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Realtà Virtuale e Formazione

Laudini Filippo

Un’interessante riflessione che desidero approfondire in questa relazione è il possibile

connubio tra formazione e realtà virtuale.

Le opportunità che questa tecnologia offre in ambito formativo sono molteplici.

Il primo punto che vorrei affrontare è la definizione di realtà virtuale.

La realtà virtuale nasce dalle ceneri del “cinema esperienza” di Morton Heilig che già a

metà del XX secolo aveva ideato una branca del cinema che avrebbe potuto coinvolgere

tutti i sensi.

Nell’attualità la realtà virtuale è definita come un sistema che simula la realtà effettiva:

potenzialmente è possibile raggiungere uno stato di totale immersione, che prevede il

coinvolgimento di tutti i sensi umani, ricreando una situazione reale tramite l’utilizzo di

tecnologie elettroniche sofisticate. Si parla ad esempio di occhiali, su cui viene

rappresentata una scena, o di caschi, attraverso cui vengono riprodotti suoni, o anche di

guanti dotati di sensori che stimolano sensazioni tattili. I movimenti della persona

vengono tradotti in istruzioni ad un software, permettendo così di sperimentare la

sensazione e l’impressione di trovarsi realmente immersi in quell’ambiente e

consentendone un certo grado di interazione.

Il modo più diffuso e che rende meglio nel campo nella creazione di mondi virtuali è il

VRML (Virtual Reality Modeling Language) che permette di creare rappresentazioni 3D

interattive che aprono a infinite possibilità di utilizzo.

Quando si fa riferimento a un mondo virtuale intendiamo un ambiente che permette di

svolgere esperimenti di vita artificiale, studiare comportamenti sociali umani e supportare

nuove forme di comunicazione.

L’esperienza virtuale che noi conosciamo segue strettamente la relazione tra presenza e

immersione; il primo elemento, la presenza, simboleggia il realismo psicologico che una


persona raggiunge attraverso l’interazione con il mondo virtuale; questo stato si

raggiunge quando vi è una stretta coerenza con le nostre aspettative. Ad esempio, se nel

nostro modello virtuale teniamo in mano un oggetto che può macchiare, tipo un gessetto,

ci aspettiamo che strofinandolo su una superficie questo la macchi, se questa aspettativa

sarà rispettata il nostro coinvolgimento psicologico sarà elevato.

Quando parliamo di immersione invece intendiamo uno stato di pieno coinvolgimento e

impegno cognitivo della situazione, che può essere misurato dal livello di isolamento del

mondo virtuale da quello reale.

A questo punto è importante definire quali siano attualmente gli utilizzi di questa

tecnologia, partendo dalle ormai più diffuse esperienze che si possono trovare in musei o

siti archeologici, dove viene esposta una ricostruzione virtuale di ambienti antichi. Oltre

ai musei l’utilizzo si fa sempre più diffuso all’interno dei videogiochi.

Una tecnologia rivoluzionaria quella della realtà virtuale che indubbiamente può dare un

notevole contributo alla formazione.

La formazione è un processo che ci permette di arricchire le nostre conoscenze. La

metodologia più diffusa in ambito formativo è la narrazione. Con il coinvolgimento della

realtà virtuale nel processo formativo si introduce il concetto di formazione multimediale

ovvero una formazione che utilizza due o più livelli per fornire le conoscenze.

Una formazione efficace avviene quando essa genera conoscenza; la narrazione è

naturalmente al centro di questo processo, ma non è mai sola, a suo supporto vengono

forniti materiali come interviste o video che la accompagnano, questo da più spessore alla

narrazione rendendola più densa e soggettiva.

Come già affermato, dalla formazione ci si aspetta un accrescimento di competenze,

inoltre un maggiore coinvolgimento psicologico nel processo potrebbe garantire un

migliore apprendimento; a tal proposito l’utilizzo della realtà virtuale può rappresentare
un valido ausilio; basti pesare a come l’utilizzo di video durante la formazione, possa

rendere più immersivo e coinvolgente l’ascolto dei contenuti trasmessi, fornendo alla

narrazione un carattere più intenso, vivido e permettendo una maggiore interazione.

In concreto, considerando ad esempio la formazione di un operaio di una fabbrica,

potrebbe avere enormi vantaggi il mostrare da vicino il funzionamento di un macchinario

o di una tecnica operativa; l’utilizzo di alcuni dispositivi consente, a colui che deve

imparare, un’esperienza diretta della mansione, salvaguardando così la sua inesperienza e

garantendo una formazione approfondita e sicura.

Anche nell’ambito scolastico, a partire dalla scuola secondaria di primo grado sino

all’Università, la realtà virtuale può dare un fondamentale contributo alla didattica in

particolare nella creazione di situazioni più interattive volte a stimolare maggiormente la

comprensione e a fornire un’esperienza diretta di ciò che si deve imparare senza

distorsioni.

Considerando sempre il fattore del coinvolgimento, una maggiore efficacia formativa

potrebbe verificarsi quando si riesce a creare situazioni ove la realtà virtuale di supporto è

indirizzata ad amplificare il coinvolgimento emotivo; si tratta di situazioni in cui è

possibile stabilire maggiori e più profondi collegamenti cognitivi.

La mia opinione è che l’ambito formativo non sia ancora totalmente pronto a questa

trasformazione, e cioè passare ad una maggiore concretezza ma su una base astratta,

attraverso una simulazione.

L’inserimento in ambito formativo di tecnologie tanto innovative quanto molto

complicate implica una formazione di base adeguata per garantire a chi fruisce di questi

mezzi di poter apprendere nella maniera adeguata; questa strada appare ancora

relativamente giovane e non priva di ostacoli.


Dal punto di vista formativo non vedo grande investimento in questo “settore” e credo ci

sia una diffusa diffidenza nell’utilizzo di queste sofisticate tecnologie. Questo è dovuto in

parte a una grande disinformazione a riguardo che limita le persone e favorisce un

atteggiamento critico.

Un altro scoglio, non da sottovalutare, è la difficoltà nello studio e nell’elaborazione di

questi ambienti virtuali, che richiedono una grande potenza di calcolo che solo dispositivi

molto potenti e costosi possono elaborare; dunque il peso economico di questa

rivoluzione non è da escludere tra i motivi che rallentano questo processo innovativo.

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