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OLTRE
Il giornale dello spazio privato del SE'

Quadrimestrale di psicologia, psicoterapia, psicoanalisi, ipnosi, sessuologia, neuropsicologia.
Num. 23 Settem. / Dicem. 2012 - Registrazione al Tribunale Ordinario di Torino n. 5856
del 06/04/2005 - Dirett. responsabile: Dott. Ugo Langella - Psicologo, Psicoterapeuta -
Iscritto all'Ordine degli Psicologi ed all'Albo degli Psicoterapeuti, Posizione 01/246 al
17/07/1989 - Str. S. Maria 13 - 10098 RIVOLI (To) - Tel. 0119586167 - ugolangella@virgilio.it
http://www.oltrepsy.it/ - Esente da pubblicit - Stampa in proprio - Pubblicazione gratuita.
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SOMMARIO 1 Chi quel bastardo che ha spostato i pale-etti!? - 4 Il test dellanatra
selvatica - 7 Sansone e i suoi capelli - 10 Lintimit mentale - 12 I supplementi di
OLTRE - 12 Il curriculum di Ugo Langella.


CHI E QUEL BASTARDO CHE HA SPOSTATO I PALE-ETTI!?

Sino a pochi anni fa, in psichiatria la depressione veniva classificata in due categorie:
depressione endogena e depressione esogena. La prima, la depressione endogena, veniva
attribuita a cause profonde. La seconda, la depressione esogena, a cause per cos dire: di
superficie. Per capire la prima, cio la depressione endogena, meglio chiarire prima il
significato della seconda, cio della depressione esogena.

Dunque: viene definita depressione esogena quello stato mentale che arriva facilmente, e
che altrettanto facilmente scompare. Facciamo un esempio: volevo comperare un certo capo
di vestiario che avevo visto in un negozio, ma quando vi ritorno non c pi poich gi
stato venduto. Delusione! Avevo gi immaginato con molto piacere il mio corpo avvolto in
quellabito e, come nei fumetti, la nuvoletta ha fatto: PUF! Depressione! O mi accontento
di qualcosaltro, o continuo la ricerca in altri punti vendita, ma che palle! Insisto a cercare,
ed infine trovo un vestito ancora migliore. Forse lho pagato di pi di quello che avevo
visto, ma sono soddisfatto/a. Fine della depressione. E un esempio banale? Allora
pensiamo alle sofferenze depressive della delusione amorosa, o a qualcosa di peggio come
potrebbe essere un lutto o la perdita del proprio posto di lavoro. Per la maggior parte delle
persone tutto passa, anche se al momento pu sembrare insopportabile e insormontabile.

La depressione endogena, invece, come abbiamo detto ha origini pi profonde. E
domenica sera. Domani devo ritornare al lavoro in un posto che odio con persone
antipatiche, per un guadagno inferiore ai miei desideri, ma non ho alternative. Oppure:
domani devo ritornare al lavoro. Sarei anche contento/a. C di peggio. Comunque una parte
di me depressa. E lo poich so che ad un certo punto della giornata vorrei uscire dal
lavoro ma non posso. Comincer a sentirmi stanco/a ma dovr continuare a lavorare, e cos
quando arriver a casa sar stanco/a morto/a. Guarder un po di televisione e poi cadr dal
sonno e dovr andare a letto. E domani la stessa storia. Ma vita questa? E tutto questo sino
alla pensione, quando, allora si, potr fare quello che voglio ma sar vecchio/a, forse
malato/a, solo/a poich non godr pi quella socializzazione obbligata che il lavoro
consente ed i figli se ne saranno andati. Questi pensieri mi rendono triste, abulico/a. Mi
sembra di aver perso il senso della vita. Mi sento debole. Percepisco sintomi organici.
Preferisco stare chiuso/a in me stesso/a. Forse sono malato/a. Potrei avere una brutta
malattia. Dovrei andare dal medico. Mi sento depresso/a. Luoghi comuni: ci sono molti
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depressi; aumentano i soggetti depressi; siamo tutti depressi; sono aumentate le vendite di
antidepressivi, etc.

Ma una volta che non avevano tante comodit di oggi, come facevano? Come riuscivano a
vivere senza termosifoni dinverno e condizionatori destate, senza frigoriferi e n acqua
con le bollicine, e molto spesso senza la sicurezza di una casa, di un lavoro, di che
mangiare? Angosciante! Eppure, anche se vivevano meno di noi, sopravvivevano
ugualmente! Ma non erano depressi?

Se esaminiamo a fondo gli esempi utilizzati per descrivere la depressione endogena e
quella esogena, la differenza sembra essere evidente, e giustificare la differenziazione fra i
due tipi, come si faceva nella vecchia psichiatria. Ad un esame pi approfondito, per, ci
accorgiamo che tale differenza minore di quello che sembra. O meglio: esiste ma non sta
l. Infatti, se noi sostituissimo le definizioni depressione esogena e/o endogena con:
sensazione di percezione in noi di scarsa vitalit, che la vera origine dello stato
depressivo, tutto apparirebbe pi chiaro.

Potrebbe sembrare eccessivo attribuire tutto questo al non aver pi trovato quel vestito che
ci piaceva, ma nemmeno tanto se addossavamo al medesimo una cos grande importanza da
farci credere in una vita pi piacevole se avvolti in esso, o meglio: dal farci illudere che
avremmo dato agli altri, e quindi di riflesso anche a noi stessi, una sensazione di maggiore
bellezza e quindi di maggiore benessere e vitalit.

Mi sembra di vedere il lettore che a questo punto si ferma colpito da queste parole, ma
dubbioso. Eppure, se ci si riflette, le cose stanno proprio cos! Le mode cambiano, la
tecnologia si evolve, ma ci va bene cos e guai se cos non fosse, poich in tal modo ci
troviamo ad inseguire continuamente nuove emergenti illusioni, destinate a stimolare la
vitalit che ci davano le vecchie quando ancora erano nuove. E le novit ci risollevano dalla
depressione, cio: come se avessimo il continuo dubbio, quale che ne sia il motivo, di non
aver abbastanza vitalit per affrontare la vita, per reagire alle nostre pulsioni di morte
rafforzate dalla quotidianit, per cui siamo ossessionati dal doverla alimentare
continuamente e ci sentiamo sollevati quando il mondo intorno a noi ce ne offre
lopportunit. Ma avendo tutto questo un prezzo, alla fine crolliamo nella depressione
poich temiamo che prima o dopo non riusciremo pi a pagarlo, cio avremo esaurito la
voglia, cio avremo esaurito la vitalit o saremo oppressi dal timore che ci avvenga.

Un dubbio legittimo? La risposta complessa. Da un lato una parte di noi rimuove
continuamente il pensiero della morte come se non esistesse; la difesa pi robusta operata
dalla nostra mente, al vertice di tutte le rimozioni possibili. Talvolta i fatti esterni che ci
toccano da vicino in tal senso ci costringono a prendere atto che la morte esiste davvero, e
per tutti, ma una questione di minuti, al massimo di ore, e poi la rimozione prende
nuovamente il sopravvento su di noi, e preferiamo riimmergerci nella convinzione di essere
immortali o comunque destinati a diventare molto, molto vecchi.

Nello stesso tempo, sembra che pur allinterno di un mondo che tende sempre di pi a
semplificare le fatiche del corpo e della mente in un crescendo di tecnologia, allinterno di
un continuo progresso della farmacologia e della chirurgia, noi anzich sentirci pi forti e
protetti ci sentiamo pi deboli e dipendenti, e vediamo in ogni angolo minacce alla nostra
sopravvivenza. Che sia cos anche giustificato, poich siamo pi desiderosi di procurarci
molte di quelle cose che inquinano lambiente per essere prodotte e funzionare piuttosto che
rinunciarvi per proteggerlo. In ogni caso sembra legittimo affermare che oggi noi ci
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sentiamo pi deboli ed angosciati rispetto ai nostri antenati che erano privi di uninfinit di
cose di cui oggi riterremmo impensabile privarci. Paradossalmente, cio, tutto questo
sembra portarci sempre di pi a misurare la nostra vitalit ed a constatare con terrore quanto
siamo deboli e fragili, constatazione che ci deprime in generale, e ci allarma al pi piccolo
segno di cedimento. Sembra cio che stiamo perdendo sempre di pi la fiducia nella nostra
vitalit.

Sembra, ma a mio avviso la spiegazione la seguente. Avendo rimosso la morte, e pi
che mai, soprattutto in occidente, tutto intorno a noi sembra puntare ad accentuare questa
rimozione, il parametro di riferimento per misurare la nostra vitalit non la morte,
ma la_sensazione onnipotente di immortalit, per cui qualsiasi cosa faccia venir meno
questa sensazione onnipotente di immortalit, ci porta ad oscillare non gi fra il
dubbio: Dato che esiste la morte, assaporo abbastanza il piacere dellessere vivo sino
a quando lo sar, cercando di lottare per continuare ad esserlo? Ma fra: Sono o non
sono immortale? Rischiando quindi, con questa illusione, non solo di non assaporare
la vita, ma anche di non proteggerla abbastanza.

Dopo un siffatto brusco risveglio, ci si pu aspettare che sorga spontaneo reagire
gridando: CHI E QUEL BASTARDO CHE HA SPOSTATO I PALEEETTI?! La
risposta sembrerebbe ovvia, ma ci
rifiutiamo di accettarla e subentra la
depressione, la cui classificazione fra
esogena ed endogena effettivamente non
ha pi senso, come superfluo e retorico
indicare al lettore che cosa dovrebbe
fare. Ma allora, a cosa servono gli
psicofarmaci, le droghe, lalcool? A non
farci vedere che i paletti sono stati
spostati, come se cio fossero stati e
dovessero essere sempre l dove queste
sostanze ce li fanno vedere. E vero che
il Cristianesimo, come altre religioni, ci
mette in guardia dallo spostare i paletti,
solo che poi ci illude con futuri
inverificabili scenari post-mortem
addirittura senza paletti, il che ancora
peggio poich ci ricordano la favola di
Esopo in cui si parla di un cane che
attraversava un ponte con un pezzo di
carne in bocca, e vedendo la propria
immagine riflessa nellacqua la scambi
per un altro cane con un pezzo di carne
in bocca, per cui lasci andare il suo e si
tuff per andarglielo a prendere

Molti di noi odiano quelli che abbandonano le loro terre per trasferirsi nei nostri
paradisi, i cosiddetti extra-comunitari. Essi infatti, sembrano darci una grande lezione
affrontando lignoto facendo affidamento solo sulla propria vitalit, mentre noi ci
deprimiamo davanti al pensiero di quanto la mettiamo a rischio sottoponendoci a sforzi
molto minori, come sopra abbiamo visto. Pu per consolarci in modo sadico il pensare che
questi individui fra qualche tempo, abituandosi poco alla volta alle nostre comodit,
Su La Stampa / Tuttoscienze del
23/5/2012 pag. VII comparso un articolo
dove si afferma che oltre i 60 anni bene
non guardarsi indietro per non risentire
fisicamente il peso dei propri errori [cio il
peso dei conflitti interni e dei sensi di
colpa a causa dei propri errori]. A mio
avviso questo comportamento pu portare
alla solitudine interiore. I Cinesi da sempre
affermano invece che il non voler pensare
agli errori del passato sia il modo migliore
per favorire le amnesie [in quanto in tal
modo viene favorita la rimozione], e la
psicoanalisi d loro ragione. Quindi, se
dessimo retta agli scienziati, la prospettiva
della vecchiaia sarebbe: interiormente soli
e amnesici. Occorre invece pensare ai
propri errori molto prima dei sessantanni,
per evitarne almeno un certo numero.
Lideale sarebbe: pensarci bene prima di
farli.

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perderanno quella determinazione che li ha portati ad osare, diventando poco coraggiosi o
vigliacchi come siamo noi, che per la paura di esaurire la nostra vitalit e quindi perdere nel
raggiungimento dellobbiettivo quella immortalit che comunque non abbiamo, non
abbiamo mai avuto e non avremo mai, sempre meno sembriamo capaci di assumerci una
qualche responsabilit neppure nel continuare ad amare qualcuno al quale labbiamo
promesso. Non solo: preferiamo sempre di pi evitare di promettere un qualcosa a qualcuno
per essere liberi di fuggire dalla realt quando ci pare, arrivando persino ad abbandonare
quegli individui che noi stessi abbiamo messo al mondo. E spesso, nemmeno il pensiero dei
sensi di colpa nella vecchiaia porta consiglio.

E adesso che faremo? chiese il Leone. Cerchiamo di essere allegri rispose la Vergine.
Noi sappiamo tutto ci che pu accaderci di peggio, ma non sappiamo tutto ci che
lamore pu portarci di meglio. Abbiamo ancora molte gioie da conoscere! La certezza
della morte disse il Leone. Tutti i figli degli uomini hanno del pari questa certezza, e
tuttavia ridevano a lungo prima che noi avessimo imparato a ridere. Bisogna che impariamo
a ridere, Leone. Quelli che si considerano dei, come i figli dello Zodiaco, trovano difficile
ridere, perch gli immortali non conoscono nulla che meriti il riso o il pianto. Il Leone
salz con un cuore molto grosso, e con la Vergine and e venne fra gli uomini, recando con
s il loro nuovo timore della morte. Quella notte il Leone balz dal fianco della Vergine
gridando: Tutti quelli che conoscemmo poco fa devono morire Ed anche noi,
disse la Vergine semiaddormentata. Il Leone non vide che aveva il viso umido di
lacrime. Ma il Leone si alz di nuovo e se ne and ben lontano nella campagna,
perseguitato dal timore della morte per s stesso e per la Vergine che amava pi di s
stesso Ben presto incontr il Toro che sonnecchiava al chiaro di Luna, dopo una giornata
di duro lavoro, e che guardava attraverso gli occhi semichiusi i bei solchi diritti che aveva
tracciato. Oh! - disse il Toro - Cos hanno detto queste cose anche a te?
(Da: I figli dello Zodiaco Rudyard Kipling - Racconti - Casini Editore - Pag. 290 - 291)

Ma perch ricorriamo a due sostanziali difese dalla morte: lillusione pi o meno convinta
di un al di l quale che sia la forma di esso e da una sensazione soggettiva di immortalit?
La risposta evidente. Se non ci illudessimo in questo modo, la lotta per lesistenza si
farebbe insostenibile. Dovremmo invece accettare la precariet come una costante e non
come una variabile e convincerci che la vita ed sempre stata tale, ieri pi di oggi. Non
dobbiamo lasciare che le pulsioni di morte ci scoraggino dallassecondare le pulsioni di
vita. E non forse vero che il fascino della vita nasce proprio dalla prospettiva di
questa continua lotta?


IL TEST DELLANATRA SELVATICA

Sei soluzioni diverse + 1, per descrivere il problema della ricerca della libert nelle
creature prigioniere tratte dalle opere di H. Ibsen da Lou Andreas Salom e da lei
pubblicate sotto il titolo: Lanatra selvatica. I sei (+1) passaggi corrispondono ai capitoli
del suo libro, dedicati a sei personaggi femminili ibseniani. I titoli delle opere di riferimento
di Ibsen sono indicati fra parentesi subito dopo il nome del personaggio. Sintesi tratta da:
Mia sorella, mia sposa. La vita di Lou Andreas Salom, di H. F. Peters Mondadori
Pagine 259 / 272. Adattamento del testo allo scopo, ed impostazione grafica sono miei.

Lessere libere e responsabili. il problema fondamentale in questi sette drammi. La
lettura di quanto segue pu costituire un interessante TEST proiettivo, attraverso la
domanda: Quale anatra selvatica sono?. Prodotto da una donna, dedicato alle lettrici,
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ma non di meno pu, con gli opportuni cambiamenti, essere applicato anche ai lettori.
Questultimi tuttavia, anche se non direttamente interessati farebbero bene a leggere
ugualmente larticolo, per capire eventualmente meglio la loro compagna e viceversa.
Laddove la lettrice e/o il lettore si sentano particolarmente toccati dal tema del suicidio, si
consiglia di contattare uno psicologo. Non va dimenticato che vi sono diversi modi per
suicidarsi, non tutti plateali, diversi dei quali sottili, nascosti e protratti nel tempo, sino ad
apparire in modo manifesto quando ormai impossibile fermarli. Spesso anche dietro la
malattia organica si nasconde un desiderio suicidario proveniente da molto lontano per i pi
disparati motivi, fra i quali il narcisismo distruttivo e la rabbia narcisistica.

CASO 1 - NORA (Casa di bambola) - Si tratta di un'anatra selvatica che si unita agli
animali domestici quando era ancora un uccellino implume. Non conosce la sua origine e
cresce nella soffitta come se fosse il suo ambiente naturale. Sente di tanto in tanto
vagamente che il mondo reale comincia fuori di l, ma in fondo ben contenta della sua vita
nella soffitta, fino a quando un giorno una tempesta d'autunno non le d coscienza della sua
vera natura. Allora apre all'improvviso le ali, abbandona la tepida prigione e si leva
nell'ampio cielo. Cresciuta nella pi completa ignoranza di s e trattata dal marito come una
bambina viziata e irresponsabile, Nora si trova all'improvviso di fronte alla fatale necessit
di dover compiere un gesto di indipendenza. Lo fa, ma in un modo che la conduce a trovarsi
in conflitto con la legge. Quando suo marito scopre quello ch'essa ha fatto per amor suo, la
copre di rimproveri ed soltanto quando viene a sapere che non vi saranno gravi
conseguenze n uno scandalo pubblico che si offre di riprenderla nella casa di bambola. Ma
ora Nora che rifiuta e lo respinge. D'un tratto ha visto attraverso l'illusione che stata la
sua vita. Sente che deve crescere, affrontare la realt e vivere secondo le leggi della propria
natura. Non sappiamo quello che sar di lei. Tutto ci che sappiamo che il suo desiderio di
libert, la sua aspirazione a realizzare se stessa sono pi forti ancora dell'amore per i figli.

CASO 2 - ALVING (Gli spettri) - La seconda soluzione di Ibsen quella di un'anatra
selvatica che si rassegnata alla sua sorte nel mondo della soffitta. Sa che la vita che
conduce falsa, una pallida parvenza di vita, ma non ha la forza di ribellarsi. Nessuna
tempesta d'autunno viene a ricordarle la perduta libert. Soltanto nei suoi sogni sa che fuori
esiste un mondo reale. Mentre muore lentamente in prigionia, sogna la vita vera che non ha
potuto avere. Per lei non c' avvenire, non c' grazia salvatrice, nient'altro che uno sguardo
colmo di tristezza su una vita di speranze deluse.

CASO 3 Hedwig (Lanatra selvatica) - La terza alternativa la sorte di un'anatra
selvatica che ha cercato rifugio nella soffitta perch fuori stata ferita. Qui ha fatto amicizia
con gli altri animali, soprattutto con un giovane uccello cieco. In cattivit l'anatra selvaggia
ingrassa e si impigrisce e poco a poco cessa di aspirare alla libert. Nulla pi le ricorda la
vita di prima, all'infuori del canto dell'uccellino. Alla fine lui soltanto che crede ancora
all'aspirazione dell'anatra selvatica alla libert. In uno sforzo estremo per aiutare l'amica,
dimentica di essere cieco, allarga le ali e tenta di fuggire. Ma si impiglia senza speranza nel
ciarpame sparso nella soffitta, cade al suolo con le ali spezzate e muore. E' la storia di
Hedwig. Il suo amore per Hjalmar l'amore dell'uccellino per l'anatra selvatica. Il suo sui-
cidio il suo estremo, vano tentativo di liberare quello che vi di grande in lui.

CASO 4 REBECCA (Rosmersholm) - Il quarto caso un'anatra selvatica che ha invaso
il piccolo mando della soffitta ed essendo pi forte e pi crudele di tutti gli altri animali ha il
sopravvento e diventa padrona incontrastata di tutto. Ma invece di resisterle, i mansueti
animali rispondono con l'amore alla sua tirannia. E questo il pericolo: le forze
dell'abitudine e dell'amore che ammansiscono anche l'animale pi selvaggio. Lentamente
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l'anatra selvatica acquista la coscienza di un animale domestico e prova un tale rimorso e
una tale vergogna per le gesta primitive del suo passato, che il solo modo di riscattarsi che le
rimane togliersi la vita. La selvaggia Rebecca, responsabile del suicidio di Beate Rosmer,
rompe con il passato, rinuncia a seguire il richiamo della libert e segue la sua vittima nella
tomba. Muore perch non ha pi una vita sua da vivere.

CASO 5 ELLIDA (La donna del mare) - La quinta possibilit quella dell'anatra
selvatica che si perduta per caso nella soffitta e non sa abituarsi alla prigionia. Inutilmente
gli altri animali tentano di confortarla. Piangendo la sua libert perduta, quasi non si accorge
nemmeno degli altri. Alla fine gli animali decidono di aprire una finestra della soffitta
perch la povera anatra possa fuggire. Ma qui accade l'inatteso: l'anatra selvatica rimane,
non fugge pi. Ora che possiede la libert, la paura della cattivit ha perso ogni terrore.
Sposata a un medico buono e generoso, non pu dimenticare un misterioso straniero che sta
al di l del mare e che l'ha amata un giorno. Il mare esercita su di lei un fascino demoniaco e
l'attira sempre di pi, mentre deperisce nell'angoscia, nel calore protettore di un focolare che
per lei una prigione. Il matrimonio per lei un pesante fardello dal momento che crede che
suo marito non la capisca. Perch comprensione e amore fanno la differenza fra un legame
che unisce due persone e una catena che li tiene legati l'uno all'altra. Ma si sbaglia. Suo
marito la comprende e rendendosi conto che non pu trattenerla contro la sua volont, si
offre di lasciarla andare. Potr scegliere la sua libert a suo rischio. La rinuncia volontaria
del marito rompe il sinistro incanto che l'ha tenuta prigioniera e le rende la pace dello
spirito.

CASO 6 HEDDA (Hedda Gabler) - Un uccello che non n selvatico, n
addomesticato. Gli manca il coraggio della creatura veramente libera, ma al tempo stesso
insoddisfatto anche della protezione che gli d il suo rifugio. La sua esistenza senza scopo
conduce a una fine senza significato e senza valore. E' il caso di Hedda Gabler. Preoccupata
solo di esteriorit, figura ingannevole e superficiale, maschera piena di invidia e di
malignit, il solo personaggio in cui non avvenga alcuna evoluzione. Quando la sua
relazione amorosa diventa seria ed essa teme di poter essere smascherata, esposta allo
scandalo, si uccide. Soltanto spezzando la maschera, distruggendo l'ingannevole immagine
che ha dato di s pu dimostrare che anche in lei era nascosta la sete di libert, una libert
per cui mancava l'intima sincerit, la forza interiore di uno scopo da raggiungere, una
libert vuota.

CASO 7 LOU (Dallautobiografia dellautrice) - Ogni volta che la vita in cattivit
diventava insopportabile, soprattutto in primavera, essa apriva la finestra della soffitta e
volava via, qualche volta per un paio di settimane, qualche volta per periodi cos lunghi che
gli altri avevano il tempo di dimenticarsi completamente di lei. Ma un bel giorno
improvvisamente ritornava, stanca di libert e ben contenta di ritrovarsi nella sua comoda
soffitta. Gli altri le davano il benvenuto e facevano come se non fosse mai stata lontano. Ma
quando lei voleva raccontare di quel che aveva visto e conosciuto fuori nel vasto mondo, le
voltavano le spalle e non volevano ascoltare. Un giorno in un momento di commozione,
domandai a mio marito: "Posso dirti ci che mi accaduto in questo frattempo?" Pronto,
senza esitazione e senza lasciarmi il tempo di pronunciare un'altra sillaba, mi rispose:
"No". Cos crebbe fra i due quel grande, ininterrotto silenzio che doveva durare tutta la
vita. Vivevano insieme ma in due mondi diversi. Poich il marito aveva l'abitudine di lavo-
rare di notte e dormiva poi per buona parte della giornata, andava di solito a letto quando
Lou si alzava, si vedevano ben raramente, anche quando Lou era a casa. Una volta stabilito
e accettato da entrambi questo modus vivendi una specie di reciproco rispetto entr nei loro
rapporti e serv a saldare il loro singolare legame. Finiti i giorni della disperazione, delle
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violente discussioni, delle notti insonni. Ora potevano vivere e lavorare vicini senza quasi
occuparsi luno dellaltra, e uniti tuttavia dal filo sottile e tenace della simpatia umana e
della comune sofferenza.


SANSONE E I SUOI CAPELLI

Nel libro biblico dei Giudici, sono narrate le gesta di un mitico personaggio: Sansone,
divenuto luogo comune per indicare il possesso di una forza eccezionale. Probabilmente
pochi sanno che, secondo la Bibbia, Sansone era nazireo, cio era stato consacrato dai
genitori al nazireato, voto a Dio consistente nella rinuncia, fra le altre cose, sia
allassunzione di bevande alcoliche che al taglio dei capelli. Dio allora, per premiarlo per
questo suo sacrificio, gli concesse una forza straordinaria affinch lui, consacrato, liberasse
Israele dai Filistei.

I Filistei, popolazione pagana che a quel tempo viveva in Palestina ed era nemica del
popolo ebraico, preoccupati per la forza di questuomo che da solo aveva inflitto loro
pesanti perdite, gli inviarono una certa Dalila per sedurlo e scoprire in tal modo da dove tale
forza scaturisse. Avendo lei ottenuto, in un momento di intimit, linformazione che le
interessava, e cio che la forza di Sansone era dovuta alla lunghezza dei suoi capelli, su
istigazione dei suoi capi lo ubriac e mentre lui dormiva glieli tagli. Al risveglio Sansone
scopr non solo di sentirsi debole, ma soprattutto in colpa per aver tradito il voto fatto a Dio.
Per farla corta, i Filistei ebbero cos il sopravvento su di lui, e dopo averlo accecato lo
esposero nelle loro feste allo scopo di umiliare in lui il popolo ebraico. Sansone, allora,
chiese a Dio che gli ridesse per lultima volta la sua grande forza allo scopo di vendicarsi, e
cos gli ricrebbero i capelli. Il resto noto. Esibito in una successiva festa in onore di una
divinit pagana, essendo stato incatenato alle colonne che sostenevano il tempio le divelse
con esito prevedibile, pronunciando la nota frase: Muoia Sansone con tutti i Filistei.

Nel corso degli anni del mio lavoro di psicoterapeuta sono stato contattato da tre soggetti
con caratteristiche simili: una femmina di circa trentanni (A), un adolescente di 15 (B), un
maschio anche lui di circa trentanni (C), con problemi legati ai capelli. Il soggetto A li
aveva persi tutti e la diagnosi era stata: alopecia. Pur avendo fatto ricorso alle cure dei
migliori centri italiani, assunto tutti i farmaci possibili e spalmato tutte le creme che le erano
state prescritte, non ne venne a capo. Sia il soggetto B che il soggetto C avevano sul cranio
grosse aree in cui i capelli erano totalmente caduti. Anche al soggetto B era stata
diagnosticata tale perdita come alopecia. Il soggetto C aveva preso la cosa per comera
senza rivolgersi al medico, risolvendo il problema abbastanza presto radendosi tutto il
cranio, secondo la moda ormai diffusa.

Ma non bisogna lasciarsi trarre in inganno. Se vi capita di osservare questi giovani da
vicino, poich generalmente di giovani si tratta, potrete facilmente notare come sulla loro
testa per quanto il rasoio labbia resa completamente liscia, appaia evidente lalternanza fra
le zone prive di capelli e quelle dove i capelli sono stati rasati. Si tratta quindi in gran parte
di soggetti che hanno lo stesso problema di A, di B e di C.

Quale che ne sia lorigine, sono i bulbi piliferi ad averne fatto le spese. Per un certo
periodo A aveva portato la parrucca, poi abbandonata a favore di una bandana. In tal modo
il cranio nudo o facilmente denudabile o comunque non pi nascosto, diventava, del resto
come per tutti i C, elemento di differenziazione, e nei maschi di esaltazione della
mascolinit. Vi sono dei precedenti sia nella storia, nella letteratura, nella cinematografia
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che deporrebbero in tal senso, anche se ci appare contradditorio rispetto ad un maggior
numero di considerazioni a livello universale che identificano nella capigliatura il vigore del
maschio ed il potere erotico della femmina. Infatti: In Francia, soltanto i re avevano diritto
alla capigliatura, [sostituita negli altri a livello nobiliare dalla parrucca.] Nel suo potere
erotico va senza dubbio vista la ragione per la quale si chiedeva alle mogli ebraiche di
raparsi a zero ed ancora oggi nelle chiese si esige, secondo i dettami di San Paolo apostolo,
che le donne abbiano il capo coperto. Inoltre, probabilmente per questo che le suore al
momento dei voti devono sacrificare i loro capelli. La depilazione totale stata spesso
nellantichit un castigo inflitto alla donna adultera ed al suo complice. Verso la fine
dellultima guerra venivano rapate le donne accusate di aver avuto rapporti con i militari
occupanti. Come prima abbiamo detto, nella leggenda ebraica di Sansone e Dalila, il vigore
del maschio sembra contenuto nei suoi capelli: pare infatti che egli, nella sua qualit di
uomo consacrato e probabilmente di sverginatore rituale, non avrebbe mai dovuto tagliarli.
In seguito la calvizie maschile ha preso il significato opposto: forse per effetto indiretto del
castigo tradizionale imposto ai seduttori di donne sposate, per i quali la testa rasata diveniva
poi la prova del successo e motivo di vanteria. (Nuovo dizionario di sessuologia). Negli
ultimi decenni una delle caratteristiche che ha accomunato alcuni gruppi contestatori stata
la capigliatura selvaggia, quale sinonimo di superiorit e ribellione alle autorit stesse.

Dunque: folta capigliatura = forza, supremazia, dominio. Ma anche aggressivit,
ribellione, rifiuto delle regole. Caduta dei capelli = sottomissione apparente con
rimozione dellaggressivit e della ribellione, che pur tuttavia permangono attive
inconsciamente. Il soggetto A, la femmina, aveva un folta capigliatura ed ancheun
carattere apertamente aggressivo e ribelle, oggetto di continue prediche dei genitori, operai
in una grande azienda. A furia di contargliela le crearono intense paure sino a che sembr
mettere la testa a posto, ma perse i capelli, o meglio, riusc a controllarsi rinunciando ai
capelli, secondo il teorema: capelli folti = aggressivit e ribellione. Nel periodo in cui era
in trattamento con me nella speranza di riuscire a ritornare in possesso della capigliatura,
poich aveva chiesto il trattamento a quello scopo, si lavor molto su queste sue parti
aggressive represse, ed i capelli incominciarono a ritornare, cosa incredibile visto il
fallimento di tutte le altre cure.

Cio: avendo incominciato ad affrontare la sua aggressivit e la sua ribellione, non aveva
pi motivo di ricorrere alla caduta dei capelli per tenere a freno aggressivit e ribellione.
Ne aveva gi alcuni millimetri quando, per non ricordo pi quale precisa giustificazione,
interruppe il trattamento, e non solo i capelli le ricaddero di nuovo, ma questa volta perse
anche tutti i peli del corpo. Che cosa era accaduto? Il trattamento laveva costretta a
prendere coscienza (forse troppo presto?) delle sue parti aggressive rimosse e della loro
intensit rendendole inutile il sacrificio dei capelli, ma questo laveva spaventata poich
temeva di fare quella brutta fine che i genitori le avevano sempre profetizzato, cio che
aggressivit e ribellione sarebbero ricadute direttamente su di lei o indirettamente sui due
figli o sul marito. Infatti fu proprio dopo linterruzione del trattamento che lasci
questultimo, il quale poco tempo dopo mor in un incidente automobilistico in cui fece tutto
da solo. Logicamente i capelli, nonostante altre cure, non le ricrebbero pi. Aveva scelto di
rinunciare per sempre ai capelli piuttosto che rischiare la perdita dei figli e del lavoro.

Il trattamento di B non fu meno interessante. Ragazzo oltre ogni margine sia a livello
corporeo che comportamentale, era il leader di coetanei non proprio esemplari. La perdita
dei capelli minava per la sua leadership allinterno del gruppo poich lo rendeva oggetto di
scherno. Lui se ne lament con la madre, la quale lo port da me poich un medico le aveva
detto che lalopecia si poteva guarire con lipnosi. Bastarono 4/5 sedute, una alla settimana,
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per fargli ricrescere i capelli, e ci alla madre bast, anche se io le dissi chiaramente che
occorreva lavorare anche sulla psiche del ragazzo poich solo cos si sarebbe data stabilit a
quella crescita, ma non mi volle ascoltare. Quando si lavora con i giovanissimi, non lo
psicoterapeuta a determinare il corso del trattamento ma la disponibilit dei genitori a
scarrozzarli avanti e indietro ed aspettare. Un paio di mesi dopo, mentre ero in viaggio per
le ferie, mi chiam disperata al cellulare per dirmi che aveva scoperto che il figlio si
drogavama aveva conservato i capelli! Forse sarebbe stato meglio lasciare che
continuasse a perderli. Con il ricupero dei capelli la devianza aveva ripreso forza e
determinazione. La scelta dellipnosi fu spettacolare per il risultato, ma
erronea in quanto rinforz proprio quegli aspetti del carattere a difesa
dai quali i capelli erano caduti.

Il soggetto C, invece, non mi cerc per il problema dei capelli che,
come abbiamo visto, gli andava bene di radere, ma a causa di attacchi di panico. La
stupidit e la paura insensata dei suoi genitori nei suoi confronti avevano innescato in lui sin
da piccolo unintensa paura della sua stessa aggressivit. Pi che avere i capelli folti come
nella foto di quando era pi giovane e che mi fece vedere, preferiva il cranio nudo.
Sembrava gli desse pi sicurezza non averli che essere esposto al timore di perderli. Cio:
non averli mitigava la sua aggressivit e la sua intolleranza della dipendenza. Averli, come
nel caso A, significava vivere nella continua paura che il taglio come punizione, venisse
dallesterno come conseguenza di suoi inaccettabili comportamenti, e quindi lo esponeva
alla continua paura di s stesso e delle proprie reazioni. Ovvio poi che questa paura si
trasformasse in attacchi di panico. Dopo poco pi di 2 anni di trattamento, con 3 sedute alla
settimana, gli attacchi di panico sono diventati gradualmente pi rari e ci sono le avvisaglie
che i capelli stanno ricrescendo. Comunque, per sicurezza preferisce raderseli. Intanto il
lavoro analitico continua. (Termin positivamente circa due anni dopo.)

Ma cosa centra Sansone in tutto questo? Indipendentemente da chi ha scritto o ispirato il
racconto biblico, esso sicuramente espressione di rappresentazioni inconsce molto remote
nella storia dellumanit, tuttora valide, a conferma della inalterabilit dellinconscio nel
corso dei secoli. Ed proprio utilizzando quella narrazione che possiamo ricostruire il
percorso mentale di A, B e C in rapporto alle vicissitudini dei loro capelli.

Che la forza di Sansone fosse racchiusa nei suoi capelli lui stesso, come narra la Bibbia,
a raccontarlo confidenzialmente a Dalila. Ammettiamo che si tratti di una fantasia
dellestensore e che Sansone non sia nemmeno esistito o che la sua forza sia stata esagerata
o che si trattasse di una forza simbolica vista la sua funzione di sverginatore, per quanto ci
riguarda il significato non cambia: comunque espressione dellinconscio di questo nostro
lontano progenitore. Ma soprattutto, ai fini del nostro discorso, lo il rapporto: intensa
massa di capelli = grande forza; perdita dei capelli = perdita di tale forza. Sia A che B che
C prima di perderli avevano avuto una grande massa di capelli. Lasciandosi tentare da
Dalila, donna pagana e nemica del popolo ebraico con la quale Sansone avrebbe dovuto
astenersi da ogni rapporto in primo luogo poich Ebreo ed in secondo poich nazireo,
Sansone si era in pratica ribellato a Dio. Ma se fu cos stolto da confessare a Dalila il suo
segreto, si legittimati a pensare che fosse il suo inconscio ad averlo spinto, un lapsus
insomma, al fine di esporlo allespiazione del suo senso di colpa che esplode quando si
scopre indebolito per aver perduto i capelli, chiedendo a Dio di farglieli crescere ancora una
volta al solo scopo di vendicarsi dei Filistei che gli avevano fatto tradire la fiducia di Dio.

Il meccanismo quindi: 1) ribellione alle sacre leggi sotto la spinta della
sopravvalutazione di s stesso per la sua eccezionale forza dovuta alla capigliatura
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rigogliosa, 2) peccato, cio comportamento che sancisce la stupidit della ribellione, 3)
senso di colpa inconscio, 4) confessione a Dalila del suo segreto che allatto pratico lo
espone inconsciamente alla merc dei nemici quale modalit di espiazione maniacale, 5)
perdita dei capelli e con essi della forza e contemporanea presa di coscienza del suo peccato,
6) effettiva elaborazione della colpa, 7) richiesta a Dio di riottenere i capelli ancora una
volta al fine di espiare il suo peccato. Cosa poi avvenne dei suoi capelli, non ci dato
saperlo.

Sintesi - l soggetto A perse tutti i capelli sposando un uomo che i suoi avversavano
tenacemente e che diede alla famiglia un grande senso di instabilit andando in diversi
modi contro la Legge. Lo lasci dopo che perse anche tutti i peli e, come sopra accennato,
lui mor poco dopo in un incidente stradale dopo aver fatto tutto da solo, in preda agli
stupefacenti.

Il caso B, grazie allipnosi riebbe i capelli prima che si avesse il tempo di affrontare le
cause della loro perdita, e da quel momento peggior il suo comportamento antisociale in
modo irrimediabile. La madre mi conferm per che aveva conservato i capelli.

Il caso C aveva preferito radersi i capelli in continuazione per riuscire a contenere in
modo sicuro la sua aggressivit e ribellione. Ma aggressivit e ribellione, rimosse, si erano
trasformate in giustificati attacchi di panico. Portando alla coscienza questi modi di essere e
rintracciando nel passato le origini dei loro eccessi, gli attacchi di panico diminuirono. Circa
i capelli, come abbiamo visto sinonimo di distruttivit e ribellione, avendo nel frattempo
assunto unimportante mansione in una grossa azienda e avendo 3 figli e moglie a carico,
prefer continuare a raderseli, anche perch una figlia, consultata in proposito, respinse
violentemente il suo progetto di ricrescita, come se cio avesse messo sul cranio pelato di
suo padre la sicurezza del riuscire a contenere a sua volta aggressivit e ribellione, il che
pu far supporre che crescendo corra il rischio di perdere i capelli come il caso A.


LINTIMITA MENTALE

Lintimit mentale quello stato in cui due persone sono in rapporto intimo ad un livello
di tale profondit, da dare limpressione che non vi sia interruzione di continuit fra loro. E
tipico (o dovrebbe esserlo) fra una mamma ed il suo bambino, fra due persone innamorate,
nellaffetto profondo. La caratteristica dellintimit mentale sembra quella di annullare il
tempo e lo spazio. Figurativamente essa si configura come un filo esclusivo ed ininterrotto
che unisce due persone - raramente di pi - come un cavo telefonico riservato, come
unonda radio che esplica la stessa funzione del filo quando si distanti. La definizione di
intimit mentale descrive un reciproco pensarsi continuo fra due persone, qualsiasi cosa esse
stiano facendo. In alcuni momenti il reciproco pensarsi potrebbe scivolare in profondit
dovendo il soggetto dedicare la maggior parte delle sue energie per occuparsi di aspetti della
realt, ma comunque rimane nella mente come una spia luminosa sempre accesa,
espressione di una linea telefonica attivata ma temporaneamente sospesa, di una cornetta
appoggiata sulla scrivania.

Lintimit mentale presuppone una possibile intimit fisica ma va oltre lintimit fisica,
che tuttavia pu servire a meglio esprimerla, o verso la quale non vi alcuna riserva. Per
intimit fisica non si intende soltanto la congiunzione degli organi sessuali, ma anche il
contatto corporeo espresso attraverso il bacio, labbraccio, la pelle come trasmissione di
reciproco calore ed eliminazione di barriere. Dallintimit mentale si pu passare
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allintimit fisica, ed a sua volta lintimit fisica pu introdurre, se corrisposta, nella
dimensione dellintimit mentale, che comunque rimane il fattore primario capace di
mantenersi inalterato anche se per lungo tempo non si ricevono conferme.

Lintimit mentale fra due persone fisicamente distanti pu favorire la sensazione di
telepatia, anzi, se la telepatia davvero esiste, ci pu avvenire solo in quel contesto, pi che
altro dovuto ad una profonda conoscenza del modo di essere dellaltro, delle sue
occupazioni e dei luoghi che frequenta, e di conseguenza probabilmente alla proiezione di
s stessi nellaltro, come se cio fossimo al suo posto.

Lintimit mentale fra due persone d la sensazione della continua presenza amorosa nella
nostra mente di unaltra persona, nella consapevolezza che noi siamo sentiti allo stesso
modo da lei. Essa contiene quindi un certo livello di idealizzazione, che fa dellaltro o
dellaltra il sostituto di persone amate nella nostra infanzia, principalmente la madre
abbiamo detto allinizio, e di quelle sulle quali nel corso del tempo lamore materno stato
spostato.

Proprio per tutte queste sue caratteristiche positive, lintimit mentale pu costituire una
sorta di rifugio dalla pesantezza della realt, e favorire degli autentici sdoppiamenti che
consentono di sopportare anche le situazioni pi spiacevoli, in quanto una parte della mente
sempre piacevolmente da unaltra parte. La situazione pi tipica oggi fra gli adulti,
costituita dallamante, ancorch virtuale, di cui non importa il sesso.

Per quanto sembri illogico, spesso non godono di analogo privilegio le persone amate che
ci sono pi vicine, ma ci avviene semplicemente per sicurezza. Infatti, per quanto possa
apparire assurdo, fare oggetto un coniuge o un figlio di una totale ed esclusiva intimit
mentale, significa esporsi al rischio di crolli psicologici nel caso si dovessero perdere.

La paura di questo rischio pu essere talmente grande da portarci a scindere dalle persone
amate anche solo un pezzettino di affetto che viene depositato per sicurezza nella mente di
unaltra persona come in una cassaforte, persona con la quale da quel momento viene
stabilito un rapporto di intimit mentale. Sicuramente questo comportamento pu diventare
colpevolizzante nei confronti delle persone amate, ma viene giustificato dal pensiero di non
poterne fare a meno per esigenze di sicurezza, come se con la perdita della persona amata
con la quale avevamo stabilito dei rapporti di intimit mentale, fosse in gioco anche la
perdita della nostra identit. Come se cio temessimo di impazzire al pensiero di non avere
pi nessuno intorno a noi che ci conosca a fondo, che sappia di cosa abbiamo bisogno, che
si occupi realmente a fondo di noi, esattamente come un bambino molto piccolo che non
percependo pi lodore della madre si senta totalmente esposto ai pericoli provenienti dal
mondo esterno. Che poi la paura di uno stato psicotico, insomma.

Questa perdita di intimit mentale la condizione che pi terrorizza gli anziani,
soprattutto quando, separati o vedovi, vengono lasciati soli dai figli e, peggio ancora,
abbandonati nei ricoveri. Non c nulla di pi straziante, a mio avviso, nemmeno in un
bambino, nel percepire limpotenza di una persona in queste condizioni verso un mondo se
non ostile, indifferente, incapace o per nulla desideroso di stabilire con lei lintimit mentale
perduta. E come trovarsi allimprovviso sperduti nelle campagne della Cina senza sapere il
Cinese, con intorno persone che non sanno parlare n la nostra e n altre lingue, e che
ripetono con ironia le nostre parole poich non riescono a trovare in esse alcun significato.
Probabilmente la stessa sofferenza che possono provare gli immigrati. Molto spesso noi
abbiamo paura di loro poich vediamo nei loro occhi il terrore che noi stessi potremmo
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provare in analoghe condizioni, terrore che dovuto alla sensazione di aver perduto il
legame con quellidentit profonda che solo lintimit mentale con i nostri genitori e/o con i
loro sostituti in grado di ripristinare.


I SUPPLEMENTI DI OLTRE

Il lettore che ha consultato www.oltrepsy.it avr sicuramente notato che sullultima riga
della prima pagina del sito scritto: Apri la cartella dei SUPPLEMENTI di OLTRE
per visualizzarli o scaricarli. Cliccando sulla scritta, appare il contenuto della cartella
SUPPLEMENTI. A sinistra sono elencati quelli consistenti in singoli messaggi con grafica,
mentre a destra articoli veri e propri, i quali, aperti, presentano la testata abituale di OLTRE
con la seguente scritta al posto della data: SUPPLEMENTO AL n........ Nel corso del
tempo, oltre ad aggiungerne altri provveder a raggruppare in tali supplementi tutti gli
articoli di OLTRE relativi ad un solo argomento, in modo da farne delle monografie.

Al momento i supplementi di questultimo tipo sono i seguenti:

- Il Questionario di Rosen (Supplemento a OLTRE 2) Un test importante per evidenziare
psicopatologie di natura psicotica conclamate o incipienti.
- Il metodo della temperatura corporea (Supplemento a OLTRE 14) Estensione
dellarticolo: Appunti sulla contraccezione apparso su OLTRE n. 9.
- Lipnosi per chi studia (Supplemento a OLTRE 17) Un interessante uso dellipnosi.
- Partorire in stato di trance ipnotica (Supplemento a OLTRE 20) Un aiuto davvero
concreto per affrontare il parto in serenit.
- Il mio tariffario (Supplemento a OLTRE 21) Per chi vuol sapere concretamente di cosa
mi occupo (la mia attivit prevalente il trattamento psicoterapeutico a indirizzo
psicoanalitico freudiano-kleiniano) e quanto gli costerebbe rivolgersi a me per, fermo
restando che chiunque abbia piacere di incontrarmi non deve tirare fuori il portafoglio.
- Il tariffario mortale (Supplemento a OLTRE 23) Un racconto poliziesco per dire che...
Quello che Ugo Langella nel 1998, in occasione delluscita del tariffario, scrisse ai dirigenti
dellOrdine degli Psicologi, alla luce degli ultimi eventi. Con introduzione.


IL CURRICULUM DI UGO LANGELLA

Ugo Langella e' nato ad Alba (Cuneo) il 25/6/1943. A Torino dal 1964, nell'estate 1994
ha trasferito studio e abitazione all'attuale indirizzo. Laureato in Pedagogia a Torino nel
1971, nel 79 si e' laureato in Psicologia a Padova. In analisi dal 1975 al 1981 a Milano
dalla Dott. Myriam Fusini Doddoli della Societ Psicoanalitica Italiana, negli anni 78 e
79 ha partecipato ai suoi gruppi di formazione e supervisione, quest'ultima continuata a
Torino nel 79 con il Dott. Flegenheimer e dall'80 all'82 con il Dott. Levi, analisti della
Societ Psicoanalitica Italiana. Nel 1989 ha conseguito l'attestato di ipnotista presso il
Centro Italiano di Ipnosi Clinica Sperimentale C.I.I.C.S. del Prof. Franco Granone. E'
iscritto all'Ordine degli Psicologi (posizione 01/246 - al 17/07/1989, data di prima
costituzione) ed all'Albo degli Psicoterapeuti.

Puoi trovare tutti i numeri ed i supplementi di OLTRE (compreso il mio tariffario)
su internet, cliccando: http://www. oltrepsy.it Se vuoi ricevere i precedenti o i
futuri numeri di "OLTRE" per e-mail, naturalmente gratuitamente, scrivi a:
ugolangella@virgilio.it

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