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IL BELLO DEL

"MADE IN ITALY"
"Il settore
agroalimentare
italiano è espressione
del Made in Italy."

L'espressione "Made in Italy" fu utilizzata dai produttori italiani a partire


dagli anni Ottanta nell'ambito di un processo di rivalutazione e difesa
dell'italianità del prodotto allo scopo di contrastare la falsificazione, in
particolar modo nei quattro settori di eccellenza, ovvero quelli in cui il
nostro Paese è maggiormente specializzato. Questi settori sono anche noti
come "le quattro A": Agroalimentare, Abbigliamento, Arredamento,
Automazione.
Il marchio è un brevetto che assicura esclusività al prodotto o servizio in
questione e rappresenta, la tutela giuridica di un segno distintivo (il logo)
associato allo stesso. Il nostro Paese è quello che detiene il primato per il
numero di denominazioni protette, grazie alle quali i prodotti agroalimentari
italiani rappresentano una delle più alte espressioni del Made In Italy.

Ecco i marchi di
qualità europea
per il settore
agroalimentare:
DOP: Denominazione d’Origine Protetta

IGP: Indicazione Geografica Protetta

STG: Specialità Tradizionale Garantita

BIO: Agricoltura Biologica

L’Istat ha registrato lo scorso anno 299 prodotti agroalimentari italiani


riconosciuti con denominazione evidenziato il primato dello stivale in Europa.
Le regioni italiane con più marchi riconosciuti sono Emilia-Romagna con 45
prodotti e Veneto con 38.
Più di 6,6 miliardi di euro è il
valore della produzione del
comparto food con marchio
Dop e Igp. Al primo posto si trova
il settore dei formaggi capitanato
dal Grana Padano (1,29 miliardi di
euro) ed il Parmigiano Reggiano
(1,12 miliardi di euro).

Il comparto Wine vale 8,3 miliardi alla produzione (+2%) e 5,3


miliardi all’export (su un totale di circa 6 miliardi del settore).
I prodotti dell’industria del vino con marchio registrato sono 818
con un record del nostro paese rispetto all’Europa, che detiene 526
vini con marchio d’origine.
Il marchio BIO, ovvero il marchio che attesta
una produzione biologica, è disciplinato dal
regolamento CE n.834/2007, che cerca di
fare chiarezza, di seguito alcuni stralci:
“….La produzione biologica è un sistema
globale di gestione dell’azienda agricola e di
produzione agroalimentare basato
sull’interazione tra le migliori pratiche
ambientali, un alto livello di biodiversità, la
salvaguardia delle risorse naturali,
l’applicazione di criteri rigorosi in materia di
benessere degli animali….. prodotti
ottenuti con sostanze e procedimenti
naturali”. Il regolamento europeo è molto
chiaro, per tale motivo una azienda
realmente biologica dovrebbe essere
sinonimo di alimenti sani e genuini.
In testa alla classifica dei prodotti italiani più taroccati, secondo
la Coldiretti, si trovano i formaggi, a partire dal Parmigiano
Reggiano e dal Grana Padano, le cui copie dal parmesao brasiliano
al reggianito argentino, fino al parmesan diffuso in tuti i continenti
hanno superato, in termini produttivi, gli originali.
Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino
Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi più prestigiosi sono clonati
soprattutto il Parma e il San Daniele, oltre che la mortadella
Bologna e il cacciatore.

A pesare sul futuro internazionale del Made in Italy a tavola


sono anche il probabile arrivo delle prime richieste di
autorizzazione alla messa in commercio di carne, pesce e latte
sintetici, la minaccia delle etichette allarmistiche sul vino e, fra
l’altro, il semaforo ingannevole del Nutriscore, che boccia le
eccellenze tricolori.

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