Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Prima fase:
• Si inizia con la ricerca per capire come impostare
le idee per la fase di creazione. Ancora di concreto
non c’è nulla ci sono solo idee. Gli stilisti non
fanno tutto da soli, soprattutto nelle grande
aziende ci sono persone che collaborano con
esso e si occupano di queste cose.
• Quando questa prima fase è conclusa si passa
alla parte più concreta dove si mettono in pratica
le idee realizzando il cartamodello, prodotto dalla
figura del modellista. Egli ha un ruolo
fondamentale perché deve realizzare la
rappresentazione grafica prodotta dall’ufficio stile,
dalla quale si parte per tagliare il tessuto e,
successivamente assemblarlo. Le grandi aziende
producono centinaia di prototipi.
• Abbinamento: si trova il giusto tessuto per il capo
• Lancio del campionario: significa mettere in
produzione il prototipo finale, in quest’ultima fase
viene coinvolto anche l’ufficio commerciale che è
importante per la scelta del prezzo e per il rapporto
con i clienti, in quanto è questo settore che conosce i gusti dei compratori e di conseguenza i
capi che funzioneranno di più o meno.
Terza fase:
• A volte in fase di vendita ci si accorge di eventuali
errori quindi il cartamodello va rivisto e modificato
prima della produzione, in caso di cambiamenti
va rivista anche la scheda tecnica finale del
prodotto.
• Il campionario viene prodotto in un’unica taglia
quindi nella fase di produzione erano sviluppate
tutto lo spettro delle taglie
• A volte succede che ci siano parti dei vestiti che
sono prodotte esternamente (es. ricami ecc) quindi
vanno assemblati per arrivare al prodotto finale che
viene stirato, controllato per poi passare alla fase
logistica e arrivare nei negozi e quindi al cliente.
Ideazione: Industrializzazione:
• Definizione del • Prototipazione
posizionamento della
collezione
• Analisi delle tendenze
• Concezione e creazione
dei modelli
• Selezione dei tessuti e
dei fornitori
• Costruzione della
collezione
Il calendario della progettazione delle collezioni è strettamente connesso a quello delle principali
fiere del settore.
Ci sono molti metodi per farsi un’opinione sulle tendenze, ogni stilista ha il proprio metodo
(frequentazione di località, archivi, persone e negozi)
“Si parte dalle fiere dei tessuti e dei filati, di solito gli stilisti interni dell’ufficio stile e i consulenti
esterni si incontrano in fiera e si scambiano opinioni” (intervista addetto del settore)
“Acquistiamo i quaderni di tendenza, abbiamo due consulenti stranieri, che sono importanti per il
colore e i fili, i quali si interfacciano solo con l’ufficio stile. Tutta la rete commerciale deve portare
all’ufficio stile e all’ufficio prodotto idee e richieste del cliente che poi vengono integrate. I 50%
della collezione é continuativo, del 50% che deve essere variato, il 30% viene scelto dal
commerciale e il 20% lasciato libero all’ufficio stile, all’ufficio stile vengono dati solo i livelli di prezzi
che non oksodno essere superati” (intervista M. Zegna Baruffa)
“Abbiamo un maglificio interno con 25 addetti che lavorano sul campionario realizzando con i
nostri nuovi filati teli e maglie, e sviluppando una collezione di punti a maglia che viene rilasciata ai
vari designer. Fondamentalmente ai clienti facciamo già una parte di lavoro. Questo reparto é per
così dire il nostro primo cliente. Le nostre collezioni sono testate dal nostro maglificio, sia per
evidenziare in anticipo eventuali problemi tecnici che per sperimentare nuovi finissaggi e punti.
(intervista M. Zegna Baruffa)
“Per le tendenze abbiamo uno stilista esterni di maglieria che per la filatura lavora in esclusiva per
noi. Il nostro interlocutore dello stilista é il direttore tecnico responsabile anche dei campionari.
Abbiamo diverse riunioni da Settembre fino al Pitti di Febbraio, in cui vengono presentati dei
prototipi che vengono scartati o approvati” (L. Gualtieri titolare Filpucci)
“Lo sviluppo della collezione é fatto dal nostro gruppo di stile composto da 2 persone che si
occupano esclusivamente del design della collezione: individuazione tendenze, selezione colori,
raccolta informazioni sul mercato, incontri con la clientela, cosa si prevede in merito alle tendenze.
La struttura stile interna utilizza anche 2 stilisti con l’obiettivo di far conoscere i book a tutta
l’azienda” (L. Coppini, titolare di Linea Più)
Nella produzione dei filati la presentazione di una nuova collezione richiede di mostrare l’effetto
del nuovo filato nella realizzazione del tessuto o della maglia.
Cool -> termine dello slang anglosassone e significa “fresco” ma usato nell’eccezione di
“qualcosa di nuovo”.
Il cool-hunting ha avuto un grande successo di mercato per un decennio per la difficoltà da parte
delle imprese di interpretare i comportamenti di consumo della generazione X.
• É strettamente legato alle forme di comunicazione tipiche delle industrie creative e della moda
• I prodotti delle industrie creative e della moda sono beni di esperienza, che il consumatore
difficilmente riesce a giudicare ed apprezzare prima di acquistare
• L’imitazione tra i consumatori e il ruolo di soggetti guida, esperti, consumatori leader, negozi
trendy e altri gatekeeper sono più importanti della diretta comunicazione pubblicitaria
• L’aleatorietà del metodo del cool-hunter e l’incapacità, nel suo concentrarsi sul particolare e sul
micro trend nel breve periodo, di cogliere tendenze culturali di fondo hanno determinato la crisi
di questo approccio
• I cacciatori di tendenze spesso mandano in giro per il mondo giovani che fotografano le cose
più eccentriche, ma necessariamente cose che possano diventare tendenze
• I suoi stessi limiti hanno portato all’evoluzione in un’attività più complessa di previsione e
interpretazione delle tendenze culturali
Nell’industria della moda il mercato delle previsioni di tendenze rende a privilegiare gli aspetti
specifici della moda (modelli, colori e accessori) rispetto alle più generali tendenze socioculturali.
Spesso i responsabili delle collezioni viaggiano tra le più importanti metropoli della moda da
Occidente a Oriente. La ricerca é effettuata con attenzione specifica sulla collezione da costruire,
sulla ricerca di idee, spesso fatta da chi poi progetterà i capi della collezione.
Oggi il cool-hunter é sopratutto un punto di raccolta di informazioni che gli analisti delle tendenze
elaborano e sistematizzano con gli strumenti dell’analisi sociologica, antropologica e semiologica.
La fase di analisi delle tendenze é molto più integrata con la ricerca di precisi spunti per la
collezione da costruire, i luoghi della ricerca sono diversi, sono preferiti i negozi leader e le fiere
del settore.
Il veicolo di informazione più importante sulle tendenze é la produzione editoriale (magazine,
riviste).
—> una collezione di moda deve avere un tema di base come un libro o un film.
Non esiste una regola generale per stabilire il numero di capi e articoli di una collezione, ogni
azienda ha una propria strategia. Lo scopo della collezione definisce la sua ampiezza, una
collezione fashion di ready to wear donna avrà un numero di articoli più alto di una collezione di
capi basici uomo, perché il guardaroba donna é più ricco, ha più varianti.
La struttura della collezione (numero di capi, tipo di capi, colori, stile) dipende dalla tipologia del
brand, il numero di pantaloni o gonne é variabile, ma in ogni collezione ci devono essere capi
base. Oltre ai capi fondamentali, il tipo di articoli da presentare é da decidere secondo l’esame
delle vendite storiche dell’azienda. Le collezioni devono presentare una parte di capi nuovi,
rivoluzionari, altrimenti non avrebbe senso presentarli. In questa fase importanti: professionalità,
inventiva e concezione personale dello stilista.
Lo stilista dovrebbe:
• Rimanere con il suo lavoro nei canoni stabiliti dell’azienda
• Creare novità nel rispetto dello stile di fondo del marchio
Le aziende che investono in certi fenomeni di moda, producendo grandi volumi per non perdere
vendite possono trovarsi con i magazzini pieni, perché in breve tempo un best seller può
diventare uno ➡ slow seller.
La gestione dei prodotti continuativi è più facile rispetto a quella dei prodotti moda infatti può
avvenire “per magazzino” cioè che non si produce su dati effettivi di vendita ma per fare scorta di
prodotto finito e averlo disponibile alle richieste di mercato
La produzione non è direttamente legata alla vendita, ma si basa su suoi andamenti medi del
passato per decidere i volumi da realizzare e immagazzinare.
Nella pratica con un prodotto continuativo è possibile operare come nell’immagine facendo una
media delle vendite negli ultimi due anni.
Gli eventuali surplus di invenduto possono essere lasciati in magazzino perché verranno
progressivamente assorbiti dalle future vendite.
Un altro vantaggio del prodotto continuativo è che esso talvolta è più venduto dello stagionale.
Infatti sono sul mercato da anni e quindi sono conosciuti, sono capi classici e iconici per cui
l’azienda produttiva è apprezzata.
Il mercato nel suo complesso propende più per articoli basici che per capi particolari e modaioli
(la gente “normale” non si veste come una modella di Valentino ma magari usa la t-shirt logata o
la cintura).
Le nuove aziende che non hanno dati su cui basare la produzione inizieranno dai prodotti
continuativi perché il margine di rischio è più basso.
LO STILE:
È fondamentale e da esso dipendono molti aspetti importanti dell’attività aziendale, tra cui:
• Il successo commerciale: uno stile innovativo e coerente alle tendenza in atto è fondamentale
per le aziende più legate alla moda. Uno stile più attento ai canoni classici è la base per
l’abbigliamento formale
• Lo stile influisce su costi, prezzi, redditività: dalla scelta dei materiali e delle lavorazioni
dipendono:
- Costi di produzione
- Prezzi dei capi
- Vendibilità dei prodotti
- Margini aziendali
• Qualità: dalla scelta dei materiali, dei fornitori e delle modalità costruttive dipende in modo
sensibile la qualità del prodotto
• Timing e programmazione: essendo lo stile la prima fase del processo generale, eventuali
ritardi si ripercuotono su vendite e avvio di produzione
• Successo del brand a lungo termine: uno stile apprezzato e coerente nel tempo è la base del
valore di un brand
Lo stile è nella moda ciò che il settore ricerca e sviluppo è nell’industria in generale,
Per le aziende di moda lo stile è fondamentale, in alcune aziende la direzione stilistica ha un
potere equivalente o superiore alla direzione generale.
A volte la strategia può modificare radicalmente il contenuto stilistico di una collezione
Questa è una scelta a volte opportuna, ma comunque difficile e rischiosa (es. cambio direttore
creativo Gucci Tom Ford—> Alessandro Michele)
Una collezione può presentare al suo interno diverse tipologie di prodotto es. il classico, il trendy
e lo sportivo
Lo stilista é depositario del valore di originalità del prodotto ➡ quando un nome é un nome
conosciuto nel grande pubblico o gode di elevata reputazione tra gli addetti ai lavori diventa
anche il garante della caratterizzazione con continuità nel tempo degli orientamenti stilistici delle
collezioni. Il design delle collezioni é lasciato all’inventiva dello stilista e alla verifica del venduto
dei modelli di maggiore successo nel passato.
I modelli di maggior successo vengono replicati con modifiche più o meno sostanziali, sono pochi
gli stilisti che creano collezioni totalmente nuove. La maggior parte delle collezioni ha una base di
novità, ma viene accompagnata da una ripetizione dei modelli di successo già sperimentati.
Il vero fatturato é dato dalla vendita da articoli più normali e tradizionali.
Riguardo ai canoni stilistici del marchio, ogni brand ha una sua personalità e un suo modo di
intendere il prodotto. Per esempio Zegna e D&G creano le stesse tipologie di prodotto ma
interpretate in modo totalmente diverso.
Solitamente l’ufficio stile di un’azienda é un grande spazio dotato di grandi tavoli e con molti
disegni alla parete. L’ufficio stile disegna i modelli, sceglie materiali e li associa, cercando di
studiare le migliori associazioni tra modello e materie. L’associazione tra modello e materiale é
fondamentale, un tessuto può dare una resa funzionale ed estetica del tutto diverso secondo il
capo in cui é usato.
Dopo questa fase si realizzano i PROTOTIPI che verranno provati per trovare le misure e
proporzioni ideali, come avviene in una seduta di prova da un sarto. La prototipia é la fase
fondamentale di questi processi, una fase delicata sia per il suo costo che per la qualità finale del
prodotto. La prototipia deve essere condotta con l’assistenza della direzione di produzione. La
produzione é in grado di capire gli eventuali problemi costruttivi che si possono celare dietro ad
una costruzione di un modello. Devono essere contattati i fornitori, perché conoscono bene i loro
prodotti e sanno per quale tipo di capi possono essere adatti o no.
Il risultato di questa fase é la definizione su carta dei DISEGNI TECNICI, di tutti i capi e le varianti
selezionati per la collezione che saranno trasmessi ai modellisti per la realizzazione dei prototipi.
DIFFERENZA TRA SCHIZZO E DISEGNO TECNICO
Dopo la definizione dei modelli, dei tessuti, accessori e preparati i disegni tecnici, inizia la
trasposizione delle idee in prodotti industriali.
Aggiustamenti e piccole modifiche nel modello, negli accessori e nei tessuti possono essere
concordati tra ufficio stile e modellista.
L’integrazione dell’industrializzazione e della creatività é molto stretta.
Il modellista é un progettista d’abbigliamento che segue lo sviluppo del primo prototipo di un
capo partendo dalle indicazioni dello stilista. Con il processo di
modellazione i determina la vestibilita del capo, la vestibilita é
importante sopratutto per alcune categorie di prodotto.
La vestibilita deve essere perfezionata per ogni taglia, la vestibilita
può essere rivista anche nelle stesse taglie perché i corpi umani
possono differire anche all’interno delle stesse corporature. Per
migliorare la vestibilita ci sono i
DROP che sono variazioni di alcune misure della stessa taglia =
sistema per definire la vestibilita di una giacca o abito, e consiste
nella differenza tra la misura del petto e quella della vita (diviso 2).
Es: taglia 50 Drop 7 avrà una vita calcolata sulla metà del pantalone
stesso di 43cm. Più si sale con il Drop 8/9 significa che l’abito ha un
taglio molto slim, perché é maggiore la differenza tra petto e vita.
La modellazione é una tecnica non facile da apprendere ed é una professionalità poco diffusa ma
molto richiesta. A partire dallo schizzo, la cui scheda contiene una serie di informazioni sui
materiali ecc.., il modellista realizza il cartamodello -> rappresentazione grafica di un capo di
vestiario e serve per il taglio del tessuto per realizzare il prototipo.
Il modellista si occupa dello sviluppo del progetto di design associando tecniche tradizionali a
tecniche moderne con il:
Il modellista mette a punto il prototipo finale, sviluppa le taglie (costruisce i cartamodelli nelle varie
taglie), e mette appunto la vestibilita, compie, perciò il primo passo per l’industrializzazione e la
produzione. Nella produzione dell’abbigliamento la fase di design consiste nell’impostazione della
forma e del taglio del capo vestiario.
Seguendo il metodo classico dell’alta sartoria, si abbozza su carta un figurino del modello da
realizzare, oppure si modella il vestito direttamente sul manichino.
Il modellista realizza il prototipo sulla base dell’idea creativa dello stilista, salvaguardandone
l’originalità e garantendo la vestibilita del capo. Con l’esperienza acquisisce sempre più capacità
tecniche e impara a sperimentare soluzioni creative che spesso si rivelano un valore aggiunto per
l’idea iniziale dello stilista.
Nella realizzazione del carta modello il modellista, pur seguendo le regole generali dettate
dall’antropometria, é portatore di una personale competenza che determina la vestibilità dei capi.
La personale competenza è un elemento distintivo del modellista o del marchio industriale o di
una linea del marchio.
Il prototipo è realizzato ➡ a partire dal cartamodello, nel tessuto definitivo oppure in un tessuto
più economico -> definito tela nella tradizione sartoriale e dai designer. Il prototipo è predisposto
nella taglia base, quella del campionario.
DIFFERENZA TRA PROTOTIPO (ancora in fase di modifiche) e CAMPIONARIO (già offerto sul
mercato).
Il prototipo è sottoposto a tutte le correzioni necessarie secondo un iter di tipo sartoriale molto
costoso, anche decine di volte più costoso della produzione di serie. La fase di correzione dei
difetti è definita sdifettatura.