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NORBERTO BOBBIO

HUSSERL POSTUMO
(NOTA)

Estratto dalla Rivista di Filosofia - Serie Il - Anno I (Anno XXXI della Serie I)
Volume 1 - N. 1 - Gennaio-Marzo 1940

MILAN O
VIA CIRO MENOTTI, 20
1940
Tip. O. BIANCARDI . LODI· 19'O-XVlIl
Il fenomenologismo, cioè la scuola di Husserl, pare ormai un evento
lontano ed è per lo più passato sotto silenzio. Ma rimane invece ben
vivo Husserl, il pensato re dallo sguardo penetl ante pur nei ben definiti limiti
della Sl!a ricerca e della Ila operosità, dalla concezione ambiziosa della fun-
zione della filosofia pur nella circoscritta sfera della sua visione del mondo,
dal senso fermo e solido e vigoroso, pur nella sua disciplinata compostezza,
della vita teoretica; rimane il suo pensiero, ormai finalmente sfrondato degli
allori del trionfo, e in sostanza liberato da molti equivoci e dalle fallaci so-
prastrutture, imposte dall'immediato e troppo facile successo; un pensiero
ormai abbastauza ben segnato nelle sue linee di direzione e di sviluppo, e
che, non più disper o nei Ilumerosi e diversi gruppi di scolari, ma tutto rac-
colto e chiuso in se ste so, vuoi ora essere considerato unicamente nella sua
storia interna e soltanto in funzione di questa compreso nella sua singolare
vicenda di accrescimento interiore e di razionale e ragionato allargamento di
temi in un unico raggio di azione.
È dunque su Husserl, non più sul fenomenologisrno, che è bene d'ora
II1nanzi soffermarsi, e non soltanto sul primo o secondo Husserl, l1Ia su tutto
Hus-erl, per vedere di porre finalmente in evidenza il suo centro ed anche i
suoi limiti . Per ora a questa opera si accinge egregiamente un probo e fer-
vido di'cepolo, il Fink (I), il quale, per quanto inserito nella stessa sfera di
suggestione del maestro, e quindi chiuso negli stessi limiti, ha pur spirito
aperto e mano sicura nel mettere iII rilievo i motivi profondi di questo pen-
siero, per la cui ricostruzione si vale non solo dell'opera scritta, ma delle
lezioni udite o lette, e in generale dell'insegnamento del maestro. Il Fink
insomma conosce già quello che possiamo chiamare lo « Husserl postumo "
qllel nuovo se non diverso Husserl, che ~arà rivelato dai numerosi manoscritti
- per lo più forse appunti di lezioni universitarie - ancora inediti, e la cui
pubblicazione dovrebbe contribuire a rendere più trasparenti e meno astratte
certe formule programmatiche e a darci l'esempio più autorevole di ciò che
sia propriamente una ricerca fenomenologica. E siccome di questo Husserl
postumo ciascuno attende la rivelazione prima di pronunciarsi in un giudizio,
se non definitivo, almeno impegnativo, può riuscire utile nell'attesa segnalare
via via ciò che si viene man mano pubblicando.

(I) EUOfN FINK: Das Problem du Philnomenologie EdmulId Hussul, di


cui sinora è uscita, che IO sappia, una prima parte in « Revue internationale
de Philosophie • (1939, fase. Il, pp . 226-270).

DID' ~ ~

NOR 0881 0
Centro Studi Piero Gobetti
-4-

A meno di un anno dal la morte, presc indendo da un breve ine ù ito, pub-
blicato a sco po com memorat iv o dal fink (I), la cu ri osità degli s tudi osi è
stata appagata con la pubbli cazio ne di un grosso ed im portante vo lume (2),
edito a Praga a cura di un a nti co ass istente dello Husserl, Ludwig Landgrebe,
che g ià ave va aiu tato il maestro nella rifinitura lettera ria di un'op era prece-
d e n te, la < fo rmale un d tr ansze nde ntale Logik • (v. ivi, p. 15) , e che allora
d opo la di spe rs ion e de ll a scuola fece parte di u no dei piLI atl ivi nuclei di
seguaci della tradizione husser la na, il • C ircolo filo sofico d i Praga • .
II Landgrebe innanzitutto ci dà in una breve prefazione particolareggiate
noti zie su l modo con cu i questo libro si è venuto formando attraverso vicende
varie di a lm eno un decennio. C i avverte il Landgrebe che H ., dato il cre-
scente numero d ei suoi manoscritti, si era preoccupato nei due ultimi decenni
di trovar nuove vie, in collaborazione con allievi, p er la messa in va lore del
frutto delle sue ric erche, la cui quantità egl i da solo non era piìl in g rado di
dominare. Così il Land g reb e stesso era stato incaricato già sin d al 1928 di
m ette re ins ieme e sistemare i manosc ritti concernenti il problema delli! logica
trascende nta le, e si era va lso a tal fine di vari sc ritti, in gran parte appuntj
di lezioni risa lenti anche a molti anni add ietro; questa raccolta di materiale
dov eva servi re di base ad una pubblicazione, la cui definitiva redazione sa-
rebbe spettata ad Husserl. Ma il d isegno totale e complessivo di questo la-
voro fu per un certo tempo abbandonato, perchè da una breve trattazione
sop ra il problema della log ica trascendenta le, che doveva servire di semplice
intr oduzio ne a l lavoro completo, Hu sserl trasse ili brevissimo tempo la < for-
m alè und transzcndentale Logi k > , che appare come libro per se stante e
staccato dal resto . Questa pnbblicazione richiese una rielaborazione non solo
f ormale ma anche materiale del primitivo progetto, e venne condotto a ter-
mine nel 1929-30 un secondo progetto, la cui composizione era anch'essa un
risultato d i personali aggiunte e correzioni da parte di liusserl, e dell'ope ra
di sistemazione dei divers i elementi e cii partizione in capitoli e paragrafi da
p arte del Landgrebe, in continuo contatto orale e scritto col llIaestro. Ma an-
che questo progetto fu messo iII disparte per il sopraggiungere di lavori più
urgent i. Scio nel 1935 fn finalmente possibile tornarci su con l'appoggio del
circolo filosofico di Praga, e si giunse al lo stato attuale dell'opera con un'ul-
tima revisione per mano cie l Landgrebe e con alcune addizioni husserliane,
e soprattutto con l'aggiunta dell' introduzione, che occupa le prime 72 pagine
e che ha lo scopo di venire incontro al lettore nOli ciel tutto esperto della
filosofia fenomenologica co l ricollegare la presente opera all'ultimo scritto di
Husserl (Die Krisis der ellropèiischen Wissenschaftm Ilnrl die franszetldenfale
Phèillometlologie, in • Ph ilosophia. , I, 1936) e alla l'ormale Iwd transze/Z{len-
tale Logik, del cui programma metodologico dovrebbe rappresentare una
esec uzione, come ricerca particolare di fronte all'impostaz ione genera le del
problema. Il Landgrebe tiene a far osservare che in tutta l'opera null a vi è

(1) Die l'rage I/ach dem Ursprwlg der Geometrie als ùdclltiollal- histo-
risches Problem, in < Revue inter. de Phil. • eod., pp. 203-225.
(2) EOMUNO HUSSERL: Erfahrung /lnd Urteil, Acad~mia Verlagsbuchand-
l un g, Praga, 1939, pp. XXIV-478.
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che non sia stato 3utori17:\to d:1 HII. seri mede:;illlo, e che pertanto essa viene
,Id e sert! il frut o di una ~in"olarc collaboraliolle, in base a cui il TT1ateri:!le
grem:1O plu\iclIl! tutto da Ifu >erl, Illentre la lespoll3lbilità dell'elaborazione
ktleraria ri cade cOlllpklamellte :III1'cditorl'.
A parte i contribllti lll1tcrillli allo tudio Ikll:t lo~ic:!, di cIIi per:!ltro cer-
cheremo di d:!re un rinssllnto, qm'st' nuova oper:! di lf!l~,erl deve essere
anche couolder:!t:! dal punto di ViSt.l cit-I contributo cÌle ,;sa oifrc ali:! chia-
dflcallOlle della personalità di l-Iu~serl c alla dclimita/lolh! dcll.'\ SU:1 sfera di
attivita .• 011 bisogna dimcuticarc che tava prevalenùo in questi ultimi tClIlpi
(natur:! I cntl' p:trlo scmpre ,IV'lldo ooprattnll ) rigu ard o :!1I'It:tlia) ull'lI1lt:rprt-
tazio ne IIIctafj,ica dtlla lilo_olia i Bus-cri, dle :l\'rebhe finilo pu racchiu-
dere anche Hus,e rl negli sC!leml di • iJe:11islIlo • e • realismo , c per spo-
stare il centro dell'interesse critico su part i ines~enlilli o al1lcno non altret-
tantu vitali. Questo ~civolall1ellto lu dovuto in gran parte al t:ltto ct:e qui d:1
noi la 1I0'lra particolare educHiol\e ftio,altea no I l'r~ affatto pn:lTlunita di
fro:l!e all~ 'usin~he di Ila' interprl'la'ionc mel:lfblCa delle varie con enti di
filo<ofi" °tr;;niera , ti anzi era predi posta a Irggtre fr:J. Ir right: di qualunqlll!
librn di filosoiia s.:mpre 1.1 stessa storia Ilei propri ca.i, che non erano aff:1tto
universali, ma di portata particolari5'illla, e sempre lo steso l riechegf{i~lIlento
delle proprie ilke. Ciò spiega perch è l'attenzionI' degli studiosi da noi si sia
solf"rIlIata sul:a ]Jute piÙ sprttacnhre d~lI:t filosofia di llu 'o etl, su ljurlld
cioè c le c m l pon:!eva lle O li1l aJ un Ideale di cu,trunonc e di sisten: I, e
megho ,l pre:tava a so Idi FIre le alllbizioni e le preuccupazioni di ulla filo-
<ofia-metafisica: vo,,1i dire 0111 metod'l della riduzione fl!101!I'nlllogica e sui
ri!ro\Oamento della cC'scienza aso oluLl, quali sono espoo ti nelle « Id l'f.!n A
queo'lo civolamentu però contriblli\'1 in gran parte lo stesso flllsseri col
mantener~i negh ultimi anni con troppa i nsistenla sul piano programmatlco
c col non ridbcendere alle rìccrcllc sillgolari, sl!lllpre annunciai<! e sempre
ri:nandate; e certamente la maggior difillsione, per e\'identi r:I;:ioni <li com-
plen<ibilità, delle Méditatioll cartésiennes., in cui non mancavano nè la
fOinlllla comprensiva, nè il progr:1l1lma per il f 'turo, nè il riallac.:Ì1mento
storico, donde la facile ma equivoca etichettl dci neo carte~i:lIlesim(l, er:t mo-
livo sufficiente a che la filo5(jfja di 1f,ls,erl fo se presa di mira assli pitl
come sistema che comI! rIcerca, nella sua pre~lInt:l fUllzione costruttiva a"sai
riù che nella sua funzione dc~crittiva, e a che f )S5e dll:lCntica to l'ormai lon-
tano tius~erl della. filosofia come scienza ril.;orosa " che era pur sempre lo
t"lusserl genuino.
A 411esto tlusserl genuino ci riconduce nel modo più persuasivo il nuovo
libro, che stiamo e~aminando. Esso in primo luogo ci pone di fronte allo
Husserl rìcercatorr: Hu~serl è il ricercatore per eccellenza, scrupoloso, minu-
/ioso, instancabile; nella sua ricerca c'insegna in primo Iuo~o a 110n aver
fretta; là dove l'indagatole anche più scaltrito procede oltre, egli si sofferma,
,lnzi tOrIl.l indietro, e trova sempre l'aspetto non ancora messo in luce; vi si
indugia e vi si diffonde con una sovrabbondanza di annota7ionl particolari,
I he rende difficile c lenta, e cOlllunque sempre impegnativa, la lettura delle

sue opere e che fa pen~are ad un'analisi microscopica della coscienza, ma in


lJue~ta scrupolosità, che può sembrare superficialmente pedantesca, nulla vien
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annotato che non sia necessario; anzi una delle caratteristiche più salienti di
Husserl, e che pur nella sua funzione apparentemente modesta di ricercatore
g li dà un posto cosÌ preminente, è la sua prodigiosa capacità di cogliere
l'essenziale dei fenomeni da studiare. In secondo luogo il nuovo libro è un
libro di logica, e dunque anche per il suo contenuto ci riconduce all o Husserl ,
ge nuino; esso fa gruppo con le due g ra ndi opere logiche precedenti, le « Lo-
gische Untersuchungen. e la < formal e und toranszendentale Logik • . Alla
prima si richiama in modo evidente per la struttura formale, in qu"nto anche
esso è costituito da una serie di ricerche logiche; alla seconda si ricollega
direttamente per il principio che la anima, tanto da poter essere considerata
dall'editore come una parte capitale delle ricerch e ana litico-descrittive, desti-
nate alla fondazione trascendentale della logica, il cui programma fu appunto
in quel libro stabilito. Si tra tta in sostanza di un'op era che con una breve
formllia si potrebbe chiamare di c logica descrittiva » o di • fenomellolo gia
della logica •. Il suo disegno è amplissimo, tanto da abbracciare nelle tre
parti, in cui è divisa, i tre momenti fondamentali del processo logico, espe-
n 'elZza recettiva, giudizio e concetto. Precede una introduzione, in cui il disegno
dell'opera trova la sua giustificazione; seguono due appendici .

È necessario premettere che anche quest'opera SI Ispira alla formula fon -


damentale della fenomenologia: < zu den Sachen selbst » . Q uesta formula,
spiega il fink, racchiude i due motivi fondamentali della ricerca fenomeno-
logica: l'originarietà e l'immediatezza, realizzanti si nello sforzo di scoprire
l'essenza delle cose in un sapere liberato da tutti gli schemi e da tutte le abitu-
dini mentali, in una parola dalla tradizione. La originarietà e immediatezza
della fenomenologia sono date dalla scoperta della coscienza intenzionale, e
quindi si compiono in un ritorno al soggetto trascendentale, colto nelle sue
direzioni all'essere.
Questi motivi fondamentali si ritrovano nell' introduzione. Già nel sotto-
titolo il libro si preannuncia come Ilna ricerca di « genealogia della logica >.
Dunque il suo tema è lo studio dell'origine della logica, in quanto per
origine s'intende non l'origine storica nè psicologica, ma l'origine es·
senziale delle operazioni logiche nella costitutività trascendentale della co-
scienza. In particolare il libro studia il giudizio predicativo. Quindi con le
parole stesse di Husserl il compito della presente ricerca si può definire comè
una • Wesenskliirung del giudizio predicativo mediante l'indagine della sua
origine •. In questa formul azione è contenuto quel motivo polemico contro
la logica formale nel senso tradizionale, che sarà sviluppato in tutto il corso
del libro. La logica ha una duplice problematica : essa da UI1 lato studia le
forme del pensiero nella loro struttura formale, ma queste 110n sono che le
condizioni semplicemente negative di una possibile verità; dall'altro lato deve
studiare il processo positivo di raggiungimento della verità, cioè ri sal ire al
soggetto, e alle condizioni soggettive di essa. In questa seconda ricerca il
problema centrale è quello dell' evidenza: dunque la logica non ha da porsi
soltanto il problema del giudizio in senso lato, ma più precisa mente il pro-
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blema del giudizio evidente, che è quello solo che stabilisce una reale cono-
cenza. Ora la logica tradizionale, tutta rivolta al primo problema, ha trascu-
rato per lo più 11 secondo o lo ha affidato alla p icologia genetica ignoran
don e l'importanza Proprio nel riconoscere l'importanza di questo problema,
nel farne tema centrale di una ricerca di logica, e nello stesso tempo nel
liberarlo dall'indagine meramente psicologica sta la ragione essenziale della
logica fenomenologica, che è logica soggettiva. In secondo luogo alla logica
fenomenologica si manife ta essere la sfera della logica assai più estesa di
quello che apparisse alla logica tradizionale: essa scopre cioè che l'attività
logica già si esplica in certi strati inferiori della nostra attività conoscitiva,
in cui sono da ricercarsi, come sarà ampiamente documentato nel corso della
ricerca, i presupposti di fenomeni, che abitualmente sono fissati nella sfera
nperiore dalla logica propriamente detta. Così si spiega perchè allo studio
del g iudizio predicativo, da cui la logica tradiLionale comincia e in cui anche
la presente ricerca fissa il sno tema principale, vada innanzi uno studio sull'ap-
prendimento recettivo degli oggetti, cioè sullo stadio anteriore all'attività giudi .
cante, che Husserl chiama • esperienza antepredicativa . Posto il problema
del giudizio evidente come problema fondamentale della logica, il ritorno
allo <tadio antepredicativo diventa necessario Ogni attività giudicante infatti
presume degli oggetti dati In antecedenza; ora afftnchè Il giudizio sia vera-
mct1lc giudizio cono~citlvo bisogna che sia un giudiZIO eVldenlt:, vale a dire
che fii oggetti siano dati in modo che il loro esser dati renda possibile Il
giudizio evidente, cioè bisogna che siano dati nel modo dell'evidenza. Dunque
ogni giudizio evidente non è possibile se l'oggetto stesso non è dato in modo
evidente, per cui la problematica dell'evidenza presenta almeno due gradi:
l'evidenza degli oggetti e l'evidenza predicativa. La logica formale, arrestan
dosi nella maggiore sua e tensione al secondo problema e non curando il
primo, ha arbitrariamente limitato il suo ambito. Rimane \IIteso che qui il
concetto di evidenza è adoperato nel significato husserliano ormai noto di
StlbstgtbulIg degli oggetti, cioè come quel modo di darsi degli oggetti, che
e il darsi da sè
La teoria dell'esperienza antepredicativa si pone dunque come il primo
tratto della teoria fenomenologica del giudizio; ed ha anch'essa bisogno di
una delucidazione preliminare: innanzitutlo che cosa c'è nella coscienza prima
del sorgere dell'attività costitutrice dell'esperienza? Prima di ogni esperienza
non \i sono oggetti isolati, ma bensl tutta una sfera di dati preliminari che
stanno passivamente nella coscienza, come in uno sfondo, pronti ad aver ri
salto or qua or là, come e quando l'attività apprenditiva della coscienza VI
i diriga. Questo ambito di dati preliminari è in una parola il mondo, come
fondo di una fede meramente passiva nell'essere, che ogni prassi dell' UOl1l0,
sia la prassi della vita sia quella della conoscenza, presuppone. In quanto
all'esperienza propriamente detta anch'essa non e costituita di oggetti isolati
e uno dall'altro indipendenti, ma ha la struttura di un orizzontt: vale a dire
che l'oggetto attualmente in risalto rimanda, in una catena ininterrotta (per
quanto interrompi bile) di sempre nuove esperienze, alla conoscenza degli altn
aspetti dello stesso oggetto e degli altri oggetti che sono già dati con e3SO.
Ogni esperienza ha insomma un suo orizzonte entro cui progredisce e arric
8 -

chi sce. In .pa rti colare o g ni oggetto ha il su o o ri zzo nte, nel cui a mbito
si s volge la co noscenza d el l' oggetto sin golo co n l'appre nd imento succes-
si vo de i diversi aspe tti dell 'oggetto, e un o rizzo nte, costi tu ito dag li altri
oggetti da ti in a nte cedenza in sie me co n esso. ]] mo ndo , co me mundo de ll a
vi ta, è l' o rizzonte di og ni poss ibil e sos trato di gi ud izi o; ma se si vuo I g iun-
gere all' o ri g in e dell a conoscenza no n b isog na di me nticare c he questo mon do,
co me ci è da to nella fede pass iv a de ll 'esse re è già tutto a ttraversato da o pe-
razi o ni logiche: basta pe nsa re ch e al nostro mo ndo a p parti ene or mai tu tto
ciò ch e le sci enze nat urali ha nn o prodotto in fatio d i determinazioni dell'es ·
sere, e in partico la re l'i dea della m atelllatizzazione de ll a natura; quindi esso
no n è più un' esperi e nza ori g ina ri a. L'espe rie nza o r ig ina ria non si può o ttenere
che co n la preliminare el imin az io ne d i q ues te idea lizzazio ni, e cio è in fondo
la g iu stificazio ne dell a « doxa . d i fro nte all ' « ep isteme > . A ques ta o ri g inarietà
no n p uò g illn ge re, co me pur si prete nde, la psicol ogia gene ti ca : ed ecco
anco ra un'im po rtan te precisazione. là dove g iun ge la ri cerca fe no me no log ica
nell o sforzo d i at tin gere l' o ri ginari età no n può g iungere la psi cologia ; anche
la fenom eno logia è un ritorno al soggetto, ma in un se nso assai più radica le.
Il soggetto dell a psicologia è pur semp re u n sog getto in un mondo g ià fatto,
idealizzato; il soggetto de ll a fenome no log ia è il sogge tto trascende ntal e, da
cu i il mondo stesso trae la sua spi egazio ne . La fenomeno lo gia, non la psico-
logia, a ttin ge pone e ri solve il probl ema dell' ori g ine.
Passand o o ra alle analis i particol ari contenute nel lioro, esse si raggrup-
pano in tre g ra nùi pa rti: la pr ima su ll'esperien za recettil'o, che Plecede l'att i-
vità del giud icare, con particolare ri g uardo all a p erce zion e ; la seco nda s ul
g iudizio predicativo ; la terza s ug li llIlil'ersali e sul g iudizio universale.
La pri ma pa rte cominc ia col descrive re le strutture essenzial i dell'espe-
rienza recett iva; si sofferma s ulla percezione come operazi o ne att iva dell' io,
che p res u ppone un a sfera d i dati prelimina ri e nella cui fo rm azio ne en tra no
p rima d i tu tto in g ioco fenome ni "assoc iativi. Att ravers o l'attenziollt', la cui
caratteri stica è il compil1l ento dell a tendenza all' o ggetto, e dopo il sempli ce
interesse all'oggetto, la te nde nza percettiva procede all'appre ndimento dell'og-
getto an ch e ris petto a qu ei lati, che sono r imasti ne l pr il1lo atto non perce-
piti, cioè procede ve rso l'ori zzo nte interno dell'og getto, passand o da l modo
in izi ale della A bzielung o del se mpli ce mi rare l'ogge tto a q uell o successi vo
dell a Er zielul/g o dc i ra ggi ungere l'oggetto; in q uest'ultima fas e la se mp lice
tendenza dell'io si tras fo rm a in un ve ro e pro pri o fa re de ll ' io, da l mome nto
ch e questo te nd ere a se mpre nu ov i mocli d i a ppa riz ione dell'oggetto è un a
vera e propria prod uzion e di ta li modi. la tende nza al com pletamento de lla
percezi o ne pu ò esse re però in te rrotta o da circosta nze esterne (l'oggetto scom-
pare o ne sorg e un al tro che suscita magg iorm e nte il no str o in te resse), o p-
pure dalla delusione, che può aver luogo invece dell'adempim ento dell 'as pet-
tativa, come quando ciò ch e appare in un prim o tempo rosso a pp are poi
verde; in questo caso s i verifica un con trasto e poi un r ige tto dell a pr im a
fase d a parte della seco nd a, per qua nto la prima sia anco r coscie nte ma co l
carattere del nulla. Assai deg no di rilievo in questa operazio ne d i a nni chil a-
mento è il fatto che in essa per la prima volta si presenta all a cosci enza il
fenomeno della negazIOne, cioè dell'eliminazione dell'altro ; e ciò è degno di
9-

rilievo p~rchè contro la tesi che la nec~azione appaia per la prima volta uella
struttUr1 del I!iud ilio predicativo qlli si dimostra che essa si ritrova gi!t uelh
sfera anlepredicaliva, come modificazione della coscienza. [)'altronde oltre alla
nega7ione vi si ritrovano anche le cosidùette modalità del giudizio: basta
pcn • .lre che lIell'intcl'luzion~ di lilla tendenza percdliva si può verificare an-
zichè un1 ùelusione un senlplice ,blbbirl, come quando non si è certi se l'og-
gett) vi,to sia un uomo o un f,1I1toc<:Ìo ; da parte dell'o!!,getto qui non i
parl:l piÙ ui nerr::zione, Illa hensì di prdesa all'essere, ciuè di possibiiità.
,\neh e il f Il neno d 111 po,sibilità anpartiene dunque all'esrerienza rcccHiva.
Le tre! ,l(, i successive, entro cui si può racco.!licre tutto il proce so del-
l'eslwl ie za li un ° g-etto ,,)no il SI'I/l/ t'ice {/flprenullllt'!/Io, donde lo studio
di resa dc:lla cl'scienza , della rikn"iollc c della

··enza re<:ettha l'l'tti,,lIà giudi<:allk si Il1ilisre un \'(-ro e


eWo'>)!' tto, in lplanto ,'o aetto 'ien l'o t al di fuori del
lllt app :z (I I ali ree Iti Ita de l'e,p lÌellZi! essa
Pcr co IIp. '. el e l'c: senza cl· l':.tti\ ità "llIdlcante
di "p egaZione di altral'er, le ~lIe detl'l milla-
z;oni a, b, ecc, t C.II I r I I nma pllte. Il p-iud'zio r.tpPIC;{1 la ma li:sa-
zion le la 'pi( ,lione, c J npillt1 medi3nt 1111 rilor'lO SII 5 ar-
ricc lilo or 131 d'le :ue dcl~r'1IlJ1'll"',J1i, rilorno che nOJ1 è una sempJir
rim ,lIoraZI ne, ma un~ 11110Vl posizione di rollte a l'oggelto, arcompagJ1:1t.
d'I 11111 I " l ' )n" 'Ul'a e nOI1 plil ,la un ~eJJlpìi.:e t, to di recdllvil\ e a
" Il f nn, zio.: di due nùove f.H!'1(! k.ll'1ti :1(', il ~tli!,,{'tto e il
o !itllzione di quelle Jrop i .. del prore,so di spiq,lllione, il
s J fr Ilo e Il de/N ,I·/Inzio." Dalla p'ìl scmplice lon 11 di ~iudilio, " è p, la
Il oce vi l'il v r o forme ~e'l1pfe piil complesc;e. Le forme di
giudizio I at ~OIlO le se lenti· Il gilllilio con piil determin:\7ioni (::: è p,
q); C I r,. o'ldcnte ad I na _ pie 37ioll Intcr~ott~ lol ironIe aù un Orll-
z )'lIe a er è r I li, ec, I; q I Ilo, i I cui dr l'n la pnma predicl/ior.e si
.,1 oJg-tto ( e ; C; c q); ,uello iiI ('III il predicato nun ('orrisflOnde
p il ?d Il la dcter ninaz'o I Il') 1 per se stante, rome qucl'e considerate si n
qui, m ad lilla dI' er'ninalÌon' per se s,mie: si tratta dei giudizi nella forma
ddl' ha ( h P); i giudiZI di rehzion.: ( • è pitl grande di B); quelli in
Cdi l'inter 5S nOli e di, Jibllito IIOU tlJJ1~lIte 'li tutti i predicati, doude si
distingue Il'1 propo~izione prll:ci aIe da lilla ~~('{)r.dal i, (5, che è p, è q), e
la 5 I~ modlti '71 ne altrib'ltiv1 ''l' è li); e infine il giudizio d'identità (S,
che ( p, è id 'ntico a S, elle e q),
La itua71 ne, e p, fiss~la in un gilldizio, in IIna parola il giudicato
coshtllisce tlll nuovo og~etto, diverso dall'orJgetto dell'esperienza sensibtle, se
p.tr 1.1 es a fonùalo: e questo l'oggetto dell'it,/eUetto l) categorialI! o siI/tattico.
- 10-

Tali oggetti si distinguono da quelli sensibili per il falto che mentre qllesti
'. sono dati in un'originaria passività, essi sono costituiti nella ~pontaneità pre·
dicativa, per cui il loro modo originario di darsi è la loro produzione nel-
l'atti vità predicativa dell'io. Ma la differenza essenziale riguarda il tempo: g li
oggetti sensibili sono immersi nel tempo obbiettivo; gli oggetti categoriali
no ; essi sono scoperti in un momento del tempo, ma erano prima di esse r
scoperti, e sarebbero anche se nessuno li avesse enunciati; la loro tempora-
lità è una super-temporalità, una temporalità universale, che pure è un modo
della temporalità. La loro caratteristica è l'irrealtà: reale è tutto ciò che è
individuato mediante una collocazione spazio-temporale; irreale ogni deter-
minazione che, anche fondata sopra una realtà, può attribuirsi a diverse realtà
come identica.
Passando a studiare le modalità del giudizio, Husserl afferma che il giu-
dicare è un decidersi pro o contro un'esperienza o un giudizio precedenti,
ed è quindi riconoscimento o rifiuto; ma riconoscimento e rifiuto non sono
due qualità del giudizio, come riteneva la lo g ica classica (giudizio afferma-
tivo e giudizio negativo), perchè il negare è semplicemente un « porre fuori
uso ' , e non ha quindi carattere principale ma secondario. La negazione non
è una forma fondamenrale del g iudizio ; anzi non esistono forme fondamen-
tali, dal momento che l'unica forma fondamentale è il giudizio categorico,
S è p. In quanto ai vari tipi di g iudizio Husserl distingue il giudizio d'esi-
stenza dal giudizio di verità; alla sua volta il giudizio d'esistenza, che ha il
suo contrario nella negazione dell'esistenza, non è da confondere col giudizio
di realtà, che ha il suo contrario nell a predicazione della fin zione: il dire
che A non è, non vuoi dire che A sia finto. Importante è tener presente che
nè la predicazione dell'esistenza nè quella della realtà sono predicazioni de-
terminative, cioè non son o tali che da esse il predicato ricev a una determina-
zione ; che un oggetto sia reale vuoI dire semplicemente che io non fanta-
stico; ma l'oggetto rima ne dal punto di vista delle sue determinazioni quello
'che è.
finora si è avuto di mira soltanto l'oggetto individuale, dal momento
che si è fatto parola di giudizi che derivano dall'esperienza, e l'esperienza
non è che individuale . Si tratta ora di giungere alla considerazione di giu-
dizi universali, in cui cioè l'oggetto non è più questo oggetto singolo, ma
un qualsiasi oggetto di questa specie. L'universalità non è data passivamente
ma costruita da una nllova attività creatrice spontanea, che rappresenta
l'estremo grado dell'attività logica. Vi sono due gradi di universali: gli ulLi
versali empirici, che derivano dall'esperienza, gli universali essenziali o es-
senze, che sono costruiti direttamente dalla creazione spontanea. La caratteri-
stica dei primi è l'accidentalità nel senso che essi possono comprendere un
numero qualsiasi e indefinito di oggetti singoli, ma nello stesso tempo il
singolo che ha dato origine alla formazione del concetto è uno qualunque,
accidentale. La ca ratteristica dei secondi è la Ilecessità a priori ; questi ripo-
sano sopra la libera prod uzione di varianti sopra un oggetto dato, assunto
come esempio, cioè su una libera variazione attraverso cui rimane acquisita
una invariante, che è l'essenza o eidos in senso platonico, ma liberata da
ogni interpretazione metafis ica. All'essenza corrisponde l'intaizione delle es-
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SI'IIU, che è il modo proprio di cogliere l'essenza, e come tale si distingue


dall'intuizione dell'individuale Ancora un passo avanti nel raggiungi mento
delle essenze pure si compie staccando l'essenza da ogni riferimento al mondo
leale: l'essenze pure in senso proprio, come le proposizIOni geometriche e
matematiche, non hanno un ambito di fatti, ma di pure possibilità. E qui
Hu eri ha occasione di ribadire una regola a lui familiare, che le verità
ideali precedono le verità di falto, cioè sono a priori . Lo studio degli univer-
sali ha aperto la via allo studio finale sui giudizi universali. Il primo giudizio,
che deriva dall'esperienza, è il giudizio indÌl'idllale: questa rosa è gialla. Dal
g-iudizio individuale si passa al gilldizio particolare: una rosa è gialla, e an-
che : alcune rose sono gialle, che contiene già un'intenzione universale, infine
al vero e proprio giudizio universo/e, che sorge dal giudizio particolare me-
diante la trasformazione della proposizione: alcuni A sono B, in quest'altra:
alcuni A, qualunque essi siano, sono B, ed ha la sua formula nella proposi-
zione : ogni A è B.

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