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VIVERE UN CORSO IN MIRACOLI

Come menti sbagliate, menti corrette,


e insegnanti avanzati

Kenneth Wapnick, Ph.D.

Prima parte
The Lighthouse
Volume 23, numero 4, dicembre 2012

Sin dall’inizio della mia lettura di Un corso in miracoli rimasi impressionato dal modo in cui integrava una
visione del mondo profondamente metafisica – un puro non dualismo – con linee guida molto specifiche che
affondano le loro radici nel lavoro monumentale di Freud nel comprendere le dinamiche dell’ego (quello che
egli definisce psiche). E’ questa integrazione che permette di vivere pienamente in un mondo dualistico, ma
allo stesso tempo riflettendo la realtà della perfetta unità non dualistica del Cielo. Di fatto direi che questa
integrazione di un non dualismo tipo Vedanta con una psicologia sofisticata è quello che, più di ogni altra
caratteristica, stabilisce l’unicità del Corso tra le spiritualità del mondo, antiche e contemporanee. Inoltre, è la
pratica del suo principio di perdono che rende la metafisica di un Corso in miracoli più di una semplice
“speculazione filosofica” (C-in.1:1). Come dice il Corso di se stesso, con riferimento alla relazione degli
esercizi del libro degli esercizi con la teoria del testo:

Una base teorica come quella fornita dal testo è una struttura necessaria per rendere significativi gli esercizi di
questo volume. Tuttavia è il fare gli esercizi che renderà possibile raggiungere l’obiettivo del corso (L-in-1:1-2).

Dopo tutto, gli insegnamenti del Corso sulla natura illusoria di un mondo che non c’è non significa nulla
per noi che viviamo – ci alziamo, lavoriamo e andiamo a dormire – seguendo le sue leggi spaziotemporali (L-
pI.169.10), a meno che non ne riflettiamo la verità vivendo ogni giorno con gentilezza e compassione per tutte
le cose viventi e non viventi. Questo articolo discuterà i modi diversi che la nostra vita di apparenti corpi che
sembrano interagire con altri apparenti corpi può intraprendere: con la mente sbagliata come ego speciali, con
la mente corretta identificandoci con la visione di perdono di Cristo ed infine come insegnanti avanzati che
sono progrediti verso una vita dedicata a far sì che il Suo Amore di guarigione si estenda tramite loro ad altre
menti.

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Siccome l’ego parla per primo (T-5.VI.3:5), cominciamo con uno sguardo a come il suo sistema di
pensiero di separazione e specialezza guida il nostro vivere quotidiano, ricordando quanto l’ego sia subdolo,
dando così furbamente l’impressione di essere lo Spirito Santo. Tuttavia ci sono degli indizi specifici che
possiamo cercare che ci aiuteranno a penetrare la vernice spirituale dell’ego per rivelare il suo scopo nascosto
di rinforzare le illusioni e poterci così muovere, oltre la sua subdola facciata, nella verità (ex. T-11.V.1).

Come vivono nel mondo le menti sbagliate


La maledizione della specialezza dell’ego

Vi sono, naturalmente, gli ovvi modi della mente sbagliata di vivere nel mondo: rabbia, giudizio, interessi
separati. Questi seguono il principio centrale dell’ego di o l’uno o l’altro: uno vince, l’altro perde – non posso
avere qualcosa senza prenderlo da te. Ciò riflette la quarta legge del caos dell’ego, possiedi quello che hai
preso (T-23.II.9:3). Noi tutti conosciamo troppo bene queste espressioni di ciò che Un corso in miracoli
definisce relazioni di odio speciale – in noi stessi e negli altri nel nostro mondo personale, per non parlare del
mondo in generale – e così non c’è bisogno di soffermarci su di esse qui.

Tuttavia, sono difficili da discernere le insidiose reazioni dell’ego che sembrano così spirituali e risonanti
col Corso, le relazioni d’amore speciale che sono di gran lunga più devastanti dell’odio speciale. Come dice
spesso mia moglie Gloria, ex insegnante di storia: “te la cavi molto meglio con un Hitler che con un leader che
sostiene soltanto di essere democratico, perché almeno sai da che parte stare.” Dopo tutto non è stata colpa di
Hitler se il mondo non ha preso seriamente il suo Mein Kampf, un trattato sulla grandiosità dell’ego e pieno di
odio che egli scrisse da giovane mentre era in prigione.

Gli studenti di Un corso in miracoli spesso associano “la spiritualità del Corso” con la forma, i
comportamenti che credono riflettano i principi di perdono, non prestando attenzione all’esortazione di Gesù
in Il Canto della preghiera, riguardante il porre il perdono “entro una struttura terrena” (S-2.III.7:3). Questo
significa non comprendere che il processo del perdono non avviene veramente con nulla di corporeo o di
esterno.

Ricordo molti anni fa durante il dispiegamento delle forze americane nel 1991 in Iraq (a cui si fa talvolta
riferimento come alla prima Guerra del Golfo) che una coppia annunciò orgogliosamente, in occasione di un
seminario della Fondazione, che quando la notizia arrivò con resoconti audio e video dei combattimenti, essi
mandavano luce dalla loro mente all’apparecchio televisivo, battagliando contro il sistema di pensiero di guerra
dell’ego che stavano osservando. Il loro errore, naturalmente, era che questo altrimenti ben intenzionato
comportamento semplicemente rinforzava la realtà dell’odioso principio dell’ego di o l’uno o l’altro (il bene
contro il male) rendendolo reale in virtù del difendersi da esso (“le difese fanno ciò da cui vorrebbero
difendere” – T-17.IV.7:1). Sarebbe stato molto più in linea con gli insegnamenti di perdono del Corso se essi
avessero riconosciuto la colpa e il giudizio in loro stessi che facevano sì che loro fossero turbati dagli ego
ritratti dal telegiornale – vittime e carnefici. Ciò avrebbe aperto la porta della loro mente, permettendo loro di
negare il potere dell’ego di condizionarli. Avrebbero perdonato la resistenza della loro mente a lasciare andare
la nozione folle che l’ego fosse il problema, accettando invece che il problema era la decisione della loro mente
di credere nell’ego e nel potere del suo sistema di pensiero di odio e morte.

Casualmente, questa pratica apparentemente ben intenzionata di inviare luce non solo è comune in studenti
per schivare il male percepito, ma anche nella sua forma più “positiva” di inviare luce verso aree in subbuglio
del mondo geopolitico o di corpi individuali. Di nuovo, queste forme rinforzano semplicemente il credere nella
realtà del sistema di pensiero dell’ego e del suo mondo di separazione, una copertura persuasiva al vero
problema, il credere della nostra mente nell’ego:

Solo la tua alleanza con esso da all’ego un qualsiasi potere su di te … L’ego non è nient’altro che una parte di ciò
che credi di te stesso … Esso dipende dalla tua mente e, come lo hai fatto credendoci, così lo puoi dissipare
smettendo di credere in esso. Non proiettare su nessun altro la responsabilità della tua credenza in esso, o
continuerai a crederci (T-4.VI.1:2,6; T-7.VIII.5:2-3).

Se il Corso credesse nel peccato, cosa che ovviamente non fa, il più grande di tutti, equivalente al peccato
di bestemmia contro lo Spirito Santo che non potrà mai essere perdonato (cf. Marco 3:28-29), sarebbe quello
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di rendere l’errore reale. Come esorta Gesù: “Non vedere l’errore. Non renderlo reale” (S-2.I.3:3-4). L’erro-
re non è mai fuori di noi perché non c’è nessun fuori! Di nuovo Gesù: “Quindi, non cercare di cambiare il
mondo, ma scegli di cambiare la tua mente riguardo al mondo” (T-21.in.1:7).

Un’altra forma di come l’ego guidi la nostra vita quotidiana, nascosta dal velo della sincerità conscia, si
ha quando gli studenti del Corso cercano di evitare le forme del coinvolgimento dell’ego nel mondo, credendo
che così facendo stanno indebolendo il sistema di pensiero dell’ego. Studenti bene intenzionati spesso non
parteciperanno (e sfortunatamente guardano dall’alto in basso chi lo fa) a professioni che implicano il corpo o
i sistemi di pensiero di opposizione. Queste includono, anche se questa non è affatto una lista completa, tutto
ciò che ha a che fare con sanità o legalità o diversi tipi di assicurazione.

Questi studenti sinceri possono, similmente a molti appartenenti alla Scienza Cristiana, ripudiare le cure
mediche (tradizionali o alternative), affermando che non desiderano dare potere al corpo. Talvolta rifiutano di
servire nelle giurie, usando il Corso come scusa, o cancellano polizze assicurative sulla base del fatto che
questo “inviterebbe” l’avvenimento delle calamità dell’ego, rinforzando la credenza dell’ego nella realtà del
tempo lineare (passato, presente e futuro). Ciò che rende tutto ciò ancora peggiore, ripeto, sono i giudizi contro
gli altri che commettono tali “atti non spirituali” rafforzando in questo modo il loro posto speciale – almeno
nella loro percezione di sé – di essere veri studenti di Un corso in miracoli.

Per sostenere le loro posizioni questi studenti possono ben citare la lezione 136 (la malattia è una difesa
contro la verità), la 153 (“la mia salvezza si trova nella mia assenza di difese”), e la 194 (“metto il futuro nelle
Mani di Dio”). Tali citazioni sono, come minimo, infelici, perché gli studenti cercano inconsciamente di
camuffare il loro comportamento spesso non gentile e giudicante dietro le parole del Corso, il contenuto
dell’ego che si nasconde dietro la forma del Corso.

L’errore in tutta questa “attività spirituale”, per dirla in altro modo, è che mette l’enfasi sull’esterno che
viene percepito come una minaccia, ignorando il potere del sistema di difesa della mente di negazione e
proiezione. Rivedendo i commenti di Gesù sui cristiani: “molti sinceri studenti del Corso hanno frainteso ciò”
(T-3.1.1:3). Quello che è stato dimenticato è che poiché non vi è alcun mondo lì fuori (vedi per ex., L-pI-
132.4-6), non ci può essere alcuna gerarchia di illusioni, nonostante la prima legge del caos dell’ego (T-
23.II.2:3). L’ego argomenta continuamente a favore della sua verità affermando che alcune cose nel mondo
fenomenico sono veramente significative (leggi: spirituali), accordando valori più alti o più bassi a persone,
luoghi, oggetti e attività. Il nostro bisogno di rendere il mondo e i corpi reali, importanti ed efficaci, può così
facilmente mettere il bastone fra le ruote affinché il decision maker non diventi consapevole di essere la sola
verità dentro al sogno di separazione.

Proprio come non dovremmo mai sottovalutare il potere della mente di credere nell’ego (T-5.V.2:11), non
dovremmo mai sottovalutare il potere che la repressione ha di negare il nostro sé che è mente, facendoci credere
invece di essere corpi senza mente, persone individuali su un sentiero spirituale. Dobbiamo ricordare che la
proiezione fa la percezione (T-13.V.3:5; T-21.in.1:1): quello che vediamo fuori è sempre e soltanto quello che
abbiamo proiettato. Desideriamo percepire e rendere reale, nel mondo di corpi senza mente, la separazione che
non vogliamo riconoscere come decisione della mente a favore dell’ego.

Possiamo perciò discernere un metodo nella follia decisa dall’ego per far si che noi si creda effettivamente
che ci sia una gerarchia di illusioni (spiritualità, professioni, comportamenti). Tale credenza, e l’esperienza che
inevitabilmente ne consegue, serve bene lo scopo dell’ego di mantenere la nostra attenzione così ben radicata
nel mondo spaziotemporale, da non ricordarci mai che il nostro sé è una mente che prende la decisione. E tutta
questa follia è intelligentemente nascosta dietro i veli di specialezza che ci differenziano dagli altri, in cui viene
rafforzata la percezione che la Figliolanza frammentata è viva e vegeta e molto reale. Per sottolineare questo
punto importante ancora una volta noi sottovalutiamo l’aura seducente della specialezza a nostro pericolo,
perché è molto facile che il trionfo della forma sul contenuto seppellisca il vero problema (e la soluzione) che
si trova nella mente che prende la decisione, rendendo così impossibile la correzione.

A causa dei pericoli della specialezza spirituale, Gesù sollecita i suoi studenti a guardarsi dai doni gravosi
del giudizio, vedendo in tutti loro, per quanto tentanti possano essere le loro cornici di specialezza, il quadro
nascosto della separazione e della colpa (T-17.IV). Ci si sente così bene a giudicare gli altri, e in modo ancora
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più speciale, quando possiamo nascondere l’attacco dietro veli di spiritualità. Il lettore può ricordare questo
passaggio riguardante l’attrazione della cornice della relazione speciale che nasconde il suo reale regalo di
morte:

La relazione speciale ha la cornice più imponente e ingannevole di tutte le difese che l’ego usa. … Nella cornice
è intessuta ogni sorta di illusione d’amore chimerica e frammentata … Che il tuo sguardo non si soffermi sul
luccichio ipnotico della cornice. Guarda il quadro e renditi conto che è la morte che ti viene offerta (T-
17.IV.8:1,3;9:10-11).

Nessuno può negare veramente questa attrazione verso la specialezza e nulla è più attraente della
specialezza spirituale. Essa ha il potere di convincere persino gli studenti più sinceri e seri a credere che i loro
giudizi sugli altri abbiano un fondamento spirituale e che possono addirittura essere la volontà di Gesù.
L’indizio che risposte del genere sono dell’ego e non dello Spirito Santo non è solo che il mondo viene reso
reale, ma che si possano percepire, nella Figliolanza e nelle varie circostanze che ci capitano, delle differenze
significative.

La visione di Cristo, di pace per tutti, in un certo senso l’obiettivo di Un corso in miracoli (T-8.I.1:1-2),
si basa sulla verità – il riflesso della perfetta unità del Cielo – che siamo tutti la stessa cosa; che le differenze
nella forma sono insignificanti perché nascondono l’uguaglianza di contenuto che si trova nella mente di
ognuno: ego, Spirito Santo e il potere del decision maker di scegliere tra i due. Ecco perché Gesù si unisce a
noi per condividere la sua visione di perdono con tutti quelli che vediamo (T-31.VIII.8), senza eccezione. La
sua percezione unificata diventa la linea guida per come i suoi insegnanti dovrebbero vivere nel mondo
illusorio di corpi separati.

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