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Lezione 7 La luce: le sorgenti di luce
Distinguiamo innanzitutto le sorgenti in:
• Sorgenti naturali
• Sorgenti artificiali
Sorgenti naturali
La principale sorgente naturale è il sole. Altre sorgenti particolari sono la Luna (la consideriamo come
sorgente, pur se a rigore è un riflettore della luce solare), i lampi ed i fulmini.
Anche in pieno sole, la luce che raggiunge il nostro soggetto, pae saggio o persona che sia, non è solo
quella dell’astro. Non dobbiamo infatti dimenticare quella del cielo e quella delle superfici riflettenti
vicine come terreno, muri e quant’altro. Se il soggetto è in ombra, allora solo la luce del cielo e quella
riflessa lo raggiunge. In questo secondo caso, la luce sarà più morbida e più “fredda” (temperatura
colore più elevata). È tipico per esempio, il colore bluastro delle om bre dovuto al fatto che sono
illuminate solo dalla luce del cielo.
In caso di cielo limpido e sole diretto, la scena presenta un contrasto elevato fra zone in luce ed in
ombra, valutabile in media con un rapporto di 8 ad 1. In una giornata serena e nelle ore centrali della
giornata, la temperaturacolore della luce si aggira sui 5500 kelvin, valore a cui sono tarate le pellicole
per luce diurna. Tale valore si abbassa quando più si è prossimi all’alba ed al tramonto.
Riporto alla pagina successiva un grafico della variazione del colore della luce durante l’arco della
giornata con cielo sereno (sotto il sole e non al coperto naturalmente).
L’illuminazione varia anche nel corso dell’anno. Sappiamo che il sole descrive archi di altezza diversa
nelle varie stagioni. Il maggiore di tutti è nel solstizio d’estate che cade il 21 di giugno; il minore è nel
solstizio d’inverno il 22 di dicembre.
C
D S
R
R
R
S = luce solare; R = luce riflessa; C = luce del cielo; D = luce diffusa.
so
e
lstiz
io
d
’e s t a t e E solstiz io
d
’i q
n u
v e r i
n o n o z i
W
Altezza del sole nei solstizi e negli equi nozi.
Alle nostre latitudini il sole non è mai allo zenit. Da me ad Avezzano, a mezzogiorno è a 48° sull’orizzonte negli equinozi, a 71°
nel solstizio d’estate ed a 25° in quello d’in verno. Se volete i dati per la vostra località, trovatene la latitudine su di una cartina
geo grafica e sottraetela a 90°: avrete l’altezza del sole a mezzogiorno negli equinozi. A questo valore, aggiungete e sottraete 23°
ed avrete rispettivamente l’altezza del sole nel solstizio d’estate ed in quello d’inverno.
Scuola di Fotografia a cura di Enrico Maddalena
Lezione n. 7 la luce: Le sorgenti di luce
A1
MaxArtis Scuola di Fotografia di Enrico Maddalena
Le variazioni di colore della luce si possono correggere mediante dei filtri o, nel digitale, col
bilanciamento del bianco. Tuttavia non sem pre è opportuna una correzione completa, perché si
verrebbe a per dere per esempio l’atmosfera di un tramonto.
Sorgenti artificiali
Storia:
È la pagina di un catalogo del 1905 della ditta Emilio Resti di Mi lano con un apparecchio per lampi di
magnesio ed il costo del ma gnesio in nastro ed in polvere. Mio padre, quando eravamo piccoli, ci fece
delle foto in casa usando la luce della polvere di magnesio. Si tratta del primo sistema di luce artificiale
per fotografia. Con una scintilla elettrica, il magnesio in polvere si combina con l’ossigeno dell’aria
liberando una luce vivissima, con formazione di ossido di magnesio che ricade come polvere finissima
facendo starnutire i pre senti. Per evitare questo inconveniente, spesso si poneva una specie di sacco
sopra il congegno, per catturarne i fumi. Ne so qualcosa per ché da ragazzo utilizzavo il magnesio di
mio padre (che ormai aveva comprato un flash a bulbo e parabola) per rendere più spettacolari gli effetti
magici che producevo, in qualità di illusionista, nel teatro parrocchiale. Una volta ne accesi ben quattro
durante il mio numero, facendo tossire il vescovo e le suore che vennero a complimentarsi.
Qui a lato, una foto al magnesio di J. Riis nell’abitazione di un im migrato a new York (circa 1890) per
la sua indagine sociologica sulla
b
Dispersione della luce dovuta all’atmo sfera.
Più il sole è basso sull’orizzonte, maggio re è lo strato di atmosfera che i suoi raggi debbono attraversare (b > a). Siccome il
pulviscolo atmosferico disperde in maggior misura le radiazioni a piccola lunghezza d’onda, solo quelle a maggior lunghezza
d’onda arrivano fino al suolo ed è per que sto che al sorgere ed al tramonto il sole ci appare rosso ed arancione.
Temperatura di colore della luce solare nelle varie ore del giorno
6000
5000
4000
3000
e r e g r o s
o n r o i g o z z e m
o t n o m a r t
atmosfera
2
a
V
condizione degli immigrati. Il magnesio venne commercializzato per usi fotografici nel 1883 con lo
slogan: “Il sole in tasca”.
A superare il problema dei fumi venne l’invenzione dei bulbi al magnesio, lampadine con filamento di
magnesio in atmosfera di ossigeno che bruciava in seguito alla scarica elettrica fornita da un
condensatore. Le lampadine avevano nella parte interna una picco la “macchia” di cloruro di cobalto
che da blu virava al rosa in caso di penetrazione di umidità. In tal caso non andavano usate perché
potevano esplodere. A fianco, il flash a bulbo di mio padre. Ormai tutte le lampadine che conservo,
hanno la macchia di color rosa. Qualcuno si ricorda probabilmente dei “cuboflash”, cubi con una
piccola lampada al magnesio in ciascuna delle quattro facce che, su macchine predisposte, ruotava ad
ogni scatto rivolgendo al soggetto la parte ancora buona. Perché è chiaro che ogni lampadina diveniva
inutilizzabile dopo che il magnesio era bruciato. Le lampade lampo avevano una colorazione azzurra per
renderne l’emissione luminosa dello stesso colore della luce diurna. L’emissione di luce durava al cuni
millisecondi e sulla macchina andava usata la sincronizzazione “M”. Se si usava invece un lampo
elettronico, col quale le lampade al magnesio convissero per un certo tempo, la sincronizzazione andava
impostata su “X” affinché l’emissione (pressoché istantanea) partisse ad otturatore completamente
aperto.
Lampade a filamento di tungsteno
Sono le lampade così dette “ad incandescenza”. Lasciando da parte le lampadine domestiche, per usi
fotografici ricordo le photoflood con temperatura colore di 3400 K e le lampade da studio da 3200 K.
Hanno una vita limitata.
Lampade alogene al tungsteno
Sono anche dette al quarzoiodio perché contengono iodio assieme al gas inerte (in genere argon)
dell’ampolla. Lo iodio ha il compito di “catturare” il tungsteno che evapora dal filamento a causa
dell’alta temperatura dello stesso e di ridepositarvelo con conseguente mag giore durata della lampada
e minore opacizzazione del bulbo.
Lampade fluorescenti
Hanno una maggiore efficienza (a parità di luce emessa, consuma no e si scaldano di meno) delle
lampade al tungsteno. Producono una illuminazione più morbida essendo la loro superficie più estesa.
Hanno però una emissione spettrale discontinua e producono spesso una dominante verdastra che può
essere corretta da appositi filtri o dal bilanciamento del bianco.
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Jacob A. Riis: La casa di un cenciaiolo ita liano, New York, 1888. Foto a luce di ma gnesio.
Flash a bulbi di magnesio, di mio padre.
Una lampada alogena al tungsteno.
3
Apparecchiature
Esistono diverse apparecchiature per illuminazione. Le più comu ni sono delle lampade (tungsteno,
alogene o torce flash) sistemate all’interno di riflettori, montati su stativi che ne permettono la rota zione
e la traslazione verticale. La loro luce è intensa e direzionale. A volte vengono schermate con diffusori
che la rendono più morbida.
I bank sono delle sorgenti ad ampia superficie che producono una luce molto morbida e diffusa, quasi
priva di ombre. Sono composti da molte lampade o tubi flash e da un diffusore opalino. Sono de
nominati “softlight” i bank piccoli e “windowlight” quelli di grandi dimensioni.
Gli spot sono dei proiettori che producono un fascio di luce forte mente direzionale, intensa e molto
dura. Sono forniti di alette mobili opache che servono per regolare l’ampiezza del fascio. La luce pro
dotta da una lampada a filamento puntiforme viene convogliata in un fascio di raggi paralleli da un
riflettore parabolico e da una lente convergente anteriore.
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Da: “tecniche professionali di illustrazione fotografica” Kodak
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1
1
5
Schema di un riflettore.
2
Schema di un bank
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Schema di uno spot.
Legenda:
1 lampada
2 diffusore
3 lente
4 alette
5 parabola
4
5
4
4
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Flash elettronico allo xenon
Ha una temperatura colore che si avvicina alla luce diurna e l’emis sione è brevissima (da 1/500 fino ad
1/100000 di secondo).
Congelare il movimento. Utilizzando la brevissima durata del lam po (che possiamo dominare con delle
strategie di cui parleremo in futuro), si possono congelare movimenti rapidi, molto più di quanto si possa
riuscire a fare con l’otturatore della macchina. Il discorso sull’impiego della luce lampo è articolato e
complesso e ne parlere mo a suo tempo. Sorvolerò anche sul numero guida, per riprender lo quando
parleremo dell’esposizione, visto che ancora non abbiamo parlato né di diaframma né di otturatore. Lo
so che sono nozioni che a molti di voi sono note, ma non sarei coerente se ne parlassi ora.
Unità master e unità remota. Il flash sulla destra è molto sofisticato e può comandare o essere
comandato da un altro flash. In basso, una fotocellula che, collegata ad una torcia flash, la fa partire
quando rileva un improvviso sbalzo del livello di illuminazione (il lampo di un altro flash). Questo
consente di utilizzare più flash con effetti di illuminazione più complessi e professionali di quanto possa
fare un solo flash. Ma ne parleremo quando arriveremo al capitolo sul Ritratto. Le unità remote possono
essere comandate anche via cavo o mediante impulsi radio.
Occhi rossi. Il flash sulla macchina dà luogo al fenomeno degli occhi rossi che trasforma il povero
soggetto in un essere diabolico. Il feno meno si verifica quando il flash è molto vicino all’obiettivo
(come nel caso dei flash integrati nel corpo macchina). In questa situazione, la luce illumina, attraverso la
pupilla, i vasi sanguigni della retina e la macchina fotografica diventa simile ad un oculista che stia esplo
rando il fondo dell’occhio. Può essere sufficiente allontanare il flash dall’obiettivo per mezzo di una
staffa.
master
remota remota
Un moderno flash elettronico.
Fotocellula per servoflash.
Flash elettronico con calottino diffusore.
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L’uso del flash sulla macchina fotografica, anche se molto usato per ché libera il fotografo da problemi
di luce ambiente insufficiente, non è l’ideale per ottenere belle foto. La sua luce è infatti dura e la sua
posizione prossima all’obiettivo, crea immagini piatte e proietta sullo sfondo (se questo è vicino) ombre
nette e visibili di pessimo effetto. Risultati ben diversi si possono ottenere usando il flash in maniera
indiretta, cioè “sparandolo” verso una parete o il soffitto. Pareti e soffitto rifletteranno e diffonderanno la
luce che sarà morbi da e avvolgente. Naturalmente le superfici sulle quali rivolgeremo la parabola del
flash dovranno essere neutre, meglio se bianche, al fine di evitare dominanti cromatiche.
Diffusori di luce
La funzione degli schermi riflettenti è tipicamente quella di schiari re le ombre. Esistono schermi
circolari di vario diametro che si pos sono ripiegare e trasportare comodamente. La superficie può
essere bianco matt per diffondere la luce in maniera morbida, argentata per una maggiore direzionalità e
durezza, dorata per una riflessione dai toni più caldi. Possono andare comunque bene economici
schermi riflettenti casalinghi costituiti magari da un pannello di polistirolo, da un cartoncino bianco o da
un cartone rivestito con fogli di allu minio da cucina (spiegazzati per bene per evitare la proiezione sul
soggetto di antiestetiche chiazze di luce).
Per l’uso con il flash esistono schermi apribili ad ombrello, da fissare su appositi sostegni: gli ombrelli
riflettenti che possono essere usati come sorgenti di luce principale, più morbida rispetto a quella pro
dotta dal flash diretto.
soffitto
La luce indiretta crea una illuminazione più morbida e piacevole.
Per rischiarare la parte in ombra in un con troluce, un pannello riflettente è una delle migliori soluzioni.
Un pannello riflettente duple face (argento ed oro) che, ripiegato, occupa poco spazio.
Flash elettronici da studio (dalla pubblici tà).
Il mio ombrellino diffusore.
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Mia figlia Patrizia. Luce flash con ombrelli no riflettente.
Mia figlia Simona. Controluce con schiari mento delle parti in ombra mediante flash (tecnica del fillin).
Ho “sparato” la luce lampo sulla parete a destra (fuori campo), mentre un cartoncino bianco sulla sinistra, fungeva da pannello
riflettente. Per sfondo, un cartoncino nero.
Alexander Rdchenko
Il magico effetto della luce naturale filtrata da una griglia.
Robert Doisneau
Luce violenta di un flash montato sulla macchina. Sortisce comunque l’effetto di far risaltare fortemente gli improvvisati balle rini
sullo sfondo scuro dei fabbricati oltre la portata del lampo.
Federico Vender
Ritratto in studio con un uso complesso di più sorgenti di luce.
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Quando parleremo del ritratto, esamineremo la di versa disposizione delle luci, con schemi ed esempi.
Termino questa lezione con un salto nel passato:
sotto, una pagina del “Ricettario Fotografico” del Dott. Luigi Sassi, dove si danno formule per lampi al
magnesio. Il testo è del 1923.
Nello stesso manuale, ho trovato una busta con una cartolina (a destra in basso) di un importante studio
fotografico dove mio padre ha lavorato per qualche tempo da giovane. È degli anni venti del secolo
scorso e mi ha colpito la dicitura “Scuola di Parigi”, di cui il Graziani andava fiero.
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RICETTARIO FOTOGRAFICO
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