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Il poeta William Blake, uno degli esponenti del romanticismo inglese, fonda la sua visione della

realtà sulla teoria denominata Complementary Opposite, secondo la quale la coesistenza di due
concetti ossimorici è necessaria e non causa il loro reciproco annullamento: il bene non può godere
di un’esistenza autonoma, ma ha bisogno del suo contrario, dunque senza uno “scontro pacifico” il
progresso dell’umanità non è consentito. Un ragionamento simile è stato perseguito anche dal
filosofia idealista Fichte, il quale attraverso un procedimento dialettico – formato da tesi, antitesi e
sintesi – ha cercato di dare una spiegazione all’Io, che rende possibile l’attività conoscitiva,
opponendolo a qualcosa definito come altro da sé, ovvero la natura, senza la quale esso non sarebbe
possibile. Dunque sembra chiaro che le contraddizioni regolino il mondo intero: difatti anche
nell’uomo è insita un’opposizione di fondo. L’uomo giace insoddisfatto a metà tra il finito e
l’infinito, senza trovare requie: da un lato è un essere biologicamente perfetto, ma dall’altro questo
senso di compiutezza svanisce nel momento in cui si relaziona alla mente, ovvero qualcosa di
talmente sfuggente che assume innumerevoli sfumature di significato, qualcosa che ci trasporta su
un piano metafisico, non tangibile. La mente umana è un concetto senza limiti di cui si deve avere
paura: se non controllata può condurre all’autodistruzione. È instancabile, inesauribile ed è
impossibile circoscrivere entro dei confini la sua attività perpetua, la quale, almeno per esperienza
personale, causa il più delle volte sofferenza. La mente è attratta dall’ignoto, dall'indefinito e
proprio per questo tendiamo naturalmente a porci quesiti esistenziali, ai quali ancora non si è in
grado ancora di dare una risposta esauriente e proficua. Dunque cerchiamo di sopperire a tale lacuna
attraverso l’immaginazione, la quale ha la facoltà di farci viaggiare, di farci toccare dimensioni non
concrete, di illuderci di aver trovato una soluzione a tutto, provocando così un temporaneo piacere.
L'uomo è costretto a convivere in uno stato di forte tensione, oscillando tra certezza e incertezza, è
attanagliato da dubbi e perplessità sul perché della proprio esistenza: proprio su questo tema si
incentra la riflessione del fisico inglese Paul Davies nel libro La mente di Dio. Il senso nostra vita
nell’Universo, pubblicato nel 1993. Egli, afferma con convinzione, non si sente di escludere che la
vita dell’uomo sia stata voluta da un qualcosa di più alto, di inspiegabile. Può sembrare una
posizione paradossale, giacché anche un fisico non riesce più a trovare risposte plausibili e scritte
attraverso gli aridi caratteri della matematica, contravvenendo così alle convinzioni generali degli
scienziati, i quali sono ostili a ogni forma di argomento metafisico e non condividono l'idea che
possa esserci un Dio, o anche un principio creativo o fondamento dell’essere impersonale che
sottenda la realtà a renda meno brutalmente arbitrari i suoi aspetti contingenti. David quindi non
condivide questo disprezzo perché per lui l’uomo, purtroppo o per fortuna, non è in grado di dare
una spiegazione a tutto, ma solo a una minima parte e perché si trova a vivere in un universo
consapevole di sé proprio perché l’essere umano per definizione è cosciente e ciò lo porta a credere
che la nostra esistenza è stata voluta. È una posizione incredibilmente difficile da accogliere,
poiché non facciamo altro che far prevalere la nostra razionalità e cercare di trovare un senso a
qualsiasi cosa sembri fuori dal normale, credendo così di annientare quel dualismo insito nell’uomo,
in nome della compiutezza e del compiacimento di sé. Forse erriamo proprio in questo, nel pensare
che dietro a ogni singolo oggetto ci sia una spiegazione logica e matematica pronta a smorzare
pensieri e riflessioni. Proprio per la teoria degli opposti complementari, precedentemente esposta,
l’elemento razionale non può esistere senza quello irrazionale: sono dell’opinione dunque che
l’uomo non possa pretendere di detenere una conoscenza totale, logica e razionale di tutto poiché,
per quanto sia indubbiamente allettante, sarebbe condotto all’annichilimento e non proverebbe più
quelle emozioni di tensione, di irrequietezza e di piacere, ad esempio molto banalmente quando si
contempla il cielo stellato spesso associato all’idea di infinito, che assieme alle illusioni, come
sostiene Leopardi, ci fanno sentire vivi e non nella staticità. L’uomo esiste all’interno di un circolo
vizioso privo di soluzione: sia che egli conosca l’inconoscibile o mo sarà sempre insoddisfatto.

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