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Nell'incontro precedente abbiamo parlato della relazione amorosa con accenni astrologici,

psicologici e mitologici. Possiamo ora continuare questo discorso analizzando altri elementi
attinenti. Avevamo ricordato che l'amore, l'eros e l'innamoramento fanno parte delle esperienze
umane più significative perchè attraverso esse l'individuo non solo entra in contatto con la
dimensione più profonda di se stesso, ma vive una vicenda che potremo definire "iniziatica" dal
momento che la conclusione è spesso un ampliamento della coscienza e la conseguente
trasformazione.
Questo intendimento dell'amore quale relazione da persona a persona, e la conseguente psicologia
dell'amore, è un elemento che entra nella cultura con l'apparire dei poeti trovatori del dodicesimo
secolo. Essi sono stati i primi a pensare l'amore come lo pensiamo noi oggi. In precedenza, l'amore
era suddiviso in due principi, Eros e Agape, il primo legato al fisico e il secondo legato allo spirito.
Per Eros - la passione - il dio che eccita il desiderio sessuale, che soddisfa un bisogno fisiologico
con la reciproca attrazione degli organi, l'elemento individuale non ha importanza. Per Agape - la
compassione - l'amore spirituale, l'ama il tuo prossimo come te stesso, chi sia il prossimo tuo non
ha importanza. Vediamo che l'elemento che caratterizza questa visione dell'amore sia dal punto di
vista fisico che spirituale, è l'impersonalità. Attraverso l'Amor Cortese tutto ciò diviene molto
individuato, ci imbattiamo in un ideale puramente personale perchè è una esperienza tra persona e
persona.
L'esperienza personale viene indirizzata all'autorealizzazione, attraverso il fatto di intendere il
compimento dell'amore come la più nobile attività naturale e di elevare l'amore romantico a
esperienza religiosa, non intesa come confessione di fede ma come dimensione allusa
all'espressione "religiosità", cioè la capacità di sospendere temporaneamente la modalità razionale
della conoscenza per andare verso l'intuizione ( cogliere il senso della possibilità) sintetica
dell'infinito, di ciò che è comunque per sempre sottratto alla conoscenza dell'intelletto che si volge
ai fatti, e a partire da questi, induttivamente, formula leggi astratte, traendo così slancio per il
superamento di se stessi. Gli amanti mirano a colmare questa distanza e ad abbattere queste
barriere, a sgretolare il confine che li separa.
Il mito dell'androgino è una immagine della perfezione, della totalità raggiunta attraverso l'unione
dei complementari. Per raggiungere la meta della perfetta integrazione psichica, l'uomo deve
dunque ricercare l'androginia in se stesso. Una interpretazione "coniugale" del mito dice che l'uomo
non diventa mai veramente tale, cioè non si individua, se non attraverso l'unione reale con una
compagna, poichè solo così egli può attuare pienamente le sue potenzialità umane. L'androgino
cosmico era uno dei simboli centrali dell'alchimia, nella quale la fase preliminare della
preparazione della pietra filosofale era appunto l'unione simbolica dei principi maschile e
femminile. Nell'ebraismo, l'uomo originario, l'Adamo, compare come ermafrodito. Nel tantrismo la
vita sessuale è la via eletta al recupero della perfezione della creatura originaria, della perfezione
della sua natura divina. La sessualità esprime, anche se per pochi momenti, la libertà di ogni essere
umano. Ma un uomo libero è sempre pericoloso in quanto è in grado di mettere a nudo le
contraddizioni del collettivo. La sessualità umana può essere il terreno della trasgressione che,
quando è esperienza profonda, nutre l'individualità, fa crescere psicologicamente. Non è un caso, ad
esempio, che nei paesi protestanti le lotte politiche si svolgano in maniera prevalente attraverso la
rivelazione degli scandali sessuali. Ma scoprire segreti sessuali ha per la collettività il valore di un
peccato mortale non per la sessualità in se stessa ma per l'atto di libertà che esso esprime. La lettura
in chiave sessuale del peccato originale ha perpetuato nel mondo cristiano, di generazione in
generazione fino ai giorni nostri, un indirizzo marcatamente sessuofobico, spesso addirittura
terroristico, nell'educazione che i genitori impartiscono ai figli. Nonostante anni e anni di
informazione sessuale si incontrano ancora veri e propri disastri riguardo il modo di concepire e
vivere la sessualità.
La perfezione psicologica richiede pertanto un ritorno creativo alle origini in cui l'uomo si
ricongiunge con quello stato di indistinzione che ha preceduto la nascita della coscienza : solo
rientrando in quella totalità primitiva egli può rendersi simile al divino. Possiamo immaginare la
condizione iniziale della psiche seguendo il racconto dell'Eden, come un tranquillo, eterno fluire
dove non esiste alcun Io riflettente, dove l'uomo non si distingue dal mondo, ma coesiste con la
natura in un'armonia che non conosce conflitto. E' l'esperienza dell'essere contenuti in un grembo
che racchiude e protegge, l'esperienza della vita intrauterina che ciascuno conserva dentro di sé. La
nascita della coscienza, che viene sempre rappresentata come nascita della luce, spezza
quell'armonia, ed è vissuta dalla psiche come una espulsione dal mondo : e come il bambino è
spinto a forza fuori dal ventre della madre, così l'uomo non è più dentro la natura, ma
irrimediabilmente fuori e di fronte ad essa. Nelle prime fasi del suo sviluppo, l'Io costruisce la
propria identità la delimita e la circoscrive differenziandola da tutto ciò che è non-Io. Con questo
movimento la coscienza spezza l'unità originaria degli opposti, la psiche e il cosmo non coincidono
più, è rotta l'unità della natura e l'uomo scopre di essere parte di un mondo più grande che lo
comprende, ma intanto egli può accorgersi del mondo in quanto non è più del mondo.
Non è più la totalità e la perfezione degli inizi, ma il conflitto e il male. Inizia il tempo delle scelte,
del sacrificio dell'onnipotenza, dello sciogliersi dell'illusione sotto il sole della coscienza. Il
pensiero, che pure può concepire la totalità, non può tuttavia coglierla e possederla, perchè il
rapporto che c'è tra la coscienza e ciò che la precede è quello di una parte col tutto. Per quanto
l'occhio umano si sforzi per allargare il suo orizzonte sul mondo per includervi porzioni sempre più
vaste di esso, la sua non potrà che essere una visione consapevole della sua parzialità.
Il richiamo all'origine ha sempre uno straordinario potere di fascinazione. I bambini chiedono
insistentemente, fino a che non ricevono una risposta che appaia loro convincente, da dove
vengono, da dove e come sono nati. Una risposta di tipo scientifico, per quanto semplificata e
adatta all'età, non li soddisferebbe. Una risposta realistica non è la risposta attesa dalla psiche. Essa
non tiene conto dell'orizzonte mitico su cui la domanda si apre, non tiene conto della sollecitazione
fortissima che il mito delle origini esercita sul desiderio della psiche di autoalimentarsi attraverso
l'esercizio della immaginazione, la narrazione di storie. Il mito, come la fiaba, non è una vicenda
rigorosa e univoca, al contrario, consente diverse "letture" secondo lo stato d'animo di chi
percepisce.
Ma che significa tutto ciò per noi, presi come siamo dalla complessità delle relazioni con gli altri ?
In genere le relazioni danno origine a profonde tensioni che noi siamo portati ad addebitare a
malaugurate circostanze esterne, mentre faremo bene a riconoscere lealmente che in realtà abbiamo
un gran bisogno di misurarci con le avversità se vogliamo davvero dare un senso alla nostra vita.
Raramente - per non dire mai - una relazione giunge senza urti e senza crisi alla relazione
individuale. La presa di coscienza non si ottiene senza dolore. La coscienza tende sempre a
progredire obbedendo per così dire alle leggi della propria inerzia, ma talvolta l'incosciente invece
la trattiene, poichè la forza e l'intima volontà di uno sviluppo ulteriore sono esaurite. Tale
disarmonia con se stessi provoca lo scontento, e siccome non si ha minimamente coscienza dello
stato in cui ci si trova, se ne proiettano solitamente le cause sul proprio partner. Da qui si genera
un'atmosfera critica, condizione necessaria per qualsiasi presa di coscienza. Ordinariamente questo
stato non è contemporaneo nella coppia. Anche la vita di coppia più perfetta non può eliminare le
differenze individuali dei partner, fino a raggiungere una identità assoluta del loro atteggiamento
interiore. Sovente uno dei due si adatta più presto dell'altro alla vita di coppia. Colui che è unito ai
propri genitori da rapporti normali si adatterà al proprio compagno con scarsa o nessuna difficoltà ;
quello invece che è unito ai propri genitori da rapporti più profondi ed incoscienti si troverà di
fronte a maggiori ostacoli. Egli non potrà giungere se non più tardi ad un completo adattamento
che, essendo stato realizzato più difficilmente, durerà forse più a lungo. La differenza del tempo di
adattamento, da un lato, e l'estensione della personalità spirituale dall'altro, sono i fattori
determinanti quelle difficoltà che faranno sentire il loro effetto nel momento critico. Non dobbiamo
intendere però che parlando di "grande estensione della personalità spirituale, vi sia riferimento ad
una natura particolarmente ricca e generosa. Non si tratta di ciò, ma piuttosto di una certa
complessità della natura spirituale, paragonabile ad un cristallo molto sfaccettato confrontato con
un semplice cubo. Si tratta di nature complesse, in genere problematiche, aggravate da eredità
psicologiche più o meno difficili a conciliarsi. Non è facile adattarsi a simili nature, come per esse
non è facile adattarsi a nature più semplici. Spesso queste persone dotate di disposizioni più o meno
dissociate hanno la capacità di far sparire, per un periodo di tempo abbastanza lungo, i lati
incompatibili del loro carattere, e di assumere in tal maniera un atteggiamento più semplice ;
sovente la loro "molteplicità" e il loro carattere mutevole possono conferire loro un fascino del tutto
particolare.
Di fronte a queste nature un po' labirintiche, l'altro partner può sovente sentirsi smarrito ; egli vi
trova una tale abbondanza di possibili esperienze vitali, che il suo interesse personale ne viene
completamente assorbito ; il che non è sempre piacevole, perchè talvolta la sua occupazione
principale consiste nel seguire il proprio compagno per cammini tortuosi e per false strade. Tuttavia
vi è in esse una tale ricchezza di possibili esperienze, che la personalità più semplice ne viene
sommersa ed in certo modo fatta prigioniera ; essa è, per così dire, assorbita dalla personalità più
vasta e non vede più nulla all'infuori di quella. E' un fenomeno che si constata quasi regolarmente :
una donna spiritualmente assorbita dal marito, un uomo affettivamente assorbito dalla moglie.
Si potrebbe chiamare questo problema il problema del contenuto e del contenente. Il contenuto si
mantiene essenzialmente nella cerchia della relazione. Egli si volge tutto intero verso il partner ;
all'infuori di questo non esiste per lui nessun obbligo degno di importanza, nessun interesse che lo
leghi. Il lato sgradevole di questo stato ideale è l'inquietante dipendenza da una personalità piuttosto
inafferrabile, che non dà fiducia, né sicurezza. Il vantaggio invece è l'unità dell'io, - fattore
importante per l'economia psichica. Il contenente, data la sua tendenza alla disarmonia, avrebbe
bisogno di ritrovare la sua unità per mezzo dell'amore integrale. Questa aspirazione si realizza
difficilmente, poichè l'essere complesso viene presto superato da quello con la personalità più
semplice. Mentre egli cerca nel compagno le sottigliezze e le complessità complementari e
corrispondenti alle sue faccette, disturba la semplicità dell'altro. Ora siccome la semplicità, nelle
circostanze ordinarie della vita, è più vantaggiosa della complessità, l'individuo complesso deve ben
presto rinunciare ai suoi tentativi di portare il semplice ad avere reazioni sottili e problematiche. Ed
il partner che, seguendo la sua natura semplice, cerca in lui risposte semplici, gli darà non poco filo
da torcere, proprio perchè cercando risposte semplici attiverà la complessità del compagno.
La natura semplice , agisce su quella più complessa come una camera troppo piccola, che non gli
offre spazio sufficiente. D'altra parte l'essere più semplice di fronte a quello complesso, ha
l'impressione di trovarsi in un appartamento con troppe stanze e senza poter comprendere quale sia
la camera in cui gli convenga abitare. Da ciò risulta naturalmente che il più complesso dei due
contiene il più semplice dal quale non può essere né contenuto né assorbito ; egli lo avvolge senza
poter però esserne avvolto. Siccome egli ha forse più bisogno dell'altro di sentirsi circondato, si
sente quindi ai margini della relazione ; la sua posizione è parecchio più difficile. Data la sua natura
disarmonica si desta in lui un desiderio ardente di unità e integrità.
Egli comprende di cercare un complemento, o un contenente, o un integrità che gli sono sempre
mancati, ma non crollando nella constatazione di avere una relazione sbagliata, ma persuadendosi
che il suo desiderio di integrità ha ragione d'essere, passando così dalla possibilità di una
separazione - che non avrebbe colmato la dissociazione - alla rottura, in modo che tutte le forze
sane insorgeranno contro questa rottura affinchè egli diventi consapevole della possibilità di trovare
in se stesso l'armonia che prima cercava sempre al di fuori. Per il contenuto tutto ciò è una
conferma della sua mancanza di sicurezza, da lui sempre dolorosamente sentita. Egli s'accorge che
le molte camere, che egli credeva fossero a sua disposizione, sono invece occupate da ospiti
indesiderati. la speranza nella sicurezza scompare, e questa delusione lo costringe a ripiegare su se
stesso potendo così riconoscere che la sicurezza che egli ha sempre ricercato nell'altro deve trovarla
in se stesso.

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