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Cognome . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Nome . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2x1 − 2x2 − x3 = 0
.
x1 − x2 + x4 = 0
x1 1
x2 1
Per trovare U ⊥ imponiamo che un generico vettore
x3 sia ortogonale sia a 0 che
x4 0
1
0
a
2 . Otteniamo il sistema
−1
x 1 + x2 = 0
x1 + 2x3 − x4 = 0
−2 1
2 −1
e dunque U ⊥ = L ,
1 0
0 1
1 −1 −1
0 1 0
b) Iniziamo da U + W . Una base di W è data da
1 , 0 , 0 e quindi
0 0 1
1 1 1 −1 −1
1 0 0 1 0
U + W = L 0 , 2 , 1 , 0 , 0
0 −1 0 0 1
Notiamo che il minore formato dalla prima e dalle ultime tre colonne è tale che
1 1 1 −1
1 0 0 1
det
0 2
=2
1 0
0 −1 0 0
Le equazioni sono significative (sappiamo già che tale sistema avrà ∞1 soluzioni), dunque
possiamo assegnare un valore t a una qualunque variabile, e risolvere nelle restanti tre.
In definitiva otteniamo
2
1
U ∩ W = L
2 .
−1
0 a 0
Esercizio 2 Si consideri la matrice A = a 0 b dipendente dai parametri reali a, b,
0 b 0
che supporremo non nulla (cioè a, b non sono entrambi nulli); sia f l’endomorfismo di R3
rappresentato da A rispetto alla base canonica.
a) Determinare, se possibile, a e b in modo che Imf abbia dimensione 1.
b) Determinare gli autovalori di A al variare
di a e b e dire per quali (eventuali) valori
0 0 0
di a e b la matrice A è simile a 0 1 0.
0 0 1
c) Determinare, se possibile, una base ortonormale di autovettori di f quando a = 0, b =
2.
0 a
Soluzione. a) Ricordiamo che dimImf = rkA. Ora, se a ̸= 0, il minore ha
a 0
2 0 b
determinante −a . Analogamente, se b ̸= 0, il minore ha determinante −b2 . Il
b 0
rango è sempre due, e quindi non si può avere mai dimImf = 1.
b) Calcoliamo
−λ a 0
det a −λ b = λ(a2 + b2 − λ2 ).
0 b −λ
√
Gli autovalori sono 0, ± a2 + b2 . La matrice è sempre diagonalizzabile quando a, b non
sono entrambi nulli. La matrice non è mai simile a quella indicata.
c) Gli autovalori sono 0, 2,−2. Gli autospazi si calcolano immediatamente dall’equazione
x
y=0 1
(A − λI)X = 0, con X = y , λ = 0, 2, −2: E(0) : , quindi E(0) = L 0;
z z=0 0
x=0 0
x=0
E(2) : , quindi E(2) = L 1; E(−2) : , quindi E(2) =
y−z =0 1 y + z = 0
0 1 0 0
L 1 ; Una base ortonormale di autovettori è dunque data da 0 , √12 1 , √12 1 .
−1 0 1 −1
Esercizio 3 a) Sia (v1 , v2 , v3 , v4 ) una base di uno spazio vettoriale V . Dato un parametro
reale k, si consideri l’unico endomorfismo f di V tale che
f (v1 ) = v2
f (v ) = kv + v
2 1 3
f (v3 ) = kv1 + v4
f (v4 ) = 2v1 + kv2 + kv3 + kv4 .
Soluzione.
a) Scriviamo la matrice A associata all’endomorfismo rispetto alla base (v1 , ..., vk ).
0 k k 2
1 0 0 k
A= 0 1 0 k
0 0 1 k
La prima equazione è somma della terza e della quarta, quindi la eliminiamo. Il sis-
tema cosı̀ ottenuto è a scalini. Ponendo
x4 = t e risolvendo dal basso otteniamo che le
1
1
coordinate di kerf sono date da L 1 .
−1
c) La matrice A diventa
0 0 0 2
1 0 0 0
A=
0
.
1 0 0
0 0 1 0
√ √ √
Il polinomio caratteristico è pA (λ) = λ4 − 2 = (λ − 4 2)(λ + 4 2)(λ2 + 2), che non è
totalmente riducibile, dunque la matrice A non è diagonalizzabile.
Prova scritta di Geometria
14 febbraio 2022, seconda parte
Cognome . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Nome . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Esercizio 1 Nel piano sono dati i punti A = (2, −2), B = (−1, 4) e la retta r : x − y = 0.
a) Determinare il punto di r allineato con A e B.
b) Determinare un punto P su r tale che il triangolo di vertici A, B, P sia rettangolo in
A.
Soluzione. a)
Un punto generico P di r ha coordinate(t, t). Allora ⃗ = (t−2, t+2) e AB
AP ⃗ = (−3, 6).
t−2 t+2
I tre punti sono allineati se e solo se det = 0, cioè per t = 2/3. Il punto
−3 6
cercato è (2/3, 2/3).
b)
Dobbiamo imporre ⟨AP ⃗ , AB⟩
⃗ = 0, cioè t = −6. Il punto cercato è (−6, −6).
Esercizio 2 Nello spazio sono assegnate le rette r, r′ di equazioni parametriche rispettive:
x = 2 + t
x = −1 + s
′
r: y=1 , r : y =1+s .
z = −1 − t
z = −1
Soluzione.
a) Le due rette non sono parallele, poiché hanno parametri direttori non proporzionali.
Inoltre non sono incidenti. Si può verificare in vari modi. Ad esempio, tutti i punti di
r hanno ordinata y = 1. L’unico punto di r′ con ordinata y = 1 si ha per s = 0 ed
è (−1, 1, −1). Ma questo punto non è su r, poiché l’unico punto su r con z = −1 è
(2, 1, −1). Dunque le rette sono sghembe. Altrimenti si imposta il sistema di tre equazioni
in due incognite s, t e si vede che è incompatibile.
b) Questa retta è unica, ed è esattamente quella che passa per i punti H ∈ r, H ′ ∈ r′
che realizzano la minima distanza tra le due rette. Siano H = (2 + t, 1, 1 − t) e H ′ =
(−1 + s, 1 + s, −1). Consideriamo il vettore HH ⃗ ′ = (s − t − 3, s, t). Imponiamo che HH
⃗ ′
sia perpendicolare ad r e ad r′ , cioè che sia ortogonale ai vettori direttori di r e di r′ :
(1, 0, −1) e (1, 1, 0). Otteniamo il sistema
s − 2t − 3 = 0
2s − t − 3 = 0
che ha come soluzioni s = 1, t = −1. I punti cercati sono H = (1, 1, 0) e H ′ = (0, 2, −1).
La retta cercata è quella che passa per i punti H, H ′ e ha equazioni parametriche
x = 1 − t
′′
r : y =1+t .
z = −t
Soluzione.
1 k−1 1
a) Il polinomio che definisce la conica ha matrice A = k − 1 −4k −2 e parte
1 −2 0
1 k−1
quadratica Q = . Calcoliamo detA = 0 per ogni k, quindi è sempre
k − 1 −4k
√
degenere. Gli autovalori di Q per k = 0 sono 1±2 5 , dunque la forma canonica è
√ √
1+ 5 2 1− 5 2
X + Y = 0.
2 2
b) Si ha detQ = −k 2 − 2k − 1 = −(k + 1)2 . Quindi detQ < 0 per ogni k ̸= −1. Per tali
valori è un’iperbole degenere. Il centro ha coordinate
k − 1 −4k 1 k−1
det 1 −2
det
1 −2
2 1
,− = − ,− .
−(k + 1)2 −(k + 1)2 k+1 k+1