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Lo sviluppo della
tecnologia HVDC
Introduzione

La trasmissione dell'energia elettrica fu originariamente sviluppata utilizzando la corrente


continua. La disponibilità di trasformatori, lo sviluppo dei motori ad induzione e il
cambiamento del tipo di rete di distribuzione all'inizio del XX° secolo, hanno portato
all'affermarsi della tecnologia in alternata. Tuttavia lo studio della trasmissione in DC non si è
mai fermata, anzi. Frutto delle ricerche effettuate presso l’istituto Allmana Svenska Electriska
Aktiebolaget, in Svezia, dal 1929 fu sviluppata una rete DC multiconduttore ad alta tensione,
controllata da valvole ai vapori di mercurio per la trasmissione di elevate potenze.
Alcune prime reti di tipo sperimentale furono inoltre installate negli anni ‘30 in Svezia e negli
Stati Uniti per verificare l'effettiva efficacia dell'uso delle valvole al mercurio nei processi di
conversione.

Ulteriore impulso alla ricerca relativa ai sistemi di trasmissione in DC si ebbe nel periodo della
seconda guerra mondiale. In quegli anni infatti, in un’ottica di sviluppo e pianificazione della
politica energetica, particolare attenzione era rivolta ai nuovi sistemi di generazione e
distribuzione dell’energia elettrica.
Il primo contratto commerciale per un sistema di trasmissione in HVDC fu siglato nel 1941 in
Germania. L’impianto progettato, completato nel 1945 ma mai reso operativo a causa della
guerra, aveva una potenza nominale di 60 MW e doveva fornire energia alla capitale tedesca
tramite un cavo interrato della lunghezza di 115 km; successivamente nel 1950, una linea
sperimentale da 200 kV, lunga 116 km fu installata per collegare Mosca a Kašira.
Per arrivare al primo sistema HVDC operativo bisogna aspettare il 1954. Realizzato tra l’isola
di Gotland nel mar Baltico e la terraferma svedese, aveva una potenza di di 20 MW.
Seguirono poi altri impianti, tutti utilizzanti valvole a vapori di mercurio, tra cui :
il collegamento della Sardegna con la terraferma (1965)
la Pacific DC Intertie (1970), collegamento tra la regione del Nord-Ovest Pacifico e
Los Angeles, negli Stati Uniti
il Nelson River Bipole (1973) in Canada.

Negli anni ‘70, grazie allo sviluppo dell’elettronica di potenza, in particolare nel settore dei
semiconduttori, si cominciarono ad impiegare, per applicazioni commerciali, ponti di
conversione costruiti con valvole a tiristori. Questi hanno reso il sistema di trasmissione in
HVDC una tecnologia competitiva sia per la trasmissione di potenza a lunga distanza sia per
l’interconnessione di diversi sistemi elettrici.
Il primo impianto ad utilizzare i ponti a tiristori in sostituzione alla valvole al mercurio è del
1972, realizzato in Canada tra lo stato del Quebec e quello di New Brunswick con una potenza
di 3100 MW.
Successivamente sono sorti numerosi impianti che utilizzano la tecnologia HVDC e sotto ne è
riportata un elenco, stilato dalla IEEE Transmission and Distribuition Commitee.
Oggi, l'impianto con la tensione di esercizio maggiore è il TAIPU II: situato in Brasile è lungo
785 km e la sua tensione nominale al lato DC è pari a ± 600 kV.
Capitolo 1

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Lo sviluppo della tecnologia HVDC

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Capitolo 1

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Lo sviluppo della tecnologia HVDC

Tabella 1.1 – Impianti HVDC nel mondo

dove relativamente alle sigle dei costruttori abbiamo

A – ASEA; H – CGEE Alsthom;


B – Brown Boveri; I – GEC (English Electric)
C – General Electric; J – HVDC W. G. (AEG, BBC, Siemens)
D – Toshiba; K – Indipendente
E – Hitachi; AB – ABB Brown Boveri
F – Russian; JV – Joint Venture (GE and ASEA)
G – Siemens;

Perché scegliere la DC?


Una risposta spesso viene fornita è che il collegamento in DC ha perdite minori rispetto ad una
linea di uguale potenza AC. In realtà, l'ammontare totale delle perdite è determinato da diversi
fattori, in primis la sezione dei conduttori. Allargandola infatti, si diminuiscono le perdite in
linea aumentando però i costi totali dell'impianto.
Quando si sceglie di utilizzare una linea di trasmissione HVDC, le ragioni sono principalmente
economiche e sono legate a più fattori :
per trasmettere una stessa potenza, la linea in DC può essere progettata con costi per
unità di lunghezza minori rispetto ad una linea in alternata. Attenzione però che le
stazioni di conversione poste ad ogni fine linea hanno costi decisamente più alti
rispetto alle terminazioni di linee AC e dunque ci sarà una distanza oltre la quale una
linea di trasmissione in continua sarà più conveniente rispetto ad una in alternata;
se la trasmissione avviene tramite cavi o cavi sottomarini, la distanza oltre la quale la
linea in continua risulta essere più vantaggiosa rispetto l'alternata, si abbassa
notevolmente. Per fornire un ordine di grandezza, linee in cavo in alternata più lunghe
di 50 km sono difficilmente realizzabili mentre per linee in DC si raggiungono
lunghezza anche di 600 km;
la connessione di sistemi AC operanti con differenti valori di frequenza è semplificata
se si utilizza un sistema di connessione in HVDC.

La trasmissione di energia in corrente continua è dunque diventata parte integrale della


distribuzione dell'energia elettrica in molti paesi del mondo ed è una tecnologia di riferimento
quando devono essere coperte lunghe distanze, quando si richiede l'utilizzazione di cavi o per
l’interconnessione di diversi sistemi.

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Capitolo 1

1.1 Vantaggi ed applicazioni del sistema HVDC

Un collegamento in HVDC permette di superare alcuni svantaggi insiti nella trasmissione in


corrente alternata e presenta diversi vantaggi tra i quali [14]:
• non c’è un limite tecnico alla lunghezza della linea;
• i sistemi che vengono interconnessi non hanno la necessità di operare in sincronismo.
• immunità dalle fluttuazioni di impedenza, angolo di fase, frequenza e tensione;
• non viene incrementato il rapporto di corto-circuito (Short Circuit Ratio);
• il terminale ricevente può essere assimilato ad un generatore e può fornire potenza
secondo procedure pre-impostate relative ad esempio al controllo di frequenza, alla
regolazione di tensione etc.
• la connessione può essere utilizzata come fosse un gruppo di generazione di riserva in
quanto è in grado di fornire l’entità di potenza richiesta in tempi rapidi;
• mediante la regolazione di potenza della linea di collegamento in DC si può
migliorare la stabilità di uno o di entrambi i sistemi AC limitandone le
oscillazioni di potenza.

L’impiego classico dei sistemi HVDC è nella trasmissione di grandi potenze su lunghe distanze
dato che i costi complessivi del sistema di trasmissione e le relative perdite in linea sono minori
rispetto ad un sistema in AC.
Il principale vantaggio della connessione in HVDC è rappresentato dal fatto che non c’è nessun
limite di stabilità legato alla quantità di potenza trasmessa ed alla lunghezza della linea di
trasmissione. Di seguito le principali applicazioni di linee HVDC.

1.1.1 Trasmissione di grossa potenza su lunga distanza.


Quando grandi potenze devono essere trasferite su lunghe distanze, l’opzione offerta dalla DC
può essere vantaggiosa.

Il sistema di trasmissione in corrente alternata risulta limitato dai seguenti fattori:


1 ĺ necessita il mantenimento della stabilità (rappresentata dal mantenimento del sincronismo
lungo la linea) dopo un disturbo
2 ĺ le variazioni di tensione lungo la linea devono essere contenute entro certi range richiesti
dai carichi

La linea in corrente continua necessita solamente di due conduttori (uno nel caso di trasmissione
sottomarina) e non tre come solitamente richiesto dalle linee in alternata. Questo si traduce con
un minor ingombro e un minor costo delle linee. Le figure 1.1 e 1.2 illustrano schematicamente
le configurazioni possibili in AC e in DC per una linea da 1200 MW e per una linea da 1500-
2000 MW

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Lo sviluppo della tecnologia HVDC

Figura 1.1 – Configurazioni tralicci per linea AC (lato sinistro) e DC (lato destro) – 1200 MW

Figura 1.2 - Configurazioni tralicci per linea AC e DC da 1500/2000 MW

1.1.2 Interconnessione con linee AC o HVDC.


Se due o più sistemi indipendenti devono essere interconnessi da un collegamento in alternata,
bisogna preservare il sincronismo tramite le comuni regole relative a sicurezza, affidabilità,
controllo di tensione/frequenza, regolazione primaria e secondaria, etc. Dunque, il sincronismo
dipende dalla struttura e dalla potenza del sistema, dal numero delle linee di interconnessione, e
dal tipo di problema che può o meno verificarsi in qualche nodo del sistema. Nella maggior
parte dei casi,per assicurare l’affidabilità, è necessario più di un collegamento.

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Capitolo 1

Considerando invece le interconnessioni fra sistemi indipendenti mediante linee in continua, si


rimuovono i vincoli relativi ai problemi di stabilità e di controllo. I problemi di stabilità dei
singoli sistemi AC interconnessi infatti, non vanno ad influenzare il link in continua.

Se poi consideriamo le interconnessioni in cavo, con le linee in AC si presenta il problema della


capacità che limita la potenza trasmissibile con linee molto lunghe, se non si prevedono
reattanze compensatrici, si può arrivare alla situazione limite dove la corrente circolante è tutta
di componente reattiva. Indicativamente,dal punto di vista pratico, se non si possono installare
le reattanze intermedie, una linea con cavo XLPE non può superare i 100 km.[1]Per superare
questa distanza l’unica possibilità è quella di adottare una linea in continua. Una connessione in
HVDC richiede solamente un conduttore positivo ed un conduttore negativo e in alcuni casi
solamente il conduttore di andata (linee sottomarine con ritorno in mare). Il solo limite alla
distanza per linea HVDC è dato non tanto da problemi di tipo tecnico bensì di tipo economico.

1.1.3 Sistemi HVDC Multiterminale


Quando la potenza si deve traferire da una una zona di generazione remota e deve essere
trasportata lungo diversi stati o lungo diverse aree geografiche, può essere conveniente dal
punto di vista politico/economico offrire la connessione ai diversi potenziali partner delle aree
attraversate. L'HVDC permette di avere diversi soggetti collegati ad un unico link.
Questo è stato dimostrato da diversi tipi di impianti quali il SACOI – un sistema in cavo a 3
terminali che interconnette Italia, Corsica e Sardegna oppure la linea che permette
l'interconnessione tra il Quebec (Canada) e il New England (USA).
Un sistema di interconnessione multipla tramite linea HVDC di lunga distanza, è oggi allo
studio in Europa e permetterebbe di collegare Russia, Estonia, Lettonia, Lituania, Bielorussia,
Polonia e Germania [2]. I vantaggi apportati dal collegamento possono essere presenti anche
senza stabilire delle regole comuni per quanto riguarda, ad esempio il controllo di frequenza, e i
vari sistemi AC possono continuare ad essere gestiti ed ad esercire in modo indipendente.

1.1.4 Benefici di tipo ambientale.


Come per i costi del “life cycle”, l'analisi dell'impatto ambientale di progetti diversi necessità di
alcune precisazioni.
Un sistema in AC è costituito da linee e sottostazioni. Un sistema DC, oltre alle linee è
composto dalle stazioni di conversione. Una valutazione di tipo qualitativo per i due tipi di
configurazioni dei sistemi può tener conto dei seguenti fattori:
- Impatto visivo. Il migliore impatto appartiene sicuramente alla linea in DC, dato che per
una stessa potenza, le strutture su cui montare le linee hanno una dimensione minore.
- L'ampiezza che una linea DC occupa è nettamente inferiore rispetto ad una linea AC.
Questo rende le linee in DC un'ottima alternativa per ampliare linee in zone densamente
popolose o con poco spazio a disposizione.
- Effetto Corona. Considerando una linea di trasmissione bipolare in DC e una linea di
trasmissione in AC con la stessa tensione efficace tra conduttore e terra e con la stessa
capacità d trasmissione, le perdite Corona per la linea DC generalmente sono inferiori,
specialmente in condizioni climatiche avverse.
- Interferenze radio. L'effetto Corona, causa delle correnti ad alta frequenza che emettono
delle interferenze elettromagnetiche. Da misure effettuate, si vede che le interferenze radio
in prossimità di linee in DC, sono molto minori rispetto a quelle rilevate nelle vicinanze di
linee AC con capacità comparabile.
- Rumore di fondo. In condizioni climatiche normali, il rumore rilevato vicino a linee DC
e AC risulta della stessa intensità. Se però le rilevazioni vengono effettuate in condizioni di
pioggia, le performance migliori sono fornite dalla linea DC.
- In linea teorica, una linea DC, non avendo un campo magnetico variabile, non presenta
un campo magnetico nel suo intorno. Da misurazioni comunque si è visto che il campo di
una linea DC monopolare risulta comparabile con quello naturale della terra.

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Lo sviluppo della tecnologia HVDC

1.2 Costi del sistema HVDC

La trasmissione di potenza tramite linee in corrente continua è interessante dal punto di vista
economico quando una quantità di potenza elevata deve essere trasportata su lunghe distanze, da
un impianto di produzione remoto al centro di utilizzazione.
Indicativamente, la trasmissione tramite linee in HVDC diventa conveniente rispetto alla linea
tradizionale per distanze di oltre 500 ÷ 600 km ed è molto più breve per i cavi posati sotto
l’acqua [6].
La figura 1.3 sotto riportata, tratta da [7], (1) illustra i costi iniziali per una linea in HVAC e (2)
invece sono i costi iniziali per una linea HVDC. Si vede che l’HVDC necessita degli
investimenti più sostanziosi che sono imputabili all’elevato costo delle valvole che compongono
i ponti raddrizzatori. In aggiunta (3) e (5) rappresentano i costi relativi alle linee di trasmissione
costruite per i sistemi HVAC e HVDC rispettivamente e da qui si vede che, come detto
precedentemente, le linee in continua sono più economiche. In caso di trasmissione in alternata
devono essere previsti anche dei condensatori di shunt (4), solitamente ogni 100 ÷ 200 km a
seconda del tipo di condensatore scelto.
Nella stessa figura sono inoltre presentate le perdite durante il normale esercizio del sistema che
possono essere assimilati ai costi di esercizio; il tratto (6) è relativo alla linea in alternata, il (7)
alla continua. Si vede che, a parità di potenza trasmessa, la potenza persa nella linea in DC è
inferiore alla potenza persa nella linea AC.
Pertanto, la trasmissione in HVAC è economicamente conveniente rispetto HVDC per distanze
inferiori ai 500 km circa come evidenziato in Figura 1.4.

Figura 1.3 – Confronto costi/distanza di trasmissione tra linea AC e DC

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Capitolo 1

Figura 1.4 – Confronto costi/distanza di trasmissione tra linea AC e DC

La tabella sottostante rappresenta la relazione tra la potenza trasmessa e la tensione di esercizio


dei sistemi in HVAC e HVDC comunemente usati. Bisogna inoltre sottolineare come sotto i 400
MW di potenza trasmessa la tensione da impiegare nel sistema HVDC, è il risultato del
compromesso economico tra livelli di isolamento e perdite in linea.

Capacità (MW) Tensione AC (kV) Tensione DC (kV) Tensione DC (kV)


PTP – point to point BTP – back to back
200 115 - 2 x 60
400 115 – 230 - 2 x 80
500 230 – 345 ± 250 2 x 1000
1000 345 – 500 ± 400 – 500 2 x 150
1500 345 – 500 ± 500 -
2000 500 ± 500 – 600 -
2500 500 ± 500 – 600 -
3000 500 ± 600 -

Tabella 1.2 – Confronto diversi sistemi di trasmissione

In una configurazione back – to – back dove il ritorno marino non può essere effettuato, i livelli
di tensione sono minori rispetto ad una configurazione point – to – point. Questo implica che il
numero di tiristori connessi in serie nelle valvole e il livello di isolamento viene ridotto con
conseguente diminuzione dei costi rispetto ad una configurazione PTP. (Considerando la stessa
potenza trasmessa e non considerando la linea di trasmissione, i costi vengono ridotti di un
20%) [8].

1.2.1 Costo delle stazioni di conversione.


In ogni valutazione, sia di fattibilità di un intero progetto sia del confronto di diverse opzioni, i
costi di avviamento sono inevitabilmente i punti più significativi e quindi più importanti in
termini di accuratezza. Durante l’esecuzione del progetto ovviamente, quando le specifiche
tecniche diventano più ristrette e viene ristretto il range dei materiali e delle apparecchiature che
si dovranno utilizzare, le stime dei costi diventano sempre più precise. Negli ultimi anni sono
state effettuate diverse analisi relative ai costi relativi agli investimenti iniziali per la costruzione
di linea di trasmissione in HVDC per poterne ricavarne delle stime. La tabella sotto, tratta da
[9] fornisce delle stime per diverse configurazioni di linea HVDC con in percentuale l’incidenza
delle varie parti sul costo totale. I costi sono riferiti per l’impianto completo e sono relativi a
quelli sostenuti dal fornitore dell’impianto. Inoltre, sono riferiti ad entrambi i terminali (per
linee con due terminali) e per la loro stima si sono assunte delle semplificazioni ovvero:

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Lo sviluppo della tecnologia HVDC

la linea bipolare è formata da un unico gruppo valvole per polo;


non sono previste misurazioni relative alla compensazione della potenza reattiva;
non è previsto il controllo della tensione (non si include la possibilità di operare con
sistema AC “debole”);
non sono previsti alcuni costi che devono essere sostenuti dall’acquirente e che spesso
possono essere di una certa rilevanza (es. tasse, interessi chiesti dalle banche per
prestito di denaro, etc.)

Back to Back Monopolare Bipolare Bipolare Bipolare


200 MW 500 MW 500 kV, ± 500 kV, ± 500 kV, ± 600 kV,
(%) (%) 500 MW 1000 MW 2000 MW 3000 MW
(%) (%) (%) (%)
Gruppo 19 19 21 21 22 22
valvole
Trasformatori 22,5 22,5 21 22 22 22
di
conversione
Sottostazione 3 3 6 6 6 6
e filtri DC
Sottostazione 11 11 10 9,5 9 9
e filtri AC
Controllo, 8,5 8,5 8 8 8 8
protezione e
commutazion
e
Lavori di 13 13 14 14 13,5 13,5
installazione
Potenza 2 2 2,5 2,5 2,5 2,5
ausiliaria
Progetto e 21 21 17,5 17,5 17 17
amministrazi
one
Totale 100 100 100 100 100 100
Totale per 130 $ 90 $ 180 $ 170 $ 145 $ 150 $
kW

Tabella 1.3 – Stime costi “chiavi in mano” impianti HVDC divisi per categoria (anno 2000).
Costi espressi in US $/kW

I costi addizionali relativi a condensatori di rifasamento si possono stimare in 10 US$/kVAR. Se


invece viene scelta una strumentazione di controllo della potenza reattiva più sofisticata, come
gli SVC o gli STATCOM, i costi si possono quantificare in un range di 30 – 50 US$/kVAR
(costi di installazione totali). Nel caso di debba operare con reti AC particolarmente deboli, i
costi possono salire fino a 70 – 90 US$/kVAR in quanto si rende necessario l’utilizzo di sistemi
più sofisticati per l’inserzione sincrona dei banchi di condensatori.
Relativamente all’ultima colonna della tabella 1.3, se per una stazione bipolare da 3000 MW e
±600 kV, viene scelta una tensione di ±500 kV, i costi della stazione di conversione scendono di
circa un 5 – 10 %. Data la volatilità del mercato, si deve tenere conto che i valori indicati sopra
possono scostarsi dai valori reali di un ± 20%. Possono essere usati dunque come primo

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Capitolo 1

orientamento dei costi che si dovranno sostenere che dovrà ottenere conferma dai preventivi dei
vari produttori.
Ogni sistema di trasmissione HVDC si differenzia rispetto agli altri per via della tensione di
linea, alla potenza inviata, alle armoniche che lo interessano e alla potenza reattiva limite.
Dunque ogni schema HVDC è unico e particolare attenzione deve essere posta al confronto dei
costi “chiavi in mano” di diversi impianti.

1.2.2 Costi linee aeree


In base al livello di affidabilità del sistema richiesto e al grado di sensibilità relativo a guasti
transitori o permanenti, diverse configurazioni di linea aerea HVDC possono essere progettate
con differenti capacità di trasmissione residue dopo eventuali guasti in linea.
Si fa notare che un aumento di affidabilità equivale un aumento del costo della linea.
La tabella 1.4 presenta diverse configurazioni per linee aeree HVDC [10]. Si è assunta la
capacità termica dei conduttori di linea, relativa al doppio della corrente nominale. Questa
ultima assunzione è stata fatta in modo tale che le sezione dei conduttori siano tali contenere
entro una data percentuale le perdite dovute all’Effetto Corona.

Variante Configurazione traliccio Costi relativi


Linea monopolare, 85%
singola

Linea bipolare, 100%


singola

Linea bipolare, 114%


doppia

Due linee monopolari 126%

Due linee 136%


(monopolari o bipolari)

Tabella 1.4 - Configurazioni linee aeree HVDC

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Lo sviluppo della tecnologia HVDC

Nella tabella 1.5 vengono confrontate diverse configurazioni sia DC sia AC di linea aerea per la
trasmissione di 3000 MW [11].

Tabella 1.5 – Costi diverse configurazioni linea aerea

Con i dati sopra riportati si possono andare a confrontare i costi di diversi tipi di configurazioni
da cui si ricava la seguente tabella.

Caso Linea AC Costo in p.u. Linea DC Rapporto costi


equivalente

1. 500 kV, due 1.00 ±500kV, 0.457


singole terne bipolare
2. 500 kV, doppia 1.00 ±500kV, 0.551
terna bipolare
3. 500 kV, due 1.00 ±600kV, 0.512
singole terne bipolare
4. 500 kV, doppia 1.00 ±600kV, 0.617
terna bipolare
5. 765 kV, due 1.00 ±800kV, 0.408
singole terne bipolare
Tabella 1.6 – Confronto costi

1.2.3 Espansione linee HVDC


Nell’ottica di eventuali piani di espansione e di incremento della potenza da trasmettere, le linee
di trasmissione in HVDC sono più facilmente adattabili rispetto alle linee in AC. Questo anche
perché le linee di trasmissione in alternata, per un funzionamento stabile devono essere
progettate con un’elevata capacità di trasmissione sin dall’inizio mentre linee DC possono

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Capitolo 1

essere costruite in più stadi separati. Lo sviluppo più comune di linee HVDC è quello di
costruire dapprima una linea di trasmissione di tipo monopolare e successivamente, se la
richiesta di potenza aumenta, trasformarla in bipolare. Se la linea da ampliare è di tipo bipolare,
si può collegare un nuovo bipolo oppure andare a potenziare le stazioni di conversione
collegando, in serie o in parallelo, altri convertitori.
In numerose applicazioni l'HVDC è scelta quando occorre trasferire su lunga distanza, potenze
molto elevate. In molti casi inoltre è noto a priori che tale potenza da trasferire sarà di moderata
entità durante il primo periodo di utilizzazione della linea ma con tendenza a crescere.
Basandosi sui tempi di costruzione e tenendo conto dei costi per le stazioni di conversione, è
quindi possibile valutare approcci diversi rispetto a linee AC per la costruzione della linea. È
infatti possibile valutare una implementazione di tipo graduale della linea di trasmissione
HVDC.
Alcune delle più diffuse alternative utilizzate sono le seguenti:

Stage 1 – Costruzione del primo polo


Stage 2 – Estensione al secondo polo

Solitamente i due poli hanno gli stessi livelli di potenza e tensione. La linea di
trasmissione potrebbe essere progettata fin dal principio come una linea di tipo bipolare e
nelle stazioni di conversione previsti gli spazi per i convertitori necessari
all'implementazione del secondo polo.

Stage 1 – Costruzione bipolo 1, voltaggio ridotto


Stage 2 – Potenziamento tramite aumento tensione lato DC (sono richiesti convertitori
addizionali in serie)

Stage 1 - Costruzione bipolo 1, voltaggio ridotto


Stage 2 - Potenziamento tramite aumento corrente lato DC (sono richiesti convertitori
addizionali in parallelo)

Entrambe le opzioni 3 e 4 necessitano che la linea di trasmissione sia dimensionata per


tensioni e correnti che non siano quelle iniziali, più basse, ma in base ai parametri finali.

Stage 1 – Costruzione bipolo 1


Stage 2 – Costruzione bipolo 2

I due bipoli non hanno bisogno di essere dimensionati in modo uguale ma c'è una
maggior sicurezza in caso di condizioni di guasto. Se la trasmissione include cavi
di tipo sottomarino,ad ogni step della costruzione della linea, è solitamente conveniente
dal punto di vista economico non sovradimensionare i componenti.

1.2.4 Aspetti ambientali


La sempre maggior attenzione rispetto le questioni ambientali influenza anche i tipi di progetto
delle linee di trasmissione e la loro realizzazione. Progetti di interconnessione si possono
estendere in diversi stati e dunque essere sottoposti a diverse giurisdizioni, ognuna delle quali
con i propri controlli e procedure di applicazione. Inoltre eventuali opposizioni all'esecuzione di
un progetto possono portare a dilazioni nei tempi di realizzazione e ad un aumento
considerevole dei costi. Più direttamente si può affermare che le misure atte a mitigare l'impatto
ambientale hanno come conseguenza diretta un aumento dei costi.
D'altra parte, questo aumento di costo deve essere paragonato al costo di ritorno e agli introiti
non ottenuti con una configurazione economicamente più vantaggiosa. Infatti problematiche
relative all'ambiente possono portare degli aumenti dei costi legati ai seguenti fattori:

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Lo sviluppo della tecnologia HVDC

come per le linee di superficie in alternata, c'è sempre una maggior difficoltà nel
costruire nuove linee di trasmissione in DC. Le obiezioni sono solitamente dovute
all'impatto visivo ed ai problemi legati ai campi magnetici generati dalle linee. Tali
motivazioni hanno ad esempio portato alla decisione di interrare la parte di terra della
linea KONTEK (che collega Danimarca e Germania) e provocato numerosi ritardi alla
connessione tra Italia e Grecia [12].
Molte connessioni HVDC sottomarine, sono state inizialmente concepite con schemi di
tipo monopolare con ritorno marino per minimizzare i costi dei cavi. Tuttavia, l'uso del
ritorno via mare porta a problemi di corrosione di altri oggetti metallici (come
tubazioni, guiane di altri cavi,etc.), produzione di cloro che può intaccare la fauna ittica
presente.
Cavi sottomarini per linee HVDC interferiscono magneticamente con l'orientamento
delle bussole ad ago con una intensità che dipende dalla profondità di posa del cavo,
dalla corrente che lo attraversa e dal suo orientamento. In alcune giurisdizioni ci sono
dei limiti alle deviazioni magnetiche causate alla bussola che possono richiedere l'uso
un cavo di ritorno accanto a quello di polo oppure l'uso di un cavo coassiale.
Il sotterramento dei cavi sottomarini può essere necessario per minimizzare il rischio di
danno meccanico ai cavi causato dalla pesca a strascico e dalle imbarcazioni.
Ai fini di limitare l'inquinamento acustico, nelle stazioni di conversione possono essere
installati degli strumenti appositi che ovviamente vanno ad incidere sul costo globale
dell'impianto.
La tensione di tipo continuo (non negativo) a cui gli isolatori sono sottoposti, tende ad
attirare e polarizzare le particelle di polvere portare dall'aria. Solitamente quindi è
necessaria l'installazione di speciali isolatori e la distanza minima da mantenere tra un
isolatore e l'altro risulta maggiore rispetto a isolatori utilizzati con tensioni di tipo
alternato.

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Capitolo 1

1.3 Configurazioni

Nella Figura 1.6, è riportato in linea di principio uno schema di impianto HVDC di tipo
monopolare, in cui è presente un solo polo, in questo caso in parte in linea aerea ed in parte in
cavo sottomarino, ed un ritorno composto da una linea di elettrodo (aerea o in cavo) e dal mare.
La corrente continua percorre il collegamento sempre in una direzione; ne consegue che uno
degli elettrodi marini si comporta da anodo e l’altro da catodo. Il rovesciamento del flusso di
potenza è ottenuto invertendo la tensione DC mediante il controllo degli angoli di accensione
delle valvole dei ponti di conversione.

Figura 1.6 – Schema semplificato di un impianto HVDC monopolare con collegamento in cavo
sottomarino

Dalla figura sopra si possono riconoscere i principali elementi costituenti un impianto HVDC di
tipo monopolare, in particolare:
• sezione AC tradizionale della stazione AAT in cui il terminale di conversione è attestato,
con l’arrivo delle linee AT che connettono il terminale al sistema;
• stazione di conversione HVDC, composta da:
banchi di filtri AC 1 , collegati tra le fasi e la terra, per filtrare le armoniche di corrente
generate dal ponte di conversione (sia quelle caratteristiche di ordine 12 • n ± 1, con n
numero intero, che quelle non caratteristiche causate da squilibri costruttivi nella
stazione o da “dissimmetrie” nella tensione di rete). Alla frequenza fondamentale i filtri
AC si comportano come un condensatore che fornisce parte della potenza reattiva messa
in gioco dal sistema di conversione;
trasformatori di conversione 2 che collegano la rete AC al ponte dodecafase di
conversione AC/DC. Comunemente si tratta di tre unità monofasi a tre avvolgimenti o
di sei unità, sempre monofasi, a due avvolgimenti nel caso in cui la potenza del
collegamento sia elevata. Degli avvolgimenti secondari tre vengono collegati a stella
(alimentando uno dei due ponti a sei impulsi) e tre a triangolo (alimentando l’altro
ponte di conversione a sei impulsi); lo sfasamento di 30 gradi elettrici dei secondari
permette, lato primario (ovvero lato rete AC) l’eliminazione delle armoniche di corrente
di ordine 6 • n ± 1 (con n numero intero), tipiche dei ponti di conversione a sei
impulsi[13];
ponte di conversione dodecafase a “commutazione naturale1” 3 , composto dalla serie di
due ponti esafase. Ogni valvola è composta dalla serie di più tiristori2,
conseguentemente il convertitore necessita per il suo funzionamento della presenza

1
La commutazione tra due valvole di rami diversi avviene ogni 60 gradi elettrici per ogni singolo
ponte ed è sincronizzata con le tensioni della rete AC.
2
I tiristori sono controllabili solo in fase di accensione (mediante segnale di pilotaggio), mentre il
loro spegnimento è legato al passaggio naturale per lo zero della corrente che in essi circola.
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Lo sviluppo della tecnologia HVDC

della rete AC, la quale impone la sequenza di accensione delle valvole e fornisce al
contempo la potenza reattiva richiesta;
reattore di spianamento lato DC 4 , che ha il compito di impedire il funzionamento a
corrente discontinua con bassa potenza transitante, limitare le correnti nel ponte in caso
di corto circuiti lato DC, ridurre (insieme ai filtri DC) il contenuto armonico nella
corrente del collegamento[14];
filtri DC 5 che eliminano le armoniche di tensione presenti lato DC caratteristiche
della conversione AC/DC.
Collegamento DC che può essere in linea o in cavo 6 , oppure di tipo misto. Nel caso di
impiego del mare come circuito di ritorno della corrente sono presenti due elettrodi
marini, specializzati rispettivamente come anodo (corrente uscente) e come catodo
(corrente entrante), o di tipo reversibile.

Nella Figura 1.7 invece è riportato lo schema di principio di un collegamento monopolare con
ritorno metallico, in questo caso in linea aerea.

Figura 1.7 – Schema semplificato di un impianto HVDC monopolare con collegamento in linea
aerea

I conduttori di polo (in alta tensione) e di elettrodo (in media tensione) possono essere
predisposti sulla stessa palificazione, come mostrato in Figura 1.8 dove i/il conduttore/i di
elettrodo hanno anche funzione di fune di guardia per quanto riguarda i conduttori di polo.

17
Capitolo 1

Figura 1.8 – Possibile struttura della linea aerea del collegamento HVDC

A partire dallo schema monopolare della figura 1.6, mediante “duplicazione” delle stazioni di
conversione e del collegamento DC si ottiene uno schema di tipo bipolare di Figura 1.9, in cui la
linea di elettrodo, in condizioni normali di funzionamento dell’intero collegamento, non è
percorsa da corrente. Nel caso di fuori servizio di uno dei due poli, il collegamento può
rimanere in servizio a metà della potenza nominale utilizzando, come via di richiusura della
corrente, la linea di elettrodo[8]. I/il conduttore/i di elettrodo hanno una portata equivalente a
quella di un solo polo.

18
Lo sviluppo della tecnologia HVDC

Figura 1.9 – Schema semplificato di un impianto HVDC bipolare con collegamento in cavo
sottomarino

Per quanto riguarda i tipi di configurazione delle linee HVDC si possono adottare diverse
soluzioni, alcune delle quali già sopra esposte:

- Point to Point System. (Fig. 1.10) La maggior parte dei sistemi ricade sotto questa
categoria. Questa è formata da cavi o linee aeree o una combinazione di questi. Questo
tipo di sistema ha una delle forme mostrate in Figura 1.10 a seconda del numero di linee
e dalla polarità.

Figura 1.10 – Sistema “Point to Point”

- Monopolare. (Fig 1.11) Questo tipo di configurazione consiste in un singolo conduttore


e un ritorno via mare o via terra. Questo metodo è maggiormente usato per la
trasmissione di potenza tramite l’utilizzo di cavo ed il vantaggio è derivato dai costi di
installazione della linea. Un ritorno di tipo metallico è preferibile rispetto ad un ritorno

19
Capitolo 1

attraverso il terreno o il mare, quando la resistenza di terra/mare è troppo alta o quando


componenti metallici sotterranei possono causare interferenze dannose.

Figura 1.11 – Configurazione HVDC monopolare

- Bipolare. (Fig. 1.12) Consiste in due poli, uno di polarità positiva e l’altro negativa con
il punto intermedio messo a terra. Nel funzionamento a regime la corrente che attraversa
i poli è la stessa mentre non c’è passaggio di corrente nel ritorno messo a terra. I due
poli possono anche lavorare separatamente. Se uno dei due poli ha dei
malfunzionamenti, il polo rimanente può comunque trasmettere potenza come fosse
nella configurazione monopolare (nel ritorno dunque ci sarà passaggio di corrente).
Confrontata con la configurazione monopolare la potenza che si riesce a trasmettere è
esattamente doppia ed inoltre le componenti armoniche sono minori.
L’inversione dei flussi di potenza può essere controllata invertendo le polarità dei due
poli.

(a)

20
Lo sviluppo della tecnologia HVDC

Figura 1.12 – Sistema HVDC bipolare (a) configurazione base (b) con switch di bypass

- Back – to – back. (Fig. 1.13) In questa configurazione il raddrizzatore e l’inverter sono


posizionati nella stessa stazione di conversione. In generale questo sistema, è usato per
l’interconnessione di due sistemi AC asincroni. La tensione DC è più bassa rispetto alle
linee di trasmissione, solitamente intorno i 150 kV, per ottimizzare i costi delle valvole.

21
Capitolo 1

Figura 1.13 – Sistema HVDC configurazione “Back to Back”

- Multi-Terminal. (Fig. 1.14) Questa configurazione si riferisce ad un sistema che


comprende tre o più stazioni di trasformazione. La sua architettura è più complessa se
confrontata con le precedenti soprattutto per quanto riguarda i sistemi di controllo e
comunicazione tra le varie stazioni di trasformazione. Esistono due tipi di collegamenti
multi-terminali, in serie e in parallelo.

22
Lo sviluppo della tecnologia HVDC

Figura 1.14 – Sistema HVDC Multi-terminal (a) schema a blocchi (b)collegamento serie
(c)collegamento parallelo

Relativamente alla modalità di controllo di un impianto HVDC, in Figura 1.15 è riportato


schematicamente l’approccio comunemente usato.:
- il raddrizzatore, ovvero il terminale di assorbimento di potenza attiva dalla rete AC,
effettua il controllo della corrente DC;
- l’inverter regola la tensione DC.

Nella figura è inoltre riportata la relazione che lega la tensione DC Ud , alla tensione
concatenata AC En, in funzione dell’angolo di accensione Į delle valvole, della corrente
continua Id e della reattanza di commutazione Xc (ovvero la reattanza di corto circuito dei
trasformatori di conversione). Con R è indicata la resistenza del collegamento DC (circuito di
polo e di elettrodo).

23
Capitolo 1

Figura 1.15 – Schema di controllo di un sistema HVDC

In un collegamento HVDC le stazioni di conversione prevedono logiche di coordinamento tra le


stesse sia in condizioni di regime che transitorie; per tale scopo è presente un sistema di
trasmissione dati ridondante (per maggiore affidabilità). Un collegamento HVDC può
comunque essere esercito, pur se con alcune limitazioni, anche in assenza di telecomunicazioni
tra i terminali[8].

La trasmissione dell’energia elettrica mediante impianti HVDC è impiegata principalmente per


le seguenti ragioni:
- lunghe distanze di trasmissione: il costo di una soluzione DC rispetto ad un tradizionale
di tipo AC può essere nel complesso inferiore (nonostante la presenza della stazioni di
conversione AC/DC);
- attraversamenti marini di lunghezza elevata (maggiori di 50 km circa);
- connessioni di due sistemi AC asincroni (al limite funzionanti a frequenza diversa);
- connessione di due sistemi AC che per ragioni di stabilità non sarebbe possibile unire.

Nella Figura 1.16 sono indicati, sino all’anno 2003, i principali impianti HVDC con tecnologia
a tiristori installati nel mondo; la potenza totale risulta essere superiore ai 50.000 MW.

24
Lo sviluppo della tecnologia HVDC

Figura 1.16 – Impianti HVDC nel mondo (sino anno 2003)

25
2
La conversione
dell’energia
Introduzione

La conversione da corrente alternata a corrente continua e viceversa è realizzata nei convertitori


a frequenza di linea con controllo di fase mediante tiristori.
L'istante in cui il tiristore inizia o finisce di condurre dipende dalle forme d'onda della tensione
alternata a frequenza di linea e da segnali di comando. Inoltre, il trasferimento o commutazione
della corrente da una valvola a quella successiva avviene in modo naturale per la presenza di
queste tensioni alternate.
Per una data tensione alternata di linea, quella media sul lato DC può essere variata in modo
continuo fra un valore massimo positivo e uno minimo negativo. La corrente lato continua del
convertitore non può invece cambiare direzione.
Quindi un convertitore di questo tipo può operare solamente su due quadranti del piano Vd – Id.
Qui i valori positivi di Vd e Id implicano un funzionamento da raddrizzatore per il quale la
potenza fluisce dal lato AC a a quello DC. Nella modalità inverter, Vd diventa negativa (ma Id
rimane positiva) e la potenza viene trasferita dal lato DC a quello AC.
Il funzionamento da inverter è sostanzialmente possibile solamente se una sorgente di potenza,
come ad esempio una batteria, è presente sul lato DC.
Nel seguito viene effettuata l'analisi dei circuiti più comuni [15].

2.1 Circuiti con tiristori e loro controllo

Per una data tensione di ingresso, il valore medio di quella di uscita del convertitore a tiristori
può essere controllato ritardando l'istante in cui al tiristore viene permesso di condurre.
Questo viene mostrato con i seguenti semplici circuiti.

2.1.1 Circuiti base coi tiristori.

Nella Figura 2.1(a) un tiristore collega il generatore ideale di tensione vs (alla frequenza di linea)
ad un carico resistivo.
Nel semiperiodo positivo di vs, la corrente è zero fino a Ȧt = Į, istante in cui il tiristore riceve un
impulso positivo di breve durata sul terminale di controllo (gate). Con il tiristore in conduzione,
vd = vs
Per la parte rimanente del semiperiodo positivo la forma d'onda della corrente segue quella della
tensione e si annulla a Ȧt = ʌ.
Poi durante il semiperiodo negativo di vs, il tiristore impedisce alla corrente di circolare. La
corrente rimane a zero fino a Ȧt = 2ʌ + Į, istante in cui un altro impulso di breve durata
applicato al gate determina l'inizio di un successivo ciclo. Regolando l'angolo Į, si può
controllare il valore medio della tensione vd sul carico.
Nella Figura 2.1(b) il carico è formato da R e da L. All'inizio la corrente è nulla. La conduzione
del tiristore è rimandata fino a Ȧt = Į. Una volta che il tiristore è stato innescato (per Ȧt = Į,
durante il semiperiodo positivo di vs e quando la tensione su di esso è positiva) la corrente inizia
a circolare e vd = vs.
Capitolo 2

La tensione sull'induttore può essere scritta come


di
v L (t ) = L = vs − vR (2-1)
dt
dove v R = R × i . Nella Figura 2.1(b) è disegnata vR (che è proporzionale alla corrente) mentre
vL è indicata come differenza tra vs e vR . A partire da Į e fino a ș1, vL è positivo e la corrente
cresce

ωt
1
ωL α³
i (ωt ) = v L (ξ )dξ (2-2)

dove ξ è una variabile di integrazione. Dopo Ȧt = ș1, vL diventa negativa e la corrente (così
come vR) incomincia a decrescere.
L’istante in cui la corrente diventa zero (e rimane a zero perché il tiristore si spegne) è dato
dall’equazione sopra. Da una analisi grafica, Ȧt = ș2 è l’istante in cui l’area A1 è uguale ad A2
e la corrente si annulla.
Queste aree rappresentano l’integrale di vL nel tempo, che deve esser nullo in un periodo del
ciclo in condizioni stazionarie. Occorre notare che la corrente continua a circolare per un
periodo anche dopo che vs è diventata negativa.
Nella Figura 2.1(c) il carico è costituito da un induttore e da una tensione continua Ed. In questo
caso, con la corrente inizialmente nulla, il tiristore è polarizzato inversamente fino a Ȧt = ș1,
come mostrato nel grafico, e fino a questo istante non può condurre.
La sua conduzione è rimandata fino a ș2,quando un impulso positivo viene applicato al gate.
Con la circolazione della corrente si ha:
di
v L (t ) = L = vs − Ed (2-3)
dt
In funzione di Ȧt si può scrivere
ωt
1
i (ωt ) =
ωL θ³2
[ ]
v (ξ ) − E d dξ (2-4)

dove ξ è una variabile di integrazione arbitraria. La corrente raggiunge il massimo a ș3,


quando vL = Ed e poi raggiunge lo zero per Ȧt = ș4, quando l’aerea A1 è uguale ad A2 e
l’integrale della tensione dell’induttore esteso a un periodo diventa nullo.

28
La conversione di energia

Figura 2.1 – Strutture base di convertitori a tiristori

2.1.2 Convertitori reali a tiristori.

Nella Figura 2.2 sono mostrati due convertitori a ponte, per tensioni d’ingresso monofase e
trifase. L’induttanza sul lato DC può essere parte del carico come per esempio, negli
azionamenti per motori in corrente continua. Prima di analizzare i circuiti a ponte intero è utile
esaminare alcuni circuiti più semplici e possibilmente idealizzati.
Si ottiene questa semplificazione ipotizzando uguale a zero l’induttanza sul lato AC e
supponendo che sia perfettamente costante la corrente sul lato DC. In seguito saranno analizzati
gli effetti di Ls sulle forme d’onda dei convertitori, visti anche nel loro funzionamento come
inverter.

29
Capitolo 2

Figura 2.2 – Convertitori reali a tiristori monofase e trifase

2.2 Convertitori monofase.

2.2.1 Circuito ideale con Ls = 0 e id (t ) = I d

La corrente Id circola attraverso uno dei tiristori del gruppo superiore (tiristori 1 e 3) e uno dei
tiristori del gruppo inferiore (tiristori 2 e 4). Se le correnti di gate dei tiristori fossero applicate
in continuazione, i tiristori si comporterebbero come dei diodi. Le forme d’onda della tensione
e della corrente sono mostrate nella Figura 2.3(a)
L’istante di conduzione naturale per un tiristore è quello in cui esso inizierebbe a condurre se al
suo terminale di controllo (gate) fosse applicata in continuazione una corrente. Pertanto nella
Figura 2.3(a), l’istante di conduzione naturale corrisponde a Ȧt = 0 per i tiristori 1 e 2 e Ȧt = ʌ
per i tiristori 3 e 4. Ora consideriamo l’effetto che si ha in conseguenza dell’applicazione di
un impulso di corrente al gate in ritardo di un angolo Į (chiamato angolo di ritardo o angolo di
innesco) rispetto l’istante di conduzione naturale. Prima di Ȧt = 0, la corrente sta circolando
attraverso i tiristori 3 e 4 e si ha che vd = - vs. Come mostrato in Figura 2.3(b) dopo Ȧt = 0 la
tensione polarizza direttamente il tiristore 1, che però non può condurre fino ad Ȧt = Į, quando
al suo gate è applicato un impulso di corrente. La situazione è identica per il tiristore 2; in
conseguenza di questo valore non nullo dell’angolo di innesco Į, vd diventa negativa durante
l’intervallo compreso tra 0 e Į.
Per Ȧt = Į, la commutazione di corrente dai tiristori 3 e 4 ai tiristori 1 e 2 è istantanea perché si
è posto Ls = 0. I tiristori 1 e 2 conducono fino a ʌ + Į, cioè fino a quando i tiristori 3 e 4 sono
innescati con un angolo di ritardo Į rispetto all’istante della loro conduzione naturale (Ȧt = ʌ).
Una simile commutazione di corrente ha luogo dai tiristori 1 e 2 ai tiristori 3 e 4. Confrontando
l’effetto dell’angolo di ritardo Į sulla forma d’onda di vd della Figura 2.3(b) con quella della
Figura 2.3(a) si vede che il valore medio della tensione Vd lato continua può essere controllato
mediante l’angolo di ritardo. L’espressione di Vd può essere ottenuta nel modo seguente:
π +α
1 2 2
Vdα =
π ³
α
2Vs sin ωtd (ωt ) =
π
Vs cos α = 0.9Vs cos α (2-5)

30
La conversione di energia

Indicando con Vd0 il valore medio della tensione lato continua della Figura 2.3(a) con Į = 0 e
Ls = 0 si ha:
π
1 2 2
π³
Vd 0 = 2Vs sin ωtd (ωt ) = Vs = 0.9Vs (2-6)
0
π

Allora, la diminuzione del valore medio della tensione dovuta ad Į è

∆Vdα = Vd 0 − Vdα = 0.9Vs (1 − cos α ) (2-7)

Questa caduta di tensione “senza perdite” in Vd è uguale all’area AĮ espressa in [Vrad] divisa
per ʌ.

Figura 2.3 – Forme d’onda del convertitore ideale monofase

La variazione di Vd espressa in funzione di Į è mostrata in Figura 2.4 che mette in evidenza che
il valore medio della tensione lato continua diventa negativo per angoli Į maggiori di 90°. A
questa regione corrisponde il funzionamento in modalità inverter.
La potenza attiva che attraversa il convertitore può essere calcolata nel modo seguente:

31
Capitolo 2

T T
1 1
P = ³ p(t )dt = ³ v d id dt (2-8)
T 0 T0

Avendo una corrente costante lato continua ( id (t ) = I d ) abbiamo:

§1T ·
P = I d ¨¨ ³ v d dt ¸¸ = I d Vd = 0.9V s I d cos α (2-9)
©T 0 ¹

Figura 2.4 – Tensione normalizzata Vd in funzione di Į

 Tensione sul lato in continua.

Come si è visto dalla forma d’onda vd di Figura 2.3, la tensione sul lato DC ha una componente
continua (media) Vdα = 0.9Vs cos α . Inoltre, vd ha un ripple alternato la cui frequenza è doppia
di quella della tensione di linea. L’ampiezza della armoniche in vd per differenti valori di Į può
essere calcolata mediante analisi di Fourier.

 Corrente di linea is e potenza attiva/reattiva

La corrente di linea della Figura 2.3(a) è un’onda quadra con un’ampiezza Id. Nella Figura
2.3(b) l’intera forma d’onda è sfasata in ritardo di un angolo di Į rispetto a quella della tensione
di ingresso vs. La corrente is della Figura 2.5(a) può essere espressa in funzione delle sue
componenti di Fourier nel modo seguente:

i s (ωt ) = 2 I s1 sin(ωt − α ) + 2 I s 3 sin[3(ωt − α )] + 2 I s 5 sin[5(ωt − α )] + ...

nella quale sono presenti solo le armoniche dispari h. Il valore efficace della sua prima armonica
is1 è:
2
I s1 = 2 I d = 0 .9 I d (2-10)
π

32
.

La conversione di energia

I s1
Dall’analisi di Fourier, le armoniche is possono essere espresse nel modo seguente: I sh =
h
e sono riportate nella figura sottostante.

Figura 2.5 – Grandezze relative al lato AC del convertitore monofase ideale

Applicando la definizione di valore efficace alla forma d’onda di is, si può dimostrare che il
valore efficace di Is è uguale alla corrente lato DC : I s = I d .
Con riferimento alle grandezza lato AC, la potenza nel convertitore è

P = Vs I s1 cos φ1 (2-11)

da cui, applicando le equazioni viste sopra e tenendo conto che cos φ1 = cos α possiamo
ricavare che

P = 0.9V s I d cos α (2-12)

La prima armonica di corrente a frequenza fondamentale permette di calcolare la potenza


reattiva relativa alla frequenza fondamentale

Q1 = Vs I s1 sin φ1 = 0.9Vs I d sin α (2-13)

e la potenza apparente S1 relativa alla fondamentale:

S1 = Vs I s1 = (P 2
)
+ Q 2 = 0 .9 S (2-14)

33
.

Capitolo 2

2.2.2 Effetti prodotti da Ls

Figura 2.6 – Convertitore a tiristori monofase con Ls non nulla e una corrente costante lato
continua

Figura 2.7 – Forme d’onda del convertitore monofase di figura 4.5

Consideriamo ora anche l’induttanza sul lato AC che generalmente non può essere trascurata nei
convertitori reali a tiristori. In questa situazione, per un dato angolo di ritardo Į, la
commutazione della corrente dura un intervallo non nullo u, come mostrato nella Figura 2.7.
Durante l’intervallo di commutazione, tutti e quattro i tiristori sono in conduzione; si ha pertanto
vd = 0 mentre la tensione vLs= vs è

34
La conversione di energia

di s
v s = v Ls = Ls (2-15)
dt
Moltiplicando entrambi i membri dell’equazione sopra per d(Ȧt) e integrando nell’intervallo di
commutazione si ottiene:
α +u Id

³
α
2Vs sin ωtd (ωt ) = ωLs ³ (di s ) = 2ωLs I d
−Id
(2-16)

Il primo membro dell’equazione è l’area Au espressa in [Vrad] :


α +u
Au = ³
α
2Vs sin ωtd (ωt ) (2-17)

Unendo il risultato dei due integrali otteniamo


Au = 2Vs [cos α − cos(α + u )] = 2ωLs I d (2-18)
e
2ωLs I d
cos(α + u ) = cos α − (2-19)
2Vs
Ls dunque comporta un’ulteriore diminuzione di tensione ∆Vdu proporzionale all’area Au [Vrad]:

Au 2ωLs I d
∆Vdu = = (2-20)
π π

da cui, il valore medio della tensione DC


2
Vd = 0.9Vs cos α − ωL s I d (2-21)
π

2.2.3 Modalità di funzionamento da inverter

In questo caso Vd ha un valore negativo e quindi la potenza fluisce dal lato DC al lato AC.
Per analizzare il funzionamento si ipotizza che al lato DC ci sia un generatore di corrente con
ampiezza costante Id.

Figura 2.8 – Inverter con l’ipotesi di Figura 2.9 – Inverter con sorgente di
corrente costante lato DC tensione costante

35
Capitolo 2

Per un angolo di ritardo Į superiore a 90° ma inferiore a 180°, le forme d’onda della tensione e
della corrente sono mostrate in Figura 2.10. Il valore medio di vd è negativo ed è dato da
2
Vd = 0.9Vs cos α − ωL s I d (2-22)
π
Pertanto la potenza attiva sarà negativa.
Il funzionamento come inverter è possibile se esiste una sorgente di energia sul lato DC. Sul lato
AC, la tensione alternata facilita la commutazione della corrente tra una coppia di tiristori e
l’altra. La potenza fluisce verso la linea in alternata.
Ipotizzando un valore molto elevato di Ld, si può ipotizzare che id sia una corrente continua
costante, e quindi applicare al circuito di Figura 2.9 le forme d’onda seguenti

Figura 2.10 – Forme d’onda inverter

Dato che la tensione media su Ld è nulla, abbiamo:


2
E d = Vd = Vd 0 cos α − ωLs I d (2-23)
π
L’equazione è esatta se la corrente ha un valore costante pari a Id; altrimenti nell’equazione si
dovrebbe usare il valore di id per Ȧt = Į.
Durante il funzionamento come inverter, la forma d’onda della tensione su uno dei tiristori è
mostrata sotto:

Figura 2.11 – Tensione su un tiristore in modalità inverter

Si definisce angolo di spegnimento Ȗ nel seguente modo:

γ = 180° − (α + u ) (2-24)

36
La conversione di energia

Durante tale angolo la tensione sul tiristore è negativa, mentre in seguito ad essa diventa
γ
positiva. Il tempo di spegnimento t γ = deve essere maggiore del tempo di apertura. In caso
ω
contrario il tiristore inizia a condurre prematuramente e di conseguenza si ha una mancata
commutazione della corrente fra una coppia di tiristori e l’altra e ne consegue un funzionamento
anomalo che può dare luogo ad elevate correnti distruttive.
Per l’avviamento dell’inverter, l’angolo di ritardo Į inizialmente deve essere sufficientemente
elevato (ad es. 170°) così che id sia discontinua; successivamente Į viene diminuito dal
regolatore in modo da ottenere i valori di Id e Pd desiderati.

Figura 2.12 – Forme d’onda avviamento inverter

2.3 Convertitori trifase

2.3.1 Circuito ideale con Ls = 0 e id (t ) = I d

La corrente id circola in uno dei tiristori del gruppo superiore (tiristori 1, 3, 5) e in uno dei
tiristori del gruppo inferiore (tiristori 2, 4, 6). Se le correnti di gate fossero applicate in
continuazione, i tiristori si comporterebbero come dei diodi. Con queste condizioni (Į = 0 e Ls =
0), le tensioni e le correnti della fase a sono mostrate in figura 2.14(a).
Il valore medio della tensione lato DC è pari a

3 2
Vd 0 = V LL = 1.35V LL (2-25)
π
dove VLL è la tensione concatenata del sistema.
Nella Figura 2.14, vengono mostrati gli istanti di conduzione naturale dei tiristori indicati coi
numeri 1 e 2 e gli effetti dell’angolo di innesco o di ritardo Į sulle forme d’onda del
convertitore.
Concentrando l’attenzione sulla commutazione della corrente dal tiristore 5 al tiristore 1, si vede
che il 5 rimane in conduzione fino a Ȧt = Į, istante in cui la corrente commuta immediatamente
sul tiristore 1 poiché Ls = 0. La corrente della fase a è mostrata in Figura 2.14(c).
La conduzione degli altri tiristori avviene con lo stesso angolo di ritardo Į. La tensione
concatenata lato ac e la tensione lato DC vd (=vpn-vNn) sono mostrate nella Figura 2.14(d).
L’espressione del valore medio della tensione lato DC può essere ottenuta dalle forme d’onda
delle Figura 2.14(b) e 2.14(d). L’area, espressa in [Vs], AĮ, che compare ogni 60°, comporta una
riduzione, rispetto a Vd0, del valore medio della tensione lato DC funzione dell’angolo di ritardo
(Figura 2.14a). Pertanto si ha:

37
Capitolo 2


Vdα = Vd 0 − (2-26)
π
3

Dalla Figura 2.14(b), l’area (espressa in [Vrad]) AĮ è l’integrale di van – vcn = vac. Questo può
essere confermato dalla Figura 2.14(d) dove AĮ è l’integrale di vab – vcb = vac. Con l’origine del
tempo scelta nella Figura 2.14 si ha

v ac = 2VLL sin ωt (2-27)

Pertanto si ricava
α
Aα = ³ 2VLL sin ωtd (ωt ) = 2VLL (1 − cos α ) (2-28)
0
Combinando le equazioni sopra si ricava che

3 2
Vdα = V LL cos α = 1.35VLL cos α = Vd 0 cos α (2-29)
π
La VdĮ è indipendente dall’ampiezza della corrente Id purchè id circoli in modo continuo (e sia Ls
= 0). Il controllo di Vd in funzione di Į è simile a quello del caso monofase. La forma d’onda
della tensione lato DC per differenti valori di Į è mostrata in Figura 2.15. La potenza attiva vale,
sempre con l’ipotesi che i d (t ) = I d :

P = Vd I d = 1.35V LL I d cos α (2-30)

Figura 2.13 – Convertitore trifase a tiristori con Ls nulla e corrente costante lato continua

38
La conversione di energia

Figura 2.14 – Forme d’onda del convertitore trifase ideale

Figura 2.15 – Forme d’onda sul lato DC in funzione di Į

39
Capitolo 2

• Tensione sul lato DC

Ciascuna delle forme d’onda della tensione sul lato DC mostrate in Figura 2.15 contiene una
componente continua (media) Vdα (= 1.35V LL cos α ) . Come si vede, il ripple alternato su vd ha
una frequenza uguale a sei volte quella di linea. Le componenti armoniche possono essere
ottenute mediante l’analisi di Fourier.

• Correnti della linea di alimentazione.

Le correnti di linea ia , ib , ic , hanno una forma d’onda rettangolare con ampiezza Id.
Nella Figura 2.16 la forma d’onda di ia è sfasata in ritardo di un angolo Į rispetto alla stessa
forma d’onda con Į = 0.
Essa può essere espressa in funzione delle componenti di Fourier (con Ȧt posto uguale a zero al
passaggio positivo per lo zero di van) nel modo seguente:

ia (ωt ) = 2 I s1 sin(ωt − α ) − 2 I s 5 sin[5(ωt − α )] − 2 I s 7 sin[7(ωt − α )] +


+ 2 I s11 sin[11(ωt − α )] + 2 I s13 sin[13(ωt − α )] − 2 I s17 sin[17(ωt − α )] − 2 I s19 sin[19(ωt − α )]...

dove sono presenti solo le armoniche h dispari non multiple di tre : h = 6n ± 1 con n=1,2,3…
Il valore efficace della prima armonica è I s1 = 0.78 I d mentre i valori efficaci delle armoniche
successive sono inversamente proporzionali al loro ordine armonico
I s1
I sh = dove h = 6n ± 1 (2-31)
h

Dalla forma d’onda di ia di Figura 2.16 il valore efficace complessivo della corrente di fase può
essere calcolato nel modo seguente:

2
Is = I d = 0.816 I d (2-32)
3

Pertanto con id = Id e Ls = 0, possiamo ricavare che

I s1 3
= = 0.955 e quindi in is si ha THD = 31.08%
Is π

40
La conversione di energia

Figura 2.16 (a) e (b) – Corrente di linea nel convertitore trifase con Ls nulla

2.3.2 Effetti prodotti da Ls

A questo punto andiamo ad inserire l’induttanza Ls del lato AC, come mostrato in Figura 2.17;
tale induttanza non può essere trascurata nei convertitori reali a tiristori.
Per un dato valore dell’angolo di
ritardo Į, la corrente commuta con un
intervallo di tempo non nullo u. Si
consideri la situazione nella quale i
tiristori 5 e 6 stanno conducendo e la
corrente, per Ȧt = Į, incomincia a
commutare dal tiristore 5 al tiristore 1.
Nella Figura 2.18(a) sono disegnati
solo i tiristori coinvolti nella
conduzione della corrente.
Nell’intervallo u di commutazione
della corrente, i tiristori 5 e 1
conducono contemporaneamente e le
tensioni di fase vcn e vcn sono collegate
fra loro attraverso l’induttanza Ls di
ogni fase. La corrente ia cresce da zero
a Id, mentre la corrente ic decresce da
Id a zero e in tale istante è completata
la commutazione della corrente da 5 a
1. Le correnti i5 e i1 attraverso i
tiristori 5 e 1 sono rappresentate in Figura 2.18(c). La forma d’onda completa di ia è
rappresentata in Figura 2.19.
Durante l’intervallo di commutazione si ha
v Pn = v an − v Ls
(2-33)
dove
di a
v Ls = Ls (2-34)
dt
La riduzione di area – espressa in [Vrad] – dovuta all’intervallo di commutazione è la seguente:
α +u Id

Au = ³
α
v Ls d (ωt ) = ωLs ³ di a =ωLs I d
0
(2-35)

41
Capitolo 2

dove si è tenuto conto che la i a cambia da 0 a Id nell’intervallo da Ȧt = Į a Ȧt = Į + u.


Dunque, rispetto a Vd, il valore medio della tensione lato DC si riduce di Au/(ʌ/3):
3 2 3ωLs
Vd = V LL cos α − Id (2-36)
π π
A proposito della precedente conclusione si dovrebbe osservare che durante la commutazione
della corrente, le fasi a e c sono collegate fra loro. Dunque durante la commutazione abbiamo:
di a
v Pn = v an − Ls (2-37)
dt
E anche
dic
v Pn = vcn − Ls (2-38)
dt
Da cui
v an + vcn Ls § dia dic ·
v Pn (durante _ la _ commutazione) = − ¨ + ¸ (2-39)
2 2 © dt dt ¹
Poiché I d = (ia + ic ) è assunta costante durante l’intervallo di commutazione si ha
di a di
=− c (2-40)
dt dt
che permette di riscrivere vPn come
1
v Pn = (v an + v cn ) (2-41)
2
La forma d’onda vPn che si ha durante l’intervallo di commutazione è mostrata nella Figura
2.18(b).

Figura 2.18 (a),(b) e (c) – Commutazione in presenza di Ls

42
La conversione di energia

Anche se per calcolare Vd non è necessaria una esplicita espressione dell’intervallo di


commutazione u, essa è richiesta per assicurare un funzionamento affidabile in modalità
inverter. Dunque combinando le equazioni sopra riportate si ottiene

di a v an vcn v ac
Ls = − = (2-42)
dt 2 2 2

con l’origine del tempo scelta come da 2.18(b), v ac = 2VLL sin ωt . Dunque
di a 2V LL sin ωt
=
dω t 2ωLs

La sua integrazione tra Ȧt = Į e Ȧt = Į + u, ricordando che durante tale intervallo ia cambia da 0


a Id, consente di ottenere

Id α +u
VLL
³ dia = 2
0
2ωLs ³α sin ωtd (ωt ) (2-43)

dalla quale si ricava:

2ωLs
cos(α + u ) = cos α − Id (2-44)
2V LL

In questo modo conoscendo Į e Id si può calcolare l’intervallo di commutazione u.

2.3.3 Modalità di funzionamento da inverter

Per capire la modalità di funzionamento da inverter, si suppone che il lato DC del convertitore
sia rappresentato da un generatore ideale di corrente continua Id, come mostrato in Figura 2.17.
Per un angolo di ritardo Į maggiore di 90° ma minore 180°, le forme d’onda della corrente e
della tensione sono mostrate nella Figura 2.19a. Il valore medio di Vd è negativo in accordo con
(2-36)
Sul lato AC, la potenza negativa implica che l’angolo ࢥ di sfasamento tra vs e is1 sia più grande
di 90°. Nel circuito reale mostrato sotto, il punto di funzionamento per un dato valore di Ed e Į
può essere ottenuto dalle caratteristiche mostrate nella Figura 2.20b.
Come detto per i convertitori monofase, nelle forme d’onda della Figura 2.21, dove v5 è la
tensione sul tiristore 5, l’angolo di spegnimento Ȗ (= 180° – Į – u) deve essere più grande
dell’intervallo Ȧtq di apertura del tiristore.
Analogamente a quanto detto per l’inverter monofase rispetto l’avviamento, anche per quello
trifase l’angolo di ritardo iniziale Į deve essere abbastanza elevato in modo che id sia
discontinua. In seguito, l’angolo Į viene diminuito dal regolatore per ottenere i valori desiderati
di corrente e potenza.

43
Capitolo 2

Figura 2.19 - Forme d’onda nell’inverter con corrente costante lato DC

Figura 2.20 – (a) Inverter trifase con generatore ideale di tensione continua; (b) Vd in funzione
di I d

44
La conversione di energia

Figura 2.21 – Tensione su un tiristore nella modalità inverter

45
Capitolo 2

2.4 Convertitori a dodici impulsi

A causa degli elevati livelli di potenza associati all’applicazione della trasmissione HVDC, è
importante ridurre le armoniche di corrente generate sul lato AC e il ripple di tensione prodotto
sul lato DC dal convertitore.
Questo è realizzato mediante un convertitore a dodici impulsi, che richiede due convertitori a sei
impulsi collegati attraverso un trasformatore Y – Y e uno Y – ǻ .
I due convertitori a sei impulsi sono collegati in serie sul lato DC e in parallelo sul lato AC. Il
collegamento in serie dei due convertitori a sei impulsi sul lato DC è necessario per soddisfare
l’esigenza di tensione elevata di un sistema HVDC.

Figura 2.22 – Convertitore a 12 impulsi

2.4.1 Circuito ideale con Ls = 0 e id (t) ≅ Id

Nella Figura 2.22, Vas1n1 precede Vas2n2 di 30°. Le forme d’onda di tensione e di corrente
possono essere disegnate supponendo che la corrente Id sul lato DC del convertitore sia
puramente continua per la presenza di una grande induttanza di livellamento Ld mostrata in
figura.
All’inizio per semplicità, si suppone l’induttanza Ls di ogni fase del lato AC sia trascurabile, in
modo da avere impulsi rettangolari di corrente. In realtà sono presenti significative induttanze di
commutazione come conseguenza delle induttanze di dispersione del trasformatore.
Con le ipotesi di Ls = 0 e id (t) ≅ Id e ricordando che Vas1n1 precede Vas2n2 di 30°, si possono
disegnare le forme d’onda come nella Figura 2.23. Ogni convertitore a sei impulsi funziona con
lo stesso angolo di ritardo Į. La forma d’onda della corrente totale per ogni fase ia = ia1 + ia2
mostra in modo chiaro che questa contiene meno armoniche rispetto ia1 o ia2 assorbite dai
convertitori a sei impulsi.

46
La conversione di energia

Figura 2.23 – Forme d’’onda ideali assumendo Ls nulle

In termini di componenti di Fourier abbiamo per la corrente del YD e del YY:

2 3 § 1 1 1 1 ·
ia1 = I d ¨ cos ϑ − cos 50 + cos 70 − cos 110 + cos 130... ¸
2 Nπ © 5 7 11 13 ¹

2 3 § 1 1 1 1 ·
ia 2 = I d ¨ cos ϑ + cos 50 − cos 70 − cos 110 + cos 130... ¸
2 Nπ © 5 7 11 13 ¹

Dove ș = Ȧt, e N è il rapporto spire del trasformatore.


Quindi la corrente complessiva assorbita dalla rete è
2 3 § 1 1 ·
ia = ia1 + i a 2 = I ¨ cos ϑ − cos 110 + cos 130... ¸ (2-45)
Nπ d © 11 13 ¹
Questa analisi di Fourier mostra che la corrente di linea complessiva ha armoniche di ordine h =
12k ± 1 dove k è un numero intero. Ne deriva un funzionamento a dodici impulsi, diverso da
quello a sei impulsi dove le armoniche di corrente sono di ordine 6k ± 1.
Le ampiezze delle armoniche di corrente per un convertitore a dodici impulsi sono inversamente
proporzionali al loro ordine di armonicità e le armoniche di ordine più basso sono l’undicesima
e la tredicesima.

47
Capitolo 2

Le correnti nel lato AC dei due convertitori si sommano, confermando che sul lato AC i due
convertitori sono effettivamente in parallelo.
Sul lato DC, le forme d’onda delle tensioni vd1 e vd2 per i due convertitori a sei impulsi, sono
sfasate di 30° l’una rispetto all’altra. Poiché i due convertitori a sei impulsi sono collegati in
serie sul lato DC, la tensione totale vd = vd1 + vd2 ha dodici impulsi di ripple per ogni periodo
della frequenza fondamentale AC.
Questo comporta armoniche di tensione di ordine h in vd dove h = 12k dove k è un numero
intero.
La presenza di Ls non cambia l’ordine delle armoniche caratteristiche prodotte sia sul lato AC
sia sul lato DC purchè i due convertitori a sei impulsi funzionino in condizioni identiche.
Comunque, l’ampiezza delle armoniche dipende in modo significativo da Ls, dall’angolo di
ritardo Į e dalla corrente Id.
La tensione media lato DC può essere scritta nel modo seguente
Vd 3 2 3ωLs
Vd 1 = Vd 2 = = V LL cos α − Id (2-46)
2 π π
dove VLL è il valore efficace della tensione di linea applicata a ciascuno dei convertitori a sei
impulsi e Ls è l’induttanza di dispersione di ogni fase di ciascuno dei trasformatori, riferita al
lato del proprio convertitore.
Come è stato spiegato precedentemente, Į > 90° corrisponde ad un funzionamento in modalità
inverter con un trasferimento di potenza dal lato DC al lato AC del convertitore.

2.4.2 Potenza assorbita dal convertitore.

I convertitori commutati dalla tensione di linea e alla frequenza di rete funzionano con un
fattore di potenza in ritardo e dunque assorbono potenza reattiva dal sistema.
Sebbene le correnti del lato AC associate al convertitore contengano armoniche oltre la
frequenza fondamentale, le armoniche di corrente sono “assorbite” dai filtri del lato AC, che
devono esser progettati in base alle ampiezze delle armoniche generate. Quindi, per un calcolo
della potenza attiva trasferita e di quella reattiva assorbita, si considerano solo le componenti
delle correnti alternate alla frequenza fondamentale. È sufficiente considerare solo uno dei due
convertitori a sei impulsi, poiché la potenza attiva e quella reattiva per la configurazione a
dodici impulsi sono doppie rispetto a quelle di un solo convertitore.

2.4.2.1 Funzionamento da raddrizzatore

Con l’ipotesi iniziale che Ls = 0, la Figura 2.23(c) mostra la tensione Vas1n1 tra la fase e il neutro
e la corrente ias1 (corrispondente al convertitore 1 nella 2.23) con id(t) ≅ Id per un angolo di
ritardo Į.
La componente di corrente alla frequenza fondamentale (ias1), mostrata con la curva tratteggiata,
è in ritardo rispetta alla tensione di fase vas1n1 di un angolo che coincide con l’angolo del fattore
di sfasamento ࢥ1; si ha ࢥ1 = Į.
Quindi la potenza reattiva trifase (in ritardo) richiesta dal convertitore a sei impulsi a causa delle
componenti di corrente reattiva alla frequenza fondamentale, che seguono le rispettive tensioni
di fase con un ritardo di 90°, è uguale a :

Q1 = 3VLL ( I as1 )1 sin α (2-47)


dove VLL è la tensione di linea sul lato AC del convertitore.
Dall’analisi di Fourier di ias1 nella Figura 2.23(c) si ricava il valore efficace della sua
componente fondamentale:

48
La conversione di energia

6
(I as1 )1 = I d ≅ 0.78 I d
π (2-48)
quindi
§ 6 ·
Q1 = 3V LL ¨¨ I d ¸¸ sin α = 1.35VLL I d sin α
© π ¹ (2-49)
Il trasferimento di potenza attiva attraverso ciascuno dei convertitori a sei impulsi può essere
calcolato dall’equazione (2-46) con Ls uguale a zero, nel modo seguente:

Pd 1 = Vd 1 I d = 1.35VLL I d cos α
(2-50)
Per un determinato trasferimento di potenza Pd1, la richiesta di potenza reattiva Q1 dovrebbe
essere ridotta quanto più possibile. Nello stesso modo, Id dovrebbe essere tenuta piccola quanto
più possibile per rendere minime le perdite sulla linea di trasmissione. Per rendere minime Q1e
Id, osservando dalle equazioni precedenti che VLL è essenzialmente costante, si deve scegliere un
valore piccolo dell’angolo di ritardo Į nel funzionamento da raddrizzatore. Per motivi pratici, il
valore minimo di Į è solitamente scelto in un intervallo di 10° ÷ 20°.

2.4.2.2 Modalità di funzionamento da inverter

Nella modalità inverter, la tensione DC nel convertitore agisce come una forza
controelettromotrice di un motore in corrente continua.
E’ utile quindi definire la polarità della tensione DC in modo che la tensione DC sia positiva
quando è indicata in modo specifico per la modalità di funzionamento da inverter. (Figura 2.24)
Si ricorda che l’angolo di spegnimento è stato definito come

γ = 180° − (α + u ) (2-51)
dove Į è l’angolo di ritardo e u è l’angolo di commutazione.
La tensione dell’inverter nella Figura 2.24 può essere ottenuta nel modo seguente

Vd 3ωLs
Vd 1 = V d 2 = = 1.35 ⋅ V LL cos γ − (2-52)
2 π

Facendo di nuovo per semplicità, l’ipotesi che L s sia pari a zero la Figura 2.24(b) mostra le
forme d’onda ideali per vas1n1 e ias1 per un angolo Į > 90°, corrispondente alla modalità di
funzionamento da inverter. La componente alla frequenza fondamentale (ias1)1 della corrente di
fase è mostrata mediante la curva tratteggiata. Nel diagramma fasoriale della Figura 2.24(c), la
componente di corrente reattiva alla frequenza fondamentale è in ritardo rispetto alla tensione
tra fase e neutro, indicando che anche in modalità inverter, nella quale la direzione del flusso di
potenza attraverso il convertitore è stata invertita, il convertitore richiede una potenza reattiva
(in ritardo) al sistema AC.
Con Ls pari a zero, abbiamo u = 0 e Ȗ = 180° - Į.
Quindi le espressioni di Q1 e Pd1 per ogni convertitore possono essere ottenute in modo
specifico per la modalità inverter in funzione dell’angolo Ȗ nel modo seguente:

(2-53)
dove le direzioni della potenza reattiva (in ritardo) e della potenza attiva sono mostrate nella
Figura 2.24(a).
Per un determinato livello di trasferimento di potenza, Ȗ deve essere quanto più piccolo possibile
per rendere minime le perdite I2R nella linea di trasmissione dovute a Id e per rendere minima la

49
Capitolo 2

richiesta di potenza reattiva da parte del convertitore. Il valore minimo che Ȗ può raggiungere è
chiamato angolo minimo di spegnimento Ȗmin; tale valore è basato sulla necessità di concedere ai
tiristori un tempo di spegnimento sufficiente.
In una configurazione di convertitore a dodici impulsi, la richiesta di potenza reattiva è la
somma di quelle richieste da ciascuno dei due convertitori a sei impulsi.

Figura 2.24 – Modalità di funzionamento inverter

50
La conversione di energia

51
3
La stazione
di conversione

La parte fondamentale di un impianto HVDC è costituito dalla stazione di conversione. In


questo capitolo vengono esaminate le parti di cui è composta e le loro funzioni.

3.1 Convertitore a tiristori commutato da rete

La funzione del ponte di conversione è di fornire una tensione raddrizzata del valore medio
desiderato. Il valore medio viene regolato variando l’istante di accensione (invio
dell’impulso di accensione al gate) dei tiristori rispetto all’istante in cui la differenza di
potenziale sulla valvola diventa positiva. Questo metodo viene detto controllo di fase.

Figura 3.0 – Ponte di conversione a Figura 3.1 – Tensione raddrizzata in


6 impulsi funzione di Į
.

Capitolo 3
Il valore medio delle tensione raddrizzata in funzione dell’angolo di accensione è dato da:

3 2
Vdcα = ⋅ V LL ⋅ cos α (3-1)
π
dove VLL è la tensione di rete al secondario del trasformatore e Į l’angolo di accensione.

Dal punto di vista costruttivo il ponte di conversione presenta generalmente le seguenti


caratteristiche [16]:

- il singolo ponte di conversione è costituito da tre quadrivalvole, ognuna composta da


quattro valvole, a loro volta costituite da più moduli di tiristori disposti su più piani.
L’intero ponte è posto in un’unica sala valvole. Le quadrivalvole sono vincolate al
soffitto della sala valvole per garantire una maggiore resistenza della struttura a
sollecitazioni sismiche (requisiti usuali di sismicità prevedono tipicamente accelerazioni
orizzontali e verticali sino a 0,1 volte l’accelerazione di gravità).

Figura 3.2 – Ponte di conversione a 12 impulsi

54
La stazione di conversione

Figura 3.3 – Livello elementare di una quadrivalvola

- l’isolamento del ponte è in aria.

- A protezione delle valvole è prevista una configurazione di 12 scaricatori, uno per


ognuna delle 12 valvole costituenti il ponte. Ogni livello della valvola contiene due o
più moduli di tiristori con dissipatori di calore, gli snubber (circuiti RC di smorzamento
delle sovratensioni di accensione e spegnimento), i reattori saturabili ed i condensatori
di equilibratura delle tensioni applicate. Oltre ai precedenti scaricatori nella stazione di
conversione ne sono presenti altri a protezione degli altri apparati di stazione; la
posizione ed il numero degli scaricatori è legato allo specifico progetto e risente delle
soluzioni tecnologiche adottate dai vari costruttori.

- Il ponte di conversione a tiristori è dotato di un sistema di raffreddamento, in particolare


ogni quadrivalvola ha un proprio sistema di canalizzazioni che distribuisce il liquido
refrigerante ai componenti critici del ponte stesso [17]: i tiristori, i resistori degli
snubber e i reattori saturabili, ovvero i componenti che producono perdite (più del 95%
delle perdite all’interno del ponte di conversione). Questi componenti sono tutti
raffreddati ad acqua, consentendo una struttura il più possibile compatta della valvola. Il
circuito di raffreddamento per ogni sezione di valvola può essere serie o parallelo, in
base al livello di corrente circolante nelle valvole. L’acqua deionizzata viene fatta
circolare negli scambiatori metallici di calore (dissipatori) dei singoli tiristori e può
fluire in modalità serie o parallelo. A causa della conduttività dell’acqua, il circuito di
raffreddamento della quadrivalvola di un ponte HVDC si comporta, dal punto di vista
elettrico, sostanzialmente come una rete resistiva (di valore elevato) in parallelo alla
parte di potenza del ponte di conversione (ovvero tiristori, snubber, reattori di
limitazione delle correnti di accensione3). L’acqua di raffreddamento, circolando in
corpi metallici posti a diverso potenziale all’interno del ponte, deve presentare un grado

3
Questi componenti possono contribuire, mediante un apposito lay-out delle tubazioni del sistema
stesso di raffreddamento, alla equilibratura delle tensioni applicate ai tiristori della valvola in fase di
blocco. Si può riteneree, infatti, questa rete “resistiva”, come una struttura di supporto/back-up alla
struttura composta da resistori veri e propri che consente la corretta ripartizione delle tensioni di
blocco sui singoli tiristori componenti il ponte
55
Capitolo 3
di purezza elevato allo scopo di contenere la circolazione di eventuali correnti parassite.
Per questo motivo, alcuni costruttori, preferiscono la soluzione di raffreddamento in
parallelo, in particolare nel caso in cui le tensioni DC del ponte siano elevate, al fine di
limitare la possibile circolazione di correnti parassite dovute al diverso potenziale
elettrico che esiste tra due dissipatori metallici. Come già detto, il liquido refrigerante è
acqua deionizzata pura o con l’aggiunta di glicole etilenico qualora la minima
temperatura ambiente esterna sia sotto 0 °C; la conduttività del liquido deve essere
permanentemente monitorata per garantire un corretto funzionamento dell’impianto di
raffreddamento; tipicamente per l’acqua di raffreddamento si hanno valori di
conduttività superiori a 0,2 ȝS/cm. L’acqua di raffreddamento viene fatta circolare
mediante pompe nel circuito primario di raffreddamento, nel quale sono presenti
scambiatori di calore che prelevano il calore dall’acqua deionizzata trasferendolo ad un
altro liquido refrigerante; quest’ultimo, nel circuito secondario di raffreddamento, viene
inviato a degli aerotermi (posti all’esterno dell’edificio che ospita la sala valvole e
controllo), dove si provvede a raffreddare il liquido refrigerante stesso trasferendo il
calore all’ambiente esterno. L’intero sistema di raffreddamento per quanto riguarda le
canalizzazioni è costituito da materiali non soggetti a corrosione, tipicamente materiali
plastici (politene) che garantiscono alta tenuta dielettrica. Nella Figura 3.6 sono
riconoscibili le canalizzazioni in materiali plastico costituenti il sistema di
raffreddamento.

- Il dimensionamento dell’intero ponte di conversione, in termini di materiali impiegati,


viene eseguito tenendo conto anche delle problematiche connesse al rischio di incendio
in sala valvole. Solitamente è consigliato, per tutti i materiali non metallici, l’utilizzo di
componenti di tipo autoestinguente; allo stato attuale i costruttori tendono ad eliminare
la presenza di olio in tutti i componenti della sala valvole. In passato erano i
condensatori ad essere del tipo oil-filled, ora invece sono riempiti con SF6 . Le stazioni
di conversione sono fornite con sistema antincendio con rilevazione del tipo a “fuoco
incipiente”: si tratta di sistemi con differenti principi di rilevazione, in grado di rilevare
la presenza nell’aria di particelle o composti caratteristici della fase iniziale di un
incendio, quando ancora le fiamme non si sono ancora sviluppate.

56
La stazione di conversione

Figura 3.4 – Struttura della quadrivalvola Figura 3.5 – Ponte di conversione


dodecafase – Struttura a tre quadrivalvole
sospese al soffitto della sala valvole

Figura 3.6 – Ponte di conversione dodecafase – Modulo di tiristori

57
Capitolo 3

Figura 3.7 – Struttura di una quadrivalvola da 500 kV (destra); struttura di una doppia torre di
sostegno per valvole da 500 - 600 kV (sinistra)

Figura 3.8 – Modulo per il contenimento di tiristori da 6 pollici e relativo equipaggiamento

58
La stazione di conversione

Figura 3.9 – Sistema di raffreddamento serie o parallelo

3.1.1 Valvole a tiristori - Caratteristiche

Per quanto riguarda le valvole a tiristori, sono attualmente utilizzate due soluzioni [18]:

• Tiristori raffreddati ad acqua, con sistema di accensione misto elettro-ottico


(Electrically Triggered Thyristor - ETT )

• Tiristori raffreddati ad acqua, con sistema di accensione totalmente ottico


(Light Triggered Thyristor – LTT )

3.1.1.1 Tiristori ETT


Si tratta della soluzione più consolidata. Il sistema di accensione misto elettro-ottico è basato
sull’impiego di fibre ottiche che collegano la scheda di pilotaggio che equipaggia ogni singolo
tiristore del ponte, col sistema di accensione delle valvole (posto sostanzialmente al potenziale di

59
Capitolo 3
terra). L’alimentazione di tali apparati elettronici, posti a potenziale elevato, è derivata
localmente dai circuiti ausiliari della valvola stessa, grazie alla presenza di tensione quando il
tiristore è spento. Il vantaggio della presenza di un driver di pilotaggio per ogni tiristore si
traduce nel monitoraggio continuo di ogni singolo semiconduttore, che permette da un lato di
identificare immediatamente il guasto del componente, dall’altro di eseguire le tipiche
operazioni di protezione contro le sovratensioni4. La potenza necessaria per comandare un
singolo tiristore è molto ridotta, dell’ordine della decina di watt, il che consente l’alimentazione
delle schede di pilotaggio direttamente dai circuiti ausiliari del ponte, dagli snubber o dalla rete
resistiva di equilibratura delle tensioni sui singoli tiristori (gli snubber contengono componenti
base quali i condensatori, dunque elementi di accumulo energetico, che, per il dimensionamento
adottato, si prestano agevolmente a fornire la potenza necessaria alla stessa scheda di
pilotaggio). Un possibile svantaggio della soluzione tecnica ETT è correlato al numero di
componenti elettronici (in particolare le schede) di cui necessita il ponte di conversione e ai
possibili problemi EMI tra le schede elettroniche e la parte di potenza dell’impianto. Le
esperienze applicative hanno comunque evidenziato come le possibili criticità non sono tali se il
dimensionamento del ponte è opportunamente eseguito;

Figura 3.10 – Sistema di accensione delle valvole a tiristori (ABB)

4
Si ricorda, in particolare, il cosiddetto “protective firing”, ovvero l’accensione immediata del
tiristore di una valvola (indipendentemente da quanto richiesto dal sistema di controllo del ponte di
conversione) in presenza di sovratensioni dirette che potrebbero portare al danneggiamento del
semiconduttore. Tale funzionalità protettiva copre anche il caso di mancata accensione “misfire” di
un tiristore della serie che compone la valvola a causa di una possibile perdita dell’impulso di
accensione.
60
La stazione di conversione
A partire dalla Figura 3.10, è possibile identificare la struttura base che caratterizza la soluzione
ETT: ogni tiristore è fornito di una propria scheda elettronica (TCU – Thyristor Control Unit)
per il controllo, la protezione ed il monitoraggio del tiristore stesso. Ogni singola TCU, che si
trova al potenziale del relativo tiristore del ponte di conversione, è collegata al sistema di
accensione valvole mediante più fibre ottiche. In dettaglio, una fibra ottica è impiegata per la
trasmissione dell’impulso di accensione dal sistema di accensione alla specifica TCU; una
seconda fibra ottica, ad esempio, è usata per la trasmissione di un segnale, dalla TCU al sistema
di accensione delle valvole, per indicare quando la tensione ai capi del singolo tiristore diventa
positiva. Nel caso in cui un tiristore sia guasto, esso non è in grado di sostenere una tensione
positiva ai suoi capi, poiché si comporta come un corto circuito non avendo capacità di blocco
diretto, di conseguenza il segnale di ritorno dalla scheda di pilotaggio non viene rilasciato. Il
sistema di monitoraggio è così in grado di identificare, tra i tiristori che compongo la valvola del
ponte, quello affetto da guasto.

In breve la TCU include le seguenti funzionalità:


- protective firing, ovvero l’accensione del tiristore indipendentemente dal segnale di
controllo se la tensione di polarizzazione diretta supera la massima ammissibile per il
componente ( VBO – Break Over Voltage);
- protective firing se elevati gradienti di tensione positiva vengono applicati durante il
recovering (fase di ripristino della capacità di blocco diretta) del tiristore (Recovery
Protection);
- indicazione dell’attivazione del Protective Firing;
- indicazione di tiristore in corto circuito.

Figura 3.11 – Tiristore ETT da 8 kV

Relativamente alla affidabilità dei tiristori ETT, si hanno dei livelli di guasto inferiori allo
0,12% (statistiche ABB relative ad impianti HVDC con valvole raffreddate ad acqua
deionizzata).

Nella Figura 3.12 è riportata schematicamente una sezione della valvola a tiristori ed i circuiti
elettrici di base, a livello di un singolo tiristore che compone la valvola.
Dalla figura si può osservare la presenza di un sistema di accensione indipendente del tiristore
(basato sul diodo Breakover) nel caso di guasto dell’elettronica di pilotaggio dello stesso.

61
Capitolo 3
3.1.1.2 Tiristori LTT
Si tratta di una soluzione più innovativa e recente. È basata sull’impiego di tiristori raffreddati
ad acqua con sistema di accensione totalmente ottico (Light Triggered Thyristor). In questo caso
l’accensione dei singoli tiristori è eseguita mediante una luce emessa da diodi laser contenuti
negli apparati elettronici del sistema di accensione valvole posto in sala controllo (iniezione nel
gate di fotoni anziché di elettroni).

Figura 3.12 – Sezione di una valvola e circuiti di base per un singolo tiristore

Il fascio laser mediante fibre ottiche è convogliato ad accoppiatori ottici, apparati


completamente passivi, che provvedono a distribuire il segnale fornito dai diodi laser (al
potenziale di terra) ai tiristori del ponte (posti ad alta tensione). Solitamente da uno di questi
accoppiatori ottici si comandano sino a una dozzina di tiristori (un accoppiatore ottico è
preposto al comando dei tiristori che compongono un modulo o stack della quadrivalvola). In
questo caso, la potenza necessaria per l’accensione di un tiristore è dell’ordine della decina di
milliwatt. A livello di singolo tiristore, sono comunque presenti circuiti e schede elettroniche
ausiliarie, quali:

- scheda di monitoraggio della tensione ai capi del singolo tiristore;


- scheda di protezione (può essere preposta alla protezione di un intero modulo di
valvole) contro le sovratensioni dirette ed i transitori critici durante il recovery dei
tiristori.

62
La stazione di conversione
Allo scopo di incrementare l’affidabilità del sistema di accensione, sono previste una serie di
fibre ottiche di riserva.

Figura 3.13 – Sistema di accensione delle valvole a tiristori

Nella Figura 3.14 è riportato un tiristore LTT da 8 kV e 2200 A. E’ visibile la fibra ottica che
viene posizionata nell’opportuna sede del tiristore.

Figura 3.14 – Tiristore LTT da 8 kV e 2200 A

63
Capitolo 3
3.1.2 Taglie massime dei tiristori ETT e LTT

Per quanto riguarda le taglie massime, in termini di tensione e di corrente, per le valvole che
costituiscono il ponte di conversione, si dispone attualmente di tiristori con tensioni massime di
blocco dell’ordine di 9 ÷ 10 kV e correnti sino a 4 kA.
In Figura 3.15 è riportato lo sviluppo dei componenti dagli anni ’70 ai primi anni 2000 (fonte
ABB) [19].

Tenuto conto dei valori precendenti, il numero tipico di tiristori, sia ETT che LTT, per
quadrivalvola, è dell’ordine di 1 ogni 1.6 kVcc ; per impianti costruiti all’inizio degli anni ’90,
con tiristori ETT da 5 ÷ 6 kV, il numero tipico di tiristori per quadrivalvola è, invece,
dell’ordine di 1 ogni 1 kVcc. Questa riduzione del numero di tiristori in serie alla valvola è
avvenuto mantenendo costante il rapporto tra la massima tensione di picco inversa non ripetitiva
che la valvola (cioè la serie di x tiristori) può sopportare e la tensione DC a vuoto del singolo
ponte esafase, dunque a pari livello di sicurezza. Ridurre il numero dei tiristori in serie consente
da un lato di ridurre le perdite, dall’altro di aumentare l’affidabilità dell’intero ponte perché
abbiamo un minor numero di componenti e di schede elettroniche.

Figura 3.15 – Sviluppo temporale delle valvole a tiristori in termini di tensioni e potenza

Tenuto conto di quanto detto sopra, e che le massime tensioni DC di esercizio continuativo
ottenibili sono dell’ordine di 500 ÷ 600 kV (sia per collegamenti in cavo che in linea aerea), ne
consegue che è possibile la costruzione di ponti di conversione, con dimensionamento standard,
con taglie singole di potenza intorno ai 1500 ÷ 2000 MW, che, impiegati in configurazione di
trasmissione bipolare, consentono di raggiungere potenze trasmissibili dell’ordine di 3000 ÷
4000 MW, senza la necessità di mettere in parallelo più ponti di conversione.

64
La stazione di conversione

Figura 3.16 – Tiristori da 4,5,6 pollici per applicazioni di potenza; Tiristore da 6 pollici con
moneta da 1¼

3.1 Ponti di conversione con valvole a tiristori in configurazione C.C.C.

Alla fine degli anni ’90 è stata introdotta una nuova configurazione della stazione di
conversione nominata C.C.C. – Capacitor Commutated Converter ovvero un ponte a tiristori
commutato da condensatori. Dal punto di vista costruttivo, un ponte di conversione tipo C.C.C.
prevede l’impiego di banchi di condensatori inseriti in serie tra il trasformatore di conversione
ed il ponte dodecafase [20]. Questa soluzione tecnica comporta dei vantaggi in particolar modo
per quanto riguarda il flusso di potenza reattiva tra la stessa stazione di conversione e la rete
AC.
In una stazione HVDC tradizionale il convertitore assorbe potenza reattiva in funzione della
potenza attiva transitante con valori tipici pari a 0,5 p.u. della potenza attiva in condizioni
nominali. Si tratta di una quantità di potenza reattiva che il sistema AC sarebbe chiamato ad
erogare e che renderebbe un impianto HVDC difficilmente integrabile in rete se non si
installassero più banchi di filtri AC (che alla frequenza fondamentale forniscono tutta o parte
della potenza reattiva di cui necessita il convertitore) o di puri condensatori. Le richieste più o
meno stringenti di compensare o totalmente o parzialmente la potenza reattiva richiesta dai
ponti di conversione determina la complessità del lay-out della stessa stazione di conversione
(in particolare la parte in alternata) oltre ai diversi costi di investimento del sistema.

Figura 3.17 – Stazione HVDC con convertitore C.C.C.

Con la tecnologia C.C.C. i condesatori in serie tra i trasformatori di conversione ed il ponte


provvedono a fornire la potenza reattiva proporzionalmente alla potenza attiva erogata (od
assorbita) dal ponte stesso, poichè sono sempre inseriti. Conseguentemente, rispetto ai sistemi
HVDC tradizionali non sono più necessari al lato AC consistenti banchi di condensatori/filtri
per il bilanciamento della potenza reattiva; in questo caso infatti i filtri AC vengono progettati
65
Capitolo 3
per la sola funzione di filtro per le armoniche di corrente generate da un convertitore. Questo
vantaggio, che per impianti di potenza elevata è sicuramente rilevante, porta con se un aumento
del livello di inquinamento armonico generato dalla stazione a convertitori C.C.C. rispetto a
quello di una stazione HVDC tradizionale di analoga potenza. L’entità di questo incremento, in
condizioni nominali, è valutata intorno al 20% a causa delle maggiori tensioni di commutazione
applicate al ponte, e dunque minori angoli µ di commutazione. La principale conseguenza è la
necessità di un sovradimensionamento dei trasformatori di conversione che risultano essere
direttamente interessati dalle maggiori correnti armoniche.
Relativamente all’impatto sulla rete AC in termini di potenza reattiva, si riporta sotto un grafico
con un confronto tra una stazione HVDC tradizionale con quattro banchi di filtri AC (da inserire
in funzione della potenza attiva del collegamento) rispetto ad una stazione HVDC di tipo C.C.C.

Figura 3.18 – Confronto della potenza reattiva tra HVDC tradizionale (sopra) e HVDC
C.C.C.(sotto)

Nel seguito sono elencate le principali differenze tra un sistema HVDC C.C.C. ed uno
tradizionale in termini di prestazioni:
• i filtri AC hanno sostanzialmente funzione di filtro per le armoniche di corrente erogate
dal ponte di conversione, in quanto il loro dimensionamento in termini di potenza
reattiva alla frequenza fondamentale è ridotto. Nel caso di HVDC C.C.C. tuttavia,
l’inquinamento armonico causato dalla stazione di conversione è superiore rispetto a
quello degli HVDC tradizionali (circa un 20%) a causa delle maggiori tensioni di
commutazione;

66
La stazione di conversione

• migliori prestazioni dei converittori C.C.C. a fronte di disturbi di rete, ovvero minore
suscettibilità in particolare ai buchi di tensione causati da guasti nella reta AC. Questi
eventi rappresentano la causa principale delle commutazioni fallite per un ponte di
conversione a tiristori, con conseguente fermata temporanea del collegamento (qualche
centinaio di millisecondi) . I convertitori C.C.C. possono tollerare buchi di tensione del
15÷20% ;
• a parità di potenza trasmissibile, i sistemi C.C.C. possono essere inseriti in reti AC più
deboli;
• riduzione dell’entità delle correnti in presenza di un corto circuito interno al ponte di
conversione grazie alla presenza dei condensatori in serie e conseguentemente
dimensionamento meno oneroso per le valvole.

Dal punto di vista del lay-out una stazione di conversione di tipo C.C.C. è caratterizzata da:
• semplificazione dello schema lato AC (minor banchi di filtri e trasformatore di
conversione di taglia inferiore poichè non interessato dalla potenza reattiva richiesta dal
ponte)
• minor ingombro in stazione
• un numero maggiore di scaricatori, poichè ne sono installati anche in parallelo ai
condensatori serie.

La configurazione C.C.C. sollecita alcuni componenti a differenti tipi di stress:

• Come risultato del contributo dei condensatori di commutazione, la tensione sul ponte
aumenta mentre diminuisce la sua corrente di corto circuito
• Hanno minor perdite a vuoto di un tradizionale convertitore, in quanto il trasformatore
può essere progettato per una potenza nominale minore. Questo è possibile perché i
condensatori minimizzano la potenza reattiva che fluisce attraverso esso.
• Le perdite operative sono leggermente più alte in quanto le correnti armoniche e la
tensione sulle valvole durante l’apertura aumentano

Un inverter di tipo CCC si opporrà ad un collasso di tensione in caso di guasto sul sistema,
mentre un tradizionale convertitore, molto probabilmente, accelererebbe tale crollo.

Per un tradizionale HVDC LCC (Line Commutated Converter):


- il consumo di potenza reattiva aumenta con l’aumento della corrente;
- l’aumento del consumo di potenza reattiva riduce ulteriormente la tensione del sistema;
- vi è il rischio di collasso di tensione.

Nel caso di HVDC CCC, invece, il consumo di potenza reattiva diminuisce quando la corrente
aumenta, e tutto il sistema può essere controllato con il minimo margine di commutazione
grazie alla tensione supplementare ottenuta dai condensatori di commutazione. Così, il beneficio
portato dalla potenza reattiva fornita dalla stazione CCC, inclusi i filtri, sarà positivo e andrà a
contrastare un eventuale collasso di tensione.
Altro pregio riguarda l’eventuale risonanza tra filtri e l’impedenza di rete. I tradizionali sistemi
HVDC sono dotati di un insieme relativamente grande di filtri e banchi di condensatori connessi
a terra. Potrebbe verificarsi una risonanza parallelo tra questi e l’induttanza di rete. Questo
rischio è ridotto al minimo nei CCC, in quanto richiedono un condensatore di filtraggio
relativamente piccolo.

Attualmente esiste un unico esempio applicativo della tecnologia C.C.C. ed è l’interconnessione


tra Argentina e Brasile da 1.100 MW [21]. Si tratta di un collegamento back-to-back, composto
da due strutture identiche ciascuna da 550 MW poste in parallelo, che consentono di scambiare
energia tra le due reti AC funzionanti a diversa frequenza (50 e 60 Hz).

67
Capitolo 3

Figura 3.19 – Garabi - Stazione HVDC C.C.C. da 110 MW

3.3 Filtri AC

Il dimensionamento dei filtri AC della stazione di conversione è eseguito allo scopo di


soddisfare diversi requisiti, ovvero [22]:
• potenza reattiva richiesta dai convertitori e la possibilità di scambio di potenza reattiva
con la rete AC. Una stazione di conversione con dimensionamento standard ha un
consumo in termini di potenza reattiva che, in condizioni nominali, è pari a 0,5 p.u.
della potenza attiva transitante. La potenza reattiva assorbita dal convertitore varia quasi
linearmente con la potenza attiva, anche se in realtà il legame è più complesso ma (con i
tipici dimensionamenti adottati il legame si può ritenere in prima approssimazione quasi
lineare). È dunque necessario impiegare una struttura di rifasamento che consenta di
contenere lo sbilanciamento di potenza reattiva con la rete AC;
• i requisiti sulle variazioni di tensione causate dalle manovre di un banco di filtri AC.
Dalla taglia del singolo banco di rifasamento/filtraggio dipende l'entità della variazione
di tensione causata dalla manovra del banco stesso (la potenza di corto circuito del nodo
di rete determina tale valore);
• i limiti di inquinamento armonico attribuiti alla stazione di conversione.

L'approccio adottato dai diversi costruttori è diversificato, soprattutto per quanto riguarda la
struttura dei filtri AC.
Una soluzione prevede l'impiego di filtri AC con struttura di tipo passa alto ad una, due o
tre frequenze di accordo. L'impiego di filtri ad accordo multiplo, in particolare quelli a
triplo accordo, sono utilizzati qualora specifici studi di rete mettano in evidenza possibili
criticità (risonanze) a frequenze non caratteristiche, di basso ordine armonico, tipicamente
la terza armonica. Per cui la frequenza in accordo più bassa è quella dedicata alla armonica
non caratteristica, mentre quelle più alte alle armoniche caratteristiche della conversione
AC/DC.
Se i requisiti di potenza reattiva scambiata con la rete AC, richiesti a specifica, sono molto
stringenti è possibile prevedere anche l'installazione di semplici banchi di condensatori. In
quest'ultimo caso tali condensatori devono essere opportunamente dimensionati poiché
risultano essere interessati da correnti di elevato ordine armonico.
Altre soluzioni per i filtri AC (derivati tra fase e terra) possono prevedere differenti
strutture[23]:
risonante serie a banda di frequenza stretta per le armoniche non caratteristiche di basso
ordine armonico, tipicamente la terza;

68
La stazione di conversione
smorzanti del 2° ordine per l'11a e la 13a armonica di corrente (le più consistenti)
generate dal ponte dodecafase di conversione;
passa alto, ad ampia banda di frequenza, del 2° o del 3° ordine per le armoniche di
corrente a frequenza più elevata (di ampiezza inferiore alle precedenti ma con un
maggiore impatto in termini di interferenza telefonica).

Sia per filtri AC che per banchi di condensatori, l'inserzione deve essere sincronizzata con
la tensione di rete. La necessità di manovre sincronizzate nella fase di energizzazione dei
dei filtri, è legata alla elevata sensibilità del ponte di conversione ai disturbi di rete, in
particolare se il ponte stesso sta funzionando da invertitore. In quest'ultimo caso, una
inserzione non corretta di un banco di filtri o condensatori può comportare il blocco
temporaneo del ponte di conversione a causa dell'instaurarsi di una commutazione fallita.
Tipicamente si richiede l'inserzione di un banco di filtri AC (o di condensatori) al passaggio
per lo zero della tensione di rete con una tolleranza inferiore ad 1 ms. In sede di stesura
delle specifiche tecniche occorre definire tali limitazioni sulla modalità di inserimento dei
filtri AC.

Figura 3.20 – Tipologia di filtri AC

Le strutture di filtri AC descritte brevemente sopra sono di tipo passivo. Negli ultimi anni
sono stati proposti anche dei filtri AC, sempre di tipo passivo, detti ConTune AC Filters che
effettuano una regolazione automatica della frequenza di accordo, allo scopo di tenere conto
di eventuali variazioni dei parametri elettrici dei componenti che costituiscono il filtro
stesso [24].

69
Capitolo 3
Il principio di funzionamento dei filtri “ConTune” è basato sulla regolazione continua del
reattore che costituisce il filtro risonante serie (tipicamente accordati alle armoniche
principali, ovvero la 11a e la 13a). La regolazione non è eseguita mediante parti mobili (ad
esempio un variatore sotto carico a prese) ma al contrario agisce sul nucleo magnetico del
reattore del filtro variando la permeabilità del nucleo ferromagnetico mediante
l'applicazione di un campo magnetico statico trasversale al nucleo stesso. Tale campo
magnetico di regolazione è ottenuto attraverso un avvolgimento in DC posto attorno al
nucleo ferromagnetico.
Il risultato che si ottiene è quello di variare con continuità l'induttanza del reattore.

Figura 3.21 – Nucleo magnetico del reattore del filtro AC ConTune

Nella Figura 3.22 è riportato in linea di principio lo schema di controllo e regolazione del
filtro AC ConTune. La struttura di controllo prevede il confronto tra la misura della
specifica armonica di corrente generata dal ponte di conversione con quella assorbita dal
filtro; il segnale di errore risultate è inviato ad un regolatore industriale (tipicamente un
proporzionale – integrale), la cui uscita regola l'entità del campo magnetico statico che
interessa il reattore, fissandone il valore di induttanza più idoneo per annullare l'errore e
dunque filtrare la specifica armonica di corrente.

70
La stazione di conversione

Figura 3.22 – Principio di funzionamento dei filtri AC ConTune

Rispetto ad una soluzione tradizionale questo approccio è più preciso e meno soggetto agli
errori causati dall'invecchiamento, ma nel contempo più costoso.

3.4 Trasformatori di conversione

I trasformatori di conversione sono parte integrante di una stazione HVDC. Essi hanno diverse
funzioni:
- fornire ai ponti di conversione una terna di tensioni AC di ampiezza contenuta entro un
intervallo prefissato e regolabile, al variare della tensione di rete, mediante variatori
sotto-carico (posti lato AAT) comandati dal controllo della stazione di conversione
HVDC; tipicamente gli intervalli di variazione sono compresi, in riferimento alla
tensione nominale secondaria, nell'intervallo -(10 ÷ 6)% per l'estremo inferiore sino a
+(15÷ 20)% per quello superiore. Questo allo scopo di fare fronte alle condizioni più
critiche di funzionamento (minima tensione lato AC e tensione nominale lato DC
oppure, massima tensione lato AC e funzionamento a tensione ridotta lato DC) e
mantenere la secondaria il più possibile costante. In tale modo risultano essere contenuti
anche angoli di accensione del ponte e così anche la potenza reattiva richiesta dallo
stesso per funzionare.
- Fornire ai due ponti a tiristori che costituiscono un convertitore dodecafase due terne di
tensioni AC sfasate di 30° o 150° elettrici al fine di eliminare, lato AAT, le armoniche
di corrente caratteristiche dei singoli ponti esafase, ovvero quelle di ordine armonico
6·n ± 1;
- separare galvanicamente il sistema AC ed i ponti di conversione al fine di evitare il
trasferimento di componenti continue lato alternata. I trasformatori di conversione, in
sede di dimensionamento, devono tener conto della presenza di eventuali piccole
componenti residue di corrente che oscillano attorno allo zero a bassa frequenza, e che
incrementano le perdite nel ferro e il rumore del trasformatore stesso durante l'esercizio;
- limitare l'entità della corrente di corto circuito nelle valvole in presenza di un guasto nel
ponte di conversione. Tale aspetto è particolarmente importante perchè determina il
dimensionamento dei tiristori del ponte di conversione.

La progettazione e costruzione dei trasformatori di conversione deve tener conto del fatto che
essi sono percorsi dalle correnti armoniche del ponte di conversione (ad esempio, 0,2 p.u. di 5ª
armonica) e che gli avvolgimenti secondari sono sottoposti ad elevate tensioni DC (0,25 p.u. nel
caso dell'avvolgimento collegato al ponte di Graetz più vicino all'elettrodo; 0,75 p.u. per quello
collegato al ponte di Graetz connesso al polo).

71
Capitolo 3
Costruttivamente le unità di conversione hanno generalmente una struttura che prevede:
− lato sala valvole, la presenza di isolatori passa-muro in porcellana o in materiale
composito, che penetrano in sala valvole allo scopo di consentire la connessione ai ponti
di conversione. Il numero degli isolatori passanti dipende dalla soluzione adottata per il
trasformatore; ad esempio nel caso di un trasformatore monofase a tre avvolgimenti, vi
sono quattro isolatori passanti (due per ogni avvolgimento) che entrano in sala valvola;
− lato rete, la presenza del sistema di raffreddamento, posto all'aperto, al fine di facilitare
lo scambio termico e dunque il raffreddamento dell'unità. Gli aerotermi possono essere
direttamente montati sul cassone del trasformatore o separati da esso e posizionati su
una apposita struttura metallica di sostegno.

La struttura e dimensione degli isolatori passa-muro deve assicurare, oltre ai requisisti di


isolamento richiesti, la connessione alle quadrivalvole del ponte di conversione ad altezze
relativamente elevate. Poiché gli isolatori passa-muro sono isolati in olio, quanto sopra implica
per l'unità del trasformatore il montaggio del serbatoio olio ad altezza elevate. In figura 3.23 è
riportata la foto di un trasformatore di conversione monofase a tre avvolgimenti della potenza di
354/177/177 MVA e tensione lato AAT pari a 230 kV.

Il dimensionamento del trasformatore è inoltre legato, in impianti di potenza elevata, anche alle
difficoltà di trasporto dello stesso (dimensioni e pesi rilevanti) in relazione ai vincoli stradali-
ferroviari (quali ponti e gallerie) e navali.
Se si considera quale esempio, un collegamento monopolare in cui in stazione vi è un ponte
dodecafase, sono possibili quattro differenti soluzioni per il lay-out del/i trasformatore/i (a pari
potenza della stazione HVDC), i cui pesi (e dunque le dimensioni) in p.u. rispetto alla soluzione
di riferimento (monofase a due avvolgimenti) sono i seguenti:

monofase a due avvolgimenti


 peso relativo 1.0 (6 trasformatori)
monofase a tre avvolgimenti
 peso relativo 1.6 (3 trasformatori)
trifase a due avvolgimenti
 peso relativo 2.2 (2 trasformatori)
trifase a tre avvolgimenti
 peso relativo 3.6 (1 trasformatori)

Le ultime due soluzioni non sono quasi mai adottate dato che la taglia degli impianti HVDC è
solitamente tale da richiedere trasformatori monofase. Se si prende ad esempio un impianto
HVDC bipolari della potenza di un migliaio di MegaWatt vengono impiegate sei unità di tipo
monofase a tre avvolgimenti per stazione (due ponti di conversione dodecafase); per impianti di
taglia analoga, ma con configurazione monopolare (un ponte di conversione dodecafase), i
trasformatori potrebbero anche essere del tipo monofase a due avvolgimenti (dunque sarebbero
sei in totale), in relazione alla maggiore potenza singola di ciascuno di essi. Il sistema di
raffreddamento è di tipo OFAF.
Nella Figura 3.24 sono riportate, ad esempio, le soluzioni tipicamente adottate da ABB per i
trasformatori di conversione in relazione alla potenza dell'impianto HVDC; in figura è indicato
anche il peso di tali unità.

72
La stazione di conversione

Figura 3.23 – Trasformatore di conversione (Siemens)

Figura 3.24 – Tipologia e peso di trasformatori di conversione in relazione alla potenza


del collegamento

Dal punto di vista costruttivo la disposizione degli avvolgimenti, a partire da una colonna
del nucleo centrale ferromagnetico verso l'esterno, è il seguente:
− l'avvolgimento di regolazione;
− l'avvolgimento primario HVAC;
− l'avvolgimento HVAC lato ponte di conversione (a stella o a triangolo).

73
Capitolo 3
In impianti HVDC bipolari di potenza medio/alta (1000 ÷ 1500 MW), il trasformatore
monofase di conversione a tre avvolgimenti presenta un nucleo ferromagnetico con due
colonne dotate di avvolgimenti, ognuna con la struttura sopra descritta. Ad una colonna
corrisponde l'avvolgimento che va a comporre la terna collegata a triangolo. I due
avvolgimenti primari HVAC vengono collegati in parallelo.
Nella figura sotto è riportato il disegno di una sezione di un trasformatore monofase.

Figura 3.25 – Trasformatore monofase con due avvolgimenti lato ponti di conversione

Relativamente al regolatore sotto-carico, che si trova sull'avvolgimento lato rete AC, ha


tempi di passaggio da una presa all'altra di qualche secondo. Il variatore sotto-carico
rappresenta un componente particolarmente importante poiché esso risulta essere
sottoposto a numerosissime manovre durante la vita utile dell'impianto di conversione.

Nella Figura 3.26, è riportato un trasformatore di un impianto HVDC; l'unità monofase che
comprende due trasformatori monofase a due avvolgimenti nello stesso cassone metallico,
è accostata alla sala valvole. Lato rete AC sono visibili gli aerotermi del circuito di
raffreddamento (di tipo OFAF) del trasformatore di conversione.

Figura 3.26 – trasformatore HVDC monofase

74
La stazione di conversione
Le immagini sotto, dalla 3.27 alla 3.29, tratte da www.sapei.it, si riferiscono alla sala valvole;
sono visibili gli isolatori passanti dei trasformatori e le quadrivalvole che compongono il ponte
di conversione.

Figura 3.27 – Sala valvole - 1

75
Capitolo 3

Figura 3.28 – Sala valvole – 2

Figura 3.29 – Sala valvole – 3

76
La stazione di conversione
3.5 Reattore di spianamento lato DC

Il reattore è situato, nel lato DC, tra il convertitore e il filtro DC ed ha le seguenti funzioni [13]:
− mantenere la corrente DC il più possibile continua, all'interno dell'intervallo di potenza
previsto per il funzionamento del collegamento. Questo è importante in particolare nelle
condizioni di minima potenza trasmessa allo scopo di evitare possibili funzionamenti
discontinui del ponte che sono caratterizzati da elevate sollecitazioni in tensione per i
tiristori che compongono il convertitore;
− limitare le correnti che percorrono il convertitore in presenza di guasti/corto circuiti nel
collegamento DC o di una commutazione fallita nell'altro convertitore;
− ridurre la possibilità di rischi di risonanze nel circuito DC alle armoniche di tensione
caratteristiche e non, generate dal ponte di conversione;
− ridurre (unitamente al filtro DC) le armoniche iniettate nel collegamento DC.

Figura 3.30 – Smoothing reactor Figura 3.31 – Smoothing reactor isolato in


isolato in aria, interno la sala aria, all’esterno
valvole

Dal punto di vista costruttivo vengono impiegate due tipologie di reattori:


− Con isolamento in aria.
Si tratta di reattori di spianamento con induttanze fino a 150 ÷ 200 mH, con tensioni e
correnti nominali fino a 500 ÷ 600 kV e 1500 ÷ 2000 A. Il vantaggio di tali reattori è
legato al fatto che essi sono composti da più avvolgimenti elementari, per cui, se
richiesto, è possibile mantenere come ricambi non un reattore completo ma alcuni di
questi avvolgimenti elementari che lo compongono. Dal punto di vista del lay-out, tali
reattori sono solitamente posti su isolatori portanti.

77
Capitolo 3

− Con isolamento in olio.


Nel caso in cui il dimensionamento dell'impianto necessiti di reattori di taglie molto
elevate, che si potrebbero ottenere solo mettendo in serie più reattori isolati in aria, si
preferisce una tecnologia di costruzione con isolamento in olio. Il reattore in questo
caso, dal punto di vista costruttivo assomiglia ad un trasformatore. Quest'ultima
soluzione, più costosa (2 ÷ 3 volte maggiore della precedente) è quella più indicata
qualora siano presenti anche prescrizioni di tipo antisismico, che non consentirebbero
l'impiego di strutture con isolatori portanti, la cui stabilità potrebbe essere pregiudicata
dalle sollecitazioni meccaniche connesse con un terremoto.

Usualmente la teglia del reattore è scelta in un range tra 100÷250 [mH] per lunghe distanze in
configurazione tradizionali e si posiziona in serie al cavo DC; mentre nel caso di collegamento
back-to-back valori usuali sono compresi tra 30÷80 [mH].

Figura 3.32 – Smoothing reactor da 270 mH, isolato in olio

3.6 Filtri DC

I filtri DC sono installati in ogni stazione di conversione (tra la linea di polo e la linea di
elettrodo), e provvedono alla riduzione del contenuto armonico nelle linee DC del
collegamento.
La soluzione classica prevede filtri passivi del tipo risonante serie per le armoniche di ordine più
basso (tipicamente la 12ª) e filtri di tipo passa alto (per le armoniche dalla 24ª in poi).
Una soluzione più innovativa è costituita invece da un filtro “ibrido”, con una parte attiva in
serie a quella passiva con il quale si iniettano correnti armoniche (anche a frequenze differenti
da quelle caratteristiche) di uguale modulo ma in contro-fase rispetto a quelle che transitano nel
reattore di spianamento, in modo tale che verso la linea DC esse siano praticamente trascurabili.
Il risultato che si ottiene è che nella linea DC il livello armonico è sensibilmente inferiore
rispetto al caso in cui si siano impiegati filtri DC di tipo passivo [25].

78
La stazione di conversione
Nella figura sottostante è riportato un confronto tra le correnti armoniche in linea DC con filtro
attivo e senza filtro attivo ma con soli filtri passivi.

Figura 3.33 – Confronto tra filtro DC attivo e passivo

Costruttivamente il filtro attivo è composto da un convertitore a tensione impressa (con valvole


di tipo IGBT – Insulated Gate Bipolar Transistor) che impiega una strategia di modulazione del
tipo a banda isteretica, in grado di consentire, unitamente alla elevata frequenza di
commutazione dei transistor, l'iniezione di correnti armoniche con ampiezza e fase opportune.
Poiché tale dispositivo ha la funzione di compensare solo delle correnti armoniche, il suo
dimensionamento è sensibilmente più contenuto rispetto alla stazione di conversione.
Il filtro attivo incrementa le prestazioni dell'intero sistema di filtri DC; tuttavia è possibile
operare con esso fuori servizio garantendo comunque il rispetto delle specifiche (in termini di
corrente perturbata equivalente) con i soli filtri passivi.
Occorre infine considerare che, in caso di collegamento DC interamente in cavo, la presenza di
filtri DC può anche non essere necessaria, poiché il cavo stesso di collegamento si comporta
come un filtro distribuito [26].

Figura 3.33 – Filtro DC di tipo attivo proposto da ABB

79
Capitolo 3
3.6 Dati tipici della stazione di conversione – Potenze, tensioni e correnti limite

La trasmissione in corrente continua con ponti di conversione a tiristori è ormai una tecnologia
consolidata che conta dagli anni 50 sino ad oggi, decine e decine di impianti di trasmissione, sia
per collegamenti terrestri a lunga distanza sia sottomarini.
Tra i collegamenti terrestri sono in numero elevato anche i cosiddetti impianti back-to-back,
ovvero quei collegamenti che prevedono le due stazioni di conversione adiacenti, connesse da
una sezione in corrente continua che contiene solo il reattore di spianamento.
In questo contesto i fattori che determinano le potenze trasmissibili limite, per una
configurazione monopolare o bipolare, sono differenti a seconda della tipologia dell'impianto.
Nel seguito si esamineranno dapprima i limiti in tensione ed in corrente dei componenti (cavi
DC compresi) dai quali si possono agevolmente dedurre le potenze massime trasportabili per un
monopolo o un bipolo.

3.7.1 Tensioni
Attualmente si può ritenere che le massime tensioni DC realizzabili senza pesanti implicazioni
tecnico/economiche sui componenti del collegamento stesso sono dell'ordine dei 500 ÷ 600 kV.
Tensioni maggiori comportano criticità per quanto riguarda gli aspetti sotto riportati.

− Ponti di conversione.
Tenendo presente la struttura costruttiva dei ponti di conversione che prevede una
configurazione a quadrivalvole, valori elevati di tensione DC darebbero luogo a
strutture di altezza particolarmente elevata, la cui robustezza meccanica potrebbe essere
un aspetto potenzialmente critico, in particolare per quei siti in cui i requisisti di
sismicità sono significativi. Non solo, altezze eccessive sono da valutare anche sotto il
punto di vista del collegamento con gli isolatori passanti degli avvolgimenti dei
trasformatori di conversione, lato ponte a tiristori. Il problema dell'altezza può essere in
parte superato adottando una struttura, per quanto riguarda la quadrivalvola, con almeno
due moduli per ogni piano della quadrivalvola stessa. Dal punto di vista meccanico la
struttura che ne risulta è meccanicamente più “rigida”.
In aggiunta a quanto sopra, il raggiungimento di tensioni elevate, comporta un maggior
numero di tiristori in serie per ogni macrovalvola, per ciascuno dei quali deve essere
garantito un flusso costante di liquido refrigerante (acqua deionizzata) ai dissipatori
metallici adiacenti alla valvola stessa. Queste prescrizioni determinano il
dimensionamento del sistema di raffreddamento che deve essere in grado di asportare il
calore generato dalle valvole assicurando al contempo un elevato grado affidabilità del
circuito (in particolare per quanto riguarda possibili trafilamenti d'acqua). Queste
esigenze, che porterebbero ad adottare una maggiore volumetria della quadrivalvola allo
scopo di evitare la vicinanza delle sorgenti di emissione di calore, sono in contrasto con
i requisiti di stabilità meccanica richiesti dalla struttura.
Il trend delle valvole a tiristori consentirà a breve di raggiungere tensioni di blocco per
ogni singolo tiristore attorno ai 10 ÷ 12 kV e correnti massime intorno ai 4 kA.

− Componenti lato corrente continua


Le criticità associate a livelli elevati di tensione DC sui componenti riguardano
sostanzialmente la capacità di tenuta dell'isolamento sia lato air-clearance (distanza di
isolamento in aria) che creepage distance (lunghezza delle linee di fuga superficiali).
Condizioni ambientali critiche, ovvero elevata polluzione salina piuttosto che elevati
livelli di inquinamento, possono determinare lunghezze degli isolatori di stazione (post-
insulator) incompatibili con il grado di stabilità meccanica delle strutture. Ad esempio,
è prassi consolidata impiegare, per i reattori di spianamento, delle reattanze in aria che
costruttivamente si presentano montate sopra ad isolatori di stazione, la cui altezza
dipende dal livello di tensione DC. Se le altezze sono eccessive (per garantire la tenuta
dell'isolamento) la struttura meccanica che ne deriva può essere non affidabile; occorre
80
La stazione di conversione
dunque passare da reattori isolati in aria a reattori isolati in olio, con evidenti
implicazioni economiche.
Non solo, valori elevati di tensione DC in ambienti contaminati sono raggiungibili solo
mediante il cosiddetto “indoor” degli stessi apparati DC ad alta tensione della stazione
di conversione, soluzione che comporta dei maggiori costi di investimento (dell'ordine
dell' 1 ÷ 2 %), ma che è sostanzialmente l'unica impiegabile se si desiderano ottenere
indici di affidabilità elevati per il collegamento.
È comunque da notare che in presenza di livelli di polluzione elevati, la soluzione
“indoor” degli apparati DC ad alta tensione, è consigliabile anche per tensioni più
basse.

− Linee DC aree
Anche per linee aeree valgono le stesse problematiche di tenuta dell'isolamento
presentate dai componenti DC in concomitanza di condizioni ambientali non favorevoli,
che richiedono l'adozione di tralicci con geometrie adeguate. Si tenga presente che nel
caso di collegamenti terrestri in linea aerea, guasti temporanei lato DC generati da
cedimenti della tenuta dell'isolamento rappresentano una delle cause principali dei fuori
servizi transitori dei collegamenti stessi. In aggiunta occorre considerare anche che
all'aumentare della tensione oltre ad aumentare le perdite di linea a causa dell'effetto
Corona, sono necessarie soluzione in “bundle” per i conduttori.

− Cavi DC
Per i cavi DC valori di tensione sino a 600 kV sono possibili, lo standard è tuttavia 400
÷ 500 kV. Le ragioni per le quali superare i 600 kV può essere economicamente non
conveniente sono da ricercarsi con le problematiche associate all'isolamento per tali
cavi ad altissima tensione.
Il coordinamento dell'isolamento di cavi DC, nella maggior parte degli impianti HVDC
con collegamento sotterraneo o sottomarino, è sostanzialmente legato alla ampiezza
delle sovratensioni di tipo “interno” a cui il cavo è sottoposto (in particolare si tratta di
sovratensioni temporanee e sovratensioni di manovra). Solo nel caso in cui il
collegamento DC sia di tipo misto, ovvero parte in linea aerea e parte in cavo occorre
considerare anche le sovratensioni di origine atmosferica determinate da fulminazioni.
Nel primo caso, sistema DC tutto in cavo, la maggior parte delle sovratensioni interne
ha una ampiezza che solitamente è inferiore a 1,5 p.u. della tensione nominale del cavo
con durante massime attorno ai 100 ms. In generale per gli eventi che comportano
sovratensioni sino a 1,5 p.u. le sollecitazioni sui cavi sono compatibili con l'isolamento
senza l'intervento degli scaricatori posti a protezione. Vi sono tuttavia alcuni tipi di
guasti interni che se combinati con malfunzionamenti del controllo possono generare
delle sovratensioni nella sezione in corrente continua del collegamento poco superiori a
2 p.u.. In particolare critiche sono le sovratensioni che si generano a seguito della
perdita degli impulsi di accensione per il ponte di conversione funzionante da
invertitore. In queste condizioni, il raddrizzatore continua a funzionare anche se in
maniera non corretta, generando una tensione, lato DC, di tipo oscillante in relazione
alla frequenza di risonanza dello stesso circuito DC. Nei casi peggiori, in cui il
controllo di corrente al raddrizzatore è lento e la frequenza di risonanza del circuito è
prossima alla frequenza fondamentale di rete, si possono raggiungere sovratensioni
temporanee di ampiezza sino a 2,2 ÷ 2,3 p.u., che richiedono la presenza di scaricatori
per evitare danneggiamenti del cavo.
Nel caso di sollecitazioni di origine atmosferica, i casi più critici sono quelli che
prevedono la sollecitazione di polarità opposta alla tensione DC a cui è esercito il cavo.
In queste condizioni l'ampiezza di impulso di lighting che il cavo può sopportare è
inferiore al caso in cui esso sia applicato da solo, con cavo non in tensione. Per i cavi
DC tipicamente è stato previsto in passato un LIWL (Lightning Impulse Widthstand
Level) compreso nell'intervallo 2,2 ÷ 2,7 p.u. della tensione nominale del cavo stesso
81
Capitolo 3
(per Italia-Grecia si è adottato un LIWL di 2,4 p.u.). Per impianti di ultima
generazione, con tensioni DC di circa 450 ÷ 500 kV, la tendenza è verso l'adozione di
LIWL più bassi, dell'ordine 1,9 ÷ 2 p.u. soprattutto in casi dove è necessario avere cavi
con isolamento “molto compatto” (per elevate profondità del mare).

3.7.2 Correnti
Gli elementi che incidono maggiormente sul livello delle correnti realizzabili sono i convertitori
ed i cavi.

− Ponti di conversione
Attualmente sono disponibili tiristori in grado di essere percorsi da correnti sino a 4 kA.
Non si prevedono da questo punto di vista incrementi sensibili delle correnti
ammissibili per un singolo tiristore, poiché i valori di potenza che ne derivano per i
ponti di conversione sono ampiamente sufficienti a soddisfare le esigenze richieste a
questa tipologia di impianti. Tiristori da 4 kA sono principalmente impiegati o in
impianti back-to-back in cui le tensioni DC non sono molto elevate (al massimo ± 250
kV) poiché non vi è l'esigenza di contenere le perdite associate al collegamento DC (le
due stazioni di conversione sono sostanzialmente adiacenti), o in impianti in
configurazione bipolare con potenze trasmesse di qualche migliaio di MW.

− Cavi DC
Le portate massime in corrente di un cavo DC, ovvero la sezione del conduttore (e
dunque i pesi e gli ingombri del cavo) dipendono da molteplici aspetti, quali:
• caduta di tensione e relative perdite in relazione alla lunghezza del collegamento:
sulla base dei requisiti richiesti è legata la scelta del tipo di conduttore, rame o
alluminio (il primo sicuramente più costoso);
• tipologia della posa: un cavo sottomarino per acque profonde (profondità maggiore di
intorno ai 1000 m ed oltre) in relazione alla potenza da trasmettere deve avere un peso
compatibile con la tecnologia di posa, il che, anche in questo caso, contribuisce alla
scelta del tipo del conduttore (l'alluminio presenta un rapporto peso specifico/resistività
elettrica migliore di quello del rame).

Attualmente sono disponibili cavi da 600 kV con portate in corrente sino a 2000 A (1200 MW
di potenza trasferibile) anche per collegamenti di tipo sottomarino, purchè la profondità di posa
non sia eccessiva (inferiore a qualche centinaio di metri).

3.7.3 Potenza
Da quanto esposto sopra, per un singolo polo di collegamento HVDC sono raggiungibili, con
dimensionamenti standard, potenze dell'ordine dei 2000 MW, che raddoppiano adottando una
configurazione bipolare (2 x 2000 MW). In questi casi se il collegamento prevede l'impiego di
cavi è necessario impiegare più cavi in parallelo per raggiungere i livelli di potenza richiesti.

3.7.4 Lay-out e ingombri (cenni)


Il lay-out ed i relativi ingombri sono notevolmente influenzati dalla prassi costruttiva e dagli
“standard” utilizzati nelle utilities.
Alcuni esempi stazioni di conversione di tipo monopolare e bipolare sono riportate sotto [27].

82
La stazione di conversione

Figura 3.35 – Interno/esterno sala valvole

Figura 3.36 – Stazione di conversione

83
Capitolo 3

(a)

(b)

Figure 3.35 (a) e( b) – Layout esterno stazione di conversione HVDC di tipo monopolare

84
La stazione di conversione

(a)

(b)

Figure 3.36 (a) e (b) – Layout stazione bipolare

85
Capitolo 3

(a)

(b)

Figure 3.37 (a) e (b) – Layout stazione di conversione monopolare

86
La stazione di conversione

Figura 3.38 – Trasformatore di conversione

Figura 3.39 – Sala valvole

87
88
4
I Cavi
Nella trasmissione di potenza tramite linee HVDC in cavo, i cavi sono alimentati da convertitori
che possono essere LCC, CCC o VSC.
La tecnologia LCC (line commutated converters) utilizza sistemi di commutazione naturale o
controllata tramite valvole di tipo SCR ed è caratterizzata dall’inversione di polarità del cavo,
determinando in questo modo uno stress dielettrico, dovuto alla variazione di tensione, superiore
rispetto alla tecnologia VSC.
La tecnologia VSC (voltage source converters), la quale non prevede l’inversione di polarità, è
caratterizzata da sistemi auto-commutanti, che non necessitano della presenza della rete AC per
il loro funzionamento ed il sistema di conversione risulta indipendente dalla frequenza del
sistema di alimentazione.
Inoltre questo tipo di tecnologia offre numerosi vantaggi, in particolare permette di
controllare ottimamente i flussi di potenza attiva e reattiva in una rete AC, molto importante sia
per la regolazione della rete sia per i vari contratti stipulati nel mercato elettrico, e risultano
ottimali qualora si abbia la necessità di collegamenti via mare (per esempio le stazioni offshore
o le wind farm).
Dalle prime applicazioni sottomarine si notò la necessità di rinforzare i cavi con un’armatura di
protezione da ancore, dalle reti dei pescatori e da animali marini che possono danneggiare il
materiale isolante. Di solito queste armature sono costruite da fili di acciaio ma ci sono casi in
cui possiamo trovarle realizzate con piattina di rame; i cavi per le applicazioni sotterranee ne
sono generalmente prive.

Per quanto riguarda la scelta delle sezioni bisogna tener conto delle seguenti considerazioni:
• Caduta di tensione massima
• Corrente termicamente ammissibile (cioè la corrente che porta il cavo alla sua
temperatura d’esercizio)
• Temperatura massima ammissibile per surriscaldamento dovuto a corto circuito, ovvero
temperatura massima oltre la quale il cavo si distrugge

4.1 Tipologie di cavo

Alcune tipologie di cavo utilizzate oggi sono le seguenti:

4.1.1 Cavo isolato con carta impregnata M.I. (mass impregnated).


Viene realizzato mediante continue fasciature di carta cellulosa fino a ottenere lo spessore
desiderato dopodiché viene impregnato di particolari miscele o oli di base minerale ad alta
viscosità per riuscire a riempire eventuali vacuoli d’aria che si sono formati. In questo modo si
rende il comportamento dielettrico dell’isolante migliore e si deve rendere il tutto il più
omogeneo possibile nello spazio in modo che il campo elettrico si ripartisca in maniera
uniforme, con legge logaritmica (essendo la configurazione cilindrica) per evitare d’avere alti
valori di campo solo in determinate zone. Questo tipo d’isolante rende il cavo adatto alla
tecnologia HVDC che prevede l’inversione di polarità stressando maggiormente l’isolante.
Capitolo 4

Figura 4.0 – Cavo isolato con carta impregnata

4.1.2 Cavo ad isolamento estruso in XLPE


L’isolante viene ottenuto con un processo di applicazione unica, all’interno del quale
occorre evitare il più possibile la presenza di vacuoli d’aria ovvero zone con minore
rigidità dielettrica e soggette a ionizzazione con scariche parziali. Successivamente si
applicano ulteriori strati di materiale metallico e isolante per migliorare la proprietà
meccaniche. Questa tipologia di isolante è molto più semplice da realizzare tuttavia è
soggetta ad irregolarità lungo la sezione e quindi non è ottimale per cavi destinati a
collegamenti HVDC. Vengono utilizzati per le applicazioni VSC in cui non è prevista
l’inversione di polarità con tensioni fino ai 500 kV e potenze massime di 500 MW. Nel
caso di applicazioni in corrente alternata è possibile utilizzare una configurazione unipolare
oppure una tripolare.

Figura 4.1 – Cavo tripolare isolato in XPLE


I cavi

Figura 4.2 – Cavo unipolare isolato in XPLE

4.1.3 Cavo riempito in olio SCFF (self contained fluid filled)


Sono utilizzati per le grandi potenze a parità di tensione in quanto l’olio utilizzato da
vettore termico all’interno del conduttore cavo riesce ad asportare l’energia dispersa per
effetto joule. La tecnica di costruzione è uguale a quella per i mass impregnated però
vengono utilizzati miscele di oli a bassa viscosità per impregnare la carta dell’isolamento.

4.1.4 Cavi a pressione di gas esterna o interna


L’isolante è realizzato come per quelli in carta impregnata; si presenta generalmente in
configurazione tripolare con ogni conduttore isolato e schermato (con schermo di piombo)
separatamente. I tre conduttori sono inseriti in una struttura tubolare in acciaio contenente
azoto gassoso ad una pressione di 15 bar. Grazie alla pressione esterna esercitata dal gas si
evita la formazione di vacuoli d’aria, ottenendo la rigidità dielettrica richiesta lungo tutta
l’estensione del cavo. Analogo è il principio dei cavi a pressione interna, in cui l’azoto è
parte dell’isolamento del conduttore singolo. Con l’avvento dell’XLPE la richiesta di
questa tipologia di cavi è in calo.
Capitolo 4

Figura 4.3 – Cavo riempito in olio SCFF

Figura 4.4 – Cavo a pressione di gas esterna


I cavi

4.1.5 Cavi isolati in PLL (paper polypropylene laminate)


Sono l’ultima frontiera, indicati per collegamenti ad altissime tensioni e grandi potenze.
Possiamo considerarli come l’evoluzione degli SCFF. L’isolante è costituito da strati
alternati di carta e polipropilene, ed attraverso questa struttura è possibile ottenere un
aumento della rigidità dielettrica totale. Si è inoltre ottenuto un miglior comportamento
termico permettendo l’aumento della temperatura d’esercizio aumentando quindi la potenza
trasmessa o a parità di potenza trasmessa la diminuzione della sezione utile del
conduttore[28].

4.1.6 Gas insulated line - GIL


E’ costituito da un conduttore centrale in alluminio con sezioni tipiche che arrivano fino i
5300 mm²; questo poggia su isolatori in resina che hanno il compito, oltre naturalmente di
isolarlo dall’involucro esterno, di sostenerlo e centrarlo. L’involucro esterno è formato da
un tubo di alluminio robusto, che fornisce una solida protezione meccanica ed elettrica del
sistema. Per soddisfare gli aspetti ambientali e tecnici, i GIL sono riempiti con una miscele
di gas isolante contenente prevalentemente azoto e una minor percentuale di SF6. La
saldatura degli involucri esterni viene realizzata mediante saldatura orbitale, accompagnata
poi da tecniche di verifica a ultrasuoni, assicurando così la perfetta aderenza di tubi.
I sistemi GIL sono immuni ai rischi inerenti ad altri sistemi di trasmissione di potenza,
possono essere toccati durante il servizio dato che la carcassa è francamente a terra, sono a
prova di fuoco e a prova d’esplosione.Inoltre dato che il sistema di isolamento elettrico non
è soggetto a fenomeni d’invecchiamento,questo riduce i guasti interni praticamente a zero.
Altro punto di forza dei GIL è il basso campo elettromagnetico generato (fino a 15 ± 20
volte più piccolo) rispetto ai convenzionali sistemi di trasmissione di potenza. Quindi le
linee possono passare attraverso aree popolate o anche venir allocato in gallerie con altri
sistemi estranei (esempio linee o apparecchiature di telecomunicazione).

Figura 4.5 – Cavo isolato in PLL


Capitolo 4

Figura 4.6 – Sezione di un cavo GIL e di una doppia terna GIL

4.2 Strutture dedicate e loro posa

Con il continuo aumento della richiesta d’energia elettrica e la necessità di trasmetterla


mediante linee in AT e AAT, la possibilità di utilizzare strutture come tunnels o ponti,
ottenendo una sinergia tra tipi diversi di servizi, per esempio il trasporto ferroviario o stradale
con la trasmissione dell’energia, sta diventando molto interessante.
Utilizzando tale approccio si può avere una riduzione dei costi complessivi, dell’impatto
ambientale e meno disservizio per la comunità in caso di manutenzione della linea.
Possiamo catalogare le strutture nel seguente modo [29]:

• Strutture a servizio singolo: con questa definizione si intende qualsiasi struttura


continua contenente uno o più sistemi di cavi che consenta l’installazione, la
sostituzione o la manutenzione dei sistemi senza la necessità di scavare o distruggere la
struttura. Questa viene chiamata anche struttura dedicata. Include anche la possibilità di
transito di persone e di mezzi nella zona dell’installazione.

• Strutture multi servizio: qualsiasi struttura contenente sia un sistema in cavo sia altri
sistemi e servizi che consenta l’installazione, la sostituzione, la manutenzione o la
riparazione dei sistemi senza la necessità di scavare o distruggere qualsiasi altro
servizio. Si può notare che una struttura originariamente a uso singolo può,
successivamente diventare una struttura multi utilizzazione.

• Strutture singolo utente: la loro gestione e possesso sono di un unico soggetto

• Strutture multi utente: la loro gestione e possesso sono di più soggetti

4.3 Tunnels

La realizzazione di tunnels dedicati richiede l’uso di uno specifico e variegato tipo


d’attrezzature; in base alla conformazione del terreno in cui il tunnel deve essere costruito è
possibile decidere la tecnica migliore alla sua realizzazione, o eventualmente la combinazione di
tecniche nel caso di lunghi percorsi con differenti tipologie di terreno.

In base alla costruzione possiamo individuare le seguenti tipologie di tunnels:

• Cut and cover tunnels: possiamo individuare due tipologie, top-down e bottom-up
tunnel. I primi sono costruiti dove c’è la necessità d’avere tempi di costruzione brevi
per liberare la viabilità in una strada nelle vicinanze dell’installazione. Il tunnel viene
I cavi

costruito al livello del terreno, con strutture forate prefabbricate, e si effettuano poi
degli scavi poco profondi per ricoprirlo definitivamente, tranne in alcune zone destinate
all’ispezione. Nel sistema bottom-up viene scavata una trincea, all’interno della quale
viene poi costruito il tunnel e successivamente viene tutto ricoperto.

Figura 4.7 – Sistema top-down

Figura 4.8 – Sistema bottom-up

• Tunnels sommersi: questa tecnica è molto simile alla cut and cover, con la differenza
che siamo in ambito sottomarino. Viene prima scavata una trincea sul fondale, sulla
quale sono posate sezioni di tunnel prefabbricate, che vengono appositamente sigillate e
ancorate e all’interno delle quali vengono posati i cavi. Dopo di che il tunnel viene
ricoperto con sabbia del fondale e successivamente da uno strato di materiale roccioso.
Periodicamente viene asportato il materiale sedimentato in eccesso nelle zone
interessate.

Figura 4.9 – Tunnel sommerso


Capitolo 4

• Tunnel ricavati da alesatura: mediante alesatrici rotanti si creano tunnel di sezione


desiderata, automatizzando il processo di costruzione del tunnel. Le punte da taglio
installate sulla testa dell’alesatrice andranno scelte in base al tipo di terreno in cui si
dovrà lavorare. Le alesatrici possono essere realizzate apposta per la costruzione di un
tunnel specifico, tuttavia ci sono macchine in grado di scavare tunnel di sezioni variabili
con un certo range, abbattendo in tal modo i costi progettuali. Subito dopo l’alesatura le
pareti del tunnel vengono rivestite da spessi pannelli prefabbricati di cemento armato
che seguono perfettamente la forma circolare del tunnel e lo spazio tra la superficie del
tunnel e i pannelli viene riempito di cemento. Un’alternativa è posizionare subito dietro
l’alesatrice delle sezioni di condotta (pipe jacking), guidate da cilindri pneumatici dalla
sezione d’entrata fino alla sezione di scavo. Le singole sezioni che vanno a costituire la
condotta sono prefabbricate in cemento armato e una volta che un segmento di cemento
è stato posizionato, il sistema pneumatico rientra alla bocca della galleria per
cominciare il suo ciclo di trasporto.
Utilizzando sistemi di guida computerizzati si può posizionare diverse sezioni in modo
estremamente preciso.

Figura 4.10 – Dimensione di un’alesatrice

• Shotcrete and mesh: in presenza di roccia molto dura per la costruzione del tunnel si
utilizzano maglie in acciaio e cemento spruzzato (shotcrete and mesh) in alternativa al
metodo di supporto strutturale. Il cemento viene inserito con appositi sistemi di
pompaggio manuali o tramite robot a controllo remoto.

• Altre tecniche: dove la conformazione del terreno lo consente possono essere usate
anche tecniche più tradizionali, o con la perforazione e la posa di materiale esplosivo
all’interno dei fori oppure utilizzando dei particolari scavatori chiamati “road header” i
quali consentono di ricavare tunnel di qualunque sezione utilizzando una sola macchina,
non possibile con una alesatrice; tuttavia i tempi di realizzazione sono più lunghi.
I cavi

Figura 4.11 – Due tipologie di “road header”

Gli esempi di tunnel multi utilizzazione sono quelli che sfruttano gli spazi destinati al trasporto
ferroviario o stradale per la posa di cavi in alta tensione.

Sono diversi gli aspetti sui quali concentrarsi per una corretta progettazione che garantisca un
servizio efficiente ed in sicurezza; tra questi si possono ricordare:
- compatibilità geometrica e problemi d’installazione;
- interferenze elettromagnetiche;
- effetti di un possibile corto circuito fase-schermo;
- comportamento al fuoco;
- etc…

4.4 Cavi sottomarini

I collegamenti sottomarini in tutto il mondo stanno aumentando notevolmente, spinti dal


desiderio di connettersi a fonti d’energia più economiche o rinnovabili. I progressi nella
tecnologia dei cavi sottomarini, il veloce tasso di ritorno degli investimenti, comparabile con la
costruzione di stazioni di potenza, e la capacità di ricavare energia da sistemi idroelettrici o
eolici hanno reso i collegamenti subacquei molto attraenti.
La resistenza a sollecitazioni sia di tipo meccanico sia elettrico di questi sistemi è rafforzato
dalla possibilità di produrre spezzoni di cavo di lunghezza considerevole, diminuendo in tal
modo la discontinuità lungo il collegamento dovute ai giunti di connessione. Tuttavia trattare
cavi molto lunghi richiede strutture di produzione complesse, le quali devono isolare, schermare
ed armare il cavo lungo tutta la sua estensione e la possibilità d’immagazzinarli e di trasportarli
dalla fabbrica di produzione al sito di posa.
Le operazioni di posa del cavo sono state ottimizzate grazie ai progressi compiuti negli ultimi
decenni dalle tecnologie sottomarine, spinte dalle esigenze sempre più complesse delle
piattaforme offshore, che si sono molto diffuse negli ultimi anni. La posa di cavi in posti
impensabili è stata realizzata grazie all’aiuto di sistemi di navigazione sottomarina elettronici,
veicoli sottomarini comandabili a distanza, remotely operated vehicle (ROV’s) sistemi di
posizionamento dinamico computerizzato installati su navi specializzate nella posa dei cavi.
Capitolo 4

Figura 4.12 – Nave posacavi italiana “Jules Verne”

Installare cavi in maniera precisa evitando possibili ostacoli del fondale o ad una distanza den
definita da una struttura sottomarina come per esempio una condotta o il suo attraversamento
non rappresentano un problema oggigiorno.
Lo sviluppo della tecnologia della posa sottomarina comprende anche le attrezzature per
effettuare giunzioni sottomarine laddove il cavo eccede il peso massimo trasportabile della nave
di posa e la capacità di mantenere o riparare i cavi in caso di guasti o eventuali danni. Infatti
l’intervento delle navi può essere eseguito attraverso sistemi di localizzazione satellitare GPS
che possono individuare la loro esatta posizione rispetto ai cavi attraverso procedure ben
consolidate e con l’ausilio di sistemi ROV’s.
Nemmeno la profondità è più un problema, infatti test approfonditi affermano che anche alla
profondità di 2000 m la posa e manipolazione dei cavi può essere eseguita in maniera ottimale.

Per la posa di questi cavi lo studio approfondito del sito d’installazione ricopre un ruolo
centrale, perché sono molteplici i fattori di rischio in questo tipo di applicazione. Pre-
scandagliare il fondale, studiare il moto ondoso e le correnti marine, ricerche storiche su relitti
di imbarcazioni o residui bellici sommersi devono essere svolte per comprendere la fattibilità
tecnica e i vincoli del percorso scelto per il collegamento, così come la conoscenza
dell’eventuale presenza di altri cavi o condotte sul fondo del mare.
La posa comporta l’utilizzo d’imbarcazioni particolari, di diverse tipologie in base alla
profondità del fondale ed al tipo di operazioni da effettuare sulla linea, se di posa, riparazione,
manutenzione o sostituzione, con a bordo gru, carroponti, macchinari per gli scavi sottomarini
ed equipaggiamenti subacquei.
Un aspetto non trascurabile per il successo dell'operazione di posa è la condizione metereologica
che deve essere serena per un periodo di tempo sufficientemente lungo. Bisognerà
dunque valutare attentamente le previsioni meteo per poter identificare il migliore periodo di
I cavi

tempo per effettuare i lavori. I cavi possono essere posati direttamente sul fondale oppure
all’interno di apposite trincee scavate sul fondale per aumentare il livello di protezione, con una
profondità che varia da 0,5 m a 1,5 m. Infatti le statistiche indicano che le cause principali dei
guasti sui cavi sottomarini sono dovuti a cause esterne. Le tecniche per realizzare le trincee
possono essere:

• Aratura del fondale: tramite un mezzo subacqueo, arando il fondale, si va a creare la


trincea in cui saranno posati i cavi; la copertura della trincea si formerà spontaneamente,
con il deposito di sedimenti sopra i cavi anche se con materiale roccioso questo può
creare danni agli stessi che spesso sono difficili da individuare anche attraverso
un’ispezione e possono diminuire la durata di vita del cavo.
Questa tecnica implica che realizzazione della trincea e posa del cavo siano fatti in
due fasi diverse, comportando un aumento del tempo di posa e quindi dei costi.
• Fresatura con asportazione di materiale: anche in questo caso viene prima effettuata
la scanalatura del fondale che va a costituire la trincea e successivamente il cavo viene
posato; la ricopertura del cavo avviene in modo spontaneo con gli eventuali rischi
sopra indicati.
• Drenaggio del fondale: si utilizzano navi apposite specializzate a dragare il fondale;
successivamente il materiale asportato è utilizzato nel campo delle costruzioni.
• Perforazione e posa: mediante particolari mezzi tipo i ROV’s è possibile scavare la
trincea e allo stesso tempo posare i cavi; il materiale asportato dalla macchina durante
l’operazione di perforazione viene poi ributtato sopra i cavi, contribuendo a farli
sprofondare. Da un punto di vista dell’installazione questo sistema fa risparmiare molto
tempo, ma chiaramente il mezzo necessario è molto costoso rispetto le tecniche
precedenti. Inoltre molti committenti preferiscono utilizzare altre tecniche per non
correre il rischio di rovinare il cavo durante i lavori.
• Interramento mediante getto d’acqua (CAPJET o HYDRO PLOW): è l’ultima
procedura nata per l’insabbiamento di cavi sottomarini; viene utilizzata una macchina
tipo ROV che segue il percorso dei cavi posati sul fondo e fluidifica il fondale
attraverso potenti getti d’acqua, creando in tal modo la trincea dove i cavi
sprofonderanno. Anche questa tecnologia consente di creare la trincea e posare i cavi
allo stesso tempo, ed è la soluzione migliore per evitare possibili danni ai cavi durante i
lavori.

(a)
Capitolo 4

(b) (c)
Figure 4.13 (a),(b) e (c) – Mezzi ROV’s per l’interramento dei cavi mediante getto d’acqua

Per quanto riguarda i possibili danni ai cavi possiamo individuarli in:

• Variazione della marea in prossimità della terra: in questa zona,in condizioni di bassa
marea e con grandi trasferimenti di potenza, la sabbia che ricopre il cavo può asciugarsi
provocandone il surriscaldamento. Per contrastare tale effetto è possibile aumentare la
profondità di posa nel fondale oppure, dove non fosse possibile, utilizzare un cavo di
sezione maggiore.
Una volta in mare raggiunta una determinata profondità tale da poter usare le apposite
navi di posa, il cavo potrà essere connesso con apposite giunzioni di sezione
normalmente dimensionata.

• Variazione del fondale: l’azione delle onde e delle correnti in un sito con una bassa
coesione del materiale sabbioso del fondo marino, può causare lo spostamento di
sedimenti. Mentre un loro accumulo determina un maggiore insabbiamento del cavo,
con una conseguente maggior protezione, uno spostamento di sedimenti dal cavo causa
erosione e sfregamento e quindi il danneggiamento della superficie. Un cambiamento
dell’andamento del profilo del fondale può essere causato da moti ondosi e correnti
diverse, con la formazione di dune di sabbia, le quali possono andare da qualche cm a
diversi m, che nel tempo si spostano attraverso il fondale. Quindi un cavo installato in
tale sito sarà soggetto ad interramenti e dissotterramenti nel corso del tempo, fonti di
sfregamenti localizzati e generalizzati, piegature ed incurvamenti che introducono
tensioni meccaniche e vibrazioni assenti in condizioni normali che possono portare ad
una diminuzione della durata di vita del cavo o arrivare anche alla rottura per
affaticamento. I metodi di protezione del cavo per questo tipo di problemi possono
essere molto dispendiosi e in alcuni casi richiedono la stabilizzazione del fondale,
realizzata mediante la posa di materiale roccioso sul fondo.

• Dragaggio del fondale: è importante che la zona di posa non sia soggetta ad attività di
dragaggio. Questa è specialmente intensa nelle zone in cui l’attività edilizia è accentuata
e quindi la disponibilità di sabbia è importante; altre zone di dragaggio sono quelle
soggette alla pesca di molluschi e crostacei.Occorre dunque conoscere le rotte di queste
imbarcazioni.

• Calo di ancore in mare: è possibile che in mare aperto le imbarcazioni, per motivi di
emergenza o malfunzionamento dei motori o per condizioni di tempo molto avverso,
gettino le ancore in modo che queste, strisciando sul fondale, rallentino il moto della nave
C’è poi la possibilità che oggetti pesanti siano calati in mare, specie in prossimità di
I cavi

piattaforme offshore, danneggiando o seppellendo tratti di cavo. Questi imprevisti,


difficilmente prevedibili, sono cause molto frequenti di danni alle linee sottomarine che
per questo si costruiscono con doppia armatura.

4.5 Aspetti economici

Le condizioni climatiche durante la posa dei cavi sottomarini rappresenta una voce importante
per la valutazione dei costi e dell’affidabilità del cavo. Se il prolungamento dei lavori di
installazione, e quindi il loro costo, dovuto al mal tempo può essere contenuto a valori
accettabili studiando il periodo migliore per la posa attraverso le previsioni meteorologiche,
questo non può essere fatto durante la condizione di guasto. Nel caso peggiore di condizioni
climatiche sfavorevoli con la presenza di un guasto allungano significativamente i tempi e
quindi i costi. L’affidabilità delle linee di trasmissione sottomarine può essere aumentata con la
posa, assieme alla linea, di cavi ausiliari di emergenza, naturalmente con un costo più elevato.
Vantaggio dei cavi sottomarini è che grazie alla presenza dell’acqua non sono soggetti a
surriscaldamenti eccessivi, ed è possibile utilizzare sezioni più piccole rispetto alle applicazioni
in cavo interrato, con una diminuzione del costo e del peso del cavo, ed una facilitazione per le
operazioni di posa e trasporto e dunque con un’ulteriore riduzione dei costi.
Altri vantaggi riguardano l’isolamento dei cavi, infatti la pressione dell’acqua contribuisce a
evitare la presenza di vacuoli tra il dielettrico, che è meno sollecitato. Una volta che il cavo
raggiunge la costa è generalmente connesso a una linea aerea o a un altro cavo terrestre; il sito
deciso per effettuare questa transizione dovrà essere accessibile per le operazioni di
manutenzione e risultare protetto dalle onde, per cui la preparazione di questo tratto di spiaggia
va ad incidere sui costi in maniera non indifferente.

Figura 4.14 – Testa alesatrice

101
102
5
Il Controllo
5.1 Evoluzione del controllo

Per il controllo dell'angolo di innesco del convertitore, è necessario sincronizzare i “firing pulse”
(gli impulsi diretti ai tiristori del convertitore) generati dalla unità di trigger con la tensione
alternata di alimentazione del ponte stesso. Nei primi anni 50, quando la prima linea di
trasmissione in HVDC fu installata utilizzando valvole ai vapori di mercurio, le dimensioni dei
terminali era relativamente piccola rispetto la potenza fornita ai convertitori dal sistema in
alternata. Questo significa che il sistema di generazione degli impulsi di innesco per i tiristori,
che era sincronizzato direttamente alla tensione sinusoidale della rete, creava questi impulsi in
maniera relativamente stabile [30]. In ogni modo, finchè le tensioni trifasi sinusoidali del
sistema AC erano usate per ottenere la sincronizzazione del sistema di firing, gli impulsi per
ogni valvola del convertitore erano generati in modo indipendente l'uno dall'altro (I.P.C. -
Individual Phase Control)

Nei primi anni 60, furono osservati dei problemi nella sincronizzazione degli impulsi di innesco
causati dalla distorsione della forma d'onda di tensione AC, causata da instabilità armoniche
[31]. Si osservò che la tensione di commutazione,durante una perturbazione del sistema, non era
costante ne in frequenza ne in ampiezza. Ad ogni modo si fa notare che solamente la frequenza è
indispensabile per ottenere una giusta sincronizzazione degli impulsi di innesco del
convertitore.
In sistemi AC con potenza di corto-circuito molto elevata, si può considerare che la variazione
di frequenza sia praticamente nulla o comunque accettabile per la maggior parte delle
applicazioni dove i convertitori vengono impiegati.
Il problema sorge quando il convertitore deve essere connesso a reti AC deboli (con una bassa
potenza di corto-circuito). In questo caso, diventa necessario progettare un sistema per la
sincronizzazione degli impulsi di firing disaccoppiato dalla tensione di commutazione che può
venire profondamente distorta durante le perturbazioni.
Il metodo più ovvio fu quello di utilizzare un oscillatore indipendente a 50 (o 60) Hz
sincronicamente bloccato alla tensione di commutazione. Questo tipo di oscillatore fornisce il
segnale di riferimento alla trigger unit durante il periodo perturbato usando il periodo dello stato
stazionario per non alterare la frequenza del sistema. Il vantaggio di questo tipo di oscillatore
indipendente era quello di fornire una forma d'onda sinusoidale “immunizzata” e pulita dai
disturbi, ideale quindi per la sincronizzazione. Forte della sua stabilità, si potevano generare
impulsi di innesco per i tiristori equidistanti l'uno dall'altro – E.F.P. (Equi-distant Firing Pulse)
[32] andando ad eliminare in questo modo la generazione di armoniche non caratteristiche
durante il funzionamento in regime stazionario. La formazione di armoniche non caratteristiche
era una caratteristica della generazione di impulsi tramite metodo I.P.C. dove gli impulsi di
firing erano accoppiati direttamente alla tensione di commutazione.

Ci sono due possibilità per implementare un oscillatore indipendente:

1) usare un oscillatore a frequenza costante (anche chiamato P.P.C. - Pulse Phase Control
oscillator) impostato tipicamente 50 o 60 Hz. Però, dato che la tensione del sistema AC
(50 Hz) tende a variare nel range di 45-55 Hz, è necessario utilizzare anche un circuito
di controllo retroattivo per monitorare l'oscillazione dell'angolo di firing. Per questa
tecnica, alcuni produttori utilizzano un C.C.O. - Current Control Oscillator.
Capitolo 5

2) Usare un'oscillatore a frequenza variabile (anche chiamato P.F.C. - Pulse Frequency


Control oscillator) operante in un range di 45-55 Hz e con centro delle frequenze a 50
Hz. Che utilizza al suo interno un controllo per monitorare l'oscillazione della frequenza
della rete e creare gli impulsi di firing. Per questa tecnica, alcuni produttori utilizzano
un V.C.O. Voltage Controlled Oscillator.

Durante gli anni 60, l'industria passò dunque ad utilizzare questo nuovo sistema di
sincronizzazione basato su un oscillatore di frequenza indipendente controllato o da una
tensione o da una corrente. Entrambe le versioni, si affidano dunque ad un oscillatore
controllato indipendente la cui frequenza di oscillazione è disaccoppiata dalla frequenza di
alimentazione del convertitore. In questo modo quindi, si ottiene che gli impulsi di firing inviati
al convertitore sono realmente equidistanti uno dall'altro in condizioni di regime stazionario.

Nel tempo, la filosofia del P.P.C. è andata sempre più in disuso ed ora nell'industria si tende ad
implementare solamente il P.F.C. in varie versioni [33].
Il sistema di controllo per la generazione di impulsi equidistanti usato nei moderni impianti
HVDC è concettualmente identico al sistema di controllo implementato a metà degli anni 60;
sebbene molti miglioramenti siano stati fatti dal punto di vista dell'implementazione hardware
come ad esempio l'introduzione del microprocessore, la filosofia del controllo in sé non è
cambiata di molto.

5.2 Funzioni del controllo

Prendendo in esame un tipico DC-link a due terminali, le funzioni primarie che deve svolgere il
sistema di controllo sono sostanzialmente le seguenti:

− controllare il livello di potenza interscambiata tra i due terminali;


− proteggere i componenti da eventuali sovraccorrenti o sovratensioni causate da
eventuali guasti;
− fare in modo di non destabilizzare il sistema AC a cui la linea HVDC è legata per
qualsiasi tipo di operazione.

Figura 5.1 – Tipico collegamento HVDC

Entrambi i due terminali hanno il proprio sistema di controllo ed agiscono in modo coordinato
nel seguente modo.
Da un centro di controllo centrale, viene inviata la richiesta di potenza ad uno dei due terminali

104
Il controllo

che si comporta come Master Controller ed ha la responsabilità di coordinare le funzioni di


controllo della linea DC. Oltre alle funzioni primarie il sistema di controllo è solito svolgere
altre funzioni tra le quali:

− Limitazione della massima corrente lato DC


A causa della limitata inerzia termica della valvola a tiristori, per sostenere una
eventuale sovraccorrente, questa dovrà essere limitata. Solitamente, il limite è poco
inferiore a 1.2 p.u. per un limitato periodo di tempo.

− Massima tensione di linea


Per ridurre le perdite lungo la linea di trasmissione e per ottimizzare le valvole da
utilizzare nei ponti di conversione, si vuole che la tensione di linea sia costante e
mantenuta al suo livello massimo.

− Minimizzare il consumo di potenza reattiva


Questo implica che i convertitori devono lavorare con un angolo di innesco quanto
possibile, basso. Tipicamente i convertitori hanno un consumo di potenza reattiva pari a
circa il 50 – 60 % della loro potenza attiva in MW. Questa quantità di potenza reattiva
che bisogna fornire al ponte, implica dei costi che sono pari a circa il 15% dei costi
totali della stazione di conversione, con un consumo in termini di potenza persa pari a
circa il 10% del totale.

− Altre funzioni
Il controllo della frequenza di un sistema AC isolato (isola) o il miglioramento della
stabilità del sistema AC, sono altri tipi di compiti che possono essere eseguiti tramite il
sistema di controllo di una linea HVDC .

In aggiunta alle caratteristiche desiderate sopra riportate, il controllo DC dovrà ovviamente


soddisfare le esigenze dello stato stazionario e del regime dinamico del collegamento HVDC.

Prescrizioni per il regime stazionario Prescrizioni per il regime dinamico


Limitazione delle armoniche non caratteristiche Variazioni a gradino nella corrente DC e nella
potenza inviata
Mantenimento dell'accuratezza delle variabili di Start-up e transitori causati da guasti
controllo (ad es. corrente DC; angolo di
spegnimento )
Far fronte alle normali variazioni di impedenza Inversione del flusso di potenza
del sistema AC dovute alle variazioni
topologiche
Variazione della frequenza del sistema AC

Tabella 5.1 – Requisiti del sistema di controllo [33]

105
Capitolo 5

5.3 – Il controllo di un collegamento DC a due terminali

Una linea HVDC a due terminali è illustrata in Figura 5.2 dove sono evidenziati i funzionamenti
dei due convertitori. Il collegamento in DC è rappresentato tramite una induttanza L ed una
resistenza R dove i valori dell'induttanza L e della resistenza R sono comprensivi degli induttori
di spianamento (“smoothing reactor”), dei cavi, etc.

Figura 5.2 – Rappresentazione di un collegamento HVDC a due terminali

La corrente Id del collegamento può essere espressa come :

Id = ( Vdr - Vdi ) / R (5-1)

dove: Vdr – tensione lato DC del raddrizzatore


Vdi – tensione lato DC dell'inverter
R – resistenza della linea DC

La potenza trasmessa invece è :

Pd = Vd · Id (5-2)

Dalla teoria dei convertitori, nel caso classico in cui si utilizza un C.S.C. (Current Source
Converter) la relazione tra Vd e Id per il raddrizzatore è

Vdr = Vdor cos α − Rcr I d (5-3)

e per l'inverter

Vdi = Vdoi cos β + Rir I d (5-4)

oppure, se come variabile si utilizza l'angolo

Vdi = Vdoi cos γ − Rir I d (5-5)

Usando le equazioni sopra, la corrente nel collegamento della linea DC – CSC, può essere
espressa in due modi a seconda di quale variabile considerare per l'inverter

(Vdor cos α − Vdoi cos β )


Id = (5-6)
(R + Rcr + Rci )
106
Il controllo

oppure

(Vdor cos α − Vdoi cos γ )


Id = (5-7)
(R + Rcr − Rci )
Variazioni alla corrente Id dunque possono essere causate da diversi fattori:
1. variazione dell'angolo lato raddrizzatore. Grazie al controllo attuato dall'elettronica, la
sua variazione è veloce e si verifica nell'arco di un 8 – 10 ms;
2. variazione dell'angolo lato inverter. Anche questa variazione è piuttosto veloce e si
completa in pochi milli-secondi;
3. variazione della tensione alternata lato raddrizzatore per effetto del tap-changer
(variatore sotto carico) sul trasformatore di conversione. Questo processo è più lento
rispetto ai precendenti e solitamente impiega alcune centinaia di milli-secondi;
4. variazione della tensione alternata lato inverter per effetto del tap-changer (variatore
sotto carico) sul trasformatore di conversione. Questo processo è più lento rispetto ai
precendenti e solitamente impiega alcune centinaia di milli-secondi.

Figura 5.3 – Circuito equivalente rete HVDC con (a) inverter in modalità control (b) inverter
in modalità control

107
Capitolo 5

La scelta della strategia di controllo è fatta per poter avere un sistema stabile con dei tempi di
risposta brevi e per minimizzare la generazione di armoniche, il consumo di potenza reattiva e
le perdite di potenza lungo la linea di trasmissione.

Le tre caratteristiche di controllo sono rappresentate nel piano Vd - Id da linee rette, come si può
vedere dalla Figura 5.4. E' da notare che l'equazione (5-4), che rappresenta la tensione in
funzione di ha una pendenza positiva, mentre la (5-5), tensione in funzione di , ha un
andamento negativo.

Figura 5.4 – Rappresentazione della strategia di controllo

La scelta della strategia di controllo [33] per un tipico collegamento HVDC a due terminali è
fatta in accordo con la seguente tabella:

Condizione Caratteristiche volute Obiettivo Strategia di controllo


1 Limitazione della Protezione delle valvole Controllo a corrente
massima corrente lato costante lato
DC raddrizzatore
2 Lavorare alla massima Riduzione delle perdite Controllo a tensione
tensione DC di trasmissione costante lato inverter
3 Riduzione l'incidenza di Maggior stabilità al Controllo tramite il
una fallita sistema minimo angolo di
commutazione spegnimento lato
inverter
4 Riduzione della potenza Regolazione di tensione Usare il minimo angolo
reattiva assorbita dai e convenienza di innesco per i
convertitori economica convertitori

Tabella 5.2 – Scelta della strategia di controllo per collegamento HVDC a doppio terminale

La condizione numero 1 implica l'uso, lato raddrizzatore, del controllo a corrente costante
mentre la condizione numero 3 implica l'uso, lato inverter, del controllo tramite angolo di
spegnimento costante (minimo) – detto C.E.A. control mode (Constant Extinction Angle).
Le altre strategie di controllo possono essere utilizzate per migliorare la trasmissione di potenza
in diversi tipi di situazione.

108
Il controllo

5.4 Controllo del margine di corrente

Questa tipologia di controllo, chiamata anche “Current Margin Control” è il tipo di strategia
maggiormente utilizzato per il controllo di linee HVDC a due terminali. Tale metodo va ad
operare in una zona ben definita del sistema DC con funzioni chiare per entrambi i terminali.
Inoltre incorpora misure relative alla protezione per il collegamento stesso.

5.4.1 Funzionamento da raddrizzatore

La caratteristica di regolazione statica per il convertitore è mostrata in Figura 5.5

Figura 5.5 – Caratteristica statica di controllo per il convertitore

Dalla figura possiamo individuare diverse zone di funzionamento riferite ai due tipi di
funzionamento del convertitore

1. Caratteristica ad Alpha minimo

Dalla teoria dei convertitori si può vedere che

Vd = Vdor cos α − Rcr I d (5-8)

109
Capitolo 5

3
dove R = ωLcr
π
L'equazione (5-8) descrive la linea AB del piano Vd-Id della Figura 5.5 riferita al comportamento
a regime. La pendenza della caratteristica è definita dalla resistenza di commutazione
equivalente Rcr. Bassi valori di Rcr implicano un sistema AC forte (potenza di corto-circuito
elevata) e la caratteristica diverrebbe pressoché orizzontale. L'incrocio della caratteristica con
l'asse delle ordinate è pari al valore Vdor*cos quando la corrente lato DC è nulla. Il limite
massimo della tensione è determinato dalla condizione di = 0 deg. corrispondente alla
situazione in cui il ponte di conversione si comporta come un ponte a diodi. Nella realtà, il
minimo valore che assume è limitato e pari a circa 2° – 5°. Questo è fatto per assicurare che le
valvole del convertitore abbiamo una tensione positiva sufficientemente elevata per tornare in
conduzione.

2. Caratteristica a corrente Id costante

Le valvole del convertitore hanno una limitata inerzia termica, di conseguenza non sono in
grado di sopportare una corrente molto maggiore della loro corrente nominale per lunghi periodi
di tempo. Solitamente, un limite massimo di Id = 1.2 p.u. è specificato come limite superiore che
la valvola può supportare. La caratteristica a corrente costante è rappresentata dalla linea BC.

3. VDCL

Il Voltage Dependent Current Limit è una limitazione imposta dalla capacità del sistema AC di
sostenere il flusso di potenza della linea in continua nel caso in cui la tensione di alimentazione
dei convertitori dovesse abbassarsi a causa di qualche perturbazione nel sistema AC. Il tratto
nella Figura 5.5 è indicato dalle lettere CD; in alcune applicazioni la caratteristica del VDCL
non ha alcun tipo di pendenza ma è presa di tipo orizzontale C'D.

4. Minima corrente Imin

Questa limitazione solitamente è imposta per mantenere una corrente lato DC sufficientemente
alta nelle valvole per evitare il funzionamento di tipo discontinuo che può portare a pericolosi
transitori di tensione. Valori tipici di sono Imin tra 0,2 e 0,3 p.u.

5.4.2 Funzionamento da inverter

Le diverse zone di funzionamento come inverter sono le seguenti

1. Caratteristica a Gamma minimo

L'equazione (5-9) definisce la caratteristica dell'inverter nel piano Vd-Id. Sebbene ci siano due
possibilità di rappresentazione, l'opzione del minimo angolo di spegnimento è generalmente
quella più utilizzata.
Nella Figura 5.5 la linea SR definisce la modalità di controllo detta C.E.A. - Constant Extinction
Angle ( costante). La pendenza di questa caratteristica è generalmente più pronunciata rispetto
la corrispettiva del lato raddrizzatore.

Vd = Vdoi cos γ − Rci I d (5-9)

3
dove R = ωLci
π

110
Il controllo

2. Caratteristica a corrente costante

Il tratto ST descrive la caratteristica a corrente costante lato inverter mentre il punto di lavoro
del collegamento HVDC è definito dal punto P – intersezione tra la caratteristica del
raddrizzatore e dell'inverter. Per avere un unico punto di lavoro, viene definito un margine di
corrente pari a circa Id =0.1 p.u. per il riferimento di corrente dell’inverter, rispetto al
riferimento di corrente del raddrizzatore.
Tuttavia la corrente domandata dall'inverter è solitamente inferiore rispetto all'ordine di corrente
lato raddrizzatore anche senza l’utilizzo del margine I.

3. Alpha minimo lato inverter

La linea TU definisce questa caratteristica. Solitamente il valore minimo dell'angolo è di 100° -


110° . Questa limitazione è richiesta per evitare qualsiasi escursione, anche transitoria,
dell'inverter nella zona di operatività del raddrizzatore. Inoltre, il valore di 100° – 110° gradi
assicura un minima tensione DC all'inverter durante la fase di start-up della linea DC, quando la
corrente è ancora nulla.

4. Regione I

Una modifica alla caratteristica dell'inverter è spesso effettuata (linea PS' di Figura 5.5) per
evitare instabilità causate da diversi possibili punti di lavoro che potrebbero crearsi quando al
lato inverter fosse presente una rete AC debole.
Le modifiche alla caratteristica sono illustrate in Figura 5.6a e 5.6b. Per semplicità la
caratteristica del VDCL è stata rimossa.

Figura 5.6 – Caratteristica statica Vd-Id per un collegamento a due terminali; (a) non
modificato – (b) modificato

La caratteristica del raddrizzatore è composta da due tipi di controllo: alpha minimo (linea AB)
e corrente costante (linea BC). Nella modalità a corrente costante, viene regolato l'angolo di
innesco e quindi la tensione raddrizzata, in modo da mantenere il valore desiderato di
corrente. Viene utilizzato inoltre il controllo del commutatore a prese del trasformatore di
conversione al fine di mantenere in un intervallo attorno al valore nominale in modo da
minimizzare l'assorbimento di potenza reattiva. Tipicamente l'angolo nominale è compreso tra
10° e 20°.

111
Capitolo 5

L’impostazione della modalità di controllo del minimo angolo è determinata dalla capacità
delle valvole di operare con angoli di innesco molto piccoli. Tuttavia, dato che una minima
tensione positiva deve esserci per assicurare una corretta commutazione, l'angolo di innesco
minimo normalmente è limitato a 2° - 5° gradi.

Anche la caratteristica dell’inverter è composta da due tratti: gamma minimo (linea PQ) e
corrente costante (linea QR).
All’inverter spetta il compito della regolazione della tensione DC mediante il controllo dedicato
che può essere basato sulla regolazione dell’angolo di margine di spegnimento (C.E.A. –
costant extinction angle) o sulla regolazione della posizione del variatore sotto carico del
trasformatore di conversione. Nella modalità C.E.A. viene operato un compromesso fra un
basso rischio di fallimento della commutazione ( ampio) e un basso assorbimento di potenza
reattiva ( ridotto); indicativamente è tenuto a 15° – 20° gradi [34]. La regolazione dell’angolo
di spegnimento e del regolatore sotto carico consentono di controllare la tensione DC
mantenendo l’assorbimento di potenza reattiva dalla rete entro valori contenuti.
All’inverter è operativo anche il controllo della corrente ma la corrente richiesta, Idi, è
solitamente minore della corrente richiesta dal raddrizzatore, Idr, e tale differenza I si aggira
intorno ai 0.1 p.u. Il valore del I è scelto sufficientemente elevato per fare in modo che le
caratteristiche a corrente costante di inverter e raddrizzatore non vengano ad interagire a causa
di qualche corrente armonica.
Il punto di lavoro del DC-link è definito dall’intersezione delle caratteristiche di lavoro di
raddrizzatore ed inverter (punto X di Figura 5.6).

In generale comunque gli anelli di controllo sono egualmente implementati nelle due stazioni
per consentire la bidirezionalità del flusso di potenza del collegamento.

Il vantaggio di questa strategia di controllo diventa evidente quando la tensione lato AC


raddrizzatore diminuisce forzando la linea AB a scendere. Come sopra accennato, il normale
funzionamento prevede che il raddrizzatore controlli la corrente DC mentre l’inverter regola la
tensione DC. Se la tensione di rete diminuisce, l’angolo di innesco viene ridotto per mantenere
la tensione raddrizzata al valore desiderato. Quando raggiunge il limite minimo consentito, il
raddrizzatore commuta alla modalità controllo su limite e l’inverter prende a funzionare con
controllo di corrente. Il raddrizzatore infatti mantiene la corrente costante variando l’angolo di
innesco (C.C. – current control) ma quando raggiunge il valore limite minimo non è
possibile aumentare ulteriormente la tensione raddrizzata e il raddrizzatore passa alla modalità
di angolo di innesco costante (CIA). Questo muove il punto di lavoro da X a Y e permette di
mantenere la corrente e dunque la potenza nel range di 0.9 – 0.95 p.u.

Questo tipo di strategia di controllo solitamente impiega ulteriori modifiche per migliorare il
comportamento del sistema durante l’insorgere di disturbi.

112
Il controllo

Figura 5.7 – Caratteristica statica Vd-Id completa per un sistema HVDC a due terminali

Al raddrizzatore possiamo avere:

1. V.D.C.L. – Voltage Dependent Current Limit


Questa modifica è fatta per limitare la corrente DC in funzione della tensione DC o
anche della tensione della rete AC ed è utile nel caso di ripristino veloce del sistema
HVDC dopo un guasto. Esistono diversi tipi di V.D.C.L.; il più semplice consiste
nell’utilizzare un valore fisso e dunque una retta, in sostituzione della linea inclinata
di figura 5.7

2. Limite minimo di corrente Id


Questa limitazione, tipicamente compresa in 0.2 - 0.3 p.u., serve ad assicurare una
corrente DC minima per escludere la possibilità di una interruzione della corrente in
linea causata da un abbassamento della corrente della valvola sotto il livello di hold-
on dei tiristori. Tale eventualità può verificarsi transitoriamente a causa delle
armoniche di corrente derivanti ad esempio da bassi valori di corrente lato DC che
causerebbe elevate sovratensioni alla valvola. Il valore della minima corrente Id è
influenzato dalla taglia dell’induttanza di spianamento utilizzata al lato DC.

All’inverter possiamo invece avere:

1. Limite minimo dell’angolo di innesco


All’inverter non deve essere permesso di andare ad operare in modo non
controllato, nella regione del raddrizzatore. Per farlo, si impone un angolo di firing
minimo, di circa 100° – 110° gradi, al di sotto del quale il regolatore non può
andare.

2. Current Error Region


Quando l’inverter è connesso ad una rete AC debole, l’inclinazione della
caratteristica di controllo della C.E.A., è alquanto ripida e può determinare
l’instaurarsi di più punti di lavoro possibili. Per escludere questa possibilità, la
caratterista di controllo C.E.A. lato inverter solitamente viene modificata in una
caratteristica a costante oppure in una caratteristica a tensione costante all’interno
della current error region.

113
Capitolo 5

5.5 Controllo di corrente, lato raddrizzatore

Il controllo di corrente solitamente usato al raddrizzatore è mostrato in Figura 5.8. Una


misurazione della corrente DC è confrontata con il valore di riferimento Io. L’errore di corrente
risultante, Ie , è inviato al regolatore di tipo P.I.L’uscita del regolatore è il segnale di riferimento
per l’angolo di innesco , detto o. che va a controllare la frequenza di uscita del V.C.O.
(Voltage Controlled Oscillator). Con la condizione limite di = 0, la frequenza di uscita del
V.C.O. è costante a 300 Hz (se la rete AC funziona a 50 Hz; 360 Hz se la rete AC funziona a 60
Hz) ed è impostata dalla tensione di riferimento Uref che potrebbe essere una tensione
proporzionale ad una misura della frequenza del sistema AC. In questo modo ogni piccola
variazione della frequenza del sistema AC può essere compensata, se richiesto. La somma di o
e Uref è inviata al V.C.O. che comprende un integratore resettabile e un comparatore. L’ingresso
dell’integratore è selezionato per essere pari a 12 x 50 = 600 (se operiamo con reti a 50 Hz).
L’output del comparatore sono una serie di impulsi a 300 Hz, pari a 6 volte la frequenza
fondamentale. Il Ring-Counter dunque deriva uno ad uno gli impulsi di firing per il convertitore
a 6 impulsi dall’output del comparatore.

La frequenza del VCO, come detto precedentemente, è pari a sei volte la frequenza
fondamentale della rete AC a cui è collegato il convertitore, tuttavia la frequenza del VCO è
totalmente indipendente dalla frequenza della rete AC; in questo modo è immune da eventuali
piccole oscillazioni che possono verificarsi nel sistema AC. Il V.C.O. può operare su un certo
range di frequenze pari a fo ± f dove f è pari a (fmax – fmin). Tipicamente fmax è pari a 1.2 * fo e
fmin è pari a 0.8 * fo ; le frequenza fmax e fmin rappresentano il limite superiore ed inferiore per il
quale il VCO riesce a lavorare.

Figura 5.8 – Controllo di corrente lato raddrizzatore

Il metodo per la sincronizzazione della frequenza (indipendente) di uscita del V.C.O. al sistema
AC è fornita dal sistema di controllo a retroazione negativa della corrente. Qualsiasi
cambiamento del segnale di errore della corrente dal valore zero, provoca una accelerazione (o
una decelerazione) del V.C.O. per mantenere il sincronismo con la frequenza del sistema AC. A
causa di questo tipo di comportamento, il VCO è anche conosciuto come P.L.O. – Phase Locked
Oscillator [35].
Nel funzionamento da inverter, il segnale di sincronizzazione è fornito dal sistema di controllo a
retroazione negativa necessario a controllare l’angolo di spegnimento .

114
Il controllo

5.6 Controllo dell’angolo di spegnimento , lato inverter

Per il controllo dell’angolo di spegnimento, si utilizza una tecnica simile al controllo di corrente
lato raddrizzatore. Tuttavia, l’approccio può risultare complicato a causa della determinazione
dell’angolo . Per la sua rilevazione, un metodo diretto sarebbe quello di misurare la tensione
sulla valvola –V.V. (Valve Voltage) – e gamma potrebbe ricavarsi dal periodo di tempo in cui
V.V. rimane negativa. Questo tipo di misura però può non essere sempre applicabile ed ha
peraltro costi particolarmente elevati dato che essendoci 6 o 12 valvole per convertitore, sarebbe
necessario ottenere il valore minimo di gamma per tutte le valvole. Di conseguenza la tendenza
è quella di utilizzare metodi di misurazione di tipo indiretto o metodi predittivi.

5.6.1 Misura diretta dell’angolo – Approccio [35]


Uno dei metodi possibili, utilizza per la determinazione del valore dell’angolo di commutazione
, l’istante di firing della valvola in spegnimento e il passaggio di corrente della valvola per lo
zero (Figure 5.9 e 5.10). Il passaggio per lo zero della tensione di commutazione AC che sta
tornando ad essere positiva, determina la fine del tempo occupato dall’angolo .
Quindi, l’angolo di accensione può essere calcolato dalla conoscenza del tempo che intercorre
dall’invio del segnale di firing alla valvola in spegnimento, al momento dell’inversione della
tensione di commutazione della valvola (quando la tensione diventa positiva), da cui =180 -( + )

Figura 5.9 – Misura dell’angolo – approccio

115
Capitolo 5

Figura 5.10 – Misura dell’angolo – approccio

5.6.2 Previsione dell’angolo – Approccio 2 [36]

Con questo metodo si va a prevedere l’aerea delineata dalla tensione di commutazione dopo che
la commutazione è avvenuta e si fa in modo che sia mantenuta sufficientemente larga in modo
tale da assicurarsi una corretta commutazione. La previsione è di per sé frutto di
approssimazioni ma può essere resa più precisa tramite un controllo in retroazione per la
misurazione dell’errore. La scelta dell’aerea delimitata dalla tensione di commutazione e dal
tempo, è giustificata dal fatto che la commutazione di una valvola è funzione delle rimanenti
aeree di commutazione e non solo del proprio tempo di commutazione.
L’algoritmo di previsione calcola in modo continuo (tramite approssimazione triangolare) a
partire dall’istante di innesco della valvola, l’area tensione-tempo rimanente. Dato che la
previsione è comune per tutte le sei valvole del convertitore, si lavora per un periodo di 60° per
valvola. La Figura 5.11 mostra quanto detto sopra per la tensione di commutazione Usr relativa a
3 valvole del convertitore.

116
Il controllo

Figura 5.11 – Previsione dell’angolo

All’istante t1, arriva il segnale di firing alla valvola 2 e un selettore dedicato connette la tensione
Usr al circuito logico predittivo. Se il segnale di firing fosse arrivato al tempo t2 la rimanente
area delimitata dalla tensione, alla fine della commutazione sarebbe pari a

T
2
Am (t 2 ) = (U sr sin ωt )dt − (kI d ) (5-10)
(t −t 2 )

Il termine kId nell’equazione 5-10 è per mettere in evidenza che l’aerea data dall’angolo che si
sovrappone, è direttamente proporzionale alla corrente Id. L’integrale si può approssimare con
un area di tipo triangolare

U kn (t ) ⋅ t * (t 2 )
A p (t 2 ) = (5-11)
2

dove t* è il tempo rimanente previsto per il successivo attraversamento per lo zero della
tensione di commutazione; il t* è calcolato come differenza tra la misura di T/2 e il periodo tn,
ovvero t* = T/2 – tn .
Il periodo tn inizia dal precedente passaggio per lo zero da parte della tensione di commutazione
Usr (Figura 5.11).
La tensione tn è generata in un apparato di tipo trifase dal quale la fase è selezionata ad ogni
istante di firing e connessa al circuito predittivo di controllo. Questo è illustrato in Figura 5.12
dove la linea a dente di sega di spessore maggiore rappresenta la tensione desiderata.

117
Capitolo 5

Figura 5.12 – Previsione dell’angolo

L’algoritmo di previsione usa la seguente relazione

Am pred (t ) = U kn (t ) ⋅ t * (t ) − kI d (5-12)

Tale metodo (approssimato) di previsione fornisce buoni risultati soprattutto per bassi valori di
corrente lato DC e con tensioni di commutazione di tipo sinusoidale. Tuttavia, con valori di
corrente DC elevati, elevati ritardi dovuti alla commutazione ( elevati) o con tensioni di
commutazione fortemente distorte dalle armoniche, l’errore diventa significativo e dunque
diviene necessario ricorrere ad un controllo in retroazione. Per farlo, il valore effettivo di
gamma del ciclo k+1 viene sottratto col valore di gamma stimato al k-esimo ciclo. L’errore di
previsione dunque è definito come

A = Am_pred – Am_real (5-13)

dove Am_pred è il margine attuale al ciclo k+1. Dopo l’opportuno filtraggio, A è usato per
correggere il segnale di riferimento e creare la previsione di gamma del ciclo k+1 che sarà
confrontato col valore effettivo di gamma del ciclo k+2.

118
Il controllo

L’espressione completa per la condizione di firing è definita da


( Am _ pred ) k = Am _ ref + (∆A) k −1 (5-14)

dove l’indice k indica il ciclo k-esimo e l’indice (k-1) il corrispondente punto al ciclo
precedente.
Il processo di previsione, senza opportune ulteriori modifiche, si applica alle singole fasi. Ogni
valvola dunque dovrebbe operare con la condizioni di area Am minima. Per non creare squilibri
nel sistema è opportuno utilizzare un controllo che sincronizzi gli istanti di innesco delle valvole
in modo tale che quando una valvola è innescata sotto la condizione di minimo angolo di
spegnimento, le altre 5 valvole siano coordinate e dunque innescate con impulsi equidistanti
generati dal V.C.O.
Dunque, una volta misurati gli angoli di spegnimento di tutte le valvole del convertitore, viene
selezionato l’angolo minore - min - il quale viene confrontato col valore desiderato per generare
il segnale di errore da inviare al regolatore P.I. Il segnale di errore dell’angolo di spegnimento
viene poi usato in maniera simile al segnale di errore di corrente utilizzato nel controllo di
corrente lato raddrizzatore, per generare gli impulsi di innesco del convertitore.

5.7 Gerarchie del controllo

Il terminale di collegamento di uno dei poli della linea DC è illustrato in Figura 5.13a. Per una
migliore analisi del controllo (Figura 5.13b), il terminale può essere diviso in più sottoparti
funzionali ovvero
- Il bipolo comprendente il polo positivo e negativo del collegamento
- Ogni polo può essere a sua volta diviso in base al collegamento del secondario del
trasformatore, in due parti: il gruppo a stella (star valve group) e il gruppo a triangolo
(delta valve group).
- Ogni gruppo valvola è infine formato da un convertitore a sei impulsi.

Figura 5.13a – Terminale linea HVDC bipolare

119
Capitolo 5

Figura 5.13b – Terminale linea HVDC bipolare – Gerarchia del controllo

5.7.1 Controllo del bipolo

Il controllo del bipolo solitamente riceve l’ordine di potenza – Po – dalla centrale operativa. Tale
ordine viene fatto passare attraverso un altro tipo di controllo per eventualmente aumentare o
diminuire la potenza Po per preservare il sistema da improvvisi cambi della potenza richiesta.
Un modulatore supplementare del segnale di potenza Po può essere utilizzato se richiesto.
Limiti alla massima e minima potenza – Pmax e Pmin – sono imposti. In ultimo, la richiesta di
potenza è divisa per la tensione DC misurata, per ricavare l’ordine di corrente Io da inviare ai
controllori dei due poli. Per questo tipo di controllo, nella fase di avviamento del sistema,
quando la tensione lato DC è nulla (o prossima allo zero) è necessario un circuito di
polarizzazione per evitare problemi derivanti da una eventuale divisione per una funzione nulla.
L’uscita del controllore, è il valore di Io (limitato) che viene sottoposto alla ulteriore azione di
limitazione attuata dal V.D.C.L. (Voltage Dependent Current Limit).

120
Il controllo

Figura 5.14 – Controllo del bipolo

5.7.2 Controllo del polo

La grandezza di input del sistema di controllo del polo è l’ordine di corrente Io, proveniente dal
controllo del bipolo. Un input di corrente supplementare Io può essere aggiunto se richiesto,
per ottenere qualsiasi tipo di modulazione dell’ordine di corrente. Per proteggere il sistema di
trasmissione la corrente di input ha un limite superiore Imax e un limite inferiore Imin. Dopo il
passaggio per il limitatore, l’ordine di corrente è comparato alla misura della corrente DC in
linea Id per generare il segnale di errore Ie. Un ulteriore segnale che va a modificare l’ordine di
corrente è il margine di corrente I richiesto solamente dall’inverter utilizzato per far prevalere
il controllo dell’angolo di estinzione (e non far sovrapporre le caratteristiche dei due
convertitori in modo da non creare instabilità).
Il circuito di controllo della corrente utilizza regolatori di tipo PI ed ha come uscita l’angolo di
innesco di riferimento, o.

Figura 5.15 – Controllo di polo

121
Capitolo 5

5.7.3 Controllore del gruppo valvole (V.G. controller)

Il segnale di riferimento di alpha che arriva dal controllo del polo, è usato per la generazione
degli impulsi di firing dei convertitori che avviene nel gruppo di controllo delle valvole. Il V.G.
controller ha due anelli secondari di controllo ad esso associati
1. Controllo del variatore sotto carico – Tap Changer (TC) Controller
Questo è un anello di controllo dai tempi di intervento relativamente lunghi (le costanti
di tempo sono dell’ordine di parecchie centinaia di millisecondi) il quale va ad agire sul
variatore sotto carico del trasformatore di conversione. La sua funzione è quella di
mantenere l’angolo di innesco dentro un determinato range nell’intorno di 15° gradi
modificando il rapporto spire del trasformatore, ogni volta in cui l’angolo di innesco
tocchi uno dei suoi due limiti. Questa operazione quindi, minimizza la potenza reattiva
assorbita dal convertitore ed assicura un sufficiente margine di controllo nel caso di
operazioni in regime dinamico da parte del convertitore.
2. Il controllo di commutazione – Commutation Failure (CF) Controller
Questo anello di controllo avendo informazioni dalla corrente lato AC, dalla tensione di
commutazione, dalla tensione lato DC e dalla corrente lato DC verifica che non ci siano
errori nella fase di commutazione. La programmazione di rapidi cambiamenti al segnale
di riferimento di alpha, o, possono essere effettuati in funzione delle rilevazioni del CF
per aiutare il corretto ripristino del sistema dopo una o più commutazioni fallite.

Figura 5.16 – Valve group controller

Le misurazioni disponibili per il controllo e la protezione del sistema comprendono anche la


tensione di commutazione lato AC Vac , la corrente alternata Iac al primario (e secondario) del
trasformatore di conversione, la corrente e la tensione lato DC, Id e Vd. Le varibili di
input/output necessarie per i vari circuiti di controllo sono raffigurate nella Figura 5.17

122
Il controllo

Figura 5.17 – Punti di monitoraggio dei controllori

5.8 Azione dei controllori dopo un disturbo

Alcune azioni che possono essere prese dai controllori successivamente a qualche disturbo sono
descritte in tabella 5.3 [33 – punto 2]

Tipo di disturbo Azione


Distorsione di fase Limite di min alzato temporaneamente
Guasto lato AC – raddrizzatore Limite di min alzato temporaneamente da 5° a
45°
Guasto lato AC – inverter
- 1 commutazione fallita alzato in modo transitorio
- n commutazioni fallite alzato in modo semi-permanente
Blocco & Restart Limite min alzato a 60° e abbassato in modo
progressivo

Tabella 5.3 – Azione controllori dopo disturbi

123
124
6
Il programma di simulazione
EMTP – RV
6.1 Introduzione

Il pacchetto software EMTP – RV (acronimo di Electromagnetic Transients Program -


Restructured Version) è un programma commerciale ideato per lo studio di transitori in grandi
sistemi di generazione/distribuzione di potenza o anche in reti elettriche in generale.

La versione “RV” del programma nasce dallo sviluppo attuato sulle precedenti versioni di
EMTP da parte del D.C.G. - Development Coordination Group (gruppo di coordinamento per lo
sviluppo) che è formato da numerosi enti ovvero:

- American Electric Power corporation:


- CEA Technologies;
- CRIEPI of Japan;
- Électricité de France;
- EPRI;
- Hydro One Networks,
- Hydro-Québec,
- US Bureau of Reclamation and Western Area PowerAdministration.

Il gruppo di lavoro del D.C.G. esegue attività di ricerca nello studio dei transitori nei sistemi
elettrici di potenza da circa 20 anni e nel 1998, sotto la leadership della Hydro-Québec (IREQ),
iniziò il lavoro di “ristrutturazione” dell’EMTP96 con l’obiettivo di riscrivere il codice del
software aggiornandolo con nuovi tools e nuove tecniche computazionali. [37]

Il pacchetto EMTP-RV completato nel 2003, è andato a sostituire le vecchie versioni quali
ATP-EMTP diffondendosi tra i vari gruppi di ricerca internazionali, diventando il veicolo col
quale lo scambio di informazioni può aver luogo. Questo è inoltre testimoniato dalle varie
pubblicazioni a livello internazionale legate all’IEEE che fanno ampio uso di questo software.

L’Università degli Studi di Padova, in un ottica di crescita e cooperazione a livello


internazionale, ha anch’essa iniziato a fare uso di questo pacchetto applicativo.
Capitolo 6

6.2 Il programma e la struttura del DESIGN

Il programma si presenta con un’interfaccia grafica e il design dei vari progetti è di tipo “ad
oggetti”; tali oggetti si possono scegliere tra diverse librerie precaricate nel programma.
Queste librerie precaricate comprendono sia oggetti “elementari” che oggetti più complessi
costruiti collegando fra loro in modo opportuno i vari componenti. All’utente è ovviamente
lasciata la possibilità di creare i propri oggetti e le proprie librerie. Inoltre il codice sorgente
dello script di ogni oggetto contenente la gestioni di tutte le funzioni dei dispositivi, è reso
disponibile all’utente.
Per agevolare la visualizzazione degli schemi e mantenere piccoli i circuiti e le reti di scala
molto grande, EMTP ha un sistema automatico di creazione di sottocircuiti con illimitati livelli
di gerarchia. Nella costruzione dei sottocircuiti l’utente però deve stare attento a non incrociare
nomi di riferimenti esterni ed alla denominazione dei vari pin di collegamento. Si possono
inoltre definire e costruire i simboli dei vari sottocircuiti per ottenere un migliore impatto visivo
e per facilitare il riconoscimento dei vari blocchi.

In EMTP il termine “design” si riferisce ad un'entità logica completa ed indipendente che viene
salvata su un unico file. Le regole seguenti descrivono il modo in cui un design è conservato:
− un singolo progetto è salvato in un singolo file e non vengono attuate connessioni tra i
vari file/progetto. Tutte le informazioni necessarie per visualizzare e modificare un
progetto sono salvate nel file del progetto stesso;
− un progetto non ha collegamenti a librerie esterne. Quando un componente tratto da una
delle librerie disponibili o create dall'utente (library device) è usato nel progetto, tutte le
informazioni necessarie sono ricavabili dalla libreria e sono conservate nel design.
Cambiare la definizione o il nome originale della libreria/e usata/e non aggiorna in
modo automatico il componente usato nel progetto;
− quando un file progetto è aperto, il suo intero contenuto è letto dalla memoria del
computer. Questo significa che l'ampiezza del (file) progetto è intrinsecamente limitata
dalla memoria disponibile del computer; per aumentare le dimensioni del design su cui
si vuole lavorare sarà necessario allocare più memoria al design stesso.
− Inoltre, un certo numero di parametri impostabili dall'utente vengono memorizzati con
il progetto e lo influenzano ogniqualvolta vengono ad essere variati. Tra alcuni di questi
parametri sono inclusi:
simbolo, numero e stile di scrittura dei pin;
la tabella di definizione dei vari simboli e valori dei componenti;
le impostazioni di auto-denominazione dei segnali e dei componenti;
opzioni di visualizzazione come ad esempio le interruzioni di pagina per la
stampa;
formato della pagina;
le gerarchie del design;
− In un progetto dove sono presenti delle gerarchie nel disegno (ovvero dove un simbolo
può rappresentare un circuito nidificato), tutti i livelli della gerarchia sono memorizzati
in un unico file.

6.3 Il circuito

Un circuito in EMTP – RV ha le seguenti caratteristiche:


− può essere disegnato su una o più pagine fino ad un massimo di 1000 per la versione
RV. Si può quindi decidere di disegnare l'intero progetto in una singola pagina oppure
dividerlo in “zone funzionali” collocate in pagine diverse.
− Ogni pagina è visualizzata in una finestra separata dalle altre pagine all'interno del
programma. Le varie pagine possono essere visualizzate sullo schermo singolarmente
oppure in modo contemporaneo;

126
Il software di simulazione

− una singola pagina di progetto è visualizzata a schermo in modo unito,compatto anche


se nell'eventuale stampa la pagina dovesse essere divisa in più parti;
− il collegamento di elementi su pagine diverse può essere operato tramite le apposite
librerie. L'utente dovrà porre attenzione che l'intercollegamento di elementi di potenza e
l'intercollegamento di elementi di controllo necessitano di librerie diverse; dovrà inoltre
prestare attenzione affinché i nomi degli elementi e dei collegamenti abbiano dei
riferimenti di tipo univoco.

6.4 Gli oggetti del circuito

Un circuito di EMTP è formato da cinque tipi di oggetti : i DEVICE ovvero i componenti più o
meno complessi veri e propri, i PIN di collegamento, i SEGNALI, gli OGGETTI di TESTO e
gli OGGETTI DISEGNO.

• Il “DEVICE” è un oggetto identificato graficamente da un simbolo, dai segnali di


collegamento chiamati “pin” e dalle informazioni opzionali aggiuntive date dagli
oggetti di testo. Sono inoltre dotati di un circuito interno che corrisponde a delle
equazioni per la sua modelizzazione e sono visualizzabili alcune opzioni relative
alla simulazione. Un device in EMTP può corrispondere ad un dispositivo
fisico/reale che si vuole utilizzare nel design oppure può rappresentare un
sottocircuito oppure anche uno “Pseudo-devices” come ad esempio un connettore
di pagina.

• Un “PIN” è un punto di connessione su un dispositivo device. Un pin non è


un'unità indipendente poiché esiste solo come parte di un dispositio e pertanto non
possono essere creati o rimossi separatamente. Tuttavia i pin possono avere dei
parametri propri che li distinguono dagli altri pin quali ad esempio numero o sigla
di identificazione. I pin di componenti interni di blocchi “sottocircuito” pur non
essendo visibili nell'interfaccia grafica durante l'elaborazione del progetto sono
soggetti alla stessa logica ed hanno le stesse proprietà degli altri pin.

• Un “SEGNALE” è un collegamento che porta un'informazione tra due dispositivi


siano essi di potenza oppure di controllo. Le varie connessioni possono essere rese
visibili tramite il disegno del collegamento stesso tramite linee internodali oppure
possono non essere visibili. In tal caso il collegamento deve essere effettuato
tramite assegnazioni di etichette/nomi/sigle univoche nei vari PIN.

• Un OGGETTO di TESTO è usato per esempio per posizionare un titolo od un


nome ai dispositivi o alle pagine. Il testo può essere digitato e modificato
direttamente all'interno di EMTP – RV oppure può essere creato esternamente e
incollato sul diagramma. Gli Oggetti di Testo non sono associabili ad altri oggetti o
device; inoltre non sono accessibili attraverso le liste dei componenti.

• Un OGGETTO IMMAGINE viene utilizzato per posizionare qualsiasi elemento


grafico importato da un altro programma oppure dallo strumento di creazione dei
simboli (“symbol editor tool”). Il programma principale, EMTPSchematic non può
modificare gli Oggetti Immagine in modo diretto ma li può soltanto spostare,
copiare e cancellare in moto integrale(e non parti di). Tuttavia gli Oggetti
Immagine possono essere incollati all'interno dello strumento per la creazione dei
simboli dal quale possono essere modificati a piacimento e poi inseriti nuovamente
all'interno del progetto.

127
Capitolo 6

6.5 Tipi di file

Nella creazione di un progetto il programma genera diversi tipi di file contenenti diversi tipi di
informazione quali i tipi di componenti usati, i collegamenti, i risultati etc.
Nella tabella sottostante sono elencati i tipi di file creati, la loro estensione e le informazioni da
esso contenute.

Descrizione Estensione del file Informazioni contenute


Desing File ECF Design Structure
Symbol Library File CLF About Device Symbols
Report Script File RMF EMTPWorks Export Script
Languages file
Java Script File JS Scripting method in
EMTPWorks based on
JavaScript and EMTPWorks
extensions to JavaScript
Design and Sheet Template ECF How Design Templates Work
File

Netlist file for EMTP NET Netlist file for EMTP


Initialization File INI INI File General Format

Tabella 6.1 – Tipi di file generati dal programma

128
Il software di simulazione

6.6 Opzioni di simulazione

Prima di far partire la simulazione di un progetto in EMTPWorks, l'utente deve selezionare le


opzioni di simulazione. Queste opzioni sono disponibili tramite l'apposito menù.
EMTP è in grado di simulare le reti elettriche e i relativi circuiti di controllo ma nel solving gli
oggetti presenti sono divisi in due categorie distinte: i “MODEL” e i “TACS”.
I MODEL sono quelli che precedentemente sono stati definiti i DEVICE ovvero la
rappresentazione dei vari componenti che possono essere lineari o non. I TACS (Transient
Analysis of Controls) sono i blocchi pertinenti alla logica di controllo che si vuole
implementare.
Questa distinzione è attuata in quanto il programma di simulazione gestisce i due tipi di oggetti
e le equazioni a loro associate in modo diverso e separato.

EMTP ha 4 distinte opzioni di simulazione:

1) LOAD – FLOW solution


Le varie equazioni della rete sono risolte usando i fasori complessi. I DEVICE
attivo (le sorgenti di potenza) sono gli unici dispositivi identificati come LF-devices
(Load-Flow Devices). Uno dei carichi è utilizzato per l'immissione dei vincoli di
potenza attiva e reattiva dei carichi.
In questa versione la soluzione del Load-Flow è effettuata alla sola frequenza
fondamentale. Tale frequenza deve essere specificata dall'utente.
La stessa rete utilizzata per lo studio in transitorio, può essere usata per l'analisi del
Load-Flow. Il sistema di solving di EMTP è in grado di operare anche con sistemi
multifase e con reti sbilanciate.
I dispositivi di controllo sono disconnessi e non vengono risolti.
Al termine della simulazione, viene a crearsi un file contenente le varie
informazioni (Load-Flow solution data file). Questo file può essere caricato
automaticamente per inizializzare il “Start from Load-Flow solution” usato per
riavviare il Load-Flow da una soluzione precedente.

2) Stady – State solution


Le equazioni della rete sono risolte usando fasori complessi. A tutti i dispositivi
viene assocciato un modello a parametri concentrati. Questa opzione può essere
utilizzata in modalità “stand-alone” o per l'inizializzazione della soluzione nel
dominio del tempo.
Si può ottenere una soluzione armonica.
I sistemi di controllo sono disconnessi e non sono risolti.
Alcuni dispositivi non lineari sono linearizzati o disconnessi. Tutti i dispositivi
hanno un loro specifico modello.
La simulazione viene eseguita se almeno un dispositivo di alimentazione ha un
tempo di attivazione inferiore allo zero.

3) Time – domain solution


La rete elettrica e le equazioni del sistema di controllo sono risolti tramite tecniche
di integrazione numerica.
Tutti i dispositivi non lineari sono risolti contemporaneamente con le equazioni di
rete. Inoltre quando sono presenti dispositivi non lineari, vengono utilizzati
algoritmi di risoluzione di tipo Newtoniani.

129
Capitolo 6

4) Frequency scan solution


Questa opzione è separata dalle due precedenti presentate. La frequenza di tutte le
sorgenti di energia sono fatte variare all'interno del range e con il f specificato
dall'utente . Per ogni frequenza analizzata viene trovata la condizione di stabilità.

Figura 6.0 – Opzioni di simulazione all'interno del programma

130
Il software di simulazione

6.7 I tempi di ritardo

L'EMTP- RV è in grado di simulare numerosi tipi di interruttori tra cui ovviamente i tiristori
usati nei convertitori che funzionano da raddrizzatori e inverter nei poli delle linee HVDC.
I tiristori possono essere modellati come degli interruttori controllati e il loro tempo di chiusura
è governato dalle equazioni corrispondenti alla logica di controllo dell'angolo di innesco.
L'apertura invece, ha luogo quasi istantaneamente quando la corrente passando da un valore
positivo ad uno negativo, attraversa lo zero.
L'EMTP usa per la risoluzione delle equazioni, dei metodi iterativi con un passo di integrazione
fisso; questo comporta che le operazioni di apertura e chiusura dell'interruttore non avvengano
esattamente negli istanti specificati sopra. Si ha invece un ritardo tra il tempo di cambio di stato
desiderato e quello effettivo [40].
La Figura 6.1 illustra la situazione per un dato angolo di commutazione del tiristore. La chiusura
viene effettuata al time-step più vicino al TFIRE L'apertura invece avviene dopo che la corrente è
passata attraverso lo zero [41]

Figura 6.1 – Apertura e chiusura di un tiristore in EMTP

L'effetto della variazione del tempo di apertura e chiusura può essere mostrato tramite un
semplice esempio. Considerando l'inverter trifase di Figura 6.2 con i seguenti dati [41]:
tensione concatenata: 480 V; frequenza: 60 Hz; L1: 0.2 mH; L2: 1.0 mH; E: 600 ; pari a 150°

Figura 6.2 – Inverter trifase

131
Capitolo 6

Assumiamo che la simulazione sia effettuata tramite un intervallo di integrazione t pari a 50 s


che a 60 Hz equivalgono a circa 1.08° gradi elettrici.
Dunque, sapendo che Id = (1.35 VLLcos + E)/(3 LS/ ) dove LS = L1 + L2
per pari 150°, ID= 89.39 A; per pari 151°, ID= 76.49 A.

La differenza tra i due valori è di circa il 14.4% ed è una imprecisione dovuta solamente al
tempo di integrazione scelto per la risoluzione del circuito. Nella fase di implementazione del
modello e nell'analisi dei risultati bisogna dunque prestare attenzione ad eventuali tempi di
ritardo che possono influenzare l'andamento dei valori considerati.
In EMTP esistono due tipi di tempi di ritardo che possono essere introdotti durante la
simulazione e sono:
− tempo di ritardo interno; appare ogniqualvolta una non linearità è simulata nel solutore
delle equazioni di controllo - TACS;
− tempo di ritardo esterno; è presente perchè l'EMTP risolve in modo separato la parte di
controllo e la parte di potenza.

Per eliminare questi tempi morti si possono citare alcuni metodi come il “Backtracking
Procedure” e la “Simultaneous Solution”.

Figure 6.3 e 6.4 – Effetto dell'eliminazione del tempo di ritardo[Dommel]

Per l'analisi e l'approfondimento si rimanda al punto [41] della bibliografia.

6.8 Confronto fra EMTP – RV e MATHLAB-SIMULINK

6.8.1 Introduzione

Lo scopo di questo paragrafo è quello di andare a confrontare il programma SIMULINK, creato


per implementare sistemi di tipo dinamico in generale tramite il motore di simulazione di
MATLAB con l'EMTP – RV, programma progettato per analizzare fenomeni elettromagnetici
in regime transitorio.

6.8.2 Confronto degli elementi dei due programmi

Entrambi i programmi sono dei simulatori “ad oggetti” con un'interfaccia grafica G.U.I.
(graphical user interface). In entrambi ci sono due tipi di interconnessione tra i blocchi:
elettrica/potenza e di segnali/dati.
Le tabelle sottostanti illustrano i blocchi più importanti che sono già pre-caricati nei due
programmi, divisi per categorie.

132
Il software di simulazione

Sources

EMTP MATLAB

- Generatori tensione e corrente DC - Generatori di tensione DC


- Generatori tensione e corrente AC - Generatori di tensione e corrente AC
- Generatori di tensione AC/DC - Generatori trifase programmabili
non connessi a terra
- Generatori di tensione AC trifase
- Sorgenti di tensione e corrente a
rampa, gradino, cosinusoidali,
point-by-point

Sorgenti pilotate da segnali arbitrari sono implementabili in entrambi i programmi con


una differenza modalità di implementazione dei parametri.

Machines

EMTP MATLAB

- Macchina asincrona trifase - Macchina sincrona trifase


- Macchina DC - Macchina sincrona semplificata
- Macchina asincrona AC monofase - Macchina sincrona magneti
- Macchina sincrona a magneti permanenti
permanenti, trifase - Macchina asincrona trifase
- Macchina sincrona trifase - Macchina DC
- Turbina a vapore
- Turbina idraulica

Entrambi i software includono dei modelli di alcune macchine elettriche rotanti con la
possibilità di impostare i diversi parametri. MATLAB non contiene la macchina
asincrona monofase ma include modelli di turbine idrauliche o a vapore e macchine a
magneti permanenti.

Lines, Cables

EMTP L.C.C. aerea / cavo


Definita tramite dimensioni
Parametri concentrati geometriche e dei materiali. 1 – 9
- Linea RLC equivalente monofase, fasi
trifase, multifase, multipla MATLAB
- RL non simmetrica 2 – 3 – 2 X 3
fasi Parametri concentrati
- RL simmetrica 2 – 3 – 2 X 3 fasi - linea a ; parametri: valori di RLC,
numero dei tratti
Parametri distribuiti
- linea trasposta 1 – 2 – 3 – 6 – 2 X Parametri distribuiti
3 – 9 fasi - Parametri forniti da matrice NXN
- linea non trasposta 2 – 3 fasi - Parametri forniti da componenti
sequenziali

133
Capitolo 6

EMTP è più idoneo per una modellizzazione di una linea sia reale che ideale in quanto
esistono già delle procedure interne al programma che permettono di considerare anche
i vari effetti secondari. Nel Simulink invece non esiste un modello precaricato di linea
aereo o in cavo.

Trasformatori

EMTP MATLAB

- Trasformatore ideale monofase - Trasformatore lineare monofase


- Trasformatore ideale a m - Trasformatore saturabile monofase
avvolgimenti - Trasformatore saturabile trifase (Yy,
- Trasformatore saturabile Yd)
monofase - Trasformatore trifase (Yny,
- Trasformatore saturabile trifase, YnD(±30°), Dyn (±30°) )
collegamenti Yy, YNyn, - Trasformatore lineare a tre
Yd(±30°),YNd(±30°), Dd, avvolgimenti
Dy(±30°), Dyn(±30°),
Yz, Dz
- Trasformatore a 3 avvolgimenti

I trasformatori sono definiti dai parametri di magnetizzazione, dalle tensioni, le


resistenze e le induttanze degli avvolgimenti. La caratteristica non-lineare di
magnetizzazione di un trasformatore saturabile, può essere fornita manualmente punto
per punto oppure letta da un file esterno.

Linear elements

EMTP MATLAB

- R con o senza collegamento a - RLC serie monofase o trifase


terra - RLC parallelo monofase o trifase
- C polarizzato, non polarizzato, - Mutua induttanza trifase
connesso a terra
- L con o senza collegamento a
terra
- RL serie monofase o trifase
- LC serie monofase o trifase
- RLC serie monofase o trifase

In questa categoria i due programmi sono molto simili tra loro. EMTP ha due elementi
addizionali ovvero la capacità e l'induttanza con tensione e corrente iniziale. Anche
MATLAB è in grado di gestire delle simulazioni con condizioni iniziali imposte ma per
definirle il modo è più laborioso [42].

134
Il software di simulazione

Non – Linear elements

EMTP MATLAB

- R dipendente dal tempo - Scaricatore all’ossido di zinco


- R dipendente dalla corrente monofase e trifase
- R controllata
- L dipendente dalla corrente
- L dipendente dalla corrente con
flusso iniziale diverso da zero
- L con isteresi
- L con isteresi e flusso iniziale
diverso da zero
- Scaricatore all’ossido di zinco
monofase e trifase

Si nota la maggior ricchezza di elementi nel programma EMTP.

Power electronics

EMTP MATLAB

- Diodo ideale - Diodo ideale


- Tiristore ideale - Tiristore
- Tiristore con GTO - IGBT
- Switch controllato - GTO
- Ponte a sei impulsi a tiristori - Mosfet
- Ponte mono o trifase costituito da uno
degli elementi precedenti

Nel MATLAB possiamo fornire più in dettaglio parametri relativi ai componenti (es.
corrente conduzione minima, tempo di de-ionizzazione, etc.) e sono già implementati
molteplici ponti da 1, 2 o 3 rami.
EMTP possiede inoltre alcuni tipi di switch controllati mentre MATLAB ne possiede
alcuni in grado di essere controllati da funzioni di tipo logico.

Power electronics control blocks

EMTP MATLAB

- Generatore a 6 o 12 impulsi - Generatore a 6 o 12 impulsi

135
Capitolo 6

User defined

In entrambi i programmi l’utente può costruirsi autonomamente i componenti. La


differenza sta nel linguaggio di programmazione.

Entrambi i programmi di simulazione sono in grado di risolvere gli stessi tipi di


problemi fornendo risultati congruenti tra loro, dato che in entrambi si è in grado di
costruire individualmente gli elementi. In riferimento alle librerie prevaricate ci sono
ovviamente alcune differenze. EMTP è infatti improntato alla simulazione di linee di
trasmissione, trasformatori ed elementi di elettronica di potenza mentre il Matlab può
spaziare sicuramente in più cambi. Questo fa si che, per quanto riguarda problematiche
di tipo elettrico EMTP sia più veloce rispetto al MATLAB [43].

136
Il software di simulazione

137
138
7
La preparazione
del modello
Per arrivare alla modellizzazione completa del sistema di trasmissione monopolare HVDC in
cavo, è stato necessario procedere per stage successivi utili a prendere confidenza con il
programma, implementando via via configurazioni sempre più elaborate.
Di seguito saranno illustrati i passaggi più significativi che sono stati percorsi.
Si fa notare che:
- se non altrimenti specificato la frequenza di lavoro è di 50 Hz;
- i valori delle grandezze elettriche e dei parametri utilizzati non si riferiscono a dei
sistemi reali, ma sono stati usati solo per verificare l’attendibilità del software nelle
simulazioni.

7.1 Convertitore non controllato

Un primo modello che si è andati a testare è stato un semplice convertitore a diodi.


La rete AC è stata modellizzata tramite generatore di tensione equivalente mentre al lato DC si
sono simulate due diverse configurazioni di carico ovvero una resistenza pura ed una resistenza
connessa in serie ad un generatore ideale di corrente per simulare una elevata induttanza.
Verificata la configurazione monofase, si è passati a quella trifase (Ponte di Graetz) dapprima
senza e poi tramite interfacciamento alla rete con un trasformatore dove si è anche osservato
l'effetto dell'induttanza Ls posta a monte del ponte di conversione.

Figura 7.1 – Convertitore trifase a diodi

Dunque per Ls = 0 si riportano le tensioni delle tre fasi, la tensione lato DC e le tensioni dei due
lati DC rispetto al nodo di terra.
Capitolo 7

Figura 7.2 – Tensioni AC e DC, ponte a diodi trifase, Ls nulla

Di seguito l’andamento delle correnti lato alternata

Figura 7.3 – Correnti lato AC, ponte a diodi trifase, Ls nulla

140
La preparazione del modello

Considerando la corrente della fase A, è stata effettuata la sua analisi armonica tramite
trasformata di Fourier da cui si ricava che

Numero armonica Valore RMS (A) Valore teorico (A) Scarto


percentuale
1 (50 Hz) 269,101 269,100 0,000371
5 (250 Hz) 53,903 53,820 0,154
7 (350 Hz) 38,323 38,443 0,312
11 (559 Hz) 24,349 24,463 0,466
13 (650 Hz) 20,797 20,700 0,469
17 (850 Hz) 15,928 15,829 0,625
19 (950 Hz) 14,053 14,163 0,777
23 (1150 Hz) 11,590 11,700 0,940
25 (1250 Hz) 10,865 10,764 0,938
Tabella 7.1 – Valori componenti armoniche corrente fase A, t di 0,1 s

Si nota come le armoniche siano solamente quelle di ordine dispari, escluse le multiple di 3,di
valore
I s1
Ih =
h
in accordo con i risultati teorici ricavati per i raddrizzatori ideali

Figura 7.4 – FFT corrente fase A

Si è potuto anche riscontrare in che modo la scelta di differenti passi di integrazione influenzi i
risultati. Le prove sopra esposte infatti, sono state effettuate con un t di integrazione pari a 0,1
s (tempo totale da simulare: 0,1 s; durata della simulazione: 30,25 s) mentre i risultati riportati
nel seguito sono ad un passo di integrazione di 2 s (tempo totale da simulare: 0,1 s; durata
della simulazione: 1,59 s)

141
Capitolo 7

Figura 7.5 – Correnti lato AC, ponte di conversione a diodi, Ls nulla, t pari a 2 s

Figura 7.6 – FFT corrente fase A, ponte di conversione a diodi, Ls nulla, t pari a 2 s

Si nota come le forme d'onda siano più “sporche” e questo si ripercuote sull'analisi armonica
con degli errori abbastanza vistosi come si vede dalla tabella seguente:

Numero armonica Valore (A) Valore teorico (A) Scarto percentuale


1 (50 Hz) 271,083 269,100 0,737
5 (250 Hz) 55,923 53,820 3,907
7 (350 Hz) 36,350 38,443 5,444
11 (559 Hz) 22,390 24,463 8,474
13 (650 Hz) 22,800 20,700 10,145
17 (850 Hz) 17,983 15,829 13,608
19 (950 Hz) 12,135 14,163 14,319

142
La preparazione del modello

23 (1150 Hz) 9,660 11,700 17,436


25 (1250 Hz) 12,219 10,764 13,517
Tabella 7.2 – Valori componenti armoniche corrente fase A, t di 2 s

Se andiamo a considerare invece un valore di induttanza Ls non nullo possiamo osservare gli
effetti causati alla commutazione (che non avviene più in un tempo nullo) nelle tensioni AC e
DC e nella corrente.

Figura 7.7 – Tensioni AC e DC, ponte a diodi trifase, Ls non nulla

Figura 7.8 – Correnti lato AC, ponte a diodi trifase, Ls non nulla

143
Capitolo 7

7.2 Ponte di conversione controllato a tiristori, funzionamento da convertitore

Figura 7.9 – Circuito di potenza, raddrizzatore a sei impulsi

Per l'implementazione del ponte a tiristori, rispetto al ponte non controllato a diodi bisogna
considerare alcuni aspetti aggiuntivi ovvero
− gli snubber di protezione dei tiristori
− il sistema di controllo per l'invio degli impulsi ai tiristori

Lo snubber è un circuito di protezione formato solitamente da un elemento RC serie, posto in


parallelo alla valvola, necessario per controllare la rapidità di inversione della tensione ai capi
del tiristore medesimo.
Da un punto di vista numerico lo snubber stabilizza il modello evitando fenomeni di instabilità
che potrebbero sorgere a seguito di transitori con valori elevati della di/dt.
L'impatto della resistenza Rsnubber sulla tensione del tiristore è stato testato su diversi valori di R.
Nel corso dei test si sono osservate ampie oscillazioni della tensione quando i valori erano bassi
mentre per valori elevati, da qualche decina di k in su, l'andamento della tensione era
pressochè uguale. Il valore scelto dunque dopo i test, e stato di 10k .
La Figura 7.10 mostra l'andamento della tensione sul tiristore per tre Rsnubber = 0.2 k , 1.0 k e
10 k .
Invece per i valori considerati per la capacita Csnubber (da 0.0125 a 1.25 F) l'andamento della
tensione sul tiristore non ha sostanziali cambiamenti. Dopo la fase di ottimizzazione, è stato
scelto come valore di Csnubber il valore 1.0 F.

Figura 7.10 – Impatto della Rsnubber

144
La preparazione del modello

I valori selezionati potrebbero non avere riscontri con gli snubber realmente utilizzati nei
convertitori. Sono stati selezionati solamente per assicurare un andamento di tensione
soddisfacente per il componente idealizzato utilizzato dal programma EMTP – RV. Tuttavia
risultati simili, relativi a simulazioni in ambiente EMTP – RV possono essere riscontrati in
letteratura (vedere punto [41]).

Il sistema di controllo. In questa fase della simulazione un primo semplice sistema di controllo è
stato implementato. La sua funzione è quella di sincronizzare gli impulsi di accensione dei
tiristori con la tensione di rete mantenendo l’angolo di innesco fisso.

Figura 7.11 – Sistema di controllo – 1

Figura 7.12 – Circuito di controllo – Firing pulses

145
Capitolo 7

Per implementare il ponte raddrizzatore a dodici impulsi occorre effettuare solo qualche
cambiamento. Nella parte del circuito relativa alla potenza bisogna introdurre due trasformatori
con opportuno gruppo di collegamento (0-11, 6-5) per ottenere lo sfasamento di 30° gradi
elettrici tra la forme d’onda. Anche le due sequenze di innesco dovranno essere opportunamente
sfasate.
Alcuni esempi dell'andamento di tensioni e correnti ottenuto tramite il raddrizzatore a dodici
impulsi, sono illustrati sotto, nell’ipotesi di Ls = 0 (tempo di commutazione nullo).

Figura 7.13 – Circuito raddrizzatore a 12 impulsi

Figura 7.14 – Correnti di fase A, totale, trasformatore YY, trasformatore YD


(Ls = 0 mH , = 0° )

146
La preparazione del modello

Armoniche corrente fase A, trafo YY

2,5

1,5

0,5

0
z) z) z) z) z) z) z) z) z) z) z) z) z)
H H H H H H H H H H H H H
0 50 50 50 50 50 50 0 0 0 0 0 0
(5 (2 (3 (5 (6 (8 (9 15 25 45 55 75 85
1 5 7 (1 (1 (1 (1 (1 (1
11 13 17 19 23 25 29 31 35 37

(a)

Armoniche corrente fase A, trafo YD

2,5

1,5
Corrente [A]

0,5

0
z) z) z) z) z) z) z) z) z) z) z) z) z)
H H H H H H H H H H H H H
-0,5(50 50 50 50 50 50 50 15
0
25
0
45
0
55
0
75
0
85
0
1 (2 (3 (5 (6 (8 (9 (1 (1 (1 (1 (1 (1
5 7 11 13 17 19 23 25 29 31 35 37
-1

(b)

147
Capitolo 7

Armoniche 12 impulsi corrente fase A

4,5

3,5

2,5
Corrente [A]

1,5

0,5

0
z)

z)

z)

z)

z)

z)
z)

z)

z)

z)

z)

z)

z)
H

H
-0,5
0

50

50

50

50

50

50

0
(5

15

25

45

55

75

85
(2

(3

(5

(6

(8

(9

(1

(1

(1

(1

(1

(1
1

11

13

17

19

23

25

29

31

35

37
(c)
Figure 7.15 a,b,c – FFT delle correnti di fase A , trasformatore YY, trasformatore YD, totale
(Ls = 0 mH , = 0° )

Figura 7.16 – Tensione e corrente lato DC (Ls = 0 mH , = 0° )

148
La preparazione del modello

Figura 7.17 – Tensione fase A, secondario dei trasformatori (Ls = 0 mH, = 0° )

Le forme d’onda ottenute sono come quelle che si otterrebbero utilizzando un semplice
convertitore non controllato a diodi ( = 0).
Inoltre, essendo Ls nulla, non abbiamo nessun ritardo al momento della commutazione; l’onda
di tensione DC risulta “non tagliata”.
Dai risultati dell’analisi armonica ottenuta tramite FFT, si nota come alcune armoniche presenti
sul convertitore a sei impulsi, vadano poi ad annullarsi a vicenda nella configurazione a 12
impulsi. Nella corrente di fase totale quindi abbiamo solamente le armoniche di ordine 12·k ± 1;
dai valori ricavati inoltre si verifica che il valore dell’armonica h è pari a 1/h volte la
fondamentale.

149
Capitolo 7

Figura 7.18 – Correnti di fase A, totale, trasformatore YY, trasformatore YD


(Ls = 0 mH , = 15 ° )

Figura 7.19 – Tensione e corrente lato DC(Ls = 0 mH , = 15° )

150
La preparazione del modello

Figura 7.20 – Tensione fase A, secondario del trasformatori (Ls = 0 mH , = 15° °)

Rispetto la configurazione precedente si è cambiato l’angolo di innesco dei tiristori che da 0°


gradi è stato portato a 15°. Questo comporta un “taglio” nelle forme d’onda di tensione e
dunque un abbassamento del valore medio della tensione e della corrente lato DC con
conseguente minore potenza inviata.
Anche in questo caso Ls è nulla pertanto non si hanno ritardi nella commutazione.

Nel seguito i risultati ricavati utilizzando un valore non nullo di Ls

Figura 7.21 – Correnti di fase A, totale, trasformatore YY, trasformatore YD


(Ls = 0,2 mH , = 0°)

151
Capitolo 7

Figura 7.22 – Tensione e corrente lato DC (Ls = 0,2 mH , = 0° )

Figura 7.23 – Tensione fasi A, secondari dei trasformatori (Ls = 0,2 mH , = 0° )

152
La preparazione del modello

Figura 7.24 – Correnti di fase A, totale, trasformatore YY, trasformatore YD


(Ls = 0,2 mH , = 15° )

Figura 7.25 – Tensione e corrente lato DC (Ls = 0,2 mH , = 15° )

153
Capitolo 7

Figura 7.26 – Tensione fasi A, secondari dei trasformatori (Ls = 0,2 mH , = 15° )

Nelle ultime due simulazioni è stato evidenziato l’effetto dell’induttanza Ls nelle forme d’onda
di tensione e corrente, sia per = 0 che per pari a 15° gradi.
Rispetto alle simulazioni con Ls era nulla, nella fase di commutazione c’è un certo ritardo e
questo è visibile dai buchi di tensione lato AC e dalla forma d’onda di tensione lato DC.
Considerando l’esempio dove = 15°, dalla teoria vista in precedenza l’angolo di ritardo u è
ricavabile dalla (2-44) che viene riportata sotto per semplicità:
2ωLs
cos(α + u ) = cos α − Id
2VLL
ed è pari a 5,2° gradi.
Dalle simulazioni si ottiene un ritardo di 4,7° gradi in linea con i risultati teorici

154
La preparazione del modello

7.3 Ponte di conversione controllato a tiristori, funzionamento da inverter

Per provare il convertitore nel funzionamento da inverter, dove la potenza fluisce dal lato DC al
lato AC, è necessario inserire una sorgente di tensione lato DC. Il valore della tensione dovrà
ovviamente essere maggiore rispetto la tensione creata dal ponte che è pari a 2 × 3 × VLL ⋅ cos α
Per gli esempi riportati sotto è stato inserito un generatore ideale di tensione continua con
tensione nominale pari a 1500 V.
Come fatto per il funzionamento da raddrizzatore, andiamo ad osservare il comportamento del
convertitore in modalità inverter con e senza l’induttanza posta al secondario del trasformatore.
L’angolo di innesco dei tiristori è di 150° gradi ed è stato scelto in maniera arbitraria ma tale da
visualizzare in modo ottimale i risultati.

Figura 7.27 – Correnti di fase A, totale, trasformatore YY, trasformatore YD


(Ls = 0 mH, = 150 ° )

Figura 7.28 – Tensione e corrente lato DC (Ls = 0 mH, = 150 ° )

155
Capitolo 7

Figura 7.29 – Correnti di fase A, totale, trasformatore YY, trasformatore YD


(Ls = 0,8 mH, = 150 ° )

Figura 7.30 – Tensione e corrente lato DC (Ls = 0,8 mH, = 150 ° )

Anche nel funzionamento da inverter, l’angolo di ritardo introdotto dalla Ls è ricavabile dalla
(2-44).
Dal punto di vista teorico ci si aspetta un angolo di commutazione u pari a 3,5° gradi, l’angolo
di ritardo rilevato è invece pari a 3,1° gradi.
Il modello pertanto risponde correttamente per entrambi i tipi di comportamenti per il quale
verrà impiegato nella modellizzazione della rete HVDC monopolare.

156
La preparazione del modello

157
158
8
Implementazione del modello
e prove effettuate
Dopo la verifica dei due modi di funzionamento del convertitore, si era pronti per modellizzare
un sistema HVDC completo di linea di trasmissione. Il modello scelto è del tipo monopolare,
con collegamento in cavo sottomarino e ritorno via mare; i valori scelti per la simulazione sono
realistici anche se non si riferiscono a nessun collegamento reale.
Per ottenere tale configurazione sono stati implementati i modelli delle due stazioni di
conversione ai capi della linea di trasmissione, dove la prima lavora come raddrizzatore e la
seconda come invertitore, è stato implementato il sistema di controllo, calcolati opportunamente
i parametri dei componenti, calcolati e testati i filtri ed è stato modellizzata la linea di
trasmissione in cavo.
Lo schema di principio è riportato nella figura seguente:

Fig 8.1 – Schema HVDC monopolare con ritorno marino

8.1 Lato AC

La potenza nominale della linea è pari a 250 MW con una tensione di 500 kV. Assumendo che la
rete AC abbia le stesse caratteristiche per entrambi i nodi, gli altri dati salienti della rete AC
sono i seguenti

- Frequenza: 50 Hz
- Tensione concatenata nominale lato AC: 400 kV RMS
- Tensione concatenate al primario dei trasformatori di conversione: 400 kV RMS
- Tensione concatenate al secondario dei trasformatori di conversione: 190.5 kV RMS

8.1.1 Il trasformatore

Per il calcolo della potenza di dimensionamento del trasformatore occorre prima definire la
tipologia di trasformatore da impiegare.
La soluzione scelta riproduce quella maggiormente adottata negli impianti reali ed è quella che
impiega trasformatori trifasi a due avvolgimenti.
Capitolo 8

Tenendo conto che per il loro dimensionamento, il parametro di riferimento è la potenza


apparente abbiamo:

Papp = 3VLL I s (8-1)

dove VLL è la tensione concatenata del sistema e Is è la corrente di linea.


La potenza attiva invece, è la potenza che fluisce attraverso il collegamento DC

P = Vdo ⋅ I d (8-2)

dove Vdo è il valore medio di tensione lato DC e Id è la corrente lato DC.


Ricordando le relazioni
3 2
Vdo = VLL (2-25)
π
e
2
Is = Id (2-32)
3

Combinando le equazioni sopra si ottiene che la potenza per cui i trasformatori di conversione
devono essere progettati è pari a

π
Papp = P ≅ 1,05 ⋅ P (8-3)
3
Data la configurazione scelta, la potenza attiva P di ogni trasformatore è pari a

' P 250
Ptrafo = = = 125 [MW]
2 2

Dunque potenza di dimensionamento è pari a

Ptrafo = 1,05 ⋅ 125 ≅ 132 [MVA]

Considerando un fattore di sicurezza di circa 1,2 si sceglie la potenza del trasformatore pari a
160 MW e lo si modellizza come trasformatore ideale.
Basandosi su dati medi di trasformatori con le caratteristiche sopra citate [43], al secondario è
stata assunta una induttanza di dispersione pari a 70 mH.

8.1.2. I filtri

I filtri lato AC sono posizionati in modo da assorbire le armoniche generate dai convertitori.
Tipicamente sono utilizzati tre tipi di filtri:
- Single tuned
- Double tuned
- High pass
o Second order
o C type
La loro configurazione e la loro impedenza caratteristica in funzione della frequenza sono
riportate nella seguente tabella.

160
Il modello e le prove effettuate

Tipo Circuito |Z| in funzione della frequenza


Single tuned

Double tuned

Passa alto – secondo ordine

Passa alto – C type

Tabella 8.1 – Tipi di filtri AC

Nel programma sono stati implementati tre filtri RLC due dei quali impostati sulla 11a e 13a
armonica (550 Hz e 650 Hz); il terzo invece è un filtro passa alto (High Pass Filter) del secondo
ordine per il filtraggio delle armoniche superiori. Capita che nei sistemi reali HVDC, in
particolare quando sono inter-allacciati a reti AC deboli, venga incluso anche un filtro accordato
sulla 3a armonica per il filtraggio delle armoniche non caratteristiche. Nel presente modello
però non è stato incluso.

161
Capitolo 8

8.1.2.1 Progetto del filtro passa alto (HPF)

Per poter andare a filtrare le armoniche a partire dalla 17a è stato predisposto un filtro passa alto
del secondo ordine definito dai seguenti parametri:

hoω1 =
1 L σ= R
; Zo = ; Zo (8-4)
LC C

dove il valore di è solitamente scelto tra 0,5 e 2.


Per quanto riguarda il valore dell’armonica da impostare,
ho 2·hmin (8-5)
dove hmin è l’armonica minore sulla quale il filtro riesce ad agire.
La potenza reattiva fornita dal filtro è pari a

ho V12
Qf = ⋅
(
ho2 − 1 ) Zo
(8-6)

8.1.2.2 Progetto dei filtri accordati

Per la progettazione dei filtri accordati a singole armoniche, nel nostro caso l’11a e la 13a, si
definiscono i seguenti parametri
1 L Zo
hω1 = ; Zo = ; ψ =
LC C R
dove il valore di è solitamente scelto tra 130 e 150.
La potenza reattiva fornita dal filtro è ricavabile grazie alla formula (8-6)

Si è supposto che i filtri dovessero fornire all’incirca l’80% della potenza reattiva necessaria al
ponte in condizioni nominali [44].Tale potenza è data dall’equazione (2-49) (relativa al
convertitore a sei impulsi) qui riportata:
6
Q1 = 3VLL I d sin α = 1.35VLL I d sin α .
π
Ipotizzando un angolo di innesco di 15°, per il dodici impulsi Q1 = 67 MVAR
Dunque per i filtri i parametri scelti in accordo con le equazioni sopra riportate, sono stati

11a armonica: R = 1,8 ; L = 76,13 m ; C = 1,1 F ; Q = 18,4 MVAR


13a armonica: R = 1,5 ; L = 54,5 mH ; C = 1,1 F; Q = 18,4 MVAR
HPF : R = 120 ; L = 12,205 mH ; C = 1,442 F ; Q = 24 MVAR

Per compensare eventuali ulteriori richieste di potenza reattiva che possono incorrere ad
esempio quando l’angolo di innesco del raddrizzatore (inverter) si alza (abbassa) si
predispongono tre ulteriori banchi di condensatori.

8.2 Componenti lato DC

Relativamente ai filtri lato DC, questi non sono stati implementati nel modello dato che per
linee puramente in cavo non sono richiesti [26].
Per l’induttanza di spianamento, considerando che mediamente i valori vanno dai 100 ai 300
mH [16], è stato selezionato il valore di 250 mH.

162
Il modello e le prove effettuate

8.3 Il sistema di controllo

Il modello di controllo consiste principalmente in un sistema di misurazione degli angoli e e


la generazione dei segnali di firing da applicare ai due convertitori.
Dal P.L.O. (Phase Locked Oscillator) viene generato il segnale di firing della valvola 1 e da
questo vengono derivati tutti gli altri. Di conseguenza si realizza un EFP (Equidistant Firing
Pulse).
Nel modello vengono utilizzati i seguenti tipi di controllo:
- controllo del minimo angolo angolo di estinzione lato inverter -
- controllo della corrente DC

8.3.1 Sistema di controllo lato raddrizzatore

Il sistema di controllo usa la tecnica C.C.C. ovvero Constant Current Control. Il riferimento
della corrente è ricavato dalla richiesta di potenza e dal rilevamento della tensione DC lato
inverter. Questo è fatto per garantire la protezione del convertitore in situazioni in cui lato
inverter non ci sia una tensione sufficientemente elevata (ad esempio a causa di un guasto) o
quando non si ha una richiesta sufficientemente elevata di potenza.
La corrente DC lato convertitore è misurata tramite appositi trasduttori ed è opportunamente
filtrata prima di essere comparata con la corrente di riferimento che serve per poi creare il
segnale di errore.
Il segnale di errore è mandato al regolatore tipo P.I. che produce il giusto segnale di . Il circuito
di creazione dei segnali di firing poi usa quest'ultima informazione per generare degli impulsi di
firing equidistanti.

Figura 8.2 – Implementazione Regolatore lato raddrizzatore


163
Capitolo 8

8.3.2 Sistema di controllo lato inverter

Per il sistema di controllo dell'inverter è stata implementata una solo tipologia di controllo
ovvero quella del minimo angolo di estinzione .
Il controllo di utilizza una logica simile al controllo di corrente, anch'esso infatti impiega un
controllore di tipo P.I. per produrre il giusto angolo di firing. La misurazione dell'angolo viene
effettuata tramite metodo diretto utilizzando degli opportuni trasduttori di segnale; la misura
viene poi confrontata con il valore desiderato per produrre un segnale di errore da inviare al
controllore.

8.4 Il cavo

Per la modellizzazione del cavo, utilizzato in posa sottomarina, possiamo ipotizzare che questo
venga interrato ad una ad una profondità notevole e che quindi la resistività con cui l’armatura
del cavo è a contatto sia costante e pari a quella del terreno sottomarino [45].
Per quanto riguarda il cavo la tipologia scelta è la M.I.; sotto si riportano le sue caratteristiche:
− Sezione del conduttore di fase: 1500 [mm2]
− Diametro conduttore di fase: 43.8 [mm]
− Resistività elettrica conduttore di fase a 20°C: 1.8 * 10-5 [ *mm]
− Coefficiente di variazione della resistività conduttore di fase – = 0.004 [°C-1]
− Permeabilità magnetica assoluta conduttore di fase: 4 *10-10 [H*mm-1]
− Diametro interno dello schermo: 82.5 [mm]
− Diametro esterno dello schermo: 89.1 [mm]
− Resistività elettrica dello schermo a 20°C: 2.14 * 10-4 [ *mm]
− Coefficiente di variazione della resistività dello schermo – = 0.004 [°C-1]
− Permeabilità magnetica assoluta dello schermo: 4 *10-10 [H*mm-1]
− Diametro interno armatura: 100.7 [mm]
− Diametro esterno armatura: 111.7 [mm]
− Resistività elettrica dell'armatura a 20°C: 1.38 * 10-4 [ *mm]
− Coefficiente di variazione della resistività armatura – = 0.004 [°C-1]
− Costante dielettrica relativa del primo isolante: 4.3
− Permeabilità magnetica assoluta del primo isolante: 4 *10-10 [H*mm-1]
− Fattore di perdita del primo isolante – tan = 0.001
− Costante dielettrica relativa del secondo isolante: 2.3
− Permeabilità magnetica assoluta del secondo isolante: 4 *10-10 [H*mm-1]

Fattore di perdita del secondo isolante – tan = 7 * 10-4
− Lunghezza totale del cavo: 400 km

Il terreno sottomarino ha una resistività pari a 0,25 m ed una permeabilità relativa pari a 1.

164
Il modello e le prove effettuate

Figura 8.3 – Struttura del cavo modellizzato

L'analisi del intero sistema e stata effettuata con diversi tipi di modellizzazione del cavo
consistenti in piu o meno “tronchi” di cavo collegati in serie tra loro.
Ad esempio, la Figura 8.5 si riferisce alla modellizzazione del cavo tramite 4 tronchi ciascuno
dei quali lungo 100 km mentre nella Figura 8.6, il cavo e stato modellizzato tramite 16 tronchi
ognuno dei quali lungo 25 km.

Figura 8.4 – Modellizzazione del cavo 1

165
Capitolo 8

Figura 8.5 – Modellizzazione del cavo 2

La differenza tra le diverse modellizzazioni si ripercuote in due aspetti molto importanti ovvero
il tempo di simulazione e la precisione dei risultati.
Quando i tronchi di cavo usati per la rappresentazione sono corti, il programma richiede tempi
di esecuzione più lunghi dato che il passo di integrazione è limitato dal ritardo di propagazione
all'interno del cavo [38]; dall'altra parte, tratti di cavo più corti con conseguenti passi di
integrazione più brevi permettono di ottenere risultati qualitativamente migliori.

A titolo di esempio di seguito vengono mostrate due simulazioni effettuate entrambe tramite
pc DELL a 32 bit con processore tipo Intel(R) Core(TM) 2 Duo – T7250, 2GHz con RAM di 2
GB.

In Figura 8.7 si riporta l'andamento della corrente DC negli ultimi 20 ms, di una simulazione
effettuata con le seguenti caratteristiche:
- Lunghezza linea : 400 km con 4 tratti di cavo lunghi 100 km;
- Passo di integrazione : 12 s
- Intervallo di tempo analizzato: 20 s
- Tempo totale impiegato: 313.156 s

166
Il modello e le prove effettuate

Figura 8.6 – Corrente DC ultimi 20 ms – t pari a 12 s

Dalla figura, si può già vedere come la corrente sia affetta da una subarmonica di circa 40 Hz

In Figura 8.8 si riporta l'andamento della corrente negli ultimi 20 ms, di una simulazione
effettuata con le seguenti caratteristiche:
- Lunghezza linea : 400 km con 40 tratti di cavo lunghi 10 km;
- Passo di integrazione : 3 s
- Intervallo di tempo analizzato: 20 s
- Tempo totale impiegato: 4178.075 s

Figura 8.7 – Corrente DC ultimi 20 ms – t pari a 3 s

167
Capitolo 8

Un minore intervallo di integrazione scelto dunque porta ad avere forme d'onda più precise.
Nell'analisi dei problemi allora bisognerà tenere sempre presente cosa andare a ricercare e
conseguentemente fornire le giuste le indicazioni al programma. Ad esempio per verificare
qualitativamente l'andamento di certe grandezze si procederà con l'effettuare simulazioni
“grossolane” ovvero con t elevati; quando invece si vorrà fare un'analisi più accurata lo step di
integrazione dovrà essere sufficientemente piccolo.
A seconda del tipo di forma d'onda da analizzare dunque è stato scelto con quanti “tronchi”
modellizzare il cavo.
Inoltre si fa notare che, schermo ed armatura sono cortocircuitati alla fine di ogni tronco di cavo
e ad inizio e fine linea sono cortocircuitati e messi a terra. Questo è fatto per uniformare le
tensioni su di essi (che devono essere nulle su tutta la linea in condizioni stazionarie).

Il modello così definito, risulta rappresentato su 8 schermate del programma EMTP-RV; per
semplicità si riporta solamente la parte di potenza (Figura 8.9).
Verranno nel seguito illustrate le varie prove effettuate.

168
Il modello e le prove effettuate

Figura 8.8 – Modellizzazione in EMTP-RV della linea HVDC monopolare

169
Capitolo 8

8.5 Prove effettuate

Utilizzando il modello sopra illustrato sono state effettuate diverse prove per testarne il
funzionamento; sotto si riporta un elenco.

Lato AC
1. Buchi di tensione causati dalla commutazione
2. Corrente della fase A, lato raddrizzatore, prima e dopo l’azione dei filtri
3. Influenza dell’induttanza AC
4. Analisi armonica della corrente della fase A per le variazioni di
5. Analisi contenuto armonico al variare di P (IDC)
6. Andamento della richiesta della potenza Q in funzione di P e
7. Regione operativa del convertitore nel piano P-Q
8. Variazione di IDC e con Q costante
9. Andamento armoniche in relazione all’angolo di commutazione u

Lato DC
1. Analisi armonica della corrente DC
2. Simulazione del collegamento con generatori delle reti AC aventi angoli di fase
diversi
3. Simulazioni del collegamento con reti AC aventi frequenze diverse
4. Andamento tensione/corrente nel cavo

Analisi in condizioni transitorie


1. Variazione a gradino della P – reazione del sistema di controllo
2. Variazione a gradino della Q – reazione del sistema di controllo

Guasti
1. Corto circuito trifase lato inverter
2. Corto circuito monofase lato raddrizzatore
3. Guasto fase-schermo

170
Il modello e le prove effettuate

8.5.1 – Prove lato AC

8.5.1.1 Buchi di tensione

Figura 8.9 - Tensioni fase A al secondario dei trasformatori lato raddrizzatore

Figura 8.10 - Tensioni fase A al secondario dei trasformatori lato inverter

Le forme d’onda riportate si riferiscono alle tensioni delle fasi A, dei primari dei trasformatori
di conversione (collegamenti YY e YD) sia lato raddrizzatore sia lato inverter.
Si notano i buchi di tensione dovuti al fatto che durante le commutazioni due delle tre tensioni
di fase sono cortocircuitate dai tiristori del convertitore attraverso l'induttanza al secondaria del
trasformatore di ciascuna fase.
Dall’equazione (2-44), riportata sotto, si può ricavare l’ampiezza dell’angolo di ritardo u:
2ωLs
cos(α + u ) = cos α − Id (2-44)
2VLL
Al lato raddrizzatore, tenendo conto che la potenza trasmessa è di 250 MW e che la corrente è di
circa 500 A, sarà mantenuto nell’intorno del suo valore nominale di 15° gradi, l’angolo u è
stimato in 7° - 8° elettrici.
Dalle simulazioni si ottiene un angolo di 6,85°, in linea con quanto ci si aspettava.
Lato inverter, si ottiene invece un angolo pari a 5,5°.
171
Capitolo 8

8.5.1.2 Corrente fase A prima e dopo l’azione dei filtri

I filtri progettati sono nella configurazione “classica” per le linee HVDC; questa prevede due
filtri accordati rispettivamente alla 11a e 13 a armonica ed un filtro passo-alto accordato alla 24a
armonica.

Figura 8.11 – Corrente fase A prima e dopo l’azione dei filtri

Nella valutazione dell’inquinamento armonico di una forma d’onda, un parametro importate è il


T.H.D. – Total Harmonic Distortion. Considerando i valori efficaci delle varie componenti
armoniche, esso è definito come
I sh2
h ≠1
THD = (8-7)
I s1
I grafici sopra riportati si riferiscono alla corrente di fase A (totale), osservata prima e dopo
l’azione dei filtri. Si può apprezzare già a livello qualitativo il notevole miglioramento apportato
dai filtri dal confronto delle forme d’onda di corrente la quale, a valle dei filtri risulta quasi
sinusoidale e non più a gradini. Dall’analisi di Fourier si vede che il THD passa da 6,78% a
1,71% con una riduzione pari a circa il 75%.

172
Il modello e le prove effettuate

THD corrente fase A


THD in %
8
7
6
5
4
3
2
1
0
APrima
montedei
deifiltri
filtri A Dopo
valle dei filtri
i filtri

Figura 8.12 – THD corrente fase A, prima e dopo i filtri

Dal confronto dei valori delle armoniche prima e dopo il filtraggio inoltre possiamo osservare
come l’effetto filtrante sia concentrato in particolare sulle frequenze caratteristiche del ponte a
12 impulsi per le quali si sono posizionati i due filtri accordati.

Armoniche corrente di fase, prima e dopo il filtraggio


Ih/I1
0,06

0,05

0,04

Non filtrata
0,03
Filtrata

0,02

0,01

0
z)

z)

z)

z)

z)

z)

z)

z)

z)

z)
H

H
H

H
50

50

0
50

50

50
15

25

85

45

05
(5

(6

17

23

29
(1

(1

(1

(2

(3
(

(
11

13

35

47

59
23

25

37

49

61

Figura 8.13 – armoniche corrente fase A, prima e dopo i filtri


173
Capitolo 8

In seguito gli andamenti relativi alle correnti circolanti nei filtri

Figura 8.14 – Corrente filtro 11a armonica

Figura 8.15 –Corrente filtro 13a armonica

174
Il modello e le prove effettuate

Figura 8.16 – Corrente filtro HPF

175
Capitolo 8

8.5.1.3. Influenza dell’induttanza lato alternata - Ls

Fermo restando che i parametri del trasformatore sono dei valori sui quali non si può intervenire
ad impianto finito, si è voluto indagare sull’effetto filtrante della induttanza serie introdotta
dopo i trasformatori (per questo scopo, induttanze lato AC sono talvolta inserite negli impianti
HVDC)
Si è evidenziato il suo effetto filtrante soprattutto relativamente alle armoniche superiori.

La differenza tra valori non troppo diversi di Ls è chiara osservando la corrente della fase A, lato
raddrizzatore, a valle dei filtri

Figura 8.17 – Corrente fase A – Ls = 70 mH

Figura 8.18 – Corrente fase A – Ls = 30 mH

L’impatto armonico delle forme d’onda è chiaramente differente. Per analizzarlo si sono
confrontate le FFT delle due forme d’onda

176
Il modello e le prove effettuate

Armoniche corrente fase A con diversi valori di Ls


Ih/I1
0,06

0,05

0,04
70 mH
30 mH
0,03

0,02

0,01

0
11 (550 13 (650 23 (1150 25 (1250 35(1750 37 (1850 47(2350 49 (2450 59(2950 61 (3050
Hz) Hz) Hz) Hz) Hz) Hz) Hz) Hz) Hz) Hz)

Figura 8.19 – Armoniche della corrente di fase A con diversi valori di Ls

In particolare, nell’intorno della 24a armonica, si riscontra una riduzione di circa il 70%
passando Ls da 30 mH a 70 mH.
Il modesto impatto della 11a e 13a si giustifica con l’azione efficace dei due filtri accordati su
tali armoniche.

THD corrente fase A con diversi valori di Ls


THD [%]
8

0
70 mH 30 mH

Figura 8.20 – THD corrente di fase A

A livello di THD della corrente, con l’aumento di Ls da 30 a 70 mH esso passa dal 6.98%
all’1.71% con una riduzione di oltre il 75 %.

177
Capitolo 8

Questo si riflette anche nelle correnti assorbite dai filtri. A titolo di esempio si riporta la
corrente assorbita dal filtro passa alto con Ls = 70 mH e Ls = 30 mH

Figura 8.21 – Corrente HPF – Ls 70 mH

Figura 8.22 – Corrente HPF – Ls 30 mH

178
Il modello e le prove effettuate

8.5.1.4 Analisi armonica della corrente della fase A per le variazioni di

Andamento armoniche in funzione di alpha


In/I1
0,14

0,12

0,1

0,08

0,06

0,04

0,02

0
0 5 10 15 20 25
alpha [°]

11 (550 Hz) 13 (650 Hz) 23 (1150 Hz) 25 (1250 Hz)

Figura 8.23 – Andamento armonico in funzione dell'angolo

Sono evidenziati gli andamenti delle armoniche principali in funzione dell’angolo di innesco del
raddrizzatore.
Il grafico è ottenuto mantenendo l’angolo di innesco lato inverter fisso e variando la richiesta di
potenza; a parità di tensione al lato DC e al crescere della potenza richiesta la corrente da
inviare dovrà aumentare. Per farlo, l’angolo di innesco dei tiristori al lato raddrizzatore dovrà
diminuire.
Si può notare come per angoli di innesco compresi tra 0° e 20°, l’11ª armonica sia in costante
crescita al contrario della 13ª che tende a diminuire a partire da un pari a circa 12 gradi.
Tali andamenti trovano conferma in letteratura [13].

179
Capitolo 8

8.5.1.5 Analisi contenuto armonico della corrente della fase A al variare di P (e IDC)

Andamento armoniche in funzione della Potenza DC


In/I1
0,14

0,12

0,1

0,08

0,06

0,04

0,02

0
0 0,2 0,4 0,6 0,8 1 1,2 1,4
Potenza DC [p.u.]

11 arm - 550 Hz 13 arm - 650 Hz 23 arm - 1150 Hz 25 arm - 1250 Hz

Figura 8.24 – Andamento armonico in funzione della corrente DC

Il grafico è ottenuto mantenendo l’angolo di innesco lato inverter fisso e variando la richiesta di
potenza (i filtri sono stati esclusi).
All’aumento della potenza inviata, e dunque della corrente transitante nella linea DC, si nota in
particolare che l’armonica più consistente tende a diminuire.

Dalle due precedenti prove possiamo ricavare gli andamenti del THD % quando alla linea sono
attaccati o meno i filtri

THD corrente fase A in funzione della Potenza DC


THD %

18
16
14
12
10
8
6
4
2
0
0 0,2 0,4 0,6 0,8 1 1,2 1,4
Potenza DC [pu]
THD (no filtri) THD (con filtri) differenza THD

Figura 8.25 –THD corrente fase A

180
Il modello e le prove effettuate

Essendo i filtri di tipo passivo e progettati per lavorare alla potenza nominale (pari a 250 MW),
è giustificato il fatto che il THD risulti minore proprio nell’intorno di P = 1 pu. Si nota inoltre
che quando la corrente transitante in linea è bassa (e dunque quando la potenza trasmessa è
bassa) la differenza tra i THD diventa sempre più contenuta e tendente a zero. Questo perché ci
si discosta troppo dalla zona nominale di funzionamento e la richiesta di potenza reattiva
diventa cospicua

8.5.1.6 Andamento della richiesta della potenza Q in funzione di P e

In questa fase di simulazione, mantenendo costante la richiesta di potenza attiva, siamo andati a
variare l’angolo di innesco lato inverter . Di conseguenza, il sistema di regolazione varia
l’angolo di innesco lato raddrizzatore . Tale operazione di variazione dell’angolo è attuata in
alcune operazioni di ripristino o per assicurare la continuità di servizio nel caso di variazioni
della tensione del sistema AC.
Il grafico ottenuto per diversi valori di potenza attiva, mostra al diminuire di la richiesta di
potenza reattiva assorbita. Quest’ultima dovrà essere compensata tramite inserzione di batterie
di condensatori dato che i filtri la compensano solo parzialmente.

Q in funzione di P e

0,9

0,8

0,7
Potenza reattiva [p.u.]

0,6

0,5

0,4

0,3

0,2

0,1

0
0,2 0,4 0,6 0,8 1 1,2 1,4 1,6
Potenza attiva [p.u.]

= 161 = 159 = 155 = 150 = 145

Figura 8.26 – Andamento della richiesta di potenza reattiva

Ricordando la relazione = 180 – (u + ) dove è l’angolo di spegnimento, l’andamento della


richiesta di potenza reattiva è come ci si aspettava in accordo con l’equazione (2-53) qui
riportata :Q=1.35·VLL·Id·sin . All’aumentare di il convertitore necessita di una maggiore
potenza reattiva.

181
Capitolo 8

8.5.1.7 Regione operativa del convertitore nel piano P-Q

Il grafico è stato ottenuto a parità di corrente nel collegamento in continua - IDC - e dunque
variando l’angolo di innesco al fine di modulare la potenza inviata al lato DC

Regione di funzionamento del convertitore


Q [p.u.]

1,4

1,2

IDC = 1.2 pu
1

0,8

DC = 1 pu
0,6

0,4

0,2

0
0 0,2 0,4 0,6 0,8 1 1,2 1,4
P [p.u.]

Figura 8.27 – Regione operativa del convertitore

La regione operativa considerata è relativa al funzionamento come raddrizzatore. Se volessimo


ampliare il grafico alla regione operativa nel funzionamento come inverter, basta estendere il
grafico simmetrizzandolo rispetto all’asse delle ordinate. Sono state considerate due correnti
pari a 1 pu e 1.2 pu. È bene ricordare che 1.2 pu è la massima corrente sostenibile superata la
quale infatti interviene il controllo limitandola, onde evitare danni ai componenti elettronici.
Dunque, la regione operativa da una parte è limitata dalla massima corrente che possiamo far
circolare, dall’altra invece è limitata dal minimo angolo di innesco – lato raddrizzatore e –
lato inverter - necessario per assicurare alle valvole la giusta tensione prima dell’arrivo del
comando di firing e garantire una corretta commutazione.

182
Il modello e le prove effettuate

8.5.1.8 Variazione di IDC e con Q costante

Corrente DC e per Q costante

IDC [p.u.] [°]

1,20 35

30
1,00

DC 25
0,80

20
0,60
15

0,40
10

0,20
5

0,00 0
0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20
P [p.u.]

Figura 8.28 – Corrente DC e per Q costante

Il grafico mette in relazione la corrente lato DC e l’angolo di innesco . Come detto in


precedenza, in accordo con la (2-50), per aumentare la IDC l’angolo deve diminuire.

8.5.1.9 Andamento armoniche in relazione all’angolo di commutazione u

E’ noto dalla letteratura che, all’aumentare dell’angolo di commutazione u, in relazione a valori


più grandi dell’induttanza Ls, l’ampiezza delle varie armoniche tende a diminuire [8].
La loro variazione però non è lineare e non è uguale per tutte le armoniche.
Nel seguito sono riportati i risultati delle simulazioni effettuate relativi all’andamento delle
armoniche principali di corrente lato AC, al variare dell’angolo di commutazione u e per
diversi valori dell’angolo di innesco dei tiristori .
Dai grafici sotto riportati si possono osservare alcune cose.
1) all’aumentare dell’ordine di armonicità il contributo in generale diminuisce
2) a parità di u , l’incremento del contenuto armonico all’aumentare dell’angolo è
a
variabile. Se consideriamo gli andamenti dell’11 armonica (550 Hz) si vede che per
u ≅ 20°, i vari andamenti per diversi valori di abbiano un punto di incontro. Questo
succede anche per le armoniche di ordine superiore e si riscontra che:
a. all’aumentare dell’ordine di armonica i punti di incontro aumentano (sono tre
per la 25 a armonica che corrisponde a 1250 Hz)
b. all’aumentare dell’armonica abbiamo che il primo punto di incontro avviene per
angoli u sempre più piccoli.
3) Il massimo contenuto armonico relativo si ha per = 0

183
Capitolo 8

a
11 armonica
I11/I1 [%]
10
9
8
7
6 0
5
5
10
4 15

3
2
1
0
0 5 10 15 20 25 30
u [°]

Figura 8.29 – Valori relativi della 11a armonica in funzione di u, per diversi valori di

13a armonica
I13/I1 [%]
9

6
0
5 5
10
4
15
3

0
0 5 10 15 20 25 30
u [°]

Figura 8.30 – Valori relativi della 13a armonica in funzione di u, per diversi valori di

184
Il modello e le prove effettuate

a
23 armonica
I23/I1 [%]
5

4,5

3,5

3 0
5
2,5 10
15
2

1,5

0,5

0
0 5 10 15 20 25 30
u [°]

Figura 8.31 – Valori relativi della 23a armonica in funzione di u, per diversi valori di

25a armonica
I25/I1 [%]
4,5
4
3,5
3
0
2,5 5
10
2
15
1,5
1
0,5
0
0 5 10 15 20 25 30
u [°]

Figura 8.32 – Valori relativi della 25a armonica in funzione di u, per diversi valori di

185
Capitolo 8

8.5.2 – Prove lato DC

8.5.2.1 Analisi armonica della corrente DC nel funzionamento a regime

Considerando una situazione di steady – state si è calcolala la FFT della corrente transitante nel
collegamento

Figura 8.33 - Corrente lato DC

Evidenziando le armoniche, dalla analisi della FFT risulta

Armoniche corrente DC
Ih/I1 [%]
0,6

0,5

0,4

0,3

0,2

0,1

0
12 (600 Hz) 24 (1200 Hz) 36 (1800 Hz) 48 (2400 Hz) 60 (3000 Hz)
Ordine di armonica

Figura 8.34 - FFT della corrente lato DC

186
Il modello e le prove effettuate

Al lato continua le armoniche di tensione sono dell’ordine di 12k dove k è un numero intero. Di
conseguenza le principali armoniche di corrente hanno lo stesso ordine di quelle di tensione ed
anch’esse seguono un andamento del tipo 1/h. Questo è facilmente verificabile dalla figura 8.35

8.5.2.2 Generatori reti AC lato raddrizzatore e lato inverter aventi angoli di fase diversi

In questa simulazione si è voluto verificare il corretto funzionamento del collegamento nel caso
in cui le tensioni delle reti AC che si vanno ad interconnettere tramite la linea HVDC non
abbiano lo stesso angolo di fase. Questo può effettivamente capitare quando ci troviamo con due
sistemi AC non interconnessi come ad esempio una grande rete e un isola o nel caso di
collegamento di grosse reti AC.
La differenza di fase ipotizzata è pari a 2 gradi.

Sotto sono riportati gli andamenti di tensione lato DC dove si nota che per 20 ms abbiamo 12
impulsi di tensione sia lato inverter sia lato raddrizzatore.
È riportato inoltre un confronto tra i valori delle armoniche della corrente lato DC nel caso
considerato nella prova 8.5.2.1. L’entità della potenza trasportata nei due casi è di 250 MW e si
utilizza lo stesso angolo al lato inverter (pari a 19° gradi).

Figura 8.35 - Tensioni lato DC, differenza di fase reti AC di 2 gradi

187
Capitolo 8

Figura 8.36 – Tensioni lato DC, differenza di fase reti AC di 2 gradi, dettaglio

Armoniche corrente DC
Ih/I1 [%]
1,8

1,6

1,4

1,2

0,8

0,6

0,4

0,2

0
12 (600 Hz) 24 (1200 Hz) 36 (1800 Hz) 48 (2400 Hz) 60 (3000 Hz)

Ordine di armonica
reti AC con diverso angolo di fase reti AC con stesso angolo di fase

Figura 8.37 – Confronto armoniche corrente DC

Il sistema di trasmissione HVDC risulta in grado di trasmettere potenza anche nel caso di
differenze di fase tra le reti AC interconnesse. La differenza più consistente che si può notare dal
confronto tra le armoniche di corrente DC riguarda l’armonica a 600 Hz. Rispetto al caso di
interconnessione di linee con lo stesso angolo di fase, il suo valore è più che triplicato; al
contrario invece, le armoniche di ordine più elevato sono più contenute.

188
Il modello e le prove effettuate

8.5.2.3 Generatori reti AC lato raddrizzatore e lato inverter aventi frequenze diverse

In queste prove si è voluto verificare il funzionamento del modello anche nel caso di frequenze
diverse dai due lati della rete. Questo caso non è estraneo nella realtà quando andiamo ad
interconnettere reti nazionali esercite su diverse frequenze (ad esempio il collegamento tra
Brasile – 60 Hz – ed Argentina – 50 Hz) oppure anche per collegamenti interni ad una stessa
rete elettrica come quella Giapponese esercita a 50 e 60 Hz.
La potenza inviata è sempre di 250 MW
Lato raddrizzatore 50 Hz – Lato inverter 60 Hz; si riportano tensioni e correnti lato DC

Figura 8.38 – Tensioni e corrente lato DC; freq raddrizzatore:50 Hz – freq inverter: 60 Hz

189
Capitolo 8

Dai grafici delle tensioni si nota che in 20 ms abbiamo 12 impulsi di tensione al lato
raddrizzatore mentre ne abbiamo 14 al lato inverter

Lato raddrizzatore 60 Hz – Lato inverter 50 Hz; si riportano tensioni e correnti lato DC. In
questo caso il numero di impulsi di tensione raddrizzatore/inverter sarà invertito rispetto al
precedente.

Figura 8.39 – Tensioni e corrente lato DC; freq raddrizzatore:60 Hz – freq inverter: 50 Hz

190
Il modello e le prove effettuate

Il numero di impulsi della corrente lato DC dunque risulta determinato dalla frequenza della rete
lato raddrizzatore. Questo era prevedibile in quanto è proprio il circuito di controllo al lato
raddrizzatore quello predisposto alla regolazione della corrente.
Inoltre, da un confronto tra le armoniche di corrente DC, oltre lo slittamento di frequenza delle
armoniche caratteristiche, i valori ottenuti sono praticamente gli stessi a meno dello scarto
dovuto alle tecniche di risoluzione numeriche.

Armoniche corrente DC
f raddr 50 Hz; f inv 60 Hz
Ih/I1 [%]
1,6

1,4

1,2

0,8

0,6

0,4

0,2

0
12 (600 Hz) 24 (1200 Hz) 36 (1800 Hz) 48 (2400 Hz) 60 (3000 Hz)

Figura 8.40 – Armoniche corrente DC; f_r di 50 Hz; f_i di 60 Hz

Armoniche corrente DC
f raddr 60 Hz; f inv 50 Hz
Ih/I1 [%]
1,4

1,2

0,8

0,6

0,4

0,2

0
720 (Hz) 24 (1440 Hz) 36 (2160 Hz) 48 (2880 Hz) 60 (3600 Hz)

Figura 8.41 – Armoniche corrente DC; f_r di 60 Hz; f_i di 50 Hz

191
Capitolo 8

8.5.2.4 Andamento tensione/corrente nel cavo

La modellizzazione del cavo consente di andare a misurare i vari parametri al quale è sottoposto
anche nei punti intermedi. In questa simulazione si sono misurati, ogni 50 km, tensioni e
correnti. Per semplicità di visualizzazione vengono mostrati gli andamenti ad inizio e fine del
collegamento.
Per far sì che lo scambio di potenza tra i due poli avvenga in modo corretto le tensioni non
devono coincidere; la tensione lato ricevente (inverter) dovrà essere minore rispetto a quella lato
raddrizzatore. La differenza deve essere per quanto possibile contenuta in modo da ottenere
basse correnti di linea e dunque basse perdite. In questa simulazione la differenza tra inizio e
fine è di 0,0045 p.u. Relativamente alla corrente, questa subisce una attenuazione e uno
sfasamento dovuti ai parametri del cavo.
Lo sfasamento rilevato tra inizio e fine linea è pari a 803 s ovvero circa 173° gradi mentre
l’attenuazione è pari a 0,095 p.u.

Figura 8.42 - Correnti ad inizio e fine della linea

Figura 8.43 - Tensioni ad inizio e fine della linea

192
Il modello e le prove effettuate

8.5.3 – Analisi in condizioni transitorie

Nel seguito si riportano i risultati relativi ad una serie di simulazioni per indagare il
comportamento del sistema in condizioni transitorie, relative a variazioni a gradino di potenza
attiva e reattiva assorbite.

8.5.3.1 Variazione a gradino della P

E’ stata effettuata una simulazione atta a verificare la reazione del sistema ad una variazione a
gradino della richiesta di potenza attiva. La tensione nel collegamento non viene variata ( è
costante), ma per soddisfare le richieste di potenza viene modificato solamente l’angolo di firing
dei raddrizzatori .
La variazione considerata è pari al 20%; si è dunque ipotizzato che, a t = 1 s, la richiesta di
potenza da 250 MW passi istantaneamente a 200 MW. Per t = 1,8 s, la richiesta di potenza torna
ad essere pari a 250 MW.
Si riporta l’andamento della corrente sulla linea DC e il relativo riferimento negli intervalli di
tempo relativi alle variazioni di potenza.

Figura 8.44 – Variazione di potenza P – fig 1

Figura 8.45 – Variazione di potenza P – fig 2

193
Capitolo 8

Dalla risposta ottenuta, si vede che il sistema riesce ad adeguarsi alla nuova richiesta di potenza
rapidamente, raggiungendo il nuovo equilibrio, sia nel caso di diminuzione che di innalzamento
di potenza richiesta, nell’arco di 80 ms (pari a 4 cicli di tensione, lato AC) con una leggera
sovraelongazione.
Il caso analizzato è “estremizzato” dato che normalmente le variazioni di potenza non sono così
repentine e sono generalmente gestite dai sistemi di controllo.
I risultati permettono comunque di verificare l’efficacia del sistema di controllo degli impulsi di
firing. Le tempistiche richieste per il suo intervento e correzione dei parametri infatti rispetta le
specifiche viste al capitolo 5.

8.5.3.2 Variazione a gradino della Q

In questa simulazione la variazione di potenza reattiva assorbita da parte dei convertitori è


ottenuta tramite una variazione a gradino dell’angolo di firing lato inverter – .
A parità di potenza attiva inviata tramite il collegamento in continua, la diminuzione di
comporta un maggior assorbimento di potenza reattiva da parte degli inverter ed una
diminuzione della tensione nella linea DC; costringe quindi il sistema di controllo a variare
l’angolo diminuendolo. Al contrario, un aumento di diminuisce la potenza reattiva assorbita
(lato inverter), aumenta la tensione di linea e dunque comporta una aumento di .

Figura 8.46 – Variazione di potenza Q – fig 1(aumento di Q richiesta)

194
Il modello e le prove effettuate

Figura 8.47 – Variazione di potenza Q – fig 2(diminuzione della Q richiesta)

Come nella prova relativa alla variazione a gradino di potenza attiva, il sistema di controllo
riesce ad intervenire in modo corretto, nelle giuste tempistiche. Il sistema raggiunge infatti la
nuova situazione di regime nell’arco di 60 ms nel caso di aumento di Q e 40 ms nel caso di
diminuzione di Q.
Tenendo conto della variazione di corrente, pari al 7,5%, si vede che in realtà l’aumento di
potenza reattiva non è del 20% ma è leggermente superiore (circa il 27%).
Per simulare una variazione di potenza Q si è preferito andare a variare l’angolo relativo
all’inverter; tale operazione nella realtà può effettivamente essere effettuata ad esempio quando
la tensione della rete AC aumenta.
Tale scelta è stata fatta per evitare eventuali instabilità del sistema che si potevano creare da una
non corretta inserzione di condensatori.

195
Capitolo 8

8.5.3 Guasti

Considerando alcuni tipi di guasto riportati in letteratura [46], tramite il modello implementato
si sono effettuati dei test per verificare la risposta del sistema. Inoltre è stata effettuata una prova
per verificare il ripartirsi della corrente in caso di guasto fase-schermo nel cavo.

8.5.3.1 Corto circuito trifase lato inverter

Il tipo di guasto simulato è un corto-circuito di tipo trifase, effettuato sul bus inverter, della
durata di 200 ms ed inizio ad 1.5 s. Per la simulazione di tale guasto è stato collegato un
dispositivo al bus inverter contenente tre resistenze da 0.001 m collegate a stella a cui in serie
è stato posto un interruttore controllato da un generatore di segnali.
Di seguito si riporta la tensione della fase A lato raddrizzatore, le tensioni lato inverter e la
corrente DC.

Figura 8.48 – Tensione fase A lato raddrizzatore

196
Il modello e le prove effettuate

Figura 8.49 – Tensioni sulle fasi lato inverter

Figura 8.50 – Corrente lato DC durante il guasto trifase in p.u.

197
Capitolo 8

Figura 8.51 – Tensione all'inizio della linea DC

La risposta del sistema è paragonabile coi benchmark che si trovano in letteratura. Le differenze
sono imputabili al fatto che in questo modello, il cavo è stato modellizzato in modo più accurato
mentre nei modelli di riferimento il collegamento DC è rappresentato tramite parametri
concentrati.
All’incorrere del guasto abbiamo un picco di corrente pari a 2,9 p.u. Nell’arco di 100 ms,
quando ancora il guasto non si è estinto, il sistema di controllo è in grado di portare il sistema ad
una nuova situazione di regime e dunque ad inviare potenza.
A guasto estinto il sistema riesce a tornare a completo regime in 300 ms dal punto di vista della
corrente. Il ripristino della tensione pre-guasto invece impiega un arco di tempo leggermente più
lungo (450 ms). Durante i 300 ms necessari al ripristino della corrente, abbiamo alcuni spike
dovuti ai parametri induttivi e capacitivi del cavo; rispetto alla fase di inizio guasto, essendo la
variazione di tensione più graduale, i picchi di corrente sono più contenuti ed abbiamo un
massimo a circa 1,8 p.u. Questi picchi di corrente sono elevati ma di durata limitata, dunque
sopportabili dal sistema senza particolari conseguenze ai componenti.

198
Il modello e le prove effettuate

8.5.3.2 Corto-circuito monofase

Il tipo di guasto simulato è un corto-circuito che interessa solamente la fase A lato raddrizzatore.
La durata è di 100 ms; l'inizio del guasto è per t = 1.5 s. Per la simulazione di tale guasto è stata
collegata alla fase A una resistenza da 1 m a cui in serie è stato posto un interruttore
controllato da un generatore di segnali.

Figura 8.52 – Tensioni lato AC del raddrizzatore e fase A lato inverter

199
Capitolo 8

Figura 8.53 – Corrente lato DC in p.u.

Figura 8.54 – Tensione ad inizio della linea DC

La risposta del sistema è paragonabile coi benchmark che si trovano in letteratura. Le differenze
sono imputabili al fatto che in questo modello, il cavo è stato modellizzato in modo più accurato
mentre nei modelli di riferimento il collegamento DC è rappresentato tramite parametri
concentrati.
Se osserviamo le tensioni lato AC, si nota che nell’intervallo in cui abbiamo il guasto abbiamo
un abbassamento della tensione di fase relativa alla due fasi sane del raddrizzatore mentre al lato
inverter non c’è alcun cambiamento.
All’incorrere del guasto la corrente del collegamento collassa a zero e dopo 15 ms si innescano
delle oscillazioni di corrente che hanno come massimo 1,61 pu.
Al ripristino delle tensioni di fase, la corrente torna a regime nell’arco di 300 ms.

200
Il modello e le prove effettuate

8.5.3.3 Guasto fase-schermo

In questa simulazione la fase e lo schermo del cavo sono stati corto-circuitati tramite un
interruttore controllato da un generatore di segnali e da una resistenza di 0,01 m . La sezione di
guasto è posta a metà esatta della linea, a 200 km, e si verifica quando il sistema lavora a regime.

Figura 8.55 – Corrente lato DC in p.u, prima e dopo la sezione di guasto

Figura 8.56 – Corrente negli schermi e armature (sinistra), sommatoria correnti(destra)

All'incorrere del guasto si osserva nel conduttore di fase un picco di corrente pari a circa 3 p.u.
Tale corrente si suddivide in tre rami: un ramo costituito dalla continuazione del conduttore di
fase; i rimanenti due costituiti dagli schermi e dalle armature (che si ricorda, sono cortocircuitati
ad ogni inizio e fine dei tronchi di cavo). Dato che la resistività del conduttore di fase è minore
rispetto le altre, abbiamo che circa il 60% della corrente fluisce in tale conduttore; il restante
40% si spartisce in modo pressochè uguale nei due percorsi rimanenti.
Osservando la sommatoria delle varie correnti inoltre si può dedurre che la totalità della
corrente si richiude nei conduttori del cavo senza quindi trovare percorsi di richiusura marina.

201
Capitolo 8

8.6 Conclusioni

Nel presente lavoro di tesi è stati implementato un modello completo di linea di trasmissione
monopolare in HVDC.
Per la realizzazione del modello si è tenuto conto di molteplici aspetti, dal cavo all’elettronica di
potenza, dal sistema di controllo ai filtri, spaziando quindi in diversi ambiti dell’ingegneria
elettrica.

Va tenuto presente che l’ambiente software utilizzato (EMTP-RV) è stato concepito


essenzialmente per l’analisi di tipo load flow delle reti AC e solo nelle ultime versioni è stata
introdotta la possibilità di tener conto della presenza dei convertitori elettronici. Ciò ha richiesto
una lunga serie di analisi preliminari per verificare l’attendibilità dei risultati esaminando
diverse configurazioni di test a partire da quelle più elementari per andare via via aumentando la
complessità del sistema, considerando la sensibilità dell’accuratezza della simulazione al variare
dei parametri di impostazione dell’analisi stessa (ad esempio il passo di integrazione) nonché
delle caratteristiche della componentistica (ad esempio gli snubber).

Le prove e le analisi effettuate, confrontate con quanto riportato nella letteratura, hanno dato
prova che il modello è in grado di fornire una risposta adeguata e coerente con le diverse
situazioni di regime stazionario e dinamico.

Nel corso delle simulazioni sono stati raccolti numerosi dati relativi agli andamenti delle varie
grandezze elettriche e di controllo per diversi tipi di operazione e per diverse situazioni di
esercizio.
Particolare attenzione è stata posta alle armoniche di corrente lato AC, evidenziandone
l’andamento per diverse soluzioni di filtraggio adottate, la loro relazione con gli angoli di
controllo dei convertitori e con l’angolo di ritardo u. Tali informazioni saranno utili nelle
eventuali sedi di progetto per ottimizzare e coordinare filtri e sistema di controllo con
l’elettronica di potenza e il collegamento in DC. Sono inoltre informazioni utili per l’analisi
delle correnti che eventuali filtri attivi dovranno compensare.
È stata definita la regione di funzionamento dei convertitori necessaria per l’ottimizzazione dei
componenti da utilizzare.
È stata verificata la continuità del servizio per diverse situazioni quali reti AC esercite a
frequenze diverse o con tensioni aventi angoli di fase diversi e sono state osservate le armoniche
al lato DC evidenziando la loro variazione a seconda del tipo di collegamento effettuato.
Inoltre nelle simulazioni relative al regime transitorio è stata verificata l’affidabilità del sistema
di controllo illustrando gli andamenti di tensione e corrente nella linea DC. Tali simulazioni
sono utili per verificare le condizioni più critiche a cui i ponti di conversione e la linea di
trasmissione possono essere sottoposti e costituiscono un punto di partenza per lo sviluppo di
logiche di controllo per il regime dinamico, che possono avere come obiettivo quello di limitare
gli stress di tipo elettromeccanico sui vari componenti considerati.

Inoltre nel modello possono essere integrate senza difficoltà le logiche di controllo di altre
procedure di intervento, quali lo start-up e l’intervento dei variatori sotto-carico (tap-changer).
Non avendo tuttavia sufficienti informazioni riguardo reali esempi di applicazione né elementi
sperimentali di riscontro, si è preferito non procedere alla loro implementazione.

Configurazioni più complesse della monopolare, quali la bipolare o la back-to-back sono


facilmente realizzabili duplicando la struttura qui considerata.

Dunque questo lavoro rappresenta una solida base iniziale per eventuali approfondimenti e studi
di linee HVDC con convertitori a tiristori controllati in corrente.

202
Il modello e le prove effettuate

Durante le varie fasi del lavoro è stato possibile scoprire pregi e difetti del programma di
simulazione utilizzato.
Tra i pregi si possono citare
1. L’interfaccia grafica che permette di familiarizzare abbastanza velocemente con i
comandi del programma;
2. Le numerose librerie di componenti precaricate;
3. La possibilità di gestire e modellizzare nel dettaglio diversi tipi di componenti in
particolare cavi, linee aeree e componenti elettronici.
4. Nella fase di visualizzazione e post – elaborazione dati sono presenti diverse funzioni
per l’analisi delle forme d’onda (es calcolo FFT, RMS, andamento di armoniche nel
tempo, etc.)

Sono stati però riscontrati anche diverse problematiche tra cui:


1. La rigidità della procedura di numerazione delle linee che crea diversi problemi con
sistemi di una certa complessità.
2. Il foglio di lavoro non può essere ampliato e questo rende difficile la comprensione dei
vari collegamenti e talvolta costringe l’utente a riempire in modo “fantasioso” il foglio
di lavoro. Si veda ad esempio il punto [47] in bibliografia.
3. Nelle simulazioni del tipo “time-domain” non è possibile salvare uno stato del sistema
per poi avviare una nuova simulazione. Questo rende aumenta notevolmente la durata
delle simulazioni.
4. Nelle simulazioni di tipo “load-flow” la numerazione dei nodi della rete è automatica,
ma nella visualizzazione dei risultati, tali nodi (con relative informazioni) non sono
ordinati in modo corretto.
5. Nella fase di compilazione, vengono segnalati gli eventuali tipi di errore commessi ma
non la loro ubicazione all’interno del progetto.

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