Sei sulla pagina 1di 13

Come viene creata una collezione:

1. Prototipia e campionario= si inizia dalla parte artistica e dall’ideazione


del prodotto,
2. Campagna vendite e sfilate= si passa alla parte della vendita e
marketing dove i buyer comprano il prodotto
3. Produzione e consegna= il prodotto che è effettivamente stato venduto
viene messo in produzione e spedito.

Prima fase:
• Si inizia con la ricerca per capire come impostare
le idee per la fase di creazione. Ancora di concreto
non c’è nulla ci sono solo idee. Gli stilisti non
fanno tutto da soli, soprattutto nelle grande
aziende ci sono persone che collaborano con
esso e si occupano di queste cose.
• Quando questa prima fase è conclusa si passa
alla parte più concreta dove si mettono in pratica
le idee realizzando il cartamodello, prodotto dalla
figura del modellista. Egli ha un ruolo
fondamentale perché deve realizzare la
rappresentazione grafica prodotta dall’ufficio stile,
dalla quale si parte per tagliare il tessuto e,
successivamente assemblarlo. Le grandi aziende
producono centinaia di prototipi.
• Abbinamento: si trova il giusto tessuto per il capo
• Lancio del campionario: significa mettere in
produzione il prototipo finale, in quest’ultima fase
viene coinvolto anche l’ufficio commerciale che è
importante per la scelta del prezzo e per il rapporto
con i clienti, in quanto è questo settore che conosce i gusti dei compratori e di conseguenza i
capi che funzioneranno di più o meno.

• Questi sono esempi di aziende grandi e ben


organizzate, aziende più piccole sono più
condensate.
• Ogni stagione viene rinnovato il prodotto, tutte le
volte bisogna capire se quel capo può
effettivamente essere realizzato, in quanto tempo e
quanto può costare. In aziende più grandi ci sono
persone che si occupano nello specifico di
calcolare questo tempo; in aziende più piccole è
solitamente il modellista che compie questo tipo di
lavoro.
• Grafici e taglio: a partire dal cartamodello inizia ad
essere tagliato il tessuto che viene poi assemblato
nella fase successiva
• Confezione e stiro: solitamente il cartamodello
viene prodotto internamente mentre per questa
fase ci si affida a collaboratori esterni.
Seconda fase:
• La collezione viene presentata ai clienti su
appuntamento che comprano la merce.
• Ordini al buio: le aziende prima vendono e
poi producono, anche se le aziende non
aspettano che la campagna vendite è finita
altrimenti sarebbe troppo tardi. Quindi il
brand inizia a produrre senza sapere
effettivamente quanto venderà ma lo fa
sulla base di un’analisi di mercato.
• In base alle informazione sugli ordini
capiamo quali sono i tessuti/ capi/
accessori che funzionano di più e quindi su
cosa puntare per fare gli ordini al buio.
• I buyer tendono a fare gli ordini all’ultimo
perché puntano a vedere più collezioni per
farsi un’idea
• Conclusa la fase di vendita vengono fatte le
sfilate per presentare il prodotto anche a chi non
fa parte della cerchia ristretta dei buyer ma a
giornalisti/influencer ecc.
• Dopodiché inizia la fase di produzione.

Terza fase:
• A volte in fase di vendita ci si accorge di eventuali
errori quindi il cartamodello va rivisto e modificato
prima della produzione, in caso di cambiamenti
va rivista anche la scheda tecnica finale del
prodotto.
• Il campionario viene prodotto in un’unica taglia
quindi nella fase di produzione erano sviluppate
tutto lo spettro delle taglie
• A volte succede che ci siano parti dei vestiti che
sono prodotte esternamente (es. ricami ecc) quindi
vanno assemblati per arrivare al prodotto finale che
viene stirato, controllato per poi passare alla fase
logistica e arrivare nei negozi e quindi al cliente.

“Le collezioni nella moda. La gestione dei processi dal


designer al cliente”
IDEAZIONE + INDUSTRIALIZZAZIONE

Ideazione: Industrializzazione:
• Definizione del • Prototipazione
posizionamento della
collezione
• Analisi delle tendenze
• Concezione e creazione
dei modelli
• Selezione dei tessuti e
dei fornitori
• Costruzione della
collezione

Il calendario della progettazione delle collezioni è strettamente connesso a quello delle principali
fiere del settore.

Le collezioni per la stagione autunno-inverno, che saranno


consegnate ai negozianti tra luglio e agosto e vendute ai
consumatori a partire in genere da settembre, sono
presentate alle fiere che si svolgono tra gennaio e febbraio.
Le collezioni per la stagione primavera-estate, che sono
consegnate ai negozianti a gennaio e febbraio e vendute ai
consumatori a partire in genere da fine febbraio/ inizio
marzo, sono presentate alle fiere che si svolgono tra luglio e
settembre dell’anno precedente

L’avvio della preparazione delle collezioni avviene circa 5


mesi prima della loro presentazione alle fiere:
-per la P/E a febbraio in ista delle fiere estive
-per l’ A/I ad agosto, in vista delle fiere invernali

(Solitamente l’uomo esce sempre prima della collezione donna).

Esempio: Sutor Mantellassi


(brand di calzature)
POSIZIONAMENTO DELLA COLLEZIONE

I punti di partenza di una nuova collezione sono:


A. Analisi dell’ambiente competitivo
B. Scelta del posizionamento del mercato
C. Individuazione dei target dei consumatori
D. Individuazione occasioni d’uso
E. Individuazione della fascia di prezzo

La definizione del posizionamento generale della collezione coinvolge soprattutto chi ha la


visione strategica cioè:
- Brand manager, (imprenditore)
- Commerciale/marketing
La comunicazione opera in questa direzione:

Ci sono molti metodi per farsi un’opinione sulle tendenze, ogni stilista ha il proprio metodo
(frequentazione di località, archivi, persone e negozi)

Es. Balenciaga che prende ispirazione


dalla busta Ikea o dall’Arbre Magique

Esistono canali più ufficiali per capire come si muoverà il mercato:


1. Manifestazioni fieristiche: fiere di materie prime e non di prodotti finiti
2. Servizi di analisi e previsioni delle tendenze

LE FIERE DEI FILATI, DEI TESSUTI E DEI PELLAMI

Le fiere sono luogo di sintesi di un processo di ricerca e sperimentazione dell’applicazione delle


tendenze previste per la stagione ai materiali (fibre, filati, tessuti, pellami e accessori), perciò
quando li offrono in fiera sono già nelle modalità dei trend del momento, i trend proposti sono
tanti e ci sarà una prima selezione di coloro che acquistano in fiera e in seguito una seconda
selezione dagli influencer, dalla stampa e dai buyer, quando i trend arriveranno sul mercato la
decisione finale sarà del consumatore.
Nella fiera una parte del lavoro di orientamento é già stato svolto. I campioni di filati, tessuti e
pellami presentati già incorporano le tendenze relative al colori e ai temi che le società di
consulenze che si occupano delle previsioni di tendenze di moda hanno individuato.
Le fiere dedicano uno spazio, di solito il primo che il visitatore incontra entrando
nella struttura, all’esposizione delle tendenze per la stagione: ad esempio lo
Spazio di ricerca a Pitti Filati o Area Immagine a ModaIn Fiera di Milano, Milano
Unica.
Il tutto viene esposto in maniera evocativa non matematica e scientifica.
In fiera vengono fatti anche gli ordini di campionatura, non tutto ciò che viene
acquistato andrà poi in produzione e collezione.
La fiera rappresenta una serie di temi già abbastanza definiti -> ogni produttore rende pubbliche
le sue informazioni, idee, risultati soggettivamente elaborati e tradotti concretamente in filati,
pellami e tessuti. Nelle grandi aziende in cui ci sono funzioni precise ci sono ufficio appositi per
coloro che si occupano di acquisti nelle fiere e di esposizioni nelle fiere, nelle aziende piccole
essendoci meno personale, il personale deve sapere fare più cose, in ogni caso possono
partecipare a volte anche gli stilisti.

Nelle fiere “TUTTI COMUNICANO TUTTO” = nel sistema si ha la massima circolazione di


informazioni, in uno spazio ristretto e spazio limitato. Tutte le aziende hanno uno stand in cui
presentano i loro tessuti, ed é un ottima situazione in cui cercare anche nuovi fornitori di certi
tessuti, anche per valutare verso quali stand di aziende vanno molti clienti e per confrontarsi con
la concorrenza.

“Si parte dalle fiere dei tessuti e dei filati, di solito gli stilisti interni dell’ufficio stile e i consulenti
esterni si incontrano in fiera e si scambiano opinioni” (intervista addetto del settore)

“Acquistiamo i quaderni di tendenza, abbiamo due consulenti stranieri, che sono importanti per il
colore e i fili, i quali si interfacciano solo con l’ufficio stile. Tutta la rete commerciale deve portare
all’ufficio stile e all’ufficio prodotto idee e richieste del cliente che poi vengono integrate. I 50%
della collezione é continuativo, del 50% che deve essere variato, il 30% viene scelto dal
commerciale e il 20% lasciato libero all’ufficio stile, all’ufficio stile vengono dati solo i livelli di prezzi
che non oksodno essere superati” (intervista M. Zegna Baruffa)
“Abbiamo un maglificio interno con 25 addetti che lavorano sul campionario realizzando con i
nostri nuovi filati teli e maglie, e sviluppando una collezione di punti a maglia che viene rilasciata ai
vari designer. Fondamentalmente ai clienti facciamo già una parte di lavoro. Questo reparto é per
così dire il nostro primo cliente. Le nostre collezioni sono testate dal nostro maglificio, sia per
evidenziare in anticipo eventuali problemi tecnici che per sperimentare nuovi finissaggi e punti.
(intervista M. Zegna Baruffa)

“Per le tendenze abbiamo uno stilista esterni di maglieria che per la filatura lavora in esclusiva per
noi. Il nostro interlocutore dello stilista é il direttore tecnico responsabile anche dei campionari.
Abbiamo diverse riunioni da Settembre fino al Pitti di Febbraio, in cui vengono presentati dei
prototipi che vengono scartati o approvati” (L. Gualtieri titolare Filpucci)

“Lo sviluppo della collezione é fatto dal nostro gruppo di stile composto da 2 persone che si
occupano esclusivamente del design della collezione: individuazione tendenze, selezione colori,
raccolta informazioni sul mercato, incontri con la clientela, cosa si prevede in merito alle tendenze.
La struttura stile interna utilizza anche 2 stilisti con l’obiettivo di far conoscere i book a tutta
l’azienda” (L. Coppini, titolare di Linea Più)

Nella produzione dei filati la presentazione di una nuova collezione richiede di mostrare l’effetto
del nuovo filato nella realizzazione del tessuto o della maglia.

I SERVIZI DI PREVISIONE DELLE TENDENZE

I servizi di previsione delle tendenze, dopo il primo sviluppo con i cahier de


tendence parigini alla fine degli anni 60, si sono sviluppati dagli anni 90 con una
moltiplicazione dei servizi anche al di fuori della moda.
Dall’elettronica di consumo alle auto, molti settori industriali hanno cominciato a
sperimentare l’incertezza nei comportamenti dei consumatori. Nasce la
necessità di strumenti di anticipazione delle tendenze simili a quelle di moda.

Il tentativo di prevedere le tendenze ha favorito lo sviluppo della professione di


COOL-HUNTER = cacciatore di tendenze (oltre alle aziende che già si
occupano di individuazione di tendenze).
Il termine cool-hunter nasce negli USA nella prima metà degli anni 90, per definire una specifica
tecnica di ricerca di mercato, focalizzata sui comportamenti di consumo dei teenager. Il primo
vero esempio di cool-hunting ➡ Italia, anni 70, Fiorucci.

Esempio micro trend:


Madonna “Like a Prayer” 1989 per dimostrare di essere anticonformista utilizza la simbologia
della religione cattolica. Alla fine degli anni 80 c’è un’esplosione dei simboli come la croce, e poi
sparisce per tornare con Dolce e Gabbana AI 2014 che fa sfilare i suoi modelli anche seminudi
con simboli religiosi, é un esempio di micro trend che si afferma in maniera autonoma. D&G
produce il rosario logato per diventare a tutti gli effetti un oggetto di moda molto diffuso, poi
Britney Spears si ispira alla croce e al rosario per una copertina.

Il cool-hunting é un mezzo di marketing che si occupa dell’osservazione delle tendenze e dei


modelli culturali che si stanno formando o evolvendo nei media, nella moda e nelle pratiche
quotidiane.

Cool -> termine dello slang anglosassone e significa “fresco” ma usato nell’eccezione di
“qualcosa di nuovo”.

Il cool-hunting ha avuto un grande successo di mercato per un decennio per la difficoltà da parte
delle imprese di interpretare i comportamenti di consumo della generazione X.

• É strettamente legato alle forme di comunicazione tipiche delle industrie creative e della moda
• I prodotti delle industrie creative e della moda sono beni di esperienza, che il consumatore
difficilmente riesce a giudicare ed apprezzare prima di acquistare
• L’imitazione tra i consumatori e il ruolo di soggetti guida, esperti, consumatori leader, negozi
trendy e altri gatekeeper sono più importanti della diretta comunicazione pubblicitaria
• L’aleatorietà del metodo del cool-hunter e l’incapacità, nel suo concentrarsi sul particolare e sul
micro trend nel breve periodo, di cogliere tendenze culturali di fondo hanno determinato la crisi
di questo approccio
• I cacciatori di tendenze spesso mandano in giro per il mondo giovani che fotografano le cose
più eccentriche, ma necessariamente cose che possano diventare tendenze
• I suoi stessi limiti hanno portato all’evoluzione in un’attività più complessa di previsione e
interpretazione delle tendenze culturali

Nell’industria della moda il mercato delle previsioni di tendenze rende a privilegiare gli aspetti
specifici della moda (modelli, colori e accessori) rispetto alle più generali tendenze socioculturali.
Spesso i responsabili delle collezioni viaggiano tra le più importanti metropoli della moda da
Occidente a Oriente. La ricerca é effettuata con attenzione specifica sulla collezione da costruire,
sulla ricerca di idee, spesso fatta da chi poi progetterà i capi della collezione.
Oggi il cool-hunter é sopratutto un punto di raccolta di informazioni che gli analisti delle tendenze
elaborano e sistematizzano con gli strumenti dell’analisi sociologica, antropologica e semiologica.

La fase di analisi delle tendenze é molto più integrata con la ricerca di precisi spunti per la
collezione da costruire, i luoghi della ricerca sono diversi, sono preferiti i negozi leader e le fiere
del settore.
Il veicolo di informazione più importante sulle tendenze é la produzione editoriale (magazine,
riviste).

Prima dell’ideazione e della creazione delle sfilate, il tutto


viene riassunto ed elaborato nel MOODBOARD che contiene
tutte le idee, gli spunti e le aspirazioni per la sua realizzazione.

LA COSTRUZIONE DELLA COLLEZIONE E LA PROGETTAZIONE DEI MODELLI

—> una collezione di moda deve avere un tema di base come un libro o un film.

Non esiste una regola generale per stabilire il numero di capi e articoli di una collezione, ogni
azienda ha una propria strategia. Lo scopo della collezione definisce la sua ampiezza, una
collezione fashion di ready to wear donna avrà un numero di articoli più alto di una collezione di
capi basici uomo, perché il guardaroba donna é più ricco, ha più varianti.

La struttura della collezione (numero di capi, tipo di capi, colori, stile) dipende dalla tipologia del
brand, il numero di pantaloni o gonne é variabile, ma in ogni collezione ci devono essere capi
base. Oltre ai capi fondamentali, il tipo di articoli da presentare é da decidere secondo l’esame
delle vendite storiche dell’azienda. Le collezioni devono presentare una parte di capi nuovi,
rivoluzionari, altrimenti non avrebbe senso presentarli. In questa fase importanti: professionalità,
inventiva e concezione personale dello stilista.

Lo stilista dovrebbe:
• Rimanere con il suo lavoro nei canoni stabiliti dell’azienda
• Creare novità nel rispetto dello stile di fondo del marchio

Il prodotto moda é stagionale, e sono quei prodotti


realizzati nuovi per ogni stagione.
Il prodotto quantitativo viene
realizzato ogni stagione, é in
vendita continuamente fino a
quando non si esaurisce la
domanda del mercato.
Nella maglieria un prodotto
continuativo potrebbe essere il
maglione a girocollo o con
scollo a V e il twin-set. Altri
temi possono essere il
maculato, i disegni orientali, i
tatuaggi. Nella confezione la giacca a due o tre bottoni e il pantalone o
tailleur. Nel casual il jeans a cinque tasche o il giubbotto in Denim.
Nelle scarpe il mocassino, la ballerina, il modello Chanel.
Anche un colore può essere continuativo come il blu, il nero, e il
Rosso Valentino. Anche i materiali sono continuativi in base alle
caratteristiche e alle lavorazioni (nylon di Prada, intrecciato Bottega
Veneta e logato LV). Un twill di cotone o uno Shetland possono essere continuativi, uno jacquard
o un tessuto lamé molto meno.
Il concetto di continuativo non esiste solo nell’abbigliamento ma per esempio anche
nell’alimentare (Baiocchi Mulino Bianco).
CLASSICO ➡ CONTINUATIVO (quasi sinonimi)
“Classico” in realtà dovrebbe esprimere un modello ormai storico ma sempre attuale ed usato.
Un capo molto trendy ha senso e valore solo nella sua
stagione, poi diventa vecchio,
sorpassato e svalutato.
Come anche un colore di moda
può avere vendite fortissime in
stagione, superiore ai colori
classici, ma può esaurirsi e vedere
crollare improvvisamente le vendite.

Le aziende che investono in certi fenomeni di moda, producendo grandi volumi per non perdere
vendite possono trovarsi con i magazzini pieni, perché in breve tempo un best seller può
diventare uno ➡ slow seller.
La gestione dei prodotti continuativi è più facile rispetto a quella dei prodotti moda infatti può
avvenire “per magazzino” cioè che non si produce su dati effettivi di vendita ma per fare scorta di
prodotto finito e averlo disponibile alle richieste di mercato
La produzione non è direttamente legata alla vendita, ma si basa su suoi andamenti medi del
passato per decidere i volumi da realizzare e immagazzinare.

Nella pratica con un prodotto continuativo è possibile operare come nell’immagine facendo una
media delle vendite negli ultimi due anni.
Gli eventuali surplus di invenduto possono essere lasciati in magazzino perché verranno
progressivamente assorbiti dalle future vendite.

Un altro vantaggio del prodotto continuativo è che esso talvolta è più venduto dello stagionale.
Infatti sono sul mercato da anni e quindi sono conosciuti, sono capi classici e iconici per cui
l’azienda produttiva è apprezzata.

Il mercato nel suo complesso propende più per articoli basici che per capi particolari e modaioli
(la gente “normale” non si veste come una modella di Valentino ma magari usa la t-shirt logata o
la cintura).
Le nuove aziende che non hanno dati su cui basare la produzione inizieranno dai prodotti
continuativi perché il margine di rischio è più basso.

LO STILE:
È fondamentale e da esso dipendono molti aspetti importanti dell’attività aziendale, tra cui:
• Il successo commerciale: uno stile innovativo e coerente alle tendenza in atto è fondamentale
per le aziende più legate alla moda. Uno stile più attento ai canoni classici è la base per
l’abbigliamento formale
• Lo stile influisce su costi, prezzi, redditività: dalla scelta dei materiali e delle lavorazioni
dipendono:
- Costi di produzione
- Prezzi dei capi
- Vendibilità dei prodotti
- Margini aziendali
• Qualità: dalla scelta dei materiali, dei fornitori e delle modalità costruttive dipende in modo
sensibile la qualità del prodotto
• Timing e programmazione: essendo lo stile la prima fase del processo generale, eventuali
ritardi si ripercuotono su vendite e avvio di produzione
• Successo del brand a lungo termine: uno stile apprezzato e coerente nel tempo è la base del
valore di un brand

Lo stile è nella moda ciò che il settore ricerca e sviluppo è nell’industria in generale,
Per le aziende di moda lo stile è fondamentale, in alcune aziende la direzione stilistica ha un
potere equivalente o superiore alla direzione generale.
A volte la strategia può modificare radicalmente il contenuto stilistico di una collezione
Questa è una scelta a volte opportuna, ma comunque difficile e rischiosa (es. cambio direttore
creativo Gucci Tom Ford—> Alessandro Michele)
Una collezione può presentare al suo interno diverse tipologie di prodotto es. il classico, il trendy
e lo sportivo

All’interno di questa impostazione si definiscono inoltre i


coordinati: gruppi di articoli che hanno caratteristiche di
stile o materiali simili in modo da essere indossati insieme

All’avvio della collezione sono note le prime informazioni per quanto


riguarda il sell-out = i dati di vendita dal negozio al consumatore finale,
e anche di sell-in = vendita dal negozio ad attività commerciali,
entrambi segnano il successo o l’insuccesso dei capi.
Quando si inizia una collezione ogni brand ha a disposizione questi
dati.
Un metodo pratico per analizzare il venduto della collezione precedente é l’ANALISI ABC o
Analisi di Pareto o Analisi 80/20 -> evidenzia il contributo dei diversi modelli al fatturato
complessivo della collezione. Solitamente si confrontano i dati tra PE e PE, o AI e AI, perché il
confronto è più obiettivo. Si suddividono gli elementi in 3 gruppi (a,b,c) legati al raggiungimento di
una certa frazione dei ricavi totali della collezione. Si basa sull’osservazione empirica che molto
spesso oltre l’80% dei ricavi di una collezione é realizzato da meno del 20% dei modelli. I capi
sono disposti, anche fisicamente, nel corso delle riunioni, in ordine decrescente di importanza a
partire dal modello che ha realizzato il maggiore successo e conta per la quota maggiore dei ricavi
fino a quello che ha avuto meno successo.

L’analisi del venduto serve per decidere:


• Quali modelli riproporre
• Quali modifiche fare in base alle tendenze
• Quali modelli modificare radicalmente
• Quali modelli eliminare

Queste informazioni saranno utilizzate dall’ufficio stile:


- Come riferimento nella fase di sviluppo dei modelli
- Per la scelta dei materiali e delle lavorazioni
La conclusione di questa fase avviene circa 4/5 mesi prima della presentazione della collezione,
da avvio all’attività da parte dell’ufficio stile per la realizzazione dei modelli.

Lo stilista é depositario del valore di originalità del prodotto ➡ quando un nome é un nome
conosciuto nel grande pubblico o gode di elevata reputazione tra gli addetti ai lavori diventa
anche il garante della caratterizzazione con continuità nel tempo degli orientamenti stilistici delle
collezioni. Il design delle collezioni é lasciato all’inventiva dello stilista e alla verifica del venduto
dei modelli di maggiore successo nel passato.
I modelli di maggior successo vengono replicati con modifiche più o meno sostanziali, sono pochi
gli stilisti che creano collezioni totalmente nuove. La maggior parte delle collezioni ha una base di
novità, ma viene accompagnata da una ripetizione dei modelli di successo già sperimentati.
Il vero fatturato é dato dalla vendita da articoli più normali e tradizionali.

Riguardo ai canoni stilistici del marchio, ogni brand ha una sua personalità e un suo modo di
intendere il prodotto. Per esempio Zegna e D&G creano le stesse tipologie di prodotto ma
interpretate in modo totalmente diverso.

Solitamente l’ufficio stile di un’azienda é un grande spazio dotato di grandi tavoli e con molti
disegni alla parete. L’ufficio stile disegna i modelli, sceglie materiali e li associa, cercando di
studiare le migliori associazioni tra modello e materie. L’associazione tra modello e materiale é
fondamentale, un tessuto può dare una resa funzionale ed estetica del tutto diverso secondo il
capo in cui é usato.
Dopo questa fase si realizzano i PROTOTIPI che verranno provati per trovare le misure e
proporzioni ideali, come avviene in una seduta di prova da un sarto. La prototipia é la fase
fondamentale di questi processi, una fase delicata sia per il suo costo che per la qualità finale del
prodotto. La prototipia deve essere condotta con l’assistenza della direzione di produzione. La
produzione é in grado di capire gli eventuali problemi costruttivi che si possono celare dietro ad
una costruzione di un modello. Devono essere contattati i fornitori, perché conoscono bene i loro
prodotti e sanno per quale tipo di capi possono essere adatti o no.

Il risultato di questa fase é la definizione su carta dei DISEGNI TECNICI, di tutti i capi e le varianti
selezionati per la collezione che saranno trasmessi ai modellisti per la realizzazione dei prototipi.
DIFFERENZA TRA SCHIZZO E DISEGNO TECNICO

L’industrializzazione della collezione

Dopo la definizione dei modelli, dei tessuti, accessori e preparati i disegni tecnici, inizia la
trasposizione delle idee in prodotti industriali.
Aggiustamenti e piccole modifiche nel modello, negli accessori e nei tessuti possono essere
concordati tra ufficio stile e modellista.
L’integrazione dell’industrializzazione e della creatività é molto stretta.
Il modellista é un progettista d’abbigliamento che segue lo sviluppo del primo prototipo di un
capo partendo dalle indicazioni dello stilista. Con il processo di
modellazione i determina la vestibilita del capo, la vestibilita é
importante sopratutto per alcune categorie di prodotto.
La vestibilita deve essere perfezionata per ogni taglia, la vestibilita
può essere rivista anche nelle stesse taglie perché i corpi umani
possono differire anche all’interno delle stesse corporature. Per
migliorare la vestibilita ci sono i
DROP che sono variazioni di alcune misure della stessa taglia =
sistema per definire la vestibilita di una giacca o abito, e consiste
nella differenza tra la misura del petto e quella della vita (diviso 2).
Es: taglia 50 Drop 7 avrà una vita calcolata sulla metà del pantalone
stesso di 43cm. Più si sale con il Drop 8/9 significa che l’abito ha un
taglio molto slim, perché é maggiore la differenza tra petto e vita.

La modellazione é fondamentale nell’intimo perché deve aderire


perfettamente al corpo. Importante anche nel jeanswear, il prodotto
a volte richiede un look sexy ottenibile con le fasciature e il risalto
delle forme.
Diverse aziende creano modellazione specifiche per alcuni mercati. Alcuni mercati come il Far
East hanno consumatori mediamente più esili, mentre gli USA e il Nord Europa richiedono taglie
adeguate a corporature più robuste. Le aziende di moda operano a livello internazionale, perciò il
modellista deve confrontarsi con diversi mercati, diverse conformazioni fisiche e diverse
vestibilita.

La modellazione é una tecnica non facile da apprendere ed é una professionalità poco diffusa ma
molto richiesta. A partire dallo schizzo, la cui scheda contiene una serie di informazioni sui
materiali ecc.., il modellista realizza il cartamodello -> rappresentazione grafica di un capo di
vestiario e serve per il taglio del tessuto per realizzare il prototipo.
Il modellista si occupa dello sviluppo del progetto di design associando tecniche tradizionali a
tecniche moderne con il:

CAD = computer aided design - progettazione supportata da computer

Il modellista mette a punto il prototipo finale, sviluppa le taglie (costruisce i cartamodelli nelle varie
taglie), e mette appunto la vestibilita, compie, perciò il primo passo per l’industrializzazione e la
produzione. Nella produzione dell’abbigliamento la fase di design consiste nell’impostazione della
forma e del taglio del capo vestiario.
Seguendo il metodo classico dell’alta sartoria, si abbozza su carta un figurino del modello da
realizzare, oppure si modella il vestito direttamente sul manichino.

Il modellista realizza il prototipo sulla base dell’idea creativa dello stilista, salvaguardandone
l’originalità e garantendo la vestibilita del capo. Con l’esperienza acquisisce sempre più capacità
tecniche e impara a sperimentare soluzioni creative che spesso si rivelano un valore aggiunto per
l’idea iniziale dello stilista.
Nella realizzazione del carta modello il modellista, pur seguendo le regole generali dettate
dall’antropometria, é portatore di una personale competenza che determina la vestibilità dei capi.
La personale competenza è un elemento distintivo del modellista o del marchio industriale o di
una linea del marchio.

ANTROPOMETRIA = scienza che si occupa di misurare il corpo umano

La vestibilità è un aspetto complesso del prodotto di abbigliamento, considerato da alcuni sotto


tre aspetti:
1. Vestibilita al buio: con riferimento alla capacità di far sentire a proprio agio chi li indossa
2. Vestibilita allo specchio: per indicare la gradevolezza di aspetto che il vestito conferisce
3. Vestibilita del piano taglie: intesa come capacità di soddisfare con un minimo di taglie le
esigenze dei consumatori

Il prototipo è realizzato ➡ a partire dal cartamodello, nel tessuto definitivo oppure in un tessuto
più economico -> definito tela nella tradizione sartoriale e dai designer. Il prototipo è predisposto
nella taglia base, quella del campionario.
DIFFERENZA TRA PROTOTIPO (ancora in fase di modifiche) e CAMPIONARIO (già offerto sul
mercato).
Il prototipo è sottoposto a tutte le correzioni necessarie secondo un iter di tipo sartoriale molto
costoso, anche decine di volte più costoso della produzione di serie. La fase di correzione dei
difetti è definita sdifettatura.

Dopo aver sviluppato il prodotto, l’ufficio stile


presenta le sue proposte alle direzioni generali e
commerciali dell’azienda. In base agli usi e
all’organizzazione dell’azienda le direzioni accettano
totalmente la proposta di capi presentata dallo stile
oppure filtrano e modificano la collezione in base a
considerazioni di prezzo, opportunità commerciali e
altro.
Normalmente per ogni modello previsto si crea un
esemplare in un unico colore e taglia, a cui verrà
associata la scala delle taglie e la cartella colori in cui
sarà possibile realizzarlo
-> CAMPIONARIO

Potrebbero piacerti anche