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elaborato
secondo L’essenza dei colori di Rudolf Steiner
Si ringraziano:
Maria Luisa Bergianti, Elisa Ferrini, Viviana Loiacono, Armandina Milani, Manuela Elsa Matteazzi,
Marinella Collina, Laura Gilberti, Anna Mazzanti, Mara Medri, Daniela Vallin, Carlo Catalani.
Michaela Glöckler
Pasqua 2010
Q ualunque cosa,
qualunque evento del mondo,
ed anche qualunque comportamento dell’uomo,
tutto ha due lati e presenta, direi quasi,
una polarità fra due contrari.
Rudolf Steiner
Da una serie di coincidenze, unitesi nel tempo alla pratica clinica di esercizi pittorici già condotti
col proposito di pervenire ad un metodo unitario, sono prima affiorate, poi si sono gradualmente
definite, immagini appartenenti all’eredità mitologico-misterica dell’ ‘essere umano’.
In particolare, sono emerse le figure chiave di uno dei grandi Misteri ‘meridionali’ dell’era post-
atlantica, quelle relative al dio Mitra, del cui culto Plutarco testimonia la nascita intorno al II secolo
a. C., identificando nella città di Tarso, in Cilicia (oggi nell’attuale Turchia), la sede della primitiva
religio mitraica.
In quel periodo (che coincide anche con la scoperta, da parte di Ipparco, della precessione degli
equinozi: evento che, a sua volta, segna un punto di svolta spirituale) fioriva a Tarso un’importante
scuola filosofica legata allo Stoicismo, corrente di pensiero che, nonostante l’assimilazione del
Logos alla Natura, risente, in alcuni suoi esponenti, degli oracoli caldaici e della teologia egizia e
insieme a questi di motivi metafisici d’origine platonica. Cosicché i misteri mitraici echeggiano
sia gli influssi tardo-persiani, derivanti dallo zoroastrismo, sia quelli del platonismo, evidenti nella
figura del Deus creator o Demiurgo, nel noto mito della caverna (sulle cui pareti vengono proiettate,
a ignari spettatori, solo le ombre delle cose) e nel viaggio interplanetario dell’anima ‘da’ e ‘per’
l’Empireo, il ‘Cielo di tutti i cieli’ (tessuto della sostanza ignea più sottile), in preparazione d’ogni
incarnazione terrestre, corrispondente alla scala a pioli a sette gradini iniziatici del mitraismo.
Nella città di Roma e fino agli estremi confini dell’impero romano (in Britannia, lungo il Danubio,
il Reno e in tutta l’Asia Minore) i misteri mitraici trovarono una massa crescente di adepti, per
poi eclissarsi al fallimento della riforma religiosa promossa dall’imperatore Giuliano Flavio (detto
l’Apostata), che si era voluto far iniziare ai Misteri caldaici e al culto solare egizio, e che non a caso
volle essere sepolto a Tarso.
La città di Tarso, secondo la tradizione mitologica, era stata fondata da Perseo, l’eroe divino, il
‘leone alato’, il quale, nella volta celeste, è rinvenibile nell’omonima costellazione vicina al Toro,
che, seguendo certi sentieri osservativi dal Cielo boreale all’australe, risulta connessa anche al
Canis minor, al Serpente-Hydra, alla Coppa, al Corvo e allo Scorpione, ossia alle figure presenti
nella rappresentazione dei Misteri di Mitra, Signore del Cosmo ed artefice della ‘tauroctonia’
(l’uccisione del toro).
L’evento misterico centrale è infatti il sacrificio che Mitra compie uccidendo un toro bianco in una
caverna: inizia così la creazione del mondo visibile, la genesi dei sette pianeti e dei sette metalli,
dei colori, degli alberi e delle piante; e il dato temporale dell’evento, l’alba del 16° giorno (in cui la
luna piena tramonta esattamente quando sorge il sole) del 7° mese (che coincide con l’equinozio
di autunno), ci apre due scenari: uno antico, costituito dal rapporto di Mitra-Sole con il Toro-Luna
(testimoniato anche dalla presenza della triplice dea femminile Ecate nei mitrei romani e del sistro,
strumento di Iside-Luna, tra i simboli del quarto grado iniziatico del Leone); e uno nuovo, costituito
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Il riferimento a Piero della Francesca segnala anche un decisivo punto di contatto con l’anima
di popolo italiana, che, nel Rinascimento, ha potuto ritrovare molti legami con la cultura tardo-
antica, rimettendone in uso, benché segretamente, alcuni culti. Nella Villa medicea di Careggi,
presso Firenze, si trova un ‘grottino’ decorato che ricorda un mitreo, e la pratica della pittura da
parte di grandi maestri, da Leonardo a Michelangelo a Raffaello, ha sempre caratteri cosmologici,
che ne fanno un consapevole viaggio iniziatico dalla Terra al Cielo, caratteri nei quali sono state
colte sovente anche fonti dell’antico Egitto.
È perciò importante menzionare come Rudolf Steiner abbia indicato proprio nell’ultima fase del
periodo rinascimentale, intorno al 1530, il sorgere dell’epoca dell’anima cosciente, e con essa
la nascita del carattere nazionale del popolo italiano (cfr. Rudolf Steiner, Il mistero della morte,
O.O.159, 14/3/1915). In un altro contesto egli attribuisce inoltre all’anima di popolo italiana le
qualità adatte allo sviluppo dell’anima emozionale senziente nell’io attraverso l’arte (cfr. Rudolf
Steiner, La missione di singola anima di popolo, O.O. 121, 16/6/1910): appare così la feconda
peculiarità di un dialogo ‘artistico’ intessuto ‘a lemniscata’ fra l’anima emozionale-senziente e
l’anima cosciente.
Su questa scia pensiamo anche al riverbero rivivificato, nell’attuale epoca di cultura, degli
impulsi della cultura egizio-caldaica; o ancora al fatto che nel terzo millennio, quindi nel pieno
dello sviluppo dell’anima cosciente, tutta l’umanità, da un punto di vista biografico, si trovi
nell’età dell’anima emozionale-senziente (cfr. Rudolf Steiner, Lo studio dei sintomi storici, O.O.185,
3/11/1918) e dunque sia predisposta a fare delle peculiarità spirituali dell’anima italiana,
sviluppate attraverso la terapia del colore, una confluenza verso la guarigione.
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Novalis
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L’uomo dunque è in grado di liberare in un certo senso i suoi nervi, in quanto rivolti solo al
mondo dei sensi, liberarli dall’azione che il mondo esterno esercita sul sangue. E nella direzione
opposta che cosa succede? Si è visto che, mediante esercizi di concentrazione del pensiero e
del sentimento, possiamo separare i nervi dal sangue. Con la concentrazione rivolta alla vita
organica interna (concentrazione mistica) penetriamo tanto a fondo in noi stessi che, di necessità,
dobbiamo coinvolgere l’Io e il suo strumento: il sangue.
Si verifica cioè un’immersione nella nostra essenza divina, nella spiritualità che vive e opera
nell’uomo: e non si tratta di sollevarsi dall’Io, ma di immergersi nell’Io. Fisiologicamente si stabilisce
allora una connessione molto stretta tra sangue e sistema nervoso simpatico.
Ora, si inserisce qualcosa nel sangue solo per l’interazione tra sangue e nervo. Quindi anche il
mondo degli organi vitali deve poter agire sul sistema nervoso; il tramite per poter trasferire sul
sangue i suoi effetti è il sistema simpatico, che si estende a tutte le cavità interne dell’organismo.
Esso sta rispetto al mondo organico interno e al circolo sanguigno in una direzione inversa
rispetto a quella in cui si trova il sistema nervoso centrale (cerebro-spinale) tra il mondo esterno
e la vita umana (circolazione). Se, per mezzo del sistema nervoso cerebro-spinale, conosciamo
il mondo esterno, col sistema simpatico ci viene incontro, all’inverso, l’esperienza del mondo
interno (tenuto sotto il livello della coscienza). Nella testa si osserva, dice Rudolf Steiner, che il
sangue, scorrendovi, subisce delle modificazioni, impressionato ‘da fuori’ ad opera degli organi di
senso e ‘da dentro’ per l’azione degli organi vitali. Va ricordato comunque che il sistema nervoso
simpatico ha il compito di impedire il contatto del sangue con i processi del mondo interno cioè
di mantenere inconscia l’esperienza di quest’ultimo.
Bisogna ritrovare allora l’elemento animico nelle attività sensorie, e divenire coscienti di una
relazione più sottile con il mondo esterno. Dobbiamo cioè considerare il processo sensorio
pervaso di anima, analogamente a come si viveva il processo respiratorio. Possiamo dire
in un certo senso che in tutte le percezioni sensorie ha luogo un processo di inspirazione ed
espirazione. E dalle impressioni non dobbiamo trarre solo percezioni ma aggiungervi l’elemento
spirituale, come ci consente la terapia artistica attraverso la pratica del colore e delle immagini:
solo così ritroveremo il punto d’incrocio tra mondo interno e mondo esterno (cfr. il disegno di
Rudolf Steiner che rappresenta il processo di percezione nella V epoca di cultura in id., La missione
di Michele, Milano Ed. Antroposofica, 1997, p. 97).
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Fig. 1
Vi è infatti un processo di sintesi che, nell’essere umano, si sviluppa incessantemente dal contatto
immaginativo fra l’interno e l’esterno, un processo che fa ritrovare “in noi ciò che ritroviamo nelle
cose, proprio come ritroviamo nel mondo esterno lo spazio che sperimentiamo in noi e che
troviamo facente parte di noi, quando di nuovo ci osserviamo. Come abbiamo in noi il mondo
spaziale, avremmo intorno a noi un mondo di colori e di suoni che si interpenetrano tra loro.
Parleremmo quindi di un oggettivato mondo di colori e suoni, un fluente mondo colorato e
risonante, come parliamo dello spazio intorno a noi” (Cfr. Rudolf Steiner, Cultura e antroposofia,
Milano, Ed. Antroposofica, 1996, p. 36). Soggettività e oggettività si completano a vicenda:
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NOTE
(a)
La terminologia adottata in questo scritto, per le parti relative alla fisiologia occulta, deriva, per
citazione diretta o per parafrasi concettuale, da Rudolf Steiner Una fisiologia occulta, Milano, Ed.
Antroposofica, 2005, pp. 34-52 passim.
(b)
Per quanto riguarda il ‘godere’ nei termini in cui esso è considerato nel presente testo, Hans R. Jauss
scrive: “Il più antico significato fondamentale di “godimento” (Genieβen), vale a dire ‘l’uso o l’utilità
di un oggetto’, viene ancora oggi percepito soltanto in un uso linguistico obsoleto o di linguaggio
tecnico [..]. ma anche il significato culminante determinatosi storicamente [..] ha mantenuto fino al
classicismo tedesco lo specifico senso, da quello derivato, di ‘trarre piacere da una cosa’. Nella poesia
religiosa del XVII secolo, “godere” poteva essere l’equivalente di ‘partecipare alla grazia di Dio’; con il
pietismo i due significati della parola – ‘godere’ e ‘partecipare’ si trovano riuniti in un atto in virtù del
quale il fedele si rende immediatamente conto della presenza di Dio; la poesia di Klopstock passa
ad un’idea di ‘piacere pensante’ (Denkend Genuβ); il concetto di Herder di piacere spirituale pone i
fondamenti della certezza di sé (Selbst-Gewiβenheit) come di un aurorale possedersi (Sich-Haben)
al quale segue altrettanto auroralmente un possedere il mondo (l’esistenza è piacere – Existenz
ist Genuβ); finalmente nel Faust di Goethe il concetto di piacere poteva essere esteso a tutti i gradi
della esperienza, fino alle più alte richieste di conoscenza (dal piacere della vita individuale – Lebens-
Genuβ der Person e il piacere accompagnato dalla consapevolezza – Genuβ mit Bewuβtsein -, fino
al piacere dell’atto creativo – Schöpfungs-Genuβ secondo il noto schema presente nel Faust”. cfr.
Apologia dell’esperienza estetica, Torino, Einaudi, 1985, pp. 6-7.)
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Rudolf Steiner
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