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RISVOLTI DEI RIVOLTI: UNA SOLUZIONE NON

SCONTATA
da redazione | Feb 15, 2024 | Blog | 0 commenti

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di Cris Mantello

Cari Guitar-Nauti,

la chitarra e la musica country sono un mondo incredibilmente ricco e sfaccettato. Chi in Italia ce lo può
raccontare meglio di Cris Mantello, che è un musicista di punta di questo genere e ne ha fatto una vera e
propria ragione di carriera e di vita? Nella sua rubrica “Country & Western” ci parla di strumentazione,
stile chitarristico, storia e, più in generale, cultura di questo genere così vasto e affascinante. Buona
lettura! – Claudio.

RISVOLTI DEI RIVOLTI:


UNA SOLUZIONE NON SCONTATA

Tutti conosciamo i rivolti: si studiano al primo anno, nei primi mesi, almeno credo.
Ti rinfresco comunque la memoria.

Se prendiamo una triade al suo stato fondamentale, avremo la seguente successione: tonica, terza e quinta, o
più comodamente I° – III° – V°. Possiamo, e spesso lo facciamo, cambiare il loro ordine, ovvero: III° – V° –
I° e V° – I° – III°, avendo così, rispettivamente, primo e secondo rivolto.

Cosa cambia rispetto allo stato fondamentale? Dal punto di vista armonico sostanzialmente nulla, l’accordo è
sempre quello, ma dal punto di vista sonoro, del voicing, cambia tutto! Quante volte ti è capitato di ascoltare un
brano, capire gli accordi, ma faticare a riconoscerne la sonorità? Quante altre volte hai visto in video o live
suonare delle posizioni il cui suono ti risultava anche famigliare, ma che non riuscivi a replicare? Il mio ex
contrabbassista (che suona anche la chitarra) diceva che basarsi sulla vista delle mie diteggiature era alquanto
fuorviante, dato che (sempre a detta sua) non suonavo mai gli accordi “del barbiere”. In effetti gli accordi in prima
posizione, che tutti studiamo all’inizio, sono assolutamente validi ed efficaci ma (c’è sempre un MA) spesso non
sono sufficienti a dare movimento al brano, soprattutto se suoni con un altro chitarrista, ma anche in trio, dove la
chitarra non può fare sempre le stesse cose. Non si prestano ad alcune soluzioni ritmiche o armoniche, quindi
sono un ottimo ingrediente, ma non il solo!

Nel mio corso di chitarra Country e Western ti ho fatto vedere come queste scelte influiscono sui turnaround,
dove si presenta la necessità di creare continuità melodica al basso o al canto.

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L’utilizzo dei rivolti è una scelta spesso obbligata, se si vuole mantenere un determinato voicing. Pensa ad un
pianista: senza rivolti dovrebbe fare una continua staffetta sulla tastiera! Un’altra ragione dell’utilizzo dei rivolti sta
nel voler evidenziare determinati caratteri della triade o dell’accordo, dato che non tutte le note suonano uguali,
sulla chitarra soprattutto. Poi c’è il tema dei lick, dove alcune frasi necessitano assolutamente di una certo voicing
o una certa posizione, per avere l’effetto desiderato e risultare eseguibili.

Quindi iniziamo a pensare alle triadi come qualcosa in più (o in meno, vedrai tra poco) di tonica, terza e quinta,
ma ipotizziamo settime, undicesime e tredicesime (non qui).

Ora hands on the job, ovvero manteniamo una triade (intesa come tre note), ma omettiamo la tonica. Qui le cose
si complicano, intanto perché perdiamo la nota fondamentale e poi perché, spesso, non risulta così facile da
visualizzare sulla tastiera, così di primo acchito (ecco perché spesso, da osservatore/ascoltatore non è così
immediata da riconoscere).

Questo modo di proporre e utilizzare triadi e accordi è tipico di due tra i miei chitarristi preferiti: Eric Johnson e
Vince Gill, ma è comunque ampiamente utilizzato nel country e nel blues (inutile dire che proviene dal jazz).

Ti invito a provare questo lick, rubato proprio allo stile di Vince Gill, per cimentarti con questo turnaround in G.

Come al solito trovi il video esplicativo sul mio canale YouTube a questo link.

Iniziamo con un G in forma di C, cambiando però la diteggiatura in modo da omettere la tonica e ottenere quindi
III° V° e VII°, ovvero B, D e F. Ora prendiamo un C in forma di A, suonando VII° (al basso) C e E (qui omettiamo
la V, per ora), ripetiamo in D spostando tutto avanti di un tono. Già così queste triadi funzionano, sia per una
variazione per una ritmica, ma meglio ancora in un solo, magari veloce, dove abbiamo poco tempo per pensare o
dobbiamo riposarci tra una scala in sedicesimi e una serie di double stop. Ma mentre per la ritmica questo può
essere sufficiente così, per una parte solista, dove la chitarra è in primo piano, dobbiamo creare più movimento e
interesse. Qui ci viene d’aiuto un buon hybrid picking, che ci permette di alternare basso e canto, pizzicando col
plettro la prima corda del nostro accordo e con le dita le altre due corde. Creeremo un certo movimento con una
serie di pull-off sulla corda di G, alternando il G a vuoto, con la nota della triade prodotta sempre sulla stessa
corda. Avremo così un’alternanza quinta-tonica in G7th (D e G), tonica-quinta in C (C e G), tonica-quarta (D e G)
in D; dove il suono del G a vuoto resta una costante timbrica, crea movimento armonico e ritmico (grazie ai pull-
off). Se vogliamo (sì che lo vogliamo) espandere il nostro turnaround, possiamo fare lo stesso con un G in forma
di E, dove il nostro pull-off suonerà G, B ovvero tonica-terza, e poi riportiamo la forma di C al D, ottenendo A, G
(ovvero quinta -quarta) sempre legando il G.

Direi che questa soluzione rapida e indolore non funziona sempre, così com’è in tutte le tonalità (ovviamente),
ma può essere uno spunto per te per trovare altre forme ed altre sonorità utilizzando questo concetto, dato che il
mio obiettivo dal punto di vista didattico è di aiutarti a suonare COME TE.

E per oggi passo e chiudo.

Cris Mantello

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