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I MESSA GGI DELLE EMOZIONI

Di L ind a K oh an ov

(Ispirati, in parte, al lavoro di Karla McLaren, autrice di “ The Language of


Emotions”)

Em oz ione: Paura (minaccia/pericolo esterno)

Me s sa g gi o: Intuitivo. Consapevolezza focalizzata su qualcosa che e’ un pericolo per la nostra


salute fisica, emotiva o spirituale.

D o ma nd a d a f ar e al l’E m oz io ne: Qual e’ il pericolo? Che azione devo prendere per


mettermi al sicuro?

Inte nsificaz ione de ll’e m oz ione: Preoccupazione, ansia, confusione, affievolirsi dei sensi,
panico, terrore, dissociazione

C o m ment i:
Panico e terrore sono il risultato di un pericolo vero e urgente che e’ stato ignorato e che spesso ci
arriva (ed e’ accentuato) da un trauma che non vogliamo vedere o su cui non vogliamo lavorare.
Molti scritti nel campo della psicoterapia somatica (ad es Peter Levine autore di “Traumi e
schock emotivi”, Macro edizioni) sottolineano che la dissociazione e’ lo stato a cui si arriva
quando non siamo capaci di scappare da una situazione che percepiamo come letale. Questa puo’
essere vista in molti cavalli che sono stati “domati” per mezzo di tecniche di dominanza e
violenza.
Chi, per esempio, sopravvive ad attacchi sessuali molto spesso si relaziona con cavalli che hanno
subito questo tipo di trattamento (Risonanza emotiva).

A volte la paura si insensifica quando iniziamo a dissociarci o razionalizzare una situazione che
invece necessita di piena consapevolezza. In questo caso la paura sparisce semplicemente
respirando nella parte contratta del plesso solare.
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Em oz ione: Vulnerabilita’ (minaccia interna)

Me s sa g gi o: Qualcosa di significante sta per essere rivelato o sta per cambiare

D o ma nd a d a f ar e al l’E m oz io ne: Che cosa sta per accadere e perche’ e’ una minaccia per
lo status quo? Quale dei miei credo, comportamenti o percezioni sono messi alla prova?

Inte nsificaz ione de ll’ E mozione: Panico, ira

C o m ment i:
La vulnerabilita’ e’ un emozione che si presenta spesso in sessioni di EFL. La chiave di lettura sta
nel separarla dalla paura che e’ il nostro NATURALE SISTEMA DI ALLARME.
Se, tramite il sistema naturale di consapevolezza mente-corpo abbiamo verificato che non c’e’ un
pericolo preciso nel nostro ambiente e’ allora necessario controllare se la minaccia arriva da noi
stessi.
La vulnerabilita’ segna il punto in cui un nostro vecchio sistema di credenze, un modo di far
fronte alle situazioni o una nostra percezione del mondo viene messa in discussione. Oppure una
parte repressa sta mettendosi in mostra.
Questo diventa un pericolo per noi poiche’ il False Self (maschera) e’ una fatto di abitudini che
non hanno potere creativo per immaginare nuove vie di uscita o modi per uscire dalla situazione
in risposta all’intuizione avuta.
La sensazione si intensifica e diventa panico o rabbia nel momento in cui la nostra maschera sta
decidendo se scappare o lottare.
Ci si sente quasi come se fosse la nostra stessa vita ad essere in pericolo.
Infatti, e’ addirittura messo in pericolo lo stesso status e la stessa vita della maschera perche’
prendendo atto dell’intuizione avuta il nostro Se’ Autentico potrebbe PERFINO decidere di
CAMBIARE!
Il panico risulta invece dal bisogno, in una situazione come questa, di scappare dall’intuizione.
La rabbia si ha quando la nostra maschera, o ego, sta combattendo o cercando di soffocare
l’intuizione.
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Em oz ione: Rabbia

Me s sa g gi o: E’ necessario ricostruire o mantenere confini ben chiari. Incoerenza, discordanza.

D o ma nd a d a f ar e al l’E m oz io ne: Che cosa deve essere protetto? Che cosa deve essere
ripristinato? Qual e’ l’emozione dietro la maschera? E’ rivolta a me?

Inte nsificaz ione de ll’ E mozione: Ira, furia (che esplodono verso chi ha violato i nostri
confini); Vergogna e colpa (quando siamo noi a violare i confini altrui); Tedio e apatia (coprono
la rabbia con cui non si vuole avere a che fare e sono una strategia non violenta per non
fronteggiare l’accaduto)

C o m ment i:
La vergogna e’ un emozione complessa e spinosa perche’ molto spesso ci e’ stata “scaricata” dai
nostri genitori, mariti, mogli o da figure di autorita’.
Ponendoci le domande sopra menzionate possiamo comprendere se questa ha origine dal nostro
comportamento, per cui possiamo fare qualcosa, o se appartiene a qualcun altro che sta
proiettando un emozione su di noi per sentirsi meglio SENZA pero’ cambiare nulla in loro stessi.
La vergogna trasferita su altri e’ molto commune in situazioni di abuso (abuso inteso come
verbale e/o fisco) dove vi e’ una persona in particolare che diventa il capro espiatorio di un intera
famiglia (o ufficio o gruppo religioso etc…), mentre l’emozione appartiene al perpetuatore.

Il parere di Klara McLaren su tedio e apatia sono particolarmente interessanti.


Chi usa queste due emozioni come strategia per far fronte ad una situazione di rabbia puo’ essere
risentito o sarcastico SENZA pero’ far del male a livello fisico, MA il danno emotivo
(specialmente nei bambini) e’ equalmente distruttivo, senza che vi siano effettivi danni fisici
visibili.
E’ stato notato come persone estremamente sensibili reagiscono con rabbia difronte a persone che
sono incoerenti. In questo caso la rabbia e’ un campanello d’allarme che ci fa capire quando
stiamo interagendo con qualcuno che non e’ come sembra, che sta infatti utilizzando la maschera
della felicita’, amicizia, coraggio o controllo. Anche se invece le emozioni che sentono sono
quelle di agressivita’, tristezza o paura.

Il modo piu’ efficace di leggere il messaggio che sta dietro la rabbia e’ di controllare se qualcuno
ha oltrepassato un confine. Se non e’ cosi’, si tratta di incoerenza.
Ponendosi la domanda: “Qual e’ l’emozione dietro la maschera ed e’ diretta contro di me”
possiamo riuscire a determinare se la persona sta nascondendo qualcosa per approfittare di noi o
se semplicemente e’ triste, rabbiosa o piena di paure per motivi personali e quindi non vuole
tirare fuori queste emozioni in situazioni pubbliche e/o sociali.
In questo ultimo caso la rabbia molto spesso viene dissipata semplicemente notando
l’incongruenza e realizzando che la persona ha quel comportamento perche’ e’ in conflitto
interiore.
Nel primo caso, invece, la rabbia non si dissolve finche’ non prendiamo posizioni precise e ci
proteggiamo (confini!).
E’ importante notare che tristezza e rabbia sono a volte usate come maschere reciproche.
Le donne a volte piangono deducendo che sono tristi, quando invece sono arrabbiate perche’
hanno paura a prendere le proprie difese.
Gli uomini esprimo rabbia piu’ frequentemente quando si sentono tristi perche’ hanno paura di
scoprirsi vulnerabili nei confronti degli altri.
Queste non sono regole ferree; a volte gli uomini hanno paura delle forze esplosive insite nella
loro rabbia repressa e allora mostrano tristezza, mentre alcune donne preferiscono arrabbiarsi che
essere tristi perche’ hanno paura che non riusciranno piu’ a smettere di piangere una volta che si
lasciano andare
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Em oz ione: Frustrazione

Me s sa g gi o: Le nostre azioni non sono efficaci

D o ma nd a d a f ar e al l’E m oz io ne: Dov e’ il blocco? Cosa posso fare di diverso? A chi


posso chiedere aiuto?

Inte nsificaz ione dell’Emozione: Ira

C o m ment i:
La frustrazione e’ molto comune soprattutto nei rapporti uomo-cavallo. Viene scambiata spesso
per rabbia ma la differenza risiede nel messaggio.
La frustrazione si presenta quando quello che facciamo (tecnica, metodo) nel nostro lavoro, nella
nostra vita, in una relazione NON FUNZIONA.
Invece di cercare alternative, o chiedere aiuto, continuiamo a cercare di rompere le barriere
utilizzando strategie che magari nel passato sono servite, ma che nella situazione attuale non
producono alcun risultato.
La frustrazione continua ad aumentare al punto di arrivare ad essere furia quando ci rifiutiamo di
adattarci e/o esplorare alternative.
E’ necessario, quindi, rompere gli schemi e andare oltre.

Em oz ione: Agitazione/Ansia (spesso confusa con la rabbia)

Me s sa g gi o: Stai interagendo con una persona incongruente

D o ma nd a d a f ar e al l’E m oz io ne: Qual e’ l’emozione dietro la maschera della persona con


cui state interagendo? Il vostro ben essere? amicizia? controllo?

Inte nsificaz ione: Ira, mancanza di fiducia

C o m ment i: Ci si puo’ chiedere come poter rispondere a questa domanda qando qualcuno sta
cercando di nascondere le proprie emozioni. Chiunque indossi una maschera di felicita’,
remissivita’, indifferenza o controllo rigoroso per nascondere vulnerabilita’, delusione,
frustrazione, gelosia o dolore, puo’ o meno essere un “bugiardo”. Certe persone possono essere
influenzate da tanti fattori a reprimere le proprie emozioni che non sanno piu’ cosa stanno
sentendo. Chiedendosi “Qual e’ l’emozione dietro la maschera ed e’ diretta verso di me?” si puo’
determinare se la persona sta effettivamente nascondendo qualcosa per aprofittarne oppure e’
semplicemente triste, arrabbiato, o ha paura per ragioni personali. In questo caso, realizzando
l’incongruenza del nostro interlocutore (che puo’ essere sentita come rabbia per qualcuno o come
agitazione e ansieta’ per altri) spesso ci calmiamo e realizziamo che la persona potrebbe
comportarsi in questo modo a causa di conflitti interiori.

E’ possibile anche osservare i movimenti del corpo, la postura, le espressioni del viso e il
comportamento nel tempo per confermare la veridicita’ delle proprio sensazioni.
Una persona che vi saluta e vi dice che sta bene con un sorriso che assomiglia piu’ a una smorfia,
in combinazione con le spalle tese e movimenti agitati e’ probabilmente arabbiato o frustrato per
qualcosa che gli e’ successo.
Se la persona ha occhi assenti, spalle curve e bassa vitalita’, potrebbe essere triste o depresso. Se
invece e’ sempre sulle difensive e tenta di avere tutto sotto controllo, probabilmente si sente
vulnerabile e ha paura per qualcosa. Potrebbe essere legato al lavoro o all vita personale. In ogni
caso e’ bene cercare di capire l’emozione dietro la maschera, anche e soprattutto per proteggere
se’ stessi e i propri confini.
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Em oz ione: Senso di Colpa

Me s sa g gi o: la colpa viene sentita soprattutto quando c’e’ una critica ad un comportamento


distruttivo incurante o abusivo.

D o ma nd a d a f ar e al l’E m oz io ne: Quale e’ stato il mio comportamento ultimamente? Mi


sono comportato male? Qual’ era la mia motivazione? Come posso canalizzare i miei bisogni in
modo piu’ produttivo? A chi posso chiedere aiuto?

Inte nsificaz ione: biasimo, vergogna, rimorso, proiezione, negazione

C o m ment i: Nella sua forma piu’ pura la colpa incoraggia le persone a prendersi la
responsabilita’ delle proprie azioni. Il sistema di giustizia punisce le persone per aver infranto le
regole, ma non e’ in grado di farli sentire colpevoli.
Essendo una sensazione interna e non controllata da influenze culturali esterne, la colpa e’ un
sistema d’allarme empatico, un regolatore sociale, un modo per il tuo corpo emozionale per
avvertire che si sta andando “fuori rotta”. Quando ci si sente in colpa si puo’ ie’ il nostro sistema
di consapevolezza mente/corpo che ci sta facendo notare che il nostro comportamento ha causato
o sta causando sofferenza. A noi stessi e/o ad esterni. Imparare a chiedere scusa con sincerita’ e’
il primo passo, a cui pero’ e’ necessario far seguire un cambiamento del comportamento
originale. In questo modo, prendendosi la rsponsabilita’ di cio’ che abbiamo fatto o detto aiuta a
rilasciare la colpa e permette ri notare questi comportamenti piu’ chiaramente in future ed evitarli.

Per quello che riguarda le intensificazioni di questa emozione, la vergogna (il rimorso) e’ l’unico
sentimento vero, mentre proiezione, negazione e biasimo sono solo dei modi per sfuggire al senso
di colpa e sfuggire alla responsabilita’. Molto spesso si arriva a biasimare “l’altro” o la societa’ o
chi per essa, tutti comportamenti acquisiti e che fanno parte di noi. Proprio per questo e’
necessario rendersene conto e cambiare il comportamento, che e’ l’unica cosa ad essere in difetto.
Non la persona stessa.

Una cosa che puo’ succedere spesso quando non si ammette una colpa o la si nega, e’ finire con il
“proiettare la propria ombra” (intesa dal punto di vista Junghiano come cio’ che rappresenta tutto
quello che non conosciamo e che temiamo) su qualcun altro. Puo’ essere un collega, il partner, un
membro della famiglia. Trovare sempre il capro espiatorio per evitare di sentirsi in colpa da’ la
possibilita’ si’ di scaricare la responsabilita’ ma anche di caricarsene ancora di piu’, soprattutto
inconsciamente, ritenedo invece di essere nel giusto.
Sentendosi pero’ ancora piu’ in colpa.
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Em oz ione: Vergogna

Me s sa g gi o: Critica verso un modo di essere o pensare considerato “difettoso. Puo’ anche


essere un sintomo che qualcuno vi sta usando come capro esiatorio.

D o ma nd a d a f ar e al l’E m oz io ne: Sono stato rimproverato per qualcosa? Se si’, mi stanno


usando come capro espiatorio? Come posso stabilire confini con queste persone senza che loro
provino rimorso? Oppure e’ una conseguenza di una matrice comportamentale “vecchia”? Se
cosi’ e’ quale comportamento distruttivo deve essere cambiato?

Inte nsificaz ione: Disperazione, biasimo, proiezione, istinto suicida, bullismo

C o m ment i: La vergogna, dversamente dalla colpa (critica a cio’ che abbiamo fatto), e’ una
critica a cio’ che siamo. Questo sentire spesso si presenta in situazioni sociali dove ci sentiamo
giudicati come “difettosi senza speranza”. Istituzioni culturali o gruppi socio culturali che, per
esempio, ostracizzano e giudicano le persone in base al sesso, razza o staus socio economico,
utilizzano la vergogna per intimidire o dominare.
Possiamo anche provare vergona come risultato di una trasformazione personale, quando ci
“svegliamo” e realizziamo di essere stati usati come oggetto d critiche dap arte di altri.
E’ importante comunque portare l’attenzione ai comportamenti distruttivi, piu’ che alla vergogna,
per muoverci verso un piu’ costruttivo modo di essere, facendo ammenda e attuando cambiamenti
personali, magari chiedendo aiuto a counselors, o professionisti del settore.

Anche qui, disperazione e istinto suicida sono sensazioni, mentre la proiezione, il biasimo e il
bullismo sono strategie, spesso inconsce per rilasciare la sensazione di vergogna.

Quest’ emozione e’ complicata perche’ puo’ esserci stata scaricata addosso da genitori, partners,
colleghi o figure autoritarie. Ponendosi le domande sopra indicate, siamo in grado di riconscere se
la vergogna e’ originata dal nostro comportamento (a quindi possiamo fare qualcosa per
cambiare) o se appartiene a qualcuno che la sta proiettando su di noi per sentirsi meglio senza
pero’ cambiare nulla nel loro comportamento (la via “facile” spesso utilizzata nella risoluzione di
conflitti). La vergogna proiettata sugli altri e’ abituale nelle situazioni abusive dove il piu’ debole
diviene un capro espiatorio dei comportamenti dell’abusatore (sia fisicamente che
psicologicamente).

Sul posto di lavoro la vergogna e’ quasi epidemica, anche se non se ne parla. Molto spesso,
leaders aggressivi e passivi/agressivi utlizzano questa emozione per controllare o intimidire.
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Em oz ione: Invidia

Me s sa g gi o: Qualcuno ha un talento, uno stile di vita o ha avuto un successo che viene


invidiato.

D o ma nd a d a f ar e al l’E m oz io ne: Quale aspetto di questa persona (che sia la carriera, il


talento, o le qualita’ personali e i rapporti personali) mi ispira a dare il meglio? Quale formazione
professionale o talenti personali devono essere sviluppati per raggiungere un simile successo? A
chi posso appoggiarmi per il mio prossimo passo verso la crescita?

Inte ns ificaz ione: Rivalita’, risentimento, impotenza, idolatrazione.

C o m ment i: L’invidia viene definita “consapevolezza dolorosa e risentita nei confronti di un


beneficio che un’altra persona si sta godendo, e il desiderio di trarne lo stesso vantaggio”.
In poche parole quando si vuole avere qualcosa che qualcuno ha gia’, solitamente il successo e la
ricchezza. Puo’ essere una promozione, un certo talento, un riconoscimento professionale o un
rapporto imoprtante.
Usata in modo costruttivo questa emozione ci da’ l’ispirazione ad eccellere. Quando invidiamo
qalcuno questi sta dandoci esempio di cio’ che vogliamo. Potremmo analizzare questa pesona e
studiare come ci e’ arrivato/a. A volte questa persona puo’ diventare mentore.
In caso contrario si puo’ trovare un insegnante (life coach) che ci appoggi nel nostro percorso.
E’ importante comunque studiare la persona che ci ha ispirato ad iniziare (qualsiai cosa essa sia, e
mi permetto di aggiungere, persona o essere senziente, ovvero anche un cavallo!) tenedo in
considerazione non solo i successi ma anche l’educazione, l’esperienza, il coraggio, le difficolta’
e il lavoro che e’ stato necessario ad arrivare alla meta.
Malcom Gladwell nel suo libro: “Fuoriclasse. Storia naturale del successo” osserva che la
maggioranza dei grandi innovatori, dai Beatles a Steve Jobs, hanno speso una media di 10,000 ore
a sviluppare i propri talenti prima di essere in grado di contribuire inmaniera significativa nel
prorio campo.

Attenzione: e’ necessario essere comunque realistici tenendo in considerazione i propri talenti,


valori e risorse.
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Em oz ione: Gelosia

Me s sa g gi o: E’necessario far luce su una ingiustizia sul posto di lavoro (paga), su un’
opportunita’ mancata o risorse non disponibli.

D o ma nd a d a f ar e all’E m oz ione: Esattamente, di chi/cosa sono geloso? E’ una svista non


intenzionale? Se cosi’, come posso rettificare la situazione? In caso contrario a chi posso chiedere
aiuto e quale strategia posso utilizzare per cambiare un sistema non giusto?

Inte nsificaz ione: Risentimento, Indignazione

C o m ment i: La gelosia spesso segnala che sono necessary degli aggiustamenti ad una struttura
professionale o della sfera del sociale che non “gioca lealmente”.
A volte pero’, si diventa gelosi perche’ non si riconoscono i propri punti deboli (insufficente
“know-how”) o mancanze, particolarmente quelle della sfera dell’intelligenza emotive/sociale.
Quando la gelosia si presenta in situazioni professionali e’ importante rivolgersi verso se stessi ai
propri talenti, etica di lavoro e atteggiamento prima di decidere come prosegiure. Quando e’ usata
consapevolemnte e attentamente, la gelosia diventa la guardiana del “fair play” o gioco leale.
Per attenuare l’effetto negativo in te e negli altri, di questa emozione, e’ necessario tenere in
equilibrio i bisogni dell’individuo e del gruppo, riconoscendo in maniera giusta l’operato di
ciascuno.
Nel lavoro e’ naturale essere gelosi di qualcuno che e’ stato promosso a una posizione che
desideravamo. In questo caso la situazione e’ particolare, e’ un caso di ingiustizia inevitabile dato
che solo una persona puo’ essere scelta per la posizione; ma a questo punto e necessaro chiedersi
perche’ questa persona sia stata scelta tra i tanti e studiarne le abilita’. Non solo potrebbe essere
utile fare dei corsi di aggiornamento inmodo da essere piu’ preparati la volta successiva.

Quindi l’invidia come punto di partenza per migliorarci e tirare fuori il meglio di noi (quando
l’altro e’ il tuo specchio).
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Em oz ione: Delusione

Messaggio: Il risultato desiderato o agognato non e’ stato all’altezza delle aspettative

Domanda da fare all’Emozione: Cosa speravo/mi aspettavo che succedesse? Le mie aspettative
erano realistiche? Se si’, come posso comunicare la mia idea con chiarezza a chi puo’ portarla
avanti? In caso contarrio, come posso modificarla per preparare meglio queste persone?

Intensificazione: Rabbia, frustrazione, sfiducia, impotenza, apatia

Commenti: La delusione e’ un emozione commune sia sul posto di lavoro sia nelle relazioni
personali. Quando la ignoriamo o non ce ne curiamo per lungo tempo pio’ insorgere della
negativita’ non dichiarata e/o apatia, il nostro metodo di comunicazine non funziona e ci
facciamo prendere dal cinismo. Quando finalmente si ha il coraggio di affrontare la delusione
verso qualcosa o qualcuno e’, molto spesso, troppo tardi: il nostro livello di frustrazione e
agitazione e’ al limite. In questo stato quasi di disperazione la tendenza a parlare con toni
umilianti mette il referente sulle difensive, creando ulteriri blocchi alla trasparenza e alla
creativita’.
Ponendsi la domanda sopra indicata, prima di un meeting con una o piu’ persone che ci hanno
deluso, e’ possibile preparare il terreno per una conversazione molto piu’ costruttiva. Spesso,
cosi’, si realizza che non si e’ stati chiari in partenza. Quindi, utilizzando la delusione con
accorgimento e in maniera appropriata cio’ inspira a miglio chiarezza, lavoro di gruppo e
soluzione di problemi inerenti.
Quando invece la si ingora si arriva ad un agire in un ambiente di casa o lavoro che dventa tossico
e confuso.

Em oz ione: Tristezza

Me s sa g gi o: Rida’ flusso alla psiche quando vi e’ una perdita immanente ed e’ nel nostro
miglior interesse.

D o ma nd a d a f ar e al l’E m oz io ne: Che cosa deve essere lasciato andare? Che cosa deve
essere rinnovato?

Inte nsificaz ione: Disperazione, sconforto, demoralizzazione, avvilimento.

C o m ment i:
Dobbiamo porci entrambe le domande qui sopra per completare il ciclo. La tristezza ci porta
lacrime in forma di acque di guarigione che ci danno una sensazione di sollievo fisico. Essa
inoltre rimuove blocchi psichici cosi’ che possiamo vivere in modo autentico.
Se non riusciamo e non vogliamo lasciare andare i vecchi schemi e le relazioni distruttive non
saremo mai in grado di riprendere le redini della nostra vita. E la tristezza persistera’.
La tristezza e’ spesso parte di un dolore o anche della depressione, ma nella sua forma piu’ pura
e’ un veicolo di guarigione che ci da’ la motivazione per lasciare andare cio’ che non ci serve
piu’ in modo da poter passare a un nuovo stadio di crescita, sviluppo e creativita’.
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Em oz ione: Dolore, afflizione

Me s sa g gi o: Non abbiamo piu’ la scelta se lasciare andare o meno, perche’ la perdita si e gia’
manifestata (perdita anche intesa come morte).

D o ma nd a d a f ar e al l’E m oz io ne: Di che cosa dobbiamo dolerci?

Inte nsificaz ione de ll’ E mozione: Depressione

C o m ment i:
Quest’emozione ci porta direttamente DENTRO i “fiumi dell’anima”. E’ un’ emozione dolorosa
poiche’ qualsiaasi cosa che si e’ manifestata con noi, che ha preso forma con noi, che si e’
solidificata con noi ad un certo punto non puo’ piu’ persistere e sopravvivere alle innovazioni.
Questo include: Meccanismi di relazione, strategie di sopravvivenza e ogni attaccamento alla
fisicita’ del corpo e alla permeabilita’ delle situazioni.
E’, molto semplicemente, il rendersi conto che siamo UMANI e non IMMORTALI.

Em oz ione: Depressione

Me s sa g gi o: Geniale stasi dell’anima quale segnale di STOP.

D o ma nd a d a f ar e all’E m oz ione: Dove e’ andata la mia energia? Dov’e’ ora? Qual e’ la


direzione che mi dara’ nuova energia?

Inte sific az ione dell’E m oz ione: Perdita’ di se’, perdita dello scopo della vita, impulsi al
suicidio e malattie fisiche (psicosomatiche).

C o m ment i:
La depressione solitamente si manifesta a seguito di un periodo di tristezza, paura, rabbia o dolore
a cui non abbiamo fatto attenzione.
Non e’ un segno di stupidita’, ma, anzi, e’ un geniale metodo di sopravvivenza. La psiche, infatti,
non ha alcuna scelta se non ostacolarci perche’ sa’ che ci stiamo muovendo nella direzione
sbagliata.
In un mondo in cui ci insegnano a non fare attenzione alle nostre emozioni, ai nostri sogni e alle
nostre passioni entrando in relazioni sbagliate o lavori sbagliati, la depressione e’ il nostro freno
d’emergenza. E’ un segnale che quello che stiamo facendo e la direzione in cui ci stiamo
muovendo non si armonizza, non corrisponde ai nostri desideri interni.
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Em oz ione: Istinto Suicida

Me s sa g gi o: La vita che stiamo vivendo sta mettendo in pericolo il nostro corpo e la nostra
anima a livelli estremi e puo’ causare danni irreparabili.

D o ma nd a d a f ar e al l’ E m oz i one: Che cosa deve finire ORA? Che cosa deve essere
soppresso (metaforicamente ucciso)?

Inte nsificaz ione de ll’ E mozione: Morte dell’anima, morte fisica.

C o m ment i:
A volte l’impulso al suicidio risulta dalla depressione legata a squilibri chimici e/o dolore
cronico. In questo caso e’ necessario ottenere aiuto medico, spirituale e psicologioco altrimenti la
persona potrebbe ruscire nel suo intento in un momento di fatica estrema per metter fine al
dolore.
Ma e’ comprovato che chi ha questo impulso non vuole metter fine alla propria vita. Piuttosto e’
un impulso che emerge quando le differenze tra chi siamo veramente, il nostro se’ autentico, e chi
siamo diventati per adattarci alla societa’ e’ COMPLETAMENTE FUORI ALLINEAMENTO.
Spesso questo istinto sopravviene quando le nostre stesse vite stanno mettendo in pericolo la
nostra anima.

Cio’ che deve morire e’ il nostro attaccamento alla falsita’, alla mancanza di amore, alle bugie e
al vuoto spirituale. Tutte cose che non ci permettono di vivere in modo autentico.
Le notti buie dell’anima esistono in diretta proporzione a nuovo inizio che ci attende.

Ricerche specifiche hanno messo in luce che in questi stati di depressione, portano alla
sopressione del sistema immunitario causando malattie vere. Il rifiuto di prendersi cura di se’
quando vi e’ invece un chiaro messaggio che arriva da ogni parte del nostro essere, e’ una forma
passiva di suicidio che alla lunga puo’ portare a conseguenze estreme.

Se si impara ad ascoltare i messaggi del nostro corpo, se li si lascia parlare , se li si accoglie e li si


accetta, la nostra anima, il nostro corpo riprenderanno vita e tutto cio’ che si desidera e che si e’
dimenticato sara’ il punto di partenza per un nuovo giorno, per riappropriarsi della vita.

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