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Didone rispetta alla lettera tutti i valori della xenia e, dopo aver
permesso all’eroe troiano di lavarsi, indossare vesti pulite e cibarsi,
durante il banchetto gli chiede di raccontarle come fosse giunto sulle
sponde del suo regno. Enea dunque racconta l’inganno del cavallo durante
la Guerra di Troya, che in lui ancora provoca molto dolore, e come abbia
fatto a fuggire insieme al figlio Ascanio ed al padre Anchise.
Enea invece sarebbe potuto essere più caloroso, ma anche lui ha una valida
scusante: è il Fato ad aver deciso la sua missione e nessuno può sfuggire
al proprio destino.
Infatti gli dei non possono fare nulla per salvare il rapporto tra i due
come Venere non può cambiare ciò che è stato disposto per il figlio e
Giunone non può bloccare il troiano. I dei in questo caso possono solo
aiutare o rallentare la missione del semidio. Effettivamente nell’Odissea
Polifemo prega il padre Poseidone di non far compiere il ritorno di Ulisse,
o se fosse stato destino, di far durare il suo viaggio il più possibile.
Questo richiamo all’Odissea ci dà un importante testimonianza sulle
credenze dei greci e, allo stesso tempo, marca la ricerca di Virglio di
seguire i Poemi Omerici e, in generale, la condivisione di idee tra le civiltà
ellenistiche e Roma.