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Il dato referenziale, pur essendo riconoscibile, è notevolmente essenzializzato (anche se ancora non
approda all’astrattismo): le foglie degli alberi sono diventate puntini, le cupole e i minareti in lontananza
non sono altro che squillanti piani-colore, rialzando i toni del quadro che verterebbero altrimenti sulle
gamme più scure del blu, del bruno e del nero. Poche pennellate definiscono i volti dei due personaggi: un
tratto rosso brillante per il copricapo dell’uomo, il cui viso non è minimamente precisato. Nonostante ciò è
ravvisabile il profondo sentimento che anima i due. Come osserva P.G. Tordella: “La pittura, realizzata con
macchie differenziate, veniva a rivestire il colore di un significato autonomo rendendolo indipendente dalla
forma dell’oggetto“. Il merito va alla spiritualità che forma e colore, anche in uno stato più puro e meno
definito, instaurano con uno spettatore che abbia l’animo predisposto a questa esperienza: ciò costituirà
anche la profonda differenza tra l’opera di Kandinskij con quella di Matisse. Come è noto, questo sarà il
tema di tutta la ricerca kandiskiana che verrà affrontata, oltre che nei suoi quadri, anche nel libretto Dello
Spirituale nell’Arte.
L’altra direttrice seguita da questa opera è l’interesse da parte dell’artista per il Medioevo russo con le sue
fiabe e leggende. L’ attenzione a tale argomento gli era stata prematuramente instillata durante l’infanzia
dalla zia materna Elisabetta Ivanova. Come ricorda lo stesso Kandinskij: “Debbo a lei il sorgere in me d’un
grande amore per la musica, per le fiabe, poi per la letteratura russa, e per la profonda natura del popolo
russo”. In fondo, la sua predisposizione ad uno stile bidimensionale e pointilliste è rintracciabile anche
nell’antica arte russa, con i suoi mosaici, la sua pittura di vetrate e le sue icone, che sicuramente l’artista
aveva conosciuto durante i numerosi viaggi. L’interesse maturerà ulteriormente quando Kandinskij
frequenterà la cerchia de Il Mondo dell’Arte di Ivan Bilibin e Nikolaj Rerich. Dunque, la determinazione ad
indagare le ragioni e le origini del fare artistico, che si evince da questo quadro, sarà una costante del suo
percorso, anche quando giungendo all’astrazione, egli risalirà allo studio del disegno infantile come forma
primordiale dell’esperienza estetica umana.