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BLAISE PASCAL

(Clermont-Ferrand 1623 - Parigi 1662)

Nacque da agiata famiglia e fu scienziato, oltre che filosofo. Dopo la prima educazione paterna si trasferì a
Parigi. Nel 1646 aderì al giansenismo ed al suo rigido modello di cristianesimo e frequentò l'abbazia di Port-
Royal. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1651, Pascal, pur continuando gli studi, cercò distrazioni nella
vita mondana, da cui si allontanò come sollecitato dalla grazia divina, verso la fine del 1653 e l'inizio del
1654. Di lui si ricordano in particolare: il Memoriale (1654]; ed i Pensieri pubblicati postumi (1670).

II suo pensiero accoglie l'ideale matematico di Cartesio ed il sentimento religioso dei giansenisti, rielaborati
in maniera personale. Egli propone anche la sintesi della ragione e della fede, convinto che solo in questo
modo l'uomo può essere compreso nella sua essenza integrale e nella sua concretezza.

Pascal e Cartesio

Di fronte alla fiducia riposta da Cartesio nella ragione, ritenuta capace di dimostrare tutte le verità relative
al mondo e all'uomo, Pascal:

a) accetta il metodo matematico per quanto riguarda la realtà naturale: può essere scomposta e analizzata
nelle sue parti e poi ricomposta in modo che possa essere compresa più chiaramente la funzione che svolge
ciascuna di esse in relazione al tutto.

b) ma sostiene i limiti della ragione per quanto concerne i problemi più propriamente umani (morale,
sociale, religioso): l'animo umano è impenetrabile nella sua misteriosa oscurità che cela istinti e sentimenti
imprevisti; Dio rimane sconosciuto e inaccessibile perché non può essere oggetto di esperienza.

"Esprit de géométrie" ed "esprit de finesse"

Per comprendere l'animo umano e Dio non occorre l' "esprit de geometrie", ma l'"esprit de finesse":

a) Lo "spirito di geometria" sta ad indicare il modo di comprendere che è proprio della ragione, la quale,
attraverso il cogito, ergo sum , da principi evidenti dimostra una serie di conseguenze necessarie.

b) Lo "spirito di finezza" è l'intuizione immediata che nasce dal cuore che coglie la realtà nella sua intima
essenza, sente verità che alla ragione sfuggono. Il cuore ha ragioni, dice Pascal, che la ragione non conosce.

Miseria e grandezza dell'uomo

La condizione dell'uomo nella natura è problematica e contraddittoria: egli continuamente oscilla tra
certezza e dubbio, quindi si dibatte tra l'assoluta conoscenza e l'assoluta ignoranza ; nell'attività pratica,
desidera il bene e la felicità, pur sapendo di non poter raggiungerli, perciò possiede aspirazioni sublimi,
però tristemente destinati a naufragare.
Miseria e grandezza costituiscono quindi la natura dell'uomo: essere infinitamente piccolo di fronte alla
natura e immensamente grande in quanto il pensiero gli consente di vivere coscientemente i suoi limiti, a
differenza di tutto il resto, anche di ciò che lo schiaccia: "l'uomo non è che una canna, la più debole della
natura; ma è una canna pensante" .

Il divertimento

Gli uomini sono riluttanti a pensare agli aspetti negativi della loro esistenza: non potendo guarire
l'ignoranza, la miseria, la morte..., preferiscono non pensarci . Per evadere da se stessi e dalla
disperazione, s'impegnano in occupazioni futili e irrilevanti; il gioco, la caccia, la conversazione, la vita
pubblica, la guerra... che costituiscono il suo "divertimento" (dal lat. "volgersi altrove") .

La scommessa

Dal riconoscimento della propria miseria prende l'avvio una ricerca sofferta ("cercare gemendo") che
conduce a Dio : il Dio d'amore rivelatosi attraverso Gesù Cristo, che placa l'ansia dell'uomo perché gli fa
sentire, accanto alla miseria, la possibilità di ottenere misericordia.

Dio redentore non è raggiungibile attraverso prove razionali, ma solo con la fede. L'uomo è chiamato a
scegliere fra il vivere come se Dio esistesse ed il comportarsi come se Dio non ci fosse. Credere in Dio è una
scommessa che vale la pena di affrontare- dice Pascal rivolgendosi al miscredente, che non intende se non
le ragioni dell'utile - perché se la si vince, si ottiene un gran guadagno (il bene infinito di Dio); nel caso la si
perda, non si subisce alcun danno (la rinuncia solo ai beni terreni).

La volontà di credere

Pascal accetta in gran parte il giansenismo: riconosce la miseria dell'uomo, decaduto per la colpa di Adamo,
e ritiene che il riscatto può derivare solo dalla grazia che Dio dona generosamente a chi crede in lui.
Occorre perciò la volontà di credere , se si desidera avere la fede. E l'uomo, se si comporta come se
credesse, finisce col credere: per questo è necessario che egli compia tutte quelle pratiche religiose
attraverso le quali si esprime la fede; egli rinuncia al proprio io e, quasi senza accorgersene, arriva al
possesso della fede. Alla fine, in Pascal, l'impostazione giansenista è mitigata con motivi legati alla
tradizione: la collaborazione della volontà e le cerimonie religiose che, invece, Giansenio rifiuta.

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