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Trascrizione

Ciao a tutti, ragazzi e ragazze, come va? Spero che stiate abbastanza bene. Spero
che stiate non, che “state” abbastanza bene. Perché dico questo? Perché l’episodio di
oggi è incentrato sul congiuntivo, quindi parleremo di congiuntivo. È un episodio in
cui sentirete tantissime volte il congiuntivo.

Sapete che a me ogni tanto piace fare questi esperimenti, dedicare degli episodi ad
alcune strutture grammaticali, ma senza spiegarvi la grammatica in un modo noioso e
tradizionale, che secondo me diciamo non è molto originale perché su YouTube
trovate già tante spiegazioni grammaticali. Preferisco raccontarvi delle storie
all’interno delle quali utilizzo un determinato tempo oppure una struttura
grammaticale tante volte.

Questa è la terza storia di questo tipo: la prima riguardava i verbi potere, sapere,
riuscire, essere capace, essere in grado, poi la seconda invece riguardava la particella
“ci” e la particella “ne” e questa storia riguarda invece il congiuntivo, quindi una storia
su un professore, un professore che è molto amato dai suoi studenti. È una storia
basata su, diciamo, in parte sulla realtà ma è anche in parte inventata, di finzione. E
utilizzerò molto molto spesso il congiuntivo, in particolare il congiuntivo presente, in
particolare la terza persona singolare e plurale, perché è difficile utilizzare il “tu” in una
storia, perché non è un dialogo. Però magari faremo altre storie di questo tipo in
futuro cercando di utilizzare anche il “tu e il “voi”, però oggi sentirete soprattutto lui e
loro, quindi le terze persone.

In questa storia mi concentro su tre casi specifici in cui si utilizza il congiuntivo. Quindi
non su tutti, perché ce ne sono davvero tanti, ma su tre.

1) il congiuntivo dopo i verbi di volontà, aspettativa, dubbio, sentimento e


controllo. Vediamo qualche esempio per ognuno di questi casi o per i principali di
questi casi.
Volontà potrebbe essere per esempio: “voglio che Marco mi dica la verità” (e non “mi
dice”)
Speranza: “Veronica spera che l’esame sia andato bene” (e non “è andato bene”)
Dubbio: “Dubito che sia così semplice” (e non “che è”)

2) il congiuntivo dopo espressioni impersonali, quindi “è normale che il congiuntivo


sia difficile” (e non “è” difficile), “è probabile che domani piova” (e non “piove”), “è
meglio che tu dica la verità” (e non “dici”).

3) il congiuntivo dopo i verbi di opinione, quindi: “Penso che questo sia un


problema” (e non “è”), “Filippo crede che Giovanni abbia ragione” (e non “ha”), “Penso
che sia arrivato il momento di imparare il congiuntivo” (e non “è arrivato”).

Ci sono tanti altri casi in cui si usa il congiuntivo, ma oggi ci concentriamo su questi. La
storia che ho scritto è al presente, principalmente, quindi sentirete soprattutto i tempi
congiuntivo presente e passato. C’è anche qualche congiuntivo imperfetto, ma pochi.
Quindi vi consiglio di andare a dare un’occhiata al congiuntivo presente e passato, se
non li sapete.

Infine voglio dirvi ancora questo: se non sapete il congiuntivo e se il vostro livello è,
diciamo, pre-intermedio, non ancora intermedio, non preoccupatevi, non è secondo
me il momento di imparare il congiuntivo. Ascoltate l’episodio, notate queste forme
particolari al congiuntivo, ma non preoccupatevi di imparare alla perfezione questo
tempo. Secondo me il congiuntivo va imparato bene quando si ha già un buon livello
nella lingua, perché altrimenti è troppo difficile. Rischia di diventare solo una
frustrazione, il che non sarebbe buono.

Se invece avete già un buon livello di italiano e volete sentire un’analisi più
approfondita di tutti i casi in cui ho utilizzato il congiuntivo in questo episodio sul
mio Podcast Italiano Club su Patreon analizzerò nel dettaglio ogni singolo verbo.
Quindi penso possa essere interessante. Il Podcast Italiano Club è il modo in cui potete
sostenere questo progetto (che mi prende tante tante ore di lavoro) e allo stesso
tempo ricevere dei bonus in cambio che possono aiutarvi nel vostro apprendimento o
magari semplicemente intrattenervi.
Andate a dare un’occhiata al Podcast Italiano Club. Infine il vero sponsor di questo
episodio è Italki, il sito per eccellenza dove trovare insegnanti di lingua e anche
partner linguistici. In questo periodo, come ho già detto in passato, fare lezioni di
lingua è un’ottima idea per due motivi. Il primo è che ci dà un obiettivo, uno scopo. La
quarantena per molti di noi sarà ancora lunga, quindi darsi uno scopo diventa
qualcosa di importante. Imparare una lingua è un ottimo scopo e magari tanti di voi
non hanno ancora parlato l’italiano. Beh, questo è il momento perfetto per iniziare a
parlarlo. Prendetevi coraggio, cercate un tutor su Italki e prenotate una lezione. La
prima volta sarà difficile, avrete probabilmente paura, ma la seconda sarà già molto
più facile. Se vi iscrivete utilizzando il mio link che trovate nelle note di questo
episodio avrete $10 in crediti Italki al primo acquisto. Grazie ad Italki per aver
sponsorizzato questo episodio. Volevo ancora dire un’ultima cosa, che potete trovare
la trascrizione di questo episodio sul mio sito, trovate il link diretto nella descrizione,
nelle note di questo podcast, e troverete tutti i congiuntivi evidenziati con dei colori
diversi, in questo modo sarà un pochino più facile anche graficamente.

Legenda:
Verbi di volontà, aspettativa, dubbio, sentimento e controllo -1 (volere che,
sperare che, dubitare che, ecc.)
espressioni impersonali – 2 (è strano, è bello, pare, sembra, ecc.)
Verbi di opinione – 3 (credere che, pensare che, ecc.)
Altri congiuntivi (A)

Il professor Russo

Al liceo d’Azeglio, in una cittadina del nord Italia, insegna un professore di scienze
molto amato dai suoi studenti. Si chiama Michele Russo, ma è conosciuto dai suoi
studenti come Prof. Russo. Prof Russo è una vera e propria istituzione (Istituzione:
qui una persona molto importante - an institution) al liceo d’Azeglio. Ha 64 anni e
insegna al liceo da quando ne aveva 27.
Per molti è strano pensare che una persona possa (2) lavorare per ben 37 anni nella
stessa scuola. Può darsi che sia (2) strano anche per Russo.
Per il prof il liceo d’Azeglio è come una casa: lui stesso ci ha studiato da giovane, poi
dopo gli studi è diventato professore e nel corso degli anni ha visto passare tante
generazioni di studenti. Pare addirittura che alcuni insegnanti, ora colleghi di
Russo, siano stati (2) in passato loro stessi suoi allievi (Allievo: Studente - ma NON
all’università - pupil, student).
Russo, come detto, è una leggenda del d’Azeglio. I suoi studenti e i suoi colleghi lo
amano. Nessuno vuole che smetta (1) di insegnare e tutti sperano che quest’anno
non sia (1) il suo ultimo.
Benché nessuno voglia (A) che il prof lasci (1) il liceo, ciò è inevitabile che accada
(2) prima o poi. Russo infatti ha quasi raggiunto gli anni di contributi (Contributi:
soldi da pagare per la pensione - retirement pension) necessari per andare in pensione.

Ma lui non è così attratto dall’idea di stare a casa tutto il giorno. Non pensa che la
pensione possa (3) sostituire il lavoro, che lui ha sempre amato Non crede che avere
più tempo libero sia (3) necessariamente qualcosa di buono. Se fosse per
lui, andrebbe (A – periodo ipotetico) avanti ancora dieci anni. E a dire la verità non
gli sembra nemmeno che siano (2) già passati 37 anni.

Per lui insegnare è una passione vera e propria. Per questo gli sembra strano che
alcuni professori dopo 10 o 15 anni siano (2) già stanchi di insegnare, perché lui dopo
37 anni ha lo stesso entusiasmo del primo giorno.
I suoi colleghi invece pensano che sia (3) difficile insegnare per così tanto tempo
senza perdere l’entusiasmo e non capiscono come faccia (altro), quale sia (altro) il
suo segreto.
D’altronde è normale che dopo tanti anni di insegnamento si perda (2) un po’
l’entusiasmo iniziale. Fare l’insegnante in una scuola pubblica è un lavoro difficile,
che comporta molto impegno e dedizione (è triste, infatti, che sia [2] un lavoro
così mal retribuito (lavoro mal retribuito: pagato male, poco - badly, poorly paid),
almeno in Italia).

Se partecipaste a una delle sue lezioni vi rendereste conto (A – periodo


ipotetico) che la passione di Russo è contagiosa. È sorprendente che una persona
che ha spiegato la composizione delle rocce, la biologia del corpo umano, la struttura
del DNA migliaia di volte provi (2) così tanta gioia nel ripetere tali concetti per
la milleunesima (Milleunesima volta: la volta numero 1001 (milleuno) - 1001st time)
volta e soprattutto riesca (2) a trasmettere tale entusiasmo agli studenti.
Ed è bello, dopotutto, che ci siano (2) anche degli insegnanti come lui, che
qualcuno riesca (2) a conservare la passione per il proprio lavoro anche dopo così
tanti anni e non cada nella noia e nella frustrazione che
purtroppo contraddistingue (Contraddistinguere: Caratterizzare - to
characterize) tanti insegnanti. La scuola sarebbe un posto migliore se tutti fossero (A
– periodo ipotetico) come lui.

Russo è un vero e proprio showman: non vuole che le sue lezioni siano (1) serie e
noiose, ma preferisce che i suoi studenti si divertano (1) e si intrattengano
(1). Non crede che una lezione debba (3) essere un monologo e non vuole
che lo sia (1); per questo cerca sempre di coinvolgere i suoi studenti.
Non pretende che i suoi studenti lo trattino (1) come se fosse (altro) un’autorità da
ascoltare in religioso silenzio (cosa che altri insegnanti invece fanno), ma al
contrario, vuole e preferisce che i suoi studenti lo interrompano (1) se hanno delle
domande (anzi, è felice che gliene facciano [2]).

La cosa più strana però è questa: non esige (Esigere: pretendere, richiedere - to
demand, to require) che gli diano (1) del Lei (Dare del Lei: Rivolgersi a qualcuno
utilizzando il pronome formale “Lei”), com’è normale in un Liceo, ma preferisce che i
suoi studenti gli diano (1) del tu (Dare del tu: rivolgersi a qualcuno utilizzando il
pronome informale “tu”). Questo lo rende un professore unico al d’Azeglio e, a dire il
vero diverso, dalla maggior parte degli insegnanti. In generale è comprensibile che un
insegnante non voglia (2) dare troppa confidenza ai propri studenti. Alcuni
insegnanti storcono il naso (Storcere il naso: espressione che indica disapprovazione
da parte di qualcuno - to turn one’s nose up), infatti, al pensiero che un proprio
studente possa dar loro del tu. Ritengono che sia (1) inammissibile (Inammissibile:
inaccettabile - unacceptable) e vogliono che lo studente non si prenda troppe
confidenze.
Russo però non ama le formalità e nonostante abbia (A) un’età molto maggiore di
quella dei suoi studenti, vuole che questi lo trattino (1) come un amico. Certo, Russo
non permette che gli studenti gli manchino (1) di rispetto (Mancare di rispetto a
qualcuno: non mostrare rispetto nei confronti di qualcuno - to disrespect someone),
ma ciò di solito non succede mai.
Russo ama fare cabaret: quando arriva a lezione non parte immediatamente a spiegare
l’argomento del giorno, ma si intrattiene con i suoi studenti per qualche minuto.
Secondo lui questo fa sì che gli studenti si rilassino (A) un po’ prima della lezione.
Spesso ama iniziare le sue lezioni con una barzelletta (Barzelletta: una storiella
divertente con una punchline - joke with a punchline). Ad essere sinceri, spesso le sue
barzellette e le sue battute (Battuta: un commento divertente - joke, funny comment)
sono un po’ ripetitive e lui stesso sospetta che i suoi studenti non ridano (1) tanto
perché pensano che la barzelletta sia (1) divertente, quanto perché
trovano divertente che lui ripeta (altro) sempre le stesse battute, senza ricordarsi di
averle già dette tantissime volte.

Da questo racconto potrebbe sembrare (1) che Russo sia (2) un po’ sciocco, ma così
non è. È un insegnante molto preparato, che conosce la composizione delle rocce
meglio di qualsiasi altra persona. La sua conoscenza va ben oltre la scienza: è un
esperto di cinema, di storia, di lingue, di letteratura, di
latino. È sorprendente che sappia (2) così tante cose!
A volte, per divertimento, chiede ai suoi studenti quale sia stato(A) l’argomento della
lezione precedente. Quando gli rispondono, per esempio, “Petrarca”, “le equazioni di
secondo grado”, “Socrate”, lui dimostra di conoscere bene quegli argomenti, come
se li avesse (altro) ripassati il giorno prima.

Qual è il segreto di Russo? Com’è possibile che tanti insegnanti


non riescano (2) nemmeno a mantenere alta l’attenzione dei propri studenti e a
volte facciano (2) fatica (Fare fatica a + inf.: Avere difficoltà a fare qualcosa - to
struggle) persino a essere rispettati, finendo per urlare ai propri studenti di fare
silenzio (Fare silenzio: Stare zitti, non fare rumore - to be quiet)?
Non lo sa nemmeno lui, ma suppone che abbia (3) a che fare con il fatto che lui tratta
gli studenti da adulti e sa come stimolare la loro curiosità. Non si limita a insegnare la
lezione del giorno, ma cerca di far riflettere i propri studenti, facendo tantissime
domande. Russo ha sempre pensato che molti studenti siano (1) demotivati e
non abbiano (1) voglia di studiare perché i loro insegnanti non sono in grado di
rendere interessante la materia che insegnano. È normale che la filosofia di
Socrate possa (2) sembrare molto lontana ad un ragazzino di quindici anni, ma
lui crede che ci sia (2) un modo per rendere interessante qualsiasi cosa, anche
l’argomento più noioso.

Quando aveva iniziato non si immaginava che potesse (2) diventare un giorno
l’insegnante più longevo (Longevo: che ha fatto qualcosa per tanto tempo - long-
running) dell’istituto. Ora il giorno in cui smetterà di lavorare si avvicina. Russo è una
persona emotiva ed è molto probabile che si metta (2) a piangere quando dovrà
salutare i suoi colleghi e i suoi studenti. Gli è già successo in passato quando ha
salutato studenti dell’ultimo anno che avevano finito i 5 anni di liceo. Se fosse (A –
periodo ipotetico) per lui, insegnerebbe per sempre.

Per l’analisi dettagliata di tutti i congiuntivi utilizzati in questo episodio iscriviti


al Podcast Italiano Club (club d’argento)

Spero vi sia piaciuta questa breve storia. Come ho detto se vi interessa un’analisi
dettagliata di come ho utilizzato il congiuntivo in questo episodio iscrivetevi
al Podcast Italiano Club, in particolare il club d’argento che costa solamente $6
dollari al mese, il prezzo di… una pizza in Italia o di un cappuccino in alcuni paesi. E a
questo prezzo avrete accesso a tantissimi materiali già disponibili, come i 31 episodi
del podcast Tre Parole. Se vi piace questo podcast probabilmente vi piacerà anche il
mio podcast esclusivo, che è più linguistico, è in un certo senso un po’ nerd, più
anche… spontaneo e improvvisato ma penso che possa piacere a molti di voi.

Infine voglio anche ringraziare come sempre le persone che mi hanno fatto una
donazione su PayPal, che nelle ultime settimane sono state: Micheal, Regina, Edward,
Gayle, Reena, Eric, Paul. Un abbraccio enorme a tutti voi, un abbraccio a chi mi
sostiene sul Club e anche a chi mi ascolta e diffonde questo podcast ad altre persone.

A proposito, capisco benissimo se la vostra situazione economica attuale, magari


anche a causa della pandemia, non vi permette di sostenermi. Non vi preoccupate, lo
capisco davvero benissimo. Una cosa molto semplice che potete fare in questo caso è
semplicemente parlare di Podcast Italiano a una persona che conoscete che impara
l’italiano come voi o… è da un po’ che non lo dico, lasciare una recensione su Apple
Podcasts. Un tempo lo dicevo sempre, “lasciate recensioni su Apple Podcasts”, è da un
po’ che non lo faccio. Quindi se volete c’è anche la strada delle recensione su Apple
Podcasts. Questo è davvero tutto, ci sentiamo, credo, tra una settimana. Ciao ciao!

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