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Una leggenda viene narrata sul Bosco dei Giganti, un tempo chiamato Ramosilente.

La leggenda narra che


Mordecar, stregone consigliere dell’Imperatore di Thaladar e suo generale, assetato di vittorie e desideroso
di schiacciare la resistenza dei nani di Forgiarossa e della città libera di Varador, si spinse con il suo esercito
a nord ma qui, all’interno del Bosco Ramosilente, venne sconfitto nel 429, durante la 3 guerra degli Ontani,
e la sua avanzata arrestata. Dopo questa sconfitta, Mordecar, ancora più bramoso di potere e vendetta,
decise di usare la sua magia nera per legare i troll e i giganti che abitavano la regione alla sua volontà e di
imprigionarli all'interno del Bosco Ramosilente, che da allora prese il nome di Bosco dei Giganti, in modo
che potessero essere utilizzati per i suoi scopi malvagi, inseriti tra le sue truppe e in tal modo sbaragliare
qualsiasi resistenza.
Tuttavia, la magia utilizzata era troppo potente per la sua natura umana e gli esseri mostruosi, richiamati
nel fitto del bosco non poterono essere completamente controllati. Così, Mordecar decise di sacrificare gli
stessi guerrieri del suo esercito, legando le loro anime a quelle dei troll e dei giganti, in modo che potessero
controllarli.
Ma la magia, amplificata dal Mordhrind donatogli dalla moglie Ithrien, aveva un prezzo. Le anime dei
guerrieri sacrificati, legate a quelle delle creature mostruose, furono intrappolate al loro posto all'interno
del Bosco per l'eternità, condannate a vagare tra gli alberi, in preda alla follia e alla sete di sangue. E così, i
troll e i giganti divennero seguaci di Mordecar, ma il bosco grazie alla maledizione di Mordecar venne
infestato dalle anime dei guerrieri sacrificati, pronti a difenderlo contro chiunque osasse entrarvi.
Da allora, anche dopo la morte di Mordecar, la gente libera evita il Bosco dei Giganti, temendo le creature
mostruose che vi abitano, libere da qualsiasi controllo ma ancora assetate di vendetta, e le anime
tormentate dei guerrieri che vagano tra i tronchi contorti degli alberi e i campi di battaglia che li videro
perire. Solo i più coraggiosi e i più audaci osano avventurarsi in quelle foreste, alla ricerca di tesori nascosti
o di sfide impossibili da affrontare, ma pochi sono quelli che tornano indietro per raccontare la loro storia.

Una seconda leggenda del Bosco dei Giganti narra di un tesoro nascosto, che si dice custodito da Mordecar
stesso e protetto dai suoi fedeli troll. Si dice che sia una collezione di potenti amuleti magici creati dallo
stregone durante la sua lunga vita. Molti avventurieri hanno cercato di trovarlo, ma pochi sono tornati
indietro per raccontare la loro storia. Si dice che il tesoro sia nascosto in una caverna profonda nel cuore
del bosco, protetto da trappole letali e creature mostruose. Alcuni dicono che Mordecar stesso ancora
protegga il tesoro, in forma di uno spettro o un incantesimo di animazione.
- In realtà all’interno di questa caverna, che fu quella dove Mordecar indossò il Mordhrind per la prima
volta (è possibile che a qualcuno venga data una visione dell’antico momento), difesa da una serie di
numerosi non-morti delle legioni del Bosco dei Giganti, è possibile recuperare in una piccola scatola di
metallo un anello con una pietra nera. Questo è un anello magico che richiede sintonia con un incantatore.
Se ha sintonia diviene un anello della protezione (CA +1), rigenerazione (+ 6PF ogni ora) e accumula
incantesimi (fino a 5 livelli). Sintonizzato dona 4 punti di corruzione. Se non ha sintonia è solo di protezione
e dona solo 1 punto di corruzione. In ogni caso il PG deve tirare un tiro salvezza su saggezza a CD 17, per
non subire l’influenza dell’anello che vuole andare verso Herumor al sud. Questo oggetto è infatti uno dei
tre filatteri di Gaerion il Re stregone o Re dell’Ombra e riunito agli altri due potrà far rinascere il Re
Stregone.

Una terza tra le leggende più diffuse del Bosco dei Giganti è quella del tesoro del Re Folletto. Si dice che un
tempo un re folletto governava sulla foresta Ramosilente e aveva accumulato un grande tesoro di gioielli e
monete d'oro, ma quando l'impero di Thaladar si espandeva verso la foresta, il re folletto fu costretto a
fuggire a nord e a nascondere il suo tesoro. Alcuni dicono che sia ancora nascosto da qualche parte nella
foresta, protetto da incantesimi e trappole, in attesa del giusto cercatore che riuscirà a trovarlo.
- In realtà si tratta del fatto che i troll di Bosco dei Giganti accumulano tesori dalle loro scorribande verso i
nani e si può trovare uno di questi tesori in una caverna.

In bosco dei Giganti vi sono numerose pietre grandi e grosse che sembrano umanoidi e che contribuiscono
alla leggenda che sia pieno di troll e giganti quando al giorno d’oggi ce ne sono molti meno (di giganti ormai
più nessuno).
In una caverna vi sono 4 troll piccoli/medi di nome Krogath, Skarog, Zogar e Fjalar che stanno parlando su
come mangiarsi il nano che hanno fatto prigioniero e che vuole salvarsi.
In più c’è il troll capobranco di nome Grondar che è il doppio di loro e protegge un tesoro accumulato in
anni di razzie.
Il nano si chiama Bofur ed è un nano di famiglia reale, figlio minore del Re dei nani di Forgiarossa. Bofur non
ha mai mostrato interesse per la forgiatura, la professione tradizionale della sua famiglia; invece, ha sempre
mostrato una grande passione per l'avventura e l'esplorazione. A causa di questo, ha sempre avuto un
rapporto difficile con suo padre Boldur, che voleva che Bofur seguisse le orme del clan e diventasse un abile
fabbro. Bofur, però, non si è arreso e, nonostante le pressioni della famiglia, ha deciso di lasciare
Forgiarossa per andare alla ricerca delle antiche miniere di Nalar e dimostrare a suo padre di valere
qualcosa. È stato tuttavia catturato nel suo viaggio da dei troll che si sono spinti ad occidente per fare razzie
nel territorio dei nani ed è stato portato nel Bosco dei Giganti.
Salvato diverrà fedele alleato dei PG e li inviterà a Forgiarossa. Dove potranno avere informazioni su Nalar e
il suo Spettro elementale e le sue armi, unico modo per sconfiggere la strega Grigia delle paludi che in
realtà è un vampiro.

Sulla regione delle pianure attorno al rifugio si trova il territorio di un grande grifone conosciuto come il Re
del Cielo e della Terra, perché con la sua forza e la sua agilità domina da anni, forse secoli, sia i cieli che le
terre sottostanti. È un animale solitario e fiero, che non tollera la presenza degli altri predatori nel suo
territorio.
Rumil, esperto cacciatore, aveva cercato per anni di catturare il grifone, ma non era mai riuscito a trovare la
sua tana. Voci dei nomadi Undar dicevano che il grifone era immortale e che solo un eroe degno sarebbe
riuscito a sconfiggerlo. Altri dicevano che era stato creato dal mitico Re Alagrion stesso e da lui protetto da
un incantesimo e che solo chi avesse trovato il modo di spezzarlo avrebbe potuto ucciderlo.
Ma nonostante le leggende, nessuno, nemmeno Rumil era mai riuscito a catturare il grifone, e così
continuava a regnare sulla regione delle pianure, una forza della natura temuta e rispettata da tutti.

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