell’industria inglese. A svolgere un
ruolo pompare in superficie l’acqua che vi si trova. A tale scopo, sin dal
1698, è stata trainante all’interno dell’economia britannica, con una
notevole ricaduta negli inventata da Thomas Savery una macchina che
sfrutta, in maniera peraltro altri ambiti, è il settore siderurgico. Qui le
innovazioni s’impongono con molto rudimentale e inefficiente, l’energia del
vapore (la fire-engine). Pochi anni maggiore lentezza, ma costituiscono la
base più solida per una radicale dopo, un fabbro ferraio e mercante di
ferramenta, Thomas Newcomen, idea trasformazione dell’assetto industriale
del paese. La nuova siderurgia prende un congegno più potente e sicuro del
precedente, che genera forza e la avvio con la scoperta, effettuata
casualmente da Abraham Darby nel 1709, della trasmette a una macchina
per pompare l’acqua (1712). La cosiddetta pompa di giusta miscela di
minerale ferroso e di carbon fossile opportunamente trattato Newcomen
conosce un notevole successo: nel 1769, nel bacino carbonifero di ( coke) da
utilizzare come combustibile nell’altoforno per ottenere la ghisa. Si
Newcastle vi sono in funzione ben 57 macchine di questo tipo. Tuttavia, in
tratta di un’innovazione importante, dato che consente di fabbricare una
ghisa quell’anno, James Watt trova il modo di ovviare al più grave difetto
della con assai meno impurità e quindi maggior resistenza rispetto a quella
realizzata pompa di Newcomen: lo spreco di energia. Watt collabora assai
da vicino con fino ad allora con il carbon fossile o con il tradizionale
carbone di legna. A ogni un professore di chimica dell’Università di
Glasgow, Joseph Black (1728-99), modo, solo dopo un decennio di
esperimenti Darby riesce ad affinare la sua che si interessa al calore.
Nell’inverno del 1763-64, egli viene incaricato di tecnica e a ottenere una
ghisa atta alla fabbricazione di prodotti di piccole riparare un modello in
scala della macchina di Newcomen, di proprietà dimensioni (caldaie, grate,
ferri da stiro ecc.) di qualità assai migliore di quelli dell’università, utilizzato
per le dimostrazioni pratiche nel corso di fisica.

tradizionali. A partire da quel momento, il perfezionamento delle tecniche


Dall’osservazione dei suoi meccanismi di funzionamento, Watt giunge alla
consente a Darby di fondere anche pezzi più grandi e di dare inizio alla
conclusione che il principale difetto della macchina è costituito dall’enorme
fabbricazione dei macchinari per le industrie tessili in espansione, a costi
spreco di energia. Essa, infatti, utilizzava il vapore per creare, mediante
inferiori che in passato. In ogni caso, bisogna tener presente che, nonostante
il condensazione, il vuoto in un apposito contenitore e spingere verso il basso
un

pistone collegato a un asta che, alzandosi e abbassandosi, azionava la


pompa per 28.2. Un ambiente che muta

l’acqua. Occorre, però, una notevole quantità di calore per ristabilire una
temperatura elevata all’interno del cilindro, dopo ogni movimento del
pistone; e, in secondo luogo, la condensazione nel contenitore resta
incompleta a causa L’impiego del vapore quale principale fonte di energia e
l’adozione delle dell’insufficiente raffreddamento.

innovazioni tecniche nella produzione tessile cambiano profondamente il Per


rimediare a questi problemi, Watt ricorre agli studi di Black sul calore e
paesaggio e la società inglesi. La necessità di concentrare le macchine e i
conduce esperimenti in laboratorio. Finalmente la soluzione: un recipiente
lavoratori nelle fabbriche sconvolge la geografia e i costumi di vita. In
separato nel quale si possa ottenere il vuoto desiderato facendo condensare
il precedenza, infatti, laddove vi era disponibilità di energia idraulica,
vapore, senza raffreddare allo stesso tempo il cilindro in cui si muove il
pistone.

indispensabile al ciclo produttivo, si erano formate unità di produzione a


Dopo il brevetto del condensatore (1769), Watt si dedica a perfezionare la
carattere familiare, all’interno delle quali il lavoro manifatturiero compiuto
in nuova macchina: per evitare di raffreddare continuamente con acqua la
parte tutte le sue fasi, dalla materia grezza al prodotto finito, affiancava le
attività superiore del pistone, per farlo aderire perfettamente alle pareti del
cilindro e agricole ed era organizzato e ripartito fra i diversi membri della
famiglia per impedire che l’aria raffreddi il cilindro, durante la discesa del
pistone, contadina.

sostituisce la pressione atmosferica con l’impiego del vapore come forza Ora
la possibilità di impiantare macchine a vapore dovunque vi sia motrice.

abbondanza di carbone o modo di farlo arrivare a basso prezzo libera la


Tuttavia, la costruzione delle macchine di Watt incontra serie difficoltà.

produzione manifatturiera dalla dipendenza dalle fonti di energia fisse e


Bisogna infatti tradurre un’ottima invenzione in un prodotto vendibile su un
consente la dislocazione e la concentrazione degli impianti in luoghi che
mercato, quello delle macchine industriali, ancora in gestazione. I costi di
facilitino la commercializzazione dei prodotti finiti. Chi investe i propri
capitali realizzazione sono altissimi e acquistare una macchina di questo tipo
significa nell’acquisto dei macchinari, nel loro impianto, nell’acquisto delle
materie compiere un investimento di capitale notevole. Inoltre, per la
macchina a prime e nell’organizzazione della produzione impone di
concentrare macchine vapore vi è una difficoltà in più: occorre, infatti,
creare un’industria del tutto e lavoro umano dove ve ne sia la convenienza
economica.

nuova, addestrando tecnici e operai all’utilizzo di una nuova attrezzatura.


Per Le nuove industrie possono contare, in questo senso, su un continuo
fortuna Watt incontra Matthew Boulton di Soho, un imprenditore che crede
processo di miglioramento delle vie di comunicazione, terrestri e fluviali, che
nel futuro del vapore e accetta di mettersi in società con lui. Nel 1775, dalle
ha avuto inizio nella prima metà del Settecento e che continua per tutto il
officine di Boulton e Watt esce la prima macchina a vapore e, dall’anno
periodo considerato, sotto la spinta di una domanda crescente. Il trasporto
su successivo, gli affari cominciano a prosperare: da allora al 1800 la
società ne rotaie era stato introdotto nel XVI secolo nelle miniere tedesche,
al fine di produce ben 300, una cifra da capogiro per l’epoca. Prende avvio
in questo ridurre lo sforzo dei cavalli che portavano il carbone in superficie.
Nel corso modo una rivoluzione nella rivoluzione.

del Seicento tale sistema si era diffuso anche nelle miniere inglesi e Un altro
modello perfezionato della macchina a vapore viene brevetto dallo
successivamente, nel corso del secolo successivo, nelle fonderie. I stesso Watt
nel 1781 e cinque anni dopo viene costruito il primo filatoio a
perfezionamenti della macchina a vapore rendono ben presto possibile la sua
vapore. Nei tre decenni successivi, la diffusione della macchina in tutte le
applicazione alla trazione. Richard Trevithick, alla fine del Settecento,
industrie diventa il simbolo stesso della rivoluzione industriale: è assai più
costruisce macchine a vapore per percorrere le strade normali e quindi
efficiente di tutte quelle che l’hanno preceduta, consente un notevole
introduce alcune modifiche che consentano loro di muoversi su quelle
ferrate.

risparmio di lavoro e di combustibile e al contempo un aumento della Nel


1804, una prima locomotiva compie l’esperimento di trainare 10

produttività. Il vapore e il suo sfruttamento sempre più razionale per


azionare tonnellate di minerale e 70 passeggeri a 8 chilometri orari. Il suo
buon esito le macchine rendono possibile uno sviluppo straordinario
dell’industria. Non spinge alla costruzione di ferrovie pubbliche. Alla strada
ferrata aperta nel 1805

solo questa fonte di energia inanimata sviluppa una potenza maggiore di per
trasportare calce e pietre dal Surrey ai dintorni di Londra fanno seguito
qualunque altra conosciuta fino ad allora, ma una macchina a vapore può
essere molteplici iniziative che portano alla costruzione, fra il 1800 e il 1820,
di circa installata dovunque sia possibile avere del carbone fossile a un
prezzo 320 chilometri di binari ferroviari. Ben presto, oltre a trasportare
beni di accettabile.

consumo, i convogli fungono da mezzi di trasporto per le persone. Sulla linea

Liverpool-Manchester, ad esempio, già nel 1835, i ricavi del servizio


passeggeri delle zone borghesi.

rappresentano il 53 per cento di quelli complessivi.

Oltre alla nascita della prima rete ferroviaria del mondo, il sistema di
comunicazioni inglese si giova di una fiorente navigazione costiera e di una
rete di canali che collegano i diversi fiumi navigabili da cui l’isola è
percorsa.

28.3. La nascita della società industriale

Alla prima via d’acqua interna, il Sankey Brook, il cui scavo è sollecitato dal
fabbisogno di carbone degli stabilimenti di Liverpool, fa seguito la
costruzione Il cambiamento delle strutture produttive nell’Inghilterra del
tardo del canale del Duca di Bridgewater, che collega Worsley a
Manchester. Il Settecento e del primo Ottocento rappresenta un momento di
svolta che non canale, progettato da James Brindley, ha come conseguenza
una drastica riguarda solo l’ambito dell’economia, ma coinvolge
direttamente l’insieme riduzione dei costi di trasporto del carbone estratto
dalle miniere del duca.

delle gerarchie dei valori e dei rapporti sociali. La rivoluzione industriale


Uguali esiti economici danno altre analoghe iniziative. Il grande risparmio
che implica, infatti, l’avvio di una serie di processi, quali la nascita del
sistema di l’utilizzo dei canali artificiali consente per i commerci induce
quindi alla fabbrica, la meccanizzazione, la divisione del lavoro e, in ultima
istanza, la costruzione di una fitta ragnatela di vie d’acqua che permettono di
percorrere standardizzazione, destinati, nel corso dei decenni successivi, a
mutare in in tutta l’Inghilterra itinerari fino a cinquant’anni prima
oltremodo difficili e maniera profonda il volto del continente europeo.

costosi. Anche qui il vapore viene a modificare radicalmente i metodi di I


nuovi centri manifatturieri nascono e si dilatano grazie alla forte trasporto:
nel 1807 Fulton crea il primo battello a vapore: non a caso, il XIX

migrazione interna dalle aree rurali del paese. Non solo il sorgere di
fabbriche secolo sarà l’epoca delle ciminiere e delle navi a vapore.

che impiegano macchine a vapore e sono localizzate nei nuovi centri Le


trasformazioni in atto nella struttura della produzione industriale industriali,
ma la stessa elevata concentrazione di forza lavoro chiamata a determinano
un importante cambiamento nel paesaggio e nelle gerarchie produrre di più
e meglio che in passato, nonché sottoposta a una vera e propria urbane.
Sorgono, infatti, nuove popolose città laddove prima vi erano solo disciplina
(sistema di fabbrica), rappresentano, rispetto alle epoche precedenti, piccoli
villaggi o borghi (Birmingham, Liverpool e Manchester) e perdono
un’importante novità. In correlazione ai ritmi produttivi cambiano, infatti, le
importanza alcuni fra i più importanti centri commerciali inglesi, come York
e abitudini, la mentalità e gli stessi modi di vita degli strati di popolazione
Norwich. Lo sviluppo delle industrie in vicinanza dei giacimenti di materie
chiamati a formare i muscoli dell’industrializzazione. Naturalmente stiamo
prime o di importanti vie di comunicazione avviene quindi in luoghi diversi
parlando dell’avvio di un processo i cui effetti saranno chiaramente
percepibili dalle consolidate realtà urbane inglesi. Nasce così una struttura
urbana soprattutto a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Ancora nel
1831 la caratterizzata dall’assenza di continuità rispetto al passato. Le città
industriali Gran Bretagna conta appena 500.000 operai di fabbrica su
12.000.000 di rappresentano inoltre una realtà che sfugge al controllo
politico e sociale lavoratori salariati. Inoltre la stessa classe operaia della
prima rivoluzione dell’aristocrazia terriera. Ciò darà origine a non pochi
contrasti fra aristocratici industriale conosce significative stratificazioni.
Accanto a un personale e borghesi per l’iniqua ripartizione dei seggi fra le
antiche circoscrizioni qualificato – spesso proveniente dal mondo delle
botteghe artigiane –, dotato di elettorali rurali, ormai semispopolate, e i
grandi centri urbani, privi di un una stabilità sociale e lavorativa, vi sono gli
operai privi di particolare adeguato peso elettorale nonostante la presenza di
una popolazione assai preparazione, i salariati ex contadini giunti in città
attratti dal miraggio di un numerosa.

lavoro, e infine le donne e i bambini, sfruttati perché socialmente più deboli.

Nella prima metà dell’Ottocento le grandi città industriali appaiono ben più
Le differenze sono tali che la componente più qualificata e meglio retribuita
popolose dei vecchi centri economici: Manchester, Birmingham, Liverpool,
della manodopera industriale stenta a riconoscere una qualsivoglia
parentela Leeds, Sheffield e Newcastle contano più di 50.000 abitanti. Le
periferie di con le altre fasce del mondo operaio, fra le quali sono
ampiamente diffusi queste città assumono un aspetto peculiare caratterizzato
da ciminiere, fenomeni indotti dalla povertà e dal degrado umano in cui sono
costretti a fabbriche e squallidi e fatiscenti caseggiati, gli slums, dove
alloggiano le famiglie vivere, come alcolismo e prostituzione.

operaie. Viceversa, i quartieri centrali vivono un momento di rinnovamento:


il Più si scendono i gradini di questa gerarchia interna alla classe operaia,
gusto per il lusso e per l’ostentazione del ceto imprenditoriale, che si minori
sono le capacità di esercitare un qualche controllo sulla produzione – e
arricchisce grazie alle industrie, si ripercuote sull’edilizia e sull’arredo
urbano
di conseguenza sui salari e sulle garanzie – e peggiori diventano le
condizioni di sciopero resta rigorosamente vietato e le manifestazioni
operaie, seppure lavoro. L’impianto delle fabbriche, infatti, richiede notevoli
investimenti di pacifiche, sono represse nel sangue: nell’agosto 1819 un
raduno di lavoratori a capitale. Di qui la tendenza dei proprietari delle
industrie a sfruttare al massimo Saint Peter’s Fields, presso Manchester,
viene disperso dalla cavalleria, che le potenzialità dei macchinari e il lavoro
della manodopera, della quale si uccide 11 operai e ne ferisce oltre 500
(episodio noto come «massacro di comprimono i costi approfittando
dell’ampia offerta di lavoro. I lavoratori privi Paterloo», amaro gioco di
parole che evoca la vittoria di Waterloo su di qualifica, le donne e i bambini
che lavorano sempre più numerosi nelle Napoleone). A ogni modo, è per
opera dello strato più qualificato e fabbriche dei centri industriali britannici
non hanno alcuna indipendenza o consapevole del ceto operaio che, in questi
anni, sorgono le prime associazioni forza contrattuale. Sono semplice
manodopera salariata che non possiede alcun di mutuo soccorso per far
fronte alla durezza delle condizioni di vita e ai rischi controllo sulla propria
attività, priva di difese in una società nella quale il potere (infortuni,
riduzione dei salari, licenziamento) cui la vita di fabbrica espone i politico è
saldamente in mano ai ceti abbienti, nobili e borghesi. La produzione
lavoratori e di conseguenza le loro famiglie. Solo nel 1824 viene autorizzata
diventa il cardine delle loro esistenze: passano fino a quindici o sedici ore al
dalle autorità la creazione delle Trade Unions, vale a dire unioni di mestiere
a giorno in fabbrica. Bisogna attendere il 1831 perché venga varata una
metà strada fra le associazioni di mutuo soccorso e i sindacati
modernamente legislazione statale sul lavoro con il divieto di impiegare nelle
fabbriche ragazzi intesi, che sarebbero sorti solo negli ultimi decenni del
secolo.

di età inferiore ai 9 anni e con l’introduzione del tetto di dodici ore


giornaliere di lavoro per i minori di 18 anni.

Anche la componente più stabile e qualificata del mondo operaio non vive
sonni tranquilli: le innovazioni comportano l’ingresso sulla scena di
macchinari Bibliografia

sempre nuovi che determinano un risparmio di forza lavoro. La


disoccupazione è quindi in agguato, con il conseguente impoverimento e la
perdita dello status T.S. Ashton, La Rivoluzione industriale 1760-1830,
Laterza, Bari 1969 (ed. or. 1948).

e della rispettabilità goduti fino ad allora.

V. Castronovo, La rivoluzione industriale, Sansoni, Firenze 1988.

Proprio fra gli artigiani minacciati dalla concorrenza delle macchine, fra i
Ph. Deane, La prima rivoluzione industriale, Il Mulino, Bologna 1971 (ed.
or. 1967).

lavoratori a domicilio rimasti esclusi dai nuovi processi produttivi, nonché


fra D.S. Landes, Prometeo liberato. Trasformazioni tecnologiche e sviluppo
industriale nell’Europa gli operai impoveriti sono annoverabili i «nemici»
della meccanizzazione.

occidentale dal 1750 ai giorni nostri, Einaudi, Torino 1978 (ed. or. 1969).

Infatti, quest’ultima ai loro occhi rappresenta l’origine del disgregamento


Id., La favola del cavallo morto, ovvero la rivoluzione industriale rivisitata,
Donzelli, Roma 1994

dell’organizzazione sociale, dei valori e dei ritmi di vita tradizionali in nome


di (ed. or. 1993).

un progresso che implica unicamente sfruttamento, peggioramento delle P.


Mantoux, La rivoluzione industriale. Saggio sulle origini della grande
industria moderna in Inghilterra, Editori Riuniti, Roma 1971 (ed. or. 1959).

condizioni di vita e perdita di ogni controllo sulla produzione. Di qui il J.


Mokyr, Leggere la rivoluzione industriale. Un bilancio storiografico, Il
Mulino, Bologna 1997

divampare nei primi due decenni dell’Ottocento di azioni terroristiche e di


(ed. or. 1993).

sommosse volte alla distruzione di macchine e fabbriche. Questo fenomeno,


E.P. Thompson, Rivoluzione industriale e classe operaia, 2 voll., Il
Saggiatore, Milano 1969

noto come luddismo (dal nome di un mitico operaio Ned Ludd, che la (ed. or.
1963).

leggenda vuole essere stato il primo a distruggere un telaio meccanico, nel


E. Wrigley, La rivoluzione industriale in Inghilterra. Continuità, caso e
cambiamento, Il Mulino, 1779), è privo di caratteristiche unitarie e si
manifesta diversamente da regione Bologna 1992 (ed. or. 1988).

a regione. Nello Yorkshire è originato dalla protesta di artigiani e lavoratori


rimasti disoccupati a causa dell’introduzione dei nuovi macchinari, mentre
nel Lancashire è legato al tentativo degli operai di protestare contro le dure
condizioni di lavoro. Quel che è certo è la repressione estremamente severa
da parte delle autorità, che non esitano a ricorrere all’utilizzo dell’esercito
per schiacciare i movimenti sediziosi.

La tutela della proprietà privata da parte del governo britannico si spinge a


vietare qualunque forma di organizzazione e di rivendicazione operaia. Lo

29. Restaurare l’antico regime

congresso diplomatico rimasto giustamente famoso: il Congresso di Vienna.

29.1. Il Congresso di Vienna

Tra il novembre del 1814 e il giugno del 1815 il Congresso di Vienna


provvede a ridefinire gli assetti politici europei. Si può dire che dal tempo
della pace di Vestfalia, nel 1648 (cfr. supra, cap. 13), non si assiste a
un’assise così importante per le sorti del Vecchio Continente. Vi partecipano
rappresentanti diplomatici plenipotenziari di tutti gli Stati europei, tra cui
anche la Francia, rappresentata da principe Charles-Maurice Talleyrand
(1754-1838). Già deputato agli Stati generali del 1789, nella sua qualità di
vescovo, questi era stato membro dell’Assemblea nazionale costituente,
promotore della legge sulla confisca dei beni del clero, quindi ministro degli
Esteri di Napoleone e infine principale artefice della sua abdicazione e
fautore del ritorno dei Borbone.
All’indomani della caduta dell’impero napoleonico le grandi potenze Grazie
a una leggendaria abilità diplomatica, Talleyrand riesce nella non facile
vincitrici, tra cui in primo luogo la Gran Bretagna, la Russia, l’Austria e la
impresa di convincere le potenze vincitrici della necessità di stabilizzare la
Prussia, si trovano di fronte a una serie di importanti questioni politiche. La
Francia, senza penalizzarla eccessivamente sul piano territoriale, al fine di
prima tra esse è la sorte della Francia e quale strada seguire per evitare che
evitare un contraccolpo interno di tipo rivoluzionario e repubblicano. Il
regno questo paese, che per un quindicennio ha dominato sull’intero
continente, di Francia, sul cui trono siede Luigi XVIII (cfr. supra, cap. 27), è
ritornato, sin torni a minacciarne gli equilibri. Inoltre l’espansionismo
napoleonico aveva dal 1814, ai confini precedenti il 1792, ma, in seguito ai
«cento giorni» di prodotto, tra l’altro, una serie di mutamenti dinastici e di
profondi Napoleone, viene stabilita la perdita di alcuni territori lungo il
Reno e in sconvolgimenti della cartina geopolitica europea: il che spinge i
vincitori, sulla Savoia, oltre ad alcune colonie. L’Austria subentra alla
Francia nel controllo base del principio della legittimità dinastica e del
ritorno alla situazione dell’Italia settentrionale: alla Lombardia, che già
possedeva in precedenza, sono precedente lo scoppio della rivoluzione
francese, a ridisegnare a loro volta la aggiunti i territori della scomparsa
repubblica di Venezia, la Valtellina e il mappa politica del continente. Un
altro problema di notevole rilievo è il fatto Trentino, che formano il regno
lombardo-veneto, aggregato alla corona degli che nell’età napoleonica si è
largamente diffuso il concetto della legittimazione Asburgo.

popolare del potere sovrano, insieme a una serie di innovazioni nella


Analogamente, al regno di Sardegna, restituito ai Savoia, sono annessi i
concezione dello Stato, dell’amministrazione e del rapporto fra questi e i
territori dell’antica repubblica di Genova, mentre il granducato di Toscana,
a sudditi, che cozzano con il principio teorico della legittimazione divina del
sua volta, viene restituito agli Asburgo-Lorena. Il ducato di Parma e
Piacenza potere politico. I vincitori pensano che si possa porre rimedio a
tutto ciò, viene assegnato, a titolo vitalizio, a Maria Luisa, moglie di
Napoleone e figlia riportando indietro, per così dire, le lancette della storia,
ossia ripristinando il dell’imperatore, e quello di Modena a Ferdinando IV
d’Asburgo-Lorena. Viene mondo politico e sociale europeo come era prima
della rivoluzione francese. Se ovviamente ripristinato il potere temporale del
papa nello Stato pontificio.

la rivoluzione è stato il male che aveva dato origine allo sconquasso degli
Infine, nel meridione della penisola, Ferdinando IV di Borbone unifica i due
equilibri europei, alla rottura delle tradizionali gerarchie sociali, alla caduta
di regni di Napoli e di Sicilia – fino ad allora formalmente separati –
creando il vetuste e ammirate dinastie, il bene non può che risiedere
nell’antica formula regno delle Due Sicilie e assumendo il nome di
Ferdinando I.

che ha retto le società prerivoluzionarie, dal momento che, a fondamento dei


Anche le altre potenze che hanno partecipato alle molteplici coalizioni troni
e della stabilità sociale, vi è la volontà divina. Questo progetto di
antifrancesi ottengono significativi vantaggi territoriali: la Prussia
acquisisce restaurazione dell’antico regime trova la sua espressione in un
decisivo

parte della Sassonia, la Pomerania svedese, la Vestfalia, Colonia, Treviri e


altre 1825), tra Russia, Austria e Prussia, che formano, nel settembre 1815,
la terre sulla riva del Reno. L’area tedesca esce profondamente mutata dal
famosa Santa alleanza al fine di impedire ogni tentativo di sovvertire le
Congresso di Vienna, in quanto la ratifica della fine del Sacro romano
impero è decisioni del Congresso di Vienna. Tale alleanza, affermando di
voler tutelare accompagnata dalla riduzione degli Stati tedeschi da 350 a 39
(fra cui i cinque

«la religione, la pace, la giustizia», agirà in realtà, sotto la regia del


cancelliere regni di Prussia, Baviera, Sassonia, Württemberg e Hannover),
riuniti nella austriaco, il principe Klemens von Metternich-Winneburg (1773-
1859), per Confederazione germanica presieduta dall’imperatore d’Austria.

reprimere con la forza delle armi idee e movimenti di tipo rivoluzionario o


La Russia si annette la Galizia e la Finlandia, nonché la parte centrale
comunque solo contrari alla restaurazione dell’antico regime. La Gran
Bretagna dell’antico regno di Polonia. La Gran Bretagna ottiene alcuni
possedimenti si rifiuta di aderire alla Santa alleanza, ma sottoscrive
comunque un trattato di coloniali francesi (Tobago e isole Mauritius) e
olandesi (Guyana, Ceylon, quadruplice alleanza politico-militare (con
Austria, Russia e Prussia) che Colonia del Capo), e l’isola di Malta, snodo
nevralgico della navigazione ricostituisce il tradizionale schieramento
antifrancese.

mediterranea.

Olanda e Paesi Bassi meridionali sono fusi nel regno dei Paesi Bassi,
assegnato alla dinastia degli Orange-Nassau. La Spagna e il Portogallo,
infine, vedono la restaurazione delle rispettive dinastie dei Borbone e dei
Braganza.

29.2. Il nuovo dispotismo reazionario...

L’unica repubblica a essere riconosciuta è la confederazione elvetica, che


viene dichiarata ufficialmente neutrale.

Il dispotismo monarchico postrivoluzionario è qualcosa di profondamente


diverso dall’assolutismo dispotico settecentesco. In primo luogo esso tende
ad appoggiarsi molto più che nel passato sui valori tradizionali, soprattutto
religiosi. Mentre i sovrani autocrati settecenteschi hanno puntato a
legittimare i propri interventi riformatori attraverso la retorica della felicità
dei popoli, cercando in tale modo un certo consenso dell’opinione pubblica
(cfr. supra, cap. 24), i sovrani assoluti dell’età post-napoleonica tendono a
richiamare piuttosto un quadro di valori tradizionali, capaci di rassicurare
tutti coloro che sono stati spaventati dai rivolgimenti rivoluzionari. In questa
tendenza, la Chiesa cattolica svolge un fondamentale ruolo di supporto. Si è
parlato anzi a tal proposito di una «alleanza fra il trono e l’altare», per
sottolineare la nuova convergenza di interessi – che nella seconda metà del
Settecento erano stati ben divaricati – causata dallo spauracchio di una
rivoluzione che aveva minacciato di travolgere definitivamente entrambi.

Sarebbe tuttavia errato ritenere che la restaurazione sia una stagione


ispirata al puro e semplice ritorno al passato: la rivoluzione, mutando
profondamente il lessico politico, ha influenzato in modo profondo anche
ogni forma di discorso politico conservatore o tradizionalista, facendolo
divenire reazionario, e cioè propriamente animato da una volontà di
reazione alla rivoluzione da cui, però, L’Europa nel 1815

esso mutua linguaggi e forme organizzative.

Si prenda il caso della nobiltà francese. La tradizionale visione aristocratica,


che va dai teorici tardo-seicenteschi e primo-settecenteschi avversi al Re Sole
Questo insieme di accordi che mirano a ristabilire l’ordine europeo sino a
Montesquieu (cfr. supra, cap. 23), fa della nobiltà francese la migliore
antecedente la rivoluzione – ma che in realtà generano, a loro volta, nuovi
rappresentante della Francia, la guardia della sua antica costituzione
equilibri – viene garantito dall’intesa, promossa dallo zar Alessandro I
(1777-

consuetudinaria e delle sue inveterate libertà, l’espressione più alta di una


illuministico e libertino.

società di corpi. Con la rivoluzione, viceversa, la nobiltà perde


drammaticamente questa dimensione di élite naturale, tendenzialmente ostile
all’esercizio dispotico del potere, per trasformarsi in una parte politica, più
esattamente nella controparte della rivoluzione: descritta dai fautori di 29.3.
... e i suoi nemici
quest’ultima come la quintessenza del privilegio contrapposto
all’uguaglianza, dell’oscura cospirazione di interessi dispotici contro la
trasparenza delle idee Il diffondersi in tutta Europa del clima poliziesco, di
repressione e di censura repubblicane, dell’oppressione imposta con la forza
a un popolo deciso a di ogni manifestazione di pensiero non allineata alle
idee assolutistiche e difendere la sua libertà. La vicenda dei nobili emigrati,
dapprima un manipolo legittimistiche della restaurazione favorisce la nascita
e la diffusione delle di cortigiani antirivoluzionari e quindi, mano a mano,
una folla sempre più società segrete. Il modello di queste società deriva dalla
Massoneria (cfr. supra, ampia di esuli, rafforza questa torsione, imponendo
l’idea di espulsione fisica di cap. 18). Ispirandosi alle regole statutarie in
vigore tra le corporazioni operaie un’escrescenza, un inutile o dannoso
organo separato dal grande corpo del medievali, che vincolavano i soci a
particolari rituali e a specifici codici di popolo francese.

comportamento, la Massoneria più che una società segreta era «una società
di Al contempo, nell’Europa sotto il dominio della Francia, rivoluzionaria e
segreti», basata sull’esistenza di un sapere ritenuto antico e nascosto,
esoterico, napoleonica, le nuove forme organizzative di cui gli aristocratici si
sono dotati a cui l’adepto può accedere attraverso graduali passaggi di
crescita, al contempo

– e che ne fanno, per certi versi, il primo «moderno» partito politico – sono
intellettuale e morale. Questo sapere, di stampo razionalistico ma non ateo,
molto lontane dalle tradizionali catene verticali che veicolano la deferenza
avverso a tutti i fanatismi religiosi, promuove la fratellanza universale al di
là sociale. Nel caso della rivolta della Vandea, dei movimenti sanfedisti e
della delle differenze di ceto sociale, di cultura e di fede.

guerrilla spagnola (cfr. supra, capp. 26 e 27), ha luogo l’attivazione – su


base La Massoneria era divenuta nel XVIII secolo assai popolare tra le
classi colte, religiosa e tradizionalistica – di una nuova dimensione
identitaria, che trova il amanti della speculazione filosofica e del progresso
civile e morale e contrarie suo coagulo nell’opposizione alla rivoluzione e
all’instaurazione dei regimi ad alcune posizioni della Chiesa cattolica, così
da essere scomunicata nel 1738.

filofrancesi. Il recupero delle antiche tradizioni, della cultura del luogo come
Sul piano politico, una volta diffusasi in tutta Europa e nel mondo coloniale
simbolo di appartenenza, della religione come parte di un santuario di valori
americano, essa assume forme diverse. Se in America settentrionale la
culturali da difendere dall’aggressione di idee imposte dall’esterno, tuttavia,
Massoneria è stata parte del movimento per l’indipendenza degli Stati Uniti,
non assume la semplice forma di un ritorno al passato. Il passato, e la storia,
nei paesi del Vecchio Continente viene presto messa sotto controllo dai sono
infatti ripensati proprio mediante i nuovi strumenti intellettuali che la
sovrani, ansiosi di guidare per questo mezzo la pubblica opinione. In
Francia, rivoluzione ha elaborato e diffuso in Europa e, in primo luogo,
soprattutto travolta dalla rivoluzione, alle cui origini pure aveva contribuito,
essa viene grazie al nuovo concetto di popolo-nazione.

ricostituita e riorganizzata durante il regime napoleonico, che ne fa uno


degli Tutto ciò è ben percepibile nella differenza di accenti tra le posizioni di
chi, strumenti di penetrazione ideologica nell’Europa sotto il dominio
francese.

come l’inglese Edmund Burke (1729-97), nelle Riflessioni sulla rivoluzione


Con la restaurazione, mentre la Massoneria vera e propria ritorna alle
francese (1790), critica da posizioni liberali l’astratto razionalismo
rivoluzionario, proprie originarie vocazioni speculative, gruppi massonici
danno vita a sette in nome della superiorità dell’antica costituzione inglese –
consuetudinaria e politiche, dirette a lottare contro il dispotismo e l’alleanza
fra il trono e l’altare, non scritta, basata sulla divisione dei poteri, radicata
in una stratificazione di nel nome delle idee liberali e costituzionali. Tra esse
va ricordata anzitutto la norme capaci di aderire alla realtà senza
violentarla –, e il nuovo verbo Carboneria, una società segreta importante
soprattutto in Italia, dove reazionario, di grande successo europeo, di Joseph
de Maistre (1753-1821), promuove l’ideale dell’unità e dell’indipendenza del
paese contro le pretese autore delle Considerazioni sulla Francia (1796). Per
de Maistre la sovranità ha un egemoniche papali e il dominio straniero.
Molto più che la Massoneria, per fondamento essenzialmente religioso, in
quanto il cristianesimo sfuggire al clima di sospetto e di repressione
instaurato in tutta Europa dalle rappresenterebbe l’unico, estremo baluardo
contro il diffondersi delle idee polizie degli Stati della Santa alleanza, queste
nuove società fanno della illuministiche, atee e rivoluzionarie. La rivoluzione
sarebbe anzi un castigo segretezza un tratto fondamentale. Organizzate al
proprio interno secondo voluto da Dio per purgare la Francia del suo
malefico clima intellettuale,

rigide gerarchie, esse si servono di codici e simboli noti solo ai soci e si


troppo un’opinione pubblica a maggioranza liberale, nel 1814 concede la
riuniscono in gruppi autonomi che sono in contatto fra loro solo attraverso i
promulgazione di una carta costituzionale (nota come charte octroyée, carta
livelli più elevati dell’organizzazione. Secondo il modello esoterico già in
concessa, appunto) di impronta moderatamente liberale, che prevede un
vigore nella Massoneria, anche nelle società segrete il sapere (e cioè gli
scopi Parlamento bicamerale (in cui la Camera dei pari è di nomina regia,
mentre la politici e le finalità ultime dell’organizzazione) vengono rivelati
gradualmente Camera dei deputati è eletta a suffragio censitario assai
ristretto) e il sostanziale agli affiliati. Inoltre la necessità di difendersi dal
pericolo di infiltrazione di controllo della corona sul governo, garantendo
una limitata tutela dei diritti agenti governativi spinge a estendere tale
metodo anche agli obiettivi più individuali. Questa costituzione elargita
dall’alto non soddisfa tuttavia né i immediati e alle azioni politiche
dimostrative.

monarchici oltranzisti (i cosiddetti ultraroyalistes, da cui il termine


abbreviato La diffusione delle società segrete su scala europea è
impressionante. È quasi ultras con cui sono chiamati) né i nostalgici di
Napoleone, i bonapartisti, o i come se il tentativo dei governi assolutistici di
congelare lo status quo politico-liberali. Le elezioni del 1815 – nelle quali
godono del diritto di voto solo diplomatico e di difendere gli assetti
autocratici, reprimendo le richieste di 72.000 persone su una popolazione di
oltre 20 milioni di francesi – sanciscono cambiamento in senso liberal-
costituzionale o democratico, alieni loro la la vittoria degli ultras, che però,
contrari alla stessa esistenza di una costituzione, simpatia di buona parte
dell’opinione pubblica continentale. In Germania disertano i lavori
parlamentari. Nelle successive tornate elettorali, a partire dal sorgono così
le Burschenschaften, società giovanili diffuse soprattutto tra gli 1816, si va
però rafforzando il composito schieramento di opposizione formato studenti
universitari; in Grecia la Fililiki eteria, una società che coltiva il mito da ex
bonapartisti, liberali moderati e liberali progressisti, mentre si susseguono
della cultura e dell’identità greche. Società segrete sono costituite in diversi
ministeri che governano con il solo appoggio della corona e che tutt’Europa:
i Comuneros in Spagna, chiamati così in ricordo degli insorti del riescono a
ridurre il disavanzo del bilancio statale e quindi, nel 1818, tempo di Carlo V,
gli Adelfi in Francia, i Federati in Italia e così via. In qualche ottengono
l’adesione della Francia nella Santa alleanza. Tuttavia, nel 1820, caso, come
in quello della Società dei sublimi maestri perfetti, fondata in l’assassinio del
duca di Berry – presunto erede al trono francese – da parte di Francia da
Filippo Buonarroti, le idee prevalenti sono di stampo repubblicano e
aderenti alla Carboneria spinge Luigi XVIII ad abbracciare una linea
politica democratico-radicale, ma in generale prevalgono gli orientamenti
liberali e le più reazionaria.

rivendicazioni d’indipendenza dei popoli oppressi.

Le altre monarchie europee che, dopo il 1815, si dotano di una costituzione


Particolarmente dura è la repressione delle idee considerate sovversive nella
sono i Paesi Bassi, la Svezia, la Norvegia e alcuni Stati tedeschi. Vi è poi,
certo, penisola italiana. A farne le spese è soprattutto la cultura, gravata la
Gran Bretagna, che rappresenta il modello di riferimento per i liberali
dall’inasprimento della censura. Famoso è il caso di un periodico, il europei,
in quanto monarchia parlamentare, dove vige una sostanziale

“Conciliatore”, che, diretto da Silvio Pellico, raccoglie tra il 1818 e il 1819


il separazione dei poteri, priva di costituzione scritta, ma dotata di un
robusto e meglio della cultura lombarda e viene chiuso d’autorità dal
governo austriaco.

radicato sistema di garanzie delle libertà individuali. Tuttavia anche qui, tra
il Non diversa la situazione nel regno di Sardegna, nello Stato della Chiesa e
nel 1818 e il 1819, l’ascesa al potere del partito conservatore dei tories dà
luogo a un regno delle Due Sicilie: ovunque si manifesta da parte dei governi
un’intensa giro di vite nei confronti dei diritti di associazione e di
manifestazione. Presto attività repressiva, nel nome della reazione.

però, con il ritorno al potere dei whigs, la Gran Bretagna vede una ripresa
del tradizionale orientamento liberale (ad esempio con l’abolizione dei
Combination Acts varati nel 1799-1800 per vietare le associazioni operaie e
gli scioperi), punto di riferimento per quanti in Europa vogliono trasformare
le monarchie 29.4. Libertà e indipendenza

assolute in monarchie parlamentari a base costituzionale.

Occorre peraltro tener presente che se tra le finalità delle società segrete Nel
quadro di un’Europa della restaurazione caratterizzata da sistemi politici
dell’età della restaurazione vi fosse solo la promulgazione di carte
costituzionali basati su monarchie assolute di diritto divino fa in parte
eccezione la Francia.

scritte che prevedono la creazione di assemblee rappresentative e


l’istituzione di Sin dal suo ritorno sul trono, Luigi XVIII si rende conto che
non è possibile un garanzie di libertà, con la conseguente fine dei governi
assolutistici, esse non puro e semplice ritorno all’antico regime e,
preoccupato di non alienarsi avrebbero suscitato l’intensa partecipazione
popolare che si verifica. Il punto da sottolineare è che il tema della libertà
politica, e cioè la creazione di regimi

rappresentativi, si fonde in quegli anni con un’altra questione di rilevanza A.


Omodeo, Studi sull’età della Restaurazione, Einaudi, Torino 1974.

fondamentale: l’autodeterminazione dei popoli nel nome del diritto E.


Passerin d’Entrevès, Religione e politica nell’Ottocento europeo, Istituto per
la Storia del all’indipendenza nazionale.

Risorgimento, Roma 1993.

Alla radice di tali esigenze vi è il concetto di popolo-nazione, così come è F.


Sofia, Statistica e pubblici apparati tra età rivoluzionaria e restaurazione,
Carucci, Roma 1988.

stato forgiato durante la rivoluzione francese. Se infatti la sovranità risiede


nel popolo, un popolo che si identifica con un insieme di tradizioni e di
caratteristiche culturali e linguistiche proprie e con un dato territorio, che
gli conferiscono uno specifico tratto «nazionale», questo popolo ha, da una
parte, il diritto a esprimere le proprie rappresentanze e, dall’altra, il diritto
all’autodeterminazione su base nazionale.
Da questo punto di vista, l’esempio rappresentato dalla guerra
d’indipendenza americana e dalla nascita degli Stati Uniti d’America appare
fondamentale (cfr. supra, cap. 25). Se la Gran Bretagna aveva consolidato
attraverso due rivoluzioni (1640-49 e 1688) la propria identità di paese
liberale, in cui il governo è nelle mani dei rappresentanti eletti dal popolo, è
con la rivoluzione americana che si afferma con chiarezza il diritto di un
popolo ad autodeterminarsi. Ed è significativo che a questo punto la nazione
cessi di essere un riferimento retorico o simbolico, patrimonio di ristretti
gruppi, e divenga un essenziale elemento di identificazione del nuovo Stato
nord-americano. L’espressione «We the nation», «Noi la nazione», che si
ritrova nelle dichiarazioni solenni della rivoluzione, esprime un passaggio
decisivo: la nazione diviene un soggetto in prima persona che si identifica
con il nuovo Stato. La nazione è adesso anzi considerata l’identità intima di
un popolo (il popolo-nazione) e non vi è legittimità senza o, peggio ancora,
contro la volontà popolare. L’investitura divina che i sovrani assolutistici
ritengono di possedere viene così a essere posta profondamente in questione.

Bibliografia

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(ed. or. 1962).

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Einaudi, Torino 1987

(ed. or. 1984).

S. Luzzatto, Il Terrore ricordato. Memoria e tradizione dell’esperienza


rivoluzionaria, Einaudi, Torino 20002.

L. Mascilli Migliorini, Il mito dell’eroe: Italia e Francia nell’età della


restaurazione, Guida, Napoli 2003.

A.A. Mola, Storia della massoneria in Italia: dalle origini ai giorni nostri,
Bompiani, Milano 2003.

30. Ancora la rivoluzione


pur moderata partecipazione dei cittadini alla formazione delle decisioni
politiche – e l’aspirazione all’autodeterminazione da parte di quei popoli che
si sentono, a torto o a ragione, oppressi da una dominazione straniera. Da
ciò scaturisce una forte fase di effervescenza politica e di instabilità
istituzionale: le nazioni che si sentono tali, ma che non godono
dell’indipendenza politica (è il caso della Grecia), la rivendicano, mentre
contemporaneamente quei popoli che vivono sotto regimi dispotici e sono
privi di garanzie politiche manifestano e lottano per ottenerle.

Nella concezione elaborata nel corso della rivoluzione francese, la volontà


della nazione è l’espressione di un implicito contratto tra i suoi cittadini, che
delegano il potere ai propri rappresentanti. Questo modo di immaginare il
popolo-nazione, che fa perno sulla partecipazione cosciente dei cittadini alla
vita pubblica, non è tuttavia l’unico. Durante l’età napoleonica, in Germania
nasce, a partire dalla volontà di reagire alla presenza militare e soprattutto
all’imposizione di modelli amministrativi e politici francesi, un secondo e in
parte differente concetto di popolo-nazione. Esso fa riferimento a un’unità
Gli anni Venti del XIX secolo sono caratterizzati dal ritorno della assoluta e
inscindibile di territorio, lingua, razza, costumi e religione. In questo
rivoluzione. Dopo appena cinque anni dalla conclusione del Congresso di
caso, l’accento, più che sulla volontà della nazione, è posto sulle sue radici
Vienna, l’annunzio di un’epoca nuova, di una lunga fase di restaurazione
ancestrali. Nel pensiero di autori come Johann Gottfried Herder (1744-1803)
dell’antico regime e dell’ordine tradizionale manomesso dalla rivoluzione la
nazione è immaginata quasi come un organismo vivente, dotato di un corpo,
francese si rivela per quello che è: un’illusione. È sintomatico che
l’epicentro di sangue e di un’anima.

del nuovo sisma rivoluzionario sia questa volta la Spagna: una nazione che
Si tratta della concezione che più influenzerà il nascente romanticismo, una
aveva combattuto contro le armate napoleoniche in nome di valori
tradizionali nuova temperie culturale che farà della storia lo sfondo culturale
ed esplicativo e della fede cattolica appare adesso lacerata da uno scontro
tra una parte del mondo contemporaneo. La vicenda storica è immaginata
dalla visione liberale, che vuole dare al paese un ordinamento costituzionale,
e una romantica come un ininterrotto combattimento tra nazioni la cui
volontà e i reazionaria, fautrice dell’assolutismo, cementato da un’alleanza
di ferro con la cui motivi più profondi sono incarnati da personalità fuori del
comune, dai Chiesa; una divisione che raggiunge le colonie dell’America
Latina, spinte a tratti eroici. A seguito di opere celeberrime come Ivanhoe
(1820), dello scrittore richiedere ordinamenti costituzionali e, insieme ad
essi, l’indipendenza scozzese Walter Scott (1771-1832), la moda del romanzo
storico si diffonde in nazionale.

tutt’Europa a rappresentare, in modo più o meno realistico, la voglia dei


popoli Ciò significa che il linguaggio politico creato dalla rivoluzione
francese è europei di ritrovare nel passato le proprie vere, o immaginarie,
radici.

penetrato in profondità nelle società europee e giunge a permeare perfino le


colonie iberiche in America, le terre che più avevano resistito all’imposizione
delle conquiste rivoluzionarie. Questo nuovo linguaggio politico che si era
propagato in Europa a seguito delle armate rivoluzionarie e napoleoniche,
30.1. La rivoluzione spagnola

imponendosi anche a coloro che le avevano combattute, è imperniato sul


concetto di sovranità popolare e su quello, ad esso intimamente collegato, di
Negli anni della lotta contro le truppe di occupazione francesi (1808-14) si
popolo-nazione: l’idea di un’unità inscindibile fra un territorio e la
popolazione era sviluppato in Spagna, accanto a quello legittimistico e
cattolico, un che vi abita, a formare un soggetto politico dotato di volontà
autonoma.

movimento di ispirazione liberale che coniugava la lotta agli invasori con la


L’affermazione del principio del popolo-nazione costituisce il nesso tra
richiesta di riforme politiche in senso costituzionale. Questo movimento era
l’aspirazione alla libertà – cioè a garanzie costituzionali dei diritti, tra cui la
sia

culminato con la proclamazione, a Cadice nel 1812, di una costituzione di


comandanti (1823). Ritornato sul trono, Ferdinando VII attua quindi una
dura stampo liberale che prevede un Parlamento monocamerale eletto a
suffragio repressione.

censitario, garanzie dei diritti dei cittadini e alcune precise limitazioni al


potere Anche in Portogallo, nell’agosto 1820, una sollevazione militare,
regio.

organizzata da ufficiali aderenti a una società segreta contro la presenza di


Il sovrano Ferdinando VII di Borbone, una volta reinsediato sul trono, nel
truppe britanniche – giunte nel paese durante la guerra antinapoleonica ma
che 1813, decide di annullare la costituzione di Cadice e altri provvedimenti,
come di fatto lo controllano, complice il fatto che il sovrano Giovanni VI di
Braganza l’abrogazione dell’Inquisizione spagnola (cfr. supra, cap. 1) e
della censura.

(1769-1826) si trova in Brasile –, proclama l’adozione della costituzione


Inoltre, nell’intento di restaurare l’antico regime, il monarca consente al
clero spagnola del 1812 e chiede al re di rientrare in patria. Giovanni VI,
una volta di recuperare i beni alienati durante il dominio francese, senza
alcun ritornato, nel 1821, accetta la nuova costituzione, mentre la moglie e il
indennizzo per gli acquirenti, e all’aristocrazia di recuperare i suoi privilegi.

secondogenito, Michele, fomentano la guerra civile e, una volta caduto il


Ferdinando VII cerca poi di combattere le tendenze centrifughe manifestatesi
regime costituzionale nella vicina Spagna, ristabiliscono il regime
assolutistico nelle colonie dell’America meridionale che si erano ribellate,
nel 1808, al (giugno 1824).

momento dell’occupazione napoleonica della Spagna. A partire dal 1810,


Nel frattempo, il primogenito del monarca, Pietro (1798-1834), rimasto in
anche grazie al sotterraneo appoggio della Gran Bretagna e degli Stati Uniti
Brasile, con l’accordo del padre e l’appoggio britannico, proclama
d’America, in Venezuela, Paraguay e Argentina vengono istituite juntas
l’indipendenza del paese e assume il titolo di imperatore (1822). Del resto, in
rivoluzionarie con il fine di ottenere l’indipendenza dalla Spagna. Sebbene
tutta l’America centrale e meridionale il processo d’indipendenza è ormai
Ferdinando VII riesca a ristabilire con la forza un certo controllo sulle
colonie inarrestabile: nel 1820-21, approfittando dell’avvento del regime
costituzionale nel 1814-15, la situazione rimane esplosiva. La ribellione si
riaccende e porta in Spagna, i ceti possidenti e l’alto clero della Nuova
Spagna sostengono alla proclamazione dell’indipendenza in Argentina
(1816) e Cile (1817), l’insurrezione militare che proclama l’indipendenza del
Messico (che, dopo mentre Simón Bolívar (1783-1830) promuove la rivolta
delle regioni una breve parentesi monarchica, diviene una repubblica con un
regime settentrionali del continente sud-americano, che conduce, nel 1819,
alla autoritario). Nel 1824 le ultime truppe spagnole in Perù sono costrette
alla resa nascita della repubblica degli Stati Uniti di Colombia.

da Bolívar.

In Spagna viene formato un esercito da inviare a reprimere l’insurrezione


L’elemento che accomuna le vicende dell’area iberica e delle colonie ad essa
delle colonie americane. Le truppe, tuttavia, riunite nel porto di Cadice –
senza legate è rappresentato dal fatto che le istanze liberali e costituzionali
paga e poco entusiaste per una missione che vedono assai difficile –,
sobillate da provengano dai ranghi dell’esercito. Ciò si spiega, da un lato,
con il fatto che il un gruppo di ufficiali affiliati alla setta dei Comuneros,
guidati dal colonnello mondo militare è fortemente permeato dalle
organizzazioni di ispirazione Rafael de Riego, il 1° gennaio 1820 rifiutano di
imbarcarsi e formano una massonica e carbonara di orientamento liberale,
che riescono a tessere una vera giunta militare che chiede il ripristino della
costituzione del 1812. Il diffondersi e propria rete cospirativa; dall’altro, per
il fatto che i moduli organizzativi della rivolta costringe Ferdinando VII a
ristabilire la costituzione: dalle connessi alla lotta contro l’occupazione
napoleonica e le stesse vicende delle successive elezioni esce una
maggioranza liberale che attua alcune misure guerre di liberazione contro i
francesi avevano favorito una certa mobilità (come l’abolizione del
maggiorascato e della giurisdizione ecclesiastica, la sociale attraverso la
carriera militare e consentito l’accesso ai gradi elevati non nuova abolizione
della Compagnia di Gesù con relativa confisca dei suoi beni), più ai soli
nobili, grazie all’applicazione del principio del merito.

ma risulta, però, fortemente divisa fra l’ala progressista, fautrice di riforme


in senso democratico (i cosidetti exaltados), e quella moderata. Nel 1821-22
il conflitto fra questi due gruppi e il sorgere di movimenti di rivolta
d’ispirazione realista rende la Spagna sempre più ingovernabile, al punto da
spingere il 30.2. La guerra d’indipendenza greca

sovrano all’abdicazione. I membri della Santa alleanza decidono nel


Congresso di Verona (ottobre 1822) di intervenire militarmente in Spagna
per ristabilire il La Grecia continentale ai primi del XIX secolo è un’area
estremamente potere assoluto della corona: un corpo di spedizione francese
invade quindi il arretrata, priva di centri urbani significativi; le popolazioni
sono dedite alla paese e sconfigge le truppe costituzionali, anche grazie alla
defezione dei loro

pastorizia, all’agricoltura e sovente al brigantaggio. È lungo le coste e nelle


isole europea –, mentre la seconda, mussulmana, è propagandata come
dispotica, dell’Asia Minore che sono presenti consistenti comunità di lingua
e cultura corrotta e oppressiva sul piano politico e religioso. Malgrado
questa greca, economicamente assai floride, che hanno un ruolo chiave nei
commerci rappresentazione corrisponda solo in parte alla realtà, non
essendo affatto mediterranei, nella marineria e nella stessa amministrazione
dell’impero l’impero ottomano una nazione, ma un’entità politica composita,
abitata da un ottomano, al punto di avere un proprio quartiere a
Costantinopoli. All’interno mosaico di popoli e ormai divisa in realtà
territoriali semiautonome, di queste comunità, di religione cristiano-
ortodossa, il contatto con le idee di caratterizzata per giunta da una
propensione alla tolleranza religiosa ben autodeterminazione dei popoli e il
diffondersi di una letteratura di stampo maggiore di quella esistente in
Europa (cfr. supra, cap. 6), si sviluppa in diversi romantico che fa risalire
miticamente l’origine delle popolazioni greche alla paesi europei un
movimento filellenico che si sente chiamato a soccorrere i Grecia classica,
favorisce l’emergere di un’idea di nazione ellenica oppressa fratelli greci.

dall’impero ottomano. Quest’ultimo, del resto, mostra chiaramente i segni di


Tra le componenti del filellenismo dilagante nell’opinione pubblica colta una
crisi che si protrarrà per tutto il XIX secolo. Assai debole, tanto dal punto
europea, insieme a molti elementi mitici, vi è indubbiamente una componente
di vista politico quanto da quello economico, militarmente inferiore alle
liberale, la richiesta di soddisfare il diritto del popolo greco all’indipendenza
potenze europee, l’impero ottomano comincia ad apparire come il grande
politica. Ciò spinge diversi giovani intellettuali e liberali europei ad
abbracciare malato della storia europea del XIX secolo, al punto da
suscitare le mire la causa greca, fino al punto di arruolarsi come volontari e
combattere per essa.
espansionistiche dalle confinanti Russia e Austria.

Tra questi ultimi il più famoso è sicuramente il poeta e scrittore inglese


George Proprio la vicenda greca è il primo campanello d’allarme del
declino della Byron (1788-1824), che eroicamente, proprio come un
personaggio dei suoi Sublime Porta. Nel 1814 nasce a Odessa, importante
città russa, dove vi è una romanzi, muore di febbri malariche nella piana di
Missolungi.

fiorente colonia greca, l’ Eteria, una società segreta d’ispirazione massonica


che La sorte della rivolta greca pare, però, segnata allorché nel 1825, in
seguito a si propone di cacciare gli ottomani dai Balcani. Diffusasi fra le
comunità greche un accordo con il sultano, il pascià d’Egitto Muhammad
‘AlƯ invia una potente dell’Asia Minore, l’ Eteria può contare sull’appoggio
della Russia, al punto che, flotta e un esercito che, nell’arco di due anni,
riescono a riprendere il controllo nel 1820, ne diviene capo Alessandro
Ypsilanti (1792-1828), un greco della Grecia continentale. A questo punto
l’intervento del nuovo zar, Nicola I divenuto generale e aiutante di campo
dello zar Alessandro I. Ypsilanti, nel (1796-1855) – più disposto del
predecessore a posporre l’ideologia della Santa marzo 1821, intraprende
una spedizione nella Romania sotto il dominio alleanza all’espansione
territoriale della Russia –, che minaccia di entrare in ottomano, sperando di
sollevarne le popolazioni, ma, entrato in conflitto con il guerra con l’impero
ottomano, spinge la Gran Bretagna a promuovere un movimento
indipendentistico locale, orientato a combattere i privilegi accordo che
prevede la soluzione della questione greca sulla base di una dell’aristocrazia
feudale, finisce per essere sconfitto dalle forze ottomane.

mediazione franco-russo-britannica, sostenuta dall’invio di una flotta


Contemporaneamente alle azioni di Ypsilanti, in numerose località della
nell’Egeo. Nelle acque di Navarino, però, la flotta alleata, a causa di un
Grecia scoppiano moti per l’indipendenza, sempre orchestrati dall’ Eteria,
che incidente, ingaggia una battaglia con quella egiziano-ottomana, che
viene vedono il massacro delle guarnigioni ottomane e la spietata risposta
della completamente distrutta (ottobre 1827). Il successivo conflitto termina
con la Sublime Porta, che fa sterminare la popolazione dell’isola di Chio.
Dopo aver pace di Adrianopoli (settembre 1829), che sancisce l’autonomia
della Serbia, liberato la Morea, nel corso del congresso di Epidauro, i ribelli
proclamano della Moldavia e della Valacchia, nonché la totale indipendenza
della Grecia l’indipendenza della Grecia (13 gennaio 1822).

(priva però delle ricche regioni della Tessaglia e dell’Epiro, nonché delle
isole I greci fanno appello alle potenze europee perché aiutino la loro causa.
Ma Ionie e di Creta) di cui nel 1832 viene fatto re, sotto la tutela britannica,
se la Russia si mostra disposta a sostenerla, l’Austria di Metternich non è
Ottone I di Wittelsbach (1818-67), figlio del sovrano di Baviera.

disposta ad avallare la rivolta dei sudditi al loro legittimo sovrano, il sultano


di Costantinopoli. Tuttavia, la sollevazione greca emoziona profondamente
l’opinione pubblica europea. Ha enorme rilievo il fatto che la guerra
d’indipendenza, nel quadro della nuova concezione romantica della storia,
30.3. I moti italiani

viene rappresentata come il frutto della contrapposizione tra due nazioni: la


prima, cristiana, è immaginata derivare dall’antica Grecia – culla della
cultura

È significativo che Byron, prima di partire per la Grecia, si sia molto


Proprio mentre a Napoli si scatena la repressione, a Torino si accende un
interessato alla situazione italiana e, affiliatosi alla Carboneria, abbia
partecipato nuovo focolaio rivoluzionario. Qui un gruppo di uomini politici,
militari e alle trame cospirative che si intessono nella penisola contro i
sovrani assolutisti intellettuali liberali (tra cui Santorre di Santarosa e
Cesare Balbo) si era stretto appoggiati dall’Austria. Anche in Italia il tema
della libertà e quello attorno alla figura dell’erede presuntivo al trono, Carlo
Alberto di Savoia dell’indipendenza sono strettamente congiunti, secondo la
prospettiva politica Carignano (1798-1849), che contrariamente al sovrano
Vittorio Emanuele I e ideale impressa ai movimenti liberali dalle società
segrete di ispirazione (1759-1824), appare propenso a riforme di stampo
liberale. L’idea dei massonica, molto diffuse nei ceti borghesi e nei quadri
dell’amministrazione e, congiurati è di spingere il re, con l’aiuto decisivo di
Carlo Alberto, a concedere come in Spagna, dell’esercito.

la costituzione e quindi di muovere guerra all’Austria in vista della


formazione Nel regno delle Due Sicile, in particolare, con la restaurazione
borbonica di una monarchia costituzionale dell’Italia settentrionale.
Tuttavia, vi sono fra l’esercito che viene ricostituito eredita il modello
militare formatosi nell’età loro idee diverse circa il metodo da seguire e
soprattutto sull’opportunità di napoleonica (specie sotto Gioacchino Murat)
e, soprattutto, è connotato dalla costringere Vittorio Emanuele I con la forza
ai passi auspicati. Lo stesso Carlo forte presenza di una generazione di
giovani ufficiali di orientamento liberale.

Alberto si mostra irresoluto e, all’ultimo momento, ritira la propria adesione


Alla notizia della rivolta di Cadice, ai primi di luglio del 1820, il presidio di
alla cospirazione. Tuttavia, i congiurati non riescono a bloccare
l’insurrezione: Nola si ribella, sotto la guida dagli ufficiali carbonari
Michele Morelli e tra il 9 e il 10 marzo 1821 la guarnigione militare di
Alessandria si ammutina e Giuseppe Silvati, reclamando l’adozione della
costituzione spagnola. Il inalbera il tricolore, la bandiera di quello che era
stato in epoca napoleonica il movimento si propaga rapidamente ad altre
guarnigioni e città del regno in una regno d’Italia, chiedendo la
promulgazione della costituzione spagnola del sorta di alleanza fra elementi
carbonari e nostalgici murattiani. Il generale 1812.

Guglielmo Pepe, un ufficiale di Murat, inviato a reprimere la rivolta, si


schiera A seguito del propagarsi a Torino e Genova dell’insurrezione il
sovrano con essa e marcia su Napoli, costringendo il re a concedere una
costituzione sul abdica in favore del fratello Carlo Felice (1765-1831).
Trovandosi quest’ultimo modello di quella spagnola.

a Modena, la reggenza viene affidata a Carlo Alberto, che prontamente


Contemporaneamente, anche la Sicilia insorge reclamando il ripristino della
concede la costituzione, con la riserva dell’approvazione del nuovo re. Carlo
costituzione liberale concessa dal sovrano nel 1812 – allorché si trovava
Felice, tuttavia, sconfessa immediatamente l’iniziativa del nipote e chiede
anzi nell’isola sotto protezione britannica – e poi abrogata dopo la sconfitta
della l’intervento della Santa alleanza per ristabilire l’ordine. Abbandonato
a se stesso Francia. Mentre però Palermo avanza la richiesta di un regno
autonomo e dal reggente – che si reca, su ordine regio, a Novara nel campo
lealista – il separato da quello di Napoli, in altre città siciliane, come
Catania e Messina, governo costituzionale, guidato da Santorre di
Santarosa, cerca di resistere alle prevale una linea più liberale e aperta alla
collaborazione con la monarchia.

forze austriache, ma viene sconfitto a Novara.

Grazie anche a queste divisioni l’esercito borbonico riesce a riprendere il


Nel Lombardo-Veneto, dove pure la Carboneria ha progettato controllo
dell’isola. Nel frattempo, le elezioni portano alla formazione di una
un’insurrezione, non si verificano moti insurrezionali solo in ragione della
maggioranza parlamentare liberale moderata che emargina i gruppi
progressisti-tempestiva azione preventiva della polizia politica austriaca, che
arresta i capi democratici, ma compie l’errore di non approntare alcuna
misura di difesa del movimento rivoluzionario. Intellettuali e attivisti liberali
come Silvio contro un probabile intervento della Santa alleanza.

Pellico, Gian Domenico Romagnosi e Federico Confalonieri sono


condannati In occasione del congresso delle grandi potenze tenutosi a
Lubiana (gennaio al carcere duro. La fortezza moldava dello Spielberg, dove
vengono rinchiusi i 1821) Ferdinando I – che aveva giurato al Parlamento di
voler difendere il prigionieri politici, diviene da allora il simbolo del brutale
regime poliziesco del nuovo assetto liberale – sconfessa il proprio operato e,
dichiarando di essere governo austriaco.

stato forzato a concedere la costituzione, chiede l’intervento della Santa


alleanza. In seguito all’intervento militare austriaco le truppe del governo
costituzionale vengono sconfitte, la costituzione abrogata e avviata una dura
repressione (con la condanna a morte di Morelli e Silvati). Quanti riescono a
30.4. L’insurrezione decabrista in Russia

sfuggire all’esecuzione e al carcere – tra cui molti esponenti della cultura e


dei ceti dirigenti napoletani, come Guglielmo Pepe – sono costretti all’esilio.

Il modulo organizzativo delle società segrete di ispirazione massonica e


villaggio russo), solidaristici e religiosi (la fede ortodossa), che trovano nel
liberale, legate alla diffusione delle idee della rivoluzione americana, di
quella popolo delle campagne il loro migliore custode. L’incontro con la
problematica francese e dei movimenti costituzionali, si era diffuso anche in
Russia. Le due sociale creata in tutta Europa, nei decenni seguenti, dal
sorgere della questione principali società segrete sono qui la Società del
Nord, di orientamento operaia, derivante dal processo di industrializzazione,
trasformerà questa liberale-costituzionale, e la Società del Sud, di
ispirazione più decisamente corrente di pensiero in un più vasto movimento
di opinione e di azione repubblicana. Entrambe sono presenti all’interno
dell’esercito e, soprattutto, politica di enorme importanza nella storia russa:
il populismo.

nella guardia imperiale dello zar, dove è entrata una generazione di giovani
ufficiali nobili di orientamento liberal-democratico. Il momento favorevole
per l’azione giunge nel dicembre 1825, nel pieno della crisi dinastica aperta
dalla morte dello zar Alessandro I, che non ha lasciato chiare indicazioni
sulla 30.5. La rivoluzione orléanista in Francia

successione. Il 14 dicembre, giorno in cui deve avvenire a Pietroburgo il


giuramento di fedeltà delle truppe al nuovo zar Nicola I, alcuni reparti Con
la vittoria elettorale degli ultras (cfr. supra, cap. 29), nel 1823, e l’ascesa
dell’esercito, guidati da ufficiali affiliati alla Società del Nord, insorgono con
lo al trono, nel 1824, di Carlo X (1757-1836), un altro fratello di Luigi XVI,
scopo di costringere il sovrano a concedere la costituzione. A causa, però,
nonché capo dello schieramento filoassolutistico, si verifica in Francia
dell’indecisione dei rivoltosi, timorosi di far estendere il moto insurrezionale
un’ulteriore svolta in senso reazionario e clericale: nel 1825 viene approvata
la alla popolazione, le forze fedeli allo zar riprendono rapidamente il
controllo cosiddetta «legge del miliardo», che istituisce un fondo di 1
miliardo di franchi della situazione. I capi dei congiurati, detti decabristi (da
dekabr, dicembre), con le cui rendite si vuole risarcire, almeno parzialmente,
i beni confiscati ai sono giustiziati, mentre un centinaio di insorti viene
condannato ai lavori nobili durante la rivoluzione; un altro provvedimento
vede il ristabilimento forzati in Siberia (1826).

delle congregazioni religiose soppresse e l’introduzione della pena di morte


per L’insurrezione «decabrista» segnala l’urgenza di porre mano in Russia a
gli atti sacrileghi. Nel 1826 viene inoltre ripristinato il maggiorascato. Tale
riforme sia politiche sia economiche. Oltre alla questione della costituzione,
vi politica finisce, però, per favorire nell’opinione pubblica la diffusione
delle idee è in gioco il problema della proprietà fondiaria, imprigionata da
un sistema liberali. Come risultato, le elezioni per la Camera del 1827
vedono feudale quanto mai retrivo, e l’esigenza di promuovere, tramite la
concessione un’affermazione dei liberali. Carlo X deve accettare la
formazione di un della terra alle comunità contadine, lo sviluppo di
un’economia profondamente governo liberale moderato, presieduto da Jean-
Baptiste de Gaye visconte di arretrata. Saranno questi i grandi temi dibattuti
negli anni a venire, anche se, Martignac (1778-1832), che ripristina la
libertà di stampa e cerca di attuare per il momento, l’unica risposta del
potere zarista è la più dura e spietata caute riforme. Tuttavia il re decide, nel
1829, il licenziamento di Martignac e repressione: Nicola I fa della polizia
politica un vero e proprio strumento del chiama a presiedere il governo il
principe Auguste-Jules-Armand Polignac proprio governo assolutistico.

(1780-1847), uno dei maggiori esponenti degli ultras. Alla netta opposizione
L’insurrezione decabrista è avvenuta con le modalità organizzative dei
liberali a tale atto, Carlo X risponde con lo scioglimento della Camera e
sotterranee e sulla base degli ideali liberali tipici dei moti dell’Europa con
una spedizione militare che porta alla rapida conquista di Algeri: tuttavia,
occidentale, ma la penetrazione in Russia del concetto di popolo-nazione e la
le elezioni del luglio 1830 confermano la maggioranza liberale. Il sovrano
più generale diffusione delle idee romantiche, specie di origine tedesca,
porterà decide allora di attuare, con l’appoggio di Polignac, un colpo di
Stato. Il 26

negli anni seguenti al sorgere di una nuova forma di opposizione allo


zarismo, luglio 1830 Carlo X promulga quattro ordinanze con cui viene
sciolta la in nome non dei principi costituzionali di Cadice, bensì delle
tradizioni slave Camera appena eletta, viene limitata la libertà di stampa,
modificata la legge del popolo russo. Si tratta del movimento slavofilo, un
movimento non solo elettorale, con un’ulteriore restrizione del già
limitatissimo diritto di voto (cfr.

politico, ma più in generale culturale (e quindi filosofico e letterario),


animato supra, cap. 29) in modo da assicurarne il controllo ai proprietari
fondiari dall’idea di restituire la Russia ai suoi valori tradizionali che la
politica filo-aristocratici, e vengono quindi indette nuove elezioni. Di fronte a
questo atto occidentale degli zar avrebbe trascurato. In polemica con le idee
illuministiche dispotico insorgono tutti i variegati gruppi di opposizione
(liberali, e individualistiche dei paesi dell’Europa occidentale, tanto care ai
decabristi, gli bonapartisti, repubblicani) che mobilitano il popolo di Parigi:
tra il 27 e il 29

slavofili esaltano i valori tradizionali comunitari (esemplificati dal mir, il

luglio la città affronta le truppe regie e dopo tre giorni di combattimenti A.


Galante Garrone, Filippo Buonarroti e i rivoluzionari dell’Ottocento (1828-
1837), Einaudi, (chiamate le Trois glorieuses, le tre gloriose giornate) il
sovrano è costretto alla Torino 1972.

fuga.

E.J. Hobsbawm, Nazioni e nazionalismo dal 1780. Programma, mito, realtà,


Einaudi, Torino Al fine di evitare una soluzione di tipo repubblicano-
democratico, i fautori 1991 (ed. or. 1990).

di una monarchia costituzionale a base socialmente moderata, fra cui


esponenti Id., L’età della rivoluzione 1789-1848, Rizzoli, Milano 19992 (ed.
or. 1962).

dei passati regimi, come il principe di Talleyrand e il marchese La Fayette –

L.B. Namier, La rivoluzione degli intellettuali. Saggi sull’Ottocento europeo,


Einaudi, Torino nominato a capo della guardia nazionale – e borghesi
liberali quali Adolphe 1957 (edd. or. 1952 e 1955).

F. Venturi, Il moto decabrista e i fratelli Poggio, Einaudi, Torino 1956.

Thiers (1797-1877), François Guizot (1787-1874) e il banchiere Jacques


Lafitte (1767-1844) offrono la corona al duca Luigi Filippo d’Orléans (1773-
1850), cugino del deposto sovrano e figlio di quel Philippe égalité che era
stato uno dei principali esponenti della prima fase della rivoluzione francese,
aveva votato la condanna a morte di Luigi XVI, per poi finire ghigliottinato
nel periodo del Terrore. Dal momento che la sua famiglia è strettamente
imparentata con i Borbone, l’ascesa al trono di Luigi Filippo consente alla
forma monarchica un’apparente continuità dinastica. In realtà si tratta di
una frattura profonda. Luigi Filippo, infatti, il 9 agosto 1830 viene
proclamato dal Parlamento «re dei francesi per volontà della nazione»
(quindi abolendo il tradizionale richiamo alla sola grazia divina) e
sostituisce la tradizionale bandiera bianca con il giglio, simbolo dei Borboni,
con il tricolore, emblema della rivoluzione del 1789. Chiamato a fare della
Francia una monarchia costituzionale e liberale, il nuovo sovrano è tale in
virtù di un patto con i cittadini francesi. Con la ratifica del Parlamento, Luigi
Filippo procede subito a modificare in senso liberale la costituzione del
1814: l’operato del re viene sottoposto al controllo parlamentare, viene
ridimensionata la Camera dei pari, viene sancito il principio della libertà di
stampa e il cattolicesimo è privato della qualifica di religione di Stato. I
limiti di censo per l’esercizio dei diritti politici subiscono un lievissimo
abbassamento, con un aumento a 166.000 degli aventi diritto al voto, pari
all’1 per cento della popolazione francese.

Con gli eventi parigini del 1830 il periodo detto della restaurazione può dirsi
ufficialmente concluso. La rivoluzione è tornata prepotentemente alla ribalta.

Bibliografia

G. Candeloro, Storia dell’Italia moderna, vol. II, Feltrinelli, Milano 1988.

F. Chabod, L’idea di nazione, Laterza, Roma-Bari 1979.

G. De Ruggero, Storia del liberalismo europeo, Feltrinelli, Milano 1962.

F. Furet (a cura di), L’eredità della rivoluzione francese, Laterza, Roma-


Bari 1989.

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