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Alessia Stoica 3^E

PARALIMPIADI

I giochi paralimpici sono l’equivalente dei giochi Olimpici per atleti con disabilità.
La parola “Paralimpico” deriva dal prefisso greco “para” (che significa “parallelo”) e il
termine “Olimpico” (le Paralimpiadi come parallelo alle Olimpiadi).

Il tutto nasce dopo la seconda guerra mondiale quando si ha la consapevolezza che


i tradizionali metodi di riabilitazione non erano più sufficienti per le necessità
mediche e psicologiche del civili e dei soldati con disabilità.

Nel 1944 il dottor Ludwig Guttmann, neurologo e neurochirurgo immigrato dalla


Germania, creò un Centro per Lesioni spinali presso l’ospedale di Stoke Mandeville
in Gran Bretagna, aveva in mente una cura particolare per gli ex soldati gravemente
feriti: organizzare delle gare sportive. Non solo utilizza un metodo rivoluzionario,
introducendo la fisioterapia, ma intuisce l’importanza dello sport a livello psicologico.
La sua idea era quella di organizzare dei giochi sportivi in contemporanea a quelli
olimpici ma riservati ai reduci disabili.

Nel tempo, gli eventi sportivi per disabili si sono succeduti fino a dare origine alle
Paralimpiadi, le prime a Roma nel 1960, e le prime invernali nel 1976.

Nel 1960, in occasione delle Paralimpiadi che seguono le Olimpiadi di Roma, i


Giochi non si rivolgono più solamente ad ex soldati ma anche ad altri artisti disabili.
400 atleti in carrozzina, in rappresentanza di 23 paesi sfilano davanti a 5000
spettatori. Si tratta della prima edizione riconosciuta dal Comitato Paralimpico
Internazionale (CPI) assieme al Comitato Olimpico Internazionale (CIO).

Nel 1976 si tennero in Svezia, a Ornskoldsvik, i primi Giochi Olimpici Invernali


ufficialmente riservati agli atleti diversamente abili. Vi parteciparono 250 atleti,
provenienti da 14 Paesi. Da allora i Giochi si sono tenuti regolarmente, arrivando a
prevedere cinque discipline: sci alpino, sci di fondo, biathlon, hockey su slittino,
curling su carrozzina.

IN ITALIA
Antonio Maglio, padre del Paralimpismo italiano.
Se a livello internazionale il padre fondatore dello sport paralimpico fu Ludwig
Guttmann, in Italia questo ruolo fu ricoperto da Antonio Maglio, dottore in medicina e
chirurgia che, affermò e promosse il concetto di sport terapia come forma riabilitativa
dei pazienti neurolesi. Grazie all’attività di Maglio in campo sportivo, nel 1974 si
arrivò alla costituzione dell’Associazione nazionale per lo sport dei paraplegici italiani
(ANSPI), primo ente ufficiale che disciplinava e sviluppava lo sport per persone con
una disabilità.
Nella pratica sportiva si distinguono le seguenti categorie:
-Amputazione: atleti con perdita parziale o totale di almeno un arto;
-Paralisi cerebrale: atleti con danni cerebrali non progressivi, per esempio paralisi
cerebrale infantile, lesioni cerebrali traumatiche, ictus o disabilità simile che
colpiscono il controllo muscolare, l'equilibrio e il coordinamento;
-Ritardo mentale: atleti con significative disabilità intellettive e limitazioni nel
comportamento
-Sedia a rotelle: atleti con danni alla spina dorsale o altri handicap che costringono
all'uso di una sedia a rotelle;
-Cecità: atleti con problemi alla vista, dalla cecità parziale a quella totale;
-Sordità: atleti con problemi all'udito, dalla sordità parziale a quella totale;
-Les Autres​ (​gli Altri)​ : atleti con un handicap che non ricade in nessuna delle
categorie precedenti, come coloro affetti da ​nanismo​, ​sclerosi multipla​ o ​deformità
congenite​ agli arti

Nelle diverse competizioni gareggiano atleti con disabilità diverse; per questo motivo
gli atleti vengono classificati a seconda delle proprie capacità funzionali in modo che
i partecipanti gareggino su basi uguali. La classificazione prevede sia un esame dei
referti medici, sia una valutazione delle capacità funzionali.

Giochi Paralimpici
Discipline ai Giochi paralimpici estivi

Boccia Sollevamento pesi paralimpico


Calcio a 5-un-lato Tennis in carrozzina
Calcio a 7-un-lato Tennistavolo paralimpico
Canottaggio paralimpico Tiro paralimpico
Ciclismo paralimpico Tiro con l'arco paralimpico
Equitazione paralimpica Vela paralimpica
Goalball
Judo paralimpico
Nuoto paralimpico
Pallacanestro in carrozzina
Pallavolo paralimpica
Rugby in carrozzina
Scherma in carrozzina

Giochi Paralimpici
Discipline ai Giochi paralimpici invernali

Sci alpino paralimpico


Sci di fondo paralimpico
Biathlon paralimpico
Curling in carrozzina
Hockey su slittino
Snowboard

Per poter praticare una disciplina sportiva è importante utilizzare degli strumenti
idonei (ausili) per ottenere risultati adeguati e che garantiscano la massima
sicurezza dell’atleta e dei compagni di gioco, in caso di giochi di squadra.

Carrozzine.
Solitamente le carrozzine utilizzate sono carrozzine a tre ruote, due più grandi
posteriori ed una anteriore più piccola. Inoltre sono fornite di un piccolo manubrio per
regolare l’angolo di sterzata. (in atletica)

Nel tennis le carrozzine sono modelli che presentano due ruote posteriori
di grandi dimensioni, due ruotini anteriori molto piccoli. Altra caratteristica è l’elevato
angolo di scampanatura delle ruote posteriori, in modo da garantire una buona
stabilità laterale e una più agevole controllabilità della carrozzina.

Protesi
Così come per le carrozzine, anche per le protesi esistono delle protesi specifiche
per le diverse attività sportive.
In particolare nell’atletica sono preferibili piedi dinamici, in grado di accumulare e
restituire energia.

Ausili Blind
La maggior parte degli sport può essere praticata anche da atleti non vedenti o
ipovedenti.
In tal caso non è necessario un ausilio particolare, ma deve essere presente una
seconda persona che dovrà condurre l’atleta durante tutte le fasi di svolgimento della
gara.
In alcune discipline sportive la guida è fisicamente a contatto con l’atleta non
vedente mediante una corda, in altri casi la guida precede l’atleta e a voce, con
indicazioni codificate, dà istruzioni all’atleta.
In altri sport invece si utilizzano segnali acustici per segnalare un certo avvenimento.
BEATRICE VIO
Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio, detta Bebe, nasce il 4 marzo del 1997 a
Venezia, seconda di tre fratelli.
Il 20 novembre 2008, all’età di 11 anni, si ammala di un’acuta forma di meningite
fulminante e viene ricoverata nel reparto di terapia intensiva​. ​L’infezione è estesa
ed i medici sono costretti ad amputarle gambe e avambracci.

Bebe si avvicina alla scherma ad appena 5 anni e la abbandona solo per un breve
periodo successivo alla malattia, nel quale si dedica all’equitazione. Nel 2010 a
Bologna partecipa alla sua prima gara ufficiale. Da quel giorno colleziona successi
nella sua specialità, che è il fioretto: conquista il più alto gradino del podio agli
Europei paralimpici del 2014 e ai Mondiali dell’anno successivo. Nel 2016 partecipa
alle Paralimpiadi di Rio aggiudicandosi la medaglia d’oro ed è ancora una volta
campionessa ai Mondiali del 2017.

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