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Università «Federico II» di Napoli

Corso di Laurea in Ingegneria Elettrica


A/A 2020-2021

Corso di Elementi di Macchine

Impianti con turbina a vapore (I parte)


I.M.T. – TV:  Impianto motore termico con turbina a vapore

Nota:
L’impianto motore con turbina a vapore è costituito naturalmente da una turbina a
vapore (e da altri componenti…) però, all’epoca della rivoluzione industriale (che
ebbe iniziò proprio con l’introduzione di tale tipo di impianto), la macchina motrice
non era una turbina ma una macchina alternativa. Però se l’espansione è fatta
avvenire all’interno di una macchina alternativa o all’interno di una turbina è
irrilevante ai fini termodinamici e dell’analisi dell’impianto.

Nota per l’esame:


nell’esercizio inerente l’impianto motore si richiede sempre di schematizzare
l’impianto ed il ciclo termodinamico di riferimento. Dunque lo schema
dell’impianto deve essere accompagnato dal grafico sul piano termodinamico di
riferimento avente i punti principali che caratterizzano l’ingresso e l’uscita dei
sistemi costituenti l’impianto.
Impianto motore termico con turbina a vapore

I componenti principali di un IMT–TV sono: 
una Pompa che è un dispositivo che incrementa la pressione della corrente fluida,
poi c’è un altro apparato nel quale adduciamo calore ovvero è un Generatore di
Vapore nel quale il fluido motore entra liquido ed esce vapore e poi c’è un altro
apparato che così come è descritto rappresenta una Turbina che rende disponibile
del lavoro utile lungo un’asse all’utilizzatore. Infine è presente un serbatoio da dove
viene prelevato il fluido motore (acqua).
La combustione all’interno di questo impianto motore è esterna, dato che il fluido
motore è acqua e voglio produrre vapore che con il suo fluire mi genera lavoro utile.
L’effetto di questi tre componenti sul fluido motore li posso visualizzare bene nel piano
termodinamico T‐s:
Il fluido motore lo analizziamo all’interno di una zona in cui assistiamo ad un passaggio
di fase; è bene ricordare che per l’acqua:

‐ 𝑃𝑐𝑟𝑖𝑡𝑖𝑐𝑎 221 𝑏𝑎𝑟


- 𝑇𝑐𝑟𝑖𝑡𝑖𝑐𝑎 374 °𝐶
Nota
Il grafico T‐s che abbiamo riportato per l’acqua, è chiamato in termodinamica
curva limite dell’acqua o curva di equilibrio liquido‐vapore essa è costituita da
due rami: il ramo inferiore (quello a sinistra) che determina l’equilibrio liquido‐
vapore. Esso dunque rappresenta l’insieme degli stati di equilibrio: sulla curva
limite inferiore avrò il liquido saturo; il ramo superiore (quello a destra) indica la
presenza del vapore saturo secco; all’interno della curva limite (detta curva a
campana) trovo il vapore saturo umido.
Quando negli esercizi mi sarà detto “vapore saturo” vuol dire che sono all’interno
della campana, dato che per essere sulla curva limite mi dovrà essere detto
“vapore saturo secco”
Se l’esercizio mi indica la produzione di un vapore saturo e mi viene dato un titolo
inferiore all’unità è ovvio che sto parlando di un vapore umido e non secco,
quindi sono sotto la curva limite.
Il titolo sulla curva limite superiore vale 1, sulla curva limite inferiore il titolo vale
0, mentre all’interno della curva a campana è possibile osservare le isotitolo,
dove la curva isotitolo a 0.5 è dritta e verticale. L’isobara critica ha il famoso flesso
al punto critico, al di sopra di esso avrò del vapore surriscaldato (SH).
Se consideriamo il piano h‐s o piano di Mollier, è utile rappresentare le isobare, visto che
l’adduzione di calore almeno per come è schematizzato il ciclo risulta essere isobarica, ci
chiediamo: come sono fatte le isobare in tale piano?

Sono delle curve all’esterno della campana, mentre sia in T‐s che in h‐s sotto la 


curva a campana le isobare sono delle rette e non delle curve, in particolare in 
T‐s coincidono con le isoterme.
Nota
Sotto la curva a campana le isoterme e le isobare sono delle rette in T‐s, fuori dalla curva
campana sono delle curve. A sinistra della curva limite inferiore in T‐s lo stato
termodinamico è quello di liquido sottoraffreddato, dunque a sinistra della curva limite
inferiore come sono fatto le isobare? Hanno proprio l’andamento della curva limite;
posso distinguere in un piano T‐s le isobare dalla parte del liquido?
Nel vero modello incomprimibile dovrebbero collassare sulla curva limite inferiore, sono
solo gli effetti di fluido reale che fanno distanziare le isobare molto leggermente, anche se
per i nostri scopi coincidono, questo non ci giustifica: il fatto che l’isobara si accosta alla
curva limite inferiore, non vuol dire che lungo un’isobara io mi muova lungo la curva limite
inferiore dal lato del liquido sottoraffreddato! Ovvero, il fatto che l’isobara sia accosta alla
curva limite inferiore non vuol dire che adducendo calore a pressione costante passo
attraverso condizioni di liquido saturo, tale cosa non è una banalità. La distorsione delle
curve che vediamo dal lato del liquido è un’accentuazione per fare capire ciò…una cosa è
un liquido in saturazione ed un’altra è un liquido sottoraffreddato. In tutti compiti se per
descrivere lo stato termodinamico del fluido sottoraffreddato prendo l’entalpia del punto
corrispondente (ovvero alla stessa pressione) sulla curva limite inferiore commetto un
errore di fattore 10 sull’entalpia del fluido.
Dunque se consideriamo l’isobara atmosferica a temperatura ambiente il punto 1 si
troverà fuori dalla curva a campana e sull’isobara che poi finirà all’interno della curva a
campana alla temperatura di 100°C.
Descriviamo il ciclo termodinamico corrispondente di un IMT‐TV:
E’ fatto da 4 trasformazioni elementari, consideriamo le trasformazioni nel piano T‐s:

1‐2 La trasformazione che realizzo all’interno della pompa è una compressione


adiabatica reversibile, dunque è una isoentropica e quindi nel piano entropico che sia
h‐s o T‐s, mi apparirà come un segmento verticale per quanto piccolo esso sia.
2‐2’’‐2’’’) E’ una adduzione di calore isobarica dunque adduco calore a pressione costante
e tale adduzione avviene all’interno del Generatore di Vapore, esso consta di due corpi: un
economizzatore ed un vaporizzatore.
Il compito dell’economizzatore è quello di riscaldare il liquido sottoraffreddato che si trova
nelle condizioni 2 e portarlo in condizioni di liquido saturo 2’’:
Quanto calore adduco in questa trasformazione? Nel piano T‐s (piano del calore) posso
rappresentare le quantità di calore reversibilmente addotte o sottratte come le aree sottese
alle trasformazioni:

𝛿𝑞 𝑇𝑑𝑠 𝑞 𝑇𝑑𝑠

Pertanto la quantità di calore addotta al fluido nell’economizzatore  è pari all’area A22’’B.
Nel vaporizzatore continuo ad addurre calore fin quando non ho completamente
vaporizzato il liquido entrato in condizioni di saturazione così come è stato consegnato
dall’economizzatore. Quanto calore sto adducendo? Nel piano T‐s è l’area descritta dai
punti B‐2’’‐2’’’‐C che sarebbe il calore latente di vaporizzazione.
NB: questo è un vapore e non può essere trattato come un gas: non si può calcolare λ
come cpΔT!
2’’’‐4) E’ un’espansione adiabatica reversibile, dunque un’isoentropica; nell’espansore il
vapore entra come vapore saturo secco ed esce come vapore saturo (ovvero vapore
umido) al titolo a cui compete, la curva isotitolo che passa per 4. Per calcolare le
condizioni del punto 4 ho bisogno della regola della leva, non mi basta un parametro
intensivo, ho bisogno di un’altra informazione per conoscere le condizioni del vapore
umido ovvero mi serve sapere che frazione è in fase liquida e che frazione è in fase
aeriforme, mi serve dunque sapere un altro parametro di tipo estensivo, che è quanta
massa di vapore o quanta massa di liquido è presente rispetto al totale.
4‐1) Tale trasformazione è una sottrazione di calore a pressione costante, essendo
l’impianto a circuito aperto tale fase di sottrazione del calore all’interno del ciclo sul
piano entropico dovrei indicarla in modo tratteggiato: per ogni kg, kmol o Tonnellata di
fluido che esce alle condizioni 4, ce ne sarà un’altra che entrerà alle condizioni 1,
dunque questa trasformazione in tale impianto a circuito aperto avviene nell’ambiente
esterno. E’ come se ci fosse un dispositivo che mi porta dalle condizioni 4 alle condizioni
1, in realtà è solo un ricambio ovvero per un kg che esce c’è un kg che entra, se questi
sono abbastanza lontani, per tutti i nostri scopi è come se avessimo fatto una
sottrazione di calore a pressione costante nell’ambiente esterno.
Questo stesso ciclo termodinamico lo posso rappresentare nel piano h‐s; tale ciclo
rappresentato è il ciclo di Rankine o anche ciclo a vapore saturo, e risulta essere un ciclo
limite. Non può essere un ciclo ideale perché siamo in condizioni di passaggio di fase, per
esempio il volume specifico per questo kg di fluido nei diversi stati termodinamici
individuati sul piano entropico può essere diverso di uno o più ordini di grandezza,
nonostante siano la stessa specie chimica.
Non è un ciclo reale dato che le adduzioni sono isobariche e la compressione e
l’espansione sono isoentropiche, ciò mi basta per concludere che non c’è nessuna realtà di
componente. Nel modello limite, il ciclo Rankine prevede un fluido reale che opera in un
componente idealizzato;
Ma come è possibile avere un’adduzione di calore isobarica con un fluido reale?
Com’è possibile far andare un fluido reale in uno scambiatore, quindi con viscosità positiva 
e non verificare all’occorrenza una variazione di pressione tra ingresso ed uscita di questo 
condotto? 
Nel modello limite il fluido è reale a tutti gli effetti, ovvero cambia di stato, di fase, di 
composizione chimica ma ha la caratteristica di avere 𝝁 𝟎 (viscosità).
Tale condizione va messa, altrimenti il fluido reale attraversando qualsiasi condotto
realizzerebbe una condizione di aderenza tra sé stesso e le pareti e quindi sarebbe
incompatibile con il componente idealizzato, dunque nel ciclo limite il fluido è reale al
100% tranne per la 𝜇 0. Questo aspetto è fondamentale affinché sia compatibile con le
adduzioni di calore isobariche e le espansioni/compressioni adiabatiche reversibili.
Analisi delle singole trasformazioni
1‐2) Quanto vale il lavoro di compressione?
Abbiamo detto che la trasformazione 1‐2 è una compressione adiabatica reversibile, è
un sistema aperto, applico il primo principio per un sistema aperto:
𝑞 𝑙 𝛥ℎ
𝑘𝐽
𝑞 𝑙 𝛥ℎ
𝑘𝑔
𝑑𝑎𝑡𝑎 𝑙 𝑎𝑑𝑖𝑎𝑏𝑎𝑡𝑖𝑐𝑖𝑡à 𝑞 0→𝑙 𝛥ℎ ℎ ℎ 0
𝑙 𝑙

2‐2’’’) Posso considerare un’unica trasformazione, le posso cumulare, dato che la


quantità di calore che io adduco nel generatore di vapore la posso sempre valutare
per il tramite del primo principio:
𝑞 𝑙 𝛥ℎ 0
𝑑𝑎𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑎 𝒕𝒓𝒂𝒔𝒇𝒐𝒓𝒎𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 è 𝒂𝒏𝒆𝒓𝒈𝒐𝒅𝒊𝒄𝒂, 𝑜𝑣𝑣𝑒𝑟𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑐 è 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑜:
𝑞 𝛥ℎ ℎ ℎ
𝑞 𝑞
2’’’‐4) Trasformazione di espansione adiabatica reversibile, applico sempre il primo
principio, la trasformazione essendo adiabatica farà si che non ci sia calore
scambiato e quindi avremo:
𝑙 𝛥ℎ ℎ ℎ 0
𝑙 𝑙

4‐1) Trasformazione di ricambio, teoricamente posso anche calcolare la quantità di


calore sottratto immettendo il fluido nell’ambiente, ovvero la trasformazione che
vede la sostituzione del vapore umido con un liquido sottoraffreddato, può essere
assimilata ad una trasformazione isobarica alla pressione atmosferica, applico
sempre il primo principio ed ottengo:
𝑡𝑟𝑎𝑠𝑓𝑜𝑟𝑚𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑛𝑎𝑒𝑟𝑔𝑜𝑑𝑖𝑐𝑎 → 𝑞 𝛥ℎ ℎ ℎ 0
𝑞 𝑞
Considerazioni finali:
Il lavoro di compressione è negativo, ovvero h1 è più piccolo di h2; mentre il lavoro di espansione è
positivo ℎ ’ è maggiore di h4. Nel piano h‐s potrei immediatamente visualizzare il lavoro utile:
𝑙 𝑙 𝑙 𝑙 𝑙
ℎ ℎ (ℎ ℎ
ℎ ℎ (ℎ ℎ
nella consapevolezza che il lavoro di compressione è negativo.
Negli esercizi l’importante è che: se uso la somma dei lavori, so che il lavoro di compressione è
negativo, quindi risulto avere una somma algebrica di due termini. Lo stesso discorso vale per il calore
addotto qa e il calore sottratto qs, se adesso ci focalizziamo sulla trasformazione ciclica 1‐2‐2’’‐2’’’‐4‐1
allora, applicando il primo principio:
𝑞 𝑙 𝛥ℎ
alla trasformazione ciclica avremo che la sommatoria dei calori è uguale alla sommatoria dei lavori:
𝑞 𝑞 𝑙 𝑙 𝑙
Nella consapevolezza che 𝑞 0e𝑞 0, secondo la convenzione di Clausius:
𝑙 ℎ ℎ ℎ ℎ ℎ ℎ ℎ ℎ
L’importante è che il calore sottratto riduca il calore addotto ed il lavoro di compressione riduca
quello di espansione.
Vediamo nei piani termodinamici che cosa posso vedere, valutiamo il piano h‐s

Siccome ho rappresentato i lavori ed il calore come 𝛥ℎ, tale piano mi permette di


visualizzare tutto: in particolare vedo il lavoro di espansione, anche il lavoro di
compressione è una quantità individuabile in tale piano dato che ℎ anche nel modello
incomprimibile è più grande di ℎ , al contrario di T2 che nel modello incomprimibile è
uguale a T1. La differenza tra i due segmenti rappresenta il lavoro utile.
Nel piano h‐s il segmento  ℎ ℎ rappresenta il lavoro di espansione, 
il segmento  ℎ ℎ rappresenta il lavoro di compressione: prendo tale segmento, lo 
riporto su quello della linea di espansione, quello che resta è il lavoro utile.
Valutiamo adesso il piano T‐s, esso è il piano del calore, dunque posso vedere
soltanto i calori come aree sottese dalla trasformazione; stiamo parlando di
un ciclo limite quindi reversibile, per il quale le quantità di calore sono:

𝑞 𝑇𝑑𝑠

Posso visualizzare il calore addotto e quello sottratto:


- 𝑞 𝑎𝑟𝑒𝑎 𝑟𝑎𝑐𝑐ℎ𝑖𝑢𝑠𝑎 𝑑𝑎𝑖 𝑝𝑢𝑛𝑡𝑖 𝐴 2 2 2 𝐶.
- 𝑞 𝑎𝑟𝑒𝑎 𝑟𝑎𝑐𝑐ℎ𝑖𝑢𝑠𝑎 𝑑𝑎𝑖 𝑝𝑢𝑛𝑡𝑖 𝐴 1 4 𝐶.
Il lavoro utile sarà l’area racchiusa dal ciclo, dato che 𝑙 𝑞 𝑞 , quindi nel piano
T‐s posso visualizzare il lavoro utile.
Ai fini del lavoro utile l’area piccola che si trova fra le due isobare è modesta dato che
le due isobare sono praticamente sovrapposte in T‐s.
Volendo calcolare l’efficienza di questo ciclo limite, siccome vale il primo principio,
non c’è dubbio che posso calcolare il rendimento come:
𝑙 𝑞 𝑞 𝑞
𝜂 𝑜𝑝𝑝𝑢𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝜂 1
𝑞 𝑞 𝑞

ottengo la stessa cosa proprio per il primo principio  𝑙 𝑞 𝑞.


Con 𝑞 ℎ ℎ
Esercizio IMT‐TV:
𝑃 1 𝑏𝑎𝑟; 𝑃 20 𝑏𝑎𝑟; 𝑇 15 °𝐶

Calcolare i 4 stati termodinamici del ciclo Rankine, ovvero il punto 1, punto 2,


punto 3=2’’’ e il punto 4, ottenuti tali stati termodinamici avremo queste 4
entalpie:
𝑘𝐽
ℎ ,ℎ ,ℎ ,ℎ
𝑘𝑔
ottenute queste, possiamo calcolare i lavori ed i calori, quindi calcoleremo il lavoro
utile, il calore addotto e quindi il rendimento.
Cominciamo dal punto 1 ho un liquido non saturo, come devo fare per calcolarmi tale 
entalpia?
Ricordando la definizione della funzione entalpia:
ℎ 𝑢 𝑝𝑣
e valutandone il suo differenziale:
𝑑ℎ 𝑑𝑢 𝑑 𝑝𝑣 𝑑𝑢 𝑝𝑑𝑣 𝑣𝑑𝑝 1

Posso concludere che, essendo un liquido di natura incomprimibile, la (1) si semplifica 
nella:
𝑑ℎ 𝑑𝑢 𝑣𝑑𝑝 2
Se adesso integro la (2) tra lo stato corrente e quello di riferimento, ottengo:

ℎ ℎ 𝑢 𝑢 𝑣𝑑𝑝 𝑢 𝑢 𝑣 𝑝 𝑝 3

Per l’acqua l’entalpia di riferimento è 0 [kJ/kg] a 0°C e dunque la (3) si riduce a:
ℎ 𝑐 𝑇 𝑇 𝑣 𝑝 𝑝 4
Con c calore specifico (né a pressione né a volume costante essendo liquido) pari a 
4,187 [kJ/kg]
Se trascuro il termine 𝑣 𝑝 𝑝 la (4) si riduce a:
ℎ 𝑐 𝑇 𝑇
che evidentemente va intesa come:
ℎ 𝑐 𝑇 𝐾 273,15
ovvero:
ℎ 𝑐𝑇 °𝐶
Dunque alla temperatura di 15°C, l’entalpia del liquido è pari a:
𝒌𝑱
𝒉 𝒄𝑻 °𝑪 𝟒, 𝟏𝟖𝟕𝒙𝟏𝟓 𝟔𝟐, 𝟖𝟎𝟓
𝒌𝒈
e non:
𝑘𝐽
ℎ 4,187𝑥288,15 1206,484
𝑘𝑔
Circa il termine vΔp esso può diventare non trascurabile ad elevate pressioni.
Punto 2 per calcolare h2 uso il primo principio: il lavoro della pompa (lavoro di
compressione) è ℎ ℎ . Siccome la trasformazione è reversibile posso applicare il primo
principio sia in forma meccanica che in forma termodinamica, questo è l’unico caso in cui
𝑑ℎ 𝑣𝑑𝑝:

𝑙 𝑙 ℎ ℎ 𝑣𝑑𝑃 𝑣· 𝑃 𝑃 𝑣· 𝑃 𝑃

𝑚 𝑁 𝑘𝐽
10 · · 19 · 10 · 1.9
𝑘𝑔 𝑚 𝑘𝑔
v lo porto fuori dato che stiamo parlando di un liquido e quindi è costante. Naturalmente
per quanto riguarda v sappiamo che 1 litro di acqua pesa 1 kg, che 1 m3 di acqua pesa 1
Tonnellata e per quanto riguarda la pressione essa è data in bar nei dati dell’esercizio e
quindi la devo convertire in Pascal sapendo che 1 bar= 105 Pa.
A questo punto devo calcolare il lavoro di espansione e per farlo, mi servono ℎ 𝑒𝑑 ℎ :
ℎ lo leggo dalla tabella del vapore saturo  alla pressione di 20 bar sulla curva limite
superiore leggo l’entalpia del vapore saturo secco h2’’’ alla pressione di 20 bar.
𝑘𝐽
ℎ 2797.2
𝑘𝑔
Il calore addotto sarà dato da:
𝑞 ℎ ℎ
E per valutare h2 devo ricorrere all’espressione del lavoro di compressione:
𝑘𝐽
ℎ ℎ 𝑙 ≅ 62,805 1,9 64,705
𝑘𝑔
Avendo trascurato il termine vΔp. Pertanto:
𝑘𝐽
𝑞 ℎ ℎ 2797,2 64.7 2733,5
𝑘𝑔

Nel punto 4 ho vapore umido, dunque mi serve il suo titolo; per calcolare il titolo sfrutto
l’informazione che la trasformazione 2 4 nel diagramma T‐s a cui facciamo
riferimento, è isoentropica:
𝑠 𝑠 6.3367 1.3027
𝑥 0.83
𝑠 𝑠 7.3598 1.3027
dove sls è l’entropia del liquido saturo e svs è l’entropia del vapore saturo secco. In
particolare avremo che s4=s2’’’ che leggo dalla tabella/diagramma del vapore saturo
secco. Applico poi la regola della leva e calcolo il titolo.
ℎ ℎ 𝜆·𝑥 417,51 2675.4 417.51 · 0.83 2294
e quindi valuto il lavoro di espansione:
𝑘𝐽
𝑙 ℎ ℎ 2797.2 2294 503
𝑘𝑔

ed il lavoro utile quindi sarà:


𝑘𝐽
𝑙 503 1.9 ≅ 501
𝑘𝑔
Si osservi che il lavoro della pompa è trascurabile rispetto a quello di espansione:
𝑙 1,9
0,377 %
𝑙 503
Il rendimento del ciclo vale dunque:
𝑙 𝑞 503
𝜂 1 𝟎, 𝟏𝟖
𝑞 𝑞 2733

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