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Posizione corretta
Posizione scorretta
PaoloAnx
JazzRockLo specchio magico!Il consiglio di usare lo spec-
chio è molto importante. Anche un mio insegnante me lo
propose e credo che sia fondamentale per scoprire e cor-
reggere errori che attraverso la solita prospettiva che abbiamo da
suonatori non vediamo. E' importante come registrarsi e risentirsi
quando si suona: si scoprono sfumature (spesso anche positive) che
non si colgono mentre suoniamo.
Per me lo spechhio fu importante per correggere la mia mano sini-
stra, per esempio. Tenevo le dita "lontane" dalla tastiera e quando
facevo le scale la mia mano sembrava un ragno camminare sulla
tastiera. Ho corretto questo approccio che mi ha fatto guadagnare in
fluidità e tempistica.
Comunque, le metodologie sono fondamentali. Il fattore più impor-
tante deve essere la qualità del suono prodotto. Anche perchè (...con-
cedetemi la battuta) ...uno passa molto tempo a farsi menate su come
tenere dita, mano e plettro per garantire un suono perfetto, poi vede
Steve Morse (avete presente come tiene il plettro e che suono tira
fuori??!!) e allora....!!!! :-)
Ogni regola ha molte eccezioni!
Io avrei detto il contrario... Ciao Paolo.
Io nasco come chitarrista classico, e continuo ad esserlo,
anche se le scorribande sull'elettrica non mancano mai.
Guardando le foto che hai postato m'è venuto da sorridere. Prima di
iscrivermi in conservatorio io avevo un'impostazione della mano
destra del tutto simile a quella della prima foto (quella "corretta"). Fu
la prima cosa che il mio Maestro mi fece cambiare. In effetti, il van-
taggio apparente di quella posizione è che le dita stanno perpendico-
lari alla linea delle corde, e che dunque pizzicare in quella maniera
sembra più "logico". In realtà, allo stato attuale dell'evoluzione della
tecnica chitarristica classica (perché "conservare" va bene, ma biso-
gna anche saper trarre vantaggio dalle innovazioni, se queste sono
intelligenti - come dire: se si scopre l'elettricità non ha senso conti-
nuare ad usare le candele...), quella è una posizione ormai ritenuta
superata - perché si ritiene che implichi molte tensioni muscolari inu-
tili, che sono d'impaccio alla fluidità della mano destra. Il punto è che
si è finalmente arrivati a capire (ma in anatomia questo si sapeva da
secoli) che il movimento delle dita non è limitato ai muscoli della
mano, e, anzi, comporta un lavoro di tutto il braccio, fino addirittura
alla spalla. Ciò vuol dire che se "spezzi" la linea avambraccio-mano
per mettere le dita perpendicolari alle corde, crei una frizione all'at-
tacco del polso; e questa frizione, a lungo andare, stanca. Ne perdi in
fluidità di esecuzione, soprattutto suonando in velocità. Quella posi-
zione è stata adottata fino a tempi recenti da chitarristi fenomenali,
eh!, intendiamoci... Segovia suonava così. Julian Bream anche. E sono
nomi grossi grossi. Eppure, da un po' di tempo, sta venendo fuori che
la posizione della seconda foto (quella "scorretta") sarebbe proprio
quella più naturale e utile alla fluidità della mano. E' vero, in quel
modo è più facile che il pollice batta contro l'indice dopo aver pizzi-
cato, ma questo accade solo se non si fa un corretto uso dell'elasticità
dei muscoli. Le dita funzionano come delle molle: se una volta che hai
pizzicato la corda tu gli togli la tensione, il dito torna tranquillo al
punto di partenza (a patto che la mano sia nella sua posizione natu-
rale, senza tensioni che ne impediscano il normale funzionamento).
Lavorare su questa faccenda dell'elasticità dei muscoli è una delle
cose più importanti, perché se una volta pizzicata la corda non si
lascia andare un dito e lo si mantiene in tensione, si fa compiere
all'intera mano un lavoro totalmente inutile (quando si dovrà usare
ancora quel dito, bisognerà riportarlo VOLONTARIAMENTE alla posi-
zione iniziale, e solo allora si potrà pizzicare di nuovo - cosa che, sem-
plicemente rilassando il dito appena dopo averlo usato, viene da sé e
non richiede ulteriori sforzi). Sembra strano che si debba pizzicare
con le dita non perfettamente allineate alle corde, ma non bisogna
dimenticare che la chitarra (quella classica, nell'impostazione clas-
sica) non sta dritta, ma obliqua rispetto al torso, e che quindi questa
inclinazione riduce di molto il problema. Se poi all'unghia si dà un
taglio asimmetrico, cioè tenendola più lunga là dove il dito effettiva-
mente arriva a pizzicare la corda, il problema praticamente svanisce.
Prova a guardare qualche video di Manuel Barrueco o di David Russell
(che ad oggi sono i più grandi nomi del chitarrismo classico mon-
diale) e vedrai che tipo di impostazione usano - e quanto risultino
fluidi nei movimenti.
Poi, è chiaro, le cose sono sempre relative, ma ho cercato di MOTI-
VARTI il mio disaccordo. Spero di non esserti risultato antipatico! ;-)
In ogni caso, buona musica!Re: Io avrei detto il contrario...Ciao Jul-
ca85,
Che bello !
Figurati per nulla antipatico, ma anzi veramente prezioso nel tuo post
perchè sarà disponibile per tutti quelli che lo leggeranno !
Adoro le conversazioni musicali che se fatte educatamente (come la
tua:) possono avere punti di vista completamente opposti e oltre allo
scambio di informazioni danno la grande opportunità di crearsi un
punto di vista personale, sopratutto per chi ne è alla ricerca.
Come ho scritto nel post precedente quello che ho cercato di dare, più
che dire mettiti cosi piuttosto che cosà(anche se poi da qualche parte
bisogna prendersi la responsabilità di rompere il ghiaccio) è il moti-
vare alla ricerca che potrebbe essere fatta sia in solitudine con lo
specchio da soddisfatti autodidatta a vita, tanto quanto alla ricerca di
un buon maestro che sappia guidarci al meglio.
Quello che esponi cosi bene è l'evoluzione di cio che si pensava scor-
retto, per diventare in realtà per sua naturalezza d'impostazione un
approccio definito corretto, e questo è molto bello ed utile da dire.
La difficoltà nello scrivere articoli del genere risiede nel fatto che ci si
rivolge ad un pubblico incredibilmente eterogeneo, magari fatto di
tante persone che non possono/vogliono studiare con un confronto
umano, ne consegue la difficoltà nel redigere e scrivere pensando
magari al plettratore rock, che al 20% del suo tempo vuole avere un
po piu di dimestichezza magari tenendo il plettro nascosto tra indice e
medio quando suona qualche parte in fingerstyle, o cercando di imi-
tare il fraseggio di Jeff Beck o di chi vuoi tu che comunque non adotta
nessuna delle impostazioni esposte.
PaoloAnx
JazzRock