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Nota:
L’impianto motore con turbina a vapore è costituito naturalmente da una turbina a
vapore (e da altri componenti…) però, all’epoca della rivoluzione industriale (che
ebbe iniziò proprio con l’introduzione di tale tipo di impianto), la macchina motrice
non era una turbina ma una macchina alternativa. Però se l’espansione è fatta
avvenire all’interno di una macchina alternativa o all’interno di una turbina è
irrilevante ai fini termodinamici e dell’analisi dell’impianto.
I componenti principali di un IMT–TV sono:
una Pompa che è un dispositivo che incrementa la pressione della corrente fluida,
poi c’è un altro apparato nel quale adduciamo calore ovvero è un Generatore di
Vapore nel quale il fluido motore entra liquido ed esce vapore e poi c’è un altro
apparato che così come è descritto rappresenta una Turbina che rende disponibile
del lavoro utile lungo un’asse all’utilizzatore. Infine è presente un serbatoio da dove
viene prelevato il fluido motore (acqua).
La combustione all’interno di questo impianto motore è esterna, dato che il fluido
motore è acqua e voglio produrre vapore che con il suo fluire mi genera lavoro utile.
L’effetto di questi tre componenti sul fluido motore li posso visualizzare bene nel piano
termodinamico T‐s:
Il fluido motore lo analizziamo all’interno di una zona in cui assistiamo ad un passaggio
di fase; è bene ricordare che per l’acqua:
𝛿𝑞 𝑇𝑑𝑠 𝑞 𝑇𝑑𝑠
Pertanto la quantità di calore addotta al fluido nell’economizzatore è pari all’area A22’’B.
Nel vaporizzatore continuo ad addurre calore fin quando non ho completamente
vaporizzato il liquido entrato in condizioni di saturazione così come è stato consegnato
dall’economizzatore. Quanto calore sto adducendo? Nel piano T‐s è l’area descritta dai
punti B‐2’’‐2’’’‐C che sarebbe il calore latente di vaporizzazione.
NB: questo è un vapore e non può essere trattato come un gas: non si può calcolare λ
come cpΔT!
2’’’‐4) E’ un’espansione adiabatica reversibile, dunque un’isoentropica; nell’espansore il
vapore entra come vapore saturo secco ed esce come vapore saturo (ovvero vapore
umido) al titolo a cui compete, la curva isotitolo che passa per 4. Per calcolare le
condizioni del punto 4 ho bisogno della regola della leva, non mi basta un parametro
intensivo, ho bisogno di un’altra informazione per conoscere le condizioni del vapore
umido ovvero mi serve sapere che frazione è in fase liquida e che frazione è in fase
aeriforme, mi serve dunque sapere un altro parametro di tipo estensivo, che è quanta
massa di vapore o quanta massa di liquido è presente rispetto al totale.
4‐1) Tale trasformazione è una sottrazione di calore a pressione costante, essendo
l’impianto a circuito aperto tale fase di sottrazione del calore all’interno del ciclo sul
piano entropico dovrei indicarla in modo tratteggiato: per ogni kg, kmol o Tonnellata di
fluido che esce alle condizioni 4, ce ne sarà un’altra che entrerà alle condizioni 1,
dunque questa trasformazione in tale impianto a circuito aperto avviene nell’ambiente
esterno. E’ come se ci fosse un dispositivo che mi porta dalle condizioni 4 alle condizioni
1, in realtà è solo un ricambio ovvero per un kg che esce c’è un kg che entra, se questi
sono abbastanza lontani, per tutti i nostri scopi è come se avessimo fatto una
sottrazione di calore a pressione costante nell’ambiente esterno.
Questo stesso ciclo termodinamico lo posso rappresentare nel piano h‐s; tale ciclo
rappresentato è il ciclo di Rankine o anche ciclo a vapore saturo, e risulta essere un ciclo
limite. Non può essere un ciclo ideale perché siamo in condizioni di passaggio di fase, per
esempio il volume specifico per questo kg di fluido nei diversi stati termodinamici
individuati sul piano entropico può essere diverso di uno o più ordini di grandezza,
nonostante siano la stessa specie chimica.
Non è un ciclo reale dato che le adduzioni sono isobariche e la compressione e
l’espansione sono isoentropiche, ciò mi basta per concludere che non c’è nessuna realtà di
componente. Nel modello limite, il ciclo Rankine prevede un fluido reale che opera in un
componente idealizzato;
Ma come è possibile avere un’adduzione di calore isobarica con un fluido reale?
Com’è possibile far andare un fluido reale in uno scambiatore, quindi con viscosità positiva
e non verificare all’occorrenza una variazione di pressione tra ingresso ed uscita di questo
condotto?
Nel modello limite il fluido è reale a tutti gli effetti, ovvero cambia di stato, di fase, di
composizione chimica ma ha la caratteristica di avere 𝝁 𝟎 (viscosità).
Tale condizione va messa, altrimenti il fluido reale attraversando qualsiasi condotto
realizzerebbe una condizione di aderenza tra sé stesso e le pareti e quindi sarebbe
incompatibile con il componente idealizzato, dunque nel ciclo limite il fluido è reale al
100% tranne per la 𝜇 0. Questo aspetto è fondamentale affinché sia compatibile con le
adduzioni di calore isobariche e le espansioni/compressioni adiabatiche reversibili.
Analisi delle singole trasformazioni
1‐2) Quanto vale il lavoro di compressione?
Abbiamo detto che la trasformazione 1‐2 è una compressione adiabatica reversibile, è
un sistema aperto, applico il primo principio per un sistema aperto:
𝑞 𝑙 𝛥ℎ
𝑘𝐽
𝑞 𝑙 𝛥ℎ
𝑘𝑔
𝑑𝑎𝑡𝑎 𝑙 𝑎𝑑𝑖𝑎𝑏𝑎𝑡𝑖𝑐𝑖𝑡à 𝑞 0→𝑙 𝛥ℎ ℎ ℎ 0
𝑙 𝑙
𝑞 𝑇𝑑𝑠
Posso concludere che, essendo un liquido di natura incomprimibile, la (1) si semplifica
nella:
𝑑ℎ 𝑑𝑢 𝑣𝑑𝑝 2
Se adesso integro la (2) tra lo stato corrente e quello di riferimento, ottengo:
ℎ ℎ 𝑢 𝑢 𝑣𝑑𝑝 𝑢 𝑢 𝑣 𝑝 𝑝 3
Per l’acqua l’entalpia di riferimento è 0 [kJ/kg] a 0°C e dunque la (3) si riduce a:
ℎ 𝑐 𝑇 𝑇 𝑣 𝑝 𝑝 4
Con c calore specifico (né a pressione né a volume costante essendo liquido) pari a
4,187 [kJ/kg]
Se trascuro il termine 𝑣 𝑝 𝑝 la (4) si riduce a:
ℎ 𝑐 𝑇 𝑇
che evidentemente va intesa come:
ℎ 𝑐 𝑇 𝐾 273,15
ovvero:
ℎ 𝑐𝑇 °𝐶
Dunque alla temperatura di 15°C, l’entalpia del liquido è pari a:
𝒌𝑱
𝒉 𝒄𝑻 °𝑪 𝟒, 𝟏𝟖𝟕𝒙𝟏𝟓 𝟔𝟐, 𝟖𝟎𝟓
𝒌𝒈
e non:
𝑘𝐽
ℎ 4,187𝑥288,15 1206,484
𝑘𝑔
Circa il termine vΔp esso può diventare non trascurabile ad elevate pressioni.
Punto 2 per calcolare h2 uso il primo principio: il lavoro della pompa (lavoro di
compressione) è ℎ ℎ . Siccome la trasformazione è reversibile posso applicare il primo
principio sia in forma meccanica che in forma termodinamica, questo è l’unico caso in cui
𝑑ℎ 𝑣𝑑𝑝:
𝑙 𝑙 ℎ ℎ 𝑣𝑑𝑃 𝑣· 𝑃 𝑃 𝑣· 𝑃 𝑃
𝑚 𝑁 𝑘𝐽
10 · · 19 · 10 · 1.9
𝑘𝑔 𝑚 𝑘𝑔
v lo porto fuori dato che stiamo parlando di un liquido e quindi è costante. Naturalmente
per quanto riguarda v sappiamo che 1 litro di acqua pesa 1 kg, che 1 m3 di acqua pesa 1
Tonnellata e per quanto riguarda la pressione essa è data in bar nei dati dell’esercizio e
quindi la devo convertire in Pascal sapendo che 1 bar= 105 Pa.
A questo punto devo calcolare il lavoro di espansione e per farlo, mi servono ℎ 𝑒𝑑 ℎ :
ℎ lo leggo dalla tabella del vapore saturo alla pressione di 20 bar sulla curva limite
superiore leggo l’entalpia del vapore saturo secco h2’’’ alla pressione di 20 bar.
𝑘𝐽
ℎ 2797.2
𝑘𝑔
Il calore addotto sarà dato da:
𝑞 ℎ ℎ
E per valutare h2 devo ricorrere all’espressione del lavoro di compressione:
𝑘𝐽
ℎ ℎ 𝑙 ≅ 62,805 1,9 64,705
𝑘𝑔
Avendo trascurato il termine vΔp. Pertanto:
𝑘𝐽
𝑞 ℎ ℎ 2797,2 64.7 2733,5
𝑘𝑔
Nel punto 4 ho vapore umido, dunque mi serve il suo titolo; per calcolare il titolo sfrutto
l’informazione che la trasformazione 2 4 nel diagramma T‐s a cui facciamo
riferimento, è isoentropica:
𝑠 𝑠 6.3367 1.3027
𝑥 0.83
𝑠 𝑠 7.3598 1.3027
dove sls è l’entropia del liquido saturo e svs è l’entropia del vapore saturo secco. In
particolare avremo che s4=s2’’’ che leggo dalla tabella/diagramma del vapore saturo
secco. Applico poi la regola della leva e calcolo il titolo.
ℎ ℎ 𝜆·𝑥 417,51 2675.4 417.51 · 0.83 2294
e quindi valuto il lavoro di espansione:
𝑘𝐽
𝑙 ℎ ℎ 2797.2 2294 503
𝑘𝑔