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04 - FORME DI DEGRADO DEI MATERIALI

Per degrado si intende un processo di modifiche dannose dei materiali costruttivi che comporta
un peggioramento delle loro caratteristiche chimico-fisiche e strutturali. Le cause di esso sono
legate a fattori intrinseci al materiale o estrinseci.

Fattori estrinseci
Sono legati a condizioni ambientali (agenti atmosferici) o a condizioni antropiche.
- Condizioni ambientali: umidità, radiazione solare, regime dei venti, piogge, inquinamento,
presenza di micro e macro organismi (batteri e funghi) e presenza di vegetazione infestante.

- Condizioni antropiche: incuria, abbandono, danneggiamento, errata progettazione, interventi


manutentivi errati, mancata manutenzione.

L’acqua rappresenta la principale causa di degrado dei


materiali e degli edifici, e la sua azione può presentarsi sotto
diverse forme. In alcuni casi può anche veicolare altre sostanze
saline e minerali che contribuiscono a danneggiare
ulteriormente i materiali utilizzati.
Per limitare i danni si deve quindi realizzare un vespaio e uno
strato isolante apposito.

Altro pericolo è la condensa che si può manifestare anche


all’interno dell’edificio. L’acqua esterna e i fenomeni evaporativi
(soprattutto nella copertura) sono anch’essi delle cause di
deterioramento.

Fattori intrinseci
Sono legati alle caratteristiche dell’edificio e/o dei materiali componenti.
- Caratteristiche dell’edificio: ubicazione, orientamento ed elementi costruttivi. Ad esempio un
edificio rivolto a nord senza altri affacci sui punti verticali che aiutano l’asciugatura e di
conseguenza ne limitano il deterioramento.

- Proprietà di ognuno di essi (natura chimico-mineralogica, caratteristiche di tessitura e di


struttura. Tra i materiali componenti bisogna considerare il contesto in cui ci stiamo inserendo
affinché il materiale non venga compromesso (esempio se siamo al mare non vado a prendere
dei materiali sensibili alla salsedine marina altrimenti nel giro di pochi mesi o anni bisognerà
intervenire in maniera strategica).

I PROCESSI DEL DEGRADO


L’analisi del degrado segue un percorso logico: cause, meccanismi di degrado, effetti e interventi.
Vi è una vera catena che va ad aiutare il deterioramento dei materiali componenti della struttura.
Gli interventi che vanno attuati devono essere presi proprio sulle fasi del deterioramento.

I processi di degrado possono essere di tipo:


- fisico: viene provocato dall’irraggiamento solare, dal vento e dalle basse temperature, che
provocano la cristallizzazione dei sali sulla superficie dei materiali e la formazione di cicli di
gelo/disgelo (alte o basse temperature)
- chimico: viene provocato dal deposito di polveri, gas e sostanze sospese nell’atmosfera che
vanno a creare delle reazioni chimiche con gli strati superficiali del nostro fabbricato,
distruggendone o rovinandone la superficie (es. smog che sporca)
- biologico: è provocato da batteri, parassiti e microorganismi come i funghi o le alghe che
creano delle colonie sulle superfici dei materiali.
Le cause possono essere ricorrenti e ci sono dei degradi che ne causano degli altri concatenanti.
La mappatura del degrado si presenta come una tavola sinottica in cui vengono campiti i retini
delle diapositive. Sono degli strumenti di lavoro per coloro che si occupano del degrado e della
manutenzione di esso. Nell’edilizia storica, alcuni casi sono di difficile manutenzione perché legati
alla struttura del fabbricato stesso e quindi si può solo controllare nel tempo e assicurarsi che il
degrado rimanga nei canoni di sicurezza. In alcuni casi invece si può interrompere la fase del
degrado ma deve essere tenuta sotto controllo con costanza.

LA PIETRA
Sono stati fatti molti studi dal punto di vista del degrado della pietra (NorMal-1/88).
Nel restauro spesso si attua uno studio del degrado dei materiali per cui si vanno ad analizzarne
tutte le possibili forme (alveolizzazione, deformazione, disgregazione..).

Le forme di degrado dei materiali lapidei si caratterizzano come:


- Deposizione e/o formazione di prodotti secondari
- Perdita della morfologia del manufatto (flessione, instabilità e torsione senza perdita d’integrità)
- Colonizzazione biologica
- Riduzione della resistenza meccanica
- Perdita di materiale dalla superficie

Forme di degrado della pietra: esistono dei materiali che fanno perdere la morfologia del
manufatto, la pietra ad esempio può rompersi e staccarsi con degli elementi corrosivi che
spezzano la tridimensionalità della pietra. Con i parassiti può accadere che la pietra si deteriori
completamente.

IL LATERIZIO
È un materiale artificiale da costruzione di tipo ceramico a pasta porosa, realizzato con argilla
cotta in fornaci ad alte temperature (900°-1200°) o essiccata al sole.
L’impasto è composto in percentuali diverse da varie sostanze: argilla, sabbia, ossido di ferro,
carbonato di calcio e naturalmente acqua.

Tra le caratteristiche del laterizio vi è:


- Disponibilità in molti contesti, pertanto non necessita di grande consumo di energia per il
trasporto
- Buone caratteristiche igrotermiche: ossia una propria temperatura interna in grado di evitare
l’umidità superficiale e la condensazione tra gli interstizi
- In fase di demolizione può essere frantumato e riutilizzato per la costruzione di sottofondi di
strade o per elementi speciali, canne fumarie ecc.
- Il suo smaltimento nelle discariche per inerti non comporta problemi.

Fattori congeniti
Sono dovuti alle caratteristiche di composizione chimica, alla porosità e dalla struttura interna del
materiale.
- Contenuto salino (soprattutto di sali alcalini) nell’impasto: ha effetto sulla durevolezza del
materiale, in quanto provoca la formazione di effluorescenze e subfluorescenze.

- Carbonato di calcio: presente sotto forma di calcite in quantità variabile tra il 10 e il 25% può
trasformarsi con la cottura in calce viva, di solito raccolta in noduli di pochi millimetri di
diametro. Questi noduli, se sottoposti ad idratazione, aumentano di volume e innescano
tensioni tali da condurre al rigonfiamento, all’esfoliazione e alla frattura del laterizio, prima o
dopo la posa in opera del materiale.
- Lavorazione dell’impasto e pressatura manuali: determinano nel mattone un’alta porosità.

- La modalità di cottura: contribuisce a definire la resistenza meccanica. Preliminarmente alla


cottura, la stagionatura poteva in passato intervenire a ridurre gli inconvenienti dovuti a una non
corretta evaporazione del contenuto d’acqua del laterizio.

- Contenuto di solfati: con l’ossidazione dei solfuri le temperature di cottura più elevate
comportano la formazione di laterizi con porosità minore e maggiore resistenza a
compressione.

- Temperatura e durata della cottura: una cottura non uniforme produce


• Il mattone rosso risulta facilmente attaccabile dagli agenti atmosferici quali il vento e le
acque meteoriche, che lo erodono con estrema rapidità.

• Il mattone giallo-verde presenta caratteristiche cristalline e una durezza superiore alla


media, ma un aspetto estetico difficilmente accettabile (bruciature e serie irregolarità
dimensionali) e risulta facilmente attaccabile dal gelo che tende a sfaldarne la facciata
esterna giungendo anche a creare seri problemi statici per l'apparato murario.

- Particolari difetti di cottura: se non prontamente riconosciuti all’atto della costruzione,


comportano la posa in opera di un materiale destinato ad un rapidissimo deterioramento (es: il
mattone con segni di micro-fratture dovute a sbalzi termici eccessivi, oppure alterazioni della
sua forma originale).

- Condizioni di posa in opera dell’elemento: con particolare riferimento all’accostamento dei


materiali (soprattutto al tipo di malta che costituisce il legante della muratura o il rivestimento
della stessa) e alle specifiche caratterizzazioni strutturali che partecipano al delicato equilibrio
del sistema costruttivo. E’ chiaro che il contenuto di sali solubili in malte che fungono da
legante nei mattoni, o la particolare impermeabilità di un tipo di intonaco, o l’introduzione nella
muratura di materiali con qualità molto diverse influiscono direttamente sull’evolversi del
degrado, arrivando a volte anche a determinarlo e a costituire cause di decadimento intrinseche
non tanto al materiale quanto all’intero sistema costruttivo.

Fattori Esterni
Sono dovuti all’azione di agenti esterni quali acqua, vento, inquinamento, attacco biologico.
E’ soprattutto la presenza dell’acqua a causare le maggiori alterazioni del materiale provocando
effetti sia fisici (gelività) sia chimici (solfatazione, carbonatazione, ecc.).

L’alterazione chimica che si verifica sui laterizi, può avere effetti fortemente distruttivi (es:
provocati dall’acido idrofluoridrico). Più facilmente si presentano manifestazioni lente e
progressive. Caratteristiche non ottimali di preparazione e cottura possono consentire processi di
solfatazione, tali da condurre a effetti e danni evidenti. La porosità che la terracotta degradata può
presentare arriva fino a soglie del 50-60%, con evidenti conseguenze anche di natura meccanica.

Tra le manifestazioni di degrado sono particolarmente evidenti gli effetti dell’erosione alveolare,
della corrosione e dello sgretolamento dovuti alla cristallizzazione dei solfati e dei nitrati, come
anche il trattenimento di umidità dovuto alla presenza di cloruri. E’ rara la formazione di piccole
croste superficiali o di gesso all’interno del materiale. Gelività e subfluorescenze tendono a
frantumare il laterizio in scaglie e squame minute che progressivamente si distaccano e cadono; in
particolare le seconde sono ritenute responsabili della maggior parte dei danni ai mattoni.
In ambito architettonico il laterizio può portarsi dietro delle fasi del manufatto. Il laterizio, a
differenza della pietra, è più resistente (assorbe sempre di più l’acqua e poi si sfalda).

IL CALCESTRUZZO
Il calcestruzzo è un altro materiale con un alto tasso di degrado poiché è molto poroso. È una
miscela di acqua, cemento, aggregati ed eventuali additivi che ne modificano le proprietà. Esso
ha un’ottima residenza alla compressione ma è scarsa quella a trazione per cui si ha la necessità
di armare con barre di acciaio.

• Chimico
- Formazione di CO2
Si verifica il fenomeno della carbonatazione nelle opere esposte all’aria: esso consiste nella
trasformazione della calce in carbonato di calcio a causa della presenza di CO2 all’interno
del materiale che viene deteriorato.

Il fenomeno del dilavamento della pasta cementizia si instaura invece nelle opere idrauliche e
consiste nell’asportazione di matrice cementizia dovuta ad un’azione meccanica dell’acqua sul
calcestruzzo. Questo fenomeno è aggravato se ci si trova in presenza di acque acide (es. scarichi
industriali, acque reflue delle fognature).
- Formazione di solfati
Quando lo ione solfato viene trasportato all’interno della matrice
cementizia dell’acqua, reagisce con l’idrossido di calce e forma gesso
che va a reagire con gli alluminati di calcio idrati che formano l’attingiate
secondaria. Essa fa aumentare il volume provocando d’eliminazione,
rigonfiamenti, fessurazioni e distacchi.

Quando si hanno temperature basse e un’umidità superiore al 95% si


forma la thaumasite che provoca la decalcificazione, ovvero un vero e
proprio spopolamento del calcestruzzo.

- Formazione di cloruri
Avviene quando il calcestruzzo rimane a contatto con ambienti in cui il contenuto di cloruri è
alto (es. acqua marina o sali disgelanti), oppure se confezionato con materie prime
inquinate.

La penetrazione ha inizio sulla superficie per poi proseguire all’interno del calcestruzzo; il
tempo di penetrazione dipende da:
▪Concentrazione di cloruri che entrano in contatto con la superficie del calcestruzzo;
▪Permeabilità del calcestruzzo;
▪Percentuale di umidità presente.

La corrosione avviene con la combinazione di due fattori, entrambi necessari. La presenza


di cloruri, che depassivizzano i ferri e l’umidità unita all’ossigeno.

Ad esempio una struttura completamente


immersa nell’acqua marina, presenterà un
contenuto di cloruri sicuramente molto alto,
ma avendo le porosità totalmente sature di
umidità, l’ossigeno non riuscirà a penetrare e
di conseguenza la corrosione dei ferri non
avverrà o sarà trascurabile. Considerando
sempre una struttura realizzata nell’acqua di
mare, la zona che è più interessata dal
degrado dovuto ai cloruri è la splash-zone,
cioè quella che a causa del moto ondoso o
delle maree è periodicamente bagnata e
asciutta.
- Reazione alcali-aggregati
La reazione alcali-aggregati si manifesta quando si innesca nella parte corticale del
calcestruzzo mostrando sulla sua superficie delle micro o macro fessurazioni, oppure
rialzando una piccola porzione di calcestruzzo al di sopra dell’aggregato siliceo reattivo
(pop-out).

• Fisico
- Presenza di acqua: gelo e disgelo
L’effetto del ghiaccio è deleterio solo se c’è acqua allo stato liquido all’interno del
calcestruzzo. Non deve essere perfettamente secco ma il livello dell’umidità non deve
superare il valore della “saturazione critica”. L’acqua presente all’interno della porosità deve
essere al di sotto in modo che, se aumenta il volume ghiacciando, riesce a rimanere
all’interno dei pori senza creare tensioni. Se l’acqua riempe tutto o quasi il volume dei pori,
ghiacciando andrà a spaccare il calcestruzzo a casa della pressione instaurata.

Si può verificare comunque un rottura a causa della presenza dell’acqua. Si deve misurare la
percentuale presente sulla fascia corticale e cioè dove s’innescano i fenomeni di degrado
dovuti a cicli di gelo e disgelo. I danni dovuti al gelo e disgelo avvengono quando sono
presenti in concomitanza le seguenti condizioni: basse temperature e assenza di
macroporosità.
- Alte temperature
I danni che il fuoco può creare al calcestruzzo sono molto e gravi.
1. Le alte temperature portano allo stesso degrado che con il gelo e il disgelo (si gonfia e
porta ad una espulsione della superficie). Il calcestruzzo viene fortemente
compromesso perché bruciato e deformato: incendio - inizialmente resiste poi, quando
il calore brucia la superficie, in pochi minuti si ha il crollo della struttura.
2. Se non arriva alla temperatura limite del collasso, il calcestruzzo può perdere le sue
caratteristiche prestazioni nel momento in cui viene raffreddato (spegnimento
dell’incendio).
3. Se l’esposizione al fuoco è prolungata anche le armature raggiungono la temperatura di
collasso e perdono la loro resistenza a trazione, causando il cedimento della struttura.
4. Sulla faccia più vicino al fuoco a casa del calore elevato si verifica il fenomeno noto
come “spalling” dovuto alla rapida espansione per cui alcuni aggregati scoppiando
possono staccare anche il calcestruzzo adiacente.

- Ritiro e fessurazione
Il ritiro può essere di due tipi:
1. Plastico: avviene quando il calcestruzzo è ancora fresco e può portare ad una micro
fessurazione superficiale. Per evitare questo tipo di problema bisogna evitare che
l’acqua presente nell’impasto evapori troppo velocemente.

2. Iglomerico: è dovuto alla cessione di umidità all’ambiente con una umidità relativa
bassa lungo tutto l’arco della vita utile.

- Indebolimento della struttura a causa della concentrazione salina. È sempre l’acqua a


portare a delle corrosioni del calcestruzzo.
• Meccanico
- Abrasione
Avviene a causa dell’attrito che le polveri più dure esercitano sulla superficie del materiale.
Dipende direttamente da caratteristiche interne al materiale costituente il calcestruzzo. La
resistenza all’abrasione si può migliorare sia abbassando il rapporto a/c sia facendo uno
spolvero di cemento miscelato ad additivi ed aggregati duri sulla superficie del calcestruzzo.
Strutture particolarmente interessate da questo fenomeno sono le pavimentazioni industriali,
gravate da un continuo passaggio di mezzi.

- Urto
Il calcestruzzo è fragile e quindi se subisce degli impatti di una certa entità si degrada con
conseguente perdita di resistenza (es. i giunti di una pavimentazione gravati dal passaggio
di mezzi meccanici).

- Erosione
Usura dovuta al vento, all’acqua o al ghiaccio che provoca l’asportazione di materiale dalla
superficie.

- Cavitazione
Si presenta dove c’è l’acqua in movimento. La velocità elevata dell’acqua unita ad una
superficie di scorrimento non regolare provoca delle turbolenze, si creano delle zone di
bassa pressione e s’instaurano dei vortici che vanno ad usurare il sottofondo. Le bolle d’aria
che si formano nell’acqua corrono fino a valle con essa e quando incontrano una zona di
alta pressione implodono creando un forte impatto, questo crea erosione.

Difetti del calcestruzzo


1. Errori di miscelatura: parte più bassa carica di aggregati e parte più alta scarica di aggregati.
Gli aggregati devono essere di granulometria adatta e ben dosati tra parte grossa e fine, ben
puliti perché sostanze estranee potrebbero variare le caratteristiche previste o nel peggiore dei
casi essere la causa del degrado se inquinati.

2. Composizione sbagliata

3. Errata messa in opera (ferro che protegge la gettatura).

IL LEGNO
Il legno tra i materiali è quello più naturale perché viene continuato ad un rapido accrescimento.

Degrado biotico:
Il legno è sensibile agli attacchi di numerosi organismi viventi che possono trovare in esso un
rifugio, oppure, direttamente o indirettamente il nutrimento per il loro ciclo vitale.

Il legno può essere considerato tra i materiali completamente biodegradabili. Questa caratteristica
che risulta ottima in un’ottica ecologica risulta “sfavorevole” nel caso dell’impiego strutturale. Il
degrado delle strutture lignee si sviluppa mediante l’azione di attacchi di diverso tipo, ognuno dei
quali avviene solo in determinate condizioni. Il legno risulta essere un terreno fertile per la
formazione di parassiti: se il fenomeno rimane superficiale si può intervenire, mentre se si è
radicato all’interno bisogna intervenire con la rimozione del materiale.
1. L’umidità: una delle principali cause che assicurano il deterioramento del materiale è proprio
l’acqua. Il legno appena abbattuto contiene un’elevata percentuale d’acqua e anche dopo
stagionatura continua a scambiare acqua con l’ambiente in cui si trova
4. Le muffe: rimovibili attraverso dei materiali antimuffa, non provocano danni strutturali
5. I funghi: recano deterioramenti visivi che non ne permettono la vendita come materiale di
primo utilizzo. Alcuni funghi (chiamati carie) demoliscono la cellulosa per nutrirsi e causando al
legno la perdita delle sue caratteristiche meccaniche per cui sarà difficilmente sanabile.
6. Gli insetti: riescono ad attaccare anche il legno più stagionato recando danni maggiormente
estetici (un lieve attacco non compromette la stabilità strutturale).

Degrado non biotico:


Il legno presenta ottime resistenze agli agenti chimico-fisici riscontrabili
in natura come le radiazioni ultra violette (o anche il fuoco e gli agenti
chimici). Esse causano un’ossidazione fotochimica dello strato
superficiale del legno ma non viene persa la proprietà meccanica (se lo
si incide si ritrova dopo pochi millimetri il ,segno di colore naturale).
I SOLAI
Vengono raggruppati tra le partizioni interne. Hanno funzione di dividere le parti interne: possono

essere oblique, orizzontali e verticali. Fattori che incidono sugli elementi strutturali del fattore
edilizio. I solai possono essere assimilati alla struttura portante dell’edificato come piano di
orizzontamento sul quale ci appoggiamo.

Entriamo nella sfera privata: il solaio deve assicurare l’isolamento acustico (caratteristica che
migliora la convivibilità), termico. Tutti i requisiti si possono riconoscere all’interno di uno specifico
strato tecnologico. Isolamento acustico si può avere tramite una coibentazione interna, che
implementa la funzione nello strato interno.
Sicurezza
1. Resistenza agli agenti chimici e biologici: dipende dal materiale di cui sono costituiti gli
strati, (sensibile risulta il legno e i materiali organici).
7. Sicurezza ai fenomeni elettrici: controllato dalla resistenza elettrica della pavimentazione, ed
in particolare dello strato di rivestimento. E’ significativo nel caso di pavimentazioni
sopraelevate in cui l’utente si trova a transitare e sostare su reti elettriche.

Benessere
1. Isolamento termico: è richiesto se il solaio separa due ambienti dalle differenti caratteristiche
climatiche; in assenza di uno specifico strato il suo valore è influenzato soprattutto dallo strato
portante
8. Isolamento acustico: attutire i rumori provenienti dagli altri ambienti che il solaio stesso
separa, e da impianti eventualmente presenti. Le soluzioni tecniche maggiormente efficaci nei
confronti dell’isolamento acustico sono un’elevata massa degli elementi presenti nel solaio, la
presenza di un’intercapedine d’aria e la presenza di uno strato fonoassorbente.
9. Assorbimento acustico: Il solaio deve evitare la propagazione e l’amplificazione dei rumori
prodotti negli ambienti che separa.
10. Non rumorosità: Il solaio non deve produrre esso stesso, nelle normali condizioni d’uso,
rumori con possibili sfregamenti conseguenti alle deformazioni.
1. Non emissione di sostanze nocive

Gestione
1. Tenuta all’acqua
Impedire il passaggio di acqua negli ambienti sottostanti, ma anche soprattutto su elementi che
non sono progettati per essere bagnati. Nel primo caso ci si riferisce a esigenze di benessere ed
igiene, nel secondo anche di sicurezza.
2. Contenimento dei consumi energetici
E' diretta conseguenza dell'isolamento termico, in quanto deve limitare la dispersione del calore
tra gli ambienti separati dalla partizione. Sono interessati tutti gli strati con particolare attenzione a
quello isolante. Solaio interpiano, ovvero un solaio su uno spazio aperto per cui si avranno delle
schermature sulla parte esterna.
3. Resistenza all'acqua
Deve conservare inalterate le sue caratteristiche qualora venga a contatto con acqua di varia
origine. Sono particolarmente interessati lo strato di rivestimento superiore e quello di
collegamento. L'acqua di convogliamento non viene controllata nel solaio aperto.

4. Resistenza all’usura o al calpestio


E' la resistenza agli effetti provocati dalla marcia pedonale, ma in particolare dal passaggio di
oggetti che vengono strisciati. E' particolarmente interessato lo stato di rivestimento superiore,
che viene in conseguenza all'usura spesso interessato dal cambiamento di aspetto.
5. Riparabilità
Il solaio deve essere capace di garantire interventi che hanno lo scopo di portare alcune
prestazioni a livelli accettabili, anche di solo alcuni degli strati funzionali di cui è composto.
Risultano interessati tutti gli strati con maggiore attenzione a quelli esposti agli agenti esterni.

Aspetto
1. Assenza di difetti superficiali
Consiste nel controllo della orizzontalità e della planarità, e risponde oltre che ad esigenze di
aspetto anche a esigenze di fruibilità.
2. Regolarità d’aspetto
Nelle superfici a vista non devono presentarsi differenze di colore e brillantezza né difetti
geometrici tali da alterarne l'aspetto. Principalmente interessato è, ovviamente, lo strato di finitura.
Fruibilità
1. Attrezzabilità
Deve essere capace di contenere gli arredi e sopportare i carichi sia superiormente che
inferiormente. Deve inoltre consentire l’inserimento di reti di distribuzione impiantistica. Deve
essere fruibile e attrezzabile (deve essere in grado di sostenere i pesi e i cariche degli arredi ma
deve essere anche in grado di assicurare degli spazi di avvolgimento dei canali tecnologici (infissi,
schermature).

2. Ispezionabilità
Consente una manutenzione agevole del solaio. E' valutabile attraverso il grado di accessibilità ai
vari elementi funzionali presenti nel solaio, che possono essere oggetto di riparazioni.

Partizioni interne orizzontali - Solai


Rappresenta la classe di elementi tecnici che ha la funzione di
trasferire i carichi-verticali e orizzontali orizzontali alla struttura di
elevazione verticale. È anche detta struttura per impalcati piani. Gli
elementi edilizi caratterizzanti sono le travi (elementi lineari) e i solai
(elementi bidimensionali).

I solai sono strutture portanti a loro volta portate o


da sostegni continui (muri in pietrame o setti in
calcestruzzo armato) o da travi (principali e
secondarie) sostenute da sostegni continui o
discontinui.

Con il solaio si entra nella struttura privata, esso non deve creare impedimenti per la costruzione.
Il solaio rientra nella casistica della struttura: influisce sulle travi, quando viene costruito con le
pignatte non si parla di struttura. Muratura portante e strutture di elevazione verticale in cui
vengono riempiti i cordoli con elementi di raccordo. I solai vengono progettati per uno specifico
carico: bisogna tenerne conto per la progettazione e perché essa ne assicuri la resistenza del
carico affinché non avvenga un collasso della struttura.
Come possono essere distinti e caratterizzati i solai?

SOLAIO IN CALCESTRUZZO ARMATO GETTATO IN OPERA


Calcestruzzo armato
- Soletta piena: piastra che ha una funzione specifica nello scarico delle forze. Può essere
realizzata con diversi spessori essendo una soletta armata. Oggi viene realizzata tramite una
casseratura inferiore prefabbricata, ovvero un piano di appoggio della soletta e poi la gettatura del
solaio stesso. Esistono anche i tradizionali casseri in legno: un tempo per alleggerire i solai e lo
spessore che serviva si realizzavano solette nervate (cassettonate) per alleggerire il solaio e per
irrigidirlo e rinforzarlo (i vuoti e le nervature non causano indebolimenti nel solaio). Questo sistema
permette inoltre di aumentare la luce netta della campata. Per realizzarli si armava una soletta con
casserature che andavano a formare i vuoti del solaio e che venivano poi tolti.

Come è fatta una piastra di solaio?


Poggia sui quattro pilastri ad angolo oppure viene realizzato un solaio ad arco o a fungo. Strutture
di elevazione: elementi vengono allegeriti dal punto di vista dei carichi perché vengono svuotati.
- Soletta nervata
Con questo sistema si riduce il materiale di carico, può essere estremamente connotativa nei
progetti edilizi. Si tratta di una progettazione molto
complessa che ha un impatto molto forte dal punto di
vista dell’osservatore e consente di ricoprire superfici
importanti. Realizzazione: bisogna costruire dei canali
(che vengono poi rimossi) in cui si poggiano dei casseri
modulati. Dal punto di vista del cantiere le tempistiche
sono le stesse mentre dal punto di vista estetico si ha un
risultato più gradevole e si ha uno spessore ridotto.

Solai nervati monodirezionali


Solai snervati bidirezionali

Misti con blocchi in laterizio

- Blocchi per alleggerimento


I solai vengono alleggeriti con delle pignatte, in termini di alleggerimento si hanno delle solette. I
solai in calcestruzzo possono essere realizzati tramite l’utilizzo o meno di travetti. L’altezza della
pignatta varia dal diverso spessore della soletta del solaio e del carico che esso deve sostenere.
In generale esse sono degli elementi di alleggerimento salvo casi in cui si sceglie di utilizzare delle
pignatte collaboranti, in cui appunto esse fanno parte della struttura compositiva dell’edificato.
Dal punto di vista tecnico esse vengono identificate come:
1. Blocchi con nessuna funzione meccanica nel sistema solaio finale. Vengono chiamati
“blocchi totalmente non resistenti (LNR)” e “blocchi non resistenti (NR)” e svolgono la
funzione di assicurare una cassaforma per il getto del calcestruzzo durante la realizzazione del
solaio. Bisogna sempre prevedere una soletta strutturale in calcestruzzo armato.
11. Blocchi che partecipano al trasferimento dei carichi ai travetti che vengono chiamati
“blocchi semiresistenti (SR)”. Possono contribuire alle resistenze finali del solaio in unione con
il calcestruzzo gettato in opera. Hanno un peso più grande per la loro funzione strutturale e
sono infatti di dimensioni superiori.
12. Blocchi resistenti (RR) in cui la zona rinforzata può assumere un ruolo di soletta compressa
nel sistema solaio finale.

Come può essere sostituita la pignatta con altri materiali?


I blocchi diversi dal laterizio hanno esclusivamente la funzione di alleggerimento. Possono essere
in calcestruzzo (leggero, di argilla espansa), in polistirolo, in altre sostanze plastiche, in materiali
organici mineralizzati. Essi devono essere dimensionalmente stabili, non fragili e in grado di
seguire le deformazioni del solaio.

Il polistirolo: viene sagomato come la dimensione e la forma della pignatta e sostituto ad essa.

SOLAIO IN CALCESTRUZZO ARMATO CON PREFABBRICATI


Travetti
- Travetti tralicciati
I solai possono essere anche costituiti con materiali prefabbricati con l’uso di travetti e pignatte.
Tracciatura metallica. Può anche essere che si trovino dei materiali di congiunzione.

Stratificazione dei solai: esistono diversi


spessori nella realizzazione dei solai.
Solitamente sono di 12 cm per la pignatta
più 14 cm per la copertura. Vi è un
incremento di spessore per il solaio per
avere una maggiore resistenza ai carichi.
Solai realizzati con un semplice travetto per cui si ha una unica fila di travetti. L’elemento di
completamento non sarà una semplice pignatta. Nel caso in cui si volesse mantenere basso il
livello del solaio ma volessi assicurare un carico più pesante si può realizzare una doppia fila di
travetti, a doppia pignatta.

Tridimensionalmente: immagine identificativa. Completamento in


getto di calcestruzzo.

Diverso passaggio di temperatura tra interno ed esterno.


Fotografia che evidenzia il passaggio di calore tra i diversi
materiali.

La costruzione del solaio è piuttosto regolare con una


maglia che presenta distanze precise, le pignatte vengono
presentate in un modulo sempre uguale. Il solaio deve
essere formato nella parte strutturale: realizzata la maglia in
acciaio si procede con il procedimento della e la fase di
gettata del solaio stesso.

- Travetti precompressi
I travetti arrivano già pronti in cantiere senza la necessità di avere armature. Vengono poggiati
direttamente alle strutture portanti verticali con un appoggio di almeno 5 cm, i ferri di armatura
fuoriescono e con il getto vengono collegati alle travi. Per garantire una adeguata resistenza a
taglio e a compressione, all’intradosso del solaio in corrispondenza con l’attacco alle travi, dove
avviene l’inversione dei momenti ed il taglio è massimo, è buona norma distanziare le pignatte
eliminando un corso così da consentire un allargamento della sezione resistente (fascia piena). La
fascia piena assicura inoltre un migliore unione tra travetti e trave.

Fascia con una pignatta ribassata. Potrebbe essere che in


quel vuoto ho bisogno di andare ad inserire, la trave è la
parte terminale - esigenza impiantistica ma anche
strutturale (vuoto in riferimento di una scala o di altra
natura).

Solaio: rappresentato per la visuale che si ha da sotto per


vederne la contestualizzazione, la posizione dei travetti e
delle pignatte. I vuoti che vengono definiti come asole tecniche identificano un passaggio di
ventilazione all’interno della struttura edilizia. Per forare la zona prossimale, si può creare un
indebolimento. Con l’utilizzo di travetti pre-complessi si hanno già di per se degli elementi di
appoggio e non bisogna procedere con degli ampliamenti.

Bisogna sempre mantenere un rapporto tra il solaio, la trave e il sistema di elevazione verticale:
esternamente non veniva coibentata e controllata. Materassino di materiale isolante che va in
completamento con il solaio esterno.

Resistenza maggiorata del solaio come parte strutturata del solaio. Getto di riempimento
alleggerito nella parte inferiore. La trave non può essere interrotta per i passaggi impiantistici.
Elementi fini dal punto di vista strutturale: cambia il gancio alla trave. La stratificazione del solaio
superiore non cambia. Solai di questo tipi sono distinti anche in base alla posizione del tabellone:
sull’ala bassa il solaio è più omogeneo e liscio, quando lo posiziono sull’ala superiore risolvo
alcuni problemi di isolamento, contenimento energetico e acustico.

Tecnica simile a quella che si osserva nella costruzione dei solai in acciaio in cui la lamiera grecata
va inserita sopra (alcune volte anche in quella inferiore ma avviene raramente), parete
elettrosaldata per dare maggior rigidezza e come oggetto di completamento. Questo solaio può
essere armato doppiamente. Il vuoto che si crea tra il controsolaio e il soffitto è uno spazio molto
utile per l’inserimento dell’impianto di climatizzazione dove passano impianti molto ampi in termini
di dimensioni. Oggetto di completamento in calcestruzzo. Una soletta in acciaio può essere anche
collaborante dal punto di vista della distribuzione dei carichi. Vengono aggiunti dei connettori in
maniera regolare, dei connettori fissati direttamente nella trave in acciaio che collaborano a dare
leggerezza (usati anche nei solai in legno). Al tondino in acciaio può essere fissata un’ulteriore rete
elettrosaldata. Da una lamiera alta si passa ad una alta, esistono diversi spessori (alti e più spessi
per solai importanti in termini di superfici mentre bassi e meno spessi per superfici inferiori).

Pannelli
- Pannelli predalles
Sono molto utili in contesti residenziali per il primo solaio di fondo. Si ha un fondello in
calcestruzzo armato, dei blocchi di alleggerimento in polistirolo e una gettata di calcestruzzo.
Solaio dal profilato in acciaio: tra i travetti in acciaio.

- Pannelli in laterocemento
La sequenza in acciaio viene scandita da un modulo. La parte di completamento viene sostituita
con i blocchi in laterizio al posto di quelli in polistirolo. Il rinforzo avviene tramite un ulteriore punto
di appoggio. Tecniche scelte per tempi molto rapidi di costruzione (ad esempio per i capannoni
industriali).

I solai laterocementizi rappresentano la tipologia di solai più diffusa per l’edilizia residenziale e nel
caso in cui non vi siano specifiche esigenze di carattere progettuale, quali irregolarità della maglia
strutturale, carichi di esercizio eccezionali o luci di dimensioni elevate. I solai in laterocemento
uniscono le funzioni portanti degli elementi lineari a travetto in calcestruzzo armato con quelle di
alleggerimento dei blocchi in laterizio e con quelle di completamento della soletta in calcestruzzo
(caldana spessa almeno 4 cm, collaborante o non con la struttura portante).
SOLAIO CON PROFILATO IN ACCIAIO
In funzione della luce da coprire il solaio veniva costruito con voltine di laterizi, con elementi piani
di laterizio o con pignatte, tavelle e tabelloni in laterizio. L’impalcato veniva poi completato con un
massetto di calcestruzzo lungo il profilato in acciaio per solidarizzare l’intero elemento costruttivo.
Lo stesso solaio può essere costruito in laterizio oppure con dei pezzi in laterizio forati per
costituire un arco piatto (nella parte inferiore non si vede più la forma dell’arco).

- Senza soletta
I solai composti in acciaio-calcestruzzo sono costituiti da una lamiera grecata di acciaio (collegata
alle travi per saldatura o per chiodatura) su cui viene eseguito un getto di calcestruzzo normale o
alleggerito. La lamiera ha la funzione di cassero a perdere durante la costruzione del solaio, e
costituisce parte o tutta l’armatura longitudinale dopo l’indurimento del calcestruzzo.

- Con soletta collaborante


Il solaio è una struttura orizzontale che
costituisce la copertura e il sostegno dei piani
intermedi degli edifici. La soletta in
calcestruzzo armato è rappresentata dallo
strato più estremo del solaio e si può definire
collaborante quando è presente un
interconnessione tra struttura portante e
soletta in calcestruzzo armato.

SOLAIO IN LEGNO
Per la realizzazione di esso si utilizzano tecniche costruttive arcaiche. Alcune volte il getto è
piuttosto umido per cui se esso va a contatto con il legno si creano dei problemi (es. chiazze di
sporco che non vanno via), altre volte i getti possono essere interamente a secco.

Solaio semplice
Solaio più elementare: è costituito da una sola orditura primaria, che può essere formata
direttamente dai travetti (a sezione quadrata, rettangolare o circolare) oppure da vere e proprie
travi. In questo caso si ha un solaio alla veneziana: venne probabilmente inventato per sostenere i
tipici pavimenti monolitici della tradizione costruttiva veneta, che con un normale solaio in legno
(molto più elastico e perciò sottoposto a deformazioni maggiori) si potrebbero lesionare. La luce
che si riesce a coprire con questi solai è ovviamente proporzionale alla sezione degli elementi
portanti: un solaio di soli travetti è infatti indicato soprattutto per ambienti stretti e lunghi (es.
disimpegni o corridoi), mentre un solaio alla veneziana può essere usato anche per stanze con
lato di cinque o sei metri.

Taglio tridimensionale: la soletta in cemento


armato è estremamente ridotta perché non ha
funzione strutturale.

Come possiamo armare le solette in legno?


Viene steso uno strato in legno, si ha uno strato
separatore, una bandella che fa da sostegno
come cuscinetto. Il legno assorbe umidità e la
rilascia in base alle stagioni.

Solaio collaborante in legno e calcestruzzo


I solai moderni in legno si realizzano con travi in legno lamellare più snelle ed aventi una maggiore
resistenza statica. Anche gli impalcati vengono realizzati con pannelli multistrato che offrono
maggiori dimensioni di interasse. All’impalcato in legno viene sovrapposto un massetto di
completamento in calcestruzzo alleggerito armato con rete elettrosaldata. L’intradosso del solaio
può essere controsoffittato con pannelli di legno o in cartongesso creando un’intercapedine
coibentata (con lana minerale o polistirene) dove è possibile alloggiare gli impianti.

Solaio composto
- A doppia orditura: le travi secondarie di minore dimensione sono disposte
perpendicolarmente. Tipologia estremamente diffusa perde è possibile coprire ambienti di
notevoli dimensioni riducendo la luce libera delle travi con mensole lignee sagomate
appositamente
- A tripla orditura: ambienti di grande luce o con carichi rilevanti. Schema strutturale in cui si
possono identificare tre livelli: essa si ritrova nelle coperture per poter alla fine agganciare i
coppi delle tegole.
- A cassettoni: l’orditura secondaria è inserita nello spessore della primaria, questa tecnica
assicura maggiore resistenza del solaio.

Solaio in legno lamellare


Tra i sistemi in legno bisogna ricordare quelli più moderni
come quelli in x-lam: solai che si comportano come delle
piastre che vengono direttamente fissate sulla struttura di
elevazione verticale. La complessità trova nella fase di
definizione dei componenti che vanno tagliati e trasportati
in cantiere anche se i tempi di costruzione sono facilitati.

PARTIZIONI INTERNE ORIZZONTALI


Le travi fanno parte degli elementi strutturali
monodimensionali. Vengono definite principali le travi che,
sostenendo i carichi che gravano sull’impalcato, li
trasferiscono alle strutture in elevazione verticale; sono
secondari quelle sostenute dalle travi principali.
Quando andiamo a rappresentare gli elementi principali di costruzione: le freccette definiscono la
direzione di scarico. Dal punto di vista della sua costruzione in cantiere: casseratura, tamponatura
e fase di getto. La trave non scende in basso, la si tira verso l’alto quando non si ha lo spazio per
costituirla. Trave in spessore che viene allineata con la struttura in laterizio, si allarga sensibilmente
in senso perimetrale, maggior resistenza in uno sviluppo in larghezza piuttosto che in altezza.
Completamento del solaio: cassero che diventa una cassaforma del solaio.

Trave parapetto: si sviluppa in altezza rispetto al perimetro e viene realizzata per esempio per i
balconi in calcestruzzo armato quando esso corre lungo tutto il perimetro della struttura. Con
questo sistema si ottiene una maggior continuità visiva della struttura.

STRATI FUNZIONALI PRINCIPALI


- Strato di rivestimento inferiore
Ha la funzione di finitura a vista dell’intradosso del solaio cui contribuisce alle esigenze di aspetto.
Generalmente viene realizzato con intonaco, ma nel caso di controsoffittatura ha indirettamente la
funzione di chiusura.

- Strato di rivestimento superiore


Si identifica con il rivestimento di pavimentazione e può essere realizzato in diversi tipi di materiali
(pietra, ceramica, marmo..). Ha la funzione di finitura dell’estradosso del solaio, del piano di
calpestio e anche di chiusura del vano attrezzato sottostante in caso di pavimenti sopraelevati.

- Strato di isolamento termico e acustico


Se la vecchia pavimentazione è incollata si procede ad una posa di uno strato di coibentazione
acustica e poi alla posa del nuovo pavimento. Viene realizzato con calcestruzzi o con pannelli in
fibre minerali o in materiale plastico espanso.

- Strato di impermeabilizzazione
Ha la funzione di impedire il passaggio di acqua all’ambiente sottostante o ad altri strati che non
devono essere bagnati.
- Elementi portanti
Hanno la funzione di reggere meccanicamente il solaio stesso, i carichi dovuti agli strati ulteriori
per trasferirei alle sottostanti strutture di elevazione.

- Intercapedine attrezzabile
Ha la funzione di consentire l’inserimento di reti impiantistiche (climatizzazione, idrauliche,
elettriche..) che andranno al di sopra dell’intradosso del solaio o al di sotto del suo estradosso.

STRATI FUNZIONALI INTEGRATIVI


- strato di allettamento
- strato di collegamento
- elementi di sostegno
- elementi di compensazione delle dilatazioni (giunti)
- strato di livellamento
- strato di regolarizzazione
- irrigidimento o ripartizione dei carichi
- strato di scorrimento o di separazione

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