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Il Pensiero
Anzitutto, che cos'è il Pensiero? L'estrinsecazione di una
volontà. Non la volontà nasce dal pensiero, la volontà è e
viene estrinsecata e tradotta, plasmata dal pensiero.
Nel finito (cioè nel tempo, in tutto quello che ha impronta di
materia; ndr) per raggiungere definitivamente la
plasmatura vi è la parola; "Nel principio la Parola era"
(cfr. QUI; ndr), ma era il pensiero, era la volontà, e nella
volontà di essere ciò che l'Eterno esigeva vi era la giustizia,
la perfezione, l'amore da trasmutarsi in forma potenziale.
Come usate il pensiero? Come lo valutate in rapporto al
movimento umano, al moto vitale e a quello sociale?
Il pensiero rappresenta per voi una ininterrotta distorsione
della verità in quanto vi porta a seguire delle vie legate
intimamente, profondamente ed unicamente con la materia
e con i palpiti di questa. In ciò sta la distorsione.
Il Pensiero ha in sé la potenza, la sapienza, la giustizia,
l'amore, cioè i requisiti divini; ciò significa che esso nella sua
forma più alta e nobile deve considerarsi come potenza
assoluta e non soggetta, asservita.
Voi lo dominate, lo costringete e, ancor quando Ragione e
Coscienza, entrando in espansione e potenziandosi,
giungono a giudicare e a condannare il Pensiero, per voi, ha
un seguito umano, non sostanziale.
Fu detto da taluno: se il Pensiero è legato nella sua forma
trina alla Ragione ed alla Coscienza, perché sono necessari
questi due coefficienti al fine di ottenere da esso la sua
espressione pura, la sua manifestazione superiore?
Perché, cioè, l'individuo, singolo o collettivamente
inteso, deve portare in espansione le altre due quantità della
triade, affinché la prima possa rifulgere?
Il Pensiero è al vertice, mentre alla base vi sono
la Coscienza a destra e la Ragione a sinistra.