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L’autore declina ogni responsabilità in caso di danno di qualsiasi natura
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chiarimento e sono di proprietà dei proprietari stessi, non affiliati al
presente documento.
Suonare il Pianoforte
Corso dalla Teoria Musicale alla Pratica:
Da Zero a Pianista
Libreria Pimenta
Sommario
Suonare il Pianoforte
Corso dalla Teoria Musicale alla Pratica: Da Zero a Pianista
Libreria Pimenta
SEZIONE 1: LA TEORIA
Il mio primo pianoforte
La giusta mentalità per studiare
L’impostazione al pianoforte
Le dita a “martello”
La Diteggiatura
Come scegliere il pianoforte
Quanto bisogna studiare
La lettura a prima vista
Gli esercizi quotidiani
Come si studia un brano
Superare le difficoltà tecniche
Come utilizzare i pedali
COMPITI
Contare mentre si suona
L’interpretazione
Come mantenere il pianoforte
Studiare a mani separate
Lo svantaggio dello studio a m/s
12 CONSIGLI PER SUONARE IL PIANO
SEZIONE 2: LA PRATICA
Introduzione
Capitolo 1 – prima lezione di piano
Capitolo 2 – Seconda lezione di piano
Capitolo 3 – qualche passo avanti
Capitolo 4 – Teoria della musica: Ritmo
Capitolo 5 – Come leggere le note: Melodia
Capitolo 6 – Accordi di tre note
Capitolo 7- Accordi estesi
SEZIONE 1: LA TEORIA
Il mio primo pianoforte
Questo libro è stato scritto con lo scopo di dare una solida base agli
allievi pianisti che vogliono intraprendere lo studio di questo
magnifico strumento. Il testo in questione non ha grandi pretese, vuole
solo mettere in guardia lo studente da alcune cattive abitudini a cui può
andare incontro, consigliandolo sin dall’inizio su quali sono le cose più
importanti a cui dovrà fare attenzione e quali sono le “trappole” che
egli dovrà evitare. Insomma, questo libro non è altro che un insieme di
quello che io ho imparato nel corso di questi anni, tramite la mia
esperienza personale nello studio, nell’insegnamento, nei concerti e
anche nella lettura di molti libri di tecnica pianistica da cui ho colto
importanti consigli e che mi hanno aperto veramente nuovi orizzonti.
Una delle cose che ho imparato di più, nella mia piccola esperienza da
insegnante, è che in musica, soprattutto suonando il pianoforte,
bisogna dire tutto.
Per avere contatto con il proprio corpo bisogna avere una certa
spiritualità interna. Per ricercare la sensazione giusta ci vuole molto
tempo ma soprattutto molta spiritualità e contatto con se stessi.
La distanza dal pianoforte è uno dei fattori più soggettivi. C’è chi
ama sedersi attaccato al pianoforte (in questo modo però viene difficile
suonare nei registri troppo gravi o troppo acuti senza allargare i
gomiti), e c’è chi ama sedersi distante dal pianoforte (come me).
Ovviamente la via di mezzo è sempre la scelta migliore. L’importante
è avere una distanza tale da poter guardare senza fatica tutta la tastiera
del piano e di poter suonare nei registri gravi e acuti senza troppa
difficoltà.
Se infatti provi a suonare forte con le dita distese, farai solo uno
sforzo inutile, sforzando le articolazioni sulla parte superiore della
mano, la parte più debole. Ed è in questo caso che possono accadere
gli infortuni.
Certo, con questo non dico che questi muscoli non possono
muoversi (flettersi o estendersi), è giusto che il pianista segua la sua
interpretazione anche con i muscoli, ma l’importante è che questi
movimenti non prendano il vizio di essere troppo frequenti. Se non
vengono controllati, i muscoli prenderanno l’abitudine di muoversi
costantemente durante ogni esecuzione formando il cosiddetto “tic”
del pianista.
Se non viene controllata, è facile che nel corso del brano si tenda
ad accelerare o rallentare.
Inoltre, avendo le dita in questo modo, queste sono già pronte per
suonare i tasti, senza fare alcun altro movimento, sono già ortogonali
alla tastiera, basta solo abbassarle.
Nella posizione delle “dita distese” (che poi non sono proprio
distese) il cervello dovrà attuare un comando meno complesso, in
quanto intervengono solo i flessori sia nel movimento di abbassamento
del dito e sia in quello di alzamento.
al pollice = 1
all’ indice = 2
al medio = 3
all’ anulare = 4
al mignolo = 5
1234543212124244343215
1
5 4 3 2 1 2 3 4 5 4 54 5 4 3 2 1 3 1 3 4 3
2 1.
Come scegliere il pianoforte
All’inizio degli studi non c’è immediatamente la necessità di avere
un pianoforte. Certo, se lo si ha è meglio, ma una tastiera da almeno
quattro ottave (37 tasti) o un pianoforte digitale vanno più che bene.
Penso che portarsi a casa questo pianoforte a soli 3500 euro sia
davvero un affare eccezionale.
Questi pianoforti sono cinesi. Per carità non ho nulla contro di loro,
anzi! Ma come ben sai la loro merce costa poco perché è di scarsa
qualità e spesso non a norma.
Infatti, c’è chi afferma che per migliorare c’è bisogno di creare una
certa indipendenza delle dita attraverso degli esercizi ripetitivi da
eseguire tutti i giorni, e c’è chi afferma che non c’è bisogno di sforzare
l’articolazione in questo modo perché non si fa altro che andare contro
natura, e che questi esercizi sono inutili per il miglioramento dato che
possono creare molto stress e infortuni alle mani come la distonia
focale .
Perché questi esercizi sono dannosi? Cosa fanno per essere così
dannosi?
Il bello di questo metodo è che è 100 volte più veloce del metodo
intuitivo! Uno studente privo di indicazioni farebbe così: suona il
pezzo, quando trova difficoltà in una parte, si ferma e la risuona finché
non gli riesce più o meno bene e prosegue.
Eppure ancora al giorno d'oggi, c'è chi insegna che per migliorare
bisogna sudare sul pianoforte, stando dalle 6 alle 8 ore al giorno.
Ecco quello che succede quando un allievo molla! Non trova più
piacere nel suonare, oppure il tempo dedicato al pianoforte è di gran
lunga superiore ai risultati per cui il gioco non ne vale la candela. Ciò
succede quando si utilizzano i metodi intuitivi, perdendo così un sacco
di tempo utile.
In questo capitolo ti elencherò le maggiori difficoltà che hanno gli
studenti di pianoforte, dall'amatore, al pianista esperto, e ti dirò come
risolvere questi problemi tramite il giusto approccio al pianoforte,
ovvero, tramite il metodo adatto. Ricorda: ad ogni problema esistono
tante soluzioni. Ma solo una è quella giusta!
Perciò, abbiamo due modi di operare per far sì che la mano sinistra
non diventi debole. Il primo è quello di studiare a mani separate e il
secondo è quello di dare più lavoro alla sinistra.
1) Gli studenti che agiscono intuitivamente (senza un metodo di
studio), vedendo uno spartito, presi dalla foga, iniziano subito a
suonarlo a mani unite. Questo procedimento va bene per i pezzi
semplici, per i pezzi di musica leggera, ma non può andare bene per
Bach o Chopin. Per suonare i pezzi di musica classica, bisogna
necessariamente studiare a mani separate.
Ora mi ritrovo a dover dedicare molto più tempo del dovuto alla
sinistra per portarla anche solo lontanamente vicina all'agilità che
possiedo con la destra, perché come ho già detto prima: Prevenire è
meglio che curare!
Altro scoglio che bisogna superare per essere dei buoni pianisti, è
quello di avere una buona indipendenza delle mani (che come
abbiamo detto prima deve essere comunque sempre nell’ambito
dell’interdipendenza).
Sollevarle serve solo per dare la giusta spinta per poter suonare (si
intende sollevare le dita di qualche centimetro).
Questi sono gli studenti che non riescono a dosare la loro forza sul
pianoforte. Ovviamente non sto parlando di forza di polso braccio e
avambraccio, in cui si entrerebbe in una grandissima parentesi, ma sto
parlando della forza delle dita.
Il trillo imperfetto può essere camuffato molto bene con un bel po’
di studio. Per studiare i trilli intendo suonare quei pezzi che
contengono i trilli e studiarli da parte molto lentamente.
Altri esercizi utili per lo sviluppo dei trilli sono quegli esercizi
dove le due dita del trillo (pollice- indice, indice-medio, medio-
anulare, pollice-medio, medio-mignolo), suonano per un lungo lasso di
tempo, due note consecutive alla velocità di sedicesimi. L'esercizio
non ha lo scopo di andare veloci, oppure suonare forte questi trilli, ma
sta nell'andare a tempo. E' un po’
l'esercizio simile alla "pera" che utilizzano i pugili (non la
colpiscono con violenza, ma quanto basta per falla rimbalzare e
colpirla nuovamente, ma sempre con estremo senso del ritmo).
Per quanto riguarda tutto ciò che facciamo al di fuori dei compiti
assegnati dal nostro maestro, è bene che questi non superino l'oretta al
giorno. Come dice il proverbio: prima il dovere e poi il piacere. È meglio
quindi dare sempre precedenza prima ai compiti e poi a suonare tutto il
resto.
Proponi
Non aver paura mai di proporre degli esercizi, dei pezzi o qualsiasi
altra cosa al tuo insegnante. È giusto che ci sia anche una tua collaborazione
in tutto
ciò, così se desideri fortemente studiare un pezzo, chiedilo senza timore.
Non aver mai paura di chiedere al tuo insegnante. Viene pagato per
quello! Togliti curiosità di ogni tipo e soprattutto, se non sei convinto di
qualche cosa, chiedi anche il perché è utile farla!
Discuti
Conclusione
Trasporto
Perciò, quello che a più di ogni altra cosa bisogna stare attenti sono
gli sbalzi di temperatura. Infatti, un pianoforte si conserva
paradossalmente meglio in una cantina al freddo, piuttosto che in un
bel soggiorno con continui sbalzi di temperatura.
L’Acustica
Forse una delle questioni più importanti. Avere una buona intensità
del suono dello strumento è un nostro diritto, però non sempre è
possibile.
Infatti molti di noi si trattengono dal suonare ” forte ” perché,
abitando in un condominio, temono di disturbare gli altri. Infatti vedo
sempre più casi di passaggio dal pianoforte acustico a quello digitale…
ma è una pazzia!
Non si può passare dall’acustico al digitale, è come privarsi di una
Station wagon per andare in una Smart! Per carità, i digitali sono ricchi
di qualità, però il suono vero, è negli acustici.
Molti perciò fanno questo passaggio perchè non sanno che la
tecnologia si evolve. Perciò non sanno che hanno inventato i
silenziatori.
Accordatura
Voglio ricordare che per “tecnica” non si intende solo l’agilità della
mano, ma è qualcosa di molto più grande che racchiude anche la
capacità di eseguire un passaggio in un certo modo, è la capacità di
dare a quel passaggio una certa espressione, è la capacità di dare a quel
passaggio una data diteggiatura e tanto altro. Ora puoi capire bene
perché è molto più facile acquisire la tecnica a mani separate.
L’occhio non è altro che una buona lettura a prima vista ovvero,
una buona velocità nello scorrere lo spartito ed anticiparlo con gli
occhi.
Per avere una buona lettura a prima vista, supporta lo studio a mani
separate con dei costanti esercizi di lettura. Leggere musica non potrà
mai far altro che bene. Infatti questa ti aiuterà a studiare i brani con
maggiore facilità e velocità.
12 CONSIGLI PER SUONARE IL
PIANO
PREMESSA
CONSIGLIO N.1
studiare tutti i giorni
FARE ALMENO DUE LEZIONI A SETTIMANA
Ritengo che se tu voglia acquisire delle basi solide due ore alla
settimana di lezione siano necessarie. Ti faccio un esempio pratico :
potresti fare un'ora al lunedi e un'ora al giovedi, quindi in ogni caso ti
consiglio di non fare le lezioni in due giorni consecutivi. Perchè?
Perchè lasciando passare qualche giorno tra una lezione e l'altra hai il
tempo di metabolizzare bene gli insegnamenti e applicare tutti i consigli
dell'insegnante, poi hai anche la possibilità di monitorare con una
maggiore frequenza se stai applicando bene gli insegnamenti o se stai
facendo degli errori. Ti ricordo però di cercarti un buon insegnante. Se vuoi
capire che caratteristiche deve avere un buon insegnante leggi questo post
del mio blog.
SECONDO CONSIGLIO
fare almeno due lezioni a settimana
CONTROLLARE ASSIDUAMENTE LA POSIZIONE DEL
CORPO E DELLA MANO
TERZO CONSIGLIO
C'è che è favorevole allo studiare lentamente e chi no. Chi non è
d'accordo sostiene che suonando lentamente si rischia di apprendere male e
fare quindi degli errori che poi si consolidano nel tempo. Io sono dell'idea
che sia necessario studiare lentamente per il periodo iniziale in cui si
impara il brano, ma di non farlo troppo a lungo, quindi appena ci si sente
pronti di accelerare fino a portare il brano alla velocità indicata dall'autore.
Studiare lentamente è a mio avviso indispensabile per poter acquisire
bene i vari movimenti della mano, soprattutto acquisirli correttamente.
Per questo motivo se si riesce a studiare lentamente, con pazienza e con
attenzione si possono ottenere ottimi
risultati.
QUARTO CONSIGLIO
studiare senza fare errori
QUINTO CONSIGLIO
ascoltare musica di qualità
FARE COSTANTEMENTE ESERCIZI DI RILASSAMENTO
SESTO CONSIGLIO
fare costantemente esercizi di rilassamento
SOLFEGGIARE MENTRE SI STUIDIA
SETTIMO CONSIGLIO
solfeggiare mentre si studia
NON DISTRARSI QUANDO E MENTRE SI STUDIA
Sai bene quanto al giorno d'oggi i ritmi siano frenetici per tutti e quanto
si faccia fatica a trovare un pò di tempo per se stessi e per le proprie
passioni ( ma ci sono le soluzioni per questo! ). Meglio fai fruttare il
tempo che hai a disposizione e meglio è!
OTTAVO CONSIGLIO
non distrarsi quando e mentre si studia
CURARE MAGGIORMENTE LA MUSICALITA'
RISPETTO ALLA TECNICA PURA
NONO CONSIGLIO
curare maggiormente la musicalità rispetto alla tecnica pura
DIVERTIRSI
Stiamo per giungere alla conclusione di questo Report che spero ti sia
utile per il tuo studio del pianoforte.
Divertiti! Questo alla lunga risulterà essere uno dei segreti più
significativi per proseguire nello studio. Quando si è adulti e quindi più
cosapevoli di tutto è di fondamentale importanza secondo me trovare
divertimento nello studio perchè quando si è più grandi solitamente non
si è più abituati a studiare.
DECIMO CONSIGLIO
divertirsi
NON ARRENDERSI MAI
A volte risulta più difficile non mollare che farlo e te lo dico per
esperienza, devi però anche considerare che suonare bene il
pianoforte richiede il suo tempo che peraltro non è uguale per tutti
per cui bisogna avere la costanza e soprattutto la pazienza di
proseguire anche e soprattutto nei momenti in cui ti sembra di non
imparare nulla e di perdere solo del tempo.
UNDICESIMO CONSIGLIO
non arrendersi mai
COLTIVARE LA PAZIENZA
DODICESIMO CONSIGLIO
coltivare la pazienza
SEZIONE 2: LA PRATICA
Introduzione
Ho volutamente scritto questa sezione in un modo molto semplice e
chiaro in modo che possa essere immediato a chiunque lo legga.
Presumo tu non ti sia mai approcciato a questo genere di attività e che sia la
prima volta nell’ambito musicale, almeno per quanto riguarda questo
strumento. Tutto è stato analizzato ed elaborato dettagliatamente, in modo
da non sopraffarti.
Ogni lezione si basa sull’apprendimento delle nozioni di quella
precedente, mentre ci muoviamo nei vari capitoli.
Nella lezione sei imparerai tutto riguardo gli accordi di tre note. I
quattro tipi di accordi più importanti sono: accordi maggiori, minori,
diminuiti e aumentati. Un passo alla volta affronteremo anche questa
nozione, vedrai che sarà più semplice di ciò che credi.
Perfetto, questa si trova esattamente prima di ogni serie di due tasti neri.
Ecco fatto! Per ogni serie di due tasti neri che vedi sul piano, il tasto sulla
sinistra è la C. Ci sono 8 C in un piano acustico, 6 su una pianola da 76
tasti, 6 su una pianola di 61 tasti e 5 su una pianola da 49 tasti.
Ora che abbiamo trovato il primo tasto bianco di riferimento, la C,
attribuiamo ogni lettera a ciascun tasto bianco. Il tasto bianco dopo la C è
la D, quello dopo la D è la E, quello dopo la E è la F e di seguito la G, A e
B. Dopo la B lo schema si ripeterà tale e quale ripartendo dalla C… e così
via.
Riconosci dov’è la F nel tuo piano? Guarda la serie dei tre tasti neri. La
F si trova immediatamente prima di una serie di tre tasti neri.
In un piano acustico, il primo tasto è la A. La A è la nota più bassa in un
piano da 88 tasti. Se ti dovessi confondere, parti dalla prima nota, la A, e
vai avanti con B, C, D, E, F, G, A e così via.
La scala di C maggiore
Ti ricordi dove si trova la C? Ripetiamolo. La C si trova prima di una
serie di due tasti neri. Ora suona le note che seguono. Suona C D E F G A B
C. Così si suona la scala con la mano destra. Suona la C con il dito 1, D con
il 2 ed E con il 3. Ora infila 1 (il pollice) sotto il dito 3, prendendo il suo
posto, e se suona la F traslando la tua mano verso destra. Suona la G con il
dito 2, A con il dito 3, B con il dito 4 e C con il dito 5. Suona le note
cercando di farlo risultare come un suono continuo, senza pause o
interruzioni, soprattutto del passaggio del dito 1 sotto il dito 3. Non
preoccuparti se non ti viene all’inizio e ci metterai un po' a renderlo un
gesto omogeneo; impara il meccanismo. Più ti alleni, meglio ti riuscirà. È
garantito!
Questo è
come si muovono le dita della mano sinistra.
“Twinkle Twinkle Little Star”
Questa canzone ha due parti principali: per la prima parte le note sono
CCGGAAG FFEEDDC, mentre per la seconda parte sono GGFFEED
GGFFEED.
Suona la G con il dito 1, A con il dito 2 e B con il dito 3. Ora fai passare
il primo dito sotto il dito 3 e suona la C, la D con il dito 2, E con il dito 3,
F# con il dito 4 e G con il dito 5. Far passare sotto il dito è molto importante
per muoverti facilmente e con maggiore dimestichezza lungo tutto il piano.
Qui è
illustrato il movimento delle dita per la scala di G maggiore.
Diesis, bemolli e enarmonici
Abbiamo già imparato una nota diesis prima. Quella nota era la F# nella
scala di G maggiore. # è semplicemente il simbolo che rappresenta la
parola, diesis. Andiamo a vedere gli altri diesis.
Il tasto nero dopo la C è chiamato C# perché è mezzo tono più alto della
C, il tasto nero seguente è la D# perché è mezzo tono più alto della D, il
tasto nero seguente è la F# perché è mezzo tono più alto della F. Dopodiché
si prosegue con la G# che è mezzo tono più alto della G, e A# perché è un
mezzo tono più alto dell’A. Diesis significa semplicemente dover suonare il
tasto che è immediatamente a destra di un altro tasto.
Ci possono essere anche dei bemolli. (Bemolle può essere scritto come
una piccola “b”. Per esempio la B bemolle è scritto Bb).
Da ciò si intuisce che un tasto nero può avere più di un nome. Per
esempio il tasto che è mezzo tono più alto della C è la C diesis, ma siccome
è anche un mezzo tono più basso della D può anche essere detto D bemolle.
Quando un tasto ha più di un nome, il termine che si usa è “enarmonico”.
C# e Db sono equivalenti enarmonici. F# e Gb sono equivalenti enarmonici.
Provala sul tuo piano e segui questo schema per il movimento delle dita:
3212333 222355 3212333 322321.
Semplice! Ci sei riuscito? Lo schema semplicemente significa che devi
suonare la E con il dito 3, D con il dito 2, C con il dito 1 e così via. G è
suonato con il quinto dito. Provaci di nuovo.
Intervalli
Un intervallo è semplicemente la distanza tra due note.
Prendiamo la scala di C maggiore, C-D-E-F-G-A-B-C per esempio. In
termini di intervalli, dalla C la D è la seconda, la E è la terza, la F è la
quarta, la A è la sesta, la B è la settima e la C è l’ottava.
Poi c’è un accordo dominante basato sulla quinta nota della scala.
Questo è il G maggiore. Le note sono G, B e D. Quando lo suoni dopo il C
maggiore, suona come se volesse tornare indietro all’accordo tonico (C
maggiore).
Per suonare un accordo, devi premere tutte e tre le note
contemporaneamente, nello stesso momento. Gli accordi di tre note sono
detti “triadi”.
Con allenamento regolare, diventerà facile. All’inizio sembra difficile
ma non preoccuparti.
Ecco un esercizio che dovresti fare, per renderti semplice suonare le tre
note dell’accordo insieme e con la stessa forza. Suona le note più esterne (1
e 5) dell’accordo insieme.
Inversioni
Le inversioni altro non sono che scambi di note in un accordo. Per
esempio, invece di suonare C-E-G, dove la C è la prima nota, puoi suonare
E-G-C o G-C-E. E-G-C e G-C-E sono la prima e la seconda inversione,
rispettivamente, dell’accordo di C maggiore. C-E-G è l’accordo nella
posizione normale. Tutto quello che abbiamo fatto è stato alterare i numeri
1, 3 e 5 in diversi ordini. Stesse note ma suonate in odine diverso sulla
tastiera del piano.
Ora provaci. Suona l’accordo in G maggiore nella posizione classica.
In altre parole suona G-B-D. E dopo suona G-C-E invece che C-E-G.
Da G-B-D a G-C-E il suono è migliore rispetto che da G-B-D a C-E-G.
La scala in D maggiore
La diteggiatura per questa scala è 123 12345. Ciò sta a significare che il
dito 1 suona D, il dito 2 suona E e il dito 3 suona F#. Poi metti il dito 1
sotto il dito 3 e suona G, il dito 2 suona A, il dito 3 suona B, il dito 4 suona
C# e il dito 5 suona D. Fai attenzione ai due acuti in questa scala, F# e C#.
Ecco la diteggiatura della mano sinistra.
Accidentali ed Enarmonici
Più studierai questo libro, più tutto ti sembrerà più chiaro. Continua a
leggere fino alla fine, poi rileggi il libro mentre provi gli esercizi sullo
strumento e presto vedrai quanto semplice e naturale sarà, tanto da non
crederci.
Capitolo 4 – Teoria della musica: Ritmo
Il prossimo passo è imparare un po’ di teoria della musica. Impareremo
tutto ciò che riguarda il ritmo. Sei pronto? Partiamo! Impareremo a
proposito dei diversi tipi di note, la durata delle note, come contare le note,
e segnare il tempo.
Nella musica, ci sono vari tipi di note: note intere, mezze note, quarti di
note, ottavi di note e così via. Ogni tipo di nota ha una durata diversa che si
misura in battiti di mano.
Contare le note
1 (batti), 2, 3 (batti), 4,
1 (batti), 2, 3 (batti), 4,
1 (batti), 2, 3 (batti), 4,
1 (batti), 2, 3 (batti), 4.
1 (batti), 2, 3, 4,
1 (batti), 2, 3, 4,
1 (batti), 2, 3, 4,
1 (batti), 2, 3, 4.
1 (batti) & (batti) 2 (batti) & (batti) 3 (batti) & (batti) 4 (batti) & (batti),
1 (batti) & (batti) 2 (batti) & (batti) 3 (batti) & (batti) 4 (batti) & (batti),
1 (batti) & (batti) 2 (batti) & (batti) 3 (batti) & (batti) 4 (batti) & (batti),
1 (batti) & (batti) 2 (batti) & (batti) 3 (batti) & (batti) 4 (batti) & (batti).
Note punteggiate
Puoi aggiungere un punto alla destra di ogni nota e quando lo fai, il
valore della nota aumenta di una metà. Per esempio, se aggiungi un punto a
una mezza nota, durerà tre battiti. Una nota intera punteggiata dura sei
battiti, un quarto di nota punteggiato dura un battito e mezzo e un’ottava
punteggiata dura tre quarti di battito.
Il pentagramma
Di solito, si
suonano le note sulla chiave di basso con la mano sinistra e le note sulla
chiave di violino con la destra.
Chiave di violino
Andando dal basso verso l’alto, le righe della chiave di violino sono
chiamate, E G B D F. Si possono ricordare facilmente usando la frase,
Every Good Boy Does Fine. Gli spazi nella chiave di violino sono chiamati
F A C E. Queste note sono facili da ricordare perchè formano la parola,
"face", dall’inglese “faccia” o “viso”.
Chiave di basso
Dal basso verso l’alto, le righe della chiave di basso sono chiamate, G B
D F A. Si possono ricordare usando la frase, Good Boys Do Fine Always.
Gli spazi della chiave di basso sono chiamati A C E G. Si possono
ricordare con la frase, All Cows Eat Grass.
Studia le note della chiave di violino e della chiave di basso. Più tempo
impiegherai per impararle e più facile sarà.
Capitolo 6 – Accordi di tre note
Benvenuti alla lezione numero 6.
Accordo in C maggiore – C E G
Accordo acuto in C maggiore – C# E# G#
Accordo in D maggiore – D F# A
Accordo in E maggiore – E G# B
Accordo in F maggiore – F A C
Accordo in G maggiore – G B D
Accordo in A maggiore – A C# E
Accordo in B maggiore – B D# F#
Accordi minori
Possiamo formare accordi minori cambiando una nota in un accordo
maggiore. È molto facile e non c’è bisogno di lunghe formule. Tutto ciò che
si deve fare è suonare la nota di mezzo di un semitono più basso. Per
esempio, per suonare in C minore, puoi prendere l’accordo in C maggiore,
le cui note sono C-E-G e suonare la nota E in un semitono più basso. C-E-G
diventano allora C-Eb-G. C-Eb-G sono le note dell’accordo in in C minore.
Per formare un accordo in A minore, prendi l’accordo A-C#-E e suona la
nota di mezzo in un semitono più basso. A-C#-E diventa A-C-E.
A-C-E sono le note
dell’accordo in A minore.
Gli accordi minori possono essere scritti m, min o -, per esempio Cm,
Cmin e C-. Questi accordi minori possono essere suonati con le dita 1,3 e 5.
Accordo in C minore – C Eb G
Accordo in D minore – D F A
Accordo in E minore – E G B
Accordo in F minore – F Ab C
Accordo in G minore – G Bb D
Accordo in A minore – A C E
Accordo in B minore – B D F#
Accordi diminuiti
Per formare un accordo diminuito, puoi prendere un accordo maggiore e
suonare le note 3 e 5 della scala di un semitono più basso. 1-3-5 diventa 1-
b3-b5. Per esempio, le note dell’accordo in C maggiore sono C-E-G, e
suonare E e G in un semitono più basso da come risultato C-Eb-Gb. C-Eb-
Gb sono le note dell’accordo diminuito in C. Gli accordi diminuiti sono
scritti come dim o °, per esempio Cdim o C°.
Accordo diminuito in C – C Eb Gb
Accordo diminuito in E – E G Bb
Accordo diminuito in F – F Ab Cb
Accordo diminuito in G – G Bb Db
Accordo diminuito in A – A C Eb
Accordo diminuito in B – B D F
Accordi aumentati
Per formare un accordo aumentato, puoi prendere un accordo maggiore
e suonare la nota 5 della scala un mezzo tono più alto. Per esempio, le note
dell’accordo in F maggiore sono F-A-C. Per suonare in F aumentato, suona
il C in un mezzo tono più alto. Grazie a questo si ottiene C#.
Accordo aumentato in C – C E G#
Accordo aumentato in C# – C# E# A
Accordo aumentato in D – D F# A#
Accordo aumentato in Eb – Eb G B
Accordo aumentato in E – E G# B#
Accordo aumentato in F – F A C#
Accordo aumentato in F# – F# A# D
Accordo aumentato in G – G B D#
Accordo aumentato in Ab – Ab C E
Accordo aumentato in A – A C# E#
Accordo aumentato in Bb – Bb D F#
Accordo aumentato in B– B D# G
Capitolo 7- Accordi estesi
Gli accordi che abbiamo elencato nel Capitolo 6 erano accordi di tre
note, anche conosciuti come triads. Adesso daremo un’occhiata ad accordi
di quattro note, rispettivamente, accordi in settimo dominante, settimo
maggiore, settimo minore e in sesto minore.
Divertiti con gli esercizi. Suonare il pianoforte è una delle attività più
interessanti e attive che tu possa intraprendere.