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NIETZSCHE

1. L’opera da cui il brano è stato tratto è “La gaia scienza”(1882), collocabile nel secondo
periodo dell’attività filosofica di Nietzsche, ovvero la fase illuministico-critica, o fase del
Leone. Tale periodo si vede caratterizzato da differenti tematiche quali la “morte di Dio”,
intesa come una negazione, un annullamento di tutte le certezza che fondano la
consapevolezza umana, ma soprattutto di quelle che costituiscono le credenze religiose,
metafisiche, considerate da Nietzsche illusorie, fittizie e prive di un vero e proprio scopo per
l’evoluzione umana. Le altre tematiche riconducibili a questo periodo sono la
“decostruzione”, la “genealogia della morale” (la “morale dei signori”, la “morale degli
schiavi), e una profonda adesione al nichilismo, la quale si intensificherà nel terzo periodo
filosofico.
2. Il folle annuncio, che, appunto, l’uomo folle esplicita, è rivolto agli uomini del mercato,
simbolicamente rappresentanti del mondo socio-intellettuale proprio dell’ottocento, basato su
valori apparentemente ateo-razionalistici, volti a creare nell’uomo certezze varie basate sulla
scienza, sulla ragione, sulla cooperazione e sul profitto. Tali certezze, tali valori razionali e al
contempo etici e morali trovano riscontri l’uno con l’altro, rivelandosi infine anche
strettamente legati alla religione, quali attraverso l’istituzione di una società moderna sorretta
da convenzioni hanno trovato salde radici sulle quali fissarsi.
3. L’uomo folle è sostanzialmente l’oltreuomo, poiché esso ha raggiunto la consapevolezza, la
vera e unica certezza, ovvero che tutte le altre sono fittizia, ovvero che dopo la morte della
vera fede, dopo la morte di Dio nessuno più è volto a dedicarsi alla metafisica costantemente
per ricercare la conoscenza assoluta. L’uomo folle inoltre ha anche la consapevolezza di non
essere capito dagli altri uomini, essi hanno troppo bisogno delle loro credenze illusorie,
hanno bisogno delle istituzioni e delle convenzioni, hanno bisogno di quei valori per poter
basare le proprie idee su qualcosa di fondato e “vero”, per la paura di rivelare ipoteticamente
la propria verità ed essere considerato “uomo folle”.
4. Il riferimento all’oltreuomo è identificabile indicativamente intorno al ventiquattresimo rigo
del brano, e può essere constatato dal fatto che l’uomo folle parla di “diventare dèi” e di “una
storia più alta di quanto siano mai state tutte le storie fino ad oggi”. E’ quindi l’essere
superiore, l’uomo evoluto che può andare oltre alle certezze dell’uomo superficiale, è colui
che abbandona la tradizione istituendo una propria verità, affidandosi alla propria soggettività
intuitiva e impulsiva, ovviamente equilibrando l’interiorità con la matrice razionale che
dentro di noi vige. L’oltreuomo sa che “Dio è morto”, esso è consapevole di ciò che è
accaduto all’uomo, del suo abbandono della fede e dell’instaurazione di società prive di
valori densi e nei quali credere fermamente.

FREUD

1. La psiche umana, nella seconda topica, si caratterizza di tre forze, l’una in contrasto con
l’altra, e tali sono, l’Es, ovvero la forza umana istintuale e impulsiva, connessa in particolar
modo con l’istinto sessuale e passionale, quale si pone in una posizione direttamente
contrapposta al Super-io, la forza razionale derivante dalla coscienza che ci permette di
“filtrare” gli istinti naturali dell’Es. Questo filtro razionale volto a smorzare l'irrequietezza
pulsionale umana, ponendosi in netto contrasto con essa, crea uno scompenso nella nostra
realtà, ovvero nella nostra terza forza psichica, l’Io, quale volge sul piano concreto le
percezioni istintuali quindi doppiamente filtrate. Sebbene ciò che manifestiamo attraverso la
nostra esteriorità dovrebbe essere equilibrato dalla due forze presenti, viene invece
disorientato, indebolito, creando sintomi patologici del tutto estranei a una condizione
mentale equilibrata. Questo indebolimento è caratterizzato dall'eccesso di una delle due
sezioni psichiche, l’Es e il Super-io, e tale contribuisce a creare un eccesso anche nell'altra
delle due, facendo arrivare l’Io ad essere incapace di distinguere gli impulsi filtrati e quelli
istintivi, creando quindi caos e disorientamento psico-emotivo.
2. E’ quindi nella figura dell’analista che il caso patologico trova conforto, o meglio, cerca di
trovarlo, poiché il raggiungimento di un ipotetico fine può essere determinato non solo dal
medico o solo dal paziente, ma bensì da entrambi, attraverso un lavoro di collaborazione.
Tale lavoro si identifica in un “accordo”, stabilito prima dell’inizio della seduta, volto a
definire le condizioni della cura, le quali prevedono massima sincerità nell’esporre qualsiasi
tipo di idea, di stato d’animo, di suggestione, di percezione e di intuizione, da parte del
paziente, al medico, il quale deve però osservare e analizzare con scrupolosa discrezione ogni
cosa comunicata dal malato. La sincerità da parte del paziente è assolutamente necessaria, e
per sincerità si intende di comunicare anche ciò che la sua coscienza reputi inappropriato o
inopportuno, cosicché la terapia risulti efficace nella sua “messa a nudo” nei confronti
dell’inconscio.
3. Il metodo utilizzato all’interno del contesto psicoanalitico è il metodo delle libere
associazioni, strumento attraverso il quale il paziente si relazione con il terapeuta con
massima fiducia, così da essere libero di comunicare il suo più nascosto pensiero, per
esprimere le sue più recondite passioni e tutto ciò che di spontaneo e talvolta inconsapevole
vi sia nella mente di una persona. Questo rapporto di estrema fiducia non si crea da solo, anzi
ci si deve impegnare a crearlo sulla base di un rapporto intimo con una persona importante
per il paziente, ad esempio un familiare o comunque una figura di rilievo per esso; questa
figura intimamente connessa con la mente e i pensieri del malato deve andare a stabilirsi
nella figura del terapeuta, ovvero vi si deve associare pienamente, così da stimolare la
sincerità e la totale dedizione del paziente verso l’esplicitazione di suoi particolari impulsi,
ricordi, o desideri che siano. Questo processo viene definito da Freud Transfert, traslazione,
poiché proprio di tale si tratta, ovvero di una traslazione emotiva dalla quale dipenderanno gli
esiti delle sedute, e, affinché funzioni, non bisogna aspettarsi esiti positivi o negativi, bisogna
solamente aspettare riscontri di carattere impulsivo, istintuale, slegati da ogni vincolo
razionale o autocritico del paziente. L’innovativa metodologia portata avanti
dall’avanguardistico Freud si delinea sicuramente più efficace dell’ipnosi, poiché tale pratica,
focalizzata sull’eliminazione dell’evento traumatico (considerato come unica motivazione del
crearsi delle manifestazioni patologiche), tende a essere inadatta a guarire il paziente, anzi vi
sono più probabilità di causare ad esso più mancanze di quante già ne abbia. L’ipnosi infatti
tende a far ripresentare i sintomi isterici o nevrotici, una volta interrotta la seduta;
l’incompletezza di tale pratica è inoltre aggravata dalla posizione che il terapeuta assume nel
rapporto instaurato tra esso e il paziente. Tale rapporto si incentra sul medico, il quale viene
assoggettato da un attaccamento emotivo da parte del paziente, definito da Freud “erotico” in
alcune occasioni (con riferimento al principio di erotismo in un senso più ampio, quasi a un
livello pulsionale, istintivo), causato dall’azione che il primo esegue sulla sintomaticità del
malato, lasciando quindi irrisolta l’inquierudine e il conflitto interiori presenti nel caso
patologico.

Joshua Francesco Cruciano VH

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